MARCIA SU ROMA
Il 28 ottobre del 1922 Mussolini fa marciare su Roma le sue squadre di azione
mentre lui si trova a Milano a guardare gli esiti del conflitto. Il presidente del
consiglio Facta si preparò a resistere presentando il decreto che proclamava lo
stato d’assedio. Vittorio Emanuele si rifiutò di firmarlo poiché aveva il timore
che potesse scoppiare una guerra civile e inoltre a causa le simpatie che
riscuoteva Mussolini nelle corti. Facta da le dimissioni mentre a Mussolini gli fu
dato il compito di fare un nuovo governo conferitogli dal Re il 29 ottobre.
Successivamente alla marcia su Roma, la maggioranza del parlamento era
favorevole alla creazione di questo nuovo governo tranne quelli di sinistra. Così
Mussolini diede vita a un governo di coalizione con fascisti, liberali, popolari
social democratici e alti gradi delle forze armate.
AUTARCHIA
Il principio del dirigismo statale (intervento dello stato nell’economia) venne
applicato in campo economico con l’imposizione dell’autarchia. L’Italia era
messa in condizioni di produrre quello che le serviva autonomamente al fine di
raggiungere l’autosufficienza economica.
I PATTI LATERANENZI
Mussolini si rese conto che per consolidare bene il regime aveva bisogno di un
accordo con la Chiesa. L’11 febbraio del 29 Mussolini strinse i Patti
Lateranensi. Questi accordi prevedevano la fine della questione romana
risalente all’unità d’Italia ed erano composti da un trattato che comprendeva
una convenzione finanziaria e un concordato.
- Riconoscimento di Roma come capitale del regno d’Italia
- Riconoscimento della religione cattolica come unica religione dello stato
- Piena sovranità del pontefice sullo stato del Vaticano
- La convenzione finanziaria comprendeva il compenso il denaro al
pontefice per i danni subiti nel 1870 con la perdita dell’ex stato pontificio.
- Il concordato comprendeva diritto di culto in tutto il territorio nazionale
- Esonero dei sacerdoti nel servizio militare
- Insegnamento obbligatorio nelle scuole
- Effetti civili nel matrimonio religioso
POLITICA ESTERA
Prima fase:
la ricerca della pace e del revisionismo
La politica estera fascista in una prima fase 22-26 ricercò alleanze esterne in
particolar modo con l’Inghilterra che si propose di assicurare la pace e
migliorare l’immagine dell’Italia in Europa. Le mire espansionistiche effettuate
da Mussolini lo spinsero a richiede la revisione dei trattati di pace considerati
ingiusti per l’Italia in particolare per quanto riguardava le mire espansionistiche
nel mediterraneo e in Africa conformi al Patto di Londra del 1915.
Era ostile invece alla Francia poiché contraria alle rivendicazioni coloniali in
Italia.
Seconda fase:
Inasprimento dei rapporti internazionali
La seconda fase dal 26-32 inasprì i rapporti soprattutto con la Francia poiché
incoraggiò il militarismo. In seguito all’ascesa del nazismo in Germania
l’Europa è segnata da una netta contrapposizione tra stati liberali democratici e
regimi totalitari. Mussolini nel 1935 abbandona le mire espansionistiche di
stampo diplomatico e si avvicina a delle mire a danni dell’Etiopia (Africa) per
garantire una maggior grandezza allo stato italiano (Impero Italiano).
Questa impresa provocò l’applicazione ai danni dell’Italia di sanzioni
economiche da parte della società delle Nazioni. Questo favorì una maggior
propaganda al fascismo che rafforzò l’autorità del regima.
La guerra dell’Etiopia si concluse vittoriosamente per l’Italia nel 36 ma questo
costò anche l’uscita del paese dalla società delle Nazioni. In questa situazione
Mussolini cerca un’alleanza con la Germania di Hitler.