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MarxVentuno, n. 1-2/2018
MarxVentuno, numero doppio: 1-2/2018
Periodico bimestrale iscritto al ROC n. 23781
Registrazione del Tribunale di Bari n. 19 – 1.10.2013
In copertina:
Costruzione della forza spaziale di Ljubov’ Sergeevna Popova
www.marx21books.com
ISBN: 978-88-909183-5-3
ISSN: 2283-3277:
Andrea Catone
Mutamenti nel quadro mondiale. Trump, la Ue, l’Italia 5
Samir Amin
ll ritorno al fascismo del capitalismo contemporaneo 40
Samir Amin
Decadenza o rivoluzione 55
Andrea Catone
A Samir Amin 65
Samir Amin
Riflessioni sulla Cina dopo il 19° Congresso del Pcc 68
Francesco Maringiò
Il socialismo cinese entra in una nuova era.
Appunti sugli insegnamenti marxisti
nel rapporto politico di Xi Jinping al 19° Congresso del Pcc 73
Gaio Doria
Il socialismo cinese nella Nuova Era
e la sua contraddizione principale 85
Zhang Boying
Centralità della popolarizzazione
nel marxismo con caratteristiche cinesi 91
Vladimir F. Gryzlov
Indimenticabile la mia Unione Sovietica...
Consigli metodici a propagandisti, docenti, relatori 109
Dmitrij G. Novikov
Le cause della disintegrazione dell’URSS.
Un bilancio della discussione in Russia 139
Francesco Garofalo
Le prefazioni italiane del Manifesto
Colpo d’occhio sullo sviluppo del marxismo in Italia 144
Angelo Baracca
Attualità dell’eredità di Marx. Che cosa possiamo dire di nuovo sulla Scienza
dal punto di vista del Materialismo Storico di Marx? 175
Salvatore Tinè
La scomparsa di Domenico Losurdo:
una perdita enorme per il pensiero critico 217
Abstracts 222
Andrea Catone - Mutamenti nel quadro mondiale 5
Andrea Catone
Abstract
missioni dell’allora Presidente degli Stati Uniti Richard Nixon (1972). Fear
dipinge la Casa Bianca come “una gabbia di matti”, “sempre sull’orlo di
una crisi di nervi”, guidata da “uno squilibrato” e anche “un idiota”.
4 Azioni formali per avviare il processo di impeachment sono state avviate
dai deputati Al Green e Brad Sherman, entrambi democratici. Si è parlato
di impeachment già prima dell’insediamento di Trump. Una risoluzione del
dicembre 2017 è fallita in Aula.
5 Quattro sono stati i presidenti uccisi: Abraham Lincoln il 15 aprile 1865,
James Garfield il 2 luglio 1881, William McKinley il 6 settembre 1901 e John
F. Kennedy a Dallas, in Texas, il 22 novembre 1963. Molti di più quelli
scampati ad attentati: Andrew Jackson, 30 gennaio 1835; Theodore Roose-
velt, il 14 ottobre 1912, Franklin Delano Roosevelt, nel febbraio del 1933,
Harry Truman, primo novembre 1950, Richard Nixon il 14 aprile 1972 a
Ottawa, in Canada e il 22 febbraio 1974, Gerald Ford il 5 settembre 1975
a Sacramento, in California e il 22 settembre 1975, a San Francisco, in Ca-
lifornia, Jimmy Carter il 5 maggio 1979, Ronald Reagan il 30 marzo 1981,
George H.W. Bush 13 aprile 1993, Bill Clinton il 29 ottobre 1994, George W.
Bush il 7 febbraio 2001 e il 10 maggio 2005 a Tbilisi, in Georgia.
8 MarxVentuno n. 1-2/2018
a favore dei redditi più elevati. I contribuenti più ricchi, l’1% del totale,
quelli che dichiarano un reddito superiore a 500.000 dollari, beneficeranno
di una riduzione delle imposte di 60 miliardi di dollari l’anno, quanto il
54% degli statunitensi, quelli che guadagnano tra 20.000 e 100.000 dollari.
Coloro che hanno un reddito tra 100.000 e 500.000 dollari beneficeranno di
una riduzione di 136 miliardi. Questi contribuenti rappresentano il 22,5%
della popolazione soggetta a tassazione, la stessa percentuale di quelli che
guadagnano meno di 20.000 dollari e che si spartiranno solo 2,2 miliardi,
ossia lo 0,15% delle entrate fiscali. Arnaud Leparmentier, Les gagnants et les
perdants de la réforme fiscale de Donald Trump, “Le Monde”, 20-12-2017.
11 Cfr. United States Departement of Labor - Bureau of Labor Statistics,
7-9-2018, https://www.bls.gov/news.release/empsit.nr0.htm.
Andrea Catone - Mutamenti nel quadro mondiale 11
istituzioni fondate dagli Stati Uniti e che sono sotto il loro effettivo
controllo, così come i valori americani, assunti come universali”15.
Gli Usa assurgono nel corso del XX secolo a massima potenza
imperialista. La forza dell’imperialismo Usa consentirà di distri-
buire le briciole della rapina imperialistica alla classe operaia in-
terna, che, dopo l’eliminazione degli Industrial Workers of the
World (IWW) alle soglie degli anni 1920, è organizzata in sindacati
corporativi, “gialli”, piegati ai voleri della classe capitalista. Dalla
grande crisi del 1929, che devastò il proletariato americano, gli Usa
escono effettivamente con la II guerra mondiale e il piano Marshall,
grazie alle ingenti commesse belliche e civili per le sue industrie, e
divengono, dopo il 1945, la superpotenza guida del mondo capita-
listico.
Democratici e repubblicani condividono le scelte di fondo
dell’imperialismo Usa: la guerra contro il Vietnam la iniziano i de-
mocratici e la concludono i repubblicani; l’assalto alla Baia dei Porci
nel tentativo fallito di rovesciare Fidel Castro (Cuba, aprile 1961)
lo fa il democratico J. F. Kennedy, la contrapposizione esasperata
all’URSS e al comunismo è un tratto comune a tutti, e il repubbli-
cano George H. W. Bush, 41° presidente Usa, avvia il nuovo seco-
lo americano del primato e della leadership Usa con la guerra del
Golfo del 1991 contro l’Iraq. I documenti sulla sicurezza strategica
elaborati a partire dal 1991 sono chiari in proposito. All’apice del
“momento unipolare”, poco dopo la caduta dell’URSS e la guerra
contro l’Iraq, la cosiddetta strategia del primato viene articolata in
seno al Pentagono nel 1992 in un rapporto riservato intitolato De-
fense Policy Guidance 1992-1994 (DPG), scritto da Paul Wolfowitz
e I. Lewis Libby, in cui si propone di “impedire a qualsiasi pote-
re ostile di dominare regioni le cui risorse gli consentirebbero di
raggiungere un grande status di potere”, “scoraggiare i paesi in-
15 Cfr. Dmitrij Suslov, Kuda idet vnešnaja politika SŠA: dolgosročnye faktory
i perspektivy [Dove va la politica estera degli Usa: fattori di lungo periodo
e prospettive], http://ru.valdaiclub.com/a/highlights/kuda-idyet-vne-
shnyaya-politika-ssha/
Andrea Catone - Mutamenti nel quadro mondiale 13
20 Cfr. Stephen Lendman, Dirty Open Secret: US Created and Supports ISIS,
“Global Research”, 13-6-2017, https://www.globalresearch.ca/dirty-open-
secret-us-created-and-supports-isis/5594486. Cfr. anche La grande bugia: i
26 punti che svelano l’alleanza tra Usa e Isis, in https://www.lantidiploma-
tico.it/dettnews.php?idx=82&pg=9497
Andrea Catone - Mutamenti nel quadro mondiale 15
2009, è sceso oggi intorno al 20%21. Contro l’euro gli Usa promosse-
ro nel 2003 la guerra all’Iraq22 (sostenuti dal Regno Unito e avversati
fortemente da Francia e Germania) e anche quella del 2011 contro
Gheddafi, che minacciava di sostituire il dollaro con il dinaro d’o-
ro africano per la vendita dell’ottimo petrolio libico. Pure l’attacco
speculativo partito nel 2009-2010 contro il debito sovrano di paesi
dell’eurozona quali Cipro, Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda, Ita-
lia, può iscriversi all’interno della guerra valutaria tra dollaro ed
euro23, anche se bisogna osservare che tale attacco ha potuto provo-
care effetti ancor più devastanti sulle economie e le società di questi
paesi (dalla Grecia all’Italia), grazie alla rovinosa conduzione della
crisi del debito da parte del nucleo dirigente dell’eurozona guidato
dalla Germania.
Paye ritiene che la questione militare si ponga per Trump come mo-
mento tattico della strategia di sviluppo economico.
Anche Dmitrij Suslov, che sottolinea vieppiù gli aspetti della crisi
americana di cui l’elezione di Donald Trump sarebbe il risultato e
non l’inizio, legge la zigzagante politica estera del neopresidente
Usa come un complicato e contraddittorio processo di adattamen-
to alla nuova situazione mondiale sviluppatasi, in una direzione
“chiaramente sfavorevole per gli Stati Uniti e non in linea con i loro
atteggiamenti ideologici. […] I principali beneficiari della globaliz-
zazione e delle attuali regole del commercio internazionale sono la
Cina e altri importanti centri di potere non occidentali. Il monopolio
ideologico degli Stati Uniti è crollato. Gli Stati Uniti si sono dimo-
strati incapaci non solo di trasformare il mondo intero secondo i
propri interessi e valori e di rendere universale l’ordine internazio-
www.voltairenet.org/article199884.html
28 Jean-Claude Paye, Guerra economica o “guerra assoluta”?, http://www.
voltairenet.org/article201431.html.
Andrea Catone - Mutamenti nel quadro mondiale 21
g7-colpo-scena-finale-trump-non-firma-minaccia-dazi-e-attacca-trude-
au-e-disonesto-074933.shtml?uuid=AEzFUk3E&refresh_ce=1
32 Cfr. Marco Valsania, Trump annuncia l’accordo Usa-Messico: Il Nafta
va in pensione, “Il Sole24ore”, 27-8-2018: “Il nome Nafta, ha detto Trump,
“ha molte cattive connotazioni per tante persone” e quindi sarà sostitu-
ito da “Accordo commerciale Stati Uniti-Messico”. Trump ha denuncia-
to il Nafta, in vigore da 24 anni, come un ‘disastro’ per gli Stati Uniti e i
lavoratori americani, accusando Messico e Canada di averne tratto trop-
po vantaggio. In mancanza di una nuova intesa ha minacciato di uscirne.
https://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2018-08-27/usa-e-messico-la-
voro-revisione-nafta-accordo-sempre-piu-vicino-075921.shtml?uuid=AE-
Qk3ifFhttps://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2018-08-27/usa-e-mes-
sico-lavoro-revisione-nafta-accordo-sempre-piu-vicino-075921.
shtml?uuid=AEQk3ifF.
Andrea Catone - Mutamenti nel quadro mondiale 25
della NATO. Per i leader russi e cinesi, tale sistema ‘unipolare’ era
considerato un anatema […] Come suggeriscono i suoi recenti at-
tacchi alla NATO e il suo abbraccio al presidente russo, Trump sta
visibilmente cercando di creare il mondo tripolare che Boris El’cin
e Jiang Zemin avevano immaginato una volta e che Vladimir Putin
aveva promosso con zelo fin dall’inizio del suo mandato”34.
Sembra che la bussola dei democratici e dei “pacifisti” americani
continui ad essere la demonizzazione di Russia e Cina, cui si attri-
buiscono oscuri disegni egemonici e qualificante come sistemi illi-
berali e dittatoriali: per attaccare Trump, si afferma la sua vicinanza
al progetto strategico di questi due Stati, deformando senza alcun
ritegno la concezione di mondo multipolare elaborata da cinesi e
russi contro l’unipolarismo Usa. In tutti i documenti ufficiali, in tut-
te le dichiarazioni congiunte, dal 1997 ad oggi, il mondo multipola-
re di cui parlano i leader russi e cinesi non è affatto tripolare, circo-
scritto ai tre poli di Usa, Russia e Cina, come pretende il professor
Klare, ma si concepisce una varietà e diversificazione di rapporti tra
i paesi, rigettando ogni politica di egemonismo e di grande potenza.
Ecco cosa dice la Dichiarazione congiunta del 1997:
Siamo, come si vede, ben lontani dal tripolarismo che Klare im-
puta ai dirigenti russi e cinesi. Se però sgomberiamo il campo da
questa grossolana e strumentale deformazione, l’articolo di Klare,
uscito anche in “Huffington Post” del 25 luglio 2018 con un titolo
più conforme – Trump’s Grand Strategy To Create A Tripolar Wor-
ld – individua nel tripolarismo un asse portante della politica inter-
nazionale di Trump e risolve l’apparente paradosso di un Trump
che da un lato sarebbe impegnato a superare l’unipolarismo Usa e
dall’altro attacca tutti gli organismi, i luoghi e i trattati di coopera-
zione internazionale.
La politica di Trump non è volta a realizzare un mondo multi-
polare, con la conseguente rinuncia al primato americano, ma è il
riconoscimento obtorto collo della presenza ineliminabile di Cina e
Russia sul piano economico e politico-militare, con cui fare i conti
possibilmente da una posizione di forza. Per questo Trump aumen-
ta la spesa militare.
del Regno Unito dalla Ue (la “Brexit”) nel referendum del 23 giugno
2016 ha alimentato ulteriormente i movimenti euroscettici e avversi
all’euro, cosiddetti “sovranisti” e “populisti”. La dissoluzione della
Ue non è più una remota ipotesi di scuola, ma una possibilità con-
creta. Qualche leader, come il ministro degli interni italiano Salvini,
evoca per il 2019, quando si svolgeranno le elezioni per il Parlamen-
to europeo, lo spettro di un nuovo 1989, con la caduta – invece che
del muro di Berlino – della UE42.
Le precedenti amministrazioni Usa che hanno fustigato le ambi-
zioni valutarie dell’euro (vincendo sinora la battaglia: l’euro è solo
un 20% delle riserve valutarie delle banche centrali, mentre il dol-
laro è oltre il 60%) e si sono duramente contrapposte ai due paesi
leader della UE, Francia e Germania, ai tempi della guerra contro
l’Iraq del 2003, quando Bush lanciò l’appello per una “coalizione
dei volenterosi” (cui aderì anche l’Italia del governo Berlusconi).
Espressioni non proprio cordiali verso la Ue (“fuck the EU!”43) fu-
rono usate durante la “rivoluzione colorata” di Euromaidan da Vi-
Il ritorno al fascismo
del capitalismo contemporaneo1
Samir Amin
Abstract
2 Olha Ostriitchouk, Les Ukrainiens face à leur passé, Bruxelles, PIE Lang,
2013.
Samir Amin - Il ritorno al fascismo del capitalismo 47
esempio).
Ora, questi autentici fascisti sono veramente “nazionalisti”, sem-
plicemente perché si descrivono così? C’è da dubitarne. I nazionalisti
oggi meritano di essere qualificati in questo modo solo se mettono
in discussione il potere delle forze effettivamente dominanti nel
mondo contemporaneo, vale a dire, quello dei monopoli degli Stati
Uniti e dell’Europa. Ma questi cosiddetti “nazionalisti” sono amici
di Washington, Bruxelles e della Nato. Il loro “nazionalismo” si ri-
duce a odio sciovinistico nei confronti dei popoli vicini, in gran par-
te innocenti, che non sono mai stati responsabili delle loro disgrazie:
per gli ucraini sono i russi (e non lo zar); per i croati sono i serbi;
per la nuova estrema destra in Francia, Austria, Svizzera, Grecia e
altrove, sono gli “immigrati”.
Il pericolo rappresentato dalla collusione tra le maggiori forze po-
litiche negli Stati Uniti (repubblicani e democratici) e in Europa (la
destra parlamentare e i socioliberali) da un lato e i fascisti d’Oriente,
dall’altro, non va sottovalutato. Hilary Clinton si è eretta a portavo-
ce di questa collusione spingendo all’estremo l’isteria bellica. Anco-
ra più di Bush, se possibile, invoca la guerra preventiva a oltranza
(e non solo la riedizione della Guerra fredda) contro la Russia – con
un più aperto interventismo in Ucraina, Georgia e Moldova, tra gli
altri – contro la Cina e contro i popoli in rivolta in Asia, Africa e
America Latina. Purtroppo, questa fuga in avanti degli Stati Uniti,
in risposta al loro declino, potrebbe trovare un sostegno sufficiente
da permettere a Hillary Clinton di essere “la prima donna presiden-
te degli Stati Uniti!” Non dimentichiamo cosa c’è dietro questa falsa
femminista.
Non c’è dubbio che il pericolo fascista può sembrare non ancora
in grado di minacciare l’ordine “democratico” negli Stati Uniti e
nell’Europa ad ovest della vecchia “cortina”. La collusione tra la
destra parlamentare e i socioliberali rende inutile per il capitale do-
minante fare ricorso ai servigi dell’estrema destra che segue a ruota
i movimenti fascisti storici. Ma allora cosa dobbiamo dedurre dai
successi elettorali dell’estrema destra negli ultimi dieci anni? Gli eu-
50 MarxVentuno n. 1-2/2018
Stati Uniti, che per tale ragione ha sostenuto queste dittature fino
alla loro caduta per via della recente esplosione dei movimenti po-
polari. La forza di questi movimenti e le conquiste sociali e demo-
cratiche che hanno imposto escludono, almeno nel breve termine, il
ritorno delle dittature para-fasciste. Ma il futuro è incerto: il conflit-
to tra il movimento delle classi lavoratrici e il capitalismo locale e
mondiale è appena iniziato. Come per tutti i tipi di fascismo, le dit-
tature dell’America Latina non evitano errori, alcuni dei quali sono
stati fatali. Penso, per esempio, a Jorge Rafael Videla, che è sceso in
guerra per le isole Malvine per capitalizzare il sentimento nazionale
argentino a proprio vantaggio.
A partire dagli anni 1980, il lumpen-sviluppo caratteristico della
diffusione generalizzata del capitalismo monopolistico ha sostitui-
to i sistemi nazionali populisti dell’epoca di Bandung (1955-1980),
in Asia e Africa4. Questo lumpen-sviluppo ha anche prodotto for-
me simili sia alla modernizzazione della povertà che a quella della
violenza repressiva. Gli eccessi dei sistemi post-nasseristi e post-ba-
athisti nel mondo arabo forniscono dei buoni esempi di ciò. Non
dobbiamo mettere insieme i regimi populisti nazionali dell’epoca
di Bandung e quelli dei loro successori, che sono saltati sul carro
del neoliberalismo globalizzato, perché entrambi “non democrati-
ci”. I regimi di Bandung, nonostante le loro pratiche politiche auto-
cratiche, hanno goduto di qualche legittimazione popolare sia per
i loro risultati effettivi, di cui hanno beneficiato la maggioranza dei
lavoratori, che per le loro posizioni antimperialiste. Le dittature che
seguirono persero questa legittimità non appena accettata la sotto-
missione al modello neoliberista globalizzato e il lumpen-sviluppo
che lo accompagna. L’autorità popolare e nazionale, anche se non
democratica, ha ceduto il passo alla violenza della polizia in quanto
tale, al servizio del progetto neoliberale, antipopolare e antinazio-
nale.
Le rivolte popolari recenti, a partire dal 2011, hanno messo in di-
scussione le dittature. Ma le dittature sono solo state messe in di-
Rivoluzione o decadenza?
Pensieri sulla transizione tra i modi di produzione
in occasione del bicentenario della nascita di Marx1
Samir Amin
Abstract
A partire da Marx ed Engels, attraverso le esperienze della socialde-
mocrazia tedesca e della rivoluzione russa, il movimento operaio e so-
cialista ha sostenuto che una serie di rivoluzioni si sarebbero verificate
a iniziare dai paesi a capitalismo avanzato. Tuttavia, negli ultimi 75
anni la storia ha modificato radicalmente lo scenario: oggi, la prospetti-
va rivoluzionaria sembra molto remota nel centro del sistema economi-
co mondiale e più probabile nelle periferie meno sviluppate. Un’analisi
del sistema imperialista contemporaneo e delle precedenti epoche deve
fondarsi sul concetto di sviluppo ineguale e sullo studio comparato della
crisi e della transizione tra modi di produzione. Dalla caduta dell’im-
pero romano all’attuale crisi del sistema capitalistico, nello studio delle
transizioni da un modo di produzione all’altro nelle diverse epoche, si
può tracciare una linea di demarcazione tra fasi storiche “di decadenza”
e “rivoluzionarie”. La rivoluzione socialista con cui abbiamo a che fare
nella nostra epoca, che nasce dalle periferie ma da cui il centro non è
necessariamente immune, è di tipo decadente o rivoluzionario?
Introduzione
Karl Marx è un gigante del pensiero, non solo per il dicianno-
vesimo secolo, ma ancora di più per comprendere il nostro tempo.
Nessun altro tentativo di sviluppare una comprensione della so-
cietà è stato tanto fertile, ammesso che i “marxisti” andassero oltre
la “marxologia” (il limitarsi a ripetere ciò che Marx aveva potuto
scrivere in relazione al proprio tempo) e invece perseguissero il suo
metodo in accordo con i nuovi sviluppi storici. Lo stesso Marx ha
continuamente sviluppato e rivisto le sue opinioni nel corso della
sua vita.
Marx non ha mai ridotto il capitalismo a un nuovo modo di pro-
duzione, ma ha considerato tutte le dimensioni della moderna so-
cietà capitalista, capendo che la legge del valore non regola solo l’ac-
cumulazione capitalistica, ma governa tutti gli aspetti della civiltà
moderna. Questa visione unica gli ha permesso di offrire il primo
approccio scientifico relativo ai rapporti sociali nel più ampio am-
bito dell’antropologia. In tale prospettiva, egli ha incluso nelle sue
analisi ciò che oggi viene chiamato “ecologia”, riscoperta un secolo
dopo Marx. John Bellamy Foster, meglio di chiunque altro, ha sa-
pientemente sviluppato questa prima intuizione di Marx.
Io ho dato la priorità ad un’altra intuizione di Marx, legata al fu-
turo della globalizzazione. Dalla mia tesi di dottorato nel 1957 al
mio ultimo libro, ho dedicato i miei sforzi allo sviluppo ineguale
derivante da una formulazione globalizzata della legge dell’accu-
mulazione. Ne ho tratto una spiegazione per le rivoluzioni in nome
del socialismo sorte nelle periferie del sistema globale. Il contributo
di Paul Baran e Paul Sweezy, con l’introduzione del concetto di sur-
plus, è stato decisivo nel mio tentativo.
Condivido anche un’altra intuizione di Marx, espressa chiara-
mente nel 1848 e ulteriormente riformulata fino ai suoi ultimi scrit-
ti, secondo cui il capitalismo rappresenta solo una breve parentesi
nella storia: la sua funzione storica è quella di aver creato in poco
tempo (un secolo) le condizioni che richiedono di andare oltre, nel
comunismo, inteso come uno stadio superiore della civiltà.
Samir Amin - Rivoluzione o decadenza? 57
Solo gli uomini fanno la storia. Né gli animali né gli oggetti inanima-
ti controllano la propria evoluzione: sono soggetti ad essa. Il concetto
Samir Amin - Rivoluzione o decadenza? 63
A Samir Amin
Andrea Catone
Samir Amin, direttore del Forum del Terzo Mondo con sede in Se-
negal, a Dakar, guardava con crescente interesse e vicinanza negli
ultimi anni, senza risparmiare alcuni rilievi critici e note di messa
in guardia in merito ai rapporti di produzione e di proprietà e al
rapporto città/campagna. Riportiamo qui le sue interessanti osser-
vazioni sul 19° Congresso del Partito Comunista Cinese, svoltosi
nell’ottobre 2017.
Samir Amin è ben noto ai compagni, ai militanti, agli studiosi
italiani sin dagli anni 1960-70, quando, da posizioni marxiste, leni-
niste e maoiste elabora la strategia dello “sganciamento” dei paesi
economicamente dipendenti dal sistema dell’imperialismo mon-
diale, proponendo uno “sviluppo autocentrato”. Sin da quei primi
importanti contributi emergeva una delle direttrici di fondo della
sua ricerca militante, e scrivo “ricerca militante” pour cause: Samir
non è stato mai un teorico fine a se stesso, ma un intellettuale marxi-
sta militante, un organizzatore politico, un promotore di iniziative,
un compagno attivamente impegnato sul fronte della lotta politica,
sociale, culturale. Egli ha sempre tenuto ferma la barra dell’analisi
marxista, ha sempre provato a leggere e interpretare il mondo – per
cambiarlo – con le lenti di Marx, di un marxismo non dogmatico e
non settario, ma sempre ben saldo, acuto e vigile nei suoi presup-
posti e nel suo sistema teorico, anche quando ne proponeva aggior-
namenti di analisi e categorie, soprattutto in relazione al sistema
mondiale dell’imperialismo e alla crisi economica del sistema capi-
talistico mondiale dei “monopoli generalizzati”.
Per la sua personale storia e formazione Samir è stato un intel-
lettuale marxista antimperialista in lotta per l’emancipazione dei
popoli sottoposti al giogo coloniale e semicoloniale, o allo scambio
ineguale imposto dall’imperialismo occidentale, e, al contempo, un
intellettuale marxista che era di casa a Parigi e nei principali centri
dell’Occidente. Sotto questo aspetto godeva del raro privilegio di
poter avere uno sguardo sul mondo dal “Sud” e dal “Nord”, con
Andrea Catone - A Samir Amin 67
Samir Amin
Abstract
La Cina è impegnata in un doppio progetto che mira, da un lato, a costruire
un sistema produttivo industriale completo, coerente e articolato sul rin-
novamento dell’agricoltura contadina e, dall’altro, cerca di trarre vantag-
gio dal suo essere inserito nella globalizzazione capitalista contemporanea.
Questo progetto è conflittuale per natura, ma se il potere decisionale del
Pcc e dello Stato prende le misure lucidamente, diventa possibile supe-
rare la contraddizione in questione. Ma per ciò è necessario che il potere
conservi e rafforzi la sua capacità di controllare l’inserimento della Cina
nella globalizzazione imperialista e che rispetti e anche favorisca le capa-
cità di resistenza delle classi popolari alle devastazioni del capitalismo. Al
riguardo, la lettura dei documenti del 19° Congresso riassicura l’autore.
1.
1 http://samiramin1931.blogspot.com/2017/11/salir-amin-partir-des-do-
cuments-du-xix.html, 22 novembre 2017.
Samir Amin - Riflessioni dopo il 19° Congresso del Pcc 69
2.
3.
Abstract
Si apre una fase nuova per la storia della Cina e dello sviluppo dell’ideologia
cardine del Pcc, il socialismo con caratteristiche cinesi. La relazione di Xi se-
gna la svolta teorica del 19º Congresso Nazionale. “La Cina continuerà a por-
tare avanti un progetto di sviluppo che mette l’essere umano al centro, ponen-
dosi come obiettivo strategico la ricerca di una vita sempre migliore della sua
popolazione”. Xi parla un linguaggio di forte valenza e capacità di attrazione
anche all’interno dell’Occidente: esiste un’alternativa al capitalismo liberale
che causa insicurezza per la gente comune in tutto il mondo. La prima svolta
è in economia, dove si passa da una crescita impetuosa del Pil ad un nuovo
modello definito il “new normal” (xin changtai). È un cambio di paradigma,
la conversione da una produzione orientata alla quantità ad una orientata alla
qualità e all’innovazione. La sfida è quella di trasformarsi da paese “imitatore”
a paese “innovatore”. La seconda svolta sta nelle riforme politiche. Con la lotta
alla corruzione si è reso il partito più forte, mettendolo al centro di tutto, e si
è rinsaldato il rapporto con le masse. “Il tema del Congresso è: rimanere fedeli
alla nostra aspirazione originaria e tenere ben ferma la nostra missione”.
2 Li Ruiyu, L’ingresso della Cina in una “nuova era”, 23/11/2017, Agi, ht-
tps://goo.gl/mfTNN2.
3 Ufficialmente: Comitato Permanente dell’Ufficio Politico del Comitato
Centrale del Partito Comunista Cinese, (Zhōngguó Gòngchǎndǎng Zhōng-
yāng Zhèngzhìjú Chángwù Wěiyuánhuì), che rappresenta il vertice della le-
adership del Pcc.
4 Solo a titolo di esempio, segnaliamo questo artico di Minxin Pei apparso
su “Foreign Affair”: China’s Return to Strongman Rule, 1/11/2017, https://
goo.gl/cvrvpG, ed il commento del “Financial Times”: Inside China’s secret
‘magic weapon’ for worldwide influence del 26/10/2017, https://goo.gl/xS-
SEUV. Sul culto della personalità, rimando a questa mia analisi: Xi Jinping e
il culto della personalità, 10/05/2016, https://goo.gl/sXM8XJ.
5 Duncan McFarland, China, Xi Jinping and the Nineteenth Party Congress,
19/12/2017, https://goo.gl/P7cV3H.
6 Deng Xiaoping, Selected works, Vol. III (1982-1992), 1994, Foreign Lan-
Francesco Maringiò - Il socialismo cinese entra in una nuova era 75
Quella che si apre è una fase nuova per la storia della Cina e dello
sviluppo dell’ideologia cardine del Pcc, ossia il socialismo con ca-
ratteristiche cinesi, e la relazione di Xi segna la svolta teorica del 19º
Congresso Nazionale che pone tutti noi di fronte all’esigenza di una
periodizzazione della storia moderna della Cina.
Quando il Pcc prende il potere e viene fondata la Repubblica Po-
polare il paese è sconvolto dalla guerra e da una lunga fase di co-
lonizzazione da parte delle potenze dell’Occidente liberale che non
si fa scrupoli a violentare, saccheggiare ed umiliare un popolo di
antichissima civiltà, dando il via al “lungo secolo delle umiliazioni”
(1839-1949), iniziato con la Prima Guerra dell’Oppio e causa della
“grande divergenza” studiata da Ken Pomeranz. Il Pil cinese passa
dal 32,9% di quello mondiale nel 1820 al 5,2% del 1949 e il Pil pro
capite rimane invariato per sessant’anni (1890-1949).
Nella prima fase dello sviluppo della nuova Cina, fondata nel
1949, si pongono le basi per l’indipendenza nazionale e per la sua
integrità territoriale (questa è la fase nella quale “il popolo cinese si
è alzato in piedi”, come dice Mao) e si prova a porre rimedio alla pe-
sante arretratezza economica. Tuttavia, i trent’anni che caratterizza-
no questo primo stadio della storia cinese contemporanea non sono
stati in grado di risolvere il problema del benessere e dello sviluppo
delle forze produttive (benché lo stesso Grande balzo in avanti e la
Rivoluzione Culturale fossero tentativi – rivelatisi illusori- di acce-
lerare l’edificazione economica del paese).
Nei successivi trent’anni, che hanno segnato una seconda fase
della storia della Cina contemporanea (segnati dalla svolta della III
Sessione Plenaria dell’11° CC del 1978, fino al 18° Congresso del
2012), grazie ai successi della politica di “riforma ed apertura” l’eco-
nomia del paese è cresciuta in maniera impressionante, bruciando
le tappe dello sviluppo e risolvendo i problemi della penuria e della
povertà. Questa è la fase nella quale, secondo la massima di Deng:
“diventare ricchi è glorioso” e si avvia una grande redistribuzio-
ne – a tappe ed in maniera non omogenea – che, pur risolvendo il
problema dei bisogni primari, non affronta quello dell’equità e del
rafforzamento del paese sul piano internazionale.
È nei cinque anni in cui è in carica il 18° Comitato Centrale, sotto
la guida di Xi Jinping, che si registra invece la trasformazione della
Cina da paese prospero a paese ricco e potente sia sul piano dome-
stico che sullo scenario internazionale. Ma questa Cina deve tutta-
via fare i conti con due enormi problemi: quello della distribuzione
non bilanciata e quello dell’inefficienza.
In un colloquio avuto con un dirigente cinese, così egli ha sinte-
tizzato le varie fasi, usando la metafora della torta. “In un primo
momento – ha affermato – non avevamo nulla da mangiare e, gra-
zie alle riforme di Deng abbiamo imparato a cucinare la torta e a
renderla sempre più grande. Oggi prendiamo atto che non tutta la
popolazione ha la sua fetta di torta (distribuzione non bilanciata) e
che non è sufficientemente grande per tutti, né buona (inefficienza).
Per cui, quello che serve è cambiare il modello: da una produzione
quantitativa bisogna concentrarsi su una produzione qualitativa ed
attuare un’equa politica di redistribuzione”.
Il cuore politico del 19° Congresso ruota proprio attorno a questo
punto e alle conseguenti riforme. Ciò pone il primo mandato di Xi
Jinping in continuità con gli indirizzi tracciati dal sul predecessore7 e
con le guide fondamentali delle riforme volute da Deng, che fissava
come “primo obiettivo quello di condurre una vita abbastanza con-
fortevole entro la fine del XX secolo ed avvicinarsi al livello economi-
7 Cfr. Alice Miller, The Trouble with Factions, “China Leadership Monitor”,
no. 46, https://goo.gl/qaKdTh.
Francesco Maringiò - Il socialismo cinese entra in una nuova era 77
La contraddizione principale
8 Deng Xiaoping, Selected works, Vol. III (1982-1992), 1994, Foreign Lan-
guage Press, Beijing, p. 115.
78 MarxVentuno n. 1-2/2018
come priorità” (yi ren wei ben): in altre parole partire dagli interessi
fondamentali della popolazione nei diversi indirizzi delle riforme e
porre gli interessi della gente comune al primo posto»12.
Ma è con la direzione di Xi Jinping che si innesca una vera a pro-
pria svolta.
La prima è nell’economia, allorquando si passa da una crescita
impetuosa del Pil ad un nuovo modello definito il “new normal”
(xin changtai), che non indica solo un calo programmato della cre-
scita del Pil, ma un cambio di paradigma da un paese che ha usato la
sua abbondante manodopera a basso costo per produrre ed espor-
tare beni ad alta intensità di lavoro, verso un altro ad alta intensità
tecnologica: unica via per scongiurare la cosiddetta “trappola del
reddito medio”. Ciò comporta una crescita del ruolo dei servizi ed
una conversione da una produzione orientata alla quantità ad una
orientata alla qualità ed all’innovazione. Xi Jinping ha citato la paro-
la “innovazione” 59 volte nel corso della sua relazione al Congresso
e la sfida per la Cina è quella di trasformarsi da paese “imitatore”
a paese “innovatore”, soprattutto nei settori delle nuove tecnologie
e del commercio e dei pagamenti elettronici. Infatti, come fa notare
Ben Shenglin, professore alla scuola di Management dell’Università
del Zhejiang, sebbene l’e-commerce sia nato negli Stati Uniti negli
anni ’90, Amazon e le altre società del settore non hanno avuto uno
sviluppo tanto rapido quanto le cinesi Alibaba e jd.com e, sebbene
PayPal sia stata fondata negli Usa nel 1998 ed abbia dato il via all’e-
ra dei pagamenti elettronici, ciò è avvenuto appena cinque anni pri-
ma dell’imitatore Alipay. È giunto il tempo del sorpasso, contando
sul fatto che «è la combinazione dei cambiamenti radicali nella sfera
politica, economica, sociale, culturale e tecnologica che ha creato un
ambiente politicamente stabile e un potente ecosistema di innova-
zione con caratteristiche cinesi, che apre la strada al rapido svilup-
po della “nuova economia”»13. A questo si accompagna una grande
na Daily, https://goo.gl/cbDcj2
14 «Dall›ultimo congresso nel 2012, ben 34 imprese statali centrali, o SOE,
sono state ristrutturate, con un numero complessivo che scende a 98 da
117. Le SOE centrali hanno registrato un utile netto record di 1,11 trilioni
di yuan (167,2 miliardi di $) da gennaio a settembre, grazie alle riforme dal
lato dell›offerta, che hanno contribuito a ridurre il requisito del rapporto tra
attività e passività e contenere i deflussi di capitali. A seguito della riforma,
anche le finanze di 2.041 «società zombie», tutte filiali di 81 principali
SOE centrali, sono migliorate, con perdite subite ridotte di 88,5 miliardi
di yuan, rispetto allo stesso periodo del 2015. («Le aziende zombie» sono
imprese economicamente non redditizie, di solito settori industriali con
forte sovrapproduzione, mantenute in vita grazie all›aiuto del governo
e delle banche)». Zhong Nan, The Great SOE Turnaround, “China Daily
Business”, 30/10/2017, https://goo.gl/wWfpF3.
82 MarxVentuno n. 1-2/2018
15 Robert Lawrence Kuhn, New era on the road to 2050, 28-29/10/2017, “Chi-
na Daily”, https://goo.gl/sofnqr.
84 MarxVentuno n. 1-2/2018
Gaio Doria2
Abstract
Il 19° Congresso del Partito Comunista Cinese assume un’importanza
storica senza precedenti. La conquista della posizione della seconda eco-
nomia più grande del mondo, ha trasformato la Cina in una potenza in-
dustriale. L’età dell’arretratezza delle forze produttive è definitivamente
terminata. Per questo motivo, Xi Jinping ha teorizzato: “Quello che stiamo
affrontando ora è la contraddizione tra uno sviluppo squilibrato e inade-
guato e i crescenti bisogni del popolo di una vita migliore”. La ridefinizione
della contraddizione principale della Cina può essere il punto più impor-
tante del 19° Congresso.
1 In http://www.vermelho.org.br/noticia/303607-1, 26-10-2017.
2 Master in economia cinese presso la People’s University of China, colla-
boratore della Commissione di Politica e Relazioni Internazionali del Par-
tito Comunista del Brasile (PCdoB) e editorialista del Portale “Vermelho”.
86 MarxVentuno n. 1-2/2018
Zhang Boying2
Abstract
6 La frase completa recita: “in realtà per il materialista pratico, cioè per il
comunista, si tratta di rivoluzionare il mondo esistente, di metter mano allo
stato di cose incontrato e di trasformarlo”, in K. Marx-F. Engels, L’ideologia
tedesca, Editori Riuniti, Roma, 1972, pp. 14-15 [NdR].
7 Discorso pronunciato da Engels durante la veglia funebre per Marx.
8 Le “Tre Grandi Montagne” si riferiscono all’imperialismo, al feudalesimo
Zhang Boying - Centralità della popolarizzazione nel marxismo 97
9 Il passo è nel rapporto di Mao “Il ruolo del Partito comunista cinese nella
guerra nazionale” dell’ottobre 1938. Una traduzione italiana è in Opere di
Mao Tsetung, vol. 7°, Edizione Rapporti Sociali, Milano, 1992, p. 41.
Zhang Boying - Centralità della popolarizzazione nel marxismo 99
18 Deng Xiaoping wenxuan (Scritti scelti di Deng Xiaoping), op. cit., p. 95.
Zhang Boying - Centralità della popolarizzazione nel marxismo 105
del marxismo e della realtà della Cina attuale, essi sono specifici del
marxismo e perciò anche universali. Attualmente, in Cina, le rifor-
me e l’apertura nazionali, la costruzione di sistemi di economia di
mercato, lo sviluppo scientifico e tecnologico, l’ambiente ecologico
e altri elementi sono sempre più al passo con il progresso globale.
Inoltre, la Cina svolge un ruolo sempre più importante nella politi-
ca e nell’economia mondiale e negli affari esteri. Le principali idee
strategiche, tra cui troviamo il concetto di sviluppo scientifico e la
costruzione di un mondo armonioso, non sono solo una preroga-
tiva cinese, ma nel mondo intero. Quindi, si può anche affermare
che il marxismo con caratteristiche cinesi, in particolare le sue con-
quiste nella Cina contemporanea, sono una fonte di ispirazione per
le teorie generali marxiste, anche grazie al contributo dei risultati
dell’esperienza cinese. Pertanto, nel corso dei dialoghi e degli scam-
bi con il mondo, i risultati teorici del marxismo con caratteristiche
cinesi devono anche trasmettere alle persone delle altre nazioni il
livello di comprensione delle questioni mondiali della teoria marxi-
sta. Questo processo ha indubbiamente un grande significato per la
diffusione dei risultati teorici del marxismo cinese contemporaneo
perché arricchisce le teorie generali marxiste, sostiene un modello
di mondo multipolare e trasmette l’idea della costruzione di una
società armoniosa. Questo è il nuovo requisito proposto dallo svi-
luppo sociale del mondo, ovvero della nuova epoca, per la popola-
rizzazione del marxismo cinese contemporaneo. In un certo senso
si può dire che i risultati della teoria marxista cinese, in particola-
re quelli del marxismo cinese contemporaneo, sono sia della Cina
che mondiali. Durante gli scambi con i cittadini degli altri paesi del
mondo, dobbiamo lavorare duramente per rendere popolare a livel-
lo internazionale il marxismo con caratteristiche cinesi e utilizzarlo
per trasmettere la voce e le idee di questa nazione, fornendo conte-
nuti specifici a coloro che sono interessati alle riforme, all’apertura
e alle esperienze di successo della Cina. Può tutto ciò essere visto
come un’estensione all’estero delle responsabilità dei lavoratori te-
orici del marxismo cinese?
Gryzlov - Indimenticabile la mia Unione Sovietica... 109
Vladimir F. Gryzlov3
Abstract
1 Parole della canzone “La nostra patria è l’Unione Sovietica” del bardo
rosso Aleksander Charčikov.
2 Nezabvennyj moj Sovetskij Sojuz…*(Metodičeskie sovety propagandistam,
lektoram, dokladčikam), pubblicato nella rivista teorico-politica del PCFR
“Političeskoe Prosveščenie”, n. 6/2017. http://www.politpros.com/journal/
read/?ID=6910&journal=222. Traduzione di Andrea Catone.
3 Direttore della rivista “Političeskoe Prosveščenie”.
Dal 2016 la rivista “MarxVentuno” ha uno scambio con la rivista dei co-
munisti russi, che ha già tradotto e pubblicato alcuni articoli. Ricordiamo
tra gli altri quello di Manlio Dinucci, tratto dal nostro n. 1-2/2016, La Nato
dopo la “guerra fredda” [NATO posle “cholodnoj vojny”], nel n. 5/2016, leg-
gibile anche in versione digitale in http://www.politpros.com/journal/
read/?ID=5804&journal=199,; e A. Catone, tratto dal n. 1-2/2017, Battersi
per la Costituzione! Battersi per il proporzionale! [Borotsja za Konstituciju, za
proporcional’nuju izbiratel’nuju sistemu!] nel n. 3/2018, leggibile anche in
http://www.politpros.com/journal/read/?ID=7381&journal=231. Nella
Presentazione del testo il collegio redazionale scrive che la questione della
lotta per un sistema proporzionale, contro il maggioritario è molto attuale
anche per la Federazione russa, visto che dal 2016 il sistema elettorale pre-
vede che la metà dei deputati della Duma (225) della Federazione Russa
vengano eletti con sistema maggioritario uninominale, e solo l’altra metà
con sistema proporzionale. Il maggioritario evidentemente avvantaggia
chi dispone di mezzi economici e controlla le leve del potere.
110 MarxVentuno n. 1-2/2018
L’esame della terza questione può iniziare con la tesi secondo cui
nel corso dell’ultimo quarto di secolo, sono avvenuti cambiamenti
significativi sul territorio dell’URSS, una nuova realtà politica, so-
cio-economica, spirituale e culturale è emersa. Comprendere la di-
rezione nello sviluppo delle relazioni nazionali e nazional-statali è
di fondamentale importanza per elaborare la strategia e le tattiche
dei partiti comunisti e delle organizzazioni popolari patriottiche.
Sul territorio dell’ex Unione Sovietica oggi si manifestano le due
tendenze più significative: verso il reinserimento e verso la disin-
tegrazione. I funzionari russi hanno affermato che l’integrazione
dovrebbe iniziare da una “lista pulita” ed essere costruita in base
122 MarxVentuno n. 1-2/2018
nazionalità.
È necessario celebrare congiuntamente le date giubilari della
nostra storia comune, trascorrere serate di amicizia, vacanze nelle
zone di confine e nei luoghi di residenza, per eliminare gli ostacoli
nella comunicazione tra parenti e amici. Intervenire più spesso con
iniziative di giornate e settimane della cultura e dell’arte dei popo-
li fraterni, conferenze scientifiche, forum di veterani, incontri della
gioventù, competizioni sportive e promuovere lo sviluppo delle re-
lazioni nel campo dell’informazione.
È anche importante che in ogni repubblica ci sia una quota
significativa di russi e cittadini di orientamento filorusso, interessati
alle relazioni con la Federazione Russa e altri stati sul territorio
dell’ex Unione Sovietica. Occorre supportarli. Prestare maggiore at-
tenzione ai lavoratori migranti provenienti dai nuovi stati, facendoli
partecipare alla creazione di un clima di solidarietà proletaria.
I comunisti sono i sostenitori più coerenti del ripristino di un
unico Stato dell’Unione. Il Partito Comunista della Federazione
Russa sta intraprendendo costanti azioni in questa direzione. Nel
programma e nello statuto del Partito Comunista della Federazione
Russa, le posizioni del partito sulla questione nazionale sono for-
mulate come obiettivi principali e compiti che sono di fronte alle
sezioni del partito. Il compito più importante del Partito Comunista
della Federazione Russa è quello di ricreare la rinnovata Unione dei
Popoli sovietici, rafforzare l’indipendenza politica e l’indipendenza
economica dell’Unione, ripristinando i suoi interessi e posizioni tra-
dizionali nel mondo.
Tutti i partiti che fanno parte dell’UPC-PCUS contribuiscono in
modo significativo al ripristino di un unico Stato dell’Unione. Le
autorità attuali comprendono che gli atteggiamenti dei comunisti
esprimono gli interessi e le aspirazioni dei lavoratori, della maggio-
ranza della popolazione delle ex repubbliche sovietiche. Pertanto, i
comunisti sono soggetti a repressione, molestie e persecuzioni. La
maggior parte dei partiti dell’UPC- PCUS opera nelle più diffici-
li condizioni illegali e semi-legali. I partiti comunisti sono messi al
bando, i loro membri vengono gettati in prigione, picchiati. Ma i
Gryzlov - Indimenticabile la mia Unione Sovietica... 137
comunisti continuano la loro lotta. Sono gli eroi del nostro tempo.
Parlando del ristabilimento dello Stato dell’Unione, possiamo
contare anche sulla solidarietà, sul sostegno delle forze esterne, non
solo sui comunisti, ma anche sui veri patrioti e veri democratici,
avversari della globalizzazione imperialista, antifascisti.
Non dovremmo avere illusioni: il processo di reintegrazione, il ri-
pristino dello Stato dell’Unione sarà difficile. C’è una dura battaglia
da affrontare. Ci sono influenti oppositori della reintegrazione
all’interno dei nostri paesi, ci saranno provocazioni, grida e pres-
sioni da parte dell’Occidente. Ma dietro di noi è la grande storia
dei nostri popoli. Siamo responsabili verso le nuove generazioni. La
vittoria sarà nostra!
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Comitato Centrale del PCFR al XVII Congresso del Partito. Relazione
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2017, n. 9-10 (297-298).
Abstract
ne reciproca tra gli enti. Una serie di altre misure condussero a una
significativa contrazione degli investimenti di capitali, alla rottura
dell’equilibrio intersettoriale, a un’ulteriore crescita dei prezzi al
consumo e al calo della produzione. L’economia dell’URSS spro-
fondò in una situazione in cui non vi erano “né piano né mercato”.
L’esito delle “trasformazioni” fu un brusco inasprimento della
situazione nel paese. Il calo della produzione coinvolse tutti i set-
tori dell’economia nazionale. Il governo condusse una politica fi-
nanziaria populista. L’incremento dei redditi personali in presen-
za di un abbassamento dei ritmi di crescita della produzione e la
contrazione della disponibilità di merci portarono all’inflazione e al
crac del mercato dei beni di consumo. Fu introdotto il razionamen-
to, con tagliandi e tessere per l’acquisto di diversi prodotti alimen-
tari e di altre merci. Il tenore di vita della popolazione peggiorò. Il
sistema finanziario dello stato entrò in crisi. Il governo incrementò
bruscamente le importazioni. Aumentò il deficit nei conti pubblici
e crebbero i prestiti statali. Se nel 1985 il debito interno dell’URSS
ammontava a circa 30 miliardi di dollari, nel 1991 raggiunse i 120
miliardi di dollari. Le riserve auree del’URSS si ridussero di dieci
volte. E così, all’inizio degli anni Novanta, l’azione della squadra di
Gorbačëv gettò l’economia del paese in uno stato di profonda crisi.
Tale situazione stimolò le spinte centrifughe.
Alla disintegrazione dell’URSS contribuì la crisi del partito al
potere, il PCUS. Gli ideologi della perestrojka proclamarono la
“departitizzazione” dello stato. Nel 1990 fu abrogato l’art. 6 della
Costituzione dell’URSS, che proclamava il ruolo guida del PCUS
nel sistema politico della società sovietica. La conseguenza fu che
cominciarono a crollare gli elementi fondamentali del sistema di
governo del paese. Allo stesso tempo nel PCUS emerse una crisi
ideologica. Il XXVIII Congresso del partito nel 1990 mise a nudo la
pochezza ideologica della dirigenza del PCUS. Invece di un nuo-
vo programma del partito fu approvata la dichiarazione “Verso
un socialismo umano e democratico”. La decisione del Congresso
riguardo alla possibilità di creare delle piattaforme politiche all’in-
142 MarxVentuno n. 1-2/2018
Francesco Galofaro2
Abstract
La diffusione in Italia
La prefazione di Engels
Anarchici e socialisti
Chi in quegli anni si diede davvero da fare per far conoscere Marx
e per innovare la teoria socialista fu Antonio Labriola. Professore di
filosofia della storia a Roma, negli anni ‘89-’90 tiene un corso sul
Manifesto. In seguito scrive il saggio “In memoria del manifesto dei
comunisti” per Devenir social, una rivista francese diretta da Sorel,
ed in seguito lo pubblica in italiano, sollecitato da Croce. In seguito
a questa lettura Croce stesso ha una breve conversione al marxismo.
In seguito il saggio viene più volte ristampato come prefazione
all’edizione del Manifesto del 1901, la cui traduzione è sempre del
Labriola.
La posizione discussa da Labriola (1901) è quella del comunismo
critico, l’etichetta con cui Marx ed Engels presentarono le proprie
proposte politiche alla Lega dei giusti. Labriola recupera questa
“denominazione di origine” per farla valere contro alcune carat-
teristiche filosofiche del marxismo della sua epoca, che specie in
Italia assumeva contorni illuministici e positivisti. In polemica con
il gruppo dirigente del socialismo italiano, Labriola portò avanti
la sua battaglia culturale a stretto contatto con Engels ed Adler.
La sua interpretazione del marxismo faticò ad affermarsi in Italia,
mentre ebbe maggior fortuna all’estero: influenzò la visione di
Plechanov7; anche Lenin, pur criticando quest’ultimo, lesse i Saggi
La prefazione di Togliatti
appariva già del tutto superato negli anni ‘10 del Novecento – cfr.
Togliatti (2013).
Col Manifesto, secondo Togliatti, il proletariato prende coscienza
di se stesso, si dota di un programma di azione e di critica teorica alle
altre correnti del socialismo (cristiano, aristocratico, borghese…).
Togliatti considerava attuali tali critiche. Un’altro segno della
vitalità del Manifesto consiste nella lunghissima sopravvivenza
del marxismo, fatto raro tra le dottrine sociali, che ha permesso di
comprendere lo sviluppo capitalista, la sua estensione all’intero
globo, lo scoppio di ben due guerre mondiali.
Togliatti dedica però alcune riflessioni anche ad elementi di
inattualità del Manifesto: il Migliore mette in guarda dal pensare che
ogni possibile sviluppo storico possa essere già previsto dalla teoria
e dall’idea che la rivoluzione sia in qualche modo imminente: la sua
carica rivoluzionaria si spiega con il contesto storico del ‘48, mentre
Marx ed Engels sono normalmente più prudenti. Si legge qui tra le
righe la convinzione togliattiana che la “guerra di movimento” tra
le classi e tra i rispettivi partiti si sia trasformata, in campo NATO, in
“guerra di posizione” - cfr. Togliatti (2014). Inoltre, secondo Togliatti
il Manifesto è incompleto: è Lenin con la dottrina dell’imperialismo e
del partito rivoluzionario a integrare la teoria.
Il bilancio di Togliatti è comunque positivo: negli anni, l’accesso
al potere delle classi subalterne si è allargato e così pure il fronte
contrario alla borghesia; l’imperialismo ha perduto il proprio
prestigio. Togliatti si sentiva parte di un movimento storico vincente
nonostante il disastro della seconda guerra mondiale e le condizioni
estremamente difficili in cui versavano le masse dell’epoca. Il
Manifesto serviva allora a rinsaldare l’ottimismo del popolo, la
fiducia in un avvenire di progresso.
La prefazione di Zangheri
Il 1998
Lucio Colletti
La prefazione di Sanguineti
La prefazione di Hobsbawn
21 Vedi le critiche alla teoria della decrescita mosse da Pellerey (2015: 1245-
197).
Francesco Galofaro - Le prefazioni italiane del Manifesto 163
La prefazione di Losurdo
La prefazione di Bertinotti
25 Per essere onesti, chi scrive all’epoca sosteneva proprio questa tesi.
Francesco Galofaro - Le prefazioni italiane del Manifesto 167
Qualche conclusione
Labriola, a mezzo secolo dal ‘48; così nel secondo dopoguerra, quan-
do la sua forza travolgente sembra inarrestabile, perché esistono
forme di stato socialiste vincenti; così infine nel 150o anniversario,
laddove occorre fare i conti con la sconfitta e con il reflusso e
cercare alternative. A seconda della fase, l’attualità del Manifesto
consiste nell’aver descritto la forza trasformatrice del socialismo,
in grado issare il proletariato a soggetto del fare storia; oppure
del capitalismo, in grado di travolgere il socialismo stesso e, data
la portata globale della trasformazione e i rischi di guerra ad essa
connessi, di pregiudicare perfino l’esistenza della vita sulla Terra.
Come abbiamo visto, l’eredità di Marx interessa anche i nemici del
marxismo, a sinistra come a destra. Gli oppositori di sinistra ne
dichiarano più o meno apertamente l’inattualità e ne apprezzano
il valore retorico; la destra tende al contrario a rivalutare il Marx
economista: un processo ancora in atto, dato che dopo la crisi si
sono moltiplicate le letture liberali del Capitale.
Inoltre, possiamo contare almeno quattro fasi nell’attualizzazione
del pensiero marxiano. In origine consisteva nell’aver predetto e
favorito dal punto di vista teorico la nascita di movimenti socialisti.
In una seconda fase, i movimenti si erano fatti “Stato”. La terza fase
è invece quella della crisi di movimenti e stati: Marx diviene allora
profeta della globalizzazione.
Vi è poi una quarta fase, non presente nel nostro corpus, sul quale
vorrei spendere qualche parola conclusiva: Marx è infatti il teorico
della crisi economica. È incredibile il fatto che ancora nel 2005, alle
soglie della più devastante crisi economica capitalista che si sia
veduta, questa parola fosse del tutto assente dalle considerazioni
sul Manifesto. È vero che l’analisi di Marx ed Engels è ancora acerba,
ma il tema è descritto in termini apocalittici:
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Angelo Baracca1
Abstract
È interessante considerare il punto di vista del materialismo storico sul-
la scienza e sul rapporto tra l’essere umano, come essere sociale, e la natura.
Innanzitutto occorre rilevare il rifiuto engelsiano di considerare la natura
come un mero “serbatoio” inerte di risorse da sfruttare; in secondo luogo,
è necessario rifiutare la tesi della presunta neutralità della scienza e anzi
riconoscere e anzi i suoi legami strutturali con gli interessi della classe
capitalistica.
È importante riprendere una critica integrale della scienza, che rifiuti i
concetti astratti di “progresso” e di “sviluppo” della scienza e renda ragio-
ne di come piuttosto le svolte epistemologiche e scientifiche siano sempre
legate alle trasformazioni dei rapporti di produzione, alla necessità della
classe capitalista di massimizzare i profitti attraverso nuove acquisizioni
tecniche, di sfruttare con la massima efficacia la classe operaia. La Scienza
ha evidentemente accresciuto il potere dell’Uomo sulla Natura, ma sempre
in stretta complicità con gli interessi del Capitale contro il lavoro. Questo
asservimento strumentale della “corporazione” o “casta” scientifica agli
interessi delle classi imprenditoriali dominanti deve essere sottoposto a
critica con gli strumenti del materialismo storico, e ciò è di massima im-
portanza in un momento storico in cui il ciclo produttivo capitalistico ha
accresciuto come non mai la sua nocività verso la natura e la salute umana.
stata confermata dai risultati del lavoro successivo, di cui porto solo
una parte del merito.
In Marx non si trova una concezione generale delle Scienze della na-
tura. Si trovano preziose osservazioni in tanti scritti, soprattutto gio-
vanili, con Engels, sul concetto di Natura, che criticano radical-men-
te il punto di vista, che giudico “grossolano” (ma ahimè tutt’altro che
morto), della Natura come “serbatoio” inerte al quale l’Uomo attinge i
propri mezzi e le proprie conoscenze, divenute scientifiche con la “Ri-
voluzione scientifica” del capitalismo. Questa concezione “grossolana”
rimane il fondamento della concezione della neutralità della Scienza.
D’altronde ai tempi di Marx era ancora molto forte nelle Scienze l’im-
postazione del positivismo, e l’idea che il requisito di rigore della Scien-
za richiedesse di basarsi sui soli dati d’esperienza: il che voleva dire
appunto trarre dalla Natura i dati senza (o evitando il più possibile) di
sovrapporre ad essi delle interpretazioni. Quando Marx morì (1883) era
ancora decisamente minoritaria la svolta inaugurata nel campo della
fisica e della chi-mica negli anni Settanta dell’Ottocento che ricorreva
a modelli matematici per interpretare i processi naturali ed estrarne
le leggi che li regolano. Era stato Engels piuttosto ad occuparsi delle
Scienze naturali, ma (so bene di urtare le opinioni degli engelsiani, non
sto affatto sminuendo il suo ruolo e il suo pensiero) il materialismo dia-
lettico che egli aveva adottato era ben diverso dal materialismo storico.
Del resto, anche se Engels sopravvisse 12 anni a Marx (1895), egli dif-
ficilmente avrebbe potuto conoscere gli sviluppi matematici estrema-
mente complessi della fisica e della chimica post-positiviste. Peraltro è
noto l’interesse di Marx per le concezioni di Charles Darwin, scienziato
che solo grossolanamente può venire collocato nel solco del positivismo
(ma fu soprattutto Engels ad esserne entusiasta), che Marx cita anche
nel Capitale, ma con la significativa raccomandazione di non dedurne
un “materialismo astrattamente modellato sulle scienze naturali, che
esclude il processo storico”3.
Donato, 1976.
3 Mentre è da ridimensionare un presunto entusiasmo di Marx per le idee
di Darwin (idea a cui aveva contribuito l’orazione funebre pronunciata
Angelo Baracca - Attualità dell’eredità di Marx 179
Naturali che ho citato nella nota 1). Su queste basi (pur con le ar-
ticolazioni delle diverse impostazioni personali) venne sviluppato
un lavoro collettivo che ritengo ancora di grande valore, volto alla
ricostruzione dello sviluppo della Scienza dalla fine del secolo XVIII
collegando su basi storico-materialistiche le svolte e le innovazioni
cruciali alle esigenze poste dalle diverse fasi dello sviluppo del ca-
pitalismo e dalle sue contraddizioni interne.
Se gran parte di quelle elaborazioni sembra oggi dimenticata, bi-
sogna riconoscere il fatto di fondo che (non certo per merito unico,
e neanche principale, degli scienziati-storici che vi dedicarono gran
parte delle loro carriere) oggi l’idea della “non neutralità” della
Scienza, dei suoi legami strutturali con gli interessi del Capitale, è
in larga misura passata nella mentalità comune: anche, e forse so-
prattutto, per le tantissime lotte di movimenti popolari in tutto in
mondo contro prodotti o progetti nefasti fondati su presunti criteri
scientifici, dei quali i movimenti contestavano invece la subordina-
zione alla logica del profitto.
Tuttavia queste lotte e queste contestazioni si sono basate e si ba-
sano soprattutto sulle vertenze concrete, più che legittime. Non vi è
dubbio che esse hanno prodotto, e producono, un grande patrimo-
nio di cultura e di elaborazioni scientifiche alternative, che antepon-
gono l’interesse generale a quello dei gruppi di potere o finanziari.
Si è però appannata, a parere di chi scrive, quella tensione ideale
che sviluppava la critica radicale alla struttura stessa della Scienza
moderna, che è alla base della sua funzionalità agli interessi capita-
listici. Così, mentre da un lato si diffondono il disincanto e l’oppo-
sizione a progetti disastrosi spacciati per scelte tecnico-scientifiche,
e cresce una forte critica ai concetti di “progresso” e di “sviluppo”,
vi è d’altro lato una grande curiosità verso i contenuti delle teorie
scientifiche sempre più complesse e formali, e riscuotono notevole
interesse saggi di “divulgazione scientifica”, spesso indubbiamente
pregevoli ma certo tutt’altro che critici degli indirizzi della ricerca
Credo che sulla concezione della Natura vi sia ancora oggi una
profonda confusione, avvalorata dalla “corporazione” scientifica
(termine che rende il concetto preciso al posto di quello di “comu-
nità”). Penso che domini ancora, nonostante tutto, l’idea naif di una
separazione netta fra l’Uomo e la Natura, e che la Scienza indaghi e
descriva (rispecchi) fenomeni e processi le cui caratteristiche sono
indipendenti dall’azione umana.
Marx, come dicevo, non ha scritto, né avrebbe potuto, sulle Scienze
della Natura (lo ha fatto per la Scienza Economica), ma insieme a En-
gels aveva formulato concetti molto chiari sulla Natura, insistendo
in modo particolare sul fatto che essa non si può concepire indi-
pendentemente dall’azione sociale dell’Uomo. Non è questa la sede
per snocciolare citazioni, basti riprendere quella piuttosto nota con
Engels nell’Ideologia Tedesca (Roma, Editori Riuniti, 1958, pp. 16, e
38), quando essi criticano Feuerbach perché “non vede come il mon-
do sensibile che lo circonda sia non una cosa data immediatamente
dall’eternità sempre uguale a se stessa, bensì il prodotto dell’indu-
stria e delle condizioni sociali; e precisamente nel senso che è un
6 Penso che sia superfluo specificare che il termine “Uomo” non è usato in
questa analisi nella valenza di genere, ma in termini generali come “essere
umano”, che è un essere squisitamente sociale.
184 MarxVentuno n. 1-2/2018
9 Anche se può essere superfluo per molti, ricordo che Marx scrive nella
Critica al Programma di Gotha: “Il lavoro non è la fonte di ogni ricchezza. La
natura è fonte dei valori d’uso (e di tali valori consiste la ricchezza reale!)
come il lavoro” (Critica al Programma di Gotha, Samonà e Savelli, Roma,
1968, p. 31). Premettendo che la vera ricchezza è costituita dai valori d’uso,
Marx contesta quindi che il lavoro sia sempre la sola fonte della ricchezza: è
necessario cioè definire le condizioni e i rapporti in cui il lavoro si esplica.
Infatti, se l’uomo entra in rapporto con la natura come proprietario (sia dei
mezzi di produzione che del prodotto) ciò è vero. “Solo in quanto l’uomo
si ritiene, fin da principio, proprietario della natura, fonte principale di
tutti i mezzi e oggetti di lavoro e li tratta come cosa che gli appartiene, il
suo lavoro diventa fonte dei valori d’uso, dunque anche di ricchezza”. Se
invece l’uomo (lavoratore) è proprietario solo della propria naturale forza-
lavoro mentre il resto appartiene ai capitalisti, allora il lavoro produce
povertà per gli uni e ricchezza per gli altri. Il rapporto con la Natura, e
l’impatto su di essa, sono quindi strettamente legati, in ultima analisi, al
modo di produzione.
186 MarxVentuno n. 1-2/2018
Scienza e sfruttamento.
La corporazione scientificacomplice del potere
In questa impostazione diventa subito chiaro il motivo per cui la
Scienza ha tremendamente aumentato il potere dell’Uomo sulla Na-
tura: ma anche sulla forza lavoro impiegata da chi detiene la pro-
prietà dai mezzi di produzione.
La Scienza moderna, quantitativa e matematica, è stata un prodot-
11 Non mi soffermo in questa sede sul fatto che altre formazioni sociali, pur
avendo prodotto in precedenza conoscenze scientifiche molto avanzate,
non ebbero la necessità di sviluppare approcci quantitativi simili. Valga
per tutti l’esempio della scienza cinese tradizionale, in relazione in
particolare alla struttura sociale del “mandarinato”, studiata a fondo da
un biochimico britannico di ispirazione marxista, J. Needham (1900-1995)
nella monumentale opera: Scienza e Civiltà in Cina, Einaudi, Torino 1981 e
sgg. Si può vedere il più agile saggio Scienza e Società in Cina, Bologna, Il
Mulino, 1973.
12 Ricordiamo scienziati quali Giulio Maccacaro o Renzo Tomatis, che
assumevano il sapere operaio come elemento di rottura del mistificante
e arrogante sapere accademico (come Basaglia riconduceva le istituzioni
segreganti ai criteri di emarginazione dell’ordine sociale costituito).
188 MarxVentuno n. 1-2/2018
13 Rimando per chi voglia approfondire a un saggio del 1979 nel quale
Angelo Baracca - Attualità dell’eredità di Marx 189
2011, http://www.nationalgeographic.it/natura/2011/08/25/news/
vita_sulla_terra_l_86_delle_specie_ancora_da_scoprire-479962/.
23 World Health Organization Press release: “Global cancer rates could
increase by 50% to 15 million by 2020”, Ginevra, 2 Aprile 2003, http://
www.who.int/mediacentre/news/releases/2003/pr27/en/.
24 Una discussione sistematica di questi problemi si trova in una monografia
di Ernesto Burgio, Ambiente e Salute. Inquinamento, interferenze sul genoma
umano e rischi per la salute, Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli
Odontoiatri di Arezzo, 2013, http://www.omceoar.it/docs/cesalpino/
196 MarxVentuno n. 1-2/2018
cui raccomando vivamente la lettura anche da parte dei profani: 1o) scritti
e seminari di Ernesto Burgio, Bioterrorismo e Impero Biotech: armi biologiche
e guerra (infinita) al Pianeta, “Mosaico di Pace”, 15 luglio 2010 (apparso
originariamente su “l’Ernesto” il 01/07/2003), https://www.peacelink.
it/mosaico/a/32122.html . 2o) Gli studi curati da Susan Wright, Biological
Warfare and Disarmament: New Problems/New Perspectives (Rowman &
Littlefield, 2002); oltre alle referenze che seguono.
30 La grande “biotecnologa pentita” malese Mae Wan Ho ha denunciato
con forza questi pericoli, si veda ad esempio la decisa denuncia dei legami
tra il bioterrorismo e l’epidemia di SARS: “Bioterrorism and SARS”,
Institute of Science in Society, 16 aprile 2003, http://www.kurzweilai.net/
articles/art0561.html?printable=1 ; inoltre Mae-Wan Ho, Living with the
fluid genome, London, UK, Penang, Malaysia, Third World Network, 2003;
Mae-Wan Ho, Sam Burcher, Rhea Gala e Vejko Velkovic. Unraveling AIDS:
the independent science and promising alternative therapies, Ridgefield, CT:
Vital Health Pub., 2005.
31 Susan Wright, Biological Warfare and Disarmament, cit.
32 Ernesto Burgio, Bioterrorismo e Impero Biotech, cit.
Angelo Baracca - Attualità dell’eredità di Marx 201
5 A. Burgio, Gramsci Storico. Una lettura dei Quaderni del carcere, Laterza,
Roma, 2002.
6 D. Losurdo, Antonio Gramsci, dal liberalismo al “Comunismo critico”, Gam-
beretti, 1997.
7 Q. 11, § 20, p. 1419-20.
Marcos Aurélio da Silva - Domenico Losurdo. Filosofo della storia 207
lavoro, col diritto alla vita, vale a dire con la libertà non solo formale,
ma oggettiva, reale.
Ed ecco che Losurdo ci offre la chiave per leggere la rivoluzione
del 1917, è lo stesso movimento progressivo della storia che parte
dagli esiti del processo lanciato nel 1789. Per inciso, si comprende ora
il significato della ricerca monumentale di Losurdo su Niestzche. Il
filosofo di Röcken (Sassonia) è un critico aspro del ciclo rivoluziona-
rio che va dal 1789 al 1848 e “dei movimenti proto socialisti fino alla
Comune di Parigi”, così come dell’apparato teorico lasciato da questa
tradizione: la categoria di “uomo come tale”, di “progresso storico”,
di “égalité”13. In particolare, per Nietzsche, la tesi della “razionalità
del reale” non rappresenterebbe altro che il “culto della maggioranza
numerica che si esprime nella democrazia e nella crescente presenza
e pressione delle masse e dei servi” nella vita sociale e politica che
godrebbero così di un “riconoscimento inaccettabile sul piano della
filosofia della storia grazie a una visione che esclude a priori di retro-
cedere dai risultati del mondo moderno”14.
Infatti, è aggiornando, o meglio ancora, traducendo le numero-
se bandiere che fondano la modernità nel ciclo che si apre nel 1789,
che la Rivoluzione del 1917 trova una soluzione (reale e razionale) al
grande disordine in cui si era trovata la Russia zarista. E questo non
solo per quanto riguarda il catalogo dei diritti umani di cui sopra, ma
anche e soprattutto per quello che costituisce il punto più alto di que-
sti diritti, vale a dire il diritto alla pace: “la Rivoluzione d’Ottobre è la
prima rivoluzione con i tratti della lotta contro la guerra, impugnan-
do ancora una volta l’ideale di pace della rivoluzione francese”15.
È chiaramente molto apprezzata in Losurdo la dimensione geopo-
litica della filosofia della storia. Ma è consapevole del fatto che si trat-
ta di una geopolica totalmente diversa da quella di estrazione classica
21 D. Losurdo, Il marxismo occidentale. Come nacque, come morì, come può rina-
scere, Laterza, Bari-Roma, 2017.
22 Il marxismo occidentale, op. cit., p. 51.
23 D. Losurdo, Stalin. Storia critica di una leggenda nera, Carocci, 2008.
Marcos Aurélio da Silva - Domenico Losurdo. Filosofo della storia 211
che vengono dal Sud24. E non sarebbe troppo per dire che anche qui
c’è un Gramsci di estrazione hegeliana che appare come l’ispirazio-
ne principale. Ricordiamo la critica di Gramsci a Croce che cercava
di “scrivere (concepire) una storia dell’Europa del XIX secolo senza
trattare organicamente la Rivoluzione Francese e le guerre napole-
oniche”25. Ma anche, se ricordiamo che questo è stato un processo
che non ha sempre comportato il socialismo, nella tesi che nel “mo-
vimento storico non si torna mai indietro e non ci sono restaurazioni
«in toto»”26.
Sicuramente per Losurdo questo non è un movimento già finito
e senza contraddizioni. Nonostante la progressività del movimento
storico, anche presente, per esempio, il rifiuto di identificare l’Unio-
ne europea come uno stato imperialista27, è un processo non ancora
completato, se non altro perché ha davanti a sé la lotta contro una
filosofia necessarista della storia, la stessa contro la quale si sollevò la
rivoluzione giacobina, e poi il materialismo storico28. Vale a dire, la fi-
losofia sostenuta dall’impero planetario statunitense, che si presenta
coi colori del darwinismo sociale per proclamarsi “la nazione eletta”
per essere “il modello per il mondo”29. Una cantilena che ha origine
nel Destino Manifesto, refrain ideologico per la conquista dell’Oc-
cidente e l’annientamento dei pellerossa, ma che oggi è ripreso dai
Clinton e Obama. Ma il movimento non è ancora completato perché
il processo di sviluppo storico (e anche qui le influenze di Gramsci)
1 A rica obra de Losurdo seguirá iluminando a luta pelo socialismo, Portal Ver-
melho, 28/06/2018, http://www.vermelho.org.br/noticia/312569-1. Tra-
duzione di Mauro Gemma.
2 Presidente del Partito Comunista del Brasile – PcdoB.
3 Presidente della Fondazione Mauricio Grabois.
214 MarxVentuno n. 1-2/2018
Salvatore Tinè1
nei suoi passaggi essenziali, ma anche nei suoi momenti più dram-
matici e controversi la complessa vicenda sovietica e quella ad essa
strettamente intrecciata del movimento comunista internazionale.
Il drammatico passaggio storico degli anni ’30, la “questione” di
Stalin, e in particolare il ruolo fondamentale di quest’ultimo prima
nella costruzione del primo Stato proletario della storia e poi nella
straordinaria vittoria “patriottica” di quello stato nella guerra con-
tro il nazismo sono stati al centro di una riflessione permanente, co-
erente, certamente coraggiosa e contro-corrente in cui la gigantesca
ma ingombrante figura di Stalin appare spesso, fino a un grande
libro a lui dedicato, come quella che più di lucidamente e profon-
damente di ogni altro leader comunista del Novecento aveva capito
il carattere di processo di lunga durata, terribilmente complesso e
contraddittorio della “rivoluzione mondiale”, di là dai troppi facili
e schematici schemi degli anni ’20. Una riflessione guidata da un
robusto realismo storico, formatosi negli anni della sua formazione,
nel continuo rapporto con i grandi testi di Kant e di Hegel.
La sua formazione filosofica così limpidamente “classica” legata
al magistero di grandi studiosi della filosofia classica tedesca come
Arturo Massolo e Livio Sichirollo ha continuato a guidare e ispira-
re anche la sua ricerca più strettamente storica degli ultimi venti
anni. L’ispirazione internazionalistica che sempre ha caratterizzato
la sua concezione del marxismo e del comunismo aveva in fondo
una profonda matrice nel “cosmopolitismo” etico-politico di Kant,
un filosofo cui non a caso aveva dedicato un libro sul finire degli
anni ’80 implicitamente polemico con un certo “anti-kantismo” del-
la tradizione comunista e teso a scorgere nella stessa concezione
kantiana della storia i primi germi di quella di Hegel destinata a
superare l’ancora troppo rigido apriorismo del pensatore di König-
sberg, verso una visione più ampia e complessa del divenire stori-
co. Il suo Hegel, pensatore della Rivoluzione francese come rottura
storico-mondiale, in grado di aprire una nuova tappa nella storia
come storia dell’unificazione del genere umano, era anche il grande
teorico della “questione nazionale”, che non aveva cessato di pensa-
re in tutta la sua vita ed opera come la rivoluzione “mondiale” solo
Salvatore Tinè - La scomparsa di Domenico Losurdo 221
Abstracts
Andrea Catone
Changes in the world scenario. Trump, the EU, Italy
We are witnessing a tough fight within the USA ruling class, before and
after Trump’s election. Almost 30 years after the collapse of the Soviet
Union, the “American project for the new century” of being the world
unopposed superpower (unipolarism) has failed. The extraordinary rise
of China, the restructuring of Russia under the leadership of Putin, the
emergence of new subjects on the world stage are making that project fail.
Trump changes policy, not to accept a real multipolar world, but in the at-
tempt to establish the American supremacy on a more solid basis. He does
not dismantle the military and industrial compound, but he strengthens
it (the expenditure is going to increase in 2019), and he doesn’t even de-
commission the system of military bases and alliances under the strict
control of USA, first of all the Nato. In the same time, he aims to relaunch
the industrial system, weakened during the last decades, by a protection-
ist policy and a tough trade war against not only China but even against
capitalistic countries – from EU to Canada to Japan – which formed, after
1945, the “Western Bloc”. Trump wants to break all the organisms of in-
ternational cooperation, so as to negotiate from a strong position with ev-
ery single country. EU is living today a deep political, moral and project
crisis. Trump’s action, openly against EU, fits into this crisis. The collapse
of EU would have today strong right-wing features – as evidenced by the
significant increase of League in Italy – and would brought every single
European country under the USA control.
Samir Amin
The Return of Fascism in Contemporary Capitalism
It’s not by chance that the title of this paper links the comeback of fas-
cism on the political stage with the crisis of contemporary capitalism.
Fascism is not a synonym of an authoritarian police state rejecting all
the uncertainties of the electoral parliamentary democracy. Fascism is a
specific political response to the challenges that the management of the
Abstracts 223
Samir Amin
Revolution or Decadence? Thoughts on the Transition between Modes of Pro-
duction on the Occasion of the Marx Bicentennial
Starting with Marx and Engels, through the experiences of German so-
cial democracy and the Russian Revolution, the workers’ and socialist
movement has argued that a series of revolutions would occur from the
advanced capitalist countries. However, in the last 75 years history has
radically changed the scenario: today, the revolutionary perspective
seems very remote in the center of the world economic system and more
likely in the less developed peripheries. An analysis of the contempo-
rary imperialist system and previous epochs must be based on the con-
cept of unequal development and on a comparative study of the crisis
and the transition between modes of production. From the fall of the
Roman Empire to the current crisis of the capitalist system, in the study
of the transitions from one mode of production to another in different
epochs, one can draw a line of demarcation between historical “dec-
adent” and “revolutionary” phases. Is the socialist revolution we are
dealing with in our time, which was born from the peripheries but from
which the centre is not necessarily immune, decadent or revolutionary?
Andrea Catone
To Samir Amin
Samir Amin
Reflections on China after the 19th Congress of the Communist Party
Francesco Maringiò
Chinese socialism enters a new era. Notes on Marxist teachings in Xi Jin-
ping’s political report to the 19th Congress of the CCP
A new phase opens for the history of China and the development of the
key ideology of the CCP, socialism with Chinese characteristics. The
Xi report marks the theoretical turning point of the 19th National Con-
gress. “China will continue to carry out a development project that puts
the human being at the center, setting as a strategic objective the search
for a better life for its population. Xi speaks a very important language
that is also attractive within the West: there is an alternative to liberal
capitalism that causes insecurity for ordinary people all over the world.
The first turning point is in the economy, where one passes from an
impetuous growth of the GDP to a new model called the “new normal”
(xin changtai). It is a paradigm shift, the conversion from a production
oriented towards quantity to one oriented towards quality and inno-
vation. The challenge is to transform from an “imitating” country to
an “innovative” one. The second turning point lies in political reforms.
The fight against corruption has made the party stronger, putting it at
the centre of everything, and the relationship with the masses has been
strengthened. “The theme of the Congress is: to remain faithful to our
original aspiration and to keep our mission firmly in place”.
Gaio Doria
Chinese Socialism in the New Age and its main contradiction
main contradiction may be the most important point of the 19th Congress.
Zhang Boying
The central role of popularisation in Marxism with Chinese characteristics
Vladimir F. Gryzlov
Unforgettable my Soviet Union...
Methodical advice to propagandists, teachers, speakers
This paper traces the history of USSR from its birth in the aftermath
of October Revolution. The newborn Soviet Union had to face a heavy
inheritance: the national issue, which was rode from the beginning by
the nationalist bourgeoisies to undermine the newborn soviet power
and fragment the country. The constitution and the administration of
several republics and peoples within the Union required an imagina-
tive effort and the country saw a dynamic development in the spirit of
friendship between peoples and of international unity, which culmi-
nated in the joint effort of the Great Patriotic War.
The persistence of the national issue was part of the complex frame-
226 MarxVentuno n. 1-2/2018
work of the crisis and the collapse of the Soviet Union in 1991 and in
the following decades. When the “democrats” came to power, the State
of the Union was destroyed also by socio-economic changes, while the
spread of the bourgeoisie market has encouraged the emergence of na-
tional and regional markets, proceeding at the same time to disrupt
vertically the state bodies and the social organizations.
Today the comprehension of the direction of development of the nation-
al issues on the ground of the former USSR is hugely important in order
to work out the strategy of the communist parties and the patriotic pop-
ular organizations. There are two main trends today: one toward re-in-
tegration and another toward disintegration. The main role in the mass
movement for re-integration is played by the proletariat, that’s why the
involvement and the attention of the communist parties are needed.
Dmitrij G. Novikov
The causes of the disintegration of the USSR.
An overview of the debate in Russia
Francesco Galofaro
The Italian prefaces of the Manifesto.
A glance on the development of Marxism in Italy
each historical period, the preface draws a balance on the history of the
workers’ movement, actualizing the Manifesto and orienting the read-
er in the context of the Marxist debate at the time and the consequent
political choices. Starting from the first anarchist preface by Pietro Gori,
the paper considers Engels’ own preface, Labriola’s one, and then read-
ings by Togliatti, Zangheri, Colletti, Sanguineti, Hobsbawn, Losurdo,
and Bertinotti.
According to our interpretation, after the birth of every new political
movement (anarchist, socialist, communist, new left, post-colonial, and
even neoliberal forces) a new reading of the Manifesto is functional to
search for roots – or to invent it. This is done by underlining every
time the still current features of Marx and Engels’ Weltanschauung :
during the rise of the Workers’ forces, till the Fifties, forewords focused
on their power to reshape the world; after the fall of the mainstream
Socialist states, social-democratic forces abandon Marx while liberalist
movements rediscover him as an economist, and radical forces portrait
him as the prophet of the globalization and the crisis.
Angelo Baracca
Actuality of Marx’s legacy. What can we say again about Science from the
point of view of Marx’s Historical Materialism?
Salvatore Tinè
The disappearance of Domenico Losurdo:
a huge loss for critical thinking