Sei sulla pagina 1di 15

D H Lawrence

Targa del comune di Spotorno riguardo al soggiorno di D.H. Lawrence e sua moglie Frieda in questa località
tra il 1925-1926.Quartogenito di Arthur John Lawrence, un minatore del Nottinghamshire, e Lydia Beardsall,
una maestra fino al momento delle nozze, David Herbert visse in famiglia con i fratelli maggiori Ernest e
George e le due sorelle, la maggiore Emily e la minore Ada. Frequentò le scuole primarie a Eastwood e poi
la High School a Nottingham. In questo periodo incontra Jessie Chambers, la sua migliore amica in gioventù,
che in seguito gli sarà d'ispirazione per il personaggio di Miriam in Figli ed amanti.A sedici anni iniziò a
lavorare a Nottingham, ma ben presto una polmonite lo costrinse a smettere. Iniziò così nel 1902 il tirocinio
come maestro nella British School di Eastwood. Nel giugno 1905 superò l'esame di matricola all'Università
di Londra e proseguì poi gli studi magistrali all'Istituto Superiore Universitario di Nottingham.

L'inizio della carriera letteraria


Il 7 settembre 1907 pubblicò, con la firma di Jessie Chambers, sul Nottinghamshire Guardian il suo primo
racconto, Preludio a un felice Natale. Conseguì poi il diploma e nel 1908 divenne maestro a Croydon, presso
Londra. Nel novembre del 1909 vennero pubblicate le sue prime poesie sulla English Review.Nello stesso
anno incontrò Helen Corke, una maestra di Croydon, a cui si ispirò per la protagonista femminile de Il
trasgressore o Contrabbando d'amore. Nel 1910 morì sua madre. Il 20 gennaio 1911 pubblicò il suo primo
romanzo, Il pavone bianco e alla fine dello stesso anno soffrì nuovamente di polmonite, il che contribuì alla
sua decisione di lasciare l'insegnamento.Verso la fine di marzo del 1912 incontrò Frieda von Richthofen,
figlia del ricchissimo barone tedesco Friedrich, appartenente a una delle più importanti famiglie nobiliari
germaniche (ad essa appartenevano uomini molto famosi, come il leggendario "Barone Rosso", l'aviatore
Manfred von Richthofen) e moglie del professore inglese Ernest Weekley. A maggio dello stesso anno fuggì
con lei in Germania, presso i suoi parenti in Metz, e nello stesso mese uscì il suo secondo romanzo Il
trasgressore. Dopo la breve sosta in Germania, paese di provenienza di Frieda, con grande determinazione
e un profondo desiderio di esplorare realtà non contaminate dall’industrializzazione, i due si diressero
verso sud, attraverso un viaggio che li avrebbe portati sempre, e comunque, verso il sole. Quel sole di cui
con il passare degli anni Lawrence sentirà una necessità crescente, diventando un mito, ma anche una
fonte di energia vitale irrinunciabile sia a livello interiore che fisico, soprattutto a causa della tubercolosi
che ne minava la salute. Il loro "peregrinare" li portò in Italia e nell'estate del 1912 furono a Riva Del Garda
che all’epoca era sotto la dominazione austriaca. Dopo solo quattro giorni dall’arrivo sul posto, in una
lettera del 7 settembre 1912, indirizzata a David Garnett, scrisse: "Ora ci sistemiamo qui a Riva. È molto
bello, e perfettamente italiano – a circa cinque miglia dalla frontiera". Dopo Riva si spostarono a Gargnano
dove vissero dal 18 settembre 1912 al 30 marzo 1913, in un appartamento ammobiliato al primo piano di
Villa Igea nella frazione di Villa per poi spostarsi per un breve periodo, dal 30 marzo all'11 aprile 1913, in
San Gaudenzio, sopra Gargnano, sulla strada che porta a Muslone, presso la famiglia Capelli.Il periodo
trascorso sul Lago, fino all’11 aprile, 1913, si rivelò particolarmente fruttuoso. Fu in questo "paradiso",
come Lawrence stesso ebbe a definirlo, che egli terminò Figli ed amanti, scrisse Crepuscolo in Italia e
cominciò La ragazza perduta e The Sisters (che diventò The Rainbow a Lerici, in Liguria, l’anno seguente) e
Donne innamorate nel 1920. Nel frattempo pubblicò, nel febbraio 1913 la sua prima raccolta di poesie,
Love Poems and Others e a maggio il terzo romanzo, Figli ed amanti.

La prima guerra mondiale

Il 13 luglio 1914, tornato in Inghilterra sposò Frieda che, nel frattempo, aveva ottenuto il divorzio dal
marito. Dopo lo scoppio della prima guerra mondiale soggiornò con la moglie in varie località inglesi, tra le
quali la Cornovaglia da dove la coppia venne espulsa nell'ottobre del 1917 per il pacifismo di lui e la
nazionalità tedesca di lei. In questo periodo vennero pubblicati: la prima raccolta di racconti, L'ufficiale
prussiano (dicembre 1914); il quarto romanzo, L'arcobaleno (settembre 1915); Crepuscolo in Italia (giugno
1916); la seconda raccolta di liriche, Amores (luglio 1915); le poesie, Ecco! Siamo giunti a buon fine
(dicembre 1917); Nuove poesie (ottobre 1918) e L'alloro (novembre 1918).

Il soggiorno italiano
Ritornò in Italia nel novembre 1919 e soggiornò con la moglie in diverse località italiane tra cui Firenze, La
Spezia, Spotorno, Picinisco, Ravello, Capri, Taormina, Cagliari e altri luoghi della Sardegna. Dopo una breve
parentesi tra Germania e Austria nell'estate del 1921 tornò in Italia. In questo periodo vennero pubblicati la
sua seconda opera teatrale, Pericoloso toccare (maggio 1920), il quinto ed il sesto romanzo, Donne
innamorate e La ragazza perduta (novembre 1920); il testo scolastico Momenti della Storia europea (marzo
1921); il primo libro di psicoanalisi, La psicanalisi e l'inconscio (maggio 1921); la raccolta di liriche Testuggini
e il libro di viaggio Mare e Sardegna (dicembre 1921).

Il giro del mondo


Nel 1922 iniziò a tradurre le opere di Verga. Il 26 febbraio 1922 si imbarcò con la moglie da Napoli per
l'India. Soggiornò a Ceylon e ad aprile si recò in Australia dove scrisse il suo ottavo romanzo, Canguro.
Proseguì il suo viaggio attraverso il Pacifico ad agosto passando per Nuova Zelanda, le Isole Cook e Tahiti,
approdando il 4 settembre a San Francisco. Si trasferì poi il 23 marzo 1923 in Messico a Chapala dove iniziò
quello che sarebbe stato il suo decimo romanzo, Il serpente piumato. In agosto, a New York la moglie si
imbarcò per l'Inghilterra, mentre egli si mise in viaggio per la California.Nel frattempo, tra Los Angeles ed il
Messico, terminò in ottobre il suo nono romanzo, Il ragazzo nella boscaglia. Il 22 novembre a Vera Cruz si
imbarcò per tornare a Londra dove si stabilì con Frieda. In questo periodo vennero pubblicati: il settimo
romanzo, La verga d'Aronne; il secondo libro di psicanalisi, Fantasia dell'inconscio; la raccolta "Inghilterra,
mia Inghilterra" ed altri racconti tutti nel 1922. Nel 1923 furono pubblicati: tre romanzi brevi, La coccinella,
La volpe e Il fantoccio scozzese, il saggio Studi sulla letteratura classica americana, il romanzo Canguro, la
raccolta di liriche Uccelli, bestie e fiori, e la traduzione di Mastro-don Gesualdo.

Gli ultimi anni

Dopo essere stato a Parigi nel gennaio del 1924, ritornò in America e soggiornò prima nel Nuovo Messico e
dalla metà di ottobre di nuovo in Messico dove all'inizio del 1925 terminò la stesura de Il serpente piumato.
È in questo periodo che gli venne diagnosticata la tubercolosi. Tornò quindi in Europa cercando località,
specialmente in Italia, con climi favorevoli alla sua condizione di salute. Risiedette per un certo tempo a
Spotorno dove scrisse il romanzo breve La vergine e lo zingaro che verrà pubblicato solo postumo. Fu di
questo periodo la pubblicazione de Il ragazzo nella boscaglia e di altri due romanzi brevi Il purosangue e La
principessa. Dopo la pubblicazione nel gennaio del 1926 de Il serpente piumato, si trasferì nella Villa
Mirenda a Scandicci, allora chiamata Casellina e Torri, nei pressi di Firenze.Lì si dedicò alla pittura, ma
soprattutto vi scrisse il suo undicesimo romanzo L'amante di Lady Chatterley che verrà pubblicato in
edizione privata nel 1928, ispirato sembra alla relazione della moglie Frieda von Richthofen con il tenente
Angelo Ravagli (il suo futuro terzo marito). Dopo questa pubblicazione ripartì per la Svizzera, la Germania e
la Riviera francese. Di questo periodo sono il libro di viaggio Luoghi etruschi, il romanzo breve L'uomo che
era morto, il lavoro teatrale David e Mattinate al Messico. Le furiose polemiche e la conseguente censura
de L'amante di Lady Chatterley lo indussero nel marzo del 1929, mentre era a Parigi, sofferente a causa
dell'aggravarsi della tubercolosi, a scrivere A proposito dell'"amante di Lady Chatterley". Nel settembre
dello stesso anno scrisse il suo ultimo libro, Apocalisse. All'inizio del 1930, all'aggravarsi delle sue
condizioni, venne ricoverato nel sanatorio di Vence, ma vi rimase ben poco preferendo farsi trasferire a
Villa Robermond. Lì morì la sera del 2 marzo. Postume uscirono poi le sue ultime opere, tra le quali La
vergine e lo zingaro, dedicato all'ormai ex consorte.

Le opere
I libri più famosi di Lawrence sono Figli ed amanti (1913) e L'amante di Lady Chatterley (1928), quest'ultimo
subito al centro di polemiche e di scandali per l'audacia del linguaggio con cui descrive la vita sessuale dei
personaggi. Nel 1932 fu pubblicato Etruscan Places, che raccoglie vari saggi dedicati a città etrusche, da lui
visitate.Non fu un creatore di forme narrative nuove, e le sue idee non furono abbastanza robuste per farne
un grande narratore-saggista, ma la sua ispirazione, anche se a volte un po' enfatica, è genuina ed il suo
stile realistico è tutto percorso da una carica di simbolismo che gli dà forza poetica.

L’amante di lady chatterley


Scritto in Toscana in tre successive stesure tra il 1925 e il 1928 e pubblicato per la prima volta a Firenze,
l'opera venne immediatamente tacciata di oscenità a causa dei riferimenti espliciti di carattere sessuale e al
fatto che in essa veniva descritta una relazione tra una donna della nobiltà, sposata con un baronetto
paraplegico, ed un uomo appartenente alla working class. Il romanzo venne perciò messo al bando in tutta
Europa e specialmente nell'Inghilterra del tempo, ancora dominata dalla morale vittoriana, tanto che sarà
pubblicato in Gran Bretagna solo nel 1960.Il romanzo ha scosso nel profondo non solo la sensibilità di
generazioni di lettori del ventesimo secolo, ma anche i pregiudizi sul piacere femminile e sulla virilità. A
suscitare la disapprovazione dei benpensanti non fu la semplice descrizione degli amori della protagonista:
la protagonista è il simbolo di un risveglio culturale e sociale che pervade l'Europa negli anni Venti, ed è un
risveglio che non riguarda limitatamente l'universo femminile.Lady Chatterley, eroina ribelle e
rivoluzionaria suo malgrado, forse a causa delle sue esperienze giovanili che la rendono inadeguata alla vita
rigorosa di una signora dell'alta società, è spinta ad opporsi sia alle convenzioni imposte dalla sua posizione
sociale, sia al potere maschile. Lo squallore di un distretto industriale del nord dell'Inghilterra è la molla
decisiva che le fa comprendere l'avvilimento della sua esistenza e cercare una vita migliore fino a portare
alle estreme conseguenze la sua storia d'amore e la sua rivolta contro la società.
Ispirazione
La narrazione è ispirata al tradimento della moglie di Lawrence, Frieda von Richthofen. La vicenda, infatti,
narra di una nobildonna, Lady Chatterley, che, sposata ad un uomo di nobile origine ritornato paralizzato
dalla Prima Guerra mondiale, si trova a dover assistere suo marito in una tenuta immersa nelle nebbiose
Midlands inglesi, e lo tradisce con un guardiacaccia; la vera storia è stata narrata nel romanzo di Alberto
Bevilacqua, Attraverso il tuo corpo. Anni dopo l'uscita del romanzo si sarebbe scoperto che il personaggio
del sanguigno Mellors era stato ispirato da un certo Angelo Ravagli, vigoroso capitano italiano dei
bersaglieri.

Trama

In giovane età Constance, la futura Lady, fu mandata assieme alla sorella nelle città più importanti d'Europa
(Parigi, Firenze, Roma, L'Aia e Berlino) ma a quindici anni si trasferì per un lungo periodo a Dresda per
studiare (soprattutto musica). In Germania si innamorò di un giovane che le fece fare le sue prime
esperienze sessuali; ma prima del Natale del 1914 costui era già morto in una delle battaglie della
guerra.Ritornata in Inghilterra si trasferì nella casa materna a Kensington e iniziò a frequentare il gruppo di
Cambridge; in questo periodo conobbe Clifford Chatterley, un uomo della bassa aristocrazia e molto
intelligente, che poi sposerà e grazie al quale diventerà Lady.
Nel corso del romanzo Connie maturerà sia sessualmente che come donna; col tempo arriverà a
disprezzare e ad allontanarsi così tanto dal debole e impotente marito, a causa della freddezza e dei
comportamenti di lui, al punto da iniziare una relazione dapprima con l'incostante irlandese Michaelis, poi
con Oliver Mellors, il guardacaccia della tenuta di suo marito, Wragby Hall.Mentre cerca di divorziare dal
marito e di avere un bimbo dal suo amato Mellors, Lady Chatterley si allontana da quel freddo e industriale
mondo che la circonda, regno dell'aristocrazia e degli intellettuali, per ritirarsi assieme al suo amante in una
vita governata dalla tenerezza, dalla sensualità e dall'appagamento sessuale.

Personaggi principali

Lady Chatterley: è la protagonista del romanzo. Figlia di Sir Malcolm Reid e sorella di Hilda Reid, Constance
(meglio conosciuta come "Connie" nel libro) è una donna intellettuale, socialmente progressista e molto
passionale della media borghesia scozzese; di sua madre non si sa il nome ma nel libro viene detto che era
appartenuta alla colta società dei Fabiani.

Joseph Conrad,
nato Józef Teodor Nałęcz Konrad Korzeniowski (Berdyčiv, 3 dicembre 1857 – Bishopsbourne, 3 agosto
1924), è stato uno scrittore polacco naturalizzato britannico.Considerato uno dei più importanti scrittori
moderni in lingua inglese, Conrad è stato capace, grazie ad un ricchissimo linguaggio (nonostante l'inglese
fosse soltanto la sua terza lingua, dopo quella polacca e quella francese), di ricreare in maniera magistrale
atmosfere esotiche e riflettere i dubbi dell'animo umano nel confronto con terre selvagge. È
universalmente riconosciuto come uno dei grandi maestri della prosa.Sebbene molte delle sue opere siano
pervase di non pochi elementi di ispirazione romantica, è considerato soprattutto come un importante
precursore della letteratura modernista. Il suo originale stile narrativo e i suoi anti-eroici personaggi hanno
influenzato molti scrittori, tra cui Ernest Hemingway, David Herbert Lawrence, Graham Greene, William S.
Burroughs, Joseph Heller, V.S. Naipaul e John Maxwell Coetzee. Ha ispirato inoltre diversi film, tra cui Lord
Jim e Apocalypse Now (tratto dal suo Cuore di tenebra).Mentre l'Impero Britannico raggiungeva il suo
apice, Conrad sfruttò la sua esperienza prima nella marina francese e, successivamente, in quella britannica
per scrivere romanzi e racconti che riflettono aspetti di un impero "globale" e, allo stesso tempo, esplorano
gli abissi della mente umana.

Nacque a Berdyčiv, in Podolia, una regione parte del Regno di Polonia fino al 1793 quando, con la seconda
spartizione della Polonia, venne annessa alla Russia zarista (attualmente sita in Ucraina), il 3 dicembre del
1857, figlio unico di Apollo Korzeniowski e della sua consorte Ewa Bobrowska, entrambi appartenenti a
nobili famiglie polacche. Il padre, scrittore, traduttore e attivista politico, conosciuto soprattutto per le
tragedie patriottiche e per le traduzioni dall'inglese e dal francese di Shakespeare, Victor Hugo e Charles
Dickens, incoraggiò il figlio a leggere molto in polacco e in francese, consiglio che Conrad seguì alla
lettera.Nel 1861, il padre di Conrad venne arrestato dalle autorità zariste per aver aiutato ad organizzare ciò
che sarebbe diventata la Rivolta di Gennaio del 1863-1864 e fu esiliato a Vologda, in Siberia. La madre,
sofferente di tubercolosi, morì nel 1865, il padre iniziò a soffrire di crisi depressiva e religiosa e morì quattro
anni più tardi a Cracovia, lasciando Conrad orfano all'età di tredici anni.Il giovane venne affidato alle cure
dello zio materno, Tadeusz Bobrowski, che si occupò della sua istruzione. Conrad ebbe problemi di salute e,
non riuscendo a concludere gli studi, fu affidato ad un istruttore privato, con il quale fece anche alcuni
viaggi. Sviluppò ben presto una vera passione per la vita di mare ma lo zio riteneva che diventare un
capitano di mare sarebbe stato un tradimento nei confronti dei genitori e non assecondò questa sua
inclinazione. Nel momento in cui, però, il nipote corse il rischio di essere arruolato nell'esercito zarista, lo
zio si prodigò per farlo partire per la Francia. Nel 1874 si presentò a Marsiglia con una lettera di
raccomandazione per imbarcarsi su un brigantino diretto in Martinica.

Viaggi
Conrad ebbe una vita avventurosa, fu coinvolto in commercio di armi e cospirazioni politiche, episodi che in
seguito descriverà nel suo romanzo The Arrow of Gold (La freccia d'oro), ed ebbe una disastrosa storia
d'amore che lo gettò nella disperazione. Il viaggio verso le coste del Venezuela gli fornì materiale per il suo
Nostromo. Il primo ufficiale di quel vascello, tale Dominique Cervoni, diventò il modello per la
caratterizzazione di tanti marinai protagonisti dei suoi scritti.Nel 1876 si fermò per alcuni mesi a Parigi e qui
condusse una vita da "bohémien". Nel 1878, dopo aver perso al gioco la sua rendita annua, tentò il suicidio.
Messo a tacere questo episodio (lo zio Tadeusz fece credere che le ferite fossero causa di un incidente di
duello), Conrad prese servizio sulla sua prima nave britannica diretta a Costantinopoli. Fu una svolta per la
sua vita: durante i lunghi viaggi che effettuò per la marina britannica, ebbe modo di imparare la lingua e
prese familiarità con i classici della letteratura (Byron, Shakespeare, Carlyle, James).Imparò quindi la lingua
inglese piuttosto tardi, intorno ai vent'anni, ma la padroneggiò molto velocemente. Dopo aver effettuato i
dovuti studi nautici, prestò servizio in qualità di Ufficiale di coperta e poi con il grado di Capitano su navi
mercantili britanniche per un totale di sedici anni, effettuando viaggi in Estremo Oriente, Sumatra. Nel
corso della sua vita di navigante fu a bordo di una nave che a seguito di un incendio naufragò, costringendo
il futuro scrittore a passare più di dodici ore su una scialuppa di salvataggio. L'esperienza gli servì da spunto
per il breve racconto Youth. Nel 1883 si imbarcò sul Narcissus a Bombay. Da quel viaggio prese ispirazione
per il romanzo del 1897 Il negro del "Narciso". La navigazione nell'arcipelago sud asiatico gli fornì anche
materiale per i romanzi Lord Jim e Un reietto delle isole. Nel 1886 ottenne la cittadinanza britannica.Conrad
ebbe sempre, fin dall'infanzia, il desiderio di visitare l'Africa, desiderio realizzato nel 1889 quando pianificò
di raggiungere il Congo. Diventò capitano di un vascello a vapore diretto in quel paese. Le atrocità delle
quali fu testimone e le sue esperienze vissute, non solo furono la materia del suo romanzo più famoso e
ambiguo, Cuore di tenebra, ma cristallizzarono la sua visione della natura umana e le sue convinzioni.Questi
aspetti furono in un certo modo influenzati anche dal trauma emotivo del viaggio e dalla malattia cronica
che qui contrasse (in Cuore di tenebra, Conrad analizza i mali dell'Imperialismo in Africa che stravolge la
realtà delle popolazioni indigene). Durante il viaggio diventò amico di Roger Casement, il cui resoconto dal
Congo del 1904 descrive in modo dettagliato gli abusi sofferti dalle popolazioni indigene. La descrizione del
viaggio di Marlow, il protagonista del romanzo, lungo il fiume Congo segue lo stesso itinerario di Conrad.In
quel periodo Conrad sviluppò una propria visione disturbata della natura del male. Le esperienze di
solitudine nel mare, di corruzione e di mancanza di pietà da parte della natura convergono per formare una
coerente e tetra visione del mondo. Isolamento, illusione e la risoluzione senza rimorso delle conseguenze
delle debolezze dei personaggi, sono i fili che tengono uniti la maggior parte dei lavori dello scrittore. Il
senso di solitudine nella sua vita di esilio trovarono voce nel breve racconto del 1901, Amy Foster.

Il romanziere
Nel 1894, all'età di trentasei anni, Conrad lasciò la vita di mare per diventare un autore di lingua inglese. Il
suo primo romanzo, La follia di Almayer, ambientato sulla costa orientale del Borneo, fu pubblicato nel
1895. Con il seguente, Un reietto delle isole (1896), gettò le fondamenta per la reputazione di romantico
narratore di storie esotiche, un fraintendimento dei suoi scopi che lo avrebbe avvilito e frustrato per il resto
della sua carriera.Nel 1896 sposò la ventiduenne inglese Jessie George, che gli darà due figli, Borys e John. Il
successo finanziario però non arrise a Conrad, anche se una pensione di 100 sterline all'anno gli fece tirare
il fiato e i collezionisti iniziarono a comperare i suoi manoscritti. La salute restò precaria per il resto dei suoi
giorni ma continuò a lavorare senza sosta.
Nel 1923, l'anno prima della morte, Conrad, che possedeva un blasone ereditario polacco, rifiutò l'offerta di
entrare nell'ordine dei cavalieri inglesi (ordine non ereditario). Joseph Conrad morì a Bishopsbourne nel
Kent, Inghilterra, il 3 agosto del 1924, per arresto cardiaco. Fu seppellito nel cimitero di Canterbury, con il
nome di Korzeniowski.I suoi romanzi Lord Jim, Nostromo, L'agente segreto e Sotto gli occhi dell'occidente
sono tuttora molto letti ma il suo capolavoro resta il controverso Cuore di tenebra, racconto famoso anche
per essere stato l'ispiratore della storia del film di Francis Ford Coppola Apocalypse Now, ambientato nel
periodo della guerra del Vietnam.

Stile
Uomo emotivo soggetto a depressione, insicurezza e pessimismo, Conrad disciplina il suo temperamento
romantico con un pesante moralismo. Come artista, aspira, come scritto nella prefazione del suo Il negro
del "Narciso" (1897):

« [...] attraverso il potere della parola scritta, di farvi ascoltare, di farvi sentire... ma prima di tutto di farvi
vedere. Questo è tutto, e nulla più. Se ci riuscirò, troverete qui, secondo i vostri desideri: incoraggiamento,
consolazione, paura, fascino - tutto quello che domandate - e, forse, anche quello scorcio di verità che
avete dimenticato di chiedere. »

Conrad scrive nel periodo che dal punto di vista delle arti visive si chiama Impressionismo, dimostrandosi
uno scrittore di prosa dei più alti. La particolarità dell'universo dipinto dai suoi romanzi, paragonato ai quasi
contemporanei come John Galsworthy, è legata al fatto che egli difficilmente riesce a creare il "senso di un
posto", sia che sia a bordo di una nave o in un villaggio lontano. Spesso infatti sceglie di collocare i suoi
personaggi in situazioni isolate o confinate. Il suo linguaggio è evocativo e, essendo l'inglese la sua terza
lingua, risente l'influenza delle altre due, il polacco e il francese. Questa caratteristica dà un aspetto esotico
al suo inglese che sembra insolito anche quando è grammaticalmente corretto.I critici letterari del tempo
da una parte commentavano favorevolmente gli scritti di Conrad e dall'altra sottolineavano che il suo stile
esotico, la sua narrazione complicata, i profondi temi letterari e il pessimismo spesso scoraggiavano il
lettore. Pur tuttavia, quando le idee di Conrad furono confermate dagli eventi del XX secolo, egli fu
ammirato per le sue convinzioni che sembravano all'unisono con i tempi a lui posteriori piuttosto che con
quelli a lui contemporanei. La visione della condizione umana di Conrad era in effetti desolatamente
lucida.Fin dai suoi esordi Conrad fu molto stimato dai letterati contemporanei e con alcuni di questi strinse
rapporti di amicizia: Henry James, H.G. Wells, Stephen Crane, W.H. Hudson. Molto conosciuta tra gli ufficiali
delle Marine dei paesi di lingua inglese è la sua Command at Sea.

Razzismo
Nel 1975 lo scrittore nigeriano Chinua Achebe pubblica il saggio L'immagine dell'Africa: il razzismo in "Cuore
di tenebra", provocando una polemica in quanto definisce Conrad uno scrittore "completamente razzista".
Secondo Achebe Cuore di tenebra non può essere considerata una grande opera, si tratta invece di "un
romanzo che celebra la disumanizzazione e spersonalizza una parte del genere umano".Achebe si riferisce a
Conrad come ad un "tormentato uomo di talento", inoltre, osserva, Conrad (attraverso il protagonista
Charles Marlow) riduce e degrada gli africani definendoli "arti", "angoli" e "lucenti occhi bianchi", mentre
allo stesso tempo (e con paura), suggerisce una comunione tra sé stesso ed i nativi. Achebe, nella sua
severa critica, cita anche la descrizione di un incontro di Conrad con un africano: Un certo stallone negro
incontrato in Haiti ha fissato in me, fino alla fine dei miei giorni, il concetto di una rabbia cieca, furiosa ed
irrazionale, come potrebbe manifestarsi in un animale umano.Il saggio, un punto di riferimento nel discorso
post-coloniale, ha provocato un dibattito ancora in corso, trattato nella maggior parte delle successive
opere di critica letteraria su Conrad. Un'argomentata confutazione della lettura di Achebe, e di alcuni
epigoni italiani, è in Il Signor Conrad e il Capitano Korzeniowski di Piero Sanavio. In effetti, la posizione di
Achebe appare viziata da un estremismo di fondo, quasi un razzismo alla rovescia, che non tiene nel debito
conto il basilare principio della trasfigurazione artistica. Una banalizzazione, la sua, di uno scrittore fra i più
dotati e complessi del Novecento

Cuore di tenebra
Trama

All'inizio del romanzo, a bordo di un battello ancorato in un porto lungo il Tamigi, cinque membri
dell'equipaggio attendono la marea favorevole per poter prendere il largo. È sera, uno di loro, un vecchio
marinaio di nome Marlow, prende la parola e comincia a raccontare di un viaggio che molti anni prima
aveva fortemente voluto per entrare in contatto con un continente per quell'epoca ancora misterioso e
pieno di fascino: l'Africa nera (i nomi dei luoghi, del fiume e della foresta, coprotagonisti del romanzo, non
sono mai esplicitati).Addentratosi nel continente dopo un lungo viaggio, giunge alla sede della Compagnia
che lo aveva assunto e i cui interessi erano basati sulla razzia di avorio, materiale molto ricercato in Europa
a fine Ottocento. La base principale della Compagnia, se così si può chiamare il cumulo di baracche che lo
accoglie, è inospitale ed inefficiente, gestita da equivoci personaggi tutti invidiosi di un misterioso Kurtz il
quale sembra essere l’unico in grado di procurare ingenti e costanti quantitativi del prezioso materiale.Di
Kurtz però non si hanno notizie certe da tempo e la sua base, vera destinazione di Marlow, è molto
all’interno della inestricabile e malsana foresta ed è raggiungibile solo via fiume. Marlow parte quindi, a
bordo di un rattoppato battello a vapore con altri coloni e indigeni cannibali assunti e pagati con un sottile
filo d’ottone lungo non più di trenta centimetri. Risalendo faticosamente il fiume, Marlow ha l'impressione
di ripercorrere il tempo e lo spazio risalendo ad epoche remote e selvagge.Arrivato finalmente a
destinazione, la base di Kurtz sembra essere un luogo di inenarrabili e truculenti fatti. Gli occupanti del
battello si scontrano con la primordiale ostilità degli indigeni, che hanno fatto di Kurtz una specie di divinità,
ammaliati dal suo aspetto, dalla sua determinazione feroce e priva di scrupoli e soprattutto dalla sua voce,
anche se ormai Kurtz è molto malato, quasi in fin di vita e forse in preda alla follia. Marlow rimane
affascinato dal personaggio senza essere in grado di darsi una vera spiegazione. L’unica cosa da fare in quel
frangente è caricare Kurtz per riportarlo a casa. Cosa che avviene non senza difficoltà. Nel viaggio di ritorno
Kurtz muore, ma prima di morire pronuncia la celebre frase «L' Orrore! L' Orrore!», e consegna a Marlow
un pacco contenente delle lettere e la foto di una giovane donna.Marlow, ritornato a Londra, va a
incontrare la vedova (lei si ritiene tale, pur essendo solo la fidanzata di Kurtz). Ma non ha il coraggio di
rivelarle la vera natura dell'uomo che lei crede un modello di perfezione e quindi le mente, dicendole che le
ultime parole di Kurtz sono state per lei.

Origine del racconto


Quest'opera di Conrad va considerata più come un romanzo che un lungo racconto. Essa, in ogni caso, è
fortemente rappresentativa dello stile dell'autore e delle sue suggestioni. La giungla selvaggia pare animarsi
intorno al lettore, con i suoi fruscii e il suo tenebroso mistero. La figura di Kurtz, in particolare, ha un potere
ipnotico e magico, che talvolta si stempera in un senso tragico di pietà. Le storie che si incontrano in Cuore
di tenebra si rifanno al viaggio compiuto nel 1890 da Conrad a bordo del vaporetto Roi des Belges lungo il
fiume Congo, nel cuore dell'Africa. Anche i personaggi che popolano questo libro sono ritratti di figure
realmente esistite e incontrate dall'autore in tale occasione. È probabile che lo stesso Kurtz si ispiri a un
agente della Compagnia di nome Klein, morto sul vaporetto. Sicuramente, però, molti altri avventurieri
sono confluiti nel personaggio rendendolo, nella mente di Conrad, più complesso, inquietante e geniale
dell'originale.
Analisi del romanzo

Ci sono diversi livelli di analisi: la più superficiale di queste è la critica al colonialismo attuata da Conrad
attraverso la descrizione delle barbarie e delle razzie compiute dalle potenze occidentali di fine XIX secolo
nei confronti del continente africano. La critica al colonialismo non si limita solo alla storia contemporanea
(1889), ma anche al passato, sono infatti frequenti le analogie con l'Impero romano. Conrad critica, inoltre,
tutti gli Stati Europei, non solo il Belgio (principale colonizzatore del Congo), attribuendo una diversa
nazionalità (sempre però europea) ai diversi personaggi che Marlow incontrerà nel suo viaggio: per
esempio, Kurtz è tedesco, di madre inglese e padre francese, ha una mentalità inglese ed è al servizio dei
Belgi; il suo aiutante è russo, il capitano del battello è svedese e così via.Questo sta a simboleggiare che
tutta l'Europa è colpevole del colonialismo in Africa. Un ulteriore e più profondo livello di critica si ha
analizzando il significato del male, della darkness che la società occidentale non accetta come propria e
proietta sulle culture "altre". Infatti Marlow parte da Londra per raggiungere il cuore della darkness,
dell'oscurità, del male, che non è il Congo, ma è Londra stessa, quindi la società occidentale; per questo, il
viaggio di Marlow è un viaggio circolare: andrà in Africa per cercare il male, ma capirà che il male è
all'interno della società occidentale. Il male per Marlow è la sete di potere economico-politico, che Kurtz
esplicita con la sua brama di avorio, ma dietro la sete di potere economico-politico, dietro l'avorio di Kurtz
c'è il fascino dell'abominio, che sia il cannibalismo, fenomeno frequente nelle spedizioni avventurose
dell'epoca (Franklin al Polo Nord) e probabilmente praticato da Kurtz o il sesso, grande tabù dell'epoca
vittoriana. Marlow, venuto a conoscenza di ciò, torna in Europa per rivelare quello che ha scoperto, ma non
ci riuscirà e mentirà alla fidanzata di Kurtz dicendo che, in punto di morte, egli aveva pronunciato il nome
della ragazza, mentre invece disse: The horror, the horror, ossia L'orrore, probabilmente riferito alle
barbarie compiute in nome della "civilizzazione".Marlow non ha la forza di rivelare che la vera darkness
appartiene all'Occidente del mondo, che sfrutta e distrugge le altre culture, mascherando il tutto come un
portare la luce e il progresso. Molto affascinante, inoltre, la retorica dell'eloquenza che Kurtz utilizza per
difendere il suo operato di morte in Congo: egli sostiene che è dovere delle società più avanzate (l'Europa)
portare la luce, la cultura, il progresso nei territori ancora sottosviluppati (l'Africa). Inutile dire che, dietro
queste belle parole, dietro il fascino dell'eloquenza, si nasconde solo il desiderio di ottenere più ricchezza e
potere. Infatti, alla fine Kurtz dirà "ucciderli tutti" riferendosi agli indigeni, rivelando le vere intenzioni sue e
dei governi occidentali.Esiste tuttavia una chiave di lettura ancora più profonda dell'opera in questione:
Kurtz viene descritto come un uomo intelligente e dotato, in parte mosso all'inizio da ideali sinceri, ma che
alla fine non è in grado di resistere alla tentazione di un potere assoluto che gli indigeni gli hanno attribuito
proprio in ragione delle sue indubbie capacità personali. Per Conrad dunque potrebbe essere l'onnipotenza
la vera "prova ordalica" dell'uomo occidentale, ossia ciò che rivela il suo "cuore di tenebra" e lo spinge a
giudicarsi con "orrore". Kurtz è la dimostrazione del fatto che l'uomo occidentale moderno si muta in un
mostro quando nessuna regola o convenzione esterna impedisce che la sua libertà si spinga oltre ogni
limite, coronando il grande sogno (inconfessato, ma coltivato appunto dalla cultura occidentale) di
onnipotenza.Conrad ci offre dunque una visione - assolutamente pessimistica e misantropica ma molto
attuale - in cui, se l'uomo occidentale "moralizzato e giuridicizzato" è forse un tiranno ipocrita che soggioga
e sottomette gli altri in vista dei suoi interessi materiali, l'uomo occidentale "libero di essere dio" diventa
qualcosa di peggio: un demone distruttore capace di trascinare sé stesso e gli altri nell'insensata e vuota
metafisica del "voler dominare tutto". La critica di Conrad colpisce dunque al cuore la cultura occidentale
moderna nella sua pretesa di voler dapprima trasformare l'uomo in dio per poi fingere di incatenarlo
(ovviamente con scarsi risultati) in regole e principi etici o giuridici. L'orrore di Kurtz in punto di morte
deriva dunque dalla presa di coscienza del vuoto di una esistenza che - una volta "saltati" i fragili lacci della
società o del diritto - si è mostrata per quello che era in realtà: la sterile ed insensata pretesa di
onnipotenza che sta nascosta nell'animo di ogni occidentale moderno. Per questo il romanzo lascia quasi
sempre anche al lettore di oggi un inafferrabile senso di "inquietudine" o di "disturbo": con questa opera
Conrad suggerisce infatti che tutti noi - per quanto anestetizzati da una società fondata sul politically
correct - siamo dei potenziali Kurtz, ai quali manca in fondo solo l'occasione e/o le capacità per poterlo
diventare davvero.

Traduzioni italiane
L'opera è stata tradotta per la prima volta in italiano da Alberto Rossi nel 1924 per la Sonzogno (dal 1974
passata ad Einaudi). Successivamente la traduzione è di Stanis La Bruna (Libro Popolare, 1954 e dal 1976
per Feltrinelli che la sostituisce dal 1987 con una di Ettore Capriolo), Ugo Mursia (nel 1978 per la propria
casa editrice ma anche per Garzanti e dal 1980 con la collaborazione di Renato Prinzhofer), Giorgio Spina
(1989 per Rizzoli). Nel 1990 Garzanti pubblica la traduzione di Luisa Saraval e Arnoldo Mondadori Editore
quella di Rossella Bernascone. Nel 1993 esce quella di Flaminio Di Biagi per Newton Compton (ripresa come
allegato a "il Giornale" del 6 agosto 2009) e l'anno dopo quella di Mauro Fissore per Edisco. Nel 1995 quella
di Giuliano Acunzoli per La Spiga, e l'anno successivo una di Maria Antonietta Saracino per Frassinelli
(stampata anche da Le Monnier nel 2001) e una di Mario Curreli per Bompiani. Ancora escono quella di
Marco Longhi Paripurna (1997, per Demetra), di Silvia Fiorini (2005, per Rusconi), di Richard Ambrosini
(2006 per Giunti), di Francesca Avanzini (2007 per Mattioli 1885), di Sara Donega (2009 per Barbes), di
Barbara Gambaccini (2008, per Clandestine) e di Paola Artioli (2009, per Barbera). Nel 2006 è inoltre uscita
anche come audiolibro, letto da Claudio Gneusz (3 cd, 239' 12"). Nel 2013 la casa editrice Emons ha
prodotto un audiolibro sul romanzo, letto dal cantautore Francesco De Gregori.

L'eredità dell'opera
Al racconto di Conrad è liberamente ispirato il film Apocalypse Now di Francis Ford Coppola, ambientato
però in Vietnam al tempo della guerra.I parallelismi con il romanzo introdotti nel film sono numerosi. La
storia vede, in entrambi i casi, la risalita di un fiume alla ricerca di un personaggio di nome Kurtz, che in
Apocalypse Now è però un ex-colonnello che il protagonista ha l'incarico di uccidere. È anche presente
l'attacco con le frecce alla barca, prima di giungere alla destinazione della spedizione. Kurtz mantiene
inoltre le altre caratteristiche del Kurtz di Conrad, tra cui l'assoggettamento degli indigeni alla propria
persona.Anche il Kurtz di Coppola, nel suo monologo finale, mostra peraltro di aver commesso l'errore
fondamentale del Kurtz di Conrad: il colonnello impazzito non si interroga ormai più sui fini del suo agire (e
quindi coerentemente non ammette di poter essere giudicato), ma si limita ad usare la sua onnipotenza per
perseguire con qualunque mezzo i fini che ha deciso di perseguire. Anche qui emerge dunque - come in
Conrad - la critica al nocciolo della cultura occidentale, che - a prescindere dal fine che dice di volta in volta
di voler perseguire - in realtà si fonda sulla pura volontà di potenza che trascina l'occidente a voler
dominare tutto senza neppure sapere perché. La differenza principale tra i due protagonisti è che il Kurtz di
Conrad accetta di fuggire e muore di morte naturale rendendosi conto forse davvero solo all'ultimo
momento dell'orrore della sua vita.Il colonnello di Coppola si era invece già reso conto dell'orrore che si
cela nella volontà di potenza (l'illuminazione di cui parla nel suo monologo dopo la vicenda
dell'amputazione da parte dei Vietcong delle braccia dei bambini vaccinati dagli americani) e dunque -
avendo aderito consapevolmente a quell'orrore - si lascia uccidere. Ma che senso ha il lasciarsi uccidere se
non si accetta di essere giudicati? Forse il colonnello ha compreso che la morte è l'unica conseguenza
inevitabile e certa, l'unico destino possibile e pertanto inevitabile, del nulla rappresentato dalla volontà di
potenza, qualunque sia l'ideale con cui si pretende di riempirla. Di qui "l'orrore". Ma c'è di più: forse
Coppola, rispetto a Conrad, suggerisce anche che la cultura della volontà di potenza, oltre che
"necessariamente eterodistruttiva", è in fin dei conti anche "intrinsecamente autodistruttiva". In questa
lettura, il finale del film in cui l'assassino di Kurtz diventa il nuovo Kurtz, si presta bene ad un'altra metafora
filosofica: la volontà di potenza dell'occidente, per continuare a sopravvivere ai mutati contesti storici, deve
lasciare indietro un fine vecchio, giudicandolo sbagliato ed eliminandolo essa stessa, ma solo per potervi
sostituire un fine nuovo ritenuto "più giusto": mentre in realtà si tratta di un gioco delle apparenze che
serve solo a perpetuare la volontà di potenza, unico vero tratto distintivo della cultura occidentale moderna
a prescindere dalle diverse "maschere ideologiche" di cui si veste.Un film che invece si avvicina più agli
eventi trattati nel libro è quello Heart o Darkness di Nicolas Roeg del 1994, con Tim Roth e John Malkovich,
rispettivamente protagonisti come colonnello Kurtz e Marlow.

Virginia woolf

Woolf iniziò a scrivere professionalmente già dal 1905, inizialmente solo per il supplemento letterario della
rivista Times, poi come autrice di romanzi. La sua prima opera, La crociera fu pubblicata nel 1915 dalla casa
editrice fondata da Gerald Duckworth. Questo romanzo era stato originariamente intitolato Melymbrosia,
ma Woolf cambiò più volte il suo progetto[11]. Una recente versione è stata ricostruita da una celebre
studiosa moderna di Woolf, Louise DeSalvo, ed è ora a disposizione del pubblico. DeSalvo sostiene che
molti dei cambiamenti operati dalla scrittrice nel testo sono adattati per rispondere ai cambiamenti nella
propria vita. Woolf pubblicò romanzi e saggi per un pubblico intellettuale, e sia da questi ultimi che dalla
critica ottenne un immenso successo. Molto del suo lavoro fu auto-pubblicato attraverso la Hogarth Press,
fondata da lei e dal marito Leonard. Già in vita fu salutata come una delle più grandi romanziere del XX
secolo e uno dei principali personaggi modernisti. Fu considerata una profonda innovatrice dello stile e
della lingua inglesi. Nella sua opera complessiva sperimentò la tecnica del flusso di coscienza[12] e dotò i
suoi personaggi di uno straordinario potere psichico ed emotivo. La sua reputazione ebbe un forte calo
dopo la Seconda guerra mondiale, ma la sua preminenza aumentò nuovamente con l'aumento della critica
femminista negli anni settanta.Il suo lavoro venne criticato per le frequenti frecciate rivolte all'intelligentia
della classe media britannica. Alcuni critici ritennero che fosse privo di universalità e profondità, senza il
potere di comunicare nulla di emotivo o di rilevante eticamente alle comuni lettrici e lettori stanchi degli
estetisti degli anni venti del novecento. Fu anche etichettata da alcuni come una antisemita, nonostante il
suo matrimonio con un uomo ebreo. Scrisse nel suo diario: «Non mi piace la voce del popolo ebraico; non
mi piace il ridere del popolo ebraico»

La sorella Vanessa

Le peculiarità individuate nel lavoro di Virginia Woolf come scrittrice di narrativa hanno oscurato la forza
centrale della sua qualità stilistica: la grande liricità della sua prosa[14]. I suoi romanzi sono altamente
sperimentali[15]: un racconto, spesso banale, è rifrangente e, talvolta, quasi disciolto in caratteri di
squisitamente ricettiva coscienza. Intenso liricismo e virtuosismo stilistico sono fusi per creare un mondo
sovrabbondante di impressioni visive e uditive. L'intensità poetica di Virginia Woolf eleva normali
impostazioni – spesso ambienti di guerra – nella maggior parte dei suoi romanzi. Ad esempio, ne La signora
Dalloway (1925), romanzo centrato sulla figura di Clarissa Dalloway, una donna di mezza età, e sul suo
sforzo di organizzare una festa. La vicenda è però vista parallelamente con quella di Septimus Warren
Smith, un veterano che è tornato dalla Prima guerra mondiale con cicatrici psicologiche profonde[16].Gita
al faro (1927) è impostato su due giorni, e dieci anni. La trama ruota attorno alla famiglia Ramsay, in
anticipazione alla visita a un faro e le tensioni familiari connesse. Uno dei temi principali del romanzo è la
lotta nel processo creativo che affligge la pittrice Lily Briscoe (che sembra ricordare la sorella di Virginia,
Vanessa Bell) mentre lotta per dipingere in mezzo al dramma familiare. Il romanzo è anche una meditazione
sulla vita degli abitanti di una nazione nel bel mezzo di una violenta guerra[12].
Le onde (1931) è l’opera in cui il suo sperimentalismo è più spinto[12], e presenta un gruppo di sei amici le
cui riflessioni, che sono più vicine a quelle di recitativi monologhi interiori, sono volte a creare un’atmosfera
che rende l'opera più simile a un poema in prosa che a un semplice romanzo. Nel suo ultimo lavoro, Tra un
atto e l'altro (1941), scritto sotto i bombardamenti dell’aviazione tedesca, emerge la minaccia portata
all’arte e al genere umano dalla guerra[17]. L’opera riassume e magnifica le preoccupazioni e le ansie che
afflissero Virginia Woolf: la trasformazione della vita attraverso l'arte, l'ambivalenza sessuale, e la
meditazione sui temi del flusso del tempo e della vita. Si presenta simultaneamente come corrosione e
ringiovanimento di tutti i temi in una narrazione straordinariamente fantasiosa e simbolica.

Lingua e stile

Con le stesse tecniche operate da James Joyce in Irlanda, Marcel Proust in Francia e Italo Svevo in Italia,
Virginia Woolf abbandonò la tecnica di narrazione tradizionale per svilupparne una più moderna.
Eliminando la forma comune di dialogo diretto e la struttura tradizionale della trama porta l'attenzione del
romanzo al monologo interiore del soggetto preso in questione. Il tempo si differenzia per l'assenza di una
cronologia precisa. La narrazione procede attraverso spostamenti in avanti e all'indietro nel tempo, assieme
la maggior parte delle volte a pensieri e ricordi suscitati dall'ambiente circostante. Woolf è in grado di
rappresentare lo scorrere del tempo in dodici ore (La signora Dalloway), in pochi giorni (Tra un atto e
l'altro), in diversi anni (Gita al faro) o addirittura in tre secoli (Orlando). Il linguaggio si presenta
particolarmente raffinato e ricercato, ricco di similitudini, metafore, assonanze, e allitterazioni usato per
esprimere il flusso di coscienza[18]. Il tempo non è visto come uno scorrere perenne bensì come una serie
di momenti staccati successivamente riuniti dall'associazione di idee o dall'immaginazione[19]. La psicologia
dei vari personaggi è continuamente sfruttata nelle trame e continuamente la forma letteraria e stilistica
viene alterata dall'identità della figura, in uno scambio continuo, un'attenta corrispondenza tra l'esigenza
psicologica e quella linguistica.

Attività critica
Dal dicembre 1904 a marzo 1941, Virginia Woolf pubblicò anche diversi articoli e recensioni su giornali e
riviste, soprattutto su The Times Literary Supplement, quindi su Athenaeum, New Statesman, London
Mercury e Criterion in Inghilterra, e New Republic, Vogue, Dial, New York Herald Tribune e Yale Review
negli USA. In questi saggi, gusto letterario e critica sociale spesso si fondono, utilizzando anche schizzi
biografici e note di immaginazione, secondo una tradizione che può risalire a William Hazlitt, Thomas de
Quincey e Walter Pater, ma con maggiore attenzione all'arte di scrivere in quanto tale e al contesto in cui le
autrici e gli autori vengono ritratti, soprattutto quando donne. In generale, Woolf adottò una prospettiva di
vicinanza e simpatia come critica e così suggerì di fare come lettrice, avvicinandosi quasi fosse possibile
essere concretamente presente alla persona, all'opera e al periodo che prese in esame.In Modern Fiction
(1919) e in Mr. Bennett e Mrs. Brown (1929) distinse scrittori detti "Edwardians" (come H. G. Wells, Arnold
Bennett o John Galsworthy) da altri detti "Georgians" (E. M. Forster, D. H. Lawrence, James Joyce, Lytton
Strachey e, senza nominarsi ma chiaramente, se stessa), accusando i primi di essere troppo materialisti e
non riuscire a costruire interiorità nei personaggi, come fossero case senza nessuno dentro[20]. Leggere,
dopotutto, fu da lei definito un processo emozionale aperto, non il risultato di un prodotto geometrico
chiuso.

MRS DALLOWAY
Il romanzo narra la giornata della signora Dalloway e di altri personaggi che, a turno, si trovano sia sullo
sfondo che in primo piano.
La storia inizia alle 10 del mattino di un mercoledì del giugno 1923, quando Clarissa Dalloway, una ricca
signora cinquantenne, si dirige a Bond Street per comprare dei fiori per la festa elegante che sta
organizzando per la sera stessa. Passeggiando per le strade di Londra è presa da ricordi della sua vecchia
vita a Bourton, quando, in compagnia della vecchia zia e di tanti suoi amici, trascorreva le giornate in
perfetta armonia.Mentre entra in un negozio di fiori, una macchina passa rumorosamente per la strada di
fronte al negozio. Incuriosita, Clarissa guarda verso la strada e intravede Septimus Smith, un veterano della
prima guerra mondiale, e sua moglie Lucrezia mentre stanno camminando. Septimus soffre di disturbi
mentali poiché durante la guerra vide il suo migliore amico Evans morire di fronte a lui. Per tale motivo è
costretto dalla moglie a sedute con lo psicologo William Bradshaw.Clarissa torna a casa dopo aver
comprato i fiori e riceve la visita inaspettata di Peter Walsh, suo corteggiatore a Bourton che aveva rifiutato
per Richard Dalloway (più ricco e di buone maniere), trasferitosi da diversi anni in India. Dopo tale visita,
Peter si dirige verso Regent's Park, dove vede Septimus e Lucrezia mentre vanno dallo psicologo William
Bradshaw per una seduta di 45 minuti che condurrà Septimus ad essere rinchiuso in una clinica. Per tal
motivo Septimus alle 6 di sera si getta dalla finestra di fronte agli occhi della moglie.Qualche ora dopo inizia
il party di Clarissa. La famiglia dello psicologo William Bradshaw arriva in ritardo portando a Clarissa la
notizia della morte di Septimus. Nonostante Clarissa non conoscesse Septimus, prova un forte senso di
inquietudine, una forte connessione con il suicida.

Il romanzo
La Woolf fa uso della tecnica del monologo interiore, i moments of being, per descrivere lo scenario. Un
determinato oggetto contiene in sé il mistero di un qualsivoglia ricordo disperso nei meandri dell'inconscio.
In questo modo la teoria di Marcel Proust riguardo al potenziale magico che contengono in sé oggetti e
situazioni, trova un nobile specchio nelle intenzioni della Woolf di esplicare al meglio la pratica
dell'asserzione.Così il movimento ondeggiante di una foglia in uno dei tanti parchi londinesi può ricordare a
Clarissa la passione per la danza o le lunghe cavalcate a Bourton, e l'incontro mattutino con Hugh
Withbread porta a bussare alla mente di Clarissa diversi ricordi riguardanti la sua giovinezza come quello
della figura di Peter Walsh. Il pensiero di Peter l'accompagna quasi ogni giorno: per le strade mentre
passeggia, a una delle tante feste che organizza la sera in casa (e pensa quanto Peter la giudicherebbe
ridicola se solo la vedesse).Questo sottile gioco della Woolf - un flusso eterno di ricordi e realtà,
passeggiata, ricordi e considerazioni, se, possibilità, domande, risposte, impossibilità della risposta - porta il
romanzo a sfornare un flusso continuo di informazioni già dall'inizio.La Woolf presenta tutta la sua società,
quella borghese spicciola, la parte viscida di Londra, e quella nobile e reale a cui tende tutta la civiltà, i
sobborghi poveri - quasi tralasciati, sullo sfondo - la gente infima, i colti, i belli e quelli brutti, orrendi e
emarginati dalla società.Perché l'Inghilterra in fondo è snob, come Clarissa. Perché Clarissa incarna in tutto
e per tutto la società britannica d'inizio Novecento, tutti i difetti e pregi, e sono i suoi stessi amici e
ammiratori ad accorgersi e a mal sopportare l'atteggiamento snob della stessa. Peter sa perfettamente che
Clarissa è snob, ma ciò nonostante non riesce a smettere di amarla. E così pure Sally Seton sopporta le bizze
dell'amica. Quello che provano i due è una sorta di amore patriottico inconscio verso l'Inghilterra, i suoi vizi
e le sue creature.Clarissa è il perfetto prodotto dell'alta società inglese d'altrosecolo e Peter è costretto a
fuggirne, a tentare la fortuna nell'altrettanto britannica India (se l'Inghilterra è nobile e accoglie i nobili,
l'India è la colonia povera che accoglie i "mercanti" in cerca di fortuna). Ma egli sa, in cuor suo, che fuggire
dalla patria e dai prodotti sociali che tanto afferma di odiare della sua Inghilterra, è perfettamente
inutile.D'altro canto, la stessa Clarissa porta in sé una venatura di mistero. La malattia dalla quale è da poco
uscita non viene mai affrontata in modo diretto dalla Woolf, anzi pare quasi celata, con ostinazione e
vergogna. Sembra quasi che Virginia voglia trasferire in Clarissa tutta la frustrazione che può sentire una
donna bella e intelligente - tanto più d'alta società - in modo sottile, quasi nascosto. Eppure si sente tutto il
dolore di quel "mostro, quell'odio come un formicolio lungo la schiena"; tutto il dolore della stessa Virginia
Woolf - che nella realtà ha davvero tentato diverse volte il suicidio prima di riuscirci - e tutta la sua
emancipata natura di donna. Si percepisce la frustrante abnegazione di Clarissa in quel ruolo al di sotto
delle proprie possibilità.E qui nasce l'alter-ego fantastico - o reale, che dir si voglia - di Septimus. La Woolf fa
trovare sfogo di sé stessa, del proprio mostro, del proprio lato maschile, nella figura di Septimus. Mentre
Clarissa nasce da un continuo tendere alla perfezione dell'autrice - un personaggio che non poteva andare
sgualcito, un personaggio che doveva rimanere immacolato, pur con tutta la frustrazione che si portava
dentro - Septimus nasce dal diavolo interiore della Woolf.Il libro si rompe - senza mai spezzarsi - in due
parti, che hanno due figure centrali. I lunghi monologhi di Septimus, solo con sé stesso, e i lunghi discorsi
interiori, frastagliati di ricordi, della perfetta donna di mondo, Clarissa Dalloway.Septimus Warren Smith è
un ex soldato scampato alla guerra, amante delle arti, della letteratura, dell'Inghilterra di Shakespeare: è
sposato con Lucrezia, una donna italiana.Smith, un cognome qualunque, lo dice la stessa Woolf. E quel
Septimus, nome che cerca di ridare originalità al personaggio. Retaggi di tragedie shakespeariane dominano
il contesto di Septimus: la follia amletiana pervade Septimus, e quasi a un punto tocca anche Lucrezia, quasi
pervasa - come Ofelia - dalla solitudine del marito, quasi complice di quella solitudine che diventa
finalmente dualità - prima dell'estremo gesto suicida di Septimus.Nel romanzo si trova spesso anche
l'amore per le donne che contraddistingueva tanto la Woolf.Clarissa, la donna insospettabile di macchie, la
donna di mondo, d'alta classe e società, non nasconde a sé stessa di provare spesso attrazione per
esponenti del proprio sesso. Il rapporto ambiguo con Sally Seton pervade tutto il romanzo. Clarissa sembra
eternamente affascinata da Sally, dal suo carattere ribelle, libertino, privo di regole; dal suo sangue
francese, dai sigari che fumava a Bourton (cose che non si confacevano certo alle signore). Clarissa è
affascinata da quel sentimento, come lo è la stessa Virginia, quel puro disinteressato amore. Ed è certa di
aver provato l'ebbrezza di un amore puro insieme a Sally. E, tuttavia, perché oggi la rifiuta? Perché a
quarant'anni non trova neanche più il tempo di andare a trovare Sally a Manchester? Solo perché ha
sposato un uomo di basso rango?

Attenta a non sfigurare di quel poco il ruolo aristocratico di Clarissa - ma senza mai farla apparire antipatica
- la Woolf rende la giusta coerenza al personaggio, troppo snob e pieno di sé per cedere a un vecchio
amore con una donna - cosa che, in cuor suo, non avrebbe mai ammesso - per una gita a Manchester in
casa di gente meno nobile.In fondo Clarissa sposa Richard Dalloway e non Peter Walsh! Richard è un uomo
ricco, nobile, con una buona posizione, ed è anche affascinante e di buon spirito e carattere. Mentre Peter è
un uomo alla mano, pieno di spirito, intelligente, ma amante del vizio, dei viaggi e delle donne, privo di ogni
interesse per l'alta società londinese. Potrebbe passargli accanto il Primo Ministro e neanche se ne
accorgerebbe! E Clarissa provava un odio irrefrenabile verso quel Peter! Non si capacita di Peter, del suo
modo di fare e del suo atteggiamento critico. Come non si capacita della signora Kilman, la brutta
insegnante di storia della figlia Elizabeth.La Kilman incarna in pieno la figura della società ecclesiastica-
religiosa in voga a Londra. La credenza, il mistico sentimento, la fiducia in Dio e nella Provvidenza, che tanto
trovano inattuale e irreale sia la Woolf che il suo naturale contro-altare Clarissa. Ed Elizabeth è la sua
figliola, quella che tanto avrebbe voluto libera dalle catene della religione, e che si trova invischiata nelle
grinfie della Kilman. La Kilman è tutto ciò che di brutto rappresenta la natura umana, così come il dottor
Holmes, quello che Septimus usa definire la natura umana in senso dispregiativo. Quello da cui la sua lucida
follia vuole fuggire, il dottore dell'umanità, il primo nemico dell'uomo, quello che vuole salvarlo, ma che lo
insegue. E così pure il pessimo dottor Bradshaw, il colto, amato e rispettato medico che consiglia a Lucrezia
di internare Septimus. Tutti quei dottori che vogliono fare di lui un dolente umano rinchiuso in un
manicomio rappresentano la castrazione della specie umana. Quella sorta di tarpatura delle ali della libertà
che tanto ci insegue dalla nascita, la limitazione del raggio d'azione, la legge che insegue il ribelle, e l'artista.
«Siamo tutti in carcere» mormorano Sally e Peter alla fine. Ed è proprio quello che vuol dare a intendere la
Woolf.

Il carcere che Clarissa si è costruita, con la mascherata baldoria delle sue feste con l'alta società. Il
cognome, la perdita d'identità, lei è diventata - o forse è sempre stata - la signora Dalloway. Come la stessa
autrice che, perso il proprio cognome di Stephen col matrimonio, prende quello di Woolf. E proprio nel
mezzo di questo grande carcere, nel mezzo della spietata festa che è costretta - ma nello stesso tempo è
felice - di fare, la moglie del dottor Bradshaw annuncia a Clarissa la morte di un uomo. Un uomo, uno
sconosciuto, forse un folle, è morto gettandosi dalla finestra. E Clarissa prova una specie di empatia, nessun
tipo di dolore, né compassione, ma solo riconoscimento di sé stessa. È quello il giusto culmine del romanzo,
il punto di connessione tra la natura di Clarissa e la follia di Septimus. Il punto che li unisce in un orgasmo di
felicità. Ed è anche il punto di più intensa gioia per Clarissa il sapere della morte del misterioso sconosciuto.
Septimus muore per sfuggire il passato, la morte di Evans - l'amico caduto in guerra - e la natura umana,
nelle vesti dei due medici. Muore proprio nel momento in cui aveva ristabilito quel minimo di contatto che
lo legava a Lucrezia. E porta con sé il suo dolore, e l'eterno patire della morte.Forse verrà ricordato da
qualcuno - e certamente durante la festa il suo nome assume le sembianze di una presenza inquietante -
forse verrà dimenticato poco dopo i funerali.

Eliot
L'opera di Eliot appartiene al contesto del cosiddetto modernismo, movimento sviluppatosi fra il 1912 e la
seconda guerra mondiale che comprese e rivoluzionò tutte le arti. I modernisti (tra i più noti, James Joyce,
Virginia Woolf, lo stesso Eliot ed Ezra Pound) denunciarono:

la crisi della cultura occidentale,

l'alienazione e il senso di solitudine dell'artista in un mondo scientifico,

il rifiuto del passato e la rottura con la tradizione.

Il nome modernismo è legato particolarmente alla novità delle tecniche letterarie degli scrittori che ne
facevano parte; tutti gli autori modernisti sono accomunati dal rifiuto della tradizione letteraria vittoriana
(derivazione indebolita della letteratura romantica) e dal recupero della poesia del Seicento inglese (John
Donne e i poeti metafisici).Al centro della pratica letteraria modernista c'è il particolare uso dell'immagine
(derivato in parte dal precedente movimento letterario, durato pochi anni, dell'imagismo, di cui aveva fatto
parte Ezra Pound assieme al poeta inglese T.E. Hulme); per i modernisti l'immagine viene intesa non più
come simbolo nel senso medioevale, romantico o simbolista, ma come correlativo oggettivo[3],
trasposizione di significati concettuali astratti in un'immagine oggettuale priva di dirette e logiche
connessioni con essi,ma capace di suggerirli emotivamente.Teorizzata da Eliot, questa tecnica diviene
l'unico modo di esprimere emozioni: "una serie di oggetti, una situazione, una catena di eventi che saranno
la formula di quella emozione particolare; tali che quando i fatti esterni, che devono terminare in
esperienza sensibile, siano dati, venga immediatamente evocata l'emozione". Una sorta di parallelismo può
essere istituito, nella letteratura italiana, con la cosiddetta linea della "poetica dell'oggetto", che fa capo a
Pascoli, Gozzano, Sbarbaro e Montale.La poesia modernista è una poesia di immagini, temi, frammenti,
segni evidenti della crisi cosmica del poeta moderno: il linguaggio discorsivo è soppresso.
Caratteristiche della poesia eliotiana
Sin dalle prime poesie, Eliot accosta una critica alla vacuità e alla frivolezza della società di Boston e di
Londra a visioni di lirica bellezza: il bello è abbinato allo squallido. Il disinganno politico di cui è infusa la sua
poesia è da relazionarsi con lo stato di shock in cui si trovava quella generazione che aveva sprecato la
propria giovinezza nella prima guerra mondiale.I contrasti tra le leggende e i miti classici, i rituali, le bellezze
antiche e lo squallore delle osterie è proposto senza alcun commento, ma con versi taglienti e duri,
attraverso un'alternanza di termini aulici e colloquiali.La sua poesia propone una partecipazione dinamica e
attiva, in quanto l'utilizzo dell'apparato mitologico, le citazioni da testi classici, l'uso di svariate lingue si
appellano al lettore, il quale è chiamato a completare l'opera con la propria esperienza; un meccanismo,
questo, che si trova anche nelle contemporanee opere di James Joyce. Eliot usa un metalinguaggio,
cercando di proporre nuovi valori in un mondo in cui di fatto i criteri di credenza universalmente accettati si
sono dissolti. La poesia di Eliot è modernista: non presenta, cioè, un'ordinata sequenza di pensieri o uno
sviluppo logico, quanto piuttosto una serie di "fotogrammi", di frammenti non collegati l'un l'altro da
connessioni logiche.Il clima culturale in cui si inserisce l'opera eliotiana è di profonda crisi esistenziale; sono
ad essa contemporanee varie espressioni della condizione dell'uomo: espressionismo, cubismo,
surrealismo, dadaismo, astrattismo, futurismo, esistenzialismo, relativismo in campo scientifico, sviluppo
della psicoanalisi, la scoperta della divisibilità dell'atomo.

Eliot saggista
In After Strange Gods e Notes Towards the Definition of Culture Eliot difende una tradizione che è
necessario restaurare se non, addirittura, reinventare. Egli critica severamente la sua società, che continua
ad inebriarsi di parole che illudono l'uomo e lo trascinano sempre più lontano da una perfetta
organizzazione del mondo. Quest'ultima è vista da Eliot come definita attraverso una rigida organizzazione
gerarchica delle classi guidate da un'élite teologica, una comunità di Cristiani che crei un sistema educativo
comune capace di guidare l'intera umanità verso il perseguimento di valori veramente universali. In questo
contesto si inquadra la polemica contro i "free-thinkers jews" evocati in After Strange Gods, che
minerebbero la coesione della società. Secondo quanti ritengono Eliot un antisemita, questa affermazione
non sarebbe che la continuazione in chiave politica di una polemica antiebraica da lui già condotta con gli
strumenti della poesia, ritraendo (eminentemente in Gerontion e Burbank with a Baedeker: Bleistein with a
cigar) figure di ebrei sordide e profittatrici. Nondimeno, Eliot rifiuta le visioni politiche liberali e
democratiche: quelle liberali perché hanno portato a una società in cui l'uso delle risorse naturali e umane
si è trasformato in loro sfruttamento per il vantaggio egoistico di pochi; quelle democratiche perché "una
marmaglia non cesserà di essere marmaglia perché è ben nutrita, ben vestita, ben alloggiata e ben
disciplinata".In Tradition and the Individual Talent Eliot esprime due importanti concetti per la sua critica
letteraria.

1. Il poeta non ha una personalità da esprimere: la poesia è solo un mezzo, per cui le liriche romantiche
sono rifiutate e abbandonate

2. Le rivoluzioni si compiono con l'apporto di molteplici modificazioni minime alle opere del passato:
"nessun poeta, nessun artista di nessuna arte contiene un completo significato da solo. Il suo senso, la sua
comprensione è la comprensione del suo rapporto con i poeti ed artisti morti", poiché il poeta deve
collocarsi all'interno del proprio tempo storico con la consapevolezza che il suo passato, "tutta la letteratura
d'Europa sin da Omero", è altrettanto presente quanto ciò che sta avvenendo nello stesso ambito culturale
nel tempo che gli è contemporaneo.

Potrebbero piacerti anche