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Taoismo e Pratiche dell’Immortalità.

La lunga storia della pratica dell’immortalità (tecnica del produrre pillole dell’immortalità) può
essere suddivisa in tre grandi fasi.

Il primo periodo inizia negli anni degli Stati Combattenti (475-221 a.C.), caratterizzato dalla sola
alchimia esterna (waidan 外丹), intesa per lo più come medicina alchemica (danyao 丹药). Durante
il periodo centrale, che si sviluppa tra i Sui, i Tang e le Cinque Dinastie, sembra delinearsi l’ideale di
universo interiore, il microcosmo interno che deve essere curato e coltivato attraverso lo spirito,
energia ed essenza vitale del corpo. Emerge qui il germoglio della futura alchimia interna (neidan
内丹), che non tarderà a svilupparsi in modo prolifico.

Con i Song (960-1279) si raggiunge la terza fase, caratterizzata da una eterogeneità tra alchimia
interna ed esterna.

La prosperità dell’alchimia è stata così caratterizzante nella società di epoca Tang quasi da
rappresentare una moda. Se da una parte molti affermavano che l’assunzione della pillola
alchemica garantisse la vita eterna, dall’altra non pochi sostenevano che, sebbene esistessero metodi
di varia natura per prolungare la durata del proprio ciclo vitale, mai l’uomo avrebbe potuto
raggiungere l’immortalità.

Il dibattito tra le due parti, fu tanto acceso quanto esteso. Per comprendere a fondo le ragioni di
entrambe le correnti di pensiero sarà necessario compiere “un percorso nel percorso”, ossia un vero
e proprio viaggio guidato lungo il cammino (dao 道 ) dell’immortalità taoista.

Il Taoismo si sviluppò attraverso una continua evoluzione, per questo è pressoché impossibile
indicarne la nascita con una data precisa. E’ certo che una prima ufficializzazione avvenne nel 215
d.C. quando Cao Cao riconobbe la Chiesa dei Tianshi 天⼠士 (Maestri del Cielo). Non si può però,
ricondurre la lunga e ricca tradizione taoista ad un'unica scuola, nel Taoismo è, infatti, insito il
concetto di divenire, e sarebbe riduttivo inquadrare un pensiero millenario in un determinato
periodo storico trascurando il processo evolutivo che ancora lo caratterizza. Tuttavia è possibile
scorrere tale evoluzione attraverso il lungo percorso che vede il Taoismo diviso tra il suo lato
filosofico e quello religioso, detto anche operativo. In verità è molto facile cadere in confusione, ed
associare il taoismo alla religione popolare, e come molti storici affermano, non c’è una netta
distinzione tra i due aspetti citati si tratta solo di due livelli di uno stesso percorso: “E’ evidente che
c’è differenza tra colui che scala la montagna e colui che sta sulla vetta […] ma il credere a due
correnti distinte ci sembra una posizione derivante dal fatto che in Occidente non si ha molta
dimestichezza con le tecniche che portano all’esperienza mistica…”4

Il Taoismo risale, per tradizione, al Daode Jing (道德经), un testo composto intorno alla fine del IV
secolo a.C. ed attribuito a Lao Zi. Il contributo di quest’opera al taoismo è senza dubbio
fondamentale giacché è il primo testo in cui si legge la nozione di Dao, “che nella lingua cinese
significava ‘via, metodo’e che nel Daode Jing prende per la prima volta il significato di ‘Verità
ultima’”.5

Nel Daode Jing, sono raccolte le indicazioni morali ed etiche che il fedele taoista deve seguire. Il
Taoismo predica principalmente un ritorno alla natura, il non-agire, il superare i conflitti senza
partecipazione emotiva: non solo il fedele taoista rinuncia all’impegno politico -l’uomo migliore è
colui che non agisce- ma cerca di recuperare la semplicità e la perfezione secondo il mito
dell’origine per conformarsi al Tao. Il taoista raggiunge il Tao-soffio vitale tramite la pratica di
un’igiene e di una dietetica appropriate, che mirano a restituire al corpo la sua purezza originaria,
rendendolo immortale. Queste pratiche sono di tipo respiratorio, alchemico, dietetico e
contemplativo. Colui il quale riesce a raggiungere l’estasi, instaura in se stesso una conoscenza
nuova che lo sottrae al dolore ed alla morte arrivando ad annullarsi per rivivere nel tao, principio
atemporale. La fede taoista da dottrina soprattutto politica che raccomanda pochissimi regolamenti
nella vita sociale, è andata col tempo accentuando il carattere di religione che prometteva al fedele
la salvezza: non tanto quella dell’anima, ma quella del corpo…ciò accadeva nel corso del terzo
secolo, sotto la dinastia Tang che ha favorito lo sviluppo di molte menti illustri e di tutte le arti.

Il Taoismo si sviluppa dunque dal punto di vista sia filosofico che religioso, soprattutto a scopo di
cura ed esorcismo. I preti taoisti, avvalendosi della propria esperienza in campo rituale, praticano
guarigioni ed esorcismi, nel corso dei quali cercano di dominare i pericolosi eccessi delle forze Yin
invocando la superiore energia Yang. Solo pochi adepti o maestri sono in grado di raggiungere la
perfetta armonia taoista, incanalando perfettamente le energie ed ottenendo l’immortalità.

Sulla ricerca dell’immortalità a livello pratico, sono due i testi che indicano con maggiore chiarezza
le pratiche dell’immortalità: il Zhouyi cantong qi (周易参同契), ed il Baopu zi neipian (抱扑⼦子内
篇).

Il Zhouyi cantong qi o “Pegno per l’unione dei tre”, collegato al Classico dei mutamenti è la
scrittura centrale della tradizione alchemica cinese. Nascosta sotto un linguaggio allusivo e uno
spesso strato di simboli ed immagini, esso contiene un’esposizione della dottrina che ispirò un gran
numero di commenti e di altre opere sia nelle tradizioni taoiste che in quelle neo-confuciane.6

Il Baopu zi neipian, o «Maestro che abbraccia la Natura», tratta di alchimia interna ed esterna, di
immortali, di tecniche per i metalli alchemici, ed è l’altro testo che riveste una fondamentale
importanza nella storia della produzione letteraria taoista. “La forma in cui il Baopu zi neipian si
presenta è quella della registrazione di insegnamenti appresi per via orale o scritta, accompagnata
da osservazioni, interpretazioni ed esortazioni alla pratica, piuttosto che dall’esposizione di dottrine
o procedimenti rivelati da divinità in un linguaggio volutamente e necessariamente oscuro, com’è
nel caso di molti testi alchemici precedenti o successivi.”7

Il ruolo dei talismani è centrale nella tradizione taoista: la stima di cui godevano le pratiche non solo
alchemiche, ma anche magiche, esorciste, mediche, e divinatorie era, infatti, accresciuta dai
numerosi avvenimenti e racconti sui poteri dei taoisti.

Al di là del mero sciamanesimo, la figura del taoista, sebbene avvolta dall'’affascinante mistero delle
arti divinatorie, è un’interessante fusione tra medicina e magia, chimica e divinazione…

Oltre alle pratiche magiche e in stretta connessione con esse, i metodi per combattere le malattie
comprendevano l'utilizzo di erbe medicinali e l'applicazione della teoria dello Yin e dello Yang;
quasi tutti i trattati di questo tipo possono essere definiti testi taoisti, come i manoscritti che
contengono un elenco di nomi di piante, e molti altri che ne descrivono le ricette.

Numerosi sono i trattati sulla divinazione, sia basata sugli esagrammi dell'Yijing che su metodi
diversi, come ad esempio l'interpretazione dei sogni o dell'anatomia. Era ancora compito dei preti
taoisti, infine, il riconoscimento dei luoghi fausti per la costruzione di case e di tombe; molteplici i
manoscritti, sui luoghi per la sepoltura, che rappresentano una sorta di primordiale manuale di
fengshui.
Le attività del taoista sono dunque varie e composite, ma ciò che rimane il perno della pratica del
tao è sicuramente la ricerca incondizionata della vita eterna.

La ricerca dell’immortalità ha in verità origini ben più lontane. Già sui celebri bronzi d’epoca Shang
(ca. 1700-1027 a.C.) si trovano iscrizioni che ne testimoniano la tradizione. Fino ad arrivare agli
illustri Qin Shi Huangdi e Wu degli Han, che hanno fatto della ricerca della vita eterna una vera e
propria ossessione, inviando uomini alla ricerca delle isole dell’immortalità, come già fecero i re del
IV secolo a.C.

La salvezza, tanto agognata anche dai più potenti, era la meta di un lungo percorso che si
conseguiva rispettando certe regole, seguendo determinate pratiche, risiedendo in luoghi particolari,
sottomettendosi ad una rigida disciplina. Il Taoismo raccomanda un’igiene della mente e del corpo,
che da un lato avvicina allo yoga indiano, dall’altro lo fa sentire assai moderno. Consiglia di salire
sui monti, dove l’aria è più pura ed incontaminata, per assorbire, mediante complicati esercizi di
respirazione, il «soffio vitale». Una volta inspirato, esso deve andare a vivificare tutte le parti del
corpo, anche le più periferiche e a tal fine sono proposti esercizi ginnici per sciogliere le giunture e
aprire le ostruzioni, che all’interno del corpo possono bloccarne la circolazione.

Anche la pratica del «salire sulle montagne e attraversare le acque» deve essere preceduta da una
precisa prassi, giacché sarebbe pericoloso avventurarvisi senza le necessarie protezioni.

L’immortale ha un corpo etereo che gli permette di innalzarsi fino all’iperuranio, e perciò si deve
nutrire di sostanze altrettanto impalpabili, come il soffio e la luce.8

Una particolare dieta serve per mantenere il corpo più agile: i cereali sono banditi, perché
appesantiscono e rallentano la digestione, mentre bacche, frutti dei monti, pinoli, asparagi, funghi,
sono raccomandati. Questi esercizi e questa dieta concorrono a produrre l’essenza, il midollo, il
cervello e a sostituire le parti caduche con quelle incorruttibili, dette nel linguaggio simbolico dei
taoisti, «d’oro e di giada».

Si credeva che il cibarsi di cereali permettesse la crescita all’interno del corpo di tre vermi chiamati
anche tre cadaveri (sanshi 三⼫尸) che causavano malattie e vecchiaia dell’individuo. Inoltre questi tre
vermi uscivano temporaneamente dal corpo umano per recarsi in cielo a denunciare i peccati, e il
peccato per i taoisti accorciava la vita. La “liberazione dal cadavere” (shijie ⼫尸解 ) è dunque una
delle principali attività che l’adepto si impegna a seguire.

Le pratiche di igiene respiratoria sono indicate dalla frase “aspirano il vento e bevono la rugiada”. Si
tratta di una pratica più facile ad eseguirsi e più diffusa di quelle dietetiche; essa rappresenta alcune
analogie con le tecniche dello yoga e può dare, a chi le esegue, un senso immediato di benessere
fisico. Scopo ultimo di tali tecniche è di arrivare a riprodurre la respirazione dell’embrione nello
stadio prenatale; se l’adepto riesce in ciò e si nutre del soffio vitale qi può essere compartecipe del
respiro del cielo e della terra e può sviluppare, all’interno del suo corpo fisico un altro corpo
immortale, leggero e sottile. Coloro che imparano la respirazione embrionale possono respirare
senza utilizzare naso o bocca, come nel grembo materno.

Se le pratiche respiratorie insegnano come raccogliere e far circolare il qi ⽓气 , principio aereo e


yang, attraverso la pratica sessuale si scopre come nutrire con esso il principio liquido e yin, jing 精.
Il seme sessuale è dunque fonte di lunga vita, ed accumulandolo, preservandolo, e facendolo
scorrere fino al cervello, in un percorso immaginario che attraversa i visceri ed imita il movimento di
lenta diffusione del qi. A differenza di certe religioni, il Taoismo non sconsiglia l’atto sessuale, anzi lo
raccomanda nel rispetto di certe regole: possibilmente con più donne, magari giovani e belle, e
prolungato in modo da produrre quanta più essenza possibile. Essa deve essere prodotta, ma
auspicabilmente non perduta, perché concorre a rendere sempre più immortale il corpo del fedele.
La mancanza di soddisfacimento sessuale provoca il «mal d’ostruzione», d’altra parte indulgere nei
rapporti sessuali accorcia la vita.

Il "montare le nubi e i vapori e, guidando i draghi volanti, vagare aldilà di quattro mari" era una
metafora che alludeva a stati di estasi, raggiungibili grazie alle tecniche precedentemente esposte,
durante i quali l'adepto avrebbe potuto compiere viaggi mistici aldilà del mondo fisico, che i cinesi
immaginavano circondato dalle acque dei quattro mari.

Sono numerosi a questo proposito le descrizioni dei cosiddetti voli estatici, che seguono pratiche
meditative di estrema difficoltà come la marcia siderale, i nutrimenti di luce ed il volo tra gli astri.

L’immortalità può invero essere conseguita anche in maniera più immediata tramite l’ingestione
della cosiddetta pillola dell’immortalità (liandan 炼丹). I Taoisti la preparano, dopo essersi purificati
digiunando ed aver compiuto qualche azione meritoria di pietà e beneficenza, facendo fondere in
un crogiuolo sostanze varie, tra le quali prevaleva il cinabro.

Secondo il “Maestro che abbraccia la Semplicità”:

Gli elisir minori possono essere più o meno efficaci, ma il numero dei loro cicli di trasmutazione non è
sufficiente, allo stesso modo in cui il vino fermentato una volta non può sostenere il confronto con un nettare
fermentato nove volte. L’ultimo degli elisir minori, tuttavia, è sempre di molto superiore alla prima delle erbe.
Se un’erba viene messa al fuoco si riduce in cenere; se invece si mette al fuoco il cinabro esso diviene argento
vivo, e dopo ripetute trasmutazioni ritorna nuovamente cinabro. Il cinabro è dunque di gran lunga superiore
alle erbe, ed è per questo che può far vivere a lungo. Soltanto i divini immortali capiscono questi principi: non
si innalzano forse a distanze inimmaginabili al di sopra degli uomini comuni?9

Secondo la divina ricetta, dopo aver mescolato un composto di cinabro e miele bianco, averlo
esposto al sole e fatto scaldare, si ottiene un concentrato omogeneo da cui si ricavano le pillole.
Queste, ingerite con costanza ogni giorno non solo ringiovaniscono, ma permettono di conseguire
l’immortalità.

Quando il lungo processo di pratiche è completato il fedele muore (simile ad un embrione


immortale, che si sviluppa nell’interno), ma di una morte apparente. In realtà il suo corpo
immortale vola via, portato da una gru, verso il paradiso degli immortali, mentre quel che resta in
terra è solo una spoglia simile a quella della crisalide.

Questa morte apparente, la liberazione dal cadavere, è caratteristica del primo dei tre tipi di
immortali che la tradizione distingue; il secondo tipo è formato dagli «immortali terrestri», coloro
che frequentano le montagne sacre; il terzo tipo, infine, determina gli «immortali celesti», che si
innalzano con il loro corpo e salgono nel vuoto. I tre gradi di immortalità sono stabiliti,
evidentemente, in base al grado di purificazione del corpo raggiunto dall’aspirante immortale.10

Il paradiso degli immortali, che alcuni ponevano sui monti dell’Asia centrale, altri in un’isola in
mezzo all’Oceano, è un Eden, dove regna l’eterna primavera e cresce il pesco verde, i cui frutti, le
«pesche dell’immortalità», piccole, piatte, verdastre e di forma piuttosto triangolare, crescono sulle
montagne del Kunlun ogni tremila anni.
Quasi ad imitare tale perfetta beatitudine, in Cina i giardini sono considerati come vere e proprie
opere d'arte. Soprattutto in passato erano creati per rappresentare un paesaggio benedetto dagli dei,
dove i letterati potevano incontrarsi a dialogare, gli scienziati potevano studiare la natura e i più
religiosi si ritiravano a meditare.
Canoni precisi regolavano la ricostruzione di questi "paradisi terrestri" in cui erano sempre presenti
alcuni elementi: una montagna rocciosa, in ricordo della Montagna Sacra; alberi contorti come il
pino, simbolo di nobiltà e longevità; un lago dalle acque tranquille, emblema del Mare di Felicità.

Attraverso il rituale alchemico, il taoista fa si che le essenze degli ingredienti assumano le stesse
proprietà, pure e incorruttibili, del Principio o dello Yang puro. L’elisir non è altro che una
rappresentazione della particella di Yang puro.

Per seguire le suddette pratiche erano necessari luoghi e situazioni adatte, tempo e pazienza infiniti,
come del resto ogni pratica meditativa richiede. Ciò naturalmente entra in contrasto con la
posizione sociale dell’ideale confuciano, ed avrà risvolti eclatanti nella storia di molti letterati, divisi
tra la loro ricerca interiore ed il dovere sociale.

Sicuramente non alla portata di tutti, le pratiche alchemiche proprie del taoismo sono materia dei
più colti, ed è proprio durante i Tang che la produzione letteraria abbraccia maggiormente il
taoismo e le sue pratiche.

Sebbene non tutti gli uomini di epoca Tang fossero interessati alle pratiche legate alla ricerca
dell’immortalità, l’elisir di lunga vita faceva gola a molti, soprattutto tra gli strati più alti della
società, e tra i letterati diventa un’attività comune l’assunzione di pillole alchemiche.

Anche qui, però, gli approcci alle pratiche taoiste sono della natura più varia: per alcuni si tratta solo
di un originale passatempo, sono questi i più dediti allo svago che trovano in queste attività
alternative una valida scusante per condurre magari uno stile di vita dissoluto ed inconcludente;
molti altri invece si sono appassionati con maggiore serietà all’argomento, entrando in contatto con
testi a tema e facendo del loro contenuto un vero e proprio breviario di regole di vita ….

L’idea dei letterati nei confronti della medicina alchemica non è omogenea, e come detto, gli
orientamenti sono di varia natura.

Il classico letterario Tutte le poesie Tang contiene circa 49.000 poesie scritte da oltre 2300 poeti.
Come detto, l’epoca Tang è assolutamente la più romantica e la più eccentrica dal punto di vista
artistico, e dunque letterario. Non pochi i poeti che sceglievano la via dell’isolamento, o della vita
rurale, aderendo in modo totale alla dottrina taoista, ma sono altrettanti quelli che pur anelando al
potere e percorrendo tutte le vie possibili per arrivarci, si interessavano affascinati alle pratiche
dell’immortalità. Così nella vasta produzione poetica che pervade l’epoca Tang si possono scegliere
tre casi di poeti che, in diversa misura, hanno fatto della loro vita una particolare combinazione di
ambizione, sofferenza, e ricerca della vita eterna: Li Bai, Du Fu e Li He.

4 Cfr. ROBINET I., Storia del Taoismo dalle origini al quattordicesimo secolo, Roma, Ubaldini,
1993. p. 9.

5 Cfr. ROBINET I., op.cit., p. 28-29.

6 PREGADIO F., Zhouyi cantong qi, Dal Libro dei Mutamenti all’Elisir d’Oro, Venezia,
Cafoscarina, 1996.
7 PREGADIO F., Ko Hung: Le Medicine della Grande Purezza. Dal Pao-p’u tzu nei-p’ien. Roma,
Edizioni Mediterranee, 1987. p. 8

8 Per approfondimenti sul linguaggio simbolico taoista ed il “lessico alchemico”: SCHIPPER K., Il
corpo taoista, Roma, Ubaldini, 1983.

9. PREGADIO F., Ko Hung, op. cit. p.103-104.

10 Per approfondimenti su tutte le pratiche dell’immortalità e la terminologia relativa al taoismo:


ROBINET I., Meditazione Taoista, Roma, Ubaldini, 1984.

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