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Musica
Università degli Studi di Milano
99 pag.
PERIODO STORICO...................................................................................................5
1.1 COOL JAZZ.......................................................................................................6
1.2 LE ORCHESTRE...............................................................................................9
1.3 I TRE PIANISTI..............................................................................................11
1.4 WEST COAST ................................................................................................14
JIMMY GIUFFRE .....................................................................................................18
2.1 LA VITA...........................................................................................................19
2.2 I DISCHI FIRMATI GIUFFRE.......................................................................22
2.3 GLI ANNI ATLANTIC....................................................................................26
2.4 LONTANO DALLE SCENE...........................................................................29
2.5 PERIODO ELETTRICO..................................................................................31
I SUOI MUSICISTI....................................................................................................33
3.1 BOB BROOKMEYER.....................................................................................34
3.2 JIM HALL........................................................................................................37
SUITE.........................................................................................................................40
4.1 LE ORIGINI '500.............................................................................................41
4.2 LA SUITE '600.................................................................................................44
4.3 LA SUITE '700.................................................................................................47
4.4 LA SUITE '900 E LE FORME ESTESE NEL JAZZ .....................................50
WESTERN SUITE.....................................................................................................54
5.1 WESTERN SUITE...........................................................................................55
5.2 PONY EXPRESS ............................................................................................59
5.2.1 Tema ........................................................................................................59
5.2.2 Assoli ......................................................................................................64
5.2.3 Canone .....................................................................................................64
5.2.4 Tema finale .............................................................................................66
5.3 APACHES........................................................................................................70
5.3.1 Tema ........................................................................................................71
5.3.2 Canone .....................................................................................................75
5.3.3 Special .....................................................................................................78
5.4 SATURDAY NIGHT DANCE.........................................................................82
5.4.1 Tema ........................................................................................................82
5.4.2 Assoli........................................................................................................85
5.4.3 Canone .....................................................................................................85
5.5 BIG POW WOW..............................................................................................88
5.5.1 Tema ........................................................................................................88
5.5.2 Assoli........................................................................................................94
5.6 TOPSY e BLUE MONK..................................................................................95
COCLUSIONI............................................................................................................97
BIBLIOGRAFIA........................................................................................................99
Argomento della tesi è l'analisi del disco Western Suite ad opera di Jimmy
Giuffre, Bob Brookmeyer e Jim Hall del 1958 per la casa discografica
Atlantic.
L’interesse per questo disco risiede nella particolarità della sua forma, nel
delicato intreccio che l'autore ha cercato di instaurare tra la scrittura e
improvvisazione e nella composizione della band, formata da due fiati e una
chitarra; una formazione molto particolare per quegli anni, dove vediamo la
totale assenza di sezione ritmica.
Obiettivo della tesi sarà quello di focalizzare storicamente il disco e di andare
ad analizzare il risultato compositivo di Jimmy Giuffre.
Nel primo capitolo ho cercato di mettere a fuoco il periodo storico, cercando
di descrivere la situazione in quell'arco di tempo, chiamato successivamente
cool jazz, che si concretizza tra la fine degli anni quaranta e i primi anni
cinquanta. Sicuramente limitante cercare di racchiudere tra due date un
Ma non è raro trovare qualche altro esempio precedente al 1949, grazie anche
all'orchestra di Woody Herman. L'orchestra di Herman passò dal suonare i
blues e il dixieland all'avvicinarsi poi, negli anni Quaranta, a linguaggi vicini a
quello di Duke Ellington. E qui grazie anche all'arrangiatore Joe Bishop,
suonatore di flicorno, usufruivano di sonorità inconsuete per l'epoca. Sonorità
più morbide, che lo portarono grazie anche all'apporto di solisti di spessore al
successo. Così, Igor Stravinskij, scrisse per Herman il suo Ebony Concerto,
che fu poi inciso ed eseguito in pubblico alla Carnegie Hall, dove era stata
presentata una formazione che, oltre ai tradizionali strumenti jazzistici,
usufruiva anche dell'apporto e delle sonorità di corni francesi e arpa, ottenendo
così impasti sonori tali da creare particolari dolcezze esecutive sia
dell'orchestra sia da i solisti. La musica doveva contrapporsi alla rabbia dei
bopper presentandosi accattivante con degli show, cosa che il pubblico pagante
di quel periodo cercava. E proprio la registrazione Four Brothers, brano scritto
da Jimmy Giuffre ed eseguito da Woody Herman, effettuata nel gennaio del
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Chi contò davvero in quegli anni, furono anche tre pianisti, non solo per la
loro indubbia qualità solistica, ma anche e sopratutto concezione musicale. Il
primo, fu uno dei grossi cervelli del jazz, Joseph Leonard Tristano, secondo
dei quattro figli di immigrati di origine italiana stabilitisi a Chicago, dove
Lennie nacque il 19 marzo 1919; poiché sin dall'infanzia affetto da problemi
alla vista, che col tempo andarono sempre più aggravandosi sino a portarlo
alla cecità, fu affidato ad un istituto specializzato, il quale lo inviò, scoperta la
sua propensione alla musica, all' American Conservatory of Music, dove in tre
anni ottenne il diploma. Quando Tristano cominciò a far parlare di sé faceva
una musica strettamente imparentata con il bebop, ma più cerebrale. Nel suo
jazz si sentivano le forti influenze di Bach, i movimenti fugati, il calligrafico
contrappunto, il rigore compositivo, le sonorità lievi degli strumenti a fiato,
che più avanti furono inseriti nel suo complesso, e che in omaggio alla nuova
estetica non facevano uso del vibrato, tutto ciò conferiva alla sua musica
un'eleganza settecentesca.
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Un ulteriore contributo allo sviluppo del cool jazz, lo diede quella che venne
chiamata la scuola West Coast.
In poche parole, il capitolo California è diventato sinonimo di "West Coast
Jazz," intendendo con questo termine il jazz moderno suonato nella regione
dai gruppi bianchi degli anni cinquanta: i suoi caratteri peculiari
privilegiavano la dimensione melodica, la compostezza espressiva, gli impasti
timbrici levigati (con abbondare di flauti, oboe, violoncelli, eccetera) e le
raffinatezze armoniche. È indispensabile ricordare che la comunità afro-
americana in California non era così esigua e dispersa sul territorio come
spesso si crede. Dal 1900 la sua crescita demografica si era raddoppiata ogni
vent'anni e negli anni quaranta la scena musicale che si svolgeva nei locali
della Central Avenue di Los Angeles raggiunse il massimo fulgore.
Quell'arteria rappresentava il cuore dello spettacolo afro-americano: dal 1920
oltre il quaranta per cento della popolazione nera viveva nei palazzi
circostanti, nel tragitto tra l'undicesima e la quarantaduesima strada. La via era
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Una volta inseritosi nella scuderia della “Atlantic”, sul finire del 1956 Giuffre
capì che era giunto il momento di varare un suo gruppo a carattere stabile.
Con Ralph Pena al contrabbasso e Jim Hall, alla chitarra nasce il primo dei
suoi trii che incise il primo album, “The Jimmy Giuffre 3”, dove fissa le
coordinate dei sui futuri sviluppi. Qui l'artista tende a minimizzare la portata
innovativa del trio senza batteria né pianoforte. Il senso dell'operazione è da
ricercare nell'intesa, musicale e umana, che lo lega a Pena e Hall e non
necessariamente nella scelta degli strumenti che essi suonano.
L'album in questione testimonia come il texano si allontana, in qualche modo,
dalle esasperazioni concettuali, che aveva sperimentato in “Clarinet”. Qui c'è
una pulsazione vivissima, per di più sui tempi mossi, con spunti solistici dei
singoli strumenti. La maggiore disponibilità sul piano solistico, ribadita dalla
pressoché contemporanea apparizione in veste di solista ospite nell'album
“The Modern Jazz Quartet At Music Inn With Jimmy Giuffre”, trova una
spiegazione nel fatto che, all'epoca, Giuffre ha finalmente modo di mettere a
punto con una regolarità, partiture estremamente ambiziose per i musicisti del
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Dopo lo scioglimento del trio con Bley e Swallow, Giuffre prese parte a varie
iniziative promosse dagli uomini del free jazz, a cominciare da quello dello
storico ottobre 1964 durante il quale, nell'ambito di una provocatoria “quattro
giorni” allestita dal trombettista Bill Dixon, si trovò a fianco di Steve Lacy,
Archie Shepp, e Cecyl Taylor. Fu questa una delle rarissime apparizioni in
pubblico in un periodo particolarmente travagliato. Praticamente bandito dalle
sale di incisione, dove come leader rimetterà piede solo nel 1972, Giuffre
attraversa una fase della sua vita scarsamente documentata. Esaurito il
sodalizio con Bley e Swallow, nel 1963 ritenta la formula in compagnia di
Don Friedman e Gary Peacok, che fu poi sostituito da Barre Philips, con cui
viene in Europa nel 1965. Poi suona con Richard Davis al contrabbasso e Joe
Chamber alla batteria per poi formare nel 1967, un quintetto con Friedman,
Brookmeyer; Chuck Israel al basso e Steve Schaeffer alla batteria. Ma le
esperienze più emblematiche di questi anni, Giuffre le fece in solitudine, come
in fondo lo fecero anche Rollins, Lacy, e Coleman. Così Jimmy si rituffa
nell'insegnamento e nella composizione. Con Karl Oppermann studia la
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Dopo una nuova pausa senza incisioni né tournées, Giuffre tornò a far parlare
di sé nell'estate del 1982 presentandosi come leader di un quartetto
sorprendente destinato a spiazzare letteralmente i suoi fans. Lui che in tempi
di fusionmania aveva dichiarato: “Non mi piacciono gli strumenti elettronici;
ho l'impressione che affascinino e attraggano senza che però li si possa
dominare: sono loro che ti dominano” e ancora: “ I gruppi con basso e piano
elettrici hanno tutti lo stesso suono”, si era incredibilmente convertito alla
causa elettrica. Le tastiere di Mike Rossi e il basso di Bob Nieske, suoi allievi
al Conservatorio di Boston, affiancavano la batteria di Randy Kaye. Le
dichiarazioni rilasciate da Giuffre alla stampa specializzata erano frattanto di
questo tono: “Ciò che più mi ha colpito in questi ultimi anni è il Weather
Report. Quelli hanno trovato il modo di fare della buona musica arrivando ad
un vasto pubblico. C'è una tale varietà, una tale potenza. Zawinul, Shorter e
Pastorius, sono musicisti estremamente sensibili. Le loro composizioni sono
piene di invenzioni. In effetti sono veramente sorpreso che abbiano un tale
successo con una musica tanto sottile. Non credo di essere direttamente
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Jim Hall è nato a Buffalo, New York, il 4 dicembre del 1930, prima di
trasferirsi in Ohio. Durante l'infanzia, trascorsa tra New York e Cleveland
(Ohio), Jim comincia a respirare l'atmosfera musicale grazie alla madre
pianista e al nonno violinista. All'età di dieci anni riceve come regalo di natale
una chitarra e da allora decide di dedicarsi con impegno allo studio dello
strumento. A soli tredici anni entra nel primo gruppo strumentale: i suoi
modelli sono Charlie Christian e Django Reinhardt. Continuando a suonare in
piccole formazioni locali, alla fine delle scuole superiori si iscrive al
"Cleveland Institute of Music" e si diploma in teoria musicale. Convinto
dapprima che nel suo futuro vi fosse spazio solo per l'insegnamento e la
musica classica, nel 1955 decide di dare una svolta alla sua vita e si trasferisce
a Los Angeles dove entra nella band di Chico Hamilton con Buddy Collette
all'organo, Freddie Katz al violoncello e Carson Smith al contrabbasso. Con
questa formazione Jim Hall comincia ad attirare l'attenzione nazionale e
internazionale. Nel 1956 il clarinettista Jimmy Giuffre gli chiede di formare un
trio con il contrabbassista Ralph Pena. Nel 1960 si sposta nuovamente a New
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Jimmy Giuffre è stato uno dei più incessanti esploratori del jazz senza mai
soffermarsi a lungo su di una delle varie formazioni da lui create. Ha sempre
guardato in avanti cercando di approfondire tutte le forme di espressioni
possibili. In questo disco la Western Suite, che fu registrata con la casa
discografica Atlantic il 3 dicembre del 1958, Giuffre cerca di dimostrare cosa
può essere fatto senza l'ausilio di una sezione ritmica. Il punto di partenza
della sua ricerca lo trova ascoltando Gerry Mulligan, che in quel periodo
suonava con una band alla quale mancava il pianoforte e che riusciva a far
percepire gli accordi attraverso un gioco polifonico a tre parti, tra il sax la
tromba ed il contrabbasso. Così per prima cosa nell'album Tangents In Jazz,
Giuffre sviluppa l'idea di Mulligan anche al ritmo levando completamente
ogni esplicita scansione ritmica, che verrà fatta percepire in modo indiretto
dagli interventi a rotazione dei quattro strumenti. Quindi il passo successivo
che spetta a Giuffre, è quello dell'eliminazione definitiva della batteria. Così
dapprima forma un trio, formato solamente da sax, contrabbasso e chitarra,
con un repertorio fatto di semplici melodie blues e country, e da un continuo
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5.2.1 Tema
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All'esposizione del tema, segue un interludio, con una serie di trilli e di battute
più lunghe e più corte. Il primo assolo è di Brookmeyer dove l'armonia viene
retta in A con un riff eseguito da sax e chitarra in sequenza, e in B da bicordi
ribattuti, con accenti spostati. L'assolo, che a tratti si avventura su armonie
lontane, termina con un rallentando. C'è di nuovo un interludio affidato al sax
tenore, che ripropone con libertà la melodia di A, e poi un duetto scritto
trombone-chitarra, basato su una figura che ricorda il tema.
Ora troviamo l'assolo di sax tenore, sorretto da una continuo gioco chitarra
trombone, fino ad arrivare all'assolo di chitarra. Questo occupa un chorus,
dilatato a piacere, ma riconoscibile. In A, Jim Hall alterna le frasi ai rintocchi
di un mi bemolle grave. In B, i fiati intonano sullo sfondo una frase scritta.
5.2.3 Canone
Giocando ancora ancora sul contrasto tra stasi e moto, troviamo una ripresa
ritmica con un episodio scritto (Fig. 3). Sax e trombone eseguono una melodia
di cinque note fino a battuta dieci, esposta in canone all'unisono, per poi
concludere con contrappunto e l'aggiunta della chitarra a sostenere con la
ribattuta della nota si bemolle. La musica si infittisce, per sfociare infine nella
ripresa del tema.
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5.4.1 Tema
Il terzo movimento, in 6/8, Saturday Night Dance, è lo scherzo della suite. Qui
siamo Si maggiore. Si tratta più o meno di un brano su un accordo solo. C'è un
semplice tema di otto battute ritornellate (Fig. 10), sostanzialmente otto più
otto diversificate dall'orchestrazione. Nelle prime otto battute vi è l'unisono
della chitarra con il trombone, poi si passa a due voci separate con il tema
affidato al clarinetto (Fig. 10, battuta 9) e il background di contrappunto al
trombone sulle fondamentali armoniche.
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5.4.3 Canone
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La forma complessiva del quarto movimento Big Pow Pow (Fig. 12) è formata
da otto sezioni. Troviamo un tema di 48 battute, a seguire i soli in ordine di
sax tenore, trombone e un duo sax trombone, una variazione scritta della
sezione A del tema, il solo della chitarra. In fine prima della coda vi è una
riproposizione dei dei temi dei tre movimenti precedenti.
5.5.1 Tema
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Si susseguono in fila il solo di sax di trombone, una sezione in cui i due solisti
si sovrappongono improvvisando; una variazione scritta di A e una parte dove
Giuffre fa sentire tutti e tre i temi dei movimenti precedenti.
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ALYN SHIPTON, (2011), “Nuova Storia Jazz”, Giulio Editore S.p.a. Torino.
GUNTHER SCHULLER (1996), “Il Jazz Periodo Classico, Gli Anni Venti”,
E.D.T. Edizioni di Torino.
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