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E-mail: mauro.santomauro@polimi.it
Bibliografia: Chua Leon O., Kuh Ernest S., Desoer Charles A., Fondamenti di Teoria dei
Circuiti, McGraw-Hill, 1987
INDICE
1
Dispositivi Non Lineari .............................................................. 52
Metodo Risolutivo Grafico per Doppi Bipoli Non Lineari .................... 58
BJT........................................................................................................................ 58
MOSFET .............................................................................................................. 61
Caso di Doppio Bipolo Lineare ............................................................................ 62
Proprietà dei Bipoli Non Lineari ............................................................ 63
CIRCUITI DINAMICI
CIRCUITI RESISTIVI
CIRCUITI LINEARI
BIPOLI DOPPI BIPOLI
CIRCUITI NON
LINEARI
4
Introduzione ai Bipoli Lineari
Leggi di Kirchhoff e Ohm
Dove S è perciò una superficie chiusa che contiene al proprio interno un numero determinato di
nodi del circuito.
2. “Per qualsiasi circuito concentrato, la somma algebrica delle correnti uscenti da un nodo è
nulla in ogni istante”
A B C
2 4
1 3 5 6
D
, , , sono i Nodi del grafo
5
Grafo:
A 2 B C
4
S’
3
1 5
6
S
D
È necessario indicare per ogni lato il verso della corrente (da stabilire in modo arbitrario).
Quando si parla di superfici chiuse si intende delle superfici che racchiudono uno o più nodi
separandoli dal resto del grafo. Ad esempio, S è una superficie chiusa che contiene solo D dentro,
mentre contiene A, B e C fuori. S’ contiene invece A e B.
Si introduce la nozione di insieme di taglio per rappresentare una superficie chiusa S nei grafi come
un insieme di lati tolti i quali il grafo risulta suddiviso in due grafi separati.
Esempio:
S S’
A B C A B C
D D
La Legge di Kirchhoff per le correnti è quindi: ∑ 0
Esempio:
M N
6
Si scrive la KCL per il nodo M e per il nodo N; si ottiene che la legge di Kirchhoff relativa ad una
superficie chiusa che ha all’interno un certo numero di nodi (ad esempio M e N) è la somma delle
Leggi di Kirchhoff dei singoli nodi.
Tornando al caso in esame, per ottenere una formulazione compatta delle Leggi di Kirchhoff per
ogni nodo, si può descrivere il grafo come una matrice con tante colonne quanti i lati e tante righe
quanti i nodi:
1 2 3 4 5 6 7
A +1 +1 0 0 0 0 +1
B 0 -1 +1 +1 0 0 0
C 0 0 0 -1 +1 -1 -1
D -1 0 -1 0 -1 +1 0
Nota: è stata usata la convenzione +1 per le correnti uscenti dal nodo, -1 per le correnti entranti e 0
per indicare che il nodo non ha correnti entranti o uscenti provenienti dal ramo corrispondente.
Questa convenzione è stata scelta a priori.
Si osserva che, scrivendo la KCL per A, B e C, la KCL al nodo D è linearmente dipendente dalle
altre; infatti, la Legge di Kirchhoff al nodo D è la somma di quelle precedenti cambiata di segno.
Si possono quindi scrivere N-1 relazioni indipendenti e la matrice risulta ridondante, in quanto una
riga può essere cancellata e ottenuta dalla combinazione delle tre righe precedenti:
1 2 3 4 5 6 7
A +1 +1 0 0 0 0 +1
B 0 -1 +1 +1 0 0 0
C 0 0 0 -1 +1 -1 -1
D -1 0 -1 0 -1 +1 0
La matrice che si ottiene prende il nome di matrice di incidenza e, nel caso in esame, risulta formata
da sette colonne e tre righe.
Questa è la formulazione implicita per la KCL, ovvero è nella forma del tipo F(x,y) = 0,
7
La formulazione esplicita è invece del tipo y = f(x), in cui y è la variabile dipendente e x è la
variabile indipendente.
Essa afferma che: “La somma delle tensioni lungo una maglia è uguale a 0”.
A 2 B C
4
3
1 5
6
Una maglia è un percorso chiuso che inizia da un nodo qualsiasi, passa attraverso elementi a due
terminali e termina al nodo di partenza.
Di solito si utilizza la stessa convenzione per tensioni e correnti per non scrivere più grafi per lo
stesso circuito.
8
Si vuole ora scrivere un numero di equazioni alle maglie che sia linearmente indipendente, e ciò si
fa attraverso la definizione di albero che è legata al grafo.
1. Il grafo albero è connesso (cioè da un nodo vi è sempre un cammino verso ogni altro nodo)
Esempio:
A B C
In nero si ha l’esempio di un albero. Il lato tratteggiato in rosso NON fa parte dell’albero e forma
una maglia, poiché sta tra due nodi tra i quali, per definizione, c’è già un cammino.
Vale la regola generale che se si prende un qualsiasi lato non facente parte dell’albero considerato si
ottiene sempre una maglia. Si può scrivere la KVL per ogni maglia così ottenuta.
A 2 B C
4
3
1 5
6
Si costruisce una matrice mettendo nelle colonne, vicini tra loro, i lati che formano l’albero e poi gli
altri lati in posizioni arbitrarie. Nelle righe si posizionano le maglie, che si formano con l’aggiunta
di un lato specifico, nello stesso ordine di come sono stati posizionati i lati nelle colonne. Le maglie
sono tante quante i lati che non sono di albero.
9
Maglie Lati di Albero Lati di Coalbero
2 3 4 1 7 5 6
M1 -1 -1 0 +1 0 0 0
M7 -1 0 -1 0 +1 0 0
M5 0 -1 +1 0 0 +1 0
M6 0 +1 -1 0 0 0 +1
Matrice Unitaria
Ogni maglia si indica con Mx, dove x è il lato di coalbero (unico) che forma la maglia stessa.
Il verso di percorrenza è quello fissato dal lato di coalbero che forma la maglia (+1).
La matrice formata dalle prime 3 colonne e dalle 4 righe è relativa all’albero, la matrice quadrata
formata dalle restanti colonne con le righe corrispondenti è relativa al coalbero e si può osservare
che questa matrice è di rango massimo e risulta unitaria per costruzione.
Indicando con , matrice delle maglie fondamentali, la matrice formata dall’unione di albero e
La dimensione è data dal numero di lati del coalbero, che sono tutti i lati (L) meno quelli che
formano l’albero stesso, i quali sono pari al numero di nodi (N) meno uno:
Perciò per trovare tutte le soluzioni di un insieme di L bipoli si hanno 2*L incognite. La metà delle
relazioni cercate (L) si ottengono, come finora ricavato, con le Leggi di Kirchhoff per Tensioni e
Correnti.
· 0
· 0
10
Si può osservare che:
Il rango di una matrice rettangolare, al più è pari al più piccolo tra il numero di righe e colonne.
Poiché il coalbero è una matrice unitaria 4x4 (che per definizione ha rango massimo), la matrice B
formata da 4x7 ha rango massimo ( rango = 4 ).
Per scrivere le KVL occorre prendere un albero e fra tutti gli alberi che si possono ottenere vi è
l’albero Lagrangiano, la cui particolarità è di avere la forma a stella, cioè da un nodo che fa da
centro si raggiungono tutti gli altri. Questo nodo prende il nome di nodo di riferimento (terra,
massa, ground). Mettendo il “-“ del voltmetro sul nodo di riferimento si possono ricavare N-1
tensioni, che possono essere assegnate al nodo e prendono il nome di potenziali o tensioni di nodo.
e1 e2 e3
+ + +
e4
+
0 -
Nodo di riferimento
Si può osservare che una tensione è la differenza di due potenziali ed è definita sul lato in funzione
dei potenziali che stanno ai nodi estremi di quel lato.
, , , 0 è la forma implicita.
· · · · 0
Dove g è un vettore (g1, g2) :
· · · · 0
11
Dimensionalmente, poiché ,1 e 1,1 , la matrice deve avere dimensioni
pari a , 1.
Questa è solo una delle possibili soluzioni, che dipendono dall’albero scelto.
·
Si ottiene quindi:
· 0
Il vantaggio di questa formulazione è che la topologia del circuito è data dalla sola matrice che è
molto facile da ricavare.
Nota: Si ricorda che la divergenza e il gradiente sono l’uno l’operatore aggiunto dell’altro.
Leggi di Ohm
Per arrivare a un metodo di analisi bisogna descrivere la struttura dei bipoli tramite le Leggi di
Ohm.
Con bipoli lineari si intendono quei bipoli la cui caratteristica o rappresentazione geometrica è data
da una retta.
In forma implicita: · · 0 I
· V
Formulazioni esplicite:
·
Chiamando: , , e
12
Si ottiene:
·
·
Se 0e 0: 0 , corto circuito
Se 0: · conduttanza (G) G
Se 0e 0: 0 , circuito aperto
Si può vedere che mentre il resistore ideale ammette sia la formulazione serie che parallelo, i
generatori ideali ammettono o la sola formulazione serie o la sola formulazione parallelo.
·
In notazione matriciale:
·
La matrice di è diagonale.
0 0 0 0 0 0
0 0 0 0 0 0
0 0 0 0 0 0
0 0 0 0 0 0
Osservazione importante: Non è detto che le due matrici siano invertibili, ciò è possibile solo se:
, 0
13
Metodi di Risoluzione
0 0 I1
N-1 0 N-1
L
IL
L 0 1 V1 0 L
L
VL
L 0 e1
L
N-1
eN-1
L L N-1
· 0
· · 0
Questa tabella prende il nome di Tabella Sparsa (Sparse Tableau) in quanto contiene pochi numeri
diversi da 0.
14
Esempio:
0 I1
0
IL
1 0
0 V1 0
…
0 1
VL
x 0 x 0 e1
x x 0
0 x 0 x eN-1
A differenza del metodo della tabella sparsa che usa la formulazione implicita per la legge di Ohm,
il metodo dell’analisi nodale richiede che tutti i bipoli devono essere in formulazione parallelo.
L’equazione definitiva dell’analisi nodale si ottiene dalle Leggi di Kirchhoff e dalla Legge di Ohm
in formulazione parallelo:
·
· 0
·
Sostituendo la ricavata dalla KVL esplicita nella Legge di Ohm e poi sostituendo la ricavata
dalla Legge di Ohm nella KCL implicita si sono così unificate le tre equazioni in una sola:
· · · ·
1, · , · , 1 1, 1
Vi è il vincolo che non possono esserci generatori ideali di tensione (è necessaria la formulazione
parallelo). Tutto è descritto da generatori ideali di corrente e resistori.
15
Se un generatore ideale di tensione ha una resistenza in serie, si può fare l’equivalente Norton,
altrimenti non può essere usato questo metodo.
Nei bipoli è quasi sempre ottenibile, nei doppi bipoli è più complesso, e non è detto che esista la
formulazione parallelo.
Esempio:
5
A 2 B 4 C
1 3 6
0
è una matrice 3x3: ∑ ∑
A B C
A 0
B
C 0
Il metodo di Analisi Nodale è adottato nei simulatori circuitali, in quanto la matrice è direttamente
ottenibile dai dati in ingresso che descrivono il circuito (vedi P-Spice).
Esempio:
Nome N+ N- Valore
R1 A 0 R1[Ω]
R2 A B R2[Ω]
… … … …
Il programma legge ogni riga e scrive informazioni sulla matrice fino a completarla.
16
Questo metodo prende il nome di Stamp Method:
A B C
A 1 1 1
…
B 1 1
…
C … … …
Si individuano le 4 caselle di intersezione tra i due nodi e si mettono le transconduttanze in ognuna
di esse: se gli indici sono uguali si mette il +, altrimenti si mette il .
Se uno dei due nodi è il nodo di riferimento (indicato con zero), l’unica casella interessata è quella
con indici uguali (di volta in volta AA, BB, CC…)
Il vettore è dato dai generatori di corrente che entrano od escono dai nodi.
A Nome N+ N- Valore
0 B I5 A C I5[A]
C I6 0 C I6[A]
Proprietà: utilizzando l’analisi nodale, si può dimostrare che un circuito che abbia resistori e
generatori di corrente e tensione accompagnati (cioè con resistori rispettivamente in parallelo e
serie) comunque lo si costruisca, con valori di R e G > 0, ammette sempre una e una sola soluzione.
R,G>0
R
R
Bisogna dimostrare che la matrice · · è non singolare per qualsiasi valore. Ma poiché è
diagonale e definita positiva, moltiplicata per e rimane definita positiva e ha determinante
diverso da 0.
17
Per avere più soluzioni o nessuna soluzione bisogna avere generatori di tensione o corrente non
accompagnati.
Esempio:
R R
R R
V1 V2
V3
Se, nel secondo caso, i generatori hanno valori non coerenti ( ), allora il circuito è mal
posto e non si hanno soluzioni. Se la maglia funziona ( ), allora vi sono infinite
soluzioni.
Un’altra possibilità per avere nessuna o infinite soluzioni è avere solo generatori di corrente entranti
o uscenti da un nodo.
In conclusione, condizione necessaria e sufficiente che un circuito di questo tipo ammetta una ed
una sola soluzione è che i generatori siano accompagnati.
18
Teorema di Tellegen
Se si considerano due circuiti aventi come unico vincolo di avere la stessa topologia, si ha:
· · 0
Cioè i vettori di tensioni e correnti tra i due circuiti sono ortogonali tra loro:
· · 0
Sostituendo · : · · · ·
Si osserva che si è portata la matrice del circuito 1 al circuito 2 e in quanto i due circuiti hanno la
stessa topologia:
Concludendo: · · 0 · 0
Nota: · e · sono chiamate potenze virtuali. Se i due circuiti hanno anche gli stessi bipoli
allora sono potenze e da ciò deriva la legge che la sommatoria delle potenze in un circuito è pari a 0.
19
Doppi Bipoli
Si considerino doppi bipoli lineari caratterizzati dalla convenzione degli utilizzatori a entrambe le
porte:
I1 I2
V1 V2
, , , 0
, , , 0
· · · · 0
· · · · 0
I termini c1 e c2 tengono conto di eventuali generatori indipendenti contenuti all’interno del doppio
bipolo, ma questi possono essere tirati fuori e quindi si ottiene la formulazione implicita stretta (con
0):
· · · · 0
· · · · 0
In maniera compatta: · · 0
· ·
· ·
Affinché sia possibile scriverla, deve essere una matrice non singolare: · ·
ibrida , che prendono il nome di formulazioni cardinali. Queste hanno le due variabili
indipendenti una per porta.
· · · ·
20
Vi sono inoltre le due formulazioni con le matrici di trasmissione:
· ·
I1 I2
V1 V2
Bisogna porre attenzione al fatto che è stata utilizzata la configurazione dei generatori a destra,
degli utilizzatori a sinistra.
Si può infine osservare che, per le formulazioni cardinali, le variabili dipendenti sono gli strumenti
che misurano, le variabili indipendenti sono i generatori che forzano.
Proprietà:
Le quattro formulazioni cardinali hanno la proprietà di avere una variabile indipendente e una
dipendente per porta. Le variabili indipendenti (cause) si rappresentano con generatori equivalenti,
le variabili dipendenti con misuratori (voltmetri e amperometri).
Esempi:
· ·
· ·
+ +
I1 R I2
· ·
· ·
+
+
I1 H V2
21
Generatori Pilotati
0 0
I1 V2 0
0
·
0 0
V1 I2 0
0
·
0 0
I1 I2 0
0
·
0 0
V1 V2 0
0
·
22
Proprietà dei Doppi Bipoli
1. Direzionalità
2. Reciprocità
3. Simmetria
4. Passività
1. Direzionalità
La direzionalità può essere dalle porte 1 alle 2 o viceversa: i doppi bipoli possono essere sia
unidirezionali che bi-direzionali.
Un bipolo unidirezionale è tale da non presentare variazioni sulla porta 1 a fronte di variazioni sulla
porta 2 mentre presenta variazioni sulla porta 2 a fronte di variazioni sulla porta 1.
Di conseguenza la unidirezionalità si può vedere dall’elemento della Ia riga IIa colonna della
matrice.
I1 I2
V1 V2
· ·
· ·
In quanto non si può fare il rapporto tra due generatori si può ricorrere ad artifici e ricavare 1 , vi
è tuttavia un metodo migliore per il quale bisogna prima introdurre il bipolo nullore.
Nel piano I/V si consideri il bipolo che si trova nell’origine degli assi ed ha contemporaneamente
I = 0 (circuito aperto) e V = 0 (cortocircuito). Tale bipolo degenere prende il nome di nullatore.
23
Il circuito che contiene un nullatore risulta avere troppi vincoli e non è perciò risolvibile:
R V
Vdd 0 I
Nel piano I/V si consideri il bipolo che comprende tutto il piano e ha V = qualsiasi e I = qualsiasi.
Tale bipolo si chiama noratore.
Il circuito che contiene un noratore risulta avere infinite soluzioni in quanto ha troppi pochi vincoli:
R V
Vdd ∞ I
Si è pensato di creare un doppio bipolo comprendente sia un noratore sia un nullatore, quest’ultimo
prende il nome di nullore:
0 ∞
0
0
24
0 0
Il nullore è caratterizzato da una matrice ed è l’unica formulazione esistente.
0 0
Il nullore è il doppio bipolo caratteristico della matrice di trasmissione .
V1 V2
0 1
0 0
·
0 0
Perciò, oltre alla formulazione cardinale unica ammessa, permette anche la matrice di trasmissione.
Il termine diverso da zero si trova in posizione diversa per ognuno dei generatori pilotati e si può
infine osservare che il nullore può essere visto come il limite per un generatore pilotato quando il
suo parametro caratteristico tende a ∞.
· ·
· ·
1A 1 1
0
1V
2V ∞ 1 1V 1V V2
Permette di calcolare: 2 e 1S
2A 1 1
2V
3V ∞ 1 1V 0 1A I2
Permette di calcolare: 3 e 2
2 3
In questo caso si ottiene perciò:
1 2
25
Il nullore viene anche utilizzato come modello per l’amplificatore ideale:
I1
I2
V1
V2
Nota: Di solito si rappresenta con un VCVS con guadagno elevato ∞ , ma in realtà può essere
rappresentato da uno qualunque dei generatori pilotati con il valore del suo parametro ∞.
2. Reciprocità
Con una causa C1 applicata al doppio bipolo si ottiene l’effetto E1; applicando una causa C2,
compatibile con la misura dell’effetto E1, dove prima si era ottenuto l’effetto E1 si ottiene un
effetto E2.
Esempio:
I1 I2 V1 V2
C1 E1 E1 C2
26
Utilizzando la convenzione degli utilizzatori per entrambi i bipoli, cioè:
Si può ricavare la relazione di reciprocità nel modo seguente: si inseriscono due bipoli uno a sinistra
e uno a destra di ognuno dei due doppi bipoli (α’, β’ e α’’, β’’). Si fa ciò per poter utilizzare il
teorema di Tellegen che si può applicare solo a circuiti chiusi.
· · 0
· · 0
· · · ·
27
Esempio:
’ ’’
Iα’ = I1 ’ I β’ = I 2 ’ = 0 Iα’’= I1’’ = 0 Iβ’’ = I2’’
Vα’ = V1’ Vβ’ = V2’ Vα’’ = V1’’ Vβ’’ = V2’’
Si ottiene:
· ·
Perciò per le matrici G e R la matrice deve essere simmetrica, per H e K gli elementi dell’anti-
diagonale devono essere uguali in valore ma opposti in segno.
Si può osservare che il bipolo lineare (resistore) è reciproco per definizione e anche un doppio
bipolo contenente solo resistori è perciò reciproco.
Nota: Un doppio bipolo può essere reciproco anche se non contiene solo resistori.
Per le matrici di trasmissione si deve avere determinante unitario affinché siano reciproche:
| | 1
Esempio:
2 3
Il bipolo caratterizzato dalla matrice , ricavata in un esempio precedente, è reciproco (il
1 2
determinante di è uguale a 1).
28
3. Simmetria
Un doppio bipolo si definisce simmetrico quando sostituendo alla porta 2 la porta 1 e viceversa non
cambia niente:
· ·
· ·
· ·
· ·
Si ottiene perciò:
· ·
· ·
Esempio:
2 3
Il bipolo caratterizzato dalla matrice , ricavata in un esempio precedente, è simmetrico
1 2
(il determinante di è uguale a 1 e ).
1· 1·
29
Riscrivendolo come:
0 1
Si ha che e si può osservare che non è reciproco (gli elementi sulla diagonale sono
1 0
uguali ma non opposti in segno, mentre la condizione è ) e quindi non si può applicare
la definizione di simmetria vista precedentemente per la prima matrice ibrida ( | | 1) in
quanto presuppone la reciprocità. Infatti:
| | | | | | | |
Invece nel caso in esame si ha e quindi affinché la matrice sia simmetrica deve valere
| | 1 come effettivamente è.
4. Passività
0
0
· · 0 0 , , , 0
0
· · · · 0 · , 0
Per determinare se è definita positiva si può separare nella sua parte simmetrica ed
emisimmetrica:
2 2
Esempio:
2 4 2 6 0 2
8 3 6 3 2 0
La parte emisimmetrica di una matrice non contribuisce alla forma quadratica associata.
30
Teorema di Sylvester (per matrici 2x2):
Una matrice simmetrica (per questo è necessario prima simmetrizzarla) è definita positiva se
0 e il determinante è maggiore di 0.
Esempi:
2 6
2 0 ok; 2 · 3 36 0, non è positiva e perciò il bipolo non è passivo.
6 3
8 3
8 0 ok; 8 · 12 9 0, è positiva e perciò il bipolo è strettamente passivo.
3 12
Nota importante: Per determinare la passività della matrice se non si hanno le matrici cardinali
non si può applicare la regola vista precedentemente. Tuttavia l’unica formulazione che ammette
0 0
solo la matrice è il nullore ed esso non è passivo.
0 0
Dividendo · per · :
·
· ·
Si ottiene:
0 1
·
31
Collegamento di Doppi Bipoli
Si possono collegare le porte 1 e 2 tra di loro in serie o in parallelo. Ci sono 4 possibili
configurazioni:
A A
B B
Serie/Serie Parallelo/Parallelo
A A
B B
Serie/Parallelo Parallelo/Serie
Le porte collegate in serie sono percorse dalla stessa corrente mentre le porte collegate in parallelo
possiedono la medesima differenza di potenziale.
A B
32
Proprietà dei bipoli: Nel collegamento in serie dei bipoli si sommano i parametri serie, nel
collegamento in parallelo si sommano i parametri parallelo.
Si suppone inizialmente che questa proprietà sia valida anche per i doppi bipoli e si dimostra come
in realtà essa sia sottoposta ad un vincolo.
Esempio:
1 1
2 1
A 1 1 2
Serie 1 1 Serie
B 1 2 1
1 2
3,5 …
Si ottiene tuttavia: , che non è la somma di .
… …
Nota: le resistenze sono state prese di valore unitario per facilità di calcolo.
Se invece si considerasse:
Serie Serie
33
4 2
Si ottiene: , che è la somma di .
2 4
Esiste un test che permette di capire se vale la sommabilità dei parametri o no, prende il nome di
test di Brűne:
b) Si mette il generatore opportuno alla porta 1 (se sono collegate in serie ci vuole un
generatore di corrente, di tensione se sono collegate in parallelo).
d) Si calcola la tensione V.
Esempi:
S/S P/P
A A
V V
B B
Esempio:
Æ P/P Æ
34
Un altro esempio di doppi bipoli (stelle) collegati in parallelo:
In questi due casi è sempre soddisfatto il test di Brűne grazie alla topologia del circuito.
Osservazione: Il test di Brűne serve a verificare che è conservata l’identità dei doppi bipoli.
4 2
Si vuole ora ottenere partendo dalle due stelle viste precedentemente senza modificarne la
2 4
posizione.
1:1
Il doppio bipolo rimane invariato e collegando un altro doppio bipolo in qualunque configurazione
si mantiene comunque l’identità del doppio bipolo e pertanto la sommabilità dei parametri.
35
Si consideri ora la cascata di due doppi bipoli:
· · · ·
La matrice di trasmissione si ottiene dal prodotto delle matrici dei singoli doppi bipoli e si può
osservare che in questo caso non serve il test di Brűne in quanto i doppi bipoli mantengono la loro
identità.
Nota importante:
V1 V2 V3
Si ha che, mentre la matrice di trasmissione è sempre il prodotto delle due, tale proprietà non si può
tuttavia sempre applicare alle singole funzioni di trasferimento.
Esempio:
I1 R I2 R
V1 R V2 R V3
· · ·
36
Si può provare che per il seguente circuito, disaccoppiando i bipoli, si ha sempre:
V2
·
Esempio:
R R
V1 R V2 V2 R V3
1 0
La matrice di trasmissione di C è:
0 0 0
Perciò se si disaccoppiano i due bipoli impedendo che il secondo circuito carichi il primo si può
fare ·
37
Analisi Nodale Modificata
Questa tecnica è usata soprattutto nei simulatori circuitali e l’idea che sta alla base è la seguente:
l’analisi nodale esamina tutte le correnti che entrano in un nodo e poi le tensioni espresse con i
potenziali.
2 3 3
1
4
1 2 4
0 6 5
Si consideri che i lati tratteggiati in rosso non permettano formulazioni parallelo: vengono chiamati
bad-branches e ai potenziali bisogna aggiungere le correnti passanti in quei rami:
I I I I 0
I I 0
In quanto vi sono due incognite in più, vi devono anche essere due equazioni in più affinché il
problema sia risolvibile: termine
incognite noto
e1 e2 e3 e4 e5 I4 I6
1 0 0 e1 …
2 +1 0 e2 …
3 GN 0 0 e3 …
4 -1 0 X e4 = …
5 0 +1 e5 …
I4 Leggi di I4 …
I6 Ohm I6 …
Dove la matrice GN si costruisce normalmente applicando il processo Stamp come la matrice nodale
pura e le colonne I4 e I6 si ricavano considerando solo il grafo ridotto alle linee rosse e indicando
con -1 una corrente entrante e con +1 una corrente uscente da un nodo (indicati sulla sinistra con i
numeri che vanno da 1 a 5).
Infine, la parte sottostante della tabella si ricava applicando le Leggi di Ohm ai rami considerati.
38
Si effettua ora un’analisi dei vari generatori di corrente e tensione pilotati e non e si stabilisce caso
per caso quali introducono una o più variabili e quali non introducono nuove variabili.
1. GENERATORE IDEALE DI CORRENTE
Non introduce nuove variabili. Il suo contributo deve essere posizionato nella colonna del termine
noto.
2. GENERATORE IDEALE DI TENSIONE
Introduce una variabile IK. Il suo contributo deve essere inserito nella colonna del termine noto
corrispondentemente alla riga introdotta da IK.
N+
IK
VS
N-
Dove VS è l’etichetta con cui viene indicato il generatore, mentre VS è il valore numerico del
generatore stesso.
… N+ … N- … IK
… 0 e1 …
+
N -1 … …
… GN 0
X
…
=
…
N- +1 … …
… 0 eN-1 …
IK 0 +1 0 -1 0 0 IK VS
39
3. GENERATORE DI TENSIONE PILOTATO IN TENSIONE
Il lato di comando essendo un circuito aperto ammette formulazione parallelo e perciò non
introduce nuove variabili. Il lato comandato necessita invece dell’introduzione della variabile IK.
NC+ IK N+
VJ VK ·
NC- N-
Si dovranno fornire i dati al simulatore circuitale nel seguente modo: FXX N+ N- NC+ NC- β
+ - + -
Dove N e N sono i nodi pilotati, NC e NC sono i nodi pilotanti e β è il fattore di pilotaggio.
Si ha: · · 0
… N+ NC+ NC- N- IK
… 0 e1 …
+
N +1 … …
NC +
GN 0
X
…
=
…
-
NC 0 … …
-
N -1 eN-1 …
IK 0 +1 -β +β -1 0 IK 0
4. GENERATORE DI CORRENTE PILOTATO IN TENSIONE
Questo generatore ammette formulazione in parallelo e perciò non introduce nuove variabili
NC+ N+
VJ IK ·
NC- N-
Si ha: ·
40
5. GENERATORE DI TENSIONE PILOTATO IN CORRENTE
Sia il lato di comando che il lato comandato non ammettono formulazione parallelo e perciò bisogna
aggiungere due variabili.
NC+ Ik N+
IN
VN Vk ·
IJ
NC- N-
La seconda riga di comando è dovuta al fatto che è necessario mettere un nodo aggiuntivo con un generatore
di tensione nullo VN=0 per distinguere il ramo di comando da eventuali altri rami posti in parallelo.
In Spice è necessario inoltre che la corrente si consideri uscente dal generatore nullo di tensione VN, ma ciò
non modifica in alcun modo l’analisi del circuito.
Si ha: · 0 e 0
… N+ NC+ NC- N- IK IJ
… 0 0 e1 …
N+ +1 0 … …
NC+ GN 0 +1 … …
X … =
NC- 0 -1 …
- eN-
N -1 0 …
1
IK 0 +1 0 0 -1 0 -Rm IK 0
IJ 0 0 +1 -1 0 0 0 IJ 0
41
6. GENERATORE DI CORRENTE PILOTATO IN CORRENTE
Sia il lato di comando che il lato comandato non ammettono formulazione parallelo e perciò bisogna
aggiungere due variabili.
NC+ N+
IN
VN IK ·
IJ
NC- N-
Si ha: · 0 e 0
… N+ NC+ NC- N- IK IJ
… 0 0 e1 …
N+ +1 0 … …
NC +
GN 0 +1 … …
-
NC 0 -1 X … = …
N- -1 0 eN-1 …
IK 0 0 0 0 0 +1 -α IK 0
IJ 0 0 +1 -1 0 0 0 IJ 0
Nota importante:
Il circuito seguente è lineare in quanto quando i generatori forzanti sono spenti, tutti gli elementi al suo
interno sono lineari.
A V
INPUT OUTPUT
CIRCUITO LINEARE
42
Esempio (numerico):
5 1 2 3
V3
· ·
4
0 ·
Nei lati che non ammettono formulazione parallelo sono presenti dei generatori cerchiati in rosso.
Bisogna inserire il generatore nullo tra i nodi 1 e 5 (e il più si pone verso il nodo 5) per
rappresentare l’amperometro e misurare che pilota il generatore di corrente (nota: deve
uscire dal nodo + del generatore fittizio di tensione)
1 - - 0 0 0 1 0 0 0
2 + 0 0 0 0 1 0 0
3 0 0 0 0 1 0 1
4 0 0 0 0 0 1 1
5 0 0 0 0 1 0 0 0
bipolo
1 0 0 0 1 0 0 0 0
*
bipolo
0 1 1 0 0 0 0 0 0
6
bipolo
0 1 0 0 0 0 0
7
bipolo
0 0 0 0 0 0 0 1
9
43
I vettori delle incognite e dei termini noti sono dati da:
5 1 2 3
0 4
La matrice è quella che si ottiene dalle Leggi di Ohm per i membri che non ammettono
formulazione parallelo.
44
Metodi di risoluzione
Vi sono metodi diretti e indiretti per risolvere · . I metodi diretti ottengono la soluzione
esatta in un numero finito di passi (considerando eventuali approssimazioni). I metodi indiretti
hanno un numero di passi variabile a seconda della forma della matrice e portano a verificare se la
soluzione e convergente tramite iterazione.
I metodi diretti sono quelli più utilizzati nei programmi; uno di questi metodi è quello a
eliminazione gaussiana: da un sistema di partenza si tende a risolvere una variabile in funzione
delle altre fino ad ottenere un’unica equazione. Risolta quest’ultima si procede con sostituzione
inversa a determinare le rimanenti variabili.
Scomposizione: ·
U
A =
L
U
U
L A
L
A
Sulla diagonale non c’è conflitto in quanto si può dimostrare che esistono N gradi di libertà pari al
grado N della matrice (quindi la diagonale di U può essere riempita di 1 ad esempio)
Il tempo impiegato risulterebbe essere enorme. Analizzando matrici si evidenzia come esse siano
piene di 0. Ciò implica inutili moltiplicazioni per zero e somme con zero come addendi. Se si tiene
conto della sparsità della matrice si ricava sperimentalmente che in realtà il costo è compreso tra
, ,
. È un risultato sperimentale.
45
Tecniche ad hoc vengono utilizzate per l’immagazzinamento dei dati, utilizzando strutture dati
lineari (liste) anziché matrici.
1 2 3 4 5 6
1 x x x x x x
2 x x 0 0 0 0
3 x 0 x 0 0 0
4 x 0 0 x 0 0
5 x 0 0 0 x 0
6 x 0 0 0 0 x
6 5 4 3 2 1
6 x 0 0 0 0 x
5 0 x 0 0 0 x
4 0 0 x 0 0 x
3 0 0 0 x 0 x
2 0 0 0 0 x x
1 x x x x x x
Tutto quello che è stato fatto può essere riutilizzato per i circuiti non lineari risolvendo N circuiti
lineari.
Un circuito non lineare dinamico potrà essere risolto tramite la risoluzione di K circuiti non lineari
(resistivi).
46
Riassunto ed Esempi delle Proprietà
R R
0
R 2
2
47
• Esempio di doppio bipolo non passivo:
R R
0
0
I1 R I1
Se si mette un generatore di corrente qualsiasi da un lato e lo stesso dall’altro lato invertito di segno,
risulta che in R non scorre corrente.
· · · · ·
Se allora 0 .
48
Doppi bipoli particolari
A. Trasformatore ideale
Ammette solo quattro formulazioni (con le matrici ibride , e con le matrici di trasmissione , )
V K·V 0
H
I K·I 0
V K·V 0
T 1 1
I ·I 0
K
Dalla matrice si ricava che è reciproco, ma non è simmetrico in quanto | | 1.
V
È bidirezionale e poiché: P V ·I · K·I 0 è inerte.
K
·
·
Nota: Per 1 è come una prolunga che effettua tuttavia anche un disaccoppiamento elettrico tra
le due porte; è reciproca ed anche simmetrica.
V K·V 0
H
I K·I 0
·
·
49
B. Giratore
· 0
· 0
·
·
Nota importante: Un’induttanza può essere creata utilizzando un giratore dove al posto di R si
posiziona un condensatore C.
C L
50
Analizzando una stella con la resistenza centrale negativa si osserva che:
R R
0
0
·
·
Riassumendo:
0
PIC (Convertitore Positivo di Impedenza):
0
0
NIC (Convertitore Negativo di Impedenza):
0
0
PII (Invertitore Positivo di Impedenza):
0
0
NII (Invertitore Negativo di Impedenza):
0
51
Dispositivi Non Lineari
Diodo: · 1
ID ID
VD
VD
IS
Ciò che cambia è che non si ha più un sistema di equazioni lineari da risolvere, ma sono equazioni
non lineari e varia perciò il metodo risolutivo.
ID ID
RS
VD
VS
VD
VS
IS
· · 1
Sostituendo :
·
· 1 0 0
La soluzione si può o ricavare graficamente dall’intersezione tra le due curve oppure risolvendo la
funzione 0.
52
Si osserva tuttavia che la funzione risultante non può essere risolta analiticamente.
F(VD)
VD
soluzione
Si adoperano perciò delle tecniche numeriche: si cerca di trovare una serie di valori per l’incognita
che tende a convergere alla soluzione.
ID
gm0
gm1
P2
P1
x2 x1 x0 VD
I S1
1 VD
· IS · eVT
VT V
53
Dal punto di vista circuitale si risolve il seguente circuito lineare:
ID
RS
I S0 gm0 VD
VS
Dove gm0 e IS0 cambiano ad ogni iterazione mentre la struttura circuitale rimane la stessa.
Considerando 0:
x2 x1 x0
· 0
· 0
Si ottiene:
54
Nota importante: Il procedimento non funziona in alcuni casi, ad esempio nel caso seguente:
ID
x0 x1 VD
Inoltre si può osservare che un altro problema è la presenza di esponenziali che possono causare un
over-flow dei dati. Anche per risolvere questo problema è necessario far partire l’iterazione da
soluzioni vicine a quella cercata.
Esempio:
ID
x0 x1 VD
L’iterazione è stabilito che debba proseguire fino a che la funzione non assuma un valore scelto
dall’utente: ; oppure che la variabile valga un certo valore: ∆
stabilito dall’utente a seconda del processo in esame.
È infine stabilito un numero massimo di iterazioni superato il quale il programma deve segnalare la
presenza di un problema.
Nota: ∆ viene anche chiamato residuo, quando è zero, si è arrivati alla soluzione.
55
Interpretazione vettoriale considerando 0:
Dove è lo Jacobiano e consiste nella derivata di rispetto ad ogni variabile, è una matrice di
numeri.
In realtà non si prende il circuito non lineare e gli si applica il procedimento, che è una
linearizzazione; ma, a partire da un certo punto di lavoro si costruisce non il circuito linearizzato,
ma il circuito formato con gli elementi linearizzati:
Circuito base: L NL
NL L L
Companion Network: L
L L
Il circuito che sostituisce gli elementi non lineari con gli equivalenti linearizzati è il Companion
Network ed è costituito da Companion Models.
Non è dunque necessario calcolare le derivate parziali dello Jacobiano; ma, bastano le derivate
scalari dei singoli elementi calcolate nel punto di lavoro.
56
Per evitare errori dovuti a scorrette approssimazioni è meglio avere un’idea di dove dovrebbe
collocarsi il punto di lavoro e partire con il processo iterativo da un punto il più prossimo possibile
ad esso.
R1 R2
Doppio e2
e1
Bipolo
Questo è un circuito elementare di un doppio bipolo con sia alla porta uno che alla porta due, due
bipoli rappresentati da un equivalente o Thevenin o Norton.
, , , 0
, , , 0
Nota: Esistono Doppi Bipoli non lineari che permettono tutte e sei le rappresentazioni.
Si può scrivere:
·
·
57
Metodo Risolutivo Grafico per Doppi Bipoli Non Lineari
• BJT
I2 = IC C
B I1 = IB
V2 = VCE
V1 = VBE
E E
, ,
I1
0 0,1 0,2 0,3
e
R
VCE = V2
V1
e
I2
IB = I1
e 0,4
R 0,3
0,2
0,1
V2
e
Le rette che passano per ed e e per ed e sono determinate dal vincolo sui resistori.
R R
58
Le intersezioni sono a prima vista numerose: prendendo un punto a caso nel grafico ⁄ si
determinano specifici , e ; tuttavia il corrispondente punto nel grafico ⁄ può non trovarsi
sulla retta corrispondente al carico sui morsetti 2 e non essere quindi una soluzione accettabile:
I1
e
R
A
B
C P’
O
N
M V1
e
I2
e
R
O C
N P B
A M
V2
e
Si costruisce l’immagine della retta filtrata dal doppio bipolo nel secondo grafico ottenendo una
curva (non una retta in quanto il doppio bipolo è non lineare).
Si può fare anche l’inverso portando la retta di carico dei morsetti 2 nel piano ⁄ ; in questo caso
si ottiene che il punto P’ è il trasposto del punto P.
Bisogna inoltre porre attenzione al fatto che talvolta i doppi bipoli sono unidirezionali e perciò non
è la stessa cosa partire dal piano ⁄ o dal piano ⁄ .
59
I1
I
V1
V1
Il metodo di Newton nel caso di più soluzioni possibili trova la soluzione più vicina al punto di
partenza.
V1
60
• MOSFET
I2 D
G I1
V2
V1
S S
I1=IG
V1 = VGS
ID = I2
VGS = V1
e
R 2
1
0
VDS = V2
e
Si può osservare che è inutile porre una resistenza in serie al generatore del morsetto 1 in quanto
I 0.
Inserendo una resistenza non lineare in uscita al secondo morsetto questo funziona da inverter.
ID = I2
VGS = V1
2
1
0
VDS = V2
R1 R2
e1 | | e2
V1
e
I2’’’
I2’’
R11
I2’
e I1
R
V2
I1’’’
I1’’
I1’
e R22
I2
e
R
· ·
· ·
·
·
Essendo il doppio bipolo lineare, la retta di carico rossa del grafico ⁄ rimane una retta (blu nel
disegno) nel grafico ⁄ (viceversa per il passaggio inverso) e l’intersezione è la soluzione
cercata.
Nota: Se i termini R12 e R21 sono nulli significa che il bipolo non è bidirezionale.
62
Proprietà dei Bipoli Non Lineari
La caratteristica , è interamente contenuta nel primo e nel terzo quadrante e passa per
l’origine degli assi.
Tipo diodo
I V
63
Dimostrazione per assurdo della proprietà di non-amplificazione:
Tesi: Esistono uno o più potenziali maggiori di E (è il contrario di quanto si vuole dimostrare)
Tutte le tensioni dei bipoli che finiscono nel nodo M devono avere il verso segnato in figura, ma
perciò, essendo tutti i bipoli strettamente passivi, allora tutte le correnti sono uscenti.
Per rispettare la Legge di Kirchhoff delle Correnti, la somma delle correnti entranti e uscenti dal
nodo deve essere nulla: 0, ed essendo le correnti nel caso in esame tutte
positive devono perciò essere nulle.
Uno stesso identico ragionamento può essere effettuato per determinare che il potenziale nullo è il
limite inferiore.
Questo teorema vale con qualunque componente purché sia strettamente passivo, quindi devono
essere tutti bipoli la cui caratteristica passi per l’origine e stia nel 1° e 3° quadrante.
64
Un’altra categoria (o classe) di bipoli non lineari che gode della proprietà di chiusura sono i bipoli
monotoni (crescenti o decrescenti):
V
I. II.
V’’
V’
I I
I’ I’’
II. Monotono: · 0
Proprietà: Se il bipolo è strettamente monotono crescente, allora vi è unicità della soluzione (che
può tuttavia non esistere, ma se esiste è unica).
Diodo: · 1
ID
1
2
3
VD
IS 4
Mentre per la retta 4 non vi è nessuna intersezione e quindi la soluzione non esiste, per le rette 1-2-3
vi è un’unica intersezione e quindi la soluzione esiste ed è unica.
65
Se si vuole che la soluzione esista, oltre che sia unica, bisogna imporre che quando una delle due
grandezze tende in modulo all’infinito anche l’altra grandezza tenda all’infinito: se | | ∞, allora
si deve anche avere che | | ∞.
Esempi:
66
Analisi di Piccolo Segnale
RS
vS(t)
NL
E
I Strettamente v(t)
passivo
NL
V t
E è la polarizzazione (costante) che porta il dispositivo non lineare a lavorare nella zona di
interesse.
Tramite questo circuito si può ottenere un’amplificazione di vs(t) (tensione di segnale variabile).
Nota: Rimane sempre valida la proprietà per cui essendo il dispositivo non lineare strettamente
passivo, allora .
Si può osservare che si può avere un dispositivo localmente non passivo: un bipolo può essere
localmente strettamente passivo se la proprietà vale in un intorno del punto di lavoro considerato.
Esempio:
B
A
Per determinare se un bipolo è localmente strettamente passivo in un punto bisogna perciò calcolare
la sua resistenza (conduttanza) differenziale in quel punto: 0 0
Si può infine osservare che un bipolo strettamente monotono crescente è anche localmente
strettamente passivo in ogni punto della sua caratteristica.
67
Tornando al circuito in esame, si consideri il caso in cui 0:
I0
V
V0 E
Quando 0 la retta si sposta mantenendo tuttavia la sua pendenza che è data da RS:
I
I0
V
V0 E
Se si suppone che abbia una piccola escursione (vari di poco), si può sostituire alla curva non
lineare la sua tangente in quel punto, come già visto nello studio del metodo di Newton.
I
ID
I0
V
V0 E
68
Circuitalmente equivale ad avere:
RS
vS(t)
ID GD
E
Il punto di lavoro si muove lungo la linea blu e non più lungo la traiettoria originaria in linea spessa.
Se ci si sposta di poco la linearizzazione e la vera traiettoria non lineare sono pressoché uguali.
GD
vS(t)
(RD)
La sovrapposizione degli effetti è permessa solo per vS(t) molto piccoli in modo da non allontanarsi
troppo dal punto di lavoro I0, V0.
69
Esempio: I
2
V
1
Se la retta di carico (in blu) è quasi coincidente con l’andamento della curva caratteristica (retta 1):
Nota: Essendo il dispositivo strettamente passivo il valore massimo raggiungibile dalle tensioni al
suo interno è , si ha pertanto:
v(t)
70
Amplificatore Operazionale
È un dispositivo globalmente passivo.
E+
IN+
OUT
IN-
E-
Per funzionare, E+ deve essere collegato ad una sorgente di tensione positiva, mentre E- a una
sorgente di tensione negativa.
+ E+ IN+
IN
OUT Vd OUT
IN-
IN- VOUT
E-
Vd
71
Dove la zona cerchiata in blu prende il nome di zona di saturazione ed il legame è non lineare,
mentre la zona cerchiata in rosso prende il nome di zona lineare ed è a pendenza elevata.
Quando Vd è molto piccola, l’amplificazione è elevata (la retta è molto pendente), quando Vd è
grande l’amplificazione è minima.
Vd
Nota: Il morsetto di terra si inserisce nel disegno per ricordarsi che la corrente di uscita è prodotta
dalle alimentazioni interne all’operatore amplificazionale ed è quindi soddisfatta la legge di
Kirchhoff delle correnti.
Se si considera l’operazionale ideale (senza saturazione) la posizione dei segni + e – sui morsetti
può essere invertita senza alcun problema (la caratteristica cambia invece se è presente il fenomeno
della saturazione).
72
Esempio di Giratore realizzato con amplificatori operazionali e resistenze:
I2 V2
R3
R2
I1 R1 ∞ R4
∞
V1
La seconda relazione del giratore si ricava facilmente osservando che la corrente I1 entra tutta in R1
e si ottiene: V R·I
Questi circuiti prendono il nome di filtri RC attivi o RC + op.amp. (attivi poiché contengono
l’amplificatore operazionale che a sua volta contiene i generatori di tensione delle alimentazioni).
V2 V1
I2
R R
V1
V1 V1 R
V1 R 2V
I1 R
R
∞ V1 R
∞ V1 V1
V1 R·I
73
Esercizio:
R2
R1
VIN
VIN
VOUT
Il vincolo può essere trasferito sulla tensione di ingresso dividendolo per il guadagno
dell’operazionale: ·
| | ·
74
Circuiti Dinamici
I circuiti dinamici contengono condensatori e/o induttori.
In forma differenziale:
i v e q φ
T
KCL (implicite) i e
r
m
KVL: · 0 v i
X = n
i
Leggi di Ohm (R) e
n
q o
Leggi di Ohm (dinamiche)
φ t
i
Sono state inserite le due nuove variabili q e φ.
75
• Se si considera l’analisi nodale (NA) si vuole che vi siano le espressioni parallelo
equivalenti:
Per il condensatore: ·
Per l’induttore: ·
Per il condensatore: ·
Per l’induttore: ·
76
Metodo delle Equazioni di Stato
Questo metodo ha come variabili solo delle grandezze legate agli elementi dinamici, vi è perciò un
insieme di N equazioni differenziali di primo ordine in forma normale, che prende il nome di
equazione di stato:
, , 0
,
,
…
,
Ci sono situazioni in cui non tutte le grandezze legate ad elementi dinamici possono essere variabili
di stato, si parla perciò di candidate.
Se il condensatore o l’induttore non sono lineari allora la scelta tra le due variabili dipende caso per
caso.
1. Indipendenza Dinamica: tra le variabili di stato non vi deve essere alcun legame algebrico,
deve cioè essere possibile assegnare arbitrariamente le condizioni iniziali
2. Completezza Dinamica: ogni altra variabile si deve poter ottenere dalle variabili di stato (e
dagli ingressi) con legami algebrici
Accanto all’equazione di stato vi è perciò la seguente equazione che prende il nome di equazione di
uscita:
77
Nel caso di elementi lineari si ha:
· ·
· ·
· ·
·
Il motivo per cui nella teoria dei circuiti compare è dovuto al fatto che si utilizzano strumenti
già modellati (condensatori ed induttori).
Il secondo sistema agisce come filtro passa-basso e rispetta di più alcuni fenomeni fisici. Tuttavia
nell’analisi delle reti i condensatori e gli induttori sono modellati in maniera non fisica ed inoltre vi
è una risposta istantanea fisicamente impossibile. Per questo è necessaria la presenza di · che
considera la presenza di elementi non dinamici. A volte è anche presente il termine della derivata
dell’ingresso.
78
Degenerazioni Topologiche e Parametriche
I tipi di legame possono essere topologici o parametrici.
I primi dipendono dalla struttura del collegamento, mentre i secondi dai valori assunti dagli
elementi.
Il fenomeno di degenerazione, che consiste nel passaggio dal legame differenziale ad uno algebrico,
può essere puro se coinvolge solo elementi dinamici, ibrido se coinvolge anche generatori
indipendenti.
• Maglie di soli condensatori
C
V1 C C V3
Vi è un legame algebrico tra le tre tensioni e perciò al massimo due di esse possono essere variabili
di stato per la proprietà di indipendenza dinamica.
• Maglie di condensatori e generatori di tensione
C
V1 C C V3
VS
Vi è un legame algebrico tra le quattro tensioni e perciò al massimo due tra le tre tensioni dei
condensatori possono essere variabili di stato per la proprietà di indipendenza dinamica.
79
• Insieme di taglio di superfici chiuse di induttori
I1 I2
L L
I3
L
Vi è un legame algebrico tra le tre correnti entranti nel nodo centrale e perciò al massimo due di
esse possono essere variabili di stato per la proprietà di indipendenza dinamica.
• Insieme di taglio di superfici chiuse di induttori e generatori di corrente
I1 I2
L L
IS
I3
L
Vi è un legame algebrico tra le quattro correnti e perciò al massimo due tra le tre correnti degli
induttori possono essere variabili di stato per la proprietà di indipendenza dinamica.
80
• Esempi di degenerazioni parametriche
1.
C C
2.
C V1 V2 L
·
·
81
Teorema di Sostituzione
Supponendo non vi siano degenerazioni, le variabili di stato sono x, dove si hanno le tensioni per i
condensatori e le correnti per gli induttori.
·
·
Leggi di Ohm:
·
·
Si può usare il Teorema di Sostituzione: se un circuito ha una e una sola soluzione si può sostituire
ogni elemento con una tensione ai suoi capi V con un generatore di tensione pari a V. Se alla fine vi
è sempre una e una sola soluzione, allora i due circuiti sono equivalenti.
Esempio:
R R
C L C L
R R R
82
Si sostituiscono perciò a induttori e condensatori i rispettivi generatori di tensione e corrente:
Le variabili di stato sono perciò i nuovi generatori inseriti, mentre gli ingressi sono i generatori pre-
esistenti.
1.
L R R C
1
·
1
·
R R R
1 1
· ·
1 1
· ·
83
Si ottiene perciò la seguente equazione di stato:
·
· ·
0 0
· ·
0 · 0 ·
· ·
2. Si consideri un circuito dove gli elementi dinamici sono stati messi in evidenza nel seguente
modo (due condensatori e un induttore):
Resistori
e
Generatori
Resistori
VC e I
Generatori
VC
Se si suppone che non vi siano degenerazioni strutturali topologiche o parametriche, il circuito che
ne risulta è puramente passivo e ammette una ed una sola soluzione.
84
Se si scrive il legame costitutivo degli elementi dinamici usando la convenzione degli utilizzatori
sui bipoli si ottiene:
C · VC IC f VC , VC , IL , u
C · VC IC f VC , VC , IL , u
L · IL VL f VC , VC , IL , u
Le variabili complementari (che non sono variabili di stato per l’elemento dinamico) possono essere
espresse in funzione di tutti i generatori che ci sono nel circuito e si ha perciò la dipendenza di f(…)
oltre che dalle variabili di stato anche dai generatori eventualmente presenti (u).
R3
VC
C
R VC C C VC R1
Si esamina prima il caso in cui non vi siano generatori di tensione nella maglia, ovvero, il caso in
cui la degenerazione sia pura (o omogenea). Essendovi una evidente degenerazione topologica non
si possono usare contemporaneamente VC , VC e VC come variabili di stato, in quanto non è
rispettata la proprietà di indipendenza dinamica (non si possono assegnare arbitrariamente le
condizioni iniziali).
Bisogna perciò togliere una delle tre tensioni dalle candidate variabili di stato.
85
Se si elimina VC dalle candidate variabili di stato, cioè non si sostituisce al condensatore C3 un altro
generatore di tensione evitando così di formare una maglia di soli generatori di tensione e avere di
conseguenza infinite soluzioni, si applica il teorema di sostituzione inserendo un generatore di
corrente:
IS
R3
IC
IC
R VC VC R1
IC
C · VC IC f VC , VC , IC , IS
C · VC IC f …
VC VC VC
C · VC VC VC ·C IC f VC , VC , VC , VC , IS
Si è ottenuto un sistema di due equazioni in due incognite del primo ordine differenziale lineare a
coefficienti costanti.
Infine, affinché sia in forma normale, bisogna spostare tutte le variabili con la derivata a sinistra
della funzione, cioè bisogna passare alla seguente formulazione:
VC
VC
Per far ciò bisogna considerarlo come se fosse un sistema in forma implicita ed esplicitarlo in
funzione di VC e VC
Il risultato finora ottenuto è valido quando ci sono degenerazioni strutturali topologiche omogenee
pure, cioè maglie di condensatori o insiemi di taglio di induttori senza generatori indipendenti.
86
Si considera ora il caso in cui la degenerazione topologica sia ibrida (non pura / non omogenea),
cioè quando vi siano maglie di condensatori che contengano anche generatori indipendenti di
tensione:
IS
R3
VC3
C
R VC1 C C VC R1
VC VC VC VS
Effettuando quindi la sostituzione immaginando di far uscire dall’insieme delle variabili di stato
VC , si scrivono le due equazioni dinamiche:
C · VC IC f VC , VC , IC , IS , VS
C · VC IC f VC , VC , IC , IS , VS
C · VC VC VC VS · C IC
Si può osservare, che facendo il generatore parte del legame algebrico nell’equazione della
degenerazione, quando si deriva quest’ultima per eliminare una delle candidate variabili di stato si
deriva anche il termine noto.
Sostituendo quindi IC :
C · VC IC f VC , VC , VC , VC , IS , VS , VS
C · VC IC f VC , VC , VC , VC , IS , VS , VS
87
Vi è perciò la dipendenza dallo stato tramite la matrice A, dal termine noto tramite la matrice B e
dalla derivata dal termine noto tramite la matrice B. Quest’ultimo contributo è causato dal fatto che
si utilizzano modelli pre-costruiti per rappresentare condensatori ed induttanze.
In conclusione si può osservare che, nelle equazioni di stato nel caso di degenerazioni strutturali
non omogenee (o ibride) che contengono anche generatori, viene fuori la derivata dell’ingresso.
Commento:
La derivata dell’ingresso in termini di funzione di trasferimento significa moltiplicare per “s”, dove
“s” è l’operatore derivata.
dI t
V t L· V s s·L·I s Z s s·L
dt
Il sistema descritto da equazioni di stato in cui siano presenti le matrici A B C D con D 0 si
chiama improprio, mentre con D 0 si chiama proprio (questo è dovuto al fatto che il
denominatore della funzione di trasferimento risulta di grado maggiore del numeratore).
88
Soluzioni delle Equazioni di Stato
A·x t B·u t
A· A·
· · · ·
A·
Dove prende il nome di Matrice di Transizione, il cui calcolo può essere effettuato in vari
modi, ad esempio con lo sviluppo in serie dell’esponenziale:
1
2! 3!
A·
Il primo termine, · , dipende solo dalle condizioni iniziali e prende il nome di risposta
ad ingressi nulli.
A·
Il secondo termine, · · · , è l’integrale di convoluzione tra la matrice di
transizione e gli ingressi, dipende solo dagli ingressi e prende il nome di risposta con condizioni
iniziali nulle.
x t prende il nome di movimento e sono necessari 1 assi per rappresentarlo dove è l’ordine
della funzione.
Esempio:
x x1
1 2
t t
x2
Si chiama traiettoria la proiezione del movimento nello spazio di stato, cioè nello spazio a
dimensioni.
89
Nel caso a 3 dimensioni la traiettoria viene proiettata sul piano x1/x2 che prende il nome di spazio di
stato o di fase:
x1
x01
x2
x02
L’insieme di traiettorie per diverse condizioni iniziali prende il nome di ritratto di fase:
x1
x2
Si definisce Punto di Equilibrio ogni punto del piano di stato per cui valga 0
Esempio: x2
x20
90
x1
x10
Considerando le variabili:
Si ottiene:
Esempio:
Esempio di rango 0:
V1 C1 C2 V2
· 0 0 0
· 0 0 0
Il circuito è del secondo ordine 2 , il rango di è uguale a 0 e perciò tutti i punti sono punti
di equilibrio.
91
Esempio di rango 1:
R
I1 I2
V1 C1 C2 V2
Si suppongono:
0
0 0
In quanto si ha che:
Si ottengono:
1 1
· · · ·
1 1
· · · ·
La matrice risulta essere singolare ed ha rango 1.
V1
V2
La bisettrice del primo/terzo quadrante è, in questo caso, l’insieme dei punti di equilibrio.
A partire da una qualunque condizione iniziale i punti tenderanno ad andare sulla retta.
Si può infine osservare che se il circuito è lineare si possono avere uno, nessuno o infiniti punti di
equilibrio, mentre in un circuito dinamico non lineare i punti di equilibrio possono essere un
numero qualsiasi.
92
Circuiti Lineari
Circuiti Lineari del Io Ordine
I circuiti del primo ordine sono quelli con un solo elemento reattivo o con più elementi che sono
tuttavia degenerati a una sola equazione.
Si può osservare che, mentre la forma dell’equazione del primo ordine è equivalente alla forma
dell’equazione di stato, per il secondo ordine questo non è più vero:
Primo ordine:
Secondo ordine:
Per un circuito del primo ordine si può sempre fare un equivalente Thevenin o Norton:
R C
93
Bisogna quindi considerare la condizione iniziale: (si pone uguale a 0 per semplicità).
1 1
0
È interessante studiare i circuiti autonomi, nei quali il termine noto è costante: se è nullo, il punto di
equilibrio è l’origine, altrimenti vi è una semplice traslazione d’assi nel piano di stato.
Per semplicità si pone il termine noto uguale a 0 e perciò 0 (risposta libera del sistema):
Se 0 0 :
x
Punto di
Equilibrio
Asintoticamente
traiettorie
Stabile
t
Ritratto di Fase
Se 0 0 :
x
Punto di
Equilibrio
traiettorie Instabile
t
Ritratto di Fase
94
Esempio:
Esempio:
0 ∞ · ∞
Dove ∞ è il valore del punto di equilibrio a cui tende la soluzione e dipende dal generatore :
R V
Se 0
C
t
Se 0, ∞ prende il nome di punto di equilibrio virtuale e consiste nel punto a cui si arriva
percorrendo l’asse dei tempi all’indietro ∞ . È, di conseguenza, il punto da cui provengono tutte
le traiettorie.
Un’altra osservazione è che le curve per 0 (stabile) e per 0 (instabile) sono le stesse ma
ribaltate rispetto all’asse delle ordinate.
0 ∞ · ∞
x0
x t
t
x ∞ t
95
Se si vuole invece trovare a partire da :
∞
∞ 0 ∞ ·
0 ∞
Si ottiene:
∞
·
0 ∞
Questo è applicabile anche a circuiti non lineari la cui componente resistiva è esprimibile con una
curva lineare a tratti (spezzata) e la componente dinamica è lineare.
Esempio:
Diodo Tunnel
96
Circuiti Lineari del IIo Ordine
I circuiti lineari del secondo ordine possono essere descritti in modo equivalente da una delle due
seguenti forme:
A·x t B·U
0
2· · ·
0
0
Nota: Le condizioni iniziali nella seconda espressione devono arrivare fino alla derivata di ordine
pari all’ordine N della funzione meno 1.
IR IC IL
IS(t) R C L
Si ottiene:
· · ·
Ponendo 2· e si ottiene:
· ·
2· · ·
97
In forma matriciale:
1 1
1
· · ·
1
0 0
· | |·
R C L V
2· · 0
La soluzione per è:
· ·
· ·
In generale, se le frequenze naturali sono distinte, la soluzione si può sempre scrivere come
sommatoria di esponenziali: se l’ordine è N si hanno N esponenziali.
98
Le soluzioni e possono essere reali, complesse coniugate e immaginarie pure:
·
Nel caso 2 si scrive: · ·
·
Nel caso 3 si scrive: · · cos ·
Se 0, cioè se 0:
1 Sovra-smorzato 2 Smorzamento
Critico
Dal punto di vista elettrico, mantenendo costante si può cambiare modificando il valore della
resistenza: per avere grande è necessario avere piccola.
99
Considerando il piano complesso:
Im
3 4
ω
Re
1 2 1
3 4
In rosso è indicato il luogo delle radici al variare di . Per diventa una semicirconferenza
di raggio .
Quando le singolarità sono nel semipiano sinistro il circuito è asintoticamente stabile, se sono
sull’asse delle ordinate con molteplicità 1, allora il circuito è stabile:
Si vuole ora ricavare la soluzione tramite le equazioni di stato: questo metodo risolutivo fornisce
due variabili e permette di tracciare il ritratto di fase.
·
0
· 0
Gli autovalori di prendono il nome di frequenze naturali, in quanto il polinomio che si ottiene è lo
stesso che per la funzione del secondo ordine:
1 1
· 1 1
· · 2· · 0
1 · ·
100
La soluzione si esprime attraverso una combinazione lineare di autovettori.
x1
Quando un vettore rimane allineato con il vettore di partenza, quello prende il nome di autovettore,
cioè la moltiplicazione per la matrice è uguale alla moltiplicazione per uno scalare: · ·
x2
x1
Esempio: Nello spazio funzionale, rispetto all’operatore derivata gli esponenziali sono autovettori
dello spazio.
Se gli autovalori sono distinti, cioè , la soluzione si può perciò scrivere nel seguente
modo:
· ·
· · · ·
Per controllare se la soluzione è corretta, si può inserire nell’equazione di partenza e vedere se essa
è verificata:
· ·
· · · · · · ·
· ·
· · · · · ·
101
Si può osservare che l’autovettore non è altro che una direzione e quindi nel piano è una retta.
x2
x1
Scrivere la funzione in questo modo rappresenta lo stato secondo una base formata da e e
non più x1 e x2: · · , dove il segno sopra e indica che sono considerati ad
un determinato istante di tempo t. È semplicemente un cambiamento di base.
Gli autovettori sono perciò particolari traiettorie che passano per l’origine che è punto di equilibrio.
Si considerino 0e 0 reali:
x2 Im
x1 Re
Dove il punto indica la condizione iniziale, le frecce blu la sua proiezione su e e le linee
tratteggiate in rosso sono le parallele rispettivamente a e
(nel caso in esame) indica una costante di tempo grande e dà origine a un autovettore lento.
(nel caso in esame) indica una costante di tempo piccola e dà origine a un autovettore veloce.
102
• Per 0 (o per gli istanti di tempo che provengono da ∞) le traiettorie tendono ad adagiarsi
su , l’autovettore lento è trascurabile
x2
veloce
lento
x1
Esempio:
2· 3·
1,1
3·
x2
x1
Tra i punti che si prendono si considerano quelli che hanno direzione parallela agli assi:
0 2· 3· 0
0 3· 0
Si sono ottenute due rette con traiettorie parallele agli assi e che si incontrano nell’origine.
Nel caso lineare sono delle rette e si chiamano null-cline (nel caso non lineare sono curve).
Quando le due frequenze naturali sono reali e negative, l’origine prende il nome di nodo stabile e
corrisponde al caso sovra-smorzato.
103
Nota Importante: Cambiando il segno a ea gli autovettori veloce e lento si scambiano di
ruolo e le frecce cambiano direzione. Il punto si dice di equilibrio instabile e per crearlo con un
RLC bisogna implementare una resistenza negativa.
104
Analisi Grafica al variare delle Autosoluzioni
La conoscenza della matrice permette di costruire il ritratto di fase.
· 0 ,
· ·
· · · ·
Im
Re
L’autovalore vicino all’asse immaginario λ prende il nome di autovalore lento, mentre l’autovalore
lontano dall’asse immaginario λ prende il nome di autovalore veloce.
Esempio:
2 1
1 2
Si ricavano i punti di equilibrio:
· 0 0
2 1
· 2 1 2 1 · 2 1 0
1 2
Si ottengono perciò i due autovalori 1e 3
4· 3 · 0
105
Parentesi storica: Il polinomio si chiama “secolare” perché questa tecnica è stata utilizzata nella
meccanica celeste per calcolare la parte principale delle orbite dei pianeti, è il movimento lento dei
pianeti che si sviluppa nel corso dei secoli.
Tornando all’esempio:
Im
Re
3 1
2 1 2 1
· 1 · · 3 ·
1 2 1 2
· λ · · λ ·
Per ogni autovettore è sufficiente risolvere solo una delle due equazioni, in quanto forniscono la
stessa informazione sulla direzione, perciò:
2· 1· 1·
2· 1· 3·
L’autovettore è perciò la bisettrice del 1°-3° quadrante, mentre l’autovettore è la bisettrice del
2°-4° quadrante:
x2
lento
x1
veloce
Si può infine osservare che le traiettorie non possono intersecare gli autovettori.
106
Si consideri ad esempio il punto di coordinate ; 1 ; per sapere l’andamento delle traiettorie
bisogna calcolare la derivata nel punto:
2 1 1 0
· 2 3
1 2 1 2
2· 0 2·
Tutti i punti della retta sono punti in cui la traiettoria è tangente a e si può osservare che la retta
passa per l’origine degli assi.
x2
lento
1
x1
1
2
veloce
Metodo di Jordan:
Se la matrice è 2x2 si può moltiplicare a destra e a sinistra con due matrici create con gli
1 0
autovettori e si ottiene la matrice diagonalizzata: che presenta gli autovettori sulla
0 3
diagonale.
Nel nuovo sistema di coordinate i due nuovi assi sono gli autovettori.
2. Se λ e λ sono reali positivi gli autovettori si scambiano (l’autovettore veloce diventa quello
lento e viceversa), l’origine è sempre un punto di equilibrio e prende il nome di nodo instabile e
le frecce sono direzionate verso l’esterno.
107
3. Se λ e λ sono reali di segno opposto, ad esempio λ 0eλ 0, allora si ha che:
· ·
· · · ·
Le condizioni iniziali che si trovano sull’autovettore stabile tendono ad andare nell’origine per
∞ in quanto non vi è il contributo dell’autovettore instabile, viceversa per le condizioni iniziali
che si trovano sull’autovettore instabile.
stabile
x1
108
4. Se λ e λ sono complessi coniugati, λ , α j · β , allora si ha che:
· ·
· · · ·
x1
x2
x1
109
5. Se λ e λ sono immaginari puri, λ , j · β , allora si ha che:
· ·
· · · ·
Gli autovettori e risultano a loro volta immaginari puri e si possono ricavare seni e coseni.
Graficamente si ottengono delle ellissi che sarebbero delle circonferenze nel caso in cui fossero con
la stessa fase e la stessa ampiezza. Il verso di percorrenza delle elissi stesse dipende dalla
convenzione utilizzata nella definizione dei parametri del circuito.
x2
x1
Esempio: Circuito LC
C L
L’oscillatore lineare è caratterizzato dal fatto che l’ampiezza dell’oscillazione dipende dalle
condizioni iniziali, mentre il periodo dell’oscillazione dipende dal valore di LC.
110
6. Se λ e λ sono coincidenti allora si ha che:
·
· · ·
Vi sono due autovettori coincidenti, deve inoltre valere che non vi sia interazione tra le due
variabili.
Esempio:
0
Se :
0
0
· 0 λ ,
0
La soluzione è:
·
·
·
·
Ne consegue che tutte le rette del piano passanti nell’origine sono traiettorie e il verso di
percorrenza dipende se è maggiore o minore di zero.
x2
x1
0
Se è la forma canonica di Jordan che ha sicuramente come autovalori due valori
identici. I due autovettori tendono a coincidere ed è perciò sufficiente determinarne uno solo. I due
sistemi non sono disaccoppiati, bensì sono unidirezionali.
111
· · ·
· · …
Si riscrive quindi la seconda equazione come:
·
· · ·
Si può osservare che, scritta in tal modo, è un’equazione differenziale non omogenea.
La soluzione è quella dell’omogenea associata più un’integrale particolare. Perciò, in questo caso, si
ottiene:
·
· ·
E la dipendenza del tempo da si ricava dalla soluzione della prima equazione differenziale:
1 1
· · · ·
· 0
Quando 0 si ha:
· 0 ,
· 0 · · 0 ·
x2
x1
112
Il primo autovettore è dato da:
· · 0
· ·
· · · · ·
· · · ·
Si ottiene perciò:
x2
0
x1
Esempio Circuitale:
V
1
C C 1
2
R 1 t
Se inizialmente vi è una diversità di carica sui due condensatori vi è una corrente in R che li porta
ad avere la stessa carica a regime.
Il punto di equilibrio dipende dalla carica accumulata sui condensatori all’istante iniziale: in quanto
la carica non può uscire dal circuito è sempre vero che vi è un punto di equilibrio diverso da zero
(uguale a zero se e solo se i due condensatori sono precaricati esattamente con carica opposta).
113
Nota Importante: La presenza di insiemi di Taglio (superfici chiuse) di soli condensatori rivelano
la presenza di una frequenza naturale nulla.
C1 C2
2· 2 2
1 1
·
0
3 1
· ·
2
x2
x1
· 1 1
· · · 1
1 2
·
· · · · ·
· 1 ·
· · · 2· ·
·
2·
114
Dividendo la seconda equazione per la prima si ottiene:
1 1
·
2 2
x x
0 0
x x
0 0
8. Se λ , 0, cioè entrambi gli autovalori sono nulli, tutti i punti del piano sono punti di
equilibrio.
Esempio:
0 0 0
0 0 0
Vi sono due insiemi di taglio di condensatori e quindi λ , 0, le traiettorie sono tutti i punti del
piano e ha rango 0.
0 0
Se invece fosse:
0
0
· 0 λ , 0
Si ha che:
0
· 0
· · ·
115
Prendendo un qualsiasi punto iniziale, rimane costante, mentre cresce e decresce sempre a
seconda del segno di e di .
Punti di
x2 equilibrio
x1
Es. di condizione
iniziale
Esempio Circuitale:
V1 hV1
1 1
Vi è un ulteriore caso da esaminare, quando :
1 1
1 1
· 0 λ , 0
1 1
Si determinano i punti di equilibrio:
0 0
Le traiettorie risultano perciò come quelle del caso , ma ruotate:
0
x2
x1
116
Grafico riassuntivo:
Im
,
, . . 0 , . . 0
, 0 , 0
Re
, 0
, . . 0 , . . 0
Il termine esponenziale legato ad un autovettore prende il nome di modo naturale del sistema.
Quando ci si posiziona su un autovettore come condizione iniziale, vuol dire che si eccita solo quel
particolare modo del sistema, mentre se il punto iniziale è fuori dagli autovettori allora si eccitano
tutti i modi.
117
Circuiti Dinamici Non Lineari
Circuiti Dinamici Non Lineari del Io Ordine
Si consideri il caso quando si ha un elemento dinamico e qualcosa di resistivo dove risiede la non
linearità.
V NL
I
Caratteristica
resistore non lineare
V
V2 V1 V0
Il movimento del punto iniziale può avvenire solo sulla curva del resistore e prende il nome di
percorso dinamico.
Per sapere il verso delle frecce bisogna esaminare la derivata di V: finché la corrente è positiva la
tensione decresce (a causa del segno meno), viceversa quando la corrente è negativa.
V
V=0
0 0
V1
V2
t
t1 t2
t
t1 t2
V
V0
V
P3 P2 P1
,
Vi sono più punti di equilibrio, sia stabili che instabili:
119
Tornando al caso di partenza, si può linearizzare a tratti la curva non lineare:
I
V
V2 V1 V0
V IS GM
Dopo l’istante nel quale si è raggiunto si considera non più la soluzione precedentemente
ottenuta, ma si deve ricavare la soluzione analitica del nuovo circuito con la nuova retta e quindi
diversi e .
Esempi:
1.
I
V
O
N
Per rappresentare una curva di questo tipo è necessario avere non solo resistenze ma anche
generatori; infatti essendo la caratteristica presente nel secondo/quarto quadrante vi è generazione di
potenza e non solo dissipazione.
120
I
V NL
Equazione dinamica del condensatore: , dove il meno è dovuto alla convenzione scelta.
Se 0 decresce, se 0 cresce.
Con il modello correntemente utilizzato si può sfruttare la proprietà di un condensatore per cui la
sua tensione è una grandezza continua nel tempo (purché la corrente sia limitata).
Il percorso dinamico, mantenendo la continuità nella tensione, può passare da M a M’, con tuttavia
un salto della corrente. La stessa situazione si ripropone nel passaggio da N a N’.
N’ G
IS
M
O V
VV
N
M’
Si consideri di trovarsi nel punto N’, nel primo tratto il suo andamento è schematizzabile come:
V C G IS
· ·
121
V
VN’
t
t
VM
VV
VN = VN’
t
t t t
VM = VM’
Può essere fatto con due BJT collegati in maniera opportuna ed è un circuito autonomo che
necessita anche di alimentazioni.
L’andamento della corrente si ricava dalla curva precedente considerando la presenza del
condensatore:
I
t
t t t
Si è costruito un oscillatore con un circuito del Io ordine, purché la caratteristica resistiva sia non
lineare e siano presenti generatori.
Si suppone che il passaggio da VM a VM’ sia istantaneo, cosa fisicamente impossibile ma che rende
accettabile il circuito.
122
Si sono trascurati gli effetti induttivi: se si inserisce un’induttanza il circuito diventa del IIo ordine
ed il passaggio tra VM e VM’ non è più istantaneo, infatti più è piccolo l’induttore, maggiore è la
velocità del passaggio da VM a VM’.
2. V
V L NL
I
3.
I
I P
M
V L NL
O V
N
Q
Se 0 decresce, se 0 cresce.
Perciò i punti P, O e Q sono punti di equilibrio: P e Q sono punti di equilibrio stabile, mentre O è un
punto di equilibrio instabile.
123
Questo circuito, avendo due punti di equilibrio stabile, prende il nome di bistabile.
Se si è in uno dei due punti di equilibrio stabile, per passare nell’altro è necessario agire dall’esterno
con un generatore di tensione:
E da P a Q
I ΔT
t
V L NL ΔT
da Q a P
Il segnale (l’onda quadra) per passare da P a Q e viceversa prende il nome di segnale di Trigger.
Si vuole che , in questo modo si ottiene un punto di equilibrio che non è Q, ma poi
spegnendo il Trigger il punto si sposta in Q, essendo un punto di equilibrio stabile.
Il Trigger deve avere ES VM e durata ΔT sufficiente a far attraversare l’asse delle ascisse.
V
ES
Q’
124
Circuiti Dinamici Non Lineari del IIo Ordine
,
,
x2
x1
Si considera ogni punto di equilibrio e si studia il suo contorno scrivendo lo Jacobiano e il circuito
linearizzato corrispondente. Si ottiene così: ·
Si verifica quindi l’intorno di ciascuno dei punti di equilibrio risolvendo i circuiti del secondo
ordine equivalenti.
Si tentano poi di collegare le traiettorie ottenute nell’intorno di ogni punto di equilibrio tra loro.
125
Circuiti Dinamici Lineari nel Dominio delle Trasformate
Lo studio dei circuiti dinamici lineari avviene applicando la trasformata di Laplace a tutto il circuito
oppure applicandola al singolo elemento considerando la legge di Ohm e la condizione iniziale del
componente stesso.
Esempio:
Per un’induttanza: · 0
Trasformata di Laplace:
·
· ·
L’operazione di derivata nel dominio delle trasformate di Laplace avviene moltiplicando per la
variabile e tenendo conto della condizione iniziale.
Esempi:
Per un’induttanza: · · 0
Per un condensatore: · · 0
Per un resistore: ·
Tutte le leggi valide nel dominio del tempo sono applicate nel dominio della trasformata di Laplace.
1 2 3 1 2 3
Per il condensatore:
· · ·
126
Per l’induttore nell’analisi nodale bisogna esprimere I s in funzione di V s .
1 · · · ·
. .
· · · ·
Dove:
Si può scrivere:
· ·
Dove:
• · è la risposta del circuito con condizioni iniziali nulle e può servire per
ricavare la funzione di trasferimento
• · è la risposta del circuito con forzanti nulle e serve per ricavare le frequenze
naturali della rete
Perciò, nel dominio delle trasformate di Laplace, forzanti e condizioni iniziali compaiono nella
stessa equazione e si può considerare il circuito equivalente con condizioni iniziali nulle inserendo
un generatore costante nel dominio della trasformata; equivalente ad un generatore impulsivo nel
dominio del tempo.
127
Esempio:
C R
· · 0
0
· · · 0 · · · ·
· · ·
Si ottiene quindi:
128
Nel tempo è perciò un gradino di ampiezza .
129
Calcolo delle Frequenze Naturali
Sparce Tableau:
Dove:
Analisi Nodale:
Dove:
Equazioni di Stato:
· ·
Dove:
130
Si vogliono calcolare le frequenze naturali della rete, quelle per cui sono nulli i termini noti. Si
cerca se sono ammesse come soluzioni particolari degli esponenziali puri, cioè delle soluzioni che si
trovano su un autovettore.
Se ciò è verificato, vale la proprietà che la sua derivata corrisponde all’esponenziale puro
moltiplicato per il suo esponente (senza la variabile):
· ·
· · ·
· 0
Si determinano in questo modo gli autovalori di e si può osservare che tutti i metodi hanno lo
stesso polinomio caratteristico a meno di una costante.
Esempio:
1
1 2H 2
1 5Ω
8
0
Si vogliono trovare le frequenze naturali del circuito.
1
· ·
8 0 8
· 1 2 10
· 5·
2
8
· 10 · 16 0
2 10
2
, 5 3
8
Nodo 1: · 0
Nodo 2: · 0
1
1 · 0 1
8
2 1
0 1 ·
5
1
1 1 ·
2
Le frequenze naturali sono date da:
1 1 1 1 1
0 · · · · 0 0 ·1·1 1 · 1 · · 0 0
8 5 2 5 8
Si ottiene:
1
· 10 · 16 0 2; 8
80
· · · · · · · · · · · ·
132
Un altro metodo consiste nel considerare direttamente l’unica maglia delle tensioni fornita dal
circuito. Derivando e sostituendo l’unica corrente incognita si ottiene:
0 · · 0
5· 8 · 0
2
Si può osservare che vi è la frequenza naturale nulla se nel circuito vi è un insieme di taglio di
condensatori (o una maglia di induttori).
L
C C
N
L L
C
Fisicamente: le cariche si possono spostare ma non scaricare e perciò per ∞ si hanno delle
tensioni finite e 0
Matematicamente: Applicando la KCL al nodo N vi è una riga dove comparare in ogni elemento
diverso da zero. Quindi il calcolo del determinante si può fare calcolando lo sviluppo lungo quella
riga.
… … … … … …
0 0 0
… … … … … …
1 2 3
1 · 2 · 3 · 0 … 0
Dove si sono presi i singoli elementi della riga e si sono moltiplicati per il determinante della
matrice ottenuta eliminando la riga e la colonna corrispondente a quell’elemento e poi si sono
sommati insieme tutti i risultati così ottenuti e il risultato è stato posto uguale a 0.
133
Applicazione della Trasformata di Laplace
0
0
0
Dove:
• sono dei numeri che tengono conto delle condizioni iniziali (trasformata della funzione
impulso nel dominio del tempo)
• è il vettore dei termini noti
Si ottiene:
· ·
Sia al denominatore che al numeratore vi è un polinomio nella variabile . Ma quindi ogni variabile
è rappresentata da un rapporto tra due polinomi nella variabile :
Questa non è la soluzione del circuito ma la sua trasformata e per tornare nel dominio del tempo
bisogna anti-trasformare.
134
Il metodo usato è scrivere la funzione come moltiplicazione di trasformate note:
·
1
Del rapporto di polinomi bisogna perciò scrivere lo sviluppo in frazioni parziali nel seguente modo:
Esempio:
1
· · ·…
Si può osservare che si sta considerando il caso in cui le radici siano semplici.
· · ·… · · ·…
lim ·
Ottenuti i residui si ottiene la soluzione come somma di esponenziali che possono essere sia reali
· · ·
che immaginari: · · ·
135
Funzione di Rete
Si definisce matrice di funzioni di rete il rapporto tra la trasformata di Laplace delle uscite e la
trasformata di Laplace degli ingressi con le condizioni iniziali nulle.
· ·
Si può scrivere:
· · ·
· ·
Le dimensioni sono:
,1 , ,1 ,
,1 , ,
· · · · · ·
· · · ·
ingresso uscita
generatore lettore
G S
Quando generatore e lettore sono sullo stesso ramo si parla di impedenze e ammettenze, su due rami
diversi di trans-impedenze e trans-ammettenze.
·
· ·
·
136
Si chiamano zeri di le radici del numeratore e poli di le radici del denominatore.
Per le frequenze naturali le soluzioni sono dove è l’ordine dinamico del sistema, mentre in
questo caso vi può essere il fenomeno di cancellazione tra numeratore e denominatore.
Esempio:
Considerando il circuito precedente, se la funzione di rete è presa in modo corretto, allora vi sono
due poli: 2e 8
1
1 2H 2
1 5Ω
8
0
Prendere in maniera corretta la funzione di rete corrisponde a non avere modifiche nel circuito a
generatori spenti:
CORRETTO
CORRETTO
NON CORRETTO
L’ultimo circuito non è corretto in quanto il generatore di tensione spento è un corto circuito e il
circuito risultante non è più corretto.
137
Esempi di casi in cui i poli siano un sottoinsieme:
1.
1 frequenze naturali: 2 8
2.
V gmV
Se si eccitasse con un generatore di corrente e si leggesse con un voltmetro si avrebbero due poli:
V gmV
V gmV
V gmV
Si può quindi osservare che il problema della cancellazione è legato ai fenomeni di osservabilità e
controllabilità.
138
Ritornando a considerare la funzione di trasferimento e considerando per semplicità il caso in cui
è uno scalare:
· · ·
Se ci sono degenerazioni ibride, il grado del numeratore può essere superiore di un’unità al grado
del denominatore, in quanto la derivata nel tempo dell’uscita è esprimibile nella trasformata di
Laplace come l’operatore : | | | | 1
Esempio:
I(s) L V(s)
· · ·
1
| | | | 0
1
Esempio:
2· 3
1
Non può essere un’impedenza o un’ammettenza in quanto | | | | 2
139
Considerando ora due bipoli con la stessa struttura e stessi valori dei componenti:
1Ω 1Ω 1Ω 1Ω
I 1F 1F V 1F 1F
Questi due circuiti hanno tuttavia frequenze naturali diverse, infatti, considerando la rete spenta,
(generatori posti a zero) si ottengono due reti diverse:
1Ω 1Ω 1Ω 1Ω
1F 1F 1F 1F
Pertanto i poli di sono diversi dai poli di . Ciò è ovvio se si osserva che i poli di
risultano essere uguali agli zeri di Y e viceversa.
A 1Ω 1Ω I 1Ω 1Ω
1Ω
I 1Ω V 1F 1F A 1F 1F
V
B B
I due circuiti spenti sono uguali e perciò le frequenze naturali del primo sono le stesse del secondo.
Si può osservare che qualsiasi sia la funzione di trasferimento i poli sono sempre selezionati tra le
frequenze naturali del circuito.
140
Legame tra la Funzione di Rete e la Risposta in Frequenza
VIN C VOUT
1 1
·
1 · 1 · ·
· ·
Si può dimostrare che la conoscenza della funzione di rete valutata in permette di trovare il
valore di a regime.
Dimostrazione:
· ·
141
Si scrive come somma di esponenziali complessi:
1 · · · ·
1 · · · · · ·
· · · · · · ·
2 2
1 · · · ·
· · ·
2
· ·
Dove: · è un numero complesso e · è un numero complesso coniugato.
Poiché il sistema è lineare, si applica la sovrapposizione degli effetti valutando prima separatamente
e e poi sommando i risultati ottenuti.
1 1
· ·
2 ·
1 1
· · · ·
2 ·
1
· ·
2 ·
Si osserva che non serve calcolare i , in quanto, nel dominio del tempo, risultano moltiplicati per
·
e, in quanto il circuito è asintoticamente stabile per ∞ per costruzione, il loro contributo
a regime è nullo.
L’unico termine di interesse è dunque , che si può calcolare con il metodo dei residui:
1
lim · · · lim
· · ·
Ma quindi:
1
· ·
2 ·
Antitrasformando:
1 · ·
· · ·
2
142
Per , con conti analoghi, si ottiene:
1 · ·
· · ·
2
Ricordando che vale la proprietà per cui:
Si ottiene:
·| |· ·
Quindi l’ampiezza risulta moltiplicata per il modulo di mentre vi è uno sfasamento pari alla
sua fase, infatti indicando con: | |· · e | |· ·
, si ottiene:
·| |· ·
143
Procedimento grafico per l’analisi di H(jω)
∏ ·
∏ ·
· è un vettore che parte dagli zeri e si congiunge all’asse immaginario nel punto
· è un vettore che parte dai poli e si congiunge all’asse immaginario nel punto
Im
d2
jω
d1
l1
Re
d3
| · |
| |
| · |·| · |·| · | · ·
# #
| |
144
Se vi fossero poli e/o zeri sull’asse immaginario:
Im
Re
Esempio:
Im Im
d1 l d1 l
Re Re
z1 z1
p1 p1
Si può inoltre osservare che è sempre maggiore di essendo il suo supplementare ed essendo
90°.
· ·
ha sempre perciò fase maggiore di che pertanto prende il nome di funzione di rete a
sfasamento minimo.
Ma quindi se una funzione ha uno zero nel semipiano destro si può sempre scrivere come una
funzione con lo zero nel semipiano sinistro moltiplicata per lo sfasatore puro.
Nota importante: Condizione necessaria per ammettenze ed impedenze e che sia i poli che gli zeri
si devono trovare nel semipiano sinistro. In quanto i poli degli uni sono gli zeri degli altri.
145
Esempio di calcolo delle frequenze naturali di un circuito:
1 2 3
0
Si considerino tutte le resistenze e le capacità di valore unitario per facilità di calcolo.
Per risolvere il circuito, bisogna scegliere un metodo di analisi, ricavare la matrice relativa e porre il
suo determinante uguale a zero.
1
·
·
·
·
Considerando tutte le resistenze uguali e di valore unitario come per ipotesi si ottiene:
2·
3
Considerando anche le capacità uguali e di valore unitario, come per ipotesi, si ricava la matrice e
si calcolano i suoi autovalori:
2 1 2 1
· ·
3 3 3 3
1 2 1 2
· ·
3 3 3 3
2 1
3 3 4 4 1
· · 0
1 2 3 3 3
3 3
· 3 4· · 3 3 3 · 4· 1 0
146
Si ottiene in conclusione che gli autovalori sono dati da:
2 4 3
,
3
4 3 0 1
1
,
2
1 2 3
1 1 0
2 1 2·
3 1
1 2· · 1 · 0 0 1 · 1 · 0
1 2· 2· 4· 2· · 2· 2· 0
3 · 4· 1 0
È lo stesso risultato calcolato con il metodo delle Equazioni di Stato a meno della costante
moltiplicativa 3 .
147
Metodo delle correnti di maglia:
1 2 3
I
· · ·
0
1
· · 0
·
1
· · · · · 0
·
2· 1
1
0
·
2· 1 0
1
4· 4· 1 1 · 3 · 4· 1 0
È lo stesso risultato calcolato con il metodo dell’Analisi Nodale ed è lo stesso risultato calcolato con
il metodo delle Equazioni di Stato a meno della costante moltiplicativa 3 .
148
Sintesi Passiva RLC
Si possono individuare alcune condizioni necessarie e sufficienti ricavate per la prima volta da Otto
Brűne.
Teorema 1:
Una funzione si definisce positiva reale (PR) se e solo se valgono le seguenti due condizioni:
Vuol dire che tutti i coefficienti che compaiono in devono essere numeri reali.
Im Im
Re Re
II. 0 per 0
Cioè un punto del primo semipiano destro finisce sempre nel secondo semipiano destro.
Im Im
Re Re
149
Dimostrazione RLC è un PR:
· 0
Se si considera un bipolo:
convenzione convenzione
dei generatori degli utilizzatori
Si ha che:
· ·
· · · · · · · ·
Dove si sono evidenziati i contributi delle resistenze, degli induttori e dei condensatori contenuti
all’interno del bipolo.
· · · ·| |
Allora si ha:
1
· · ·
| |
Dove:
1
· · ·
| |
150
Ma quindi si è ottenuto che: 0 se 0 come volevasi dimostrare.
Nella definizione di una funzione PR sono nascoste le proprietà di passività e stabilità del circuito.
La seconda condizione necessaria affinchè sia PR può quindi essere sostituita da condizioni
sulla passività e stabilità del circuito.
Teorema 2:
2’’. Poli e zeri, cioè le singolarità, devono trovarsi nel semipiano sinistro aperto; se si trovano
sull’asse immaginario devono essere semplici e con il residuo maggiore di zero (condizione
sulla stabilità)
Si definiscono polinomi di Hurwitz quei polinomi con parte reale delle radici negativa. Si dice che
sono strettamente di Hurwiz se le singolarità sono nel semipiano sinistro aperto.
· · · ·
·
Si osserva che:
0; 0; 0; 0; …
Di conseguenza è formato da soli termini pari che vengono poi elevati al quadrato e è
anch’esso reale e maggiore di zero; · · è reale, mentre · · è
immaginario.
· · 0
151
Esempio:
2
4· 3
Applicando la formula ricavata:
· · 2· 3 4· 2· 3 4· 6 2·
In quanto si verifica essere maggiore di zero per ogni , allora la condizione sulla passività espressa
dal test 2’: 0 è verificata.
Determinare se le radici sono negative è più complicato quando l’ordine del polinomio è maggiore
o uguale al terzo. Ad esempio: · · · 0
Infatti la condizione che i coefficienti siano tutti maggiori di zero è sempre necessaria ma non più
sufficiente.
Esempio:
6· 6· 25 · 25 0
Ha le radici:
1
1 2·
1 2·
Im
Re
152
La condizione che i coefficienti siano tutti positivi è perciò necessaria ma non sufficiente.
1 Im 2 Im
Re Re
; ; ; ·
Affinchè un polinomio sia di Hurwitz, condizione necessaria ma non sufficiente è che deve essere
completo, cioè contenere tutte le potenze di fino all’ordine considerato.
Esempio:
153
L’ultimo test consiste dunque nel sommare numeratore e denominatore e verificare che il polinomio
ottenuto sia strettamente di Hurwitz.
1Ω
2. 0 , con · ·
3. è un polinomio di Hurwitz
154
Come realizzare un fisicamente realizzabile
Espansione in Frazioni Parziali (Sviluppo di Hermite o nei poli)
2· ·
·
Dove:
· ·
• corrisponde al parallelo di un condensatore e di un induttore
Si osserva che non si può avere il grado del numeratore più di due volte maggiore di quello del
denominatore ( 2), in quanto si stanno trattando impedenze.
La presenza dello zero corrispondente ai poli complessi coniugati è dovuta alla scrittura adottata:
· · · · · · 2· ·
· ·
Tuttavia se vengono dei numeri negativi può essere realizzabile ma non si hanno sufficienti
informazioni.
155
Espansione in Funzione Continua (Lunga Divisione)
1 1
1
1
1
1
1
…
Si ottiene perciò una rete a scala:
Se gli scatolotti così ottenuti hanno coefficienti positivi, allora la funzione è fisicamente
realizzabile, tuttavia non vale l’inverso.
156
Esempi:
3 3
2· 1 1
Im
Re
3 1
3· 1 2· 3 3
Si può osservare che non è maggiore o uguale a zero e quindi non è fisicamente
realizzabile.
2
1
Im
Re
2 1
1
2· 1
2
2· 1 2
2·
1
157
Si ottiene quindi:
1
1
2
La cui realizzazione circuitale e diagramma di Bode sono i seguenti:
| |
1H
1F
2Ω
ω
1 2
2· 3· 4
3 · 4
Im
2
√23
4
Re
3 3
4 √23
4
2
3 ·
√
Si può osservare che il metodo di sviluppo in frazioni parziali è pratico quando si possono
individuare facilmente i poli.
2· 3· 4 ·
3 · 4 3 4
· 4· · ·3· 2· 3· 4
2 2
4· 4 1
3· 3 1
158
Essendo e positivi, è realizzabile con due bipoli in serie, ognuno formato da due bipoli
in parallelo:
1 1 1
3 4 3 4
Realizzazione circuitale:
1 1F
3Ω
1
1F 4H
159
Impedenze con solo LC
Di tutte le realizzabili si studia ora un sottoinsieme che consiste nella realizzazione usando
solo coppie LC, RC o RL e ci si concentrerà in particolare sullo studio di LC.
RL
RC LC
Le funzioni che sono realizzabili solo con induttori e condensatori (LC) prendono il nome di
funzioni reattanza Ψ .
Dimostrazione:
· 0
Se si considera un bipolo:
convenzione convenzione
dei generatori degli utilizzatori
Si ha che:
· · ·
1
· · · · ·
·
Dove si sono evidenziati i contributi degli induttori e dei condensatori contenuti all’interno del
bipolo.
160
In quanto si può anche scrivere:
· · · ·| |
Allora si ha:
1 1
· · ·
| |
1
· · 0
Lo stesso ragionamento si può fare per gli zeri della , ma essendo questi i poli di , allora
anche quest’ultimi si trovano sull’asse immaginario.
Perciò si ha sempre un rapporto tra funzioni di diversa parità e i termini contenuti possono essere
solo o .
· ·
A B C D
· ·
161
Esempi:
· 4 1 1 · 9 · 4
A B C D
1 · 4 · 4 1 · 9
Nel caso A, per ∞ la funzione va all’infinito, perciò ∞ è un polo, mentre 0 è uno zero.
Nel caso B, per ∞ la funzione va a zero, perciò ∞ è uno zero, mentre 0 è un polo.
Nel caso D, per ∞ la funzione va a zero, perciò ∞ è uno zero, ed anche per 0 la
funzione va a zero, perciò anch’esso è uno zero.
In conclusione si può affermare che lo zero e l’infinito sono sempre delle singolarità (o zeri o poli).
Per le funzioni ΨLC si può ricavare un’ultima proprietà: poli e zeri sono semplici e sono
alternati sull’asse immaginario.
Im Im
·
B A
·
Re Re
Sviluppo in Funzioni Parziali
2· ·
·
Dove:
· ·
• ∑ è la somma dei contributi dei poli al finito
162
, e sono i residui calcolati nel polo e devono essere positivi affinché si possa dire che è
fisicamente realizzabile utilizzando questo metodo.
·
· · ·
· 2· · ·
Esempio:
·
A
NON NON
Possibile Possibile
163
Teorema:
·
· · 0 0
·
È sempre una funzione reattanza Ψ s .
·
·
Si chiama canonica poiché non è possibile realizzare con un numero minore di elementi.
·
·
1
1
164
Esempio:
1 · 9
· 4
Si vuole realizzare .
Poiché il grado del numeratore è maggiore del grado del denominatore , si divide il
numeratore per il denominatore:
10 · 9 4·
4·
6· 9
Si ottiene:
6· 9 ·
· 4 4
· · ·4 6· 9
9
4· 9 4
6 15
4
9 15
· 1 1
4 4
4 4 4 1
· ·
9 15 15
·
16
Realizzazione circuitale:
4
2 F
15
1
1H 4
F
9 15
H
16
165
Se si scrive la , questa ha due coppie di poli, quattro frequenze naturali, al finito:
Questi due bipoli sono equivalenti; non hanno le stesse frequenze naturali.
1 4
4 15
1F
9 15
16
Poiché vi è una maglia di induttori e generatori di tensione (2) vi è la frequenza naturale nulla.
166
Sviluppo di Funzioni Continue
1 · 9 10 · 9
· 4 4·
10 · 9 4·
4·
6· 9
10 · 9 1
4· · 4
6· 9
Si procede nuovamente con la lunga divisione:
4· 6· 9
3 1
2· 6·
5
2·
1 1 1
1 ·
· 4 1 1 1 1
· ·
6· 9 6 6· 9 6 12 1
5 ·
· 5 5
2
18 ·
I coefficienti nei riquadri devono risultare positivi affinchè il metodo sia applicabile.
167
Realizzazione circuitale:
12
1H H
5
1 5
F F
6 18
ha un polo all’infinito:
non ha un polo all’infinito, ma ha uno zero all’infinito essendo il grado del suo denominatore
maggiore del grado del suo numeratore per costruzione.
La Ia Forma Canonica di Cauer procede quindi estraendo di volta in volta i poli all’infinito da
e alternativamente.
Si può infine osservare che la configurazione è quella “naturale”, cioè i condensatori si trovano sul
lato parallelo (verticale) mentre gli induttori si trovano sul lato serie (orizzontale).
Se la funzione che si vuole sintetizzare ha un polo nello zero si può estrarre, se avesse uno zero in
zero bisognerebbe invertire la funzione ( ).
1
·
1 1
10 · 9 9· 10 · 1
1 1 4·
4·
168
Si può osservare che i poli sono diventati zeri e viceversa.
9· 10 · 1 4·
9· 9 9
4· 4·
31
4· 1
9· 10 · 1 9 1
·
4· 4 4·
31
· 1
4
4· 31
4· 1
4· 16
31 · 16
31 ·
15
31 ·
9 1 9 1
· ·
4 4· 4 16 1
31 31 · 961 1
· 1 ·
4 60 15
·
31
Tornando alla variabile si ottiene:
9 1 1
·
4 16 1 1
31 · 961 1 31
· ·
60 15
Realizzazione circuitale:
4 60
F F
9 961
31 31
H H
16 15
Si può osservare che la configurazione è quella non “naturale”, cioè i condensatori si trovano sul
lato serie (orizzontale) mentre gli induttori si trovano sul lato parallelo (verticale).
169
Avendo sintetizzato tramite una impedenza bisogna inserire tra i morsetti un generatore di
corrente per poterla valutare.
1 2
2 1
Si osserva che nelle forme di Cauer vi è un insieme di taglio di generatori di corrente ed induttori
(1) e quindi vi è una degenerazione. Vi è anche un insieme di taglio di condensatori e generatori di
corrente (2) e quindi vi è la frequenza naturale nulla.
Si può osservare che dalle funzioni si ricava che per ∞ è un polo ed infatti per ∞ i
condensatori sono dei cortocircuiti e gli induttori sono dei circuiti aperti e dalla rappresentazione del
circuito si ottiene la stessa soluzione.
In conclusione, per:
1 · 9
· 4
Le forme di Foster coincidono con quelle di Cauer per un numero di elementi pari o inferiore a tre.
170
Si consideri:
0 · | | | |
Im
3
2
1
Re
0 0 1 2 3
1
2
3
In una nelle frequenze pari agli zeri, il bipolo equivalente è un corto circuito, per le frequenze
pari ai poli è un circuito aperto. L’inverso avviene per la .
Poiché non c’è la parte reale, il modulo della risposta in frequenza è pari a:
| | | |
| | | |
0 1 2 3 0 1 2 3
| |
1 1 1 1
approssimata
171
Realizzazione di RC e RL
Si valuta ora come è possibile passare alla realizzazione di reti RC partendo dalle proprietà delle reti
LC.
RΩ
CF
1
·
RH
CF
1
·
·
Si valuta ora la in :
1
|
·
Moltiplicando il risultato per , si ottiene:
1
· ·
·
Ritornando infine nella variabile :
172
Esempio:
Si consideri la seguente :
1
Questa funzione presenta uno zero nell’origine e due poli in :
Im
Re
0
1
1 1
·
1 1
La presenta quindi un solo polo in 1: questa è una regola generale. Ogni coppia di poli
immaginari puri della diventa un unico polo reale negativo, avente lo stesso modulo, ed ogni
coppia di zeri immaginari puri della diventa un unico zero reale negativo avente come
modulo
Im
Re
173
Si può ricavare che la singolarità più bassa è sempre un polo.
Si consideri infatti l’espressione generale della Ia Forma Canonica di Foster per una :
·
·
1 ·
· ·
Dove:
Si può osservare che, in quanto è positivo, i poli si trovano sull’asse reale negativo.
Per verificare che effettivamente la singolarità più bassa è un polo, si studia la sull’asse
reale negativo:
Caso:
0
0
Caso:
0
0
La singolarità più bassa è quindi sempre un polo, la singolarità più alta uno zero e poli e zeri
risultano sempre alternati sull’asse reale negativo.
175
Tutte le considerazioni fatte finora per le valgono anche per le .
GS LH
1
·
Si consideri ora il seguente bipolo:
GF LH
1
·
·
Si valuta ora la in :
1
|
·
Moltiplicando il risultato per , si ottiene:
1
· ·
·
Ritornando infine nella variabile :
Data quindi la classe delle funzioni reattanza, sintetizzabili cioè come o come ,
effettuando la sostituzione e dividendo il risultato per , si ottiene la classe di funzioni
sintetizzabili come o come , che godono delle stesse tre proprietà:
2. La singolarità più bassa (con il modulo minore) è sempre un polo (eventualmente in zero)
176
3. La singolarità più alta (con il modulo maggiore) è sempre uno zero (eventualmente in ∞)
Se si considera ora la realizzazione, questa può essere sviluppata seguendo una delle due forme
canoniche di Foster o una delle due di Cauer.
Esempio:
Si consideri la seguente :
2
1 · 3
2
1 · 3
Dove:
• è pari a: ∞ 0 0
Quindi:
2 · 3·
1 · 3 1 3 1 · 3
1
1 2
3· 2 1
2
Quindi:
1 1
2 2 1 1
1 3 2· 2 2· 6
177
Il relativo bipolo è quindi:
2F 2F
1 1
Ω Ω
2 6
2 1
4· 3 4· 3
2
Si procede con la lunga divisione:
4· 3 2
4·
2· 3
1 1 1
4· 3 2· 3 1
2 2 2
2· 3
2 2· 3
3
2 1
2
1 178
2
1 1 1
1 1 1
2 1 1 1
2· 3 1 2 2 1
2 2· 3 4· 1
6
Il relativo bipolo è quindi:
1 1
Ω Ω
2 6
1F 4F
Si può osservare che i condensatori sono sul ramo verticale e i resistori sul ramo orizzontale, in
configurazione “naturale”.
Si sostituisce :
1
2 2 2· 1
4· 3 1 1 3· 4· 1 3· 4· 1
4· 3
2·
Si procede con la lunga divisione:
3· 4· 1 2·
3· 3 3
2· 2
5
2· 1
1 1 1
3· 4· 1 5 3 1
3 · 1 2
2· 2 2·
2 2· 5
· 1
2
179
2· 5
2· 1
2· 4
5· 4 ·t
5
1
5·
1 1 1
3 1 3 1 3 1
2 2· 2 1 2 4 1
4 · ·
5 · 5 5 25 1
· 1 5 5 2
2
2· 1
5
Ritornando a questo punto in si ottiene:
1
3 1
2 1 1
5 25
· 5·
4 2
Il relativo bipolo è quindi:
5
F 5F
4
2 2
Ω Ω
3 25
Si può osservare che i condensatori sono sul ramo orizzontale e i resistori sul ramo verticale, in
configurazione “non naturale”.
Si può realizzare ora la come : si ottengono dei bipoli non equivalenti ai precedenti,
anche perché bipoli RC possono essere equivalenti solo a bipoli RC e viceversa per quelli RL. Si
ottengono invece dei bipoli duali.
180
Si realizza quindi come :
2 1 1
1 · 3 2· 2 2· 6
2Ω 6Ω
2H 2H
1
1
1 1
2 1
4· 1
6
Il relativo bipolo è quindi:
1H 4H
2Ω 6Ω
181
• IIa Forma Canonica di Cauer
1
3 1
2 1 1
5 25
· 5·
4 2
Il relativo bipolo è quindi:
3 25
Ω Ω
2 2
5
H 5H
4
Realizzazione delle e delle
RΩ
LH
LH
182
Risulta quindi che:
Si valuta ora la in :
| ·
· ·
GS C
1
H CF
G
Si valuta ora la in :
| ·
183
Dividendo il risultato per , si ottiene:
· ·
2. La singolarità più bassa (con il modulo minore) è sempre uno zero (eventualmente in zero)
Nota importante: Si ricorda che per le e le la singolarità più bassa è sempre un polo,
mentre la singolarità più alta è sempre uno zero. Per le e le è perciò l’inverso.
·
·
· ·
· · · ·
Quindi:
·
·
Dove:
184
·
• indica la presenza di un resistore in parallelo ad un induttore
Si può notare che questa espressione non è uno sviluppo in frazioni parziali, poiché i non sono i
residui dei poli in quanto compare una moltiplicativa al numeratore.
Esempio:
1 · 3
2
Come si può osservare, ora la singolarità più bassa è lo zero 1, mentre quella più alta è il polo
∞.
1 · 3
· 2 2
Quindi:
1 · 3 · · 2 · 2 ·
· 2 · 2
· 2· · 2·
· 2
1
1 1
2· 4 2
2· 3 3
2
In definitiva:
185
1
3 1 2 3 3 1
1 ·
2 2 2 2· 4 2 4
2
2Ω
2
Ω 1F
3 1
F
4
Tabella Finale
• I gradi massimi del numeratore e del denominatore devono differire al più di 1. Stessa cosa
per i gradi minimi
• Non devono mancare termini, a meno che manchino tutti i pari o tutti i dispari
Condizione necessaria e sufficiente per la fisica realizzabilità e che sia verificato che:
3. 0
186
187
Processo di Normalizzazione o Scaling
75Ω 3 H
Si può applicare un processo di normalizzazione o scaling per poter trattare con grandezze più facili
da comparare:
Le normalizzazioni non possono essere però scritte indiscriminatamente, ma devono valere le stesse
regole che valevano per le quantità non normalizzate:
1 1
· · ·Ω·c
· · ·Ω·
1 1
Perciò:
1 1
·
·Ω·c·ω ·C · ·
Si deve avere:
·ω ·C 1
188
Imponendo lo stesso vincolo sull’induttore si ottiene:
ω ·L
1
Si ottiene il vincolo:
·C · 1
3 H 8
· 1,125 · 10 H H
1,125 · H 3
8
1 3
1 1 1
Si ottiene quindi:
8· 16 · 14 · 6
8· 8· 6· 3
8· 16 · 14 · 6
75 · ·
8· 8· 6· 3
Si controlla se è fisicamente realizzabile (lo deve essere in quanto si ha già una sua
realizzazione):
16 · 6 · 8· 3 8· 14 · · 8 · 6·
128 · 96 · 18 64 · 160 · 84 ·
64 · 32 · 12 · 18
189
Per controllare che sia maggiore o uguale a zero in questo caso è necessario l’ausilio di un
calcolatore.
Si controlla se è di Hurwitz:
5
16 · 20 · 2 · 4
·
24 · 9 3 3
8
Im
3
4
3
8
Re
0
3
8
3
4
190
APPENDICE
Qui di seguito vi è una raccolta degli esercizi svolti durante il corso e la risoluzione delle due prove
in itinere.
ESERCIZIO 1
Problema: Scrivere le equazioni di stato con α =1 e α=2
V2
1 I2 2 (V1+V2)/1Ω
I1 V1/1Ω
1F
V1 1F 1Ω αI1 1Ω V1+V2
0
Nota importante: Vengono utilizzati valori normalizzati ottenuti con regole di scaling per i vari
componenti, in modo da rendere più semplici i calcoli.
Si lascia indicato il parametro e solo quando si vuole ottenere il risultato si sostituisce il valore
numerico.
· 0
1Ω 1Ω
2·
· 1 2·
1
2· · 2·
· 2· 2· 3·
2 1
·
3 1
191
Se 1 , risulta esserci un’equazione degenere per cause parametriche:
2· 0
Una delle due tensioni deve perciò uscire dall’insieme delle candidate variabili di stato.
Eliminando la tensione relativa alla capacità ed inserendo nel circuito un generatore di corrente
al posto della capacità si ottiene:
I2
1 2
V1 1Ω αI1 1Ω
· 2· ·
Si ottiene:
· · 2· ·
Sostituendo quindi i valori per resistenze e capacità si ottiene la seguente equazione di stato:
1
·
3
Si può osservare che per particolari valori nell’ambito delle tolleranze può avvenire questo tipo di
errore e il circuito non funziona.
192
ESERCIZIO 2
Problema: Determinare graficamente il punto di lavoro con il metodo delle rette trasposte
1Ω 1Ω
2V 1V
V1
3 I2=2
2 I2=1
1 I2=0
I1
-1 0 1 I2=-1
-1
-2
V2
3 I1=2
2 I1=1
1 I1=0
I2
-1 0 1 I1=-1
-1
-2
193
Risoluzione:
V1
I2=2
2 D I2=1
P
1 I2=0
A
I1
1 2 I2=-1
Retta di carico
Bipolo 1
V2
I1=2
I1=1
A P
D I1=0
1
I2
-1 0 1 2 I1=-1
Retta di carico
Bipolo 2
,
,
D 2 0 1 2
A 0 2 1 -1
P 1 1 1 0
194
ESERCIZIO 3
Problema:
I a·V b·V
V V
A B C
G2 G4 I
I GM · V I V V h·V k·V
0
Risoluzione: Gli elementi cerchiati in rosso non aggiungono ulteriori variabili, V è invece un
generatore di tensione pilotato in tensione ed aggiunge perciò una variabile I
G · eA eB a · eA eC b · eA eC GM eB e 0
Con lo stesso procedimento si possono fare i bilanci di corrente agli altri due nodi.
e h · eB k · eB 0
È un F x 0 (4 variabili, 4 equazioni)
eA eB eC I
G a 3 · b · eA G GM a 3 · b · eC GM 0
… … … …
… … … …
… … … …
Bisogna quindi ricostruire il circuito con gli elementi linearizzati nel punto di lavoro: 0,0,0,0
195
La linearizzazione di I in 0,0,0,0 è:
a 3 · b · eA eC a
La linearizzazione di in 0,0,0,0 è:
3· ·
Il circuito linearizzato è uguale al circuito degli elementi linearizzati e quindi la matrice degli
elementi linearizzati corrisponde alla matrice Jacobiana nel punto di lavoro scelto.
196
ESERCIZIO 4
Problema: Disegnare lo schema circuitale di un doppio bipolo lineare avendo a disposizione
resistori lineari e un giratore, in modo che sia:
Risoluzione:
R R
2R R
197
d. Reciproco; Non Simmetrico; Non Strettamente Passivo
4 5
2R R
198
Nota: Aggiungere il giratore serie/serie non cambia la proprietà di passività essendo trasparente per
quanto la riguarda, cambia invece la proprietà di reciprocità. Il test di Brűne è automaticamente
verificato se uno dei due doppi bipoli è disaccoppiato.
199
ESERCIZIO 5
Problema: Due doppi bipoli sono collegati in cascata:
I3
V1 DB1 V2 V3
DB1: R DB2:
R
R V β ·V R V β ·V
Risoluzione: Si ha che:
Inoltre:
Si ricava :
1
· · · ·
1
· ·
· ·
1
β
1
· ·
200
I parametri di si ricavano nello stesso modo e risultano essere gli stessi con indice diverso:
1
β
1
· ·
Si ricava perciò:
1
…
· · · ·
… …
In conclusione:
1
· · ·
0 . .
Oppure
∞ . .
201
ESERCIZIO 6
Problema: Scrivere le equazioni di stato e determinare i punti di equilibrio del seguente circuito
·
NL ·
·
· ·
·
· · · · · ·
· ·
· ·
In quanto la seconda e la terza equazione risultano uguali (la dipendenza si poteva anche vedere
prima dal legame · ) vi è una degenerazione parametrica e bisogna togliere una delle due
variabili.
· · ·
Si ottiene che il generatore di tensione equivalente che deve essere sostituito all’induttore vale:
202
Perciò:
· ·
·
·
· · ·
In conclusione:
1
0
· ·
· 0
· · · ·
In generale:
· · 0
· · 0
Se 0:
Se 0:
203
ESERCIZIO 7
Problema: Calcolare e determinare se è reciproco, simmetrico e passivo
I RS
∞
R
V I
RS V
Risoluzione: Si calcola:
1
1 1
1
1
1
Non è reciproco:
Non è simmetrico: 0
Perciò esistono valori delle variabili indipendenti 0 che danno zero come potenza dissipata.
POSSIBILI DOMANDE DI TEORIA
1. Provare esistenza ed unicità della soluzione di circuiti adinamici lineari con solo resistenze e
generatori di corrente.
204
ESERCIZIO 8
Problema: Linearizzare il circuito seguente
NL
I
1 X 0.5
I1 β·I
0,8A
0
· 1
Risoluzione: Il valore di x non serve per la linearizzazione del bipolo non lineare.
I
V
GD
1
· ·
,
· · · · · 1 ·
Dove: 0,5
I
I*
V
V*
2 1
·
3 1
Risoluzione: Si calcolano le frequenze naturali per determinare la natura del punto/i di equilibrio:
2 1
· 3· 1 0
3 1
Le frequenze naturali sono quindi:
3 √13
, 3,25 ; 0,125
2
Essendo 0e 0 allora l’origine è l’unico punto di equilibrio ed è punto di sella.
2· 3,25 · 1,25 ·
2· 0,125 · 2,125 ·
0 2· 0 2·
0 3· 0 3·
, · , ·
La soluzione è del tipo: · ·
Grafico:
instabile
stabile
206
ESERCIZIO 10
Problema: Determinare se la seguente funzione Z è fisicamente realizzabile e con quanti
elementi. Se è fisicamente realizzabile fornire una sua realizzazione
2· 3· 1
12 · 7· 1
3 √9 8 1
; 1
4 2
7 √49 48 1 1
;
24 4 3
1
2· · 1
2
1 1
12 · ·
4 3
Im
Re
1 1 1 1
2 3 4
Non essendo poli e zeri immaginari puri, non si può realizzare con un LC.
Non essendo poli e zeri alternati, non si può realizzare con RC o RL.
Si verifica la realizzabilità:
2. 2· 1 · 12 · 1 21 · 24 · 7· 1
207
Esempio di una possibile realizzazione:
2· 3· 1 12 · 7· 1
2· 7 1 1
6· 6 6
11 5
6· 6
11 5
2· 3· 1 1 6 · 6 1 1
12 · 7· 1 6 12 · 7· 1 6 12 · 7· 1
11 5
6 · 6
Controllo realizzabilità:
5 77 17 5
· 12 · 1 · · 0 condizione verificata
6 6 6 6
12 · 7· 1 11 5
6· 6
12 · 60
11 · 72
11 · s
102
121
17
11 · 1
17 85
11 · 121
36
121
1 1 1 1
6 12 · 7· 1 6 72 1 1
· 121
11 5 11 1331 605
·
6 · 6 102 216 216
Realizzazione circuitale: 72
F
11
1 121
Ω Ω
6 102
605 1331
Ω H
216 216
208
209
Ia Prova in Itinere del 23 Novembre 2007
Esercizio 1
VC
1Ω 1Ω 1Ω
1
·
2
0 1
2
1 0
210
Esercizio 2
Problema: Determinare graficamente il (i) punto(i) di lavoro con il metodo della linea trasposta, sia
da 1 2 che da 2 1. Verificare analiticamente la correttezza del risultato trovato graficamente.
1Ω
1V
·
1V
Risoluzione:
V1
I2=1
Q I2=1/2
I2=0
I2= 1/2
1 I2= 1
P I1
0
1
V2
I1= 2 I1=2
I1= 1 I1=1
I2
1 1 2
1
P’ Q’
211
Graficamente si ottengono due punti di lavoro:
P 0 1 1 1
Q 3/2 1/2 1 2
Analiticamente:
· 1 1
· ·
2 2
212
Esercizio 3
Problema:
1A
V
A NL
B
I1
3V
10A 1⁄2 Ω 1⁄ 2 Ω
Risoluzione:
2· 11
3· 2· 1
b. Per applicare il metodo di Newton è necessario calcolare lo Jacobiano nel punto considerato:
3 2· 1 2· 3 1
,
2 2· 2· 2 0
Poiché si ha:
11
0,0
1
E valendo la relazione:
·∆
213
Si ottengono:
1
2
25
2
c. Il circuito linearizzato è il seguente:
1A
V
A B
I1 1Ω
3V
10A 1⁄2 Ω 1⁄ 2 Ω
1 2 1 11
·
1 3 1 2 3 1
Si ottengono quindi:
1
2
25
2
Si può osservare che è lo stesso risultato che si era ottenuto con il metodo di Newton.
214
Esercizio 4
5 -2 0 0 +1 e 0
-2 6 0 -1 0 e 0
0 0 1 +1 -1 * e = 10
+1 0 -1 0 0 I 20
-3 -1 +1 0 0 I 0
Risoluzione:
20V
I2
3V
1 2S 2 3
I1
3S 4S 1S 10A
Domanda di Teoria: Trattare sinteticamente il problema della passività dei Doppi Bipoli Lineari,
corredando la trattazione con esempi.
216
IIa Prova in Itinere del 28 Gennaio 2007
Esercizio 1
Problema:
VR
1Ω IR
1F 1F
1 I 2 I 3
IR
V V I
VR 1Ω
IS 1F
V
2·
217
0 0
0 2· 0 0 0
0 0
1 1 0
1 2 1 · 2·
0 1 1
1 1 0
· 1 2 1 1 · 2 2· 1
0 1 1
2· 1 · 2 2· 2 4· 3· 0
0; 1; 3
Quest’ultime si possono ricavare anche con il metodo delle maglie di corrente o con il metodo
dell’analisi nodale.
Nodo 1: · ·
Nodo 2: · · · · 0
Nodo 3: · · · · 0
218
1 1
2· 1 · 0
1 2· 1 0
2· 1 · 1 2· 2· 1 · 1 · 2· 1
4· 8· 5· 1 2· 2· 1 3· 2·
4· 3· · 4· 3 0
Si può osservare che la relazione ottenuta è la stessa che si era ricavata partendo dalle equazioni di
stato.
219
Esercizio 2
Problema:
V
I
IL
1
N
2H L V
IA
3 2 1 1 2 3
Risoluzione:
220
Esercizio 3
Problema: Calcolare l’impedenza del bipolo ai morsetti A-B e realizzarla nelle quattro forme
canoniche (I e II di Foster, I e II di Cauer)
A
1F 1F
1F 1F 1H
5· 3
3· 2·
Si ricavano la Ia Forma di Foster e la IIa Forma di Cauer (che coincidono, essendono il numero di
elementi pari a 3).
9 1
1 5· 3 1 · 1 2 · 1 1
· · 2
3 2 3 2 3 2 2 1
· · 6· 1
3 3 3 3
·
4
• Ia Forma di Foster
6F
2
F 1
3 H
4
1
H
4
221
Si ricavano la IIa Forma di Foster e la Ia Forma di Cauer (che coincidono, essendono il numero di
elementi pari a 3).
1
3· 2· 3 · 3 1
· 5 ·
5· 3 5 5· 3 5 1
25 · 1
·
15
3 25H
F
5 1
F
15
• Ia Forma di Cauer
25H
3 1
F F
5 15
222
Esercizio 4
Domanda di Teoria: Nella realizzazione di una nelle forme canoniche di Cauer gli ultimi
elementi della scala (un L e un C) sono in serie oppure in parallelo.
1) Quale deve essere la distribuzione di poli e zeri di affinchè nella Ia Forma di Cauer gli
ultimi due elementi siano in serie
2) Quale deve essere la distribuzione di poli e zeri di affinchè nella IIa Forma di Cauer gli
ultimi due elementi siano in serie
Risoluzione:
223
Esercizio 5
Domanda di Teoria: Mostrare come si può ottenere graficamente modulo e fase di dalla
distribuzione nel piano complesso di poli e zeri di .
La rappresentazione grafica non è unica, in quanto la posizione dei poli e degli zeri rimane invariata
al variare del guadagno di .
224