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ZEN PER TUTTI I GIORNI

Esercitare l’attenzione

Vivere l’attimo.
Zen significa non oltrepassare l’attimo, ma vivere nell’attimo.Significa anche non
giudicarlo: “ E’ piacevole, è spiacevole, mi piace, non mi piace?”. Si tratta
semplicemente di percepire l’attimo, di viverlo. Esso è così com’è.

Percepite ogni azione.


In questo caso, l’esercizio dell’attenzione richiesto dallo Zen consiste nell’accorgerci
quando chiudiamo la porta sbattendola. Il punto non è se ciò sia bene o sia male.
La prossima volta non sarò irritato, uscirò di casa tranquillo e consapevole. Starò
attento al mio respiro ed ai miei passi. Baderò alla porta. Vedrò il legno, sentirò il
freddo della maniglia nella mano ancora calda, aprirò la porta e saprò che lo sto
facendo con la mano sinistra perché in quella destra porto la borsa. Andrò fuori e
noterò che la porta si chiude piano dietro di me. Mi accorgerò della fredda nebbia
autunnale e avrò freddo.

Vivere pienamente ogni azione.


Sperimentare consapevolmente, eseguire consapevolmente, vivere
consapevolmente tutte le infinite piccole azioni della vita quotidiana, calarsi
interamente in ogni azione,in ogni movimento, con il corpo, con la mente e con
l’anima: questo è Zen.

Calmare la mente.
Un esercizio Zen per calmare la mente consiste nell’osservare come il respiro
penetra nel corpo e di nuovo scorre fuori. Nello zazen, è d’aiuto contare i respiri da
uno a dieci a ogni espirazione per poi ricominciare daccapo. Oppure si può contare
a ogni inspirazione ed espirazione: uno uno, due due, tre tre, fino a dieci;
dopodiché si ricomincia a contare, ogni volta da uno a dieci, oppure al contrario da
dieci a uno. Potrà accadere che non si riesca ad andare oltre quattro e che con il
pensiero si inizi a fantasticare su argomenti vari. In questo caso si ricomincia
semplicemente a contare i respiri ripartendo da uno, senza giudicare il nostro
divagare. I pensieri infatti sono come nuvole bianche che passano. Con questo
esercizio, la mente impara a concentrarsi sull’attimo, su ciò che in quel momento
stiamo facendo. Contare e osservare il respiro, concentrarsi su un’azione,
concentrarsi sul respiro: questo ci aiuta a calmare la mente.

AGIRE CONCENTRATO

Fate quello che fate.


Quando la mente è calma, agiamo in maniera concentrata. Non facciamo altro se
non quello che stiamo facendo in quel momento. Non importa se nel frattempo
respiriamo velocemente, con inquietudine, lentamente, silenziosamente, oppure se
ansimiamo. L’importante è che ce ne accorgiamo e che non vi attribuiamo un
giudizio di valore: che siamo tutt’uno con l’azione. L’arte di pulire le stoviglie
prestandovi attenzione, per esempio, sta nel fatto di non pensare ad altro che, “ In
questo istante sto passando uno spazzolino su una tazza bianca, lo sporco si
scioglie, la tazza ha un punto sberciato e l’acqua scotta troppo sulle mie mani”. Di
solito troviamo queste attività molto noiose. Preferiamo pensare a quello che è
successo stamattina, a quello che abbiamo intenzione di fare subito dopo, al viaggio
che vorremmo intraprendere. Le nostre bocche parlano, e le nostre mani fanno
qualcosa di completamente diverso; lavano e asciugano come fossero automi. La
nostra mente è presa da inquietudine. Agiamo divisi e privi di concentrazione. Vi è
un calo di attenzione e la tazza vola sul pavimento.

Non voler raggiungere nulla.


Significa fare ciò che l’attimo richiede, passo dopo passo, pensando solo al passo
successivo, al respiro successivo e mai a tutto il lavoro in una volta. Per esercitaci in
questo, possiamo cercare un’occupazione che non ci permetta di raggiungere
assolutamente nulla, a lavorare senza meta e senza guadagno, a contatto con il
respiro.

Essere indipendenti da tutto.


Tramite lo Zen impariamo a diventare indipendenti da tutto: indipendenti dalla lode
e dalla critica, dal possesso o dalla povertà, dagli attimi passati o futuri, dalle nostre
idee, dalle nostre convinzioni o pregiudizi.

Non dipendere da lodi o critiche.


Osserviamo come siamo noi stessi sul posto di lavoro. Un giorno ci va bene e
veniamo lodati dal nostro capo, il giorno dopo abbiamo il mal di testa e otteniamo
scarsi risultati. Essere immuni dalle lodi e dalle critiche, oppure dalle nostre
opinioni, vuol dire accettare ogni momento così come viene. L’istante dopo
facciamo meglio o anche peggio, indipendentemente dal fatto che3 per la nostra
prestazione ci vergogniamo o ne godiamo, oppure che altri l’apprezzino o la
criticano.
Essere indipendenti da tutto, andare semplicemente avanti, giorno per e senza
valutazioni, fare semplicemente ciò che richiede il momento.Che ciò sia bene o
male, che vi faccia felici oppure no, non è questo che conta, non è questa la vita.
La vita è percorrere la via che avete davanti a voi in quell’istante.

Vie Zen in Occidente.


Se desideriamo esercitarci nello Zen, non abbiamo bisogno di percorrere la
tradizionale via dello Zen e, tanto per fare un esempio, esercitarci al tiro con l’arco
o al jujitsu. Non dobbiamo necessariamente cimentarci nella calligrafia, possiamo
anche scrivere al computer e lasciare correre le dita sulla tastiera. Mentre siamo alla
guida dell’automobile o stiamo telefonando, lo Zen è altrettanto praticabile quanto
durante la preparazione di una pizza. Ciò che conta non è “che cosa” facciamo.
Molto più importante è “come” lo facciamo. Se sono intento nell’arte di intrecciare i
fiori o se sto guidando la moto, non ha importanza.
Pensiero e azione costituiscono un’unita.
La meditazione è riconoscibile dal baricentro della nostra attenzione. Se il nostro
baricentro si trova in alto, di solito nella testa, i nostri pensieri vagano lontano. Non
siamo attenti e ben desti, non siamo completamente concentrati su ciò che in
quell’istante si sta svolgendo in noi e intorno a noi. Se però il baricentro si trova
nell’addome, esso coincide con quello fisico. Allora le nostre azioni coincidono con i
nostri pensieri in un medesimo punto. Allora non sogniamo, non fluttuiamo sospesi
nel passato o nel futuro. Allora meditiamo, ossia siamo desti e completamente
concentrati e viviamo pienamente l’attimo.

Spostare il baricentro.
Potete, se lo desiderate, spostare immediatamente il baricentro del vostro corpo
dalla testa nell’addome. A tal fine portate l’attenzione nell’addome, e la ‘ troverete
subito anche il baricentro.E’ semplice. Se il baricentro è là, siete completamente
concentrati, siete pienamente in azione. Corpo, mente e psiche coincidono in uno
stesso punto. Ciò può essere dedotto dal vostro modo di camminare.

Attenzione guidata.
E’ altrettanto vero che non appena siete desti e presenti nell’attimo, baricentro e
attenzione possono essere localizzati nell’addome. Le due cose sono inscindibili,
appartengono allo stesso fenomeno, al fatto di non essere con il pensiero da una
qualche altra parte.Ciò significa che non fantastichiamo su ciò che il futuro ci
riserva, o su ciò che avrebbe potuto essere diverso, o su quanto fanno gli altri, e
così via. Si tratta di camminare, quando camminiamo, o di stare seduti, quando
siamo seduti. Meditare mentre si cammina vuol dire dunque che “camminiamo
camminando”, e che mentre il nostro corpo cammina, con il pensiero non siamo
altrove.

Tensione e distensione.
Noi non diverremo mai desti se alleneremo solo il lato della tensione o solo quello
della distensione. Se stessimo seduti o ci allenassimo ventiquattr’ ore al giorno non
faremmo altro che irrigidirci, e questo a discapito del piacere. Restando
semplicemente distesi, non ce la faremmo lo stesso. Si tratta invece di portare in
equilibrio tensione e distensione.

I pensieri sono come nuvole.


I pensieri sono come nuvole, vanno e vengono e non lasciano traccia. Nel destarci
entra in gioco una terza capacità: quella di mettere i pensieri in sintonia con il fare.
E’ proprio così che si pratica lo Zen da più di duemila anni. Quando penso, perdo
energia.

Lasciare andare.
Ma che cosa dobbiamo lasciare andare? Lasciare andare è certamente qualcosa che
ha a che fare con il permettere, con il lasciar vivere, con un rimettersi al fluire della
vita. L’arte del lasciare andare consiste nel fatto di agire avendo fiducia nelle
proprie capacità naturali. Lasciare andare, ovvero permettere, è qualcosa che ha a
che fare con il “ non voler nulla”. Il nostro Io personale in questo caso non è affatto
chiamato in causa. Noi dovremmo assecondare i nostri istinti, viverli, ossia cercare
la nostra strada, trovarla e percorrerla.

Andare per la propria strada.


Una volta che abbiamo imparato a liberarci di tutte le costrizioni cui siamo stati
destinati ma che non ci appartengono affatto, avvertiamo un meraviglioso senso di
sollievo. Nessun muro intorno a noi. Apertura con tutto e con tutti. Liberi di andare
ovunque e in nessun luogo, sentiamo come la vita scorra e ci attraversi. Questo è
tutto.

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