Sei sulla pagina 1di 9

Obbligazioni

Due considerazioni preliminari.

1. La società, che vuole svolgere attività di impresa, ha necessità di reperire il capitale.


L’impresa è un’attività economica che presuppone un impiego di risorse, ad esito della
quale attività l’imprenditore si prefigge di ritrarre un’utilità di carattere economico (e,
quindi, un guadagno).
Nelle società, e, segnatamente, nelle società di capitali, l’elemento centrale, unitario e
caratteristico della struttura soggettiva è l’impiego di capitale.
Non è possibile avviare un’impresa, in forma di S.p.a., senza che vi sia, sin dall’inizio,
l’impiego di un certo capitale predeterminato → Questo capitale predeterminato è il
capitale sociale, che ha un valore minimo stabilito dalla legge.
Il capitale sociale non è altro che l’apporto di conferimenti (in denaro e in natura) da parte
dei soci, a fronte dei quali la società emette delle azioni.
2. Il capitale sociale, che costituisce l’apporto dei soci, non esaurisce o non è necessariamente
esaustiva delle esigenze finanziarie della società. La società può avere necessità, nello
svolgimento della sua attività, di altre risorse finanziarie.
Il capitale sociale è, quindi, l’investimento minimo che i soci devono impiegare nell’attività
di impresa, ma non è quello sufficiente né quello necessario.

Ci possono essere attività economiche rispetto ai quali il capitale sociale può essere
esorbitante rispetto all’effettività necessità, ma, delle volte, l’attività economica che si
intraprende è un’attività che presuppone un impiego di capitale maggiore del capitale
sociale.

La società può reperire queste somme che necessita per lo svolgimento della sua attività in due
modi:

 ❖  tramite capitale di rischio → attraverso soci che apportano capitale all’interno della
società, partecipando al rischio di impresa.
Le forme di apporto del capitale di rischio sono quelle di ulteriori conferimenti (quindi,
aumento di capitale) oppure altre forme particolari dove l’apporto non va a capitale, ma
assume i connotati del rischio tipico del socio (sono forme ibride che la tecnica finanziaria
ha elaborato in maniera varia).
 ❖  tramite capitale di credito → se non ci sono soggetti che sono disposti a rischiare così
tanto nella società, la società può reperire da finanziatori delle somme, che la società si
impegna a rimborsare con un certo interesse.

19a lezione - 22/11

Il rischio per i creditori non è legato all’andamento dell’impresa, ma alla garanzia patrimoniale
generica della società. (→ La società ha un’obbligazione restitutoria di somme di denaro, che deve
pagare ai creditori, qualunque cosa accada. Il rischio tipico di qualsiasi credito è che, se alla fine
non vi è una capienza patrimoniale adeguata a tutti i creditori, scatta il cosiddetto meccanismo di
limitazione della responsabilità, in virtù del quale risponde solo la società con il suo patrimonio per
le obbligazioni assunte. Nel caso in cui il patrimonio non sia sufficiente per tutti creditori, i
creditori verranno soddisfatti in misura pro quota tramite, ad esempio, le procedure concorsuali)

Il capitale di credito può essere rappresentato da un mutuo, un’anticipazione su fatture →


operazioni bancarie di erogazione del credito ordinario.
Il capitale di credito può essere reperito anche da soggetti diversi dalle banche, che sono disponibili
a prestare soldi alla società, con il diritto di vederseli rimborsati con gli interessi.
Questa distinzione fra capitale di rischio e di credito deve essere molto chiara, perché altrimenti
non si comprende la diversità fra azioni e obbligazioni.

Mentre sottoscrivendo azioni l’investitore acquista, innanzitutto, lo status di socio e confida nella
remunerazione dell’investimento, esponendosi non solo all’alea di non conseguirla, ma anche alla
perdita completa del proprio investimento, l’investitore che sottoscrive obbligazioni effettua un
prestito alla società, di cui esige la restituzione con gli interessi, a tasso fisso o variabile, in
relazione all’andamento dei tassi di mercato.

L’obbligazione è un titolo di credito, di massa, emessi in serie, nominativi o al


portatore, negoziabili nei mercati finanziari.
È conseguente ad un rapporto di prestito, instaurato fra chi riceve l’obbligazione e la società che
emette l’obbligazione.

Mentre il portatore dell’azione ha diritto a ricevere un’utilità economica, rappresentata dalla


partecipazione degli utili, solo nel caso in cui gli utili ci siano e vengano distribuiti, l’obbligazionista
non solo ha diritto alla restituzione del capitale alla scadenza, ma anche alla corresponsione di un
interesse. Il diritto dell’obbligazionista, diversamente da quello dell’azionista, è un diritto di credito
che prescinde dall’andamento sociale.

Il rapporto sottostante l’emissione del titolo è un rapporto di mutuo, dove il creditore riceve
l’obbligazione a fronte di un prestito di denaro che ha erogato alla società. Tuttavia, non può
escludersi che all’emissione di obbligazioni possano corrispondere anche altre cause, quando la
società utilizzi tali titoli per il pagamento di merci o per l’estinzione di debiti pregressi.

Gli obbligazionisti hanno diritto alla restituzione del prestito, maggiorato della remunerazione, alle
scadenze pattuite e con precedenza assoluta rispetto ad ogni gruppo di soci. Se la società è in
perdita, mentre l’utile non può essere distribuito, non può omettersi il pagamento degli interessi
agli obbligazionisti, quali creditori sociali.

Se la società è insolvente, anche gli obbligazionisti, come tutti gli altri creditori sociali, sono esposti
al rischio di non conseguire il rendimento e la restituzione del prestito.
→Subiscono, quindi, il rischio di default dell’impresa. → L’impresa non paga i suoi debiti non
perché l’impresa non abbia prodotto utili, ma semplicemente perché il suo patrimonio non è
capiente rispetto a tutti i crediti che la società ha verso i suoi creditori.

Peculiarità dell’emissione di obbligazioni è il suo carattere unitario.

L’obbligazione non ha natura individuale, come una cambiale o un assegno. L’obbligazione resta
una frazione di un’intera emissione. Le varie obbligazioni che compongono l’emissione avranno
stessa natura e stessa qualità.

→ Tutti i titoli devono essere uguali e se è possibile modificare le condizioni di una parte di quei
titoli, se ne modificano automaticamente tutti quanti.

Anche il rapporto fra società ed i suoi sottoscrittori è segnato da unitarietà poiché ognuno di essi, in
funzione della propria convenienza, aderendo all’offerta, accerta di prestare una quota del
complessivo finanziamento. Si instaura così un rapporto contrattuale tra la società ed il singolo
obbligazionista che, uniforme per tutti, è una frazione dell’operazione globale.

Questa è la differenza fra obbligazioni ed altri titoli di credito, che possono essere emessi a fronte di
un prestito ricevuto.

Es. L’emissione di 100 cambiali a favore di 100 persone non è unica operazione, ma sono 100
rapporti diversi stipulati con 100 persone diverse. Il che vuol dire che se la società deve rinegoziare
il prestito, deve farlo singolarmente con tutti e 100 i soggetti.
Questo perché nelle cambiali, la relazione è diretta fra società emittente e il creditore. Il diritto è un
diritto individuale.

Nelle obbligazioni l’operazione è unitaria; le obbligazioni non sono nient’altro che una frazione
unitaria di tale prestito.

Le obbligazioni sono ricomprese fra i titoli di credito e sono, quindi, soggette alla relativa
disciplina:

 ❖  con riguardo all’incorporazione della posizione dell’obbligazionista nel documento e la


cui acquisizione in buona fede, anche se chi l’ha ceduto non ne è titolare, consente l’acquisto
della proprietà, sottraendo il possessore a rivendicazione;
 ❖  con riguardo alla funzione di legittimazione che permette l’esercizio dei diritti connessi
con il titolo a prescindere della prova della proprietà, sempre che il titolo obbligazionario
sia stato trasferito nel rispetto della legge di circolazione.

I titoli obbligazionari devono indicare le caratteristiche dell’operazione di prestito, nonché


le eventuali garanzie, reali o personali, dalle quali sono assistite.

Tipologie di obbligazioni

La tecnica finanziaria ha elaborato delle forme ibride di obbligazioni, ossia delle particolari
obbligazioni che prevedono clausole particolari, che si distaccano dal modello di base, pur
mantenendo la natura obbligazionaria.

Obbligazioni subordinate

Le obbligazioni subordinate sono obbligazioni, emesse dalla società nei confronti di chi gli
presta il denaro, con la previsione di una clausola di postergazione, secondo cui il
pagamento delle somme avverrà dopo il pagamento delle obbligazioni a soggetti non
subordinati.
In questo modo, l’obbligazionista, pur facendo un prestito, e quindi avendo diritto alla
restituzione delle somme prestate, si fa carico di un rischio maggiore nell’ottenere
l’adempimento del proprio credito, perché questo rischio, benché non condizionato
all’andamento della società, viene subordinata alla presenza di un patrimonio sufficiente a
adempiere prima le obbligazioni non subordinate e, poi, quelle subordinate.

Chiaramente, è un’obbligazione più rischiosa. Questo comporta per la società la


remunerazione di queste obbligazioni con un tasso di interesse più alto.
NB La remunerazione del capitale è sempre legata alla rischiosità del titolo!

Obbligazioni indicizzate

Le obbligazioni indicizzate sono obbligazioni il cui tasso di interesse non è fisso, ma è legato
a particolari indici esterni prefissati al momento del lancio del prestito. L’obbligazionista, in
questo modo, viene sottratto dal pericolo della svalutazione ed agganciano il tasso di
interesse al mercato finanziario. (es. uno dei più utilizzati è l’indice di Borsa. Ciascuna borsa
ha il proprio indice.
L’indice italiano più importante è il FTSE MIB, il quale esprime l’andamento medio dei
principali titoli nella borsa Italiana)
C’è massima libertà di indicizzare e, di conseguenza, parametrare il prestito rispetto ad un
valore esterno.

Obbligazioni partecipanti
Le obbligazioni partecipanti sono obbligazioni il cui tasso di interesse è legato a indici
interni, ossia legati all’andamento della società.
Sono titoli che riducono sensibilmente la distinzione fra capitale di rischio e capitale di
credito.
Più problematica è l’idea se si possa indicizzare anche il rimborso del capitale, perché in
questo modo viene snaturato il concetto di prestito.

Se ciò che è prestato viene ridato con un rischio (rischio collegato ad altre vicende, diverse
dal rischio di insolvenza del creditore), l’obbligazionista sta assumendo un rischio legato
all’andamento economico. → C’è chi ha ritenuto che questo tipo di clausola di
indicizzazione del capitale fosse illegittima.
La verità è che recentemente sono emerse delle obbligazioni linked (agganciate a indici o a
dati esterni) che parametrano il rischio di capitale a dati esterni o diversi.

Obbligazioni strutturate

Sono obbligazioni

Sono normalmente emesse da banche e si caratterizzano per le modalità particolari e innovative del
calcolo degli interessi o del valore di rimborso del capitale.
Varia è la tipologia! Si ricordino le:

▪ linked→la cedola è legata all’andamento delle azioni, panieri di azioni, indici etc. ▪ step down→le
cedole decrescono nel tempo;
▪ step up→le cedole crescono nel tempo;
▪ reverse floater→obbligazioni a tasso variabile con indicizzazione inversa.

Obbligazioni a premio

Oltre alla restituzione del capitale maggiorato dagli interessi, accordano al sottoscrittore il
beneficio di possibili convenienze, oggetto di estrazione a sorte.

Obbligazioni cum warrant

Consentono all’obbligazionista di restare tale e di sottoscrivere o acquistare azioni della società


emittente o di altra società.

Obbligazioni convertibili

Le obbligazioni convertibili sono una particolare categoria di obbligazioni. Sono obbligazioni che
incorporano un’opzione per l’obbligazionista di convertire l’obbligazione in azione, entro un certo
periodo e a determinate condizioni.
→ Viene data all’obbligazionista la possibilità di modificare il suo prestito in capitale di rischio.
Quando la società emette obbligazioni convertibili, permette agli obbligazionisti di diventare
azionisti.

Tali obbligazionisti hanno delle finestre temporali entro cui possono esercitare questa opzione di
conversione e trasformare le loro obbligazioni in azioni.
La deliberazione relativa all’emissione di obbligazioni convertibili compete all’assemblea
straordinaria. Tuttavia, ai sensi dell’art. 2420 ter, lo statuto può attribuire agli amministratori la
facoltà di emettere, una o più volte, obbligazioni convertibili fino ad un ammontare determinato e
per il periodo di 5 anni.
All’atto di emissione delle obbligazioni convertibili viene fissato il rapporto di cambio tra queste
e le azioni, in base al quale sarà possibile determinare il numero di azioni spettanti agli
obbligazionisti che eserciteranno la conversione.
Nel procedimento di emissione di obbligazioni convertibili, la società deve deliberare anche un
aumento di capitale a servizio delle obbligazioni.

NB L’aumento di capitale è virtuale; man mano che gli obbligazionisti optano per la conversione, la
società deve imputare le somme prestate a capitale e, naturalmente, sostituire le azioni
corrispondenti all’aumento di capitale alle obbligazioni emesse, che vengono ovviamente annullate.
Alla fine di questo periodo, è possibile che:

 ▪  le obbligazioni siano tutte convertite in azioni e, allora, l’aumento di capitale è stato
esaurito;
 ▪  solo una parte di obbligazioni sia stata trasformata in azioni e, di conseguenza, vi sarà il
raggiungimento di una certa soglia di aumento di capitale. Il capitale che resta non
sottoscritto rappresenta la quota di obbligazioni che non è stata convertita in azioni e che
deve essere rimborsata.

NB Quando viene deliberato l’aumento di capitale, questo è un aumento di capitale con


esclusione di opzione.
Quando viene deliberato l’aumento di capitale, i soci hanno il diritto di opzione per la
sottoscrizione delle azioni di nuova emissione, prima dei nuovi potenziali soci.

→ Tale diritto di opzione consente ai soci di vedere inalterata la propria quota.


Quando la società emette azioni convertibili, la società deve deliberare un aumento di
capitale per

permettere agli obbligazionisti di diventare azionisti.

È chiaro che questo aumento di capitale, che è a servizio delle obbligazioni, deve prevedere
l’esclusione del diritto di opzione per i soci attuali, perché l’aumento di capitale deve essere
sottoscritto dai soggetti

costituiti da un'obbligazione semplice e una o più componenti definite derivative, cioè

contratti di acquisto o vendita di strumenti finanziari come indici, azioni e valute.

titolari di queste obbligazioni.


Se venisse previsto il diritto di opzione, le azioni potrebbero essere sottoscritte dai soci.

Viene data priorità agli obbligazionisti rispetto agli azionisti nel diventare i soci, convertendo il
capitale obbligazionario in azioni.

Ovviamente, la conversione delle obbligazioni in azioni viene effettuato nel momento in cui vi è
convenienza.
La conversione è un’opzione facoltativa, che la società può regolare come meglio crede, a seconda
di quella che è l’opportunità che si vuole dare agli obbligazionisti
Fondamentale delle obbligazioni convertibili è, da un lato, l’aumento di capitale, con esclusione del
diritto di opzione, dall’altro, il rapporto di cambio che deve essere comunicato al momento
dell’emissione e che rimane fisso per tutta la durata del prestito, salvo che il capitale sociale venga
ridotto o aumentato.

Nel caso in cui venga deliberato l’aumento gratuito del capitale o la sua riduzione per perdite, deve
essere modificato il rapporto di cambio, in misura proporzionale, per mantenere inalterata la
relazione fra ammontare del prestito e ammontare del capitale sociale, come era stata
originariamente ipotizzata.

Procedimento e limiti all’emissione

L’emissione di obbligazioni, riservata dalla legge solo a S.p.a. e S.a.p.a., è deliberata, salva diversa
disposizione in statuto, dagli amministratori.

NB Prima della riforma del 2003, veniva deliberata dall’assemblea straordinaria; tale modifica
avviene per normalizzare tale operazione e favorire questa modalità di finanziamento.

Per le obbligazioni convertibili, se lo statuto non attribuisce tale competenza agli amministratori,
spetta all’assemblea straordinaria.

In ogni caso, la deliberazione deve risultare dal verbale redatto dal notaio, tenuto a verificare il
rispetto delle condizioni legali, ed è soggetta al deposito e l’iscrizione presso il registro delle
imprese.

Proprio il fatto che la società è una società di capitali dove l’evento del rischio deve essere
significativo, rilevante e centrale nella gestione della società, l’ordinamento ha posto un vincolo tra
capitale di rischio e capitale di credito.
Ciò significa che la S.p.a., se vuole reperire risorse dal pubblico, può farlo ma deve farlo,
assumendosi un certo rischio.

Se è vero che la società deve avere un minimo di capitale sociale, non ha un massimo di capitale di
credito che può contenere.
L’ordinamento, al fine di mantenere un certo equilibrio fra indebitamento della società e capitale di
rischio, ha posto dei limiti all’emissione obbligazionaria: la società può finanziarsi tramite
l’emissione di obbligazioni nel limite massimo del doppio del patrimonio netto
(capitale sociale integrato da riserva legale e riserve disponibili) a disposizione della società, ai
sensi dell’art. 2412

Rientrano nel limite dell’emissione, nel senso che contribuiscono a formarlo, le garanzie, prestate
dalla società, per obbligazioni emesse da altre società, anche estere.
L’osservanza di tale limite è attestata dai sindaci.

Prima della riforma, il limite all’emissione obbligazionaria era rappresentato dal capitale esistente
e versato. Il limite all’emissione obbligazionaria non è rispettato nel caso di:

 -  società bancarie, l’emissione di prestiti obbligazionari è senza limiti, poiché la raccolta del
risparmio è la loro attività d’impresa;
 -  società che prestano a garanzia degli obbligazionisti un’ipoteca sugli immobili, che
permette la sicura realizzazione del credito. (l’ipoteca primaria, che copra i 2/3 del valore
complessivo dell’emissione obbligazionaria)

L’emissione obbligazionaria viene trattata in modo molto diverso rispetto alle forme
ordinarie di capitale di credito, in quanto la tutela che viene apprestata è una tutela che fa
riferimento all’ipotesi che queste obbligazioni vengano sottoscritte dai piccoli investitori.
→ È quindi necessario creare delle tutele che vadano a proteggere questi piccoli risparmiatori dai
rischi che la società potrebbe fargli correre nell’ambito del prestito obbligazionario.

Proprio l’idea che queste norme di tutela siano volte alla tutela dei piccoli risparmiatori è
sottolineata dalla presenza di una norma permette alla società di emettere obbligazioni oltre il
limite indicato, se queste obbligazioni vengono sottoscritte da investitori istituzionali (soggetti che
sono in grado di conoscere e valutare il rischio che affrontano effettuando questo tipo di
operazione) e purché non vendano queste obbligazioni ai piccoli risparmiatori.

Se lo fa, colui che ha acquistato queste obbligazioni diventa lui stesso obbligato a rispondere della
solvenza della società. L’investitore istituzionale diventa garante per l’adempimento finale del
rimborso del capitale.

Il limite non trova applicazione se le obbligazioni sono destinate ad essere quotate in mercati
regolamentati o in sistemi multilaterali di negoziazione, limitatamente alle obbligazioni destinate
ad esservi quotate o se si tratta di obbligazioni cum warrant. Esenzione accordata sulla base di una
presunzione di controllo del mercato e delle agenzie di rating che non sempre si è dimostrato
efficace.

L’ultima ipotesi di superamento del limite riguarda le particolari ragioni che interessano
l’economia nazionale, quando l’emissione in eccedenza sia stata autorizzata dall’autorità
governativa che stabilirà le relative modalità e cautele.

Queste norme sono state introdotte dopo che in Italia si erano verificati grandi scandali come Cirio
e Parmalat → Queste società avevano truffato migliaia di obbligazionisti, emettendo obbligazioni e
promettendo il rimborso ed interessi, quando in realtà i bilanci erano falsi ed i rischi erano enormi.
Si è scoperto che queste obbligazioni erano state comprate da grandi banche, che finanziavano
queste società.

Una volta scoperto che il rischio era eccessivo, hanno trasferito sui compratori di loro il rischio di
insolvenza della società emittente.
La riforma del 2003 è intervenuta e ha posto questo limite all’emissione delle obbligazioni.

NB Va tenuto presente che il rapporto tra il patrimonio netto e l’ammontare del prestito
obbligazionario non rileva soltanto al momento dell’emissione. La società non può ridurre
volontariamente il capitale, o distribuire riserve, se rispetto al totale complessivo delle obbligazioni,
ancora in circolazione, quell’iniziale rapporto non risulta più sussistente.

Se, a causa di perdite, la riduzione è obbligatoria, sempre a protezione degli interessi dei
sottoscrittori, non possono essere distribuiti utili finché l’ammontare del capitale e delle riserve
non eguagli quello delle obbligazioni ancora in circolazione.

Assemblea degli obbligazionisti e rappresentante comune

Gli obbligazionisti dispongono per legge, di un’organizzazione comune costituita da un’assemblea e


da un rappresentante comune. Tale organizzazione comporta, da un lato, una limitazione dei diritti
spettanti al singolo obbligazionista il quale è considerato non come singolo creditore ma come
membro di un gruppo di creditori, la cui maggioranza può assumere decisioni vincolanti anche per
la minoranza dissenziente, dall’altro, tale organizzazione comune consente alla categoria di essere
rappresentata e tutelata nei rapporti con la società emittente.
L’assemblea degli obbligazionisti viene regolata come l’assemblea straordinaria dei soci. Alla
stessa possono assistere gli amministratori, sindaci ed i componenti del consiglio di gestione o di
sorveglianza. Essa nomina e revoca il loro rappresentante comune.

Va a deliberare su materie particolari, come per esempio, sulla proposta di concordato della società
emittente, sulla costituzione di un fondo per le spese necessarie alla tutela dei comuni interessi, le
modifiche delle condizioni del prestito etc.
Quest’ultimo è un argomento molto particolare e significativo, perché l’assemblea degli
obbligazionisti, proprio per questa tipologia di competenza, diventa non tanto un organo di tutela
degli obbligazionisti, ma uno strumento di vantaggio per la società.

L’ordinamento ha previsto che l’assemblea degli obbligazionisti possa riunirsi e deliberare a


maggioranza assoluta (quindi, con i criteri delle assemblee straordinarie) le modificazioni alle
condizioni del prestito.

Perché è uno strumento a vantaggio della società? Se il prestito può essere modificato a
maggioranza degli obbligazionisti, per la società è molto più semplice ottenere la rimodulazione del
prestito, anche nei confronti di chi non presta la sua adesione.

Il meccanismo è pensato per dare un vantaggio alla società, nel caso in cui le condizioni del prestito
possano mettere in pericolo la solvibilità e, quindi, la permanenza sul mercato della società.
→ Per gli obbligazionisti sicuramente è più utile accettare una rimodulazione del prestito, proposto
dalla società, piuttosto che rifiutarla e non avere indietro quanto prestato originariamente.

L’assemblea è convocata dal consiglio di amministrazione o dal consiglio di gestione della stessa
società emittente o dal rappresentante comune o quando ne è fatta richiesta da quella parte di essi
che rappresenti 1/20 dei titoli emessi e non estinti.
Si applicano le disposizioni dell’assemblea straordinaria per i quorum, eccetto per le deliberazioni
che investono le modificazioni delle condizioni del prestito, le quali richiedono, anche in seconda
convocazione, il voto favorevole della maggioranza degli obbligazionisti che rappresentino la metà
delle obbligazioni emesse e non estinte.

Le deliberazioni vengono iscritte nel registro delle imprese da parte del notaio.

Se le obbligazioni sono ammesse al sistema di gestione accentrata, la legittimazione all’intervento


ed al voto nell’assemblea degli obbligazionisti è regolata dalle leggi speciali.

Se non conformi alla legge, le deliberazioni dell’assemblea degli obbligazionisti possono essere
impugnate secondo la disciplina dell’invalidità delle deliberazioni dell’assemblea dei soci.
L’impugnativa è proposta al tribunale, nella cui giurisdizione la società ha sede in contradditorio
del rappresentante comune. Per la determinazione dei quorum legittimanti all’impugnativa, il
riferimento è rappresentato dall’ammontare del prestito obbligazionario e della circostanza che le
obbligazioni siano quotate in mercati regolamentati.

Proprio per tutelare le ragioni di questa platea di soggetti, è stata introdotta anche la figura del
rappresentante comune, ossia un soggetto che ha una serie di poteri di interlocuzione con la società
e di intervento e che è rappresentante e portatore degli interessi degli obbligazionisti, non
necessariamente collimanti ma molto spesso antitetici con quelli degli azionisti.

Il rappresentante comune può essere scelto al di fuori degli obbligazionisti e, se non è


nominato dall’assemblea, è nominato con decreto del presidente del tribunale su domanda di uno o
più obbligazionisti ed amministratori della società emittente.

Non possono essere nominati e, se nominati, decadono, gli amministratori, i sindaci e i dipendenti
della società emittente e coloro per le quali sono fissate le cause di ineleggibilità previste per il
collegio sindacale.
Dura in carica per un periodo non superiore a 3 esercizi sociali e può essere rieletto. Entro 15 giorni
dalla notizia della sua nomina deve richiedere l’iscrizione nel registro delle imprese.

Il suo compenso è fissato dall’assemblea.

Il rappresentante comune convoca l’assemblea degli obbligazionisti e ne esegue le deliberazioni,


tutela i loro interessi nel rapporto con la società emittente alle cui assemblee assiste e presenzia alle
operazioni di sorteggio delle obbligazioni. Per la tutela degli interessi comuni è investito della
rappresentanza processuale anche nel concordato preventivo, nel fallimento, nella liquidazione
coatta amministrativa e nell’amministrazione straordinaria della società che ha emesso il prestito
obbligazionario.

Cura inoltre il libro delle adunanze e delle delibere dell’assemblea degli obbligazionisti.

Potrebbero piacerti anche