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Kant aveva formulato una filosofia del limite: conosciamo solo quanto le forme a priori e le
funzioni ordinatrici del nostro intelletto ci permettono di conoscere.
Lì si ferma la nostra conoscenza, che dunque è fenomenica.
Della realtà però c’è anche un aspetto che ci sfugge, è inconoscibile e perciò è detto noumeno.
Kant non fa a meno del noumeno perché è la condizione fondamentale della conoscenza; mentre gli
idealisti ritengono che non abbia senso parlare di un noumeno o cosa in sé perché è inconoscibile al
punto tale che non possiamo neppure immaginare che cosa possa essere, non possiamo in alcun
modo rappresentarcela, pertanto eliminano la cosa in sé.
L'io kantiano è il centro unificatore, il coordinatore delle conoscenze. Il suo compito è quindi legato
alla funzione di elaborarle. E’ un io finito.
Nell'idealismo l'Io è infinito.
E' un'entità creatrice, fonte ed origine di tutto l'esistente e non ha limiti. L'Io è spirito.
Da questa concezione dell'Io infinito deriva l'idea che tutto ciò che esiste, gli uomini e il mondo, è
emanazione dello Spirito.
Gli idealisti non vogliono una cesura (= separazione) tra mondo e spirito.
- Io puro (Fichte)
- assoluto (Schelling)
- idea (Hegel)