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far compiere scelte e decisioni radicali e significative, ma non

dobbiamo dimenticare l’obiettivo di colui che ha scritto il testo degli Atti


e il contesto ecclesiale entro il quale egli si colloca. Per Luca, la
Chiesa primitiva non è soltanto un fondamento in senso giuridico, ma
è pure un modello, per questo l’immagine che egli ci propone tende a
sfumare gli eventi contrastanti e a sottolineare i risultati: egli scrive
per infondere coraggio, perseveranza, slancio missionario alle
comunità cristiane. Sottolineando la qualità delle relazioni intercorse
tra i primi cristiani egli intende esortare i cristiani del suo tempo a
realizzare allo stesso modo la propria esperienza di Chiesa,
superando sia le divisioni sociali («tenevano ogni cosa in comune»),
sia quelle ideologiche (tutti ascoltavano le stesse guide, gli apostoli).
Non va trascurato tuttavia l’elemento che fa da inclusione in questo
breve brano: la preghiera (v. 42) e la lode di Dio (v. 47); come la
missione scaturisce dalla forza divina inviata dall’alto, così anche la
comunione tra i membri della Chiesa è rinsaldata dal vincolo che tutti
unisce all’unico Signore e che si esprime nella preghiera e nella lode.
Noi abbiamo imparato a conoscerti
 fase di riappropriazione (cfr. foglio animatore) come il Dio che ci chiama con passione e con amore.
Senza lo Spirito Salmo 14 Tu ci chiami a compiere un passaggio,
Dio è lontano, Cristo resta nel passato, 1 dai luoghi della nostra dispersione verso l’unità,
il Vangelo è lettera morta, Signore, chi abiterà nella tua tenda?
Chi dimorerà sul tuo santo monte? dai luoghi della nostra distrazione interiore verso l’unità della coscienza,
la Chiesa una semplice organizzazione, verso l’integrità della persona che si sente una,
l’autorità dominio, 2 che scopre la sua identità di figlio, di fratello.
la missione propaganda, Colui che cammina senza colpa,
Agisce con giustizia e parla lealmente, Ci chiami come popolo dalle nostre tensioni comunitarie,
il culto una evocazione 3 dalle nostre opposizioni e divisioni sociali, politiche, culturali,
e l’agire cristiano una morale da schiavi. non dice calunnia con la lingua,
non fa danno al suo prossimo a vivere l’esperienza dell’unità,
Con lo Spirito quella degli uomini e quella della Chiesa.
il cosmo si solleva e non lancia insulto al suo vicino.
Ci chiami dalle dispersioni delle diverse confessioni cristiane,
e geme nelle doglie del Regno,
L’IDEALE della
il Cristo risorto è presente,
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Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.
delle diverse religioni, a vivere l’esperienza dell’unico Dio,
dell’unica fede, dell’unico battesimo, dell’unica Chiesa,
il Vangelo è potenza di vita,
CHIESA
la Chiesa significa comunione trinitaria, Anche se giura a suo danno, dell’unica speranza.
Concedi a noi, Signore, di conoscere il modo,
l’autorità è un servizio liberante, non cambia;
solo un bel
la missione è Pentecoste,
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presta denaro senza fare usura, la via di questo cammino, perchè possiamo percorrerlo.
Liberaci dalla schiavitù delle parole:
e non accetta doni contro l’innocente.
sogno?
la liturgia è memoria e anticipazione,
l’agire umano è deificato. Colui che agisce in questo modo rendi il nostro cuore, le nostre labbra, le nostre orecchie
strumento docile al soffio del tuo Spirito.
resterà saldo per sempre.
IGNAZIO HAZIM PATRIARCA DI ANTIOCHIA Donaci di saper camminare il cammino della comunione fraterna.

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Atti 2, 42 - 47
 atti 2, 42-47
42
alla missione, quindi all’annuncio del Cristo risorto, dal quale scaturisce la
nuova comunità (2,37-41). Ecco perchè la comunità riunita persevera
Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione nell’ascolto degli apostoli: la loro testimonianza, la loro parola è ciò che
fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. 43Un senso di timore costituisce il legame autentico con il vero fondamento della loro
era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. 44Tutti esperienza comunitaria, Gesù Cristo.
coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa L’espressione «insegnamento degli apostoli» (v. 42) come tale è unica
in comune; 45chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte
negli Atti, sebbene l’autore utilizzi il termine didaché anche per la
a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. 46Ogni giorno tutti insieme
predicazione missionaria (At 5,27; 13,12). Non si limita dunque
frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti
con letizia e semplicità di cuore, 47lodando Dio e godendo la simpatia di all’insegnamento di Gesù che gli apostoli sono chiamati a trasmettere, o
tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità alla catechesi della comunità, ma include l’insieme della predicazione
quelli che erano salvati. apostolica diventata normativa per l’intera Chiesa (cf. At 4,33).
Collegata alla didaché, troviamo la koinōnia, «comunione», un vocabolo
 fase di approfondimento che non ricorre altrove nell’opera lucana, ma che è presente nelle lettere
COMMENTO paoline con diversi significati: il vocabolo può infatti designare sia l’unione
Non è raro trovare chi, leggendo gli Atti degli Apostoli, se ne esca con spirituale fra i credenti sia la pratica dell’elemosina o della comunione dei
commenti un po' delusi: se la Chiesa era così, se la Chiesa deve essere beni. Qui il collegamento con l’insegnamento apostolico potrebbe indicare
così, allora che ne è della mia parrocchia? O della mia comunità? Ecco l’unità di fede con tale insegnamento. La Vulgata (latina) collega il termine
perchè è importante chiarire il senso dei sommari del libro degli Atti (il con la frazione del pane e pensa quindi alla comunione creata
secondo si trova in 4,32-35), in cui il flusso della narrazione si arresta per dall’Eucaristia; alcuni esegeti interpretano il passo alla base di 4,32, in cui
lasciare spazio alla descrizione. Per Luca, la vita della prima comunità non si insiste primariamente su una comunione spirituale, ma per altri la chiave
è importante soltanto per gli eventi storici di cui è protagonista, ma anche di lettura starebbe in 2,44-45 che mettono in risalto la comunione dei beni
per come al suo interno sa strutturare relazioni che ne forniscono la materiali. Decidere tra le varie interpretazioni non è facile, ma forse non è
carta d’identità. neppure necessario: il contesto include l’unione fraterna, l’essere un cuor
Il sommario del c. 2 riprende i temi dello stare insieme e della concordia solo e un’anima sola dei credenti, ma anche la manifestazione concreta
caratterizzanti il nucleo iniziale della comunità (At 1,14: 2,1) e il tema del di tale condizione spirituale, cioè la comunione dei beni fra i membri.
raduno dei salvati apparso nel discorso di Pietro (At 2,21.40-41). Il La «frazione del pane» - un rito abitualmente compiuto nel giudaismo dal
sommario non è la fotografia della vita reale della Chiesa di Gerusalemme, padre di famiglia con la benedizione che dà inizio al pasto - è l’espressione
ma non è neppure una pura fantasia dell’autore. «Luca più che narrare che in Luca designa la celebrazione eucaristica; essa è parallela all’altra
storia sembra utilizzare un materiale storico per descrivere un’immagine, esperienza fondante che il v. 46 ambienta nel tempio, la «preghiera». La
perchè il quadro dipinto possa essere contemplato e fungere da specchio, preghiera nel tempio indica la continuità che la comunità primitiva vede tra
su cui devono riflettersi le comunità che leggono la sua opera» (G. Betori). sé e il cammino di Israele, mentre la frazione del pane nelle case diventa
Il testo presenta una struttura lineare: il v. 42 enuncia le esperienze elemento tipico della vita cristiana, con la quale essa testimonia di essere
fondanti, riprese e sviluppate nei vv. 43-47a; il v. 47b è una nota di la comunità del tempo «ultimo», in cui Dio è presente (da qui la
cronaca. «letizia») e le cui relazioni sono del tutto nuove (la «semplicità di
At 2 inizia con il dono dello Spirito a Pentecoste che è riversato sulla cuore»).
comunità «riunita», un «prodigio» che sta all’origine dei prodigi compiuti Il resoconto degli Atti ci mostra un’immagine ideale della prima
dagli apostoli (2,43) e che provocano negli spettatori un senso di timore. La comunità: certamente l’entusiasmo degli inizi ha contribuito anche a
discesa dello Spirito non è intesa da Luca come inizio della Chiesa,
quanto piuttosto come l’impulso proveniente dall’alto per dare inizio

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Si potrebbe usare anche una o l’altra delle relazioni al Convegno di Verona: per esempio
quella di Paola Bignardi (www.convegnodiverona.it)
Foglio per l’animatore/ At 2, 42-47
 Accoglienza
20.30 Saluti; breve introduzione della tematica Che cos’è la Chiesa,
dell’anno cosa vuol dire vivere nella chiesa
Preghiera per il mondo,
cos’è l’esistenza cristiana
 Fase “proiettiva”
Negli anni Settanta si cantava questo canto:
“nella chiesa del Signore, tutti gli uomini verranno, se bussando alla sua porta solo
amore troveranno”
a quali condizioni, secondo voi, la Chiesa può essere un luogo che attrae gli
uomini e le donne del nostro tempo? Come dovrebbe essere la nostra parrocchia
per essere una comunità “affascinante”?
(si discute a piccoli gruppetti e poi l’animatore raccoglie su un cartellone il profilo di
una chiesa possibile)
Si procede poi alla lettura del brano di Atti
 Fase di approfondimento
Lettura del testo
21.10 Guidare il gruppo di ascolto nel cogliere i tratti salienti del racconto, evidenziando le quattro
“perseveranze” che costituiscono la Chiesa: quattro processi che mantengono “in forma” la
chiesa
Sottolineare che la proposta contenuta in Atti non è semplicemente una
fotografia ma nemmeno una invenzione, piuttosto un modello a cui si
ispirava la comunità stessa
(eventualmente) Lettura individuale del commento e condivisione
sugli aspetti ritenuti più importanti
 Fase di riappropriazione
21.30 Qual è l’utilità di avere a disposizione un modello? Come ci
sentiamo davanti ad un modello?
Quali passi possibili potremmo suggerire per la nostra comunità?
Oppure
Formuliamo una preghiera per la Chiesa
21.50 Preghiera conclusiva

allegato un foglio di approfondimento teologico:


G. Canobbio, “Esigenze della missione e immagine di Chiesa”, 2003

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IL PARADIGMA Il problema che si pone è quello dell’idea di Chiesa.

DELLA CHIESA In ultima analisi, cosa è la Chiesa e qual è la sua

funzione nella società?


(G. Canobbio, “Esigenze della missione e immagine di Chiesa”, 2003)
DESIDERIO DI PERFEZIONE E RISCHIO DI SETTARISMO
Anche nella ‘organizzazione’ della comunità
cristiana sta riapparendo una tendenza che in ALLA RICERCA DI UN PARADIGMA
molte altre circostanze storiche si era fatta sentire: Consapevoli che il volto della comunità non può
costruire una Chiesa di ‘puri’, stante anche la essere ogni volta reinventato, in genere si cercano
constatazione che una Chiesa di popolo non solo i lineamenti dello stesso nei testi normativi, tra i
non è più efficace a far fronte alle tendenze del quali al primo posto stanno i sommari degli Atti: in
costume sì da correggerle, ma non corrisponde essi si troverebbe il paradigma per costruire le
neppure alle esigenze inscritte nella descrizione comunità cristiane. Il ricorso a essi non è però
‘dogmatica’ della Chiesa (sposa di Cristo, santa privo di ambiguità. Se, infatti, da un lato possono
senza macchia né ruga...). costituire stimolo a mete più alte, dall’altro
L’istanza non può essere immediatamente possono indurre una ‘depressione ecclesiale’.
stigmatizzata: appartiene alla natura stessa della L’esperienza insegna che sulla possibilità di
Chiesa proporsi come alternativa al mondo. Non si costruire comunità cristiane secondo quel
confessa forse nel Credo che la Chiesa è santa? paradigma non ci si deve fare illusioni; resta diffi-
Resta ineludibile per il gruppo dei cristiani la cile, e quindi una sfida permanente: il desiderio e
necessità di tendere a ‘separarsi’ dal resto. Pure i gli sforzi per realizzarlo urtano perennemente
movimenti di riforma che di quando in quando contro il nativo istinto di conservazione delle
hanno provocato la Chiesa hanno fatto appello al persone che impedisce di giungere a una vita
rigore della vita cristiana. E tali movimenti sono da comunitaria ‘soddisfacente’. A fronte di questa
riconoscere frutto dello Spirito, il quale scuote la constatazione possono sorgere due atteggiamenti
sua Chiesa quando essa rischia di adattarsi al tra loro speculari: denunciare strenuamente gli
costume. Il desiderio di avere comunità cristiane ‘egoismi’ come contrari alla volontà del Signore;
‘perfette’ non può quindi morire. Si potrebbe anzi dichiarare l’impossibilità della vita comunitaria e
dire che la vivacità di tale desiderio è segno della quindi rassegnarsi depressivamente al dato di
presenza dello Spirito, il quale santifica la sua fatto, ritenendo utopistica qualsiasi immagine che
Chiesa anche con l’inquietudine degli spiriti. vada contro di esso.
Ma può accadere che il succitato desiderio rischi Il duplice atteggiamento pecca allo stesso modo
di trasformarsi in spirito settario. E ciò ha di assenza di consapevolezza critica. Non riesce,
ragioni di carattere psicologico più che ‘spirituale’. infatti, a mettere insieme storia e testo normativo.
Constatando l’erosione del numero dei cristiani, Nel primo caso perché si fa valere il testo come
sorge in qualcuno un’ipotesi: non dipenderà forse paradigma assoluto. Nel secondo caso perché si
dal fatto che non si è perseguita l’eccellenza, e ritiene che la storia costituisca l’unico parametro
integrando nella Chiesa ‘ogni specie di animali’, si per valutare le possibilità. I due sommari, invece,
è, di conseguenza, abbassato il tono al punto da stante la loro collocazione, vogliono indicare
scoraggiare i più esigenti? Sulla scorta di tale nello stesso tempo una possibilità e uno
ipotesi si immaginano comunità cristiane costituite stimolo alla ricerca di percorsi. Pertanto non
da pochi membri consapevoli e compatti, legittimano né utopismo nè scetticismo.
modellate sull’ideale dei sommari degli Atti.
Un sintomo di questa tentazione si ha nella
scelta operata da alcuni pastori. Costoro, delusi ELEMENTI PER LA LETTURA DEI TESTI
dalla prassi ordinaria e vedendo come frutto dello Per comprenderli si deve anzitutto osservare la
Spirito i movimenti ecclesiali di recente
collocazione dei testi.
apparizione, scelgono di adottare lo stile di questi Il primo (At 2, 42-48) è collocato come sintesi,
movimenti per impostare la vita della comunità
quasi esito dell’evento di Pentecoste, a dire che
cristiana e lo propongono a tutti quasi ultima l’azione dello Spirito che ha suscitato la pre-
spiaggia per salvare un cristianesimo che langue.
dicazione raggiunge la sua visibilità nella vita della
Va però osservato che quando si opera questa comunità che si è raccolta grazie a quella;
scelta si sortiscono due effetti: da una parte si
 il secondo (4,32-35) dopo una nuova
rende più vivace la vita del gruppo che fa da Pentecoste (4,31).
traino; dall’altra si costruisce una distanza tra
Si nota quindi una convergenza: al principio della
coloro che aderiscono al movimento e quanti vita comunitaria non sta tanto il desiderio di unirsi,
ritengono di non dover o poter aderire.
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quanto la forza dello Spirito. Questi agisce però fronte di questa affermazione non può trovare
anzitutto attraverso la predicazione degli apostoli.
E non a caso: in essa si rende presente la vicenda spazio lo scetticismo che pretenderebbe di
di Gesù, in particolare il suo risuscitamento.
L’unione dei credenti ha così un fondamento fondarsi sull’esperienza. Negare la possibilità di
trascendente. E Luca vuole anzitutto mostrare
che nella piccola comunità prende avvio la una comunità vera sarebbe negare la potenza
raccolta dell’umanità che simbolicamente era stata
anticipata nella scelta dei dodici da parte di Gesù. trasformatrice dello Spirito.
Ciò sta a suggerire che la vita comunitaria è prima
di tutto dono dello Spirito, come dono dello Spirito
è la predicazione apostolica.
A questo riguardo merita attenzione 2, 42 che PERCORSI PER REALIZZARE LA COMUNITÀ
riassume la vita della comunità attorno a quattro Con l’indicazione dei quattro elementi Luca
elementi, dei quali tre appartengono alla ‘radice’ suggerisce anche i passi mediante i quali si
della stessa vita ecclesiale: l’insegnamento degli genera la comunità.
apostoli, la frazione del pane e la preghiera. I Anzitutto l’insegnamento degli apostoli.
quattro sono poi introdotti dal participio presente Questo rimanda all’evento originario e in quanto
proskarterountes (ripreso anche al v 46), che tale costituisce principio unificatore, non frutto di
significa assidua frequentazione, dedicazione convergenza di opinioni (questo produrrebbe
costante a una cosa, e sta a indicare che non si eventualmente un’unità convenzionale e fragile),
tratta di azioni passeggere, ma permanenti: lo bensì di verità che si dà e che richiede
Spirito ha modellato le persone in forma stabile, e accoglienza da parte di tutti. Una tale verità
il risultato sta ormai come modello della vita della impedisce che l’unità sia imposta da qualcuno:
comunità cristiana. I quattro elementi, nel greco, nessuno può costituire principio ultimo di unità se
sono grammaticalmente collegati in modo diverso: non l’evento annunciato. Il fatto che al principio
l’insegnamento degli apostoli sta a sé e appare dell’unità stia l’insegnamento degli apostoli sta a
come il fondamento (si vuole così, nello stesso indicare che i credenti stanno insieme in forza
tempo, legare il v, 42 con la predicazione di Pietro della fede e non di altre ragioni, nè politiche, nè
e indicare che la comunità cristiana non può es- organizzative, né puramente psichiche. In questa
serci senza la ripresa della testimonianza luce, si potrebbe valutare quali siano le ragioni per
autorevole, che ha per oggetto anzitutto la le quali sorgono le divisioni (o anche i legami)
risurrezione di Gesù: cfr. anche 4, 33); la koinonìa nelle comunità cristiane e verificare se non si tratti
e la frazione del pane sono legate tra loro senza in genere di ragioni altre rispetto alla fede. L’unità
congiunzione: la koinonìa si manifesta e si attinge della comunità cristiana non chiede unanimità su
nell’eucaristia; infine la preghiera che è collegata tutto: la comunità cristiana non è una setta nella
con un kai a dire che si tratta di un nuovo quale sia per adesione al leader sia per
elemento, che poi verrà specificato nel v. 46 con compattezza difensiva si assume tutti lo stesso
riferimento al tempio. linguaggio, lo stesso stile, la stessa opzione
I quattro elementi stanno a indicare che nella politica, costruendo così barriere impenetrabili a
comunità cristiana si rende presente in forma chiunque non si adegui. Si possono comprendere
mediata la potenza dell’azione salvifica di Gesù le dinamiche psicologiche alle quali le comunità
Cristo. È questo il senso dei due sommari lucani: cristiane non possono sfuggire, ma si dovrebbe
l’umanità comincia a non essere più quella di pure, appunto in nome di un’unità superiore,
prima; ormai ha preso avvio il raduno della nuova rompere tali dinamiche che di fatto escludono i
umanità della quale Gesù è il principio. nuovi ‘arrivati’. Che ne sarebbe stato della Chiesa
Non è più questione di possibilità storica fondata primitiva se avesse mantenuto lo spirito settario
sugli sforzi degli umani: questi sono destinati a voluto da qualcuno?
fallire - come già mostrato in Gn 11-; si tratta In secondo luogo il mutuo soccorso: nei due
piuttosto di esperienza salvifica che ha riscontro testi si presenta con ammirazione il fatto che
storico, capace di suscitare la stima (charis) di nessuno fosse bisognoso poiché nella comunità si
tutto il popolo (2, 47; cfr. 4,33). esercitava la koinonia, termine che significa
Non importa allora se sempre e ovunque sia partecipazione. Si noti che non si tratta di una
regola stabilita, bensì di un moto che sorge dallo
attuata questa immagine ideale della comunità Spirito. Il bisogno di ciascuno trova risposta. E per
quanto il riferimento sembri essere ai beni
cristiana; basta che la si constati una volta per materiali, vi si deve leggere il carattere simbolico
di questi: servono a sostenere la vita, e quindi
veder rinascere la speranza della sua possibilità. A richiamano tutto ciò che serve a far sentire vivi. Il
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mutuo soccorso poi non è solo espressione di In conclusione, la ricerca dell’eccellenza non va
comunione, ma la crea pure: va messo in conto esclusa. Ma se questa significasse che si devono
che sono le azioni a modellare le persone e i escludere i più deboli (anche nella fede), la Chiesa
gruppi sociali. L’aiuto reciproco, il metter in smetterebbe di essere ciò che deve: strumento di
comune i beni, edifica la comunità. salvezza.
In terzo luogo l’eucaristia. Il valore unificante Nulla da cambiare allora? Probabilmente la
della cena del Signore si fonda sul fatto che essa prospettiva da assumere e quella del prendersi
è memoriale della riconciliazione: la nuova cura della fede delle persone così come la si ri-
umanità radunata dalla dispersione si forma nella scontra. Immaginare una vita ecclesiale che
celebrazione della morte e risurrezione di Gesù. proponga a tutti gli stessi percorsi e che pretenda
Essere assidui alla frazione del pane vuol dire da tutti gli stessi esiti, significa non tenere conto
vincere le insidiose forze della divisione sempre in delle situazioni diversificate delle persone.
agguato, e prendere coscienza che il fondamento L’indicazione degli Orientamenti CEI per il
della propria unità sta nell’atto radicale della decennio 2001-2010 di distinguere tra comunità
proesistenza di Gesù. eucaristica e i cosiddetti “non praticanti” (nn. 48.
 Infine la preghiera. Sembra si tratti della pre- 57), nonostante le difficoltà che induce,
ghiera al tempio dove i credenti si mostrano “di un potrebbe/dovrebbe essere tenuta presente. Ma è
solo sentire” (homothymadon) (2, 46). Il contenuto ovvio che questo comporta un cambiamento non
di questa preghiera non è indicato, ma si può solo delle pratiche pastorali, bensì anche di alcune
supporre che sia la preghiera abituale della liturgia ‘strutture’ ecclesiali: cosa chiedere ai “non
giudaica: anche questa serve a modellare la praticanti” quando li si accosta per riannunciare
comunità, che si percepisce così in continuità con loro il Vangelo? Come immaginare il loro rapporto
la tradizione dalla quale proviene, quasi con la comunità eucaristica?
efflorescenza ultima di un percorso.
L’esito finale è il clima di lode nel quale tutto si QUALI IPOTETICHE TRASFORMAZIONI?
svolge: la vita in comunità non è una fatica, bensì LG 8 suggerisce la via della povertà, che sul
un’esperienza liberante che produce la lode (2,47). modello di Cristo comporta l’umiltà e
l’abnegazione: “Come Cristo ha compiuto la
COMUNITÀ DI PURI O CHIESA DI POPOLO? redenzione attraverso la povertà e le persecuzioni,
Detto questo, al fine di delineare il possibile volto così pure la Chiesa è chiamata a prendere la
della comunità, resta la questione circa stessa via per comunicare agli uomini i frutti della
l’ammissione alla stessa: tutti coloro che in forma salvezza. Gesù Cristo “sussistendo nella natura di
più o meno consapevole chiedono di aderire, Dio ... spogliò se stesso, prendendo la natura di
oppure quanti passano al vaglio di criteri rigorosi? servo” (Fil 2, 6-7) e per noi “da ricco che era si
Si diceva sopra che il desiderio di perfezione è fece povero” (2 Cor 8, 9): così anche la Chiesa ,
dono dello Spirito e quindi una comunità cristiana quantunque per compiere la sua missione abbia
non può adattarsi alla mediocrità. Tuttavia si deve bisogno di mezzi umani, non è costituita per
rilevare che neppure le comunità della prima ora cercare la gloria della terra, bensì per diffondere,
erano ‘perfette’. Se lo fossero state non si anche col suo esempio, l’umiltà e l’abnegazione”.
capirebbero le esortazioni che costellano le Forse non è un caso che una delle accuse che
Lettere. Si tratta sempre di comunità protese verso vengono rivolte alla Chiesa riguardi appunto
la perfezione. La tentazione di ammettere nella l’immagine di potenza e la ricchezza.
comunità cristiana solo chi sarebbe all’altezza dei A riguardo della prima, merita di essere citato
modelli rigorosi (come stabilirli, e chi lo dovrebbe quanto il vescovo di Poitiers, Mons. Albert Rouet,
fare?), se ascoltata, gradualmente porterebbe alla dichiarava recentemente in un’intervista. Alla
scomparsa della Chiesa. La Chiesa è strumento domanda del giornalista su cosa dovrebbe fare la
di salvezza prima che luogo dei salvati. Con ciò Chiesa oggi per essere meglio percepita, il
non si vuol dire che le comunità cristiane non vescovo risponde: “Rispondo alla domanda con
debbano richiedere nulla di impegnativo ai loro un’utopia, Vorrei una Chiesa che osa mostrare la
aderenti (meglio sarebbe dire, con At 2,41, “a sua fragilità. [...] A volte la Chiesa dà l’impressione
coloro che vengono aggregati [dal Signore]”); di non aver bisogno di nulla e che gli uomini non
piuttosto che sono aperte anche a quanti riescono hanno nulla da darle, […] desidererei una Chiesa
(per varie ragioni) a dare solo un’adesione minima. che si metta a livello dell’uomo senza nascondere
Il Vaticano Il quando tratta della incorporazione che è fragile, che non sa tutto e che anch’essa si
alla Chiesa riconosce che anche i peccatori sono pone degli interrogativi”.
incorporati al corpo di Cristo (LG 14), pur non Per la seconda, la povertà, pur senza voler
essendolo pienamente. enfatizzare un testo letterario, fa meditare la
risposta che Ignazio Silone in L’avventura di un
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povero cristiano (si tratta della narrazione in forma I TRE PILASTRI DEL MONDO
di dramma della vicenda di Papa Celestino V)
Il v. 42 viene generalmente inteso come l’enumerazione dei
pone sulle labbra di Fra Pietro al messo del re, quattro “fondamenti” della Chiesa. Con ogni probabilità ci
che dichiara di aver disposto per il viaggio del troviamo di fronte a una ripresa di quelli che sono i “tre
pilastri del mondo” secondo la tradizione giudaica
Papa designato un bel cavallo bianco tutto bardato
di rosso: “Vi ringrazio. Devo però dirvi che la mia
cavalcatura preferita, quando la distanza non mi Il mondo è fondato su tre colonne:
consente di camminare a piedi, è l’asino [...]. la legge (Torah),
Beninteso, nutro per il cavallo il massimo rispetto, il culto (‘Abodah)
ma ho le mie ragioni di anteporgli l’asino. [..] per e le opere di misericordia (Gemilut
ciò che mi riguarda, sento che, se cominciassi a hasadim)
prediligere il cavallo all’asino, finirei col pensare e
sentire come quelli che vanno a cavallo, vivono La Torah si rivolge allo spirito
nei salotti e banchettano. […]. Comunque, anche dell’uomo;
nella mia nuova condizione, io non intendo il culto riguarda l’anima dell’uomo;
separarmi dal modo di vivere della povera gente, a la carità il corpo dell’uomo.
cui appartengo”. Si rischia di cadere nell’equivoco Nelle tre colonne si riconosce anche
quando per comunicare il Vangelo si deve far l’attivazione delle tre dimensioni
ricorso a mezzi dispendiosi. Non sarà che proprio dell’uomo: rapporto con se stesso
oggi una Chiesa priva di potenza riesca a far (studio, approfondimento personale),
sentire la vicinanza di Cristo a chi ormai non si rapporto con Dio (adorazione e ogni
sente più potente? forma di culto), rapporto con gli altri e
col mondo (apertura agli altri,
solidarietà e beneficenza).
Una Chiesa perfetta, pur senza volerlo, rischia di
allontanare quanti non ce la fanno a sostenere
esigenze troppo alte, e di restare imbrigliata nella
sua stessa organizzazione, la quale assorbe
sempre più personale specializzato, togliendolo
alla comunicazione più diretta del Vangelo.
Peraltro, se si lascia passare l’idea che per
partecipare alla missione della Chiesa occorra una
specializzazione, le persone disposte a investire le
loro energie per tale compito diminuiranno e il
Vangelo stesso apparirà come qualcosa di
estraneo alla vita quotidiana. Sembra una tragica
ironia: mentre si compiono sforzi immani per
comunicare il Vangelo, si costruisce un’immagine
di Chiesa che attira l’attenzione dei media anziché
quella delle persone comuni; mentre si dichiara
che i laici sono responsabili della testimonianza
evangelica nella vita sociale, sono in buona parte i
vescovi a intervenire in tutte le questioni, da quelle
sindacali a quelle culturali; mentre si insegna che
tutti i fedeli sono chiamati dal Signore stesso a
partecipare alla missione della Chiesa, si constata
che le decisioni sono salde nelle mani del clero.
Trasformazione della Chiesa, in conclusione,
vorrebbe dire che ci si preoccupi maggiormente
della vita concreta delle persone per far trasparire
che di esse il Dio di Gesù si prende cura.

Testo preso da:


«La Rivista del Clero Italiano» 84 (2003) pp. 166 - 188

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