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ART 13 COSTITUZIONE

La libertà personale è inviolabile.Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o


perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto
motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge. Inoltre è punita ogni
violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà.

Per evitare quindi che le autorità abusino del loro potere la costituzione fissa 2 tipi di garanzie :
- RISERVA DI LEGGE —> secondo la quale l’arresto può essere effettuato solo nei casi e nei modi
previsti dalla legge .
- RISERVA DI GIURISDIZIONE —> secondo la quale l’arresto può essere effettuato solo per atto
motivato dall’autorità giudiziaria.

La restrizione della libertà personale assume caratteri diversi a seconda che venga disposta prima
del giudizio oppure dopo che l’imputato sia stato riconosciuto colpevole al termine di un processo e
condannato a una pena detentiva. Lea costituzione si preoccupa quindi di garantire il rispetto di
alcuni fondamentali diritti umani per le persone poste in stato di detenzione; è innanzitutto vietata
qualsiasi forma di tortura e inoltre non è ammessa la pena di morte (infatti l’Italia appartiene a quei
paesi che hanno abolito la pena di morte).

LIBERTÀ’ DI DOMICILIO, CORRISPONDENZA E CIRCOLAZIONE (ART. 14, 15 , 16)

- L’inviolabilità del domicilio (ART. 14) : le perquisizioni e le ispezioni domiciliari possono essere
decise soltanto dal giudice , però in caso di urgenza le forze di polizia possono effettuare
perquisizioni senza l’ordine del giudice ma devono ottenere però successivamente la convalida.
- Libertà e segretezza della corrispondenza (ART. 15) : da questa norma sono tutelate la
corrispondenza postale e comunicazioni telefoniche; la costituzione dice che le intercettazioni
postali o telefoniche possono essere fatte soltanto su ordine di un giudice e senza questo ordine
la polizia non può effettuare intercettazioni anche in caso di estrema urgenza.
- Diritto della privacy : può essere violato anche da soggetti privati (compagnie telefoniche /
banche/ internet service ) che possiedono informazioni su ciascuno di noi . Il codice sulla privacy
emanato nel 2003 stabilisce dei limiti sull’utilizzo dei dati personali .
- Libertà di circolazione (ART. 16) : garantisce a ogni cittadino la possibilità di circolare
liberamente in qualsiasi territorio nazionale e in questo caso non sono ammesse limitazioni però
la legge può stabilire delle eccezioni soltanto per motivi di sanità o sicurezza.

LIBERTÀ’ COLLETTIVE (ART. 17, 18)

Gli stati democratici sono favorevoli allo sviluppo delle azioni collettive, la Costituzione si preoccupa
quindi di garantire ai cittadini la massima libertà di riunione e associazione.
• Libertà di riunione (ART. 17) : la costituzione stabilisce un unico limite , ovvero che le riunioni si
svolgono pacificamente e senz'armi, per il resto i cittadini possono riunirsi in piena libertà come e
dove vogliono ; se le riunioni si svolgono in un luogo aperto al pubblico (es.teatro, stadio) gli
organizzatori non devono chiedere alcun permesso ma se riunioni si svolgessero in un luogo
pubblico (es. in piazza , in strada) gli organizzatori devono dare un preavviso alla polizia.ù
• Libertà di associazione (ART. 18) : mentre le riunioni sono incontri occasionali le associazioni
sono forme organizzative stabili. La costituzione prevede la più ampia libertà associativa
,qualsiasi siano gli scopi dell’associazione. Vi sono però 3 tipi di associazioni vietate dalla
costituzione; che sono le associazioni a delinquere (es. mafia), le associazioni segrete (es.
loggia massonica P2) e le associazioni di tipo militare (es. camicie nere fasciste)
LIBERTÀ’ RELIGIOSA (ART. 19)

Principio della tolleranza religiosa : lo stato non deve identificarsi con nessuna religione in
particolare ma deve configurarsi come un potere laico capace di garantire la libertà religiosa di tutti.
L’ ART. 19 della costituzione riconosce a tutti il diritto di professare liberamente la propria fede ,
esso implica anche la libertà di non aderire ad alcuna religione.
Talvolta capita che all’interno di una comunità religiose si formino gruppi fondamentalisti che
essendo convinti di possedere la verità si sentono autorizzati a compiere qualsiasi violenza contro
chi non condivide la loro fede . La fede religiosa e quasi sempre un fatto collettivo ; il problema
della libertà religiosa va visto in stretto collegamento con il problema del rapporto che lo stato
intrattiene con esse . Difatti la costituzione configura o stato italiano come uno stato laico e ciò
significa che lo stato non privilegia alcuna confessione religiosa ma garantisce uno spazio di comune
convivenza a ciascuna di esse. Tuttavia la laicità dello stato italiano non si è mai realizzata in forma
completa e ciò dipende dal fatto che in l’Italia esiste una chiesa dominante (la chiesa cattolica) che
ha una profonda influenza sugli orientamenti e la cultura degli italiani.

LIBERTÀ’ DI MANIFESTAZIONE DEL PENSIERO (ART. 21)

La libertà di circolazione delle opinioni di qualsiasi genere e la conseguente possibilità di


sottoporre a confronto è un elemento vitale per la società.
Principio della libertà di opinione —> non implica che tutte le opinioni siano giuste ma soltanto che
non tocca allo stato deciderlo. Tutti noi abbiamo il diritto di criticare le opinioni che riteniamo
sbagliate . Questo principio della costituzione nell’ART 21 afferma che “ tutti hanno diritto di
manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.”
Di conseguenza la costituzione vieta qualsiasi censura . La libertà di opinione però non può essere
illimitata , difatti il codice penale considera come reati l’uso di espressioni offensive rivolte a singole
persone o nei confronti di istituzioni come la religione . La stessa costituzione vieta le pubblicazioni
a stampa contraria buon costume e ammette che il giudice possa disporre il sequestro delle
pubblicazioni che violano i diritti delle persone . Oltre ai limiti giuridici posti alla libertà di opinione
vanno considerati i limiti di fatto ; la costituzione garantisce a tutti il diritto di esprimersi
liberamente ma ciò non significa che tutti ne abbiano l’effettiva possibilità . Il problema è
particolarmente grave per i mezzi di comunicazione di massa che finiscono per essere dominati da
un numero limitato di grandi aziende che determinano l’opinione pubblica e finché esista
un'effettiva libertà di opinione occorre che tali aziende siano numerose e sostengono punti di vista
contrastanti . Non è detto però che queste condizioni si realizzino sempre perciò possono crearsi
situazioni di monopolio dell’informazione che costituisce la più grave minaccia alla libertà di
manifestazione del pensiero . La legge fissa quindi limiti alla concentrazione delle testate e delle
reti televisive .
IL GDPR
Il responsabile del trattamento dati affianca il titolare e quindi svolge una funzione di
supporto al titolare e deve essere da questi individuato di scritto con degli appunti
Il responsabile del trattamento dati deve essere una figura professionale in campo
informatico di valutazione di rischi informatici e quindi deve essere dotato di conoscenze
specialistiche in materia informatica.

Vi sono poi gli incaricati del trattamento


Gli incaricati del trattamento sono persone fisiche che operano sotto la diretta autorità del
responsabile e che devono elaborare i dati personali attenendosi scrupolosamente alle
istruzioni impartite.
CHE COS’E’ UN DATO PERSONALE E SENSIBILE?
Il regolamento comunitario individua 4 macro-categorie di dati:
a) dati personali: es nome, cognome, caratteristiche fisiche e identificativi online;
b) dati genetici: cioè dati ottenuti tramite analisi del DNA o RNA
c) dati biometrici: ossia qualsiasi caratteristica fisica identificativa della persona come
l’impronta digitale, l’iride, l’immagine facciale;
d) dati sulla salute: ossia qualsiasi dato relativo alla salute che sia fisica o mentale e
che sono riferite al presente, passato, o futuro.

I reati informatici vengono disciplinati dal codice penale e non da quello civile o
amministrativo.
Contrariamente a quello che si può pensare i primi crimini informatici risalgono a diversi anni
fa infatti la prima condanna contro il cybercrime risale addirittura al 1983, tuttavia la prima
regolamentazione europea in materia di reati informatici risale al 1994. In italia nel 1993 è
intervenuta una legge la legge 547 del 93 che ha modificato il codice penale e il codice di
procedura penale. I reati informatici sono stati inseriti nei reati contro la persona (tra cui il
cyberbullismo) e altri sono stati inseriti nel diritto contro il patrimonio

I reati informatici si possono dividere in tre gruppi:


a) danneggiamento di hardware di software e di dati: Hacker e articolo 615 ter codice
penale. Nella prima categoria di cyber crimes rientrano i cosiddetti pirati informatici e
il cosiddetto reato degli hacker informatici. spesso quando si parla di reati informatici
si associa subito il termine hacker. l’hacker spesso è mosso da scopi che
potenzialmente potrebbero essere anche legittimi o politici ma il mezzo attraverso il
quale l’hacker è illecito. una figura differente di hacker è quella di colui che viola i
sistemi di protezione informatica di una banca per rubare nei conti correnti di ignari
clienti (questo soggetto non si chiama hacker ma cracker); questa distinzione non
avviene tanto in italia ma più in usa o uk.
vi è poi una forma di reato informatico che è il reato di accesso ai dati sensibili degli
utenti custoditi in database da parte di un soggetto che ha una carica di interesse
pubblico o da un comune cittadino. Questo ultimo reato è punito gravemente con la
reclusione da 1 a 5 anni
b) detenzione e diffusione di software o attrezzature informatiche che servono a
commettere i reati di cui al precedente gruppo: frode informatica e phishing (punito
dall’art 640 ter del codice penale). La frode informatica è stata introdotta nella
legislazione italiana insieme al reato di accesso abusivo al sistema informatico.
Questo reato viene commesso quando viene alterato illegittimamente un sistema
informatico per trarne profitto in modo illegittimo. il phishing rientra in questa
fattispecie perché le modalità con il quale si attua il phishing sono assimilabili alla
truffa, questo reato è conosciuto da moltissimi utenti, perchè è molto frequente e la
sua pericolosità è legata al fatto che chiunque può essere bersaglio del tentativo di
truffa. Normalmente il tentativo di truffa viene fatto tramite email. Il mittente
corrisponde apparentemente ad una banca o ad un soggetto della posta elettronica
da noi conosciuto, se il mittente è riuscito a camuffarsi da banca ci chiederà di
intervenire perchè ci sono problemi sul conto corrente e verrà chiesto al truffato di
dare i codici di accesso criptati, se questo ci casca farà dei prelievi anche consistenti.
Le banche però oggi si sono tutte organizzate sottolineando con messaggi mirati che
i clienti non devono mai dare dati personali e password a utenti non verificati
c) Violazione dell’integrità dei documenti informatici e della loro gestione attraverso la
falsificazione della firma digitale: questa disposizione penale prevede che se a un
documento informatico efficacia provatoria si applicano le condotte di falsità e quindi
indipendentemente dal supporto che non è cartaceo ma è informatico si presume
l’integrazione del reato di falso perchè comunque tali documenti vengono inseriti in
un registro informatico e trasmessi telematicamente, cioè tramite i sistemi relativi al
processo telematico.

La diffamazione a mezzo internet, la sua gravità, i suoi profili generali e la sua


evoluzione

L’evolversi sempre più rapido della comunicazione di massa e l’evoluzione sempre più
rapida dei mezzi telematici pongono sotto i riflettori il ruolo dell'informazione e dei limiti della
liceità dell’informazione stessa, nel caso che si possa anche solo potenzialmente ledere
l'altrui reputazione.
Dobbiamo sottolineare che la comunicazione globale ha generato problemi enormi legati al
fatto che le informazioni circolano molto rapidamente e che a volte è impossibile controllare
la provenienza e anche l’autorevolezza della fonte.
La corte di cassazione dell’istituzione italiana non ha mai dubitato che nelle e ogni altro
mezzo di diffusione di cui all’articolo 21 rientri anche internet.
Quindi il riferimento ad internet come ogni altro mezzo di diffusione ha consentito di ritenere
aggravata la diffamazione che viene consumata tramite internet.
Internet non può essere considerato una zona franca, dove chiunque può scrivere
qualunque cosa anche affermazioni pesanti e lesive dell’altrui reputazione, ma al contrario, è
un luogo nel quale l'individuo svolge la propria personalità e lo deve fare entro dei limiti,
anche in rete devono essere rispettati il diritto al nome, il diritto all’immagine, all’onore, alla
reputazione, alla riservatezza e anche il diritto all’oblio.

ALCUNI PROFILI GENERALI SULLA DIFFAMAZIONE A MEZZO INTERNET


L’articolo 595 comma 3 del codice penale punisce “ogni offesa arrecata col mezzo della
stampa, o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità… “ dall’articolo e dalla sua lettura rientrano
nella previsione della norma anche altre forme di offesa come quelle realizzate tramite
internet o altri mezzi di informazione.
Il bene protetto da questa norma penale è l’onore e la riservatezza, e la reputazione;
ciò significa che l’azione offensiva puo ledere sia fattivamente che potenzialmente la
reputazione, l’onore, la dignità della persona.
Questi limiti vanno poi correlati con la libertà di espressione del pensiero di cui all’art 21
costituzione. Però affinché la libera manifestazione del pensiero possa essere manifestata o
sacrificata si richiede che non vengano violati i diritti delle persone alla reputazione sociale,
all’onorabilità sociale e alla riservatezza.
Il giudice che deve applicare questa norma ha però un certo margine di discrezionalità nel
valutare l’offesa alla sfera morale, perché vi è una differente sensibilità personale per
ciascun individuo una certa espressione.
La diffamazione può avere diverse forme:
a) Attribuire determinati fatti potenzialmente diffamatori a un soggetto;
b) Dare giudizi di valutazione offensivi non collegati a fatti specifici;

IL DIRITTO ALL’OBLIO E IL DIRITTO ALLA PRIVACY


Il diritto all’oblio è un diritto fondamentale che è quello di far dimenticare a tutti, fatti
potenzialmente negativi che abbiamo vissuto durante la nostra esistenza. nella sua
accezione più ampia il diritto all’oblio è una modalità attraverso la quale si esercita il nostro
diritto all’identità personale: SI CHIEDE DI OBLIARE (cancellare o oscurare) CIÒ CHE NOI
RITENIAMO NON DEBBA ESSERE PIÙ PARTE DELLA NOSTRA IDENTITÀ PERSONALE
RILEVABILE NEL WEB.
Come può essere esercitato questo diritto?
Questo diritto può essere esercitato attraverso una richiesta formale di rimozione delle
informazioni personali che ci riguardano per togliere dalla pubblica circolazione del web. Per
esempio se tizio 30 anni fa è stato assoggettato ad una condanna per un reato x, non vi
deve più essere la possibilità di identificare il suo nome e cognome con questo fatto
potenzialmente lesivo e screditante. Il diritto all’oblio o “diritto a essere lasciati in pace”
rispetto a fatti negativi vissuti nel corso della propria esistenza è il più “giovane” tra i diritti
alla privacy e sicuramente nella moderna società digitale è centrale perché si scontra con la
potenza del web e la capacità del web di ricordare tutti i fatti senza limiti temporali.
Il diritto all’oblio si scontra però con il diritto di cronaca e quindi c’è una potente
contrapposizione tra quello che è il diritto all’informazione e ad essere informati e il diritto
contrapposto a essere lasciati soli, alla riservatezza della vita privata.
IL DIRITTO ALL’INFORMAZIONE E IL DIRITTO ALL’OBLIO SI SCONTRANO IN MANIERA
DECISAMENTE EVIDENTE E QUINDI CI VOGLIONO LIMITI PRECISI al diritto di informare
e al diritto di cronaca per non ledere il diritto all’oblio di persone coinvolte in fatti di cronaca.
Informare sui fatti relativi a un individuo si può ma nel rispetto di tre fondamentali parametri:
1) Limite dell’interesse pubblico;
2) Limite dell’attualità dell’informazione(informare quando il fatto si verifica e non in
relazione a un fatto molto lontano nel tempo);
3) Limite della veridicità (informare e fornire informazioni corrispondenti al vero);

DIRITTO ALL’OBLIO VS DIRITTO ALLA LIBERTÀ’ DI MANIFESTAZIONE DEL


PENSIERO
Come ben sappiamo, ogni individuo gode del diritto alla libertà di opinione e di espressione,
incluso il diritto di ricevere informazioni e di diffondere informazioni e idee attraverso ogni
mezzo compreso il web, quindi oggi è consentito a ciascuno, non solo ai giornali, di poter
rendere pubbliche informazioni sugli individui.
Pensiamo alle migliaia di foto e video privati, purtroppo anche a sfondo sessuale, diffusi
scambiati e replicati sul web, youtube, facebook. questo ha portato anche a tragici casi
(anche in italia) che hanno indotto al suicidio chi ha preteso senza avere successo l’oblio, la
cancellazione di video scandalosi che la coinvolgevano sul web.
Oggi nella odierna società digitalizzata pretendere che le proprie informazioni personali
vengano sottratte al pubblico dominio non è affatto facile come accadeva in passato quando
c’era solo la stampa.
Oggi la prospettiva rispetto a quando esisteva solo la carta stampata è molto diversa perché
c’è un continuo sharing di contenuti da parte di chiunque. Non si tratta quindi di solo
impedire che rimangano disponibili le nostre informazioni sul web ma si tratta anche di
eliminare le successive ripubblicazioni di video compromettenti da parte di terze parti.
Infatti la memoria analogica è una memoria infinita e nel cloud noi non abbiamo la concreta
sicurezza di chi e di dove ha pubblicato qualcosa.

GLI INTERVENTI LEGISLATIVI E GIURISPRUDENZIALI RIGUARDANTI IL DIRITTO


ALL’OBLIO IN ITALIA

I provvedimenti storici italiani sul diritto all’oblio


In Italia il primo caso giurisprudenziale relativo al diritto all’oblio risale addirittura al 1995
quando il tribunale di roma emise una famosa sentenza relativa ad un articolo di un
quotidiano che riportava fatti di cronaca non più coerenti con il principio dell’utilità sociale
dell’informazione che ledevano profondamente la sfera personale del protagonista di quel
fatto di cronaca.
Infatti il messaggero pubblicava la notizia con la foto dell’autore dell’omicidio di una persona
condannata 30 anni prima ma che era stato graziato nell’81 dal capo dello stato, questo
individuo quindi nel 95 era uscito di prigione e viveva in regime di semilibertà, lavorava
regolarmente vivendo con la propria famiglia. Questo soggetto ritenne la pubblicazione del
messaggero gravemente diffamatoria e citò in giudizio dinanzi al tribunale di Roma il
direttore responsabile chiedendone la condanna al risarcimento dei danni.
Il tribunale di Roma accolse la domanda del ricorrente condannando il messaggero
affermando queste cose “non costituisce legittimo esercizio del diritto di cronaca, per
mancanza dell’utilità sociale della notizia, la riproduzione della prima pagina di un’edizione
d’epoca del quotidiano in cui si veda chiaramente il titolo con nome e cognome di un
individuo colpevole di omicidio”

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