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Cinque credenze errate del giovane studente di canto:

‍♂️Credere che la mera comprensione intellettuale (teorica) di un fenomeno si


traduca in effettiva competenza: sapere come funziona non equivale a saper fare;

‍♂️Credere che il balzare da una masterclass all’altra o da un seminario all’altro


sia il modo migliore per imparare a cantare (disclaimer: non c’è niente di male nel
farlo, io stesso offro corsi e workshop, ma è il lavoro assiduo e continuativo con
il coach che apporta i maggiori benefici e risultati);

‍♂️Credere che la scienza abbia capito tutto sul funzionamento della voce: se
dobbiamo essere sinceri, dobbiamo ancora capire esattamente come funzionino
meccanismi basilari quali quello del cambio frequenziale. La scienza vocale è una
disciplina relativamente nuova;

‍♂️Credere che quanto ha funzionato per una voce (sia in termini fisiologici che
didattici ed artistici) funzionerà per la propria. Malgrado un ovvio substrato
comune della specie “homo” (che include pure la “domna”), la variabilità è più
elevata di quanto si pensi. Attenzione a non ritenere erroneamente che la copia
degli “script” altrui conduca inevitabilmente allo stesso output e agli stessi
risultati.

‍♂️Credere che la “tecnica vocale” (intesa come fondamentale competenza nell’uso


dello strumento) sia “tutto”. Essa è importante, ma senza un messaggio, una buona
dose di comunicatività, la capacità di esprimere il contenuto in modo
appropriato/accattivante/personale, un’immagine forte, un controllo cognitivo
adeguato, una disciplina ferrea e - per chi persegue il successo pubblico - un
sapiente mix di PR e semplice fortuna, rischiate di rimanere “uno/a che canta bene
e basta”. “Cantare bene” è il vostro unico reale obiettivo?

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