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LICEO LINGUISTICO SOPHIE M.

SCHOLL

RELAZIONE DI MATEMATICA

Percorso didattico sul Teorema di Pitagora:


dall’enunciato alla risoluzione del problema
Replica approssimata della distanza dell’orizzonte

Studenti:
Tomasi Giulia, Facci Milena, Kastrati Kaltrina e Zanelli Giosuè

a.s. 2020/2021
Indice
Introduzione 2
Contesto storico 2
Enunciato del Teorema di Pitagora e una possibile dimostrazione 3
Dimostrazione del Teorema di Pitagora 4
Applicazione del Teorema di Pitagora 5
Problema iniziale 5
Ipotesi iniziali 5
Svolgimento e applicazione 6
Conclusione 7

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Introduzione
La seguente relazione si basa sull’esposizione in diversi passaggi (la spiegazione, la
dimostrazione e l’applicazione) del teorema di Pitagora.
Le informazioni da noi riportate sono sostenute dalle fonti dagli appunti presi
durante le lezioni di matematica in presenza e non (D.A.D.).

Siamo partiti dal contesto storico per poi passare all’enunciato e alla sua
spiegazione. Abbiamo poi applicato il teorema al problema “Replica approssimata
della distanza dell’orizzonte” dimostrandone l’efficacia.

Contesto storico

Il Teorema “di Pitagora” era già noto prima del 1650 dai Babilonesi e dagli indiani.
Tale teorema deve il suo nome al fatto che fu proprio Pitagora o uno dei discepoli
della sua scuola, a dimostrarlo nel VI secolo a.C..
La scuola Pitagorica venne fondata a Crotone (Calabria) attorno al 530 a.C. ed era
un’organizzazione di tipo settario (Setta mistico-religiosa) con accesso libero da cui
non era però consentito uscirne liberamente. Per rendere un teorema “lecito” è
necessario DIMOSTRARE la sua validità, cioè non basta verificare che valga in una
certa situazione particolare ma che valga in qualsiasi situazione nelle ipotesi del
teorema.
Per questo il Teorema di Pitagora è stato dimostrato in centinaia di modi diversi.
Solo nel 1940 è stata compilata, da Elisha Loomis, una raccolta di tutte le differenti
dimostrazioni conosciute (367 diverse).

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Enunciato del Teorema di Pitagora e una possibile dimostrazione
Prima di entrare nel vivo del teorema facciamo un piccolo accenno a quelli che sono
gli ingredienti geometrici essenziali che ci serviranno per comprenderlo al meglio.
Il triangolo rettangolo è un triangolo in cui uno degli angoli è angolo retto, cioè
misura 90°C. (▥)
I cateti sono i lati che racchiudono l’angolo retto (c1 e c2 riportati in figura) mentre
l’ipotenusa è il lato opposto all’angolo retto (i sempre in figura).

Il teorema di Pitagora afferma che:

“In un triangolo rettangolo il quadrato costruito sull’ipotenusa ha la stessa area


della somma dei quadrati costruiti sui due cateti”.

In riferimento alla figura sottostante,dove si ha un triangolo rettangolo di cateti b e c


e di ipotenusa a , il teorema di Pitagora si può tradurre nella formula seguente:
a 2=b 2+c 2

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Dimostrazione del Teorema di Pitagora
Per capire meglio abbiamo scelto insieme una tra le 367 dimostrazioni del teorema.

Vediamola insieme!

Abbiamo costruito un quadrato di lato b +c (misura dei due cateti del triangolo
rettangolo nell’immagine della pagine precedente)

Abbiamo disegnato e ritagliato 4 triangoli rettangoli uguali (di lati 3,4 e 5 come il
triangolo della pagine precedente), il quadrato costruito sull’ipotenusa e anche i due
quadrati costruiti sui cateti.
- il quadrato Qc è il quadrato di lato c
- il quadrato Qbè il quadrato di lato b
- il quadrato Qaè il quadrato di lato a
- i quattro triangoli hanno i lati a ,b e c e li indichiamo tutti con la lettera T

Il nostro obiettivo era trovare un modo per ricoprire tutto il quadrato bianco con solo
i 4 triangoli e i quadrati dei cateti (Q b/Qc )
Il risultato:

4
(U a)
Per dimostrare che il quadrato dell’ipotenusa (Q a) avesse la stessa area dei due
quadrati dei cateti (Qb/Qc ), l’abbiamo sostituito agli altri due.
Abbiamo poi cercato di ricoprire il quadrato bianco con i 4 triangoli e il quadrato
dell’ipotenusa (Q a).
Il risultato:

(U b)
Visto che il quadrato bianco è rimasto lo stesso in tutte e due le rappresentazioni e
anche i triangoli hanno mantenuto la stessa area durante tutta la rappresentazione,
possiamo concludere che la somma delle aree dei due quadrati costruiti sui cateti ( Q b
/Qc ) è EQUIVALENTE all’area del quadrato costruito sull’ipotenusa (Qa).

Quindi dalle uguaglianze (U a ) e (U b) deduco che:


A(Q b)+ A(Q c )+4 A (T )= A(Q a)+4 A (T )

⇔ A(Q b)+ A(Q c )+4 A (T )-4 A (T )= A(Q a)


Essendo i due “4 A (T )” opposti tra loro, li possiamo semplificare e quindi eliminare
dall’equazione. L’equazione dunque diventa:
A(Q b)+ A(Q c )= A(Q a)✔️

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In questo modo abbiamo concluso la dimostrazione del teorema di Pitagora poiché
abbiamo trovato che l’uguaglianza è vera, cioè che la somma delle aree dei quadrati
costruiti sui cateti è UGUALE all’area del quadrato costruito sull’ipotenusa.

Applicazione del Teorema di Pitagora


Abbiamo applicato il teorema ad un problema per verificare la sua tesi.

Problema iniziale
Se in una giornata limpida si osserva il mare oppure si guarda dall’alto di una
montagna, si ha l’impressione che lo sguardo possa spaziare distanze enormi.
Ci è sorta, quindi, una domanda spontanea: Quanto distante si può vedere?

Ipotesi iniziali
Per risolvere il problema, senza complicarlo ulteriormente, abbiamo fissato alcune
ipotesi che ci avrebbero potuto aiutare nella risoluzione:

1. Supponiamo di essere sulla montagna più alta del mondo. Abbiamo scelto
l’EVEREST di cui l’altezza (h) è di 8848 metri sul livello del mare.
2. Abbiamo ipotizzato la terra di forma sferica e non di geoide con il raggio di
6378 km.
3. Inoltre il cielo perfettamente limpido con nessun problema visivo.

Modellizzazione del problema


In riferimento alla figura sottostante abbiamo dato i seguenti nomi ai vari punti:

AC=h
OC =r
OB=r
AB=d
AO=r +h

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Per far comprendere meglio le seguenti formule, abbiamo usato per i valori gli stessi
colori dell’immagine qui sopra.

Svolgimento e applicazione

Applichiamo il teorema di Pitagora al triangolo rettangolo:

AO2 = AB 2+OB 2

cioè,

¿=d 2+r 2

Inoltre abbiamo notato che ¿è un quadrato di binomio*


( * = ¿) e quindi, usando la risoluzione del prodotto notevole abbiamo concluso che:
h2 +2 hr +r 2=d 2+r 2

Essendo le due “r 2” opposte tra loro le possiamo semplificare:


h2 +2 hr +r❑2=d 2+r❑2

cioè, l’equazione diventa:


h2 +2 hr =d 2
Per trovare il valore di d 2 abbiamo sostituito alle lettere i loro valori.
Essendo tutte le misure in km abbiamo dovuto convertire i m (metri) d'altezza
dell’Everest in km (chilometri), quindi gli 8848 m sono diventati 8,848 km
d’altezza.
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¿+2(8,848∗6378)=d 2

d 2=78 ≈+122,865 ≈

Poiché l’incognita che vogliamo trovare è “d ” e non “d 2” dobbiamo usare


l’operazione inversa alla potenza di 2 ( x 2), ossia la radice quadrata (√ ❑)
Per questo l’abbiamo applicata a tutta l’uguaglianza :
√❑

Possiamo concludere che “la distanza” dell’orizzonte che possiamo vedere è di 336
km, senza includere i numeri decimali e tenendo in considerazione le ipotesi
prestabilite.

Conclusione
Dopo aver diviso il lavoro in 4 parti, ognuno ha scelto la parte su cui si sentiva più
sicuro. La parte più difficile è stata scrivere in forma di testo tutta la teoria, ma
soprattutto spiegare a parole l’applicazione del teorema di Pitagora al problema.
Inoltre chi aveva dei dubbi riguardo al teorema di Pitagora è riuscito a chiarirli e
comprendere meglio il suo funzionamento durante la lavorazione del testo.
Abbiamo anche imparato alcune funzioni di Google Documenti che prima non
conoscevamo (titoli, sottotitoli, equazioni, ecc.).
Nonostante le difficoltà, dato che era la prima volta che elaboravamo una relazione
di questo tipo autonomamente, il lavoro ci è piaciuto e ci da soddisfazione.

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