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Anche il semplice fatto che senza denaro la gente non possa nutrirsi,
ripararsi e riprodursi in pace (quindi soddisfare i bisogni primari),
dimostra la schiavitù da questo strumento. Il denaro ha l'assoluto
monopolio tra le modalità di scambio economico; e ogni volta che si
realizza un monopolio o che si assolutizza uno strumento a scapito di
altri, si crea dipendenza da quello strumento (e da chi lo gestisce).
In un contesto non tirannico, il denaro sarebbe solo uno dei vari modi
per gestire gli scambi, insieme a molte altre possibilità note o ancora da
inventare. Ci sarebbe spazio per lo scambio/baratto; per un ampio
sviluppo della logica del dono a livello sociale (quel che non mi serve
potrebbe essere, anziché buttato o rivenduto, messo a disposizione);
per il concetto pay it forward: quel che faccio per te, "ripagalo" ad altri,
in qualsiasi forma, così da creare una catena virtuosa di dono-debito
(come avviene nelle famiglie, generazione dopo generazione); e per
moltissime forme di condivisione micro-comunitaria diffusa.
Vi sembra sensato che uno strumento introdotto dalla civiltà per meglio
gestire gli scambi tra le persone entro sistemi sociali sempre più
complessi, sia di fatto uno strumento di schiavitù, di discriminazione, di
"selezione artificiale"? E' un errore? Uno scherzo colossale? Un
inganno globale? Potrebbe, se non fosse già chiaro in letteratura che
tale strumento è stato manipolato per l'esercizio del potere, anziché per
facilitare gli scambi a favore di tutti. Vi invito ad approfondire la storia
del denaro, dell'economia e del sistema bancario, compresi i concetti di
signoraggio (primario e secondario). Indagate, cercando risposta a
domande del tipo: gli stati sono liberi di fare le loro scelte o sono
vincolati al potere superiore dell'economia, della finanza, delle banche?
Perché esiste il sistema finanziario, che ha trasformato il denaro da
mezzo di scambio a merce che si può compra-vendere? Che effetti ha
la finanza sull'economia (reale), dei beni e servizi (reali) e delle persone
(reali)? Andate a cercare le cause (non dichiarate dal mainstream
mediatico) relative alle crisi economiche, da quella del 1929 fino a
quella del 2008, nella quale ancora ci stanno facendo navigare.
Scoprirete alcune cosette che faranno tremare la terra sotto i vostri
piedi e scateneranno un'indignazione potente che solo l'ascolto
profondo potrà trasformare in una forza costruttiva, anziché sfogarsi
con le vecchie forme distruttive. Meditateci sopra, dunque.
La schiavitù dal denaro genera un'altra schiavitù, quella dal lavoro. Chi
di voi sa di poter vivere lavorando meno della metà del tempo che
attualmente investe, semplicemente ridimensionando il proprio stile di
vita? Parlo della capacità di vivere in modo equilibrato ed essenziale, il
che non implica vivere tutti nello stesso modo (come volevano certe
tirannie del passato). Implica però considerare di tutti i bisogni umani,
non solo una parte di essi: da quelli fisici a quelli emotivi, mentali e
spirituali. L'equilibrio integrale deve tener conto di tutti gli elementi, se
ci interessa essere "pienamente umani", anziché solo "parzialmente
umani" (magari con pancia piena, cuore freddo, mente rigida e spirito
silente).
Intanto vorrei segnalarvi che qualcuno ritiene che le tasse siano una
consuetudine non fondata su di una legge. Andate a cercarla, fatela
cercare al vostro commercialista, avvocato, notaio o chicchessia. Pare
proprio non esista. Ciò significherebbe che pagare le tasse sia una
forma volontaria di sostegno allo stato, basata sulla falsa credenza
indotta, che esse servano a sostenere i servizi offerti. Pare proprio non
sia così e che le tasse paghino esclusivamente la dipendenza degli stati
dalle banche e sazino abbondantemente gli interessi personalissimi dei
nostri amministratori. Informatevi, scopritelo da voi. Quindi pagare le
tasse sarebbe solo un abuso da cui liberarsi, attraverso consapevolezza
e responsabilità. Uno alla volta e, pian piano, tutti insieme.
Come fare allora per alleggerire la schiavitù dal denaro e dal lavoro?