Sei sulla pagina 1di 1

Riassunto Capitolo 24:

Lucia, ancora sotto il controllo dell’Innominato, incapace di rincuorarsi nonostante


gli incoraggiamenti della “vecchia” aspira ad un ritrovo con la madre. A variare
l’ordinario trascorso della giornata è l’arrivo di un nuovo innominato, il quale
accompagnato da Don Abbondio e da una villana incaricata dal cardinale Borromeo
per accompagnare una sua simile di egual sesso sono giunti a scagionare la fanciulla.
La vista di una faccia nota è quasi paradisiaca per la mondana, visione che viene
intermediato dall’incredulità per la conversione del nobile. Durante il viaggio Don
Abbondio è immerso in dialogo interiore dove rivendica di “render conto dell’affare
del matrimonio”, che lo pone tra le incomodità da lui tanto disprezzate, poiché non
seguono il suo ordinario vivere. Così come il pensiero della reazione di Don Rodrigo,
reazione che “sarebbe cascata sempre all’ingiù” dove sono gli umili. Con dei
stratagemmi riesce, però, a scampare alle problematiche scusandosi con
l’innominato e dicendo lui di avere degli “affari urgenti” nel paesino. Accolta dalla
donna incaricata dal cardinale Borromeo Lucia si ristora e, ripresasi, si ricorda di un
avvenimento successo tempo addietro:il voto, seguito da un “oh povera me, cos’ho
fatto!”. Assieme a questo fausto ricordo sovviene l’angoscia e il fervore, sentimenti
che secondo la fanciulla sarebbero parsi come un ingrati dune nei confronti del
divino, così confermò il voto. Dopo il pranzo nella famiglia del sarto, entrò
nell’abitazione il curato del paese che il cardinale desidera la presenza della giovine
il giorno stesso, seguita poi dalla notizia dell’arrivo della madre, che non tarda ad
arrivare. Segue un rincuorante incontra tra madre e figlia, incontro nel quale la
promessa fatta viene celata. L’arrivo del cardinale e del curato e seguito con l’attiva
attenzione del popolo, dopo un solenne ingresso nella casa del sarto succede la
confessione di Lucia ed Agnese le quali non celano nessuna vicissitudine del loro
trascorso. Federigo assicura le donne dicendo loro che avrebbe fatto il possibile per
avere notizie di Renzo e di risolvere la questione. Peculiare è anche l’imbarazzo del
padrone di casa innanzi a cotanta solennità, il quale sentendosi ringraziato dal
porporato non riesci ad ottenere la tanto desiderata gloria, rispondendo con un
deciso “si figuri!”. La conversione dell’innominato termina con un discorso rivolto ai
suoi confusi e avvezzi uomini, ordinando loro di annullare tutte le malefatte che
sarebbero state destinate e di decidere se permanere al suo comando, non vi
sarebbero state pene. La notte del 10 Dicembre 1628 termina con la preghiera del
potente rivolta a quel dio misericordioso che perdona i suoi peccatori, Dio che ha
concesso lui una nuova coscienza ed innocenza, “Rizzandosi poi, andò a letto, e
s’addormentò immediatamente.”.

Potrebbero piacerti anche