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una parola che deriva dal termine latino "domus", cioè "casa". Il Duomo è la casa di Dio e del suo
popolo.
Siete dunque bene accolti; vi invitiamo ad ammirare le opere d'arte e di fede con cui i Fiorentini
attraverso i secoli hanno abbellito questo luogo sacro.
__Ci permettiamo inoltre di dirvi qualcosa sul senso profondo che questi monumenti hanno per
noi. Lo scopo di questo sito, infatti, è quello di suggerire le circostanze storiche e le idee religiose
che hanno influito sulla forma e decorazione del Battistero, del Campanile e della Cattedrale.
__In riferimento a quest' ultimo termine, precisiamo che il Duomo si chiama anche "Cattedrale",
perchè vi è la cattedra del Vescovo; è, cioè, il luogo in cui il Vescovo celebra e predica la Parola del
Signore.
__II Duomo, però, come del resto ogni chiesa, è soprattutto una "casa di preghiera per tutti i
popoli" (Isaia 56,7): pertanto è "casa vostra", anche se non siete fiorentini, anche se non siete
credenti. Noi speriamo quindi che vorrete unirvi a noi nel rispettarla ed amarla.
Il più antico monumento della Piazza è il Battistero di San Giovanni, ritenuto per molti secoli un
tempio pagano "convertito" ad uso cristiano. In effetti, già sul finire dell' antichità - nel secolo V o
forse VI - sorse qui un primitivo battistero di fronte a Santa Reparata, l' allora cattedrale, in un
rapporto spaziale simile a quanto vediamo oggi. Questo primo battistero doveva essere simile all'
attuale anche nella forma ottagonale simboleggiante "l' octava dies", "l' ottavo giorno" - il tempo
del Cristo Risorto, fuori dal nostro tempo scandito in unità di sette giorni. Tale simbolismo si
riferisce direttamente al Battesimo, il sacramento d' iniziazione alla fede cristiana, per cui i
credenti passano dalla morte del peccato alla vita nuova in Cristo, un "ottavo giorno" senza
tramonto. La forma ottagonale allude alla speranza cristiana di una resurrezione dei morti, e
doveva rivestire particolare eloquenza quando la struttura era ancora circondata da un cimitero.
A partire dalla metà dell'XI secolo, il Battistero venne ricostruito nelle dimensioni attuali ed
arricchito di marmi pregiati, di cui molti provenienti da edifici antichi. Fu il periodo
dell'affermazione economica e politica della città, che vide prima il trasferimento a Firenze della
sede del governo imperiale in Toscana e, poi, l'autonomia di Firenze dal Sacro Romano Impero.
Nei secoli XII e XIII la nuova struttura, ampliata con l' aggiunta della cupola monumentale e
della "scarsella" (l' abside rettangolare a ovest), divenne motivo di orgoglio cittadino: Dante la
chiama il suo "bel San Giovanni". Dal 1300 al 1500 vennero collocate le opere scultoree per cui il
Battistero è celebre: le tre porte bronzee ed i gruppi in bronzo e marmo sovrastanti le porte: opere
che, complessivamente, illustrano le storie bibliche che il battezzato è invitato a meditare per
vivere bene la sua fede. La più antica delle porte è quella ora a sud, raffigurante la vita di San
Giovanni Battista, titolare del Battistero e patrono della città: opera di Andrea Pisano negli anni
1330. Segue quella a nord, eseguita da Lorenzo Ghiberti fra il 1402 ed il 1425, con scene della vita
di Cristo. Infine la "porta del Paradiso" (come la denominò Michelangelo), ad est, con scene tratte
dall'Antico Testamento, modellate e gettate dal Ghiberti dal 1425 al 1450 (oggi sostituita da una
copia).
Porta di Andrea Pisano (porta al sud) con scene della vita di San Giovanni
Battista.
Porta di Lorenzo Ghiberti (porta al nord) con scene del Nuovo Testamento.
Storie di: 1 Adamo e Eva - 2 Caino e Abele - 3 Noè - 4 Abramo - 5 Isacco e i suoi figli,
Esaù e Giacobbe - 6 Giuseppe - 7 Mosè - 8 Giosuè - 9 Davide - 10 Salomone e la
Regina di Saba.
La tradizione che vuole il Battistero un tempio romano diventa comprensibile all'interno dell'
edificio. Il vasto ambiente a cupola, che nella disposizione ricorda il Pantheon, è infatti arricchito
da elementi provenienti da monumenti antichi: le colonne monolitiche, due sarcofagi scolpiti, e
parte del rivestimento marmoreo. La pavimentazione, invece, evoca il mondo islamico: nei
"tappeti" tra la porta del Paradiso ed il centro dell' aula sono riconoscibili motivi zodiacali
orientali. Alle pareti, poi, insieme a forme tardo-imperiali, ve ne sono altre di lontana discendenza
germanica. La sontuosa cupola evidenzia l' influsso bizantino in Italia centrale. L' effetto totale è
di un crocevia magnifico delle grandi culture dell' Europa medievale.
Al centro del Battistero c' era l' antico fonte con una recinzione ottagonale attorno (la forma dell'
uno e dell' altra sono tracciate nel pavimento). Guardando dal fonte in su, verso la cupola, il
credente vedeva l' enorme figura di Cristo che domina i mosaici duecenteschi e, sotto i piedi di
Cristo, i morti che risorgono: è il Giudizio Universale, quando Cristo risorto chiamerà sia i vivi,
sia i morti per valutare le azioni di ciascuno. Alla destra di Cristo (sinistra dello spettatore) vi
sono le anime dei giusti "nel seno" di Abramo, Isacco e Giacobbe, i patriarchi dell'antico Israele;
mentre a sinistra (destra di chi guarda) c' è l' Inferno. Queste immagini, che hanno una forza
straordinaria per la presenza di tombe all' interno (ed in passato anche all' esterno) del Battistero,
illustrano il senso profondo del Battesimo cristiano. "O non sapete che quanti siamo stati
battezzati in Cristo Gesù, siamo stati sepolti insieme a Lui nella sua morte ?...; perchè come Cristo
fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in
una vita nuova ", spiega San Paolo (Lettera ai Romani 6, 3-4).
Schema dei mosaici della
cupola del battistero.
1 Giudizio universale
2 Gerarchie angeliche
4 Storie di Giuseppe
5 Storie di Maria e di
Cristo
Nei registri orizzontali degli altri cinque spicchi della cupola sono raffigurate le storie di San
Giovanni Battista, di Cristo, di Giuseppe Ebreo e degli inizi della vita umana (Adamo ed Eva,
Caino ed Abele, Noè e la sua famiglia). Guardando questi personaggi i credenti si percepivano
come inseriti nella trama stessa della storia del popolo di Dio: potevano dire, con l' autore della
Lettera agli Ebrei, 12,1: "Anche noi, dunque, circondati da un così grande nugolo di testimoni...
corriamo con perseveranza, tenendo fisso lo sguardo su Gesù" visibile nel grande mosaico sopra l'
altare. Nel registro più alto, vicino alla luce, sono raffigurati i cori angelici.
La prima chiesa episcopale di Firenze fu l'antichissima basilica di S. Lorenzo <extra muros>,
consacrata da S. Ambrogio di Milano nel 394. Chiesa principale e sede cattedrale della città di
Firenze fu poi la basilica di S. Reparata martire, la quale, come si può dedurre anche dai recenti
scavi, fu costruita nel V o VI secolo e, nel corso dei successivi, a più riprese ampliata e restaurata.
Quando ne fu decretato il totale e più vasto rifacimento, il cardinale Valeriano, legato di Bonifacio
VIII, pose solennemente la prima pietra di una nuova basilica nella festa della Natività della
Madonna del 1296. Nel 1412 al magnifico tempio ormai eretto sui resti del precedente, fu
confermato il titolo di S. Maria del Fiore. Insignito da Martino V nel 1420 dei privilegi di chiesa
metropolitana, il 25 marzo 1436 esso fu consacrato da P.P. Eugenio IV. Quando la decorazione
musiva del Battistero era quasi completa - negli ultimi decenni del '200 - il Comune decise di
costruire una nuova cattedrale. Quella antica, dedicata a Santa Reparata, "crollava per l' estrema
età", come precisa un documento dell' epoca. In prossimità del "bel San Giovanni" nuovo, Santa
Reparata appariva poi "di molto grossa forma", come dice uno scrittore trecentesco, Giovanni
Villani. Inoltre, in questo periodo di intensa crescita demografica, la vecchia cattedrale sembrava
"piccola a comparazione di siffata cittade" secondo il Villani. Nacque così il progetto di una chiesa
enorme, che avrebbe sorpassato le cattedrali delle città toscane rivali, Pisa e Siena, sia in
grandezza sia nella ricchezza della decorazione esterna "tutta di marmi e figure intagliate" (rilievi
e sculture), come dice sempre Villani.
Alla maniera delle cattedrali dell' Europa gotica in genere, il nuovo Duomo venne dedicato alla
Madonna, col titolo "Santa Maria del Fiore", un tributo cavalleresco al ruolo della Vergine nel
misterioso piano di Dio. Il "fiore", secondo un documento del primo '400, sarebbe infatti Cristo,
germogliato sullo stelo (Maria) che sorge dalla radice della famiglia di Davide.
S. Maria del Fiore come appare nel "Codice Rustici" del XV secolo
(Seminario Arcivescovile di Cestello - Firenze)
II Duomo che si visita oggi è il risultato di 170 anni di lavoro. La prima pietra della facciata venne
posta l' 8 settembre 1296, su progetto di Arnolfo di Cambio che, simultaneamente, diresse la
costruzione di Santa Croce e del Palazzo della Signoria. Il progetto arnolfiano subì, però,
numerose modifiche, di cui le più evidenti sono visibili sui fianchi esterni dell' edificio, a nord e
sud, dove le prime quattro finestre risultano più basse, più strette e più ravvicinate di quelle verso
est, le quali corrispondono, invece, all' ampliamento operato da Francesco Talenti, capomastro a
partire dalla metà del '300. Le cappelle radiali ad est vennero ultimate nel primo '400 e la
gigantesca cupola, progettata da Filippo Brunelleschi, venne costruita in appena 16 anni, dal 1418
al 1434, "structura si grande, erta sopra e cieli, ampla da coprire con sua ombra tutti e popoli
toscani", come scrisse allora Leon Battista Alberti. La lanterna, su disegno del Brunelleschi, fu
realizzata dopo la morte dell' artista (1446) e la palla di rame dorato con la croce, contenente
reliquie sacre, opera di Andrea del Verrocchio, venne collocata nel 1466.
L' ultima componente di Santa Maria del Fiore ad essere realizzata fu la facciata, eseguita su
progetto di Emilio De Fabris tra il 1871 ed il 1887, in uno stile neo-gotico che richiama il gotico
"vero" del Campanile e dei portali sui fianchi del Duomo. Questa facciata, come quella arnolfiana,
onora la Madre di Cristo: la figura sopra la porta centrale, Maria in trono reggente uno scettro
fiorito (opera di Tito Sarrocchi), domina tutto il resto. Ma il programma ottocentesco ha
soprattutto un carattere storico e nazionale; i mosaici, su disegno di Niccolò Barabino,
rappresentano: sopra la porta centrale, Cristo in trono tra Maria e San Giovanni Battista, con santi
fiorentini; a destra (verso sud, cioè), Artigiani, mercanti ed umanisti fiorentini che rendono omaggio alla
Fede; ed a sinistra (verso nord), La Carità tra i fondatori delle opere pie fiorentine
Le 44 vetrate del Duomo costituiscono il piu monumentale programma di arte vetraria nell' Italia
tre-quattrocentesca. Raffigurano santi dell' Antico e del Nuovo Testamento (nella navata e
transetti) e scene della vita di Cristo e Maria (negli occhi del tamburo). L' elenco degli autori
include i massimi nomi dell' arte fiorentina del primo Rinascimento: Donatello, Ghiberti, Paolo
Uccello, Andrea del Castagno. Dalla crociera, sotto la cupola, si ha una visione d' insieme e l'
effetto può suggerire l' intenzione "iconologica" globale: evocare quella luce spirituale che
illumina i credenti attraverso la vita di Cristo, Maria ed i santi. Il Nuovo Testamento, infatti,
afferma che in Cristo "era la vita e la vita era la luce degli uomini" (Giovanni 1,4).
II punto culminante di questo percorso religioso ed architettonico è l' area sotto la cupola, definita
dal coro e dall' altare maggiore. Sia la cupola, sia il coro sono intesi, nella forma ottagonale, a
reiterare il simbolismo del Battistero. La superficie occupata dal coro ha, infatti, quasi le stesse
dimensioni dell' interno del Battistero e, così, ricrea sotto la nuova cupola lo spazio sacro più
antico di Firenze. A rafforzare l' impressione di un ingrandimento "all' infinito" del Battistero
sarebbe stata la decorazione della cupola, voluta dal Brunelleschi (secondo antiche fonti) in
mosaico. Come finalmente realizzata tra il 1572 ed il 1579 da Giorgio Vasari e Federico Zuccari,
la decorazione è ad affresco, non in mosaico. Il tema iconografico, però, è lo stesso che troviamo in
Battistero: il Giudizio Universale. I 3600 metri quadri di superficie dipinta illustrano in modo
sistematico la fede tradizionale in un Paradiso e un Inferno cui l' uomo accede in base a virtù o vizi
coltivati in questa vita, e attraverso un "giudizio" definitivo, terminato il "tempo utile" della
storia. Nella zona centrale, sopra l' altare si vede il Giudice: Cristo Risorto in mezzo agli angeli
che recano gli strumenti della sua Passione. Questa raffigurazione, di mano di Federico Zuccari,
era collegata ad un gruppo scultoreo eseguito 20 anni prima da Baccio Bandinelli per l' altare
sottostante: un Cristo morto monumentale, steso sulla mensa, davanti a Dio Padre benedicente.
Queste statute, rimosse nel 1842, costituivano la prima "parola", per cosi dire, di un messaggio
unitario completato nella cupola: sull' altare il credente vedeva Cristo morto, ma alzando gli occhi
vedeva lo stesso Cristo risorto alla gloria.
Schema degli affreschi della cupola
Gli affreschi della cupola sono stati oggetto di un restauro globale tra il 1978 ed il 1994. Del coro,
originariamente adorno di una sovra-struttura con colonne ed architravi, oggi rimane solo il muro
di sostegno con raffigurazioni di profeti scolpite dal Bandinelli ed i suoi collaboratori. L' altare
attuale, spostato in avanti rispetto a quello cinquecentesco, è stato collocato nel 1973, in
conformità con le riforme liturgiche del Concilio Vaticano II. Al di là dell' altare si vede la
"cattedra": la sedia del vescovo, simbolo dell' autorità di Cristo "Maestro", che, nel termine greco
usato nell' antichità dà il nome "cattedrale" alla chiesa in cui presiede il Vescovo. II Cristo del
grande crocifisso dietro la cattedra è di Benedetto da Maiano, c. 1495-97.
Dietro il coro le porte bronzee di Luca Della Robbia si aprono sulla sacrestia nord, chiamata anche
"delle Messe" o "dei Canonici": un ambiente decorato con pannelli di legno intarsiato, eseguiti da
maestri fiorentini del '400 e restaurati dopo l' alluvione del 1966. Impressionante è l' abilità degli
artisti nell' uso della prospettiva lineare, inventata dal Brunelleschi nel primo '400 nella stessa
Cattedrale di Santa Maria del Fiore: qui dove sono conservati i paramenti, libri ed oggetti vari che
servono ai riti celebrati all' altare, le tarsie illusionistiche fanno vedere armadi aperti con la
suppellettile ecclesiastica sugli scaffali. Sopra la porta c' è la Resurrezione di Cristo, di Luca Della
Robbia, in terracotta invetriata e, sopra ancora, dove ora c' è la mostra d' organo ottocentesca, c'
era originariamente la Cantoria di Luca Della Robbia. Nella posizione corrispondente, sopra la
porta della sacrestia a sud, c' era la Cantoria di Donatello (sia l' una che l' altra oggi nel Museo
dell' Opera).
Passando all' interno della Cattedrale si rimane colpiti dalla vastità dello spazio e dalla sobrietà
degli arredi. La ricca policromia esterna che collega la mole del monumento alla scala più minuta
degli edifici circostanti, qui si tramuta in una semplicità che sottolinea, invece, le dimensioni
titaniche della chiesa (la più grande in Europa al momento della sua ultimazione nel '400: lunga
153 metri, larga 90 alla crociera ed alta 90 metri dal pavimento all' apertura della lanterna).
L' aspetto quasi spoglio dell' interno di Santa Maria del Fiore corrisponde all' austero ideale
spirituale della Firenze medievale e del primo Rinascimento; suggerisce in termini architettonici
la spiritualità dei grandi riformatori della vita religiosa fiorentina, da San Giovanni Gualberto a
Sant' Antonino e Fra Girolamo Savonarola. La matrice formale, poi, è duplice: da una parte, la
forza rude delle pievi romaniche e dall' altra l' elegante essenzialità delle chiese "mendicanti",
Santa Croce in particolare, progettata dallo stesso Arnolfo. L' arricchimento del Duomo con
fastosi pavimenti in marmo colorato e con nicchie "a tempietto" appartiene invece ad un secondo
momento della storia della Cattedrale, sotto il patronato dei granduchi nel '500.
Esterno:
Interno:
Santa Maria del Fiore è stata costruita a spese del Comune, come "chiesa di stato", e le opere d'
arte lungo le due navate laterali rientrano in un programma civico in onore di "uomini illustri"
della vita fiorentina. Tale programma include: i monumenti equestri in affresco ai condottieri John
Hawkwood (di Paolo Uccello, 1436) e Niccolò da Tolentino (di Andrea del Castagno, 1456) 9 e 8;
e il dipinto di Domenico di Michelino raffigurante Dante, del 1465 10, ritratti in rilievo in onore
di Giotto 3, Brunelleschi 2, Marsilio Ficino 4, ed Antonio Squarcialupi, organista del Duomo 7,
tutte opere del '400 e primo '500. Del secolo XIX, invece, sono i ritratti di Arnolfo e di Emilio De
Fabris, 6 e 5.
Oltre all' iconografia civica, c' è poi un programma religioso che si sviluppa nelle zone della
Cattedrale che servono al culto. Due grandi immagini, collocate ai poli opposti del percorso
processionale, ne suggeriscono il senso: un mosaico sopra la porta d' ingresso principale (opera di
Gaddo Gaddi agli inizi del '300) e la vetrata rotonda sopra l' altare maggiore (l' unico degli otto
"occhi" del tamburo che si vede subito quando si entra in Duomo, opera di Donatello tra il 1434
ed il 1437). Sia l' una che l' altra raffigurano l' Incoronazione della Vergine, ossia l' elevazione di
Maria alla gloria dopo la sua morte.
C' è, dunque, un incrocio di significati civici e religiosi nel Duomo, tutti ruotanti intomo all' idea
della dignità dell' essere umano, la sua grandezza e l' elevazione che gli viene accordata da Dio.
Nei monumenti agli "uomini illustri" viene celebrata una dignità storica - definita dal retto uso dei
talenti al servizio della collettività - e nel mosaico e nella vetrata (come in altre componenti dell'
iconografia propriamente religiosa) viene celebrata la grandezza spirituale dell' uomo, destinato a
trascendere la storia umana per "regnare con Cristo": vocazione universale anticipata nell'
Incoronazione di Maria. Anche se tale elevazione definitiva si realizzerà solo dopo la morte,
quando finalmente l' uomo entrerà nel "tempo di Cristo Risorto", essa ha inizio ora, nel tempo
della storia. L' orologio colossale sopra la porta maggiore suggerisce, fra l' altro, tale radicamento
nella storia. Eseguito (nella parte dipinta) da Paolo Uccello nel 1443, è un orologio "liturgico" che
- come l' ordinamento delle festività della Chiesa - calcola le 24 ore diurne a partire dal tramonto
del giorno precedente. Le quattro teste dei profeti agli angoli suggeriscono, infine, che questo
"tempo attuale" della Chiesa guarda verso un altro tempo: un futuro in cui il senso del presente
verrà rivelato nella sua pienezza.
La torre campanaria di Santa Maria del Fiore fu iniziata da Giotto nel 1334, portata avanti, dopo
la sua morte, da Andrea Pisano ed ultimata nel 1359 da Francesco Talenti, creatore dei finestroni
dei livelli alti. Estremamente ricca è la decorazione scultorea con 56 rilievi in due registri
sovrapposti e con 16 statue di grandezza naturale nelle nicchie opera di maestri fiorentini del '300
e '400, fra cui Andrea Pisano, Donatello e Luca Della Robbia.
Sulla facciata prospiciente il Battistero, nel registro inferiore, sono raffigurate la Creazione dell'
uomo e della donna, il primo lavoro umano ed i fondatori biblici di diverse attività creative umane
(pastorizia, musica, metallurgia, viticoltura). Nel registro superiore sono i 7 pianeti,
incominciando con Giove all' angolo nord. Sulle altre facciate, poi, sono illustrate, in basso, l'
astrologia, l' edilizia, la medicina, la tessitura ed altre attività scientifiche e tecniche. Nel registro
superiore ci sono: a sud, le virtù teologali e cardinali; ad est, le arti liberali del Trivium e
Quadrivium; a nord, i 7 sacramenti. Le statue nelle nicchie rappresentano patriarchi, profeti e re d'
Israele, e sibille pagane. Gli originali di tutte le opere di scultura sono al Museo dell' Opera.
Negli anni 1956 - 57, a seguito della sostituzione dell'incastellatura di legno che le sosteneva con
una nuova struttura metallica, e della contemporanea motorizzazione del movimenti delle
campane, la Commissione a ciò preposta decise di escludere dal concerto le cinque campane più
piccole, quattro delle quali furono depositate, inattive, nel vano dei finestroni del campanile di
Giotto, mentre la terza, la cosiddetta "Apostolica" fu sistemata sul pavimento del piano della cella
campanaria.
Si procedette cosi alla fusione di cinque nuove campane, a cura della ditta Prospero Barigozzi in
sostituzione di quelle "messe a riposo" . Sono decorate con bassorilievi che illustrano episodi (e
privilegi) mariani, per opera di noti scultori.
n. 1: il "Campanone" o "S. Reparata" (Kg. 5000 circa) con nota LA; diametro ml. 2.00;
n. 2: la "Misericordia" (Kg. 2500 circa) con nota DO; diametro ml. 1.500;
n. 3: l' "Apostolica" (Kg. 1800 circa) con nota RE; diametro ml. 1.45, bassorilievi di Mario Moschi;
n. 4: l' "Assunta" (Kg. 846) con nota MI; diametro ml. 1.27, bassorilievi di Bruno Innocenti;
n. 5: la "Mater Dei" (Kg. 481) con nota SOL; diametro ml. 1.16;
n. 6: l' "Annunziata" (Kg. 339) con nota LA; diametro ml. 0.95;
n. 7: l' "Immacolata" (Kg. 237) con nota SI; diametro ml. 0.75.
Ciascuna campana rifusa porta, sempre in bassorilievo, il proprio nome, lo stemma e il nome del
Card. Arcivescovo Elia Dalla Costa che le consacrò, in Battistero, il 10 giugno 1956 ed inoltre
l'emblema dell'Opera di S.Maria del Fiore e del Comune di Firenze.
II modo antico di suonare le campane (che in quell'epoca erano quattro) è documentato nel XIII
secolo dal codice "Mores et consuetudines Ecclesiae florentinae" (Biblioteca Riccardiana), e
variava, come del resto si fa tutt'ora, secondo il grado delle celebrazioni:
Per tradizione si suonano doppi minori anche per alcune circostanze devozionali più significative
come il Rosario solenne dei mesi di maggio e ottobre, la "Via Crucis" dei venerdì di Quaresima, la
Novena di Natale e per altre eventuali occasioni che il Capitolo dovrà autorizzare. Non si suona
per le singole Messe quotidiane o per altre funzioni devozionali.
Da 1600 anni la vita religiosa dei fiorentini ha il suo centro nell'area denominata, rispettivamente,
"Piazza San Giovanni" e "Piazza del Duomo" e che ospita il Battistero di San Giovanni (1), la
Cattedrale di Santa Maria del Fiore (il Duomo) con gli scavi di Santa Reparata (2), il Campanile di
Giotto (3), il Museo dell' Opera del Duomo (4), la Canonica del Duomo (5), l' Arciconfraternita
della Misericordia (6), la Loggia del Bigallo (7), il Palazzo Arcivescovile (8), la colonna di San
Zanobi (9) e le colonne pisane di porfido (10).
Situato nell' angolo nord-est dell' antica Florentia romana, questo spazio evoca "la città santa, la
nuova Gerusalemme... dimora di Dio con gli uomini" delineata nelle Scritture cristiane (Apoc. 21,
1-3): la policromia dei monumenti, le porte e le statue in bronzo, i rilievi e le sculture di marmo, i
mosaici e le vetrate offrono una sorta di anticipazione concreta della citta futura, le cui "mura sono
costruite con diaspro" e "adorne di ogni specie di pietre preziose" (Apoc. 21, 18-19).
Nel cuore della città umana, questa "città di Dio" testimonia la fede millenaria in un Dio solidale
con gli uomini "Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il Dio-con-loro"
(Apoc. 21,3). La veduta settecentesca riprodotta sopra, raffigurante la processione del Corpus
Domini in Piazza, illustra un momento forte di questa solidarietà fra Dio e l' uomo.
La Piazza è cresciuta attraverso i secoli a servizio della Chiesa e della citta. In origine un' angusta
zona cimiteriale intorno al Battistero, verso la fine del secolo XIII cominciò a prendere la forma e
le dimensioni attuali, dettate dall'esigenza di spazi pubblici nella "Fiorenza" medievale in
espansione, esigenza che determinò contemporaneamente l' ingrandimento della cinta muraria
cittadina e la costruzione del Palazzo della Signoria e di chiese monumentali quali Santa Maria
Novella, Santa Croce e la stessa Cattedrale. Nel medesimo periodo sorsero intorno alla Piazza
importanti manifestazioni di solidarietà sociale basate sul Vangelo: l' Arciconfraternita della
Misericordia, fondata nel 1244 ed ancora attiva, a servizio dei malati; la Compagnia e poi
Orfanotrofio del Bigallo; l' Ospedale di San Giovanni (non piu esistente).
La Piazza ospitò simultaneamente memoriali religiosi e civici: la Colonna di San Zanobi, eretta nel
1384 sul posto dove, nel 429 d.C., secondo la tradizione, un olmo secco era fiorito d' inverno al
passaggio delle spoglie del santo che venivano trasferite nella nuova Cattedrale, Santa Reparata; le
colonne antiche di porfido ai lati della Porta del Paradiso (originariamente collocate nello spazio
fra Battistero e Cattedrale), donate dai pisani nel 1117 in riconoscimento dell' aiuto fiorentino
durante la guerra delle Baleari. Nel secolo XIX la Piazza venne ulteriormente ingrandita con la
demolizione delle parti anteriori della Canonica, a sud, e del Palazzo arcivescovile, a ovest.