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184 Etnomusicologia ‘ma esclusivamente come un dono della fortuna, una dote na- turale cui far ticorso come estremo espediente per la sopravvi vvenza. Data lassenza di un concetto di « tecnica », Parte azmari non & ereditatia, ¢ non conosce rapporti di trasmi ne da maestro ad alievo, da padze a fglio, né Vorgoglio di a artenere a una tradizione ancestrale. Di qui la connotazione negativa che il termine azmari conserva ancora oggi, quando viene applicato per indicare genericamente la professione del musicista, ©) Gli strumenti musicali.- Dato il catattere essenzialmente vvocale della sua musica I'E. non conosce una grande varieta di strumenti. Come si visto, limpiego degli strum. & spesso - gidamente vincolato al genere musicale o alla funzione sociale cui la musica & destinata. Gia si parlato dei principali strum. 4 perc. che accompegnano tradizionalmente la preghiera, il canto 0 la danza liturgici. Altri tipi di tamburi di varie dimen- sioni, a doppia membrana sul modello del kabaro ecclesiastico © a membrana singola come il darabukke islamico (e come ‘questo suonati in coppia), compaiono spesso nella musica po- polare per accompagnare canti e danze, insieme con timp. € vac sonal: Di ‘dertione arabe & prob, anche Patino’ un tamburell corie di varo metro, cul st aibuiscono Poteri spotropaici. Il prototipo dei timp. etiopici & il nagérit, uun‘ereditaislamiea (+ Nagadea) che ha mantenuto anche qui il suo carattere militaesco e regale. Suonato sempre in coppia, 2 stato per secoli un simbolo del potere; i modelli appartenen- ti ai principi imperialierano costruiti con la cassa d'atgento, quelli degli in rame, gli altri in legno, talvolta ri- coperto di cuoio, L'mperatore Philé Selassié ne possedeva pt banda formate da ben 400 esemplar. aerofoni pia frequentemente in uso in E, appartengono en- trambial tipo del f ditto. I primo lembile, un fl i bam. bit senza fori digital, generalmente suonato in gruppi di 3.0 pit esecutor, ciascuno dei quali contribuisce con una singola nota alla melodia. Secondo Villoteau il loro possesso era riser- vato agli ali uffcili © aprivano il corteo imperiale. L'altro ipo di fl. dirito & il wasint, con 4 fori anteriori per le dita, dliffuso in euta Africa Orientale. A questi strum. 0 ad altri si- milari si debbono prob. ricondurre i termini zagouf, agada 0 ‘kweta tiportati dai primi esploratori europei, in particolare da James Bruce nei suoi Travels fo discover the source ofthe Nile (1768-73). Contrariamente allopinione di quest ultimo, non 2 invece traccia in E. di strum. ad ancia. Ancora Bruce, ito da Laborde (1780), desctive col nome di malakat (0 ma- Tbe una te con imbocatarelterle connie deen Tango tubo di canna di bambi terminante in'un padiglione di zucea fissata mediante un manicotto di corno in modo da incurvarsi ad angolo retto rispetto al tubo. Anch’essa figurava fra gli strum, della musica imperiale. Col nome di gand (da porre forse in relazione con I'aramsico ‘gerna) ® invece noto un como pastorale da richiamo, costruito con como di bue o di antilope. Pid interessante, sebbene non molto pit ricco, & il settore dei cordofoni, rappresentato soprattutto dalle soprawivenze dellantica ‘yra o della kithara greche nelle varie forme del = Kissan, del Arar o della bagand, ¢ dalla via monocorde > Masivko, prob. detivata dal rabab arabo. Bi: M,Vauoneau Dserption de pte, rl XIV: Dela miu de Aly the bg ie lear hE Pa Keune ME Be uta terns in «Borin dia Socies Gn aan SEE, ite Snden ar ihopchen Reshma «Oty tear ibid., 1923; C. MowpowVioatuner, Ese Nate ¢ om mae dha a wc Nace ron ne gpa ae BSG Countanoss, Notes from an Abyssinian dia enc ‘lara story, Lora, 1995; M. Cone, Srl notation sel Sblpine {Sat ents n onre iG Lem Dele Vide yt Roa 980° 8 VE Se cd eee oe 1953; lo, Chanceurs, rs fe ‘er labure inchs eee Pee ge rr ton ais or Sr te Boge lene Cot be re Eh le Bagman ‘raion! mate Londra 0), 197; A A Menara, Jes Brice: ‘ut Aptian re ak “tide brane Etnomusicologia. Con il termine « E. » gli specialisti di questa disciplina intendono quel ramo della musico- logia che studia la tradizione musicale orale: ) la musi- ca delle popolazioni extra-europee; 6) Ia mus. orientale; @) il folklore musicale delle popolazioni euro-bianche occidentali, Numerosi studiosi quali Brailoiu, Collaer, Herzog, Kunst, Sachs, Schaeffner, Schneider, ecc., han- no delineato in monografie, saggi e voci enciclopediche la storia di questa disciplina, che and® configurandosi in Inghilterra e in Germania sullo scorcio del XIX sec., ad opera di psicologi, di storici della musica e di fisic delacustica, nel quadro di quel particolare sviluppo delle scienzestoriche che determinarono, in mused sorgere di tina vergleichende Musilwvissenschaft, che si propose lo studio comparato delle musiche delle civilea extra-europee, ¢ di queste con quelle euro-occidental, colte e popolari. Se si eccettuano alcune rare e fugaci descrizioni di navi- gatori e esploratori dell Oriente e di alcuni missiona dopo la scoperta dell’America, l'interesse dell'uomo cufura curepeo verso a musica di alt continent! ci vilta si pud far risalize alla meta del Settecento, nella prospettiva illuministica del mito del « buon selveggio » € di una generica archeologia musicale, In tal senso sono da ricordare: il Dictionnaire de la musique (1768) di J.J. Rousseau, nel quale sono « comparate » 3 die: una popolare svizzera, una ametindia del Canada e inese. Al Dictionnaire di Rousseau fecero seguito: Mémoires sur la musique des Chinois tant anciens que ‘modernes (1776) del Padre J. Amiot; On the musical modes of Hindus (1784) di William Jones; gli accenni alla musica delle civil antiche mediterranee, orientale prectistiane, di Padre Martini nella sua Storia della rou. sica (1757-81); le considerazioni sulla musica degli anti- chi egizi nella General History of Music (1776) di Char- les Burney; le disquisizioni razionaliste di John Hawkins sulla mus. cinese e ottentotta nella General History of the science and practice of music (1776); VEssai sur la musique (1780) di Laborde; i giudizi estremamente ne- gativi sulla musica delle civilta extra-europee di J. N. Forkel nella Allgemeine Geschichte der Musik (1788) Interpretazioni quest’ultime perpetuatesi passivamente per gran parte dellOttocento, con le Darstellungen der Geschichte der Musik (1827) sulla musica orientale di KC. Krause; il capitolo sui « Kulturvélker des Orients » nella Geschichte der Musik (1861) di A. W. Ambros; le pagine sulla musica orientale di Fé ire générale de la musique (1869); ed infine i cap toli di J. F. Hullah nella History of modern music (1871), con i quali si arriva alle soglie della storia mo- derma ‘dellE., quando a un’approssimata concezione della musica’ arcaica ¢ primitiva si and® sostituendo ‘un'oggettiva osservazione scientific, ad opera non solo di storici della musica ma anche di scienziati e come Darwin e Spencer (eft. C. Stumpf, Musikpsycholo- sie in England, in VEMw, 1885, pp. 261-349). Tra i ca- pisaldi moderni della E. sono certo da'considerare i fa- ‘mosi studi del matematico e fisiologo inglese A. J. Ellis (The history of musical pitch, 1880-81; Tonometrical ob- servations on some existing non-barmonic scales, 1884, pubblicati successivamente con il tit. On the musical scales of various nations in «Journal of Society of ‘Arts », 1885) e lo studio di B. J. Gilman sulle registra- i f zioni fatte da W. Fewkes tra gli indiani Zuni (1890), im- iegando il fonografo Edison (1877). Eirquesta stad sl mostero | print pionieri della ven leichende Musikwissenschaft: Lach, Lachmann, Horn- Eostl,Wallaschek, Seumpt, Sachs e alt che diedero vita, tra altro, ai famosi Phonogramm-Archivs di Berl- wuali furono di modello alle successive fonoteche di Vienna, Parigi, Leningrado, e degli USA. A questa prima generazione successe quella di F. Bose, Herzog, Kotinsl, Schneider, Kunst quali untamen al epee extragermanico di Barték, Briiloiu, Kodaly, Schaefiner, Ortiz, ecc. hanno rappresentato la prima fase contem. della etnomusicologia. Alcuni di questi, tra gli anni 30-40, furono costretti a emigrare per ragioni poli- tiche e razziali negli Stati Uniti dove diedero vita @ un nuovo capitolo dell'E., caratterizzato da maggiori lege: mi con le scienze sociali, La storia moderna ¢ contemporanea dell’E. vanta i seguenti lavori, atraverso i quali la nuova disciplina si autodetermina ¢ Prospeti il uo campo dazone edi suo rte metodlogic: der Bellakula-Indianer (in VEMw, 1886), Mongolische inge_ (ibid, 1887) € Phonograpbierte Indianermelodien (ibid., 1892) di Stumpf; ¢ dello stesso, in collab. con E. M. Hornbostel, Uber die Bedeutung ethnologischer Untersuchun. ter fir ge Bychaloge und Aesbete der Tonkuna (in Be richie aber den 4. Kongress fir experimentelle Psychologie Innsbruck, 1910, 4 voll. 1911); diversi lavori di Hombostel (Phonographierte Melodien aus Madagaskar und Indonesien, in « Forschungsreise S.M.S. “Planet” », 1906-07; Uber Mebr. Stimmighet in der isseuropaishen Musik, in, Kongrssbe richte der IMG, Vienna, 1910; Uber ein akustiches Kriterium Fir Kulturcusaramenbiinge, in’ « Zeitscheife fir Exhnologi », 1911; Gescbichte des Phonogramm-Archives der staatlichen Hochschule in Berlin, Berlino, 1925); dello stesso Hombostel in collab. con Curt Sachs (Spstematit der Musikinstramente, in « Zeitschrift fir Ethnologie », 1914) e con Otto Abraham (Phonographierte Indianermelodien aus Britisch Columbia, in ‘« F Boas Anniversary Volume », New York, 1906); i lavori R. Wallaschek (On the origin of music, Londra, 1891; Print ve Music, ivi, 1893, ediz. ted. ampl. col tit. Anfinge der Ton. ‘eunst, Lipsia, 1903; Musikalische Ergebnisse des Studiums der Ethnologie, in « Globus », 1895); di R. Lach (Natur und orien- talische Kulturoolker, 1913; Das Phonationsp gleichenden Musikwistenschaft, 1920; Die Vergleichendemtusik twissenschaft, ihre Methoden und Probleme, Vienna, 1924), Curt Sachs, fondamentali per la storia degli strum, della dan- za delle origini della musica: Eine Weltgeschichte des Tanzes (Betlino, 1933; trad. ital, Milano, 1966) The History of st cal instruments (New York, 1940, trad. ital, Milano, 1980); The Wellsprings of music. An Introduction to Ethnomusicology (Leida e I’Aia, 1962, post, a cura diJ. Kunst; trad ital. Le sor ‘enti della musica, Torino, 1979). In questa tradizione di studi si inseriscono alcuni lavori classici dell'E. contemporanes: G. Herzog (uno dei trapiantat significativi dell. USA: Speech melody and primitive music, in MQ, 1934; lity of forms in traditional and cultivated music, 1938), M. Schneider (Geschichte der Mebrstimmigkeit, Betlino, 1934-35, 2 ediz., Tutzing, 1969; E! origen musical de los’ enimales simbolos en la mitologia y la escultura antiguz, Bareeliona, 1946) J. Kunst (Ethnomusicology, L'Aia, 1955, 3* ediz. 1959). Con orizzonte analogo alla. germanica vergleichende Musikwissenshaft, ma con caratteri storico-culturali diversi, sono i lavori di C. Briiloiu (Le giusto sillabique bichrone, in «Polyphonic », 1948, ein « Anuario Musical», 1952: La ryth- mique enfantine, Parigi-Braxelles, 1956; Cintece bdtrinest? din Oltenia, Muntenia, Moldova si Bucovina, Bucarest, 1932) ¢ di Barc (Cintce poplar romancy din Comitatul Bbc, Buca, 1913; Die lena der Arabs von Biss und Imgebungen, 1920); quindi gli importantssimi lavori di a caniticn tuicale di A. Schactinet, La musigue nove PAL Etnomusicologia 185 (in La musique des origines 8 nos jours, 4 cura di N. Du- nureq, Parigi, 1946), e sugli strum., Origines des instruments de musique (Parigi, 1936; 2 ediz, ivi e L’Aia, 1968; tad. ital, Palermo, 1978). Si pud dire che tute le altrecaratesizzazioni regionali che E. ha avuto in Europa ed in alti continenti, ssumendo varie de- ‘nominazioni — comparative musicology, musicologie comparée, ethnologie musicale, etbnologische Musikforschung, ethnomusi. cology — hanno preso avvio da questo nucleo di ticercator, i quali hanno avuto il compito ed il merto di porre i molteplici problemi della nuova disciplina. Anziturto la questione della rasmissione orale e della relativa ercecione auricolae, in ultima analsi la questione delle « ori- Bini» della musica, della sua storia preistoria, attraverso lo studio delle musiche cosiddette primitive, orientali ed euro- folkloriche arcaiche. La questione della trasmissione orale © della percetione auricolare, posta in modo inequivocabile dai fisiologi e psicologi ingl., implicava automaticemente il pro- blema di « natura » e « cultura» in musica, e quindi Peffettivo Tapporto tra suono ¢ segno convenzionale per fisatlo. Una delle ricerche di fondo dei pionieri della E. & stata quella di stabilire in che misura si dovesse considerare valida la trascr. ‘manuale sul pentagramms euro-colto di un documento musi cal orale ext cro-ocidenta: questa as. mania di ‘ostrd insuffciente non solo per il condizionamento culturale del trascrittore (di soito un musicologo o un musicista euro- occidentale clo), ma anche i) documento in in quanto non era possibile riportare sul pentagramma una serie di nota- zioni di atte a rendere effettivamente valido il docu- ‘mento sonoro trascritto. Si pud affermare che leffetiva storia Area (1), V]. Etrusca, Musica, ‘Scarse sono ee ee etrusca. Le fonti principali sono i e: i ¢ tilievi delle tombe, rilievi di sarcofagi, di cippi e urne funerarie, statuette, rlievi su specchi, rlievi e dipinti su vasi. Pochi gli esemplari di strum. musicali. I reperti ri talgono al periodo compreso trail VII € i IH sec a Come in altre civilta antiche, la musica in Etruria 2 in gran parte connessa con eventi ritual e social (riti fune- bri, nozze, feste, ecc.); musica di mentalita e tradizione orale. La musica nei riti funebri @ documentata da di- verse raffigurazioni, Su di un cippo funerario prove- niente da Chiusi (V sec. a.C.) si vede un rito funebre con una figura a braccia alzate davanti al defunto, pre- sumibilmente nell’atto di eseguire la lamentazione. Ac- canto, un suonatore suona I'ob. doppio (Roma, Museo Barracco). A una cerimonia festiva fa pensare il corteo con strumentisti in un sarcofago proveniente da Cere (Cerveteri) risalente al V sec. e ora nel Museo Etrusco Gregoriano del Vaticano. Il rlievo mostra un suonatore di cor., uno di tr. ricurva (lituus), uno di cetra ¢ uno di ob. doppio. Una cerimonia di nozze con un suonatore di ob. doppio @ raffigurata in un’urna funeraria del VI- V sec. conservata nel Museo Civico di Chiusi. Danzatori e suonatori di tibia etruschi parteciparono alle rappt. di carattere rituale (ludi scemici) eseguite a Roma nella prima meta del IV sec. per allontanare la pestilenza che infieriva in citta (Livio VIL, 2). La funzio- ne rituale e magica svolta dagli strum.’ appare anche Ih un paso di Diino il Vecchio (Natuahs Hlstora XXXVI, 19) secondo cui al di sopra della tomba di Porsenna erano state poste delle campanelle che il ven- to faceva risuonare, con lo scopo evidentemente di al- lontanare presenze extraumane ostili. La sacralita degli strum, musicali @ confermata dal fatto che li si ve spesso raffigurati nelle mani di divinitd. In uno specchio dibronzo del IIT sec,, di influenza greca, sono raffigura- ti Artemide e Apollo con Ia lira (Museo del Louvre). In uno specchio di Vulci, anch'esso di stile greco (IV- Ml sec.), una donna seduta suona un doppio ob. alla pretenas di 3 dvinits Bacco, Semele, Apollo (Gi- glioli). Affreschi e riievi indicano che un’attivita mus. si svol- gova anche durante i banchet. Nels tomba Gol rvieto (fine V sec.) un suonatore di lira e uno di dop- pio ob. sono raffigurati in una scena di banchetto. Gli stessi strum. nel medesimo contesto sono dipinti nella tomba dei Leopardi (V sec.) e nella tomba degli Scudi (Ul sec.) a Tarquinia. Durante i banchetti e in diverse occasioni rituali sono presenti danzatori, di entrambi i sessi, raffigurati anche con strumentist. Strumenti, Tra gli idiofoni ci sono pervenuti alcuni esemplari adi campane ¢ campanelle provenienti da tombe, e rafigura- 2ioni di castagnette. Queste ukime (crotala in lat.) sono rai gurate in un cippo funerario proveniente da Chiusi (V sec.) ¢ ‘ora conservato nel Museo Nazionale di Palermo. Si tratta di tavolette tenute 2 per mano da una danzatrice; venivano suo- nate percuotendole una contro Valtra; il ci tuna seena di danza con un suonatore di doppio oboe. Casta- geste dello so tipo sono in une sac di bron di na lanzatrce; la statuetta proviene da Chiusi (V sec.) ed & con- servata nel Museo Archeologico di Firenze. Tea corofot& spesorafigust iin alu cas anal agua quella greca, da cui secondo alcuni deriverebbe. E gene- ralmente simmettica con braccia sotilie cassa armonice circo- Tare, Una & raffigurata nella tomba dei Leopardi nella necro- i di Tarquinia: ha 7 corde ed suonata in piedi. Un‘altea ira appare in una scena di banchetto nella tomba degli Seudi 1 Tarquinia. Una lira leggermente asimmetrica (con un brac- cio pit lungo delat) si vede nel rilievo di una situla di bbronzo del VI sec. (forse non etrusce) trovata nella Certosa di Bologna e ora nel Museo Civico della stessa citta (Fleichhauer, fig. 1). I suonatore qui 2 seduto e tiene una lira a 4 corde in posizione orizzontale, con la cassa appoggiata al petto ela tr versa parallela al corpo, Questo modo di tenere la lira lo tro- viamo di frequente nell’antico Egitto. Nel mondo etrusco & presente anche la cetra, con cassa armonica¢ bracci pit! mas- petto alla lira, come si vede in una scena di danza scol- pita in un cippo funerario del Museo Civico di Chiusi (VV sec.) € in un altro del Museo Barracco di Rom: Gili serofoni sono ampiament axtribuita dagli scrittori antichi terminante a campana (la ‘ube romana e la salpinx greca). Eufonio (I) 189 Eschilo (Eumenid 567), Sofocle (Aiace 17) ¢ Euripide (Fenicie 1373) parlano infatti di salpinx tirrenica. Un altro tipo dit. haa il tubo lungo cilindrico-conico ed 2 ricurva nella parte ter- tminale (il litwurlat.). Un esemplare di bronzo & conservato nel ‘Museo Etrusco Gregoriano del Vaticano e proviene dalla ne- cropoli di Cere. Lo strum. & lungo 160 cm ¢ di il SOL,. Due litui sono raffigurati nella tomba dei Rilievi a Cere e un altro in un affresco della tomba dei Sette Camini a Orvieto. La par- te ricurva di quest ultimo lituo &sostenuta da una traversa con tun anello. I cor. hail tubo ritorto in forma semicircolare con tuna traversa nel diametro per tenerlo sulla spalla. E spesso raffigurato insieme con il ltwus, come nell'affresco della tom- ba di Castel Rubello di Orvieto del IV sec. (Museo Archeolo- ico di Firenze). Un esemplare di bronzo (ma di non certa fabbricazione etrusca) si trova nel Museo di Villa Roma (collezione Castellani). L’esemplare proviene da Tar- quinia, ha il tubo conico incurvato a semicerchio, traversa, ¢ bocchino ben distinguibile. Il . traverso & documentato da tun rilievo in un’urna cineraria rinvenuta nella tomba dei Vo- Jumai Perugia (II sec.) il rilievo mostra il suonatore che soffia sull’imboccatura (posta a circa un quarto della lun- ghezza) e tiene le mani sui fori dello strumento. Il fl. di Pan & raffigurato nella situla dela Certosa di Bologna (VI sec.). Mol- to diffuso 2 'ob. doppio, un aerofono con 2 tubi divergenti e i id ancia doppia, cortispondente alla sbia la ina. La questione dellancia & controversa poiché non & chia ramente distinguibile dalle raffigurazioni: potrebbe trattarsi anche di un'ancia semplice. I tubi comunque sono cilinrico- conici talvolta leggermente ricurvi nelle estremita. Un ob. doppio @ raffigurato nella tomba dei Leopardi a Tarquinia; il ‘suonatore & in piedi, e accanto vi @ un suonatore di lira. Un doppia pi pitino dipnto nell tomb del Barone « ‘Tarquinia (VI sec.). In un vaso etrusco nel Museo del Louvre tun suonatore di ob. doppio ha il capisrum, facia streta attor- no alla bocca usata per agevolae lachiusura delle labbra e fa cilitare 'emissione del suono. Bau: K.O, Mocien e W. Dest, Die inate, Socard, 187; ES. Cars, Mllory indebtedness oferty Rome Eran Menai of he Aeron Neel cence cont dol ult Fee 34,6, Gu tyne Eb, 1993: Aca irom mal card oon « Likscesonsvttze 1937, G Masco, La mass prof pope rin Me do 140, Sk, he Hor of Mata Intoumendt Now ‘fr 1300 0. Ti, a musts Gree @ Ram, eos 190; Bann, Maslben i Alri sd foten Manelte, Scarda, 934, M. Weowen Enns in GG; & Jomarene, Te dnc x Eira, Pees 956, 8 Beoaw Gl mac Milo, 1959; J Huson, Vile ene, Mana, 196; 6. Pusan, Eure and Rome " 115) Lipa 964; G, Wie, Mars roman, Anse, 1967, Soar inthe Soc pos Life of gy, Cn J), 1974, M. : ‘Snopno Bisctoun Etude (ted. Etiide) Stunto. Eu. Idiofono coreano a raschiamento simile al cinese yii (© Corea, IB). Euchologhion (EdxohSytov) — BrzanTina, Musica, 4. Eufonia (dal gr. edpovia = « buon suono », « armo- nia»). E un’impressione gradevole suscitata dall'ascolto di un insieme contemporaneo 0 da una successione di suoni, che generalmente s'identifica con l'insieme o la successione stessa. I] suo contrario @ > CACOFONIA. Eufonio (1) (fr. basse-a-pistons; ingl. euphonium; sp. eu- fonio, 0 bombarding; ted. arcaico Euphonikon, Eupbo- ‘niu, opgi Baryton). Aerofono di ottone della famiglia del — FLICoRNO, di cui costituisce il basso in SIb (tal- volta in DO); ha forma di tuba (ma anche elittica), con 3-5 pistoni, ed estensione SIb, Sib, (DO,-DO, se taglia- to in DO). E principalmente uno strum. di banda, nota- to in chiave di basso (nelle fanfare anche in chiave di SOL, una nona sopra i suoni reali), e corrisponde in Francia al saxhorn basso. Ha suono pieno e rotondo, di

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