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QUENTIN E...

SIGMUND
Pietro Bianchi
«Chi sceglie di avere l'uomo come oggetto dei suoi studi deve lità dell’esistenza che non fa altro che lasciarci con un
aspettarsi di avere l'uomo come nemico».
(Julien Offray de La Mettrie, «Discorso sulla felicità») soggetto ridotto a corpo muto che non riesce a farsi
parola. Un esempio? L’ultimo Leone d’Oro alla mostra
Se vi è un elemento dell’ideologia contemporanea che del cinema di Venezia, Lebanon di Samuel Maoz, che ci
è particolarmente diffuso e universalmente accettato vuole mostrare il “trauma” (umanissimo!) dell’occupa-
(nonché estremamente odioso), è quella facile psicolo- zione del Libano del 1982. Degli occupanti ovviamen-
gia da vita interiore che vorrebbe riportare ogni feno- te. E lo fa schiacciando la macchina da presa sulla
meno della collettività e della società alla narrazione di dimensione intransitiva della sofferenza corporea, del-
una cosiddetta persona (1). Dai programmi televisivi al l’emozione embedded. Biopolitica della sensazione da
mondo accademico sembra che si alzi un unico e uni- ossessione per il primo piano. Eh sì, anche gli occupan-
forme coro:“dietro” ad ogni fenomeno storico o d’attua- ti soffrono. È di fronte a queste raffinate infiocchettatu-
lità (dietro all’“ideologia” come dicono alcuni) vi è sem- re del senso comune più conservatore che non possiamo
pre un individuo in carne ed ossa, con i suoi sentimen- che accogliere con un certo entusiasmo la salutare
ti e le sue debolezze; dietro ad un uomo politico o di deflagrazione anti-umanistica di Inglourious Basterds.
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potere vi è sempre una persona “come tutte le altre”, che Non che Tarantino ci abbia mai abituato a psicologismi
soffre e gioisce: e via con i termini di riferimento… per- in passato, ma forse a partire da Grindhouse –
sona appunto o individuo, emozione, sensazione e così Deathproof (Grindhouse – A prova di morte, 2007)
via. Assistiamo alla piatta umanizzazione dell’universa- qualcosa in più è accaduto: questo elemento de-uma-

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nizzante ha sconfinato le angolosità della struttura nar-
rativa o la descrizione idiosincratica dei personaggi per
invadere la stessa dimensione del tempo (2), che si
emancipa dalla dialettica dettaglio-sfondo – secondo
cui la temporalità del primo starebbe in rapporto alla
sua collocazione rispetto al secondo – per costituirsi
come puro spreco fuori misura, dépense, in una parola:
singolarità. Inglourious Basterds è un film che eccede la
logica della “buona composizione” delle parti, è pieno di
rallentamenti, tempi vuoti, elementi marginali che pren-
dono improvvisamente la centralità della scena, repen-
tini cambi di direzione e momentanee accelerazioni. È
un film che in buona sostanza non sta dentro alla
buona misura “psicologizzante” del contemporaneo.
Proveremo a seguirne questo tracciato anti-umanistico
facendoci aiutare da uno sparring partner d’eccezione
ancorché poco ortodosso: Sigmund Freud.

FENOMENOLOGIA DELLO SMALL TALK


Gli americani lo chiamano small talk. È quella sorta
di chiacchiera di poco conto che contrappunta la paro-
la della quotidianità. Si parla del tempo, del cibo, di
come si sta trascorrendo la giornata, di piccole cose.
Small appunto. In linguistica invece la chiamerebbero
comunicazione fatica, ovvero quell’atto linguistico che
non ha come obiettivo lo scambio di informazioni ma
un patto di riconoscimento intersoggettivo, indipenden- vestiti scuri dei rapinatori di Reservoir Dogs, Uma
te dal che cosa si dice. Dunque, letteralmente, nello Thurman e la sua tutina gialla in Kill Bill) che non
small talk una parola vale l’altra. Ma è proprio così? fanno altro che fare battute, raccontare barzellette o
È superfluo in questa sede rammentare quanto storie assurde? Qual è il motivo di questa insistenza
Tarantino abbia da sempre costruito la cifra stilistica (persino in un film di guerra!) ostinata per il registro
dei propri dialoghi sullo small talk. Gli esempi sono leggero? Dopo tutto non è forse vero che lo small talk
noti: la discussione su «Like a Virgin» di Madonna con non dice di fatto nulla in particolare? Di fronte (e con-
cui si apre Reservoir Dogs (Le iene, 1992), il “quarter trariamente) a questa rappresentazione che vorrebbe
pounder with cheese” di Pulp Fiction (id., 1994), la spe- ridurre Quentin Tarantino a una leggera e ironica post-
culazione pseudo-filosofica su Superman nella scena modernità senza valori e profondità, chiusa nell’autore-
finale di Kill Bill (id., 2003-2004) solo per rimanere ai ferenzialità del citazionismo o del cinema che parla sol-
più celebri. Inglourious Basterds non fa eccezione. Nel tanto di se stesso, proveremo a prendere affatto seria-
primo capitolo, «Once upon a time… in Nazi occupied mente questo apparente e superficiale leggerezza.
France», nel dialogo tra Hans Landa e Monsieur Seguendo l’esempio di quel medico Viennese vissuto più
LaPadite il bicchiere di latte, la pipa, la divagazione sui di un secolo fa di nome Sigmund Freud.
topi; nel terzo capitolo, «German Night in Paris», nel
dialogo tra Shosanna e Landa, il discorso sulla panna
montata e lo strudel; nel quarto capitolo «Operation LA PSICOLOGIA… IN UN FRAMMENTO
Kino» il geniale dettaglio di King Kong quando il mag-
giore delle SS si mette a giocare all’indovinello con le Quali sono le implicazioni nel guardare un oggetto
carte nello scantinato della taverna. Ma sono questi sol- dal punto di vista del frammento? Contrariamente al
tanto dei dettagli privi d’importanza? Puri divertisse- dettaglio che espone la generalità del tutto nel suo
ment finalizzati a strappare un sorriso o divagazioni punto di visibilità particolare, il frammento ha una
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funzionali soltanto all’alleggerimento della struttura struttura che è eminentemente e inevitabilmente sin-
narrativa? Come mai i film di Tarantino sono popolati tomatica. Più che rifarsi all’unicità del Tutto (confer-
da personaggi senza spessore, icone appiattite alla pura mandola), la mette in discussione; gli mette i bastoni
superficie estetica dell’abbigliamento (gli occhiali e i tra le ruote. Come direbbe Alain Badiou, ne espone il

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punto di verità che l’Uno del Tutto vorrebbe lasciare normalmente viene rappresentato come colui che ha
in ombra. La psicoanalisi quando nacque all’inizio ridotto la violenza cinematografica a un disimpegna-
del Ventesimo Secolo non fece altro che partire da to gioco fumettistico. A riprova che i dettagli in super-
tale sensibilità: dall’enorme importanza che viene ficie possono essere ben più crudi del disimpegnato
data ad un elemento apparentemente marginale ele- gioco postmoderno di simulacri senza spessore.
vato alla dignità di verità: il sintomo. Il sintomo non
è un malfunzionamento periferico dell’apparato psi-
chico, ma è il momento di sua più nitida verità, in cui LA SUPERFICIE E IL CENTRO (ASSENTE)
esso prende parola nel punto dove la coerenza del-
l’individualità non riesce più a farlo tacere. Chi ha Ma come dicevamo, quest’attenzione al frammento
familiarità con «L’interpretazione dei sogni» di Freud almeno per quanto riguarda le ultime due opere di
sa che l’enigma di un sogno non è mai il suo deside- Tarantino, Grindhouse – Deathproof e Inglourious
rio recondito. Esso è normalmente un pensiero di cui Basterds, va ben al di là della semplice descrizione
il soggetto è assolutamente cosciente (anche se sca- dei personaggi. Inglourious Basterds porta a un
broso e denegato). L’enigma semmai sta proprio nel passo oltre quella tendenza, già rilevabile in
percorso che fa sì che questo desiderio denegato non Reservoir Dogs, di costruire l’intera vicenda narrati-
assuma le fattezze logico razionali del discorso va a partire da un centro assente: in quel caso, la
cosciente (come è durante la veglia), ma subisca una (mai mostrata) rapina come luogo generatore dell’in-
curvatura illogica, o meglio che segua una logica di treccio (3). Inglourious Basterds invece non ha pro-
cui il soggetto non capisce la ratio. Come mai questo priamente centro (nemmeno assente). Al gruppo di
sogno è popolato da questi strani oggetti apparente- soldati in missione capitanati da Aldo Raine non
mente insensati? Come mai quella scena? Come mai viene concesso che una minima parte della pellicola;
quelle parole vengono usate per dirmi quella cosa? solo uno di loro viene introdotto attraverso una spe-
L’enigma di un sogno, per così dire, non sta tanto nel cie di videoclip, mentre la maggior parte non viene
suo contenuto latente, quanto nel motivo della sua mostrata che per pochi secondi (di almeno tre di loro
superficie manifesta: o piuttosto nella particolare non si verrà neanche a sapere il motivo della loro
forma manifesta che quel contenuto latente assume. morte). Le due principali linee narrative di fatto non
La verità, come ama dire Slavoj Žižek citando «X- si incontrano se non molto indirettamente nella
Files», è là fuori. Più in superficie rispetto a quella scena dell’esplosione del cinema. L’impressione è che
supposta profondità (questa sì ideologica!) a cui si dello svolgimento organizzato della narrazione a
vorrebbe ridurre la soggettività umana. Tarantino non importi granché. I cinque capitoli si
Tarantino rappresenta uno dei più limpidi esempi presentano dunque come cinque dettagli, non media-
cinematografici di questa sensibilità. I suoi personag- ti da alcun centro che ne localizzerebbe anche soltan-
gi, ridotti a pura superficie in-umana (icona) o a una to il luogo nella narrazione (per non parlare del
sintomatica bizzaria paradossale, lungi dal costituire senso). Nelle ultime due opere di Tarantino la logica
la semplificazione di una supposta profondità psico- del frammento sintomatico ha finito per pervadere
logica riescono a esporre con più limpidezza un ele- anche la stessa struttura filmica. L’effetto tuttavia
mento di verità (un’escrescenza oscena del soggetto non è quello di un’eclissi generalizzata del senso. La
per citare ancora una volta Slavoj Žižek). Inglourious logica del sintomo non è una logica di dispersione del
Basterds non è un film che “alleggerisce” un tema così senso ma di sua diversa localizzazione all’interno
denso di rischi come l’occupazione nazista della della struttura. E poi, come ci ha insegnato Deleuze
Francia riducendo il trauma della guerra alle avven- (con Lewis Carroll) (4) un mondo di superfici e spec-
ture di un gruppo di gangster (che infatti si vedono a chi può essere un’esperienza ben più terribile, anche
malapena), ma semmai ne prende davvero sul serio la se libera, di un mondo ingannevolmente messo al
superficie di sintomi. Con quella serietà per la super- sicuro dalle altezze dei significati trascendenti.
ficie che solo le commedie più raffinate riescono ad
avere (più vicino al Vogliamo Vivere! [To Be or Not
to Be, 1942] di Lubitsch che non ai sempre citati
(1) Roberto Esposito, «Terza Persona», Einaudi, Torino 2007.
western di Leone molto meno attenti allo spessore del (2) Rimandiamo a questo riguardo al bell’articolo di Giona A.
frammento). Una scena emblematica dello sguardo Nazzaro, Inglourious Basterds o delle paramnesi dell’iconolatria
(costruttiva), «Film Critica» n. 596/597, giugno/luglio 2009, che ci
sintomatologico di Tarantino è quella – di inaudita svela anche l’interessante dettaglio dell’apprezzamento da parte di
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violenza – nella quale Landa a colloquio con Quentin Tarantino di Kinatay di Brillante Mendoza. Due regimi della
temporalità dell’immagine non così distanti come sembrerebbero a
Shosanna durante la cena di nazisti spegne in close- prima vista.
up la sigaretta sul piatto di panna: una crudezza sin- (3) Cfr. Leonardo Gandini, Le Iene, in Vito Zagarrio (a cura di),
«Quentin Tarantino», Marsilio,Venezia 2009, pp. 33-51.
golare se pensiamo che a girarla è stato un regista che (4) Gilles Deleuze, «Logica del senso», Feltrinelli, Milano 1975.

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