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Ancora sul surplus sociale

Una lettura alternativa

Considerate la seguente figura, imparentata con le fig. 3 e 4 del Capitolo 5 del testo di Microeconomia:

Euro
CMaS

10

BMaS
Quantità
A

Considerate ora l’unità del bene in posizione A (si osservi: parliamo della singola unità in posizione A, e non
di tutta la quantità da zero sino ad A). I due segmenti rosso e verde dovrebbero essere sovrapposti, ma li
tengo lievemente distanziati in modo da vederli meglio entrambi.

Ormai siete in grado di interpretare il significato del segmento rosso (altezza della curva BMaS in
corrispondenza di A): la sua lunghezza misura il beneficio (aggiuntivo) che la società trae dal poter consumare
l’unità in posizione A. Tale misura è espressa in ammontare di euro che si è disposti a pagare per quella unità:
siccome tale unità arreca un beneficio pari alla lunghezza de segmento rosso, non si è disposti a pagare più
di tale ammontare; naturalmente, se si potesse pagare meno di tale ammontare si otterrebbe un
“guadagno”, cioè un surplus, dall’acquisto e consumo di quella unità. Supponiamo che il beneficio aggiuntivo,
cioè la somma massima che si è disposti a pagare per quella unità sia 10. Se il prezzo a cui quella unità è
venduto fosse 7 allora il consumo di tale unità arrecherebbe a chi la consuma un beneficio aggiuntivo di 10
ma costerebbe solo 7, cioè fornirebbe un surplus aggiuntivo di 10 – 7 = 3. Tale surplus aggiuntivo dei
consumatori è indicato dal segmento blu della figura.

In modo analogo, l’altezza del segmento verde indica il costo (marginale) che i produttori devono sostenere
per produrre l’unità aggiuntiva in posizione A. Ovviamente, non vorranno vendere quella unità a meno di tale
costo aggiuntivo, altrimenti ne deriverebbero una perdita; se invece potessero venderlo a un prezzo
maggiore ne otterrebbero un surplus (profitto) aggiuntivo. Supponiamo che la lunghezza del segmento verde
sia 4, cioè il costo marginale (ovvero il prezzo minimo che i produttori sono disposti ad accettare per quella
unità) è 4. Se il prezzo a cui possono vendere quella unità è di nuovo 7, allora la produzione e la vendita di
quella unità arrecherebbe ai produttori un surplus aggiuntivo di 7 – 4 = 3. Tale surplus aggiuntivo dei
produttori è indicato dal segmento giallo della figura.

Ne segue che, se l’unità in posizione A può essere prodotta-scambiata-consumata, allora i consumatori ne


ottengono un surplus aggiuntivo di 3, e i produttori ne ottengono un surplus aggiuntivo di 3. Il surplus totale
aggiuntivo sarebbe pari a 3 + 3 =6. Tale surplus totale aggiuntivo è indicato dal segmento viola della figura
(somma dei segmenti blu e giallo). Il surplus totale aggiuntivo può essere chiamato surplus sociale aggiuntivo.

A questo punto, capite bene che se il prezzo fosse diverso da 7 il surplus aggiuntivo delle due parti
(consumatori e produttori) cambierebbe: se il prezzo fosse ad esempio 5, il surplus aggiuntivo dei
consumatori sarebbe 5, e quello dei produttori sarebbe 1. Ma il surplus sociale aggiuntivo rimarrebbe lo
stesso, pari alla lunghezza del segmento viola, cioè 6! Tale surplus sociale aggiuntivo è la distanza verticale
fra le curve BMaS e CMaS in corrispondenza di A.

Possiamo interpretare facilmente questo fatto: l’unità in posizione A è valutata 10 dai consumatori (prezzo
massimo che sono disposti a pagare), mentre è valutata 4 dai produttori (prezzo minimo che pretendono di
incassare). Ogni volta che i consumatori valutano l’unità del bene più di quanto la valutano produttori, è
conveniente produrre/scambiare/consumare quella unità, perché ciò consente di ottenere un surplus sociale
aggiuntivo. Questo surplus sociale aggiuntivo non dipende dal prezzo a cui l’unità è scambiata, benché il
surplus privato delle due parti, cioè la distribuzione del totale (sociale), dipenda ovviamente dal prezzo.

Torniamo alla figura precedente, che è riproposta qui sotto al netto di altri dettagli.

Euro
CMaS

BMaS
Quantità
A QEFF

Così come l’unità in posizione A arreca un surplus sociale aggiuntivo pari alla lunghezza del segmento viola,
ciascuna delle unità da zero sino ad A arreca un surplus sociale aggiuntivo pari alla corrispondente distanza
verticale tra le due curve. Sommando tutti questi surplus sociali aggiuntivi (segmenti verticali tra loro
vicinissimi) otteniamo l’area indicata in azzurro, che è il surplus sociale (non aggiuntivo, ma complessivo)
generato dagli scambi di tutta la quantità da zero sino ad A. Si tratta dell’area fra le curve BMaS e CMaS,
misurata da zero sino alla quantità A.

Potete ben capire che la “società” (consumatori + produttori) potrebbe ulteriormente aumentare il suo
surplus rispetto a quanto ottenuto in posizione A: basta spingersi in avanti sino a QEFF (quantità efficiente),
ma non oltre. Infatti a destra di QEFF abbiamo delle unità del bene che implicano un costo (aggiuntivo) di
produzione maggiore del beneficio (aggiuntivo) arrecato alla società, dunque il surplus aggiuntivo sociale da
esse arrecato sarebbe negativo: se ci spingessimo a destra di QEFF il surplus sociale diminuirebbe.

In altri termini, QEFF è la quantità che massimizza il surplus sociale.

Ultimissima, ma fondamentale, osservazione: se vedete un grafico simile a quello delle precedenti figure, e
le due curve sono chiamate “D” e “O” (domanda e offerta), la loro intersezione ci indica l’equilibrio di mercato
(domanda = offerta). Se invece le due curve si chiamano BMaS e CMaS, la loro intersezione ci indica la
quantità socialmente efficiente (massimo surplus sociale). Le nozioni di quantità di equilibrio di mercato e di
quantità socialmente efficiente sono logicamente distinte. Solo in casi particolari (mercato perfettamente
concorrenziale, perfetta informazione, assenza di esternalità) le due quantità coincidono.

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