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Viktor Šklovskij e la poetica dell’illibertà

Svetlana Boym∗

♦ eSamizdat (XII), pp. - ♦

IKTOR Šklovskij, meglio conosciuto in oc- nessione tra questa nostalgia all’antica e la teo-
V cidente come uno dei padri fondatori del
formalismo russo e come il teorico dello stra-
ria dello straniamento, o esse si contraddicono
l’un l’altra?
niamento (ostranenie), fu per breve tempo un La teoria dello straniamento è spesso vista
membro del Partito socialista rivoluzionario e come una dichiarazione artistica di indipen-
nel 1918 votò per la restaurazione dell’Assem- denza, la dichiarazione dell’autonomia dell’ar-
bla costituente russa, sciolta dopo pochi me- te rispetto al quotidiano. Eppure, in L’arte co-
si. Nel 1922, durante il processo farsa contro me procedimento di Šklovskij (1917), lo strania-
i socialisti rivoluzionari, Šklovskij fu denuncia- mento appare più come uno strumento di me-
to da un informatore e dovette lasciare il paese diazione tra arte e vita3 . Rendendo strane le co-
per evitare il carcere1 . Dopo aver quindi evita- se, l’artista non le sposta semplicemente da un
to l’arresto per il rotto della cuffia, lo scrittore contesto quotidiano all’interno di una cornice
si ritrovò a Berlino, dove cominciò a compor- artistica; aiuta anche a “restituire la sensazio-
re una serie di testi autobiografici non conven- ne” alla vita stessa, a reinventare il mondo, a
zionali: Viaggio sentimentale, un resoconto dei sentirlo come nuovo. Lo straniamento è ciò che
problemi e delle difficoltà di Šklovskij duran- rende artistica l’arte, ma allo stesso modo ren-
te la guerra civile, e Zoo, o lettere non d’amo- de la vita quotidiana vivace, o degna di essere
re, un ironico romanzo epistolare basato sul- vissuta. Sembra che L’arte come procedimen-
la corrispondenza dell’autore con Elsa Triolet. to di Šklovskij dia rifugio al sogno romantico e
L’amore a distanza del teorico non è corrispo- delle avanguardie di mimesis inversa: è la vita
sto; l’unica lettera alla quale riceve una rispo- quotidiana che può essere redenta se imita l’ar-
sta positiva è l’ultima. Ma si tratta di una lette- te, non l’opposto. Così, l’artificio dello strania-
ra che non ha per destinataria una donna, ben- mento può sia definire che sfidare l’autonomia
sì la Commissione centrale del Partito comuni- dell’arte.
sta. Šklovskij implora di poter ritornare in Rus- Analogamente, tracciando la genealogia del-
sia: “Non posso vivere a Berlino. Per il modo lo straniamento, Šklovskij mette in dubbio
di vita, per tutte le abitudini [vse bytom i navy- l’autonomia e l’unità della “lingua nazionale”.
kami] [. . . ]. È amara come la polvere di carbu- Ostranenie significa qualcosa in più che distan-
ro, la nostalgia [toska] berlinese”2. C’è una con- ziare e rendere strano; è anche dislocazione, dé-
paysement . Stran è la radice della parola russa

c All rights reserved. Republished by permission of the co- per paese – strana. Šklovskij afferma che secon-
pyright holder, and the present publisher, Duke University
Press.
1
R. Sheldon, “Victor Shklovsky and the Device of Ostensible
3
Si vedano: J. Striedter, Literary Structure, Evolution, and
Surrender”, Slavic Review 1975 (XXXIV), 1, pp. 86-108. Value: Russian Formalism and Czech Structuralism Reconsid-
2
V. Šklovskij, Sentimenal’noe putešestvie: Zoo, ili pis’ma ne ered, Cambridge MA 1989; V. Erlich, Russian Formalism: His-
o ljubvi, Moskva-Berlin 1923 (trad. it. Zoo, o Lettere non tory, Doctrine, New Haven 1981; P. Steiner, Russian Formal-
d’amore, Torino 1966, p. 98). Per un interessante resoconto ism: A Metapoetics, Ithaca 1984. Sulla connessione tra la teo-
sull’ironia e l’erotismo in Šklovskij, si veda P. Steiner, “The ria dello straniamento e l’estetica romantica si veda T. Todo-
Praxis of Irony in Viktor Shklovsky’s Zoo”, Russian Formalism: rov, “Poetic Language: the Russian Formalists”, Literature and
A Retrospective Glance: A Festschrift in Honor of Victor Erlich, its Theorists. A Personal View of Twentieth-Century Criticism,
New Haven 1985, pp. 27-44. London 1988, pp. 10-20.
 eSamizdat (XII) ♦ [Ostranenie – Traduzioni] ♦

do Aristotele il “linguaggio poetico” deve ave- stile paradossale del montaggio letterario. Al-
re il carattere di una lingua straniera (čužezem- ja, la “nuova Eloisa” dell’amante formalista, gli
nyj): “Per gli assiri era il sumero, per la poesia proibisce di parlare d’amore e lo prega di di-
medievale il latino, per il persiano letterario l’a- scutere invece la sua teoria letteraria. Šklov-
rabo, per la lingua russa letteraria l’antico bul- skij si presenta come biografo e teorico contro il
garo”4 . Prosegue, poi, dicendo che Puškin e Tol- suo stesso volere. Le lettere promettono di non
stoj hanno usato il russo quasi come una lingua parlare d’amore, eppure infrangono molte pro-
straniera per la nobiltà russa che parlava fran- messe. Sono romanzate e, allo stesso tempo, si
cese. Perciò, la prima teoria dello straniamento oppongono alla rielaborazione romanzesca. Il
aveva già messo in discussione l’idea che la lin- testo può essere confrontato con alcuni scritti
gua fosse organica e la stretta opposizione tra teorico-autobiografici di Walter Benjamin, co-
Russia e occidente nel contesto russo. me Strada a senso unico e Diario moscovita, de-
Ora che il formalismo e lo strutturalismo so- dicati e indirizzati all’attrice e scrittrice lettone
no spesso percepiti come datati e innocui, pos- Asja Lacis, che continua a sfuggire a Benjamin6 .
siamo straniare alcuni loro cliché critici sulla Nel resoconto di Šklovskij il suo amore non cor-
lingua, l’autonomia dell’arte e l’arte come arti- risposto per Alja rispecchia le sue relazioni con
ficio. Le prime teorie moderniste sul linguag- Berlino. Egli non cessa mai di drammatizza-
gio si sono sviluppate in risposta al riemergere re l’irrimediabile differenza culturale tra loro,
del nazionalismo neo-romantico. Nel capitolo presentando Alja come “una donna di cultura
meno citato del Corso di linguistica generale di europea, più che russa”. In realtà, però, ven-
Saussure, c’è scritto che il segno non è motiva- gono entrambi da un contesto molto simile di
to organicamente, che non c’è nessuna connes- intelligencija urbana orientata a occidente7 .
sione tra la lingua e il sangue. Il segno saus- La teoria dello straniamento e l’esilio reale
suriano è motivato soltanto dalla convenzio- non procedono necessariamente insieme. Ber-
ne culturale. Concepita alla vigilia della prima lino, dove Šklovskij si ritrova nel 1922, potreb-
guerra mondiale, questa linguistica strutturale, be sembrare un posto ideale per il critico mo-
o poetica dello straniamento, presentava un’al- dernista (Šklovskij era per un quarto tedesco,
ternativa al patriottismo ufficiale e suggeriva anche se non parlava la lingua). Era il centro
modi diversi di creare comunità immaginate. dell’avanguardia tedesca, frequentata da mol-
Šklovskij non segue il modello dell’autobio- ti artisti russi ed europei, dove i percorsi di Be-
grafia proposto da Anderson5 , eppure la nostal- lyj, Berdjaev, Nabokov, Kandinskij e altri avreb-
gia di una comunità immaginata e la riflessione bero potuto incrociarsi. Eppure, Šklovskij per-
sullo straniamento e sull’esilio sono sue preoc-
cupazioni centrali. Lettere non d’amore sono, 6
La differenza, ovviamente, è che “Alja” risponde e Šklovskij
ovviamente, lettere d’amore, un esempio di di- pubblica le sue lettere parola per parola. Ironicamente Mak-
scorso di un amante modernista esiliato, con lo sim Gor’kij, quando loda l’autobiografia epistolare romanzata
di Šklovskij, apprezza particolarmente le lettere di Alja. Dun-
que, lei è per lui un’ispirazione a parlare di letteratura, invece
che d’amore, e lui, in cambio, direttamente o indirettamen-
4
V. Šklovskij, “Iskusstvo kak priem”, O Teorii prozii, Moskva
te, è per lei un’ispirazione a diventare scrittrice. La cornice
1929, p. 21.
šklovskiana estetica (e patetica) alle lettere di lei le porta fuori
5
Boym, nel paragrafo precedente, aveva presentato il modello
dal contesto quotidiano e le rende letterarie, incoraggiando la
biografico di Anderson esposto nell’opera Imagined Commu-
loro autrice, Elsa Triolet, a diventare una scrittrice di romanzi.
nities: l’autore suggeriva una connessione tra la storia della 7
In seguito i loro destini saranno radicalmente differenti, ri-
nazione e la biografia individuale, entrambe considerate co-
velando molte ironie politiche e letterarie. A differenza di
me narrative identitarie che si sviluppano a partire dalla di-
Šklovskij, Elsa non ritornerà in Russia. Emigrerà in Francia e
menticanza, dallo straniamento, dalla perdita del ricordo del-
sposerà Louis Aragon, che all’epoca era ancora un surrealista.
la propria casa. Anderson proponeva di pensare al nazio-
Quando Šklovskij venne obbligato a denunciare il formalismo
nalismo in modo antropologico più che ideologico [N.d.T.].
in Unione Sovietica e molti compagni seguaci dell’arte di si-
Si veda B. Anderson, Imagined Communities: Reflections on
nistra furono giustiziati o messi a tacere, lei sarebbe diventa-
the Origin and Spread of Nationalism, London 1991 (trad. it.
ta una grande sostenitrice dell’Unione Sovietica staliniana in
Comunità immaginate: origini e fortuna dei nazionalismi,
Francia.
Bari-Roma 2018) [N.d.T.].
S. Boym, Viktor Šklovskij e la poetica dell’illibertà 

cepisce il porto sicuro dell’esistenza quotidiana La Berlino russa di Šklovskij è paragonata al


dell’Europa occidentale (che per un émigré im- regno delle ombre, una specie di Ade. La vita
poverito non era molto confortevole) come la vera è da un’altra parte. Lì “non c’è forza di gra-
maggior minaccia alla sua sopravvivenza di in- vità, non c’è movimento. La Berlino russa non
tellettuale, teorico russo e praticante dello stra- va da nessuna parte; non ha un destino”. Scri-
niamento. In una delle sue lettere ad Alja, egli ve “noi siamo dei rifugiati. Nemmeno rifugiati,
descrive l’“ambiente letterario” dei formalisti in ma fuggitivi [vybežency] e ora siamo dei prigio-
esilio. I protagonisti sono Roman Jakobson e nieri [sidel’cy]”11 . Involontariamente, Šklovskij
Petr Bogatyrev, quest’ultimo autore di una pio- ripete qui alcuni dei cliché reiterati da diver-
neristica analisi formalista dei costumi e delle se generazioni di intellettuali e viaggiatori russi
marionette teatrali. nell’Europa occidentale dal XVIII al XX secolo
L’Europa ci distrugge, noi vi ci accaloriamo e prendiamo – gli occidentalisti e gli slavofili, i filosofi del-
tutto sul serio. [. . . ] Roman condusse Bogatyrev al ristoran-
te: Petr sedeva fra pareti non graffiate, fra cibi diversi, vini,
l’idea russa e, sorprendentemente, i formalisti.
donne. Pianse. Non resistette. Questo modo di vivere [byt] La cultura europea è identificata con l’“ideale
ci fa scongelare. Non ne abbiamo bisogno. D’altronde, per piccoloborghese di una casetta e una tazza di
la creazione di parallelismi tutto va bene8 .
zuppa di cavolo, un vestito per la figlia e una
La vita quotidiana europea poteva andar be- scuola per il figlio”12 . La “civiltà mercantile oc-
ne per un artificio artistico, ma non per vive- cidentale” è vista come una cultura stabile che
re. Šklovskij proclama con orgoglio che lui non celebra il culto delle cose e della domesticità,
avrebbe cambiato la sua arte (quella di teo- mentre la Russia è la terra dello “spaesamento
rico letterario) per indossare un vestito euro- trascendentale”, dove il byt (l’esistenza quoti-
peo, come se le due cose fossero incompatibili diana) è opposto al bytie (l’essere spirituale, ri-
e uno non potesse praticare la teoria formalista voluzionario, poetico). La comune utopica del
e indossare un vestito decoroso. futuro può essere costruita solo nella terra dello
Mentre le lettere di Šklovskij vertono sulle al- spaesamento trascendentale. Lo straniamento
legorie dello spaesamento di un intellettuale può ben essere un artificio nell’arte e nella vita,
russo, quelle di Alja riguardano spesso le rela- ma deve avere un significato culturale. In Viag-
zioni domestiche e intime con l’ambiente cir- gio sentimentale Šklovskij nota che, dopo la ri-
costante, che non è minimamente definito in voluzione, la vita russa si è quasi trasformata in
termini nazionali. Infatti, la riga di apertura arte13 . Forse ha capito che in Europa il sogno
della sua prima lettera rappresenta l’esatto op- della mimesis inversa non si sarebbe mai tra-
posto rispetto alla nostalgia di Berlino di Šklo- sformato in realtà perché, in meglio o in peggio,
vskij: “mi sono stabilita comodamente [užilas’] la vita quotidiana sarebbe rimasta vita quoti-
nel mio nuovo appartamento”9 . Ma è proprio diana, niente di più e niente di meno. Non si sa-
la comodità di lei a far sentire a disagio il suo rebbe arresa all’artificio artistico russo. La con-
amante epistolare: “non mi lamento di te, Alja. cezione romantica e avanguardistica di Šklov-
Ma tu sei troppo donna. . . Nel negozio la donna skij dell’estetica fa affidamento sull’alto presti-
flirta con le cose. Ama tutto. Questa psicologia gio dell’arte e sul suo intimo collegamento al
è europea”10 . L’amante modernista è geloso del concetto di identità nazionale. In questa tradi-
gioco di seduzione con le cose straniere. Sem- zione intellettuale, “Russia” non è meramente
bra che la donna espatriata ami il suo vestito un’unità geografica o etnica, ma una comuni-
straniero, mentre la sua controparte maschile tà immaginata di compagni intellettuali e artisti
negli abiti europei non riesce a entrare.
11
Ivi, p. 318.
8
V. Šklovskij, Sentimenal’noe putešestvie, op. cit., p. 288 (trad. 12
A. Herzen, Sočinenija v dvuch tomach, Moskva 1986 [1865],
it. Zoo, op. cit., pp. 46-47). pp. 353-356.
9
Ibidem. 13
V. Šklovskij, Sentimental’noe putešestvie, op. cit., p. 271. Šklov-
10
Ivi, p. 306. skij si riferisce alla sua conversazione con Boris Ejchenbaum.
 eSamizdat (XII) ♦ [Ostranenie – Traduzioni] ♦

per i quali l’arte è una religione laica, anche se dell’intelligencija sovietica – la lingua esopica,
i suoi rituali sono diventati modernisti. In que- il modo di leggere tra le righe e capirsi l’uno
sta Europa immaginata, il teorico russo si sente con l’altro con mezze parole. Tra gli anni Trenta
come un ennesimo émigré sperso che a tavola e Ottanta, questa lingua avrebbe tenuto insie-
non sa comportarsi come si deve. me la comunità immaginata dell’intelligencija
Nell’ultima lettera di Zoo, indirizzata alla sovietica.
Commissione centrale del partito comunista L’idea chiave formalista del “mettere a nudo
dell’Unione sovietica, Šklovskij dichiara che il la tecnica artistica” ha una storia paradossale
destinatario della sua corrispondenza prece- nel contesto sovietico. Dopo la rivoluzione e
dente, Alja, non era una persona reale, ma solo la guerra civile, lo straniamento si era trasfor-
la “realizzazione di una metafora”. Nella finzio- mato in un fatto della vita, mentre la modali-
ne, la “donna di cultura europea” viene uccisa. tà quotidiana di esistenza e di mantenimento
Ma le vertiginose ironie e le metamorfosi del te- dello stretto indispensabile era diventata esoti-
sto ci lasciano con il dubbio che la “Commissio- ca. Inoltre, la pratica dello straniamento este-
ne centrale del partito comunista” possa essere tico era diventata politicamente sospetta. Nel
anch’essa soltanto una metafora. Lo scrittore, suo diario del 1927, Lidija Ginzburg (critica let-
però, una volta tornato dall’esilio nella sua ma- teraria e studentessa di Šklovskij) osservava: “I
drepatria straniata, si trova costretto a dare un tempi felici del mettere a nudo la tecnica arti-
taglio ai suoi giochi letterari. stica sono passati (lasciandoci un vero scritto-
Nel testo che segue l’esilio, La terza fabbri- re – Šklovskij). Ora è arrivato il tempo in cui
ca (1926), Šklovskij propone non di parlare di uno deve nascondere la tecnica artistica più
straniamento, ma piuttosto di teorizzare l’illi- che può”15 .
bertà. Egli prova a concepire l’illibertà non co- Šklovskij costruisce la sua nuova impresa au-
me il contrario dell’attività creativa, ma come tobiografica come un montaggio di aneddoti e
sua necessaria precondizione. Propone di di- aforismi le cui multiple ironie non permettono
mostrare che la più grande letteratura, da Cer- al lettore di stabilire un singolo significato sta-
vantes a Dostoevskij, è stata creata in condizio- bile. Ciò può essere letto come l’attivazione di
ni di illibertà – considerata nel senso ampio di un compromesso politico, personale e artistico.
restrizioni sociali, politiche ed economiche. La Nel testo, il racconto divertente e impersona-
massima marxista, che era stata trasformata in le si alterna a confessioni private concepite per
un luogo comune sovietico, viene riscritta con qualche immaginario “gentile lettore”, seguite
creatività da Šklovskij: “l’essere materiale de- da aspre dichiarazioni rivolte al “governo com-
termina la coscienza, ma la coscienza rimane pagno” che, da quel momento in poi, è perce-
instabile”14 . Questa coscienza instabile viene pito come destinatario permanente dello scrit-
drammatizzata in tutto il testo. tore. Uno non ha nemmeno più bisogno di in-
La terza fabbrica si apre con un aneddoto dirizzare le lettere al “governo compagno”; “il
su Mark Twain, che scriveva lettere in dupli- governo compagno le legge comunque”.
cato: la prima era per il suo destinatario e la La terza fabbrica discute tre tipi di casa, non
seconda per l’archivio privato dello scrittore. tutti soggetti a nostalgia. La metafora di Šklo-
Nella seconda lettera, Twain registrava quello vskij per la casa non è organica ma piuttosto
che pensava davvero. Questa è forse la pri- produzionista: la casa è una delle “fabbriche”.
ma formulazione di linguaggio ambiguo sovie- La prima fabbrica è rappresentata dall’infanzia
tico, che diventerà poi una finzione fondante e dalla scuola, la seconda è il circolo formalista
OPOJAZ, e la terza è, alla lettera, la terza fabbri-
14
V. Šklovskij, Iskusstvo, p. 15. Vengono usate due diverse parole
russe: soznanie nel primo caso e sovest’ nel secondo. Sovest’ 15
L. Ginzburg, Čelovek za pis’mennym stolom, Leningrad 1989,
è la coscienza morale russa, mentre soznanie è connessa alla p. 59.
conoscenza e alla razionalità.
S. Boym, Viktor Šklovskij e la poetica dell’illibertà 

ca degli studi cinematografici statali, dove Šklo- Il lino, se avesse una voce, strillerebbe mentre viene pro-
cessato. Viene preso per la testa e strappato dalla terra.
vskij era ufficialmente impiegato, ma sta anche Dalle radici. Viene seminato fitto fitto – oppresso, così che
per la vita sovietica postrivoluzionaria. La pri- non venga su vigoroso ma mingherlino.
ma fabbrica – l’infanzia e la scuola – è a stento Il lino richiede oppressione. . .
Io voglio libertà.
idealizzata. Šklovskij dichiara il suo sangue mi- Ma se la ottengo, andrò a cercare l’illibertà nelle mani di
sto e il suo eclettico ambiente di provenienza una donna e di un editore16 .
della classe media, con nonni tedeschi, russi e La fabbrica del lino offre un’allegoria inte-
ebrei, e indebolisce il familiare topos russo del- ressante. L’autore cerca di persuadere se stes-
l’infanzia felice e del paradiso perduto, come so che la differenza tra libertà e illibertà è so-
rappresentato da Aksakov, Tolstoj e altri. Non lo questione di punti di vista, eppure emer-
c’è un giardino di famiglia, nessuna tenuta idil- ge chiaramente una cosa da questo doloroso,
liaca in campagna; la famiglia di Šklovskij com- ironico tour de force: la sua “coscienza rima-
pra sì una dacia, un piccolo luogo di riposo, ma ne instabile” e molto conscia “degli urli e de-
questo acquisto li mette in un debito perenne. gli strappi” nel processo di produzione sociale e
Nella prima fabbrica il bambino si sente abba- di adattamento all’“oppressione”. Alla fine del-
stanza fuori posto; più tardi viene espulso da l’autobiografia di Šklovskij che descrive il perio-
scuole e università; può essere messo così sulla do successivo all’esilio, la “terza fabbrica” pas-
stessa lista di Lukács, Benjamin, Barthes e altri sa da essere un oggetto di studio a un giudice
celebrati teorici del ventesimo secolo che non dell’autore:
completarono mai le loro tesi di dottorato. Prendimi, terza fabbrica della vita!
È la “seconda fabbrica”, il circolo formalista, Ma non mettermi nella corporazione sbagliata.
a diventare la vera casa di Šklovskij e la più ama- Qualsiasi cosa accada, io ho un’assicurazione: buona salu-
te. Finora, il mio cuore ha sopportato persino le cose che
ta comunità immaginata che gli manca a Ber- non ho descritto. Non si è rotto; non si è ingrossato17 .
lino. È particolarmente nostalgico per i primi
Quello che può colpirci in questa citazione
anni dell’Opojaz, casa di conversazioni conti-
è il graduale scivolamento delle immagini. La
nue, lavoro collaborativo, amicizia e laborato-
“terza fabbrica”, che inizialmente si riferiva a
rio intellettuale collettivo di straniamento teo-
una specifica istituzione sovietica, è diventata
rico. Alla metà degli anni Venti, i formalisti era-
una metafora: all’inizio, stava per la prima vita
no sotto attacco da ogni lato, da parte dei mar-
stalinista sovietica, poi per la vita in quanto tale.
xisti e dei tradizionalisti, che Šklovskij chiama-
L’autobiografia teorica di Šklovskij rappresenta
va fautori della “restaurazione rossa”. Tra le al-
una svolta avanguardistica dal vecchio dramma
tre cose, i formalisti e i costruttivisti erano ac-
romantico russo di arte e vita? O è un’allegoria
cusati di essere “capitalisti ed emigrati spiritua-
politica della specifica trasformazione sovietica
li”. L’esiliato era, dunque, tornato in patria so-
della vita intellettuale? Lo Šklovskij ironista ci
lo per essere chiamato “emigrato spirituale” –
dà due versioni della storia: la prima trasforma
uno degli insulti peggiori nel contesto russo so-
l’illibertà (come lo straniamento prima di es-
vietico. La terza fabbrica della patria sovieti-
sa) in tecnica e precondizione per fare arte, non
ca non aveva riabbracciato il suo figliol prodigo
esclusivamente legata al contesto sovietico. La
formalista. Per descrivere la situazione effetti-
seconda trasforma lo straniamento da tecnica
va della “seconda fabbrica” formalista, Šklovskij
artistica a tecnica di sopravvivenza nella Rus-
racconta una storia sulla “Fabbrica di lino” nel
sia sovietica dei tardi anni Venti. La terza fab-
capitolo “Sulla libertà dell’arte”:
brica non riguarda solo la produzione lettera-
Lino. No, non è una pubblicità, non sono impiegato presso
il centro di lavorazione del lino in questo periodo. Al mo-
mento sono più interessato alla resina. Al colpire a morte
gli alberi. È così che si ottiene la trementina. 16
V. Šklovskij, Tret’ja Fabrika, Moskva 1926 (trad. inglese Third
Dal punto di vista dell’albero è un omicidio rituale. Factory, Ann Arbor 1977, p. 45).
Lo stesso con il lino. 17
Ivi, p. 98.
 eSamizdat (XII) ♦ [Ostranenie – Traduzioni] ♦

ria; ma anche la “produzione” dell’intellettuale Dimentica gli ebrei.


sovietico. Lasciaci partire19 .

I due testi autobiografici di Šklovskij si con- La celebrazione riturale dell’esilio (verosimil-


cludono con una serie di “persone che appa- mente un riferimento alla Pasqua ebraica) è rie-
rentemente si sono arrese”. Eppure, a dispetto vocata da Šklovskij come passaggio di un ricor-
dei continui attacchi al suo lavoro e alla richie- do ossessivo. Egli non era un ebreo pratican-
sta ufficiale di coerenza narrativa e ideologica, te e gli ebrei sarebbero stati presto dimentica-
le tecniche dei testi di Šklovskij rimangono qua- ti, o meglio eliminati, dalla letteratura sovieti-
si invariate. Nelle sue pratiche testuali Šklovskij ca (la parola ebreo, infatti, apparirà stampata
non tradisce mai la “seconda fabbrica”. Rima- molto raramente dopo i tardi anni Quaranta).
ne il grande teorico-narratore che, come Walter Ma questi “ebrei dimenticati” continueranno a
Benjamin, parla per parabole elaborate, piene perseguitare lo scrittore che non sarà più in gra-
di contraddizioni, nello stile unico del forma- do di partire e mettere in pratica il suo rituale
lismo barocco russo. Le due “persone che si d’esilio.
sono arrese” di Šklovskij possono anche esse- Il teorico dell’illibertà divenne persona non
re lette come affermazioni della ritirata invisi- grata per i trent’anni che seguirono la pubbli-
bile dell’esilio dell’ironista e del teorico. Questa cazione di La terza fabbrica. Non solo fu ob-
ritirata dell’esilio tra linee tortuose poteva es- bligato a denunciare pubblicamente il forma-
sere incisa solo attraverso i rituali segreti della lismo, ma fu anche accusato di essere un émi-
“corporazione formalista” quasi estinta. gré spirituale e, più tardi, un cosmopolita senza
Nadežda Mandel’štam commenta così il la- radici, per il suo saggio Sud Ovest sulla lettera-
voro di Šklovskij nella vera “terza fabbrica di tura di Odessa e le sue connessioni occidentali.
Goskino – il cinema statale”: “tra gli scrittori Fu fortunato a evitare l’arresto e il tragico desti-
dichiarati fuorilegge, non apertamente ma in no di molti dei suoi contemporanei e compagni
modo nascosto, come fanno sempre nel nostro formalisti e costruttivisti. Riabilitato e ripub-
paese, c’era Šklovskij. Si nascose nella fabbrica blicato di nuovo negli anni Sessanta, Šklovskij
del cinema nello stesso modo in cui gli ebrei in ispirò la successiva generazione di intellettua-
Ungheria si nascondevano nei monasteri cat- li, che apprezzarono il suo ironico salto morta-
tolici”18 . Il paragone con gli ebrei che si na- le 20 . Mentre gli anni formalisti di Šklovskij furo-
scondevano durante la seconda guerra mon- no dimenticati insieme alla parola stessa “for-
diale sembra anacronistico, eppure è estrema- malismo”, le tracce della sua sovversiva memo-
mente appropriato. Gli ebrei figurano in mo- ria culturale persistevano. L’Orfeo formalista ri-
do prominente nelle parabole di Šklovskij e nei cordò mai il viaggio nell’Ade della Berlino rus-
suoi aneddoti, specialmente nel Viaggio Senti- sa? O l’esilio reale in quel periodo non era poi
mentale. C’è la storia sul pogrom che sua non- una vera via di scampo? Forse avrebbe potu-
na aveva subìto e quella di un giovane artista to teorizzare il mercato della illibertà con Ador-
ebraico che ce la mette tutta per adattarsi alla no, o diventare un accademico americano co-
violenza della vita nell’Armata rossa e diventa- me Roman Jakobson. Ma i critici responsabili
re sovietico più che ebreo – solo per essere in- non dovrebbero speculare sulle svolte irrealiz-
sultato costantemente con l’epiteto “ebreo”. In zate delle trame. I critici responsabili cercano
terza fabbrica c’è uno strano ritornello, “dimen- solo di vedere com’è fatta la finzione narrativa,
tica gli ebrei”. Nel capitolo sul suo compagno non com’è fatta la vita.
ex-formalista Osip Brik, Šklovskij scrive: www.esamizdat.it Svetlana Boym, “Estrangement as a Lifestyle: Shklovsky and Brod-
Ogni anno un certo giorno, gli ebrei stanno in piedi davan- sky”, Poetics Today, 1996 (XVII), 4, pp. 511-522. Traduzione dall’inglese di Martina Morabito,
ti al tavolo con il bastone in mano – è il simbolo del loro eSamizdat, (XII), pp. -
essere pronti a partire.

19
V. Šklovskij, Tret’ja fabrika, op. cit., p. 34.
18
N. Mandel’štam, Kniga vtoraja, Paris 1972, p. 271. 20
In italiano nel testo [N.d.T.].

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