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Fino all'emanazione del codice zanardelli nel 1889 che sostituì il codice penale
SARDO
Per il codice sardo il minore di 14 anni, che avesse agito senza discernimento, non era
passibile di pena e, in caso di crimine o delitto, poteva, a discrezione dell'autorità
giudiziaria, essere consegnato ai genitori o ricoverato in uno stabilimento pubblico di
lavoro;
Il Codice Zanardelli poneva delle distinzioni: l’età minima per l'imputabilità venne
fissata a nove anni, quindi quasi nell'infanzia (art. 53); fra i nove e i quattordici
anni il ragazzo era imputabile, ma solo nel caso in cui il Magistrato, o, ne avesse
accertato il 'discernimento' (art. 54); dai quattordici ai diciotto anni era ugualmente
imputabile, nel senso che si partiva dalla presunzione di imputabilità (art. 55);Se il
minore era ritenuto imputabile, veniva assoggettato a pene diminuite, e lo stesso
regime era previsto per il minore di ventuno anni.
Il principio del 'discernimento' del minore al momento della commissione del fatto,
in base al quale si stabiliva l'imputabilità, si basa sulla Scuola Positiva che tese
sempre a focalizzare l'attenzione sulla necessità di individualizzare le pene, attraverso
l'instaurazione di un sistema penale concentrato sull'esame dell'individuo, più che sul
reato. Ciò presuppose, anche, che divenisse indispensabile la figura del medico,
quale ausiliario del giudice
Però in realtà non ci fu attenzione al singolo poi nel 1908 fu emanato il CODICE
PENALE ORLANDO in cui
era diviso in 3 libri e fu un compromesso tra le due scuole, Si delineò una netta
distinzione tra i soggetti che erano da considerarsi in condizioni di normalità
biologica e psichica e quelli che erano in condizioni valutate di non normalità
biologica e psichica: per i primi (di cui era presunto il libero arbitrio e, quindi,
l’imputabilità) la pena assolveva a una funzione soprattutto retributiva; ai secondi
(libero arbitrio/l’imputabilità doveva essere provata), la pena, sotto forma di misura
di sicurezza, acquisiva funzioni terapeutiche e di difesa sociale