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18/9/2019 False partite Iva e presunzione lavoro subordinato - Fiscomania

False partite Iva e presunzione di lavoro subordinato


By Federico Migliorini - Agosto 19, 2017

Indice degli Argomenti

Le false partite Iva


False partite Iva: risvolti operativi
Il lavoro subordinato
Il lavoro autonomo
Le piccole imprese individuali
False partite Iva e presunzione legale
Prova contraria a carico del committente
Deroghe alla presunzione

Il problema delle false partite Iva, nell’economia nazionale. Disciplina e sanzioni per i soggetti che
hanno partita Iva per collaborare stabilmente e continuativamente con un unico committente
(datore di lavoro).

Le sanzioni previste per le false partite Iva, ovvero


tutte quelle situazioni in cui un soggetto apre partita
Iva, non per effettuare una vera e propria attività
professionale indipendente, quanto per collaborare
stabilmente con un’azienda, mascherando così un
contratto di lavoro dipendente, non sono poi così rare
in una situazione economica, ove molte imprese cercano
espedienti per evitare di instaurare rapporti di lavoro
onerosi come quelli relativi al lavoro dipendente.

Considerate le molte domande che ci arrivano su questo


argomento, abbiamo deciso di prendere un quesito
pervenutoci dai nostri lettori, per offrire una risposta generale ed omogenea sull’argomento, in
modo da cercare di chiarire tutti i dubbi sul queste particolari fattispecie.

Questo il quesito che ci è arrivato:

“Siamo un’azienda di medio grandi dimensioni che si serve di collaborazioni esterne in modo
abituale. Ci è capitato di avviare qualche collaborazione con soggetti che collaborano con noi
tramite partita Iva. Siamo consapevoli del fatto che questi soggetti non effettuano attività di
lavoro autonomo, ma collaborano esclusivamente con la nostra azienda. Abbiamo il timore di
poter essere sanzionati per la falsa partita Iva del lavoratore. Quali sono i principali oneri
aggiuntivi a carico di aziende e lavoratori, tenuti a dimostrare la liceità di propri contratti già in
essere? Ci sono accorgimenti e cautele da intraprendere? grazie”.

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Le false partite Iva


La Legge n. 92/2012 è intervenuta andando a modificare il mercato del lavoro, andando a
modificare le principali tipologie contrattuali sia di lavoro subordinato che di lavoro autonomo.

La ratio della Riforma è stata quella di contrastare il fenomeno delle cosiddette “false partite
Iva“, ovvero quei rapporti che, pur essendo inquadrati nell’ambito dell’autonomia pura con un
contratto d’opera, in realtà celano forme di collaborazione subordinata.

Il legislatore, in ragione di ciò, ha voluto inserire una presunzione legale relativa che, al
sussistere di determinati indici e in assenza di prova contraria, riqualifica il rapporto di lavoro
autonomo con partita Iva in un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, ai sensi
degli artticoli 61 e 69 del D.Lgs. n. 276/2003.

Presunzione legale relativa

La presunzione legale relativa determina un’inversione dell’onere della prova, costringendo il


committente (azienda) a dover superare la presunzione medesima dimostrando l’inesistenza degli
elementi della continuità e del coordinamento dell’attività lavorativa.

In assenza della prova, l’organo ispettivo in via amministrativa o il giudice in via giudiziaria
possono procedere alla riqualificazione del rapporto di lavoro in essere con tutte le
conseguenze sanzionatorie. Resta ferma la possibilità per gli organi di vigilanza o per il lavoratore
di applicare il regime probatorio ordinario qualora non operi la presunzione.

La presunzione citata non opera per tutte quelle prestazioni caratterizzate da elevate
competenze teoriche o capacità tecnico-pratiche e da un redditività minima fissata per
legge, né per tutte quelle svolte nell’esercizio di attività professionali per le quali l’ordinamento
richieda l’iscrizione ad un ordine professionale ovvero ad appositi registri, albi, ruoli o elenchi
professionali qualificati così come individuati da apposito decreto 20 dicembre 2012.

La denominazione attribuita al rapporto di lavoro non assume un rilievo decisivo in quanto la


qualificazione del rapporto medesimo deve essere determinata dalle sostanziali modalità di
svolgimento della prestazione.

Le critiche a tale norma sono numerose ed in questi anni molte aziende hanno deciso di fare a
meno di determinati collaboratori autonomi per non ricadere nella presunzione legale.

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False partite Iva: risvolti operativi


Il lavoro autonomo “puro“, inquadrato spesso con la locuzione “lavoro con partita Iva“, si
manifesta nelle seguenti forme:

Contratto d’opera (articoli 2222 e segg. codice civile);


Contratto d’opera intellettuale (articoli 2230 e segg. codice civile).

Caratteristica fondamentale è l’assoluta autonomia operativa ed organizzativa. Infatti, il


prestatore di lavoro autonomo decide autonomamente i tempi, le modalità e i mezzi necessari per
l’esecuzione della prestazione, non è sottoposto al potere direttivo, organizzativo, disciplinare e di
controllo del committente ed opera senza alcun coordinamento con l’attività del committente
stesso.

Il legislatore ha previsto che alcuni modelli contrattuali siano esentati dall’obbligo di


identificare uno specifico progetto ovvero:

Agenti e rappresentanti di commercio;


Professioni intellettuali che prevedano l’iscrizione in appositi albi professionali;
Componenti degli organi di amministrazione e di controllo delle società (ad esempio,
amministratori, sindaci, revisori);
Partecipanti a collegi e commissioni;
Coloro che percepiscano pensioni di vecchiaia;
Collaborazioni svolte nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni;
Rapporti svolti in favore di associazioni e società sportive dilettantistiche affiliate alle federazioni
sportive nazionali, alle discipline sportive associate e agli enti di promozione riconosciute dal
CONI, come individuate e disciplinate dall’articolo 90 della Legge 27 dicembre 2002, n. 289.

Sono altresì escluse dall’obbligo dello specifico progetto le collaborazioni occasionali.

Il lavoro subordinato
Il lavoratore subordinato è definito dall’art. 2094 c.c. come «chi si obbliga mediante
retribuzione a collaborare nell’impresa, prestando il proprio lavoro intellettuale o manuale alle
dipendenze e sotto la direzione dell’imprenditore».

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La caratteristica fondamentale è il vincolo di subordinazione ovvero l’assoggettamento del


lavoratore al potere direttivo, organizzativo, di controllo e disciplinare del datore di lavoro, con
conseguente limitazione dell’autonomia ed inserimento del lavoratore medesimo, in modo stabile,
nell’ambito dell’organizzazione aziendale.

Alcuni indici rappresentano un indizio della sussistenza della subordinazione ovvero la


ripetitività e la misura fissa della retribuzione, la previsione di un orario di lavoro, la necessità di
richiedere i permessi e di giustificare le assenze e l’assenza di rischi in capo al lavoratore.

Il lavoro autonomo
La Legge n. 92/2012, come premesso, ha previsto una presunzione relativa in forza della quale le
prestazioni svolte da persona titolare di partita Iva sono considerate, in presenza di determinati
indici e in assenza di prova contraria, rapporti di lavoro dipendente.

La riqualificazione del rapporto con partita Iva in lavoro dipendente comporta l’applicazione della
relativa normativa con il rischio di vedere convertire il rapporto in essere in lavoro subordinato a
tempo indeterminato.

Questo è quanto prevede l’articolo 69-bis del D.Lgs. n. 276/2003 introdotto dall’art. 1, comma 26,
della Legge n. 92/2012. La normativa ha subìto alcune modifiche da parte dell’art. 46-bis del D.L.
n. 83/2012, convertito nella Legge n. 134/2012 e alcune integrazioni dal D.M. 20 dicembre 2012
del Ministero del lavoro.

Quest’ultimo ha, altresì, fornito i primi chiarimenti sulla nuova disciplina con la Circolare n. 32 del
27 dicembre 2012.

L’art. 69-bis, comma 4, del D.Lgs. n. 276/2003, in termini di decorrenza della norma, ha
previsto quanto segue:

Per i rapporti in corso al 18 luglio 2012 , le disposizioni in esame troveranno applicazione


dopo 12 mesi (dal 18 luglio 2013), in modo da consentire gli opportuni adeguamenti;
Per i nuovi rapporti stipulati dal 18 luglio 2012, le disposizioni decorrono secondo le specifiche
che si diranno in seguito.

Con la Circolare n. 32 del 27 dicembre 2012, il Ministero del lavoro ha sostanzialmente differito i
primi controlli al luglio 2014.

Le piccole imprese individuali


Il Ministero del lavoro, pur escludendo dall’ambito applicativo della norma i soggetti societari,
ritiene che le nuove disposizioni siano applicabili non solo ai lavoratori autonomi professionali privi
di un’organizzazione imprenditoriale, ma anche ai soggetti organizzati in forma di piccola
impresa individuale.

La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha confermato che la normativa non trova applicazione per
le prestazioni rese da lavoratori titolari di partita IVA in favore delle Pubbliche Amministrazioni.

False partite Iva e presunzione legale


L’art. 69-bis del D.Lgs. n. 276/2003, salvo prova contraria del committente, stabilisce che le
prestazioni effettuate da persone con partita Iva sono riqualificate come rapporti di lavoro
dipendente qualora ricorrano almeno due delle seguenti condizioni:

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1. La collaborazione con il medesimo committente abbia una


durata complessiva a 8 mesi annui per 2 anni consecutivi
(lett. a – criterio temporale);
2. Il corrispettivo derivante da tale collaborazione, anche se
fatturato a più soggetti riconducibili al medesimo centro
di imputazione di interessi, costituisca più dell’80% dei
corrispettivi annui complessivamente percepiti dal
collaboratore nell’arco di 2 anni solari consecutivi (lett. b
– criterio del fatturato);
3. Il collaboratore disponga di una postazione fissa di lavoro
presso una delle sedi del committente (lett. c – criterio
organizzativo).

False partite Iva: criterio temporale

Con riferimento al criterio temporale, il Ministero del Lavoro con la Circolare n. 32/2012 ha
chiarito che il requisito temporale è all’anno civile.

Il periodo oggetto di analisi deve essere almeno pari a


241 giorni, anche non continuativi. Ai fini
dell’accertamento del Ministero del lavoro, assume rilievo
qualsiasi documento in grado di fornire informazioni,
anche indirette, sulla durata dell’attività svolta come, ad
esempio, lettere di incarico o fatture in cui è indicato
l’arco temporale di riferimento della prestazione
professionale. Tra l’altro, in fase di verifica, l’organo
ispettivo può utilizzare anche testimonianze di terzi.

False partite Iva: criterio del fatturato

Con riferimento al criterio del fatturato, che si basa su una percentuale e non su una cifra fissa,
il Ministero del lavoro, sempre con la citata Circolare, ha precisato che sono da considerare solo i
corrispettivi fatturati (non interessa l’incasso) con la partita Iva nei confronti di un medesimo
committente o di più soggetti giuridici riconducibili ad un unico centro d’imputazione di interessi.

La norma fa riferimento ad un arco temporale pari a due anni solari consecutivi, ossia a due
periodi di 365 giorni che non necessariamente devono coincidere con l’anno civile. Il computo deve
avvenire retroattivamente rispetto alla data in cui si invochi l’esistenza del presupposto in
questione.

Ad ogni modo, qualora si intenda far valere tale condizione unitamente alla precedente, il
Ministero del lavoro ritiene che il criterio dell’anno civile attragga necessariamente anche il criterio
reddituale. Invece, nel caso in cui si voglia far operare tale criterio con quello della postazione
fissa, occorre fare riferimento al biennio solare esattamente precedente.

False partite Iva: criterio organizzativo

Con riferimento al criterio organizzativo, il Ministero del lavoro ha confermato che tale
condizione si verifica quando, negli archi temporali in precedenza individuati, il prestatore può
usufruire di una postazione nei locali del committente senza averne un uso esclusivo e
indipendentemente dalla possibilità di utilizzare qualunque attrezzatura necessaria allo
svolgimento dell’attività.

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Prova contraria a carico del committente


In presenza di una presunzione relativa, è ammessa la prova contraria da parte del committente.
La Circolare del Ministero del lavoro n. 32/2012 non ha chiarito se la prova contraria possa essere
fornita anche dal titolare di partita Iva.

La prova deve dimostrare l’inesistenza degli elementi della continuità e del coordinamento.

Deroghe alla presunzione


La presunzione non opera ai sensi dell’art. 69-bis, comma 2, del D.Lgs. n. 276/2003:

Qualora la prestazione sia connotata da competenze teoriche di grado elevato acquisite


attraverso significativi percorsi formativi, ovvero da capacità tecnico/pratiche acquisite
attraverso rilevanti esperienze maturate nell’esercizio concreto di attività;
Qualora la prestazione sia svolta da soggetto titolare di un reddito annuo lordo da lavoro
autonomo non inferiore a 1,25 volte il livello minimo imponibile ai fini previdenziali ovvero
euro 18.662 (importo che aumenta di anno in anno).

Il Ministero del lavoro ha chiarito che la presunzione non opera se sono verificate entrambe le
due condizioni esposte.

False partite Iva e iscrizione ad albi professionali

Inoltre, la presunzione non opera in presenza di prestazioni lavorative svolte nell’esercizio di


attività professionali per le quali l’ordinamento richieda l’iscrizione ad un ordine professionale
ovvero ad appositi registri, albi, ruoli o elenchi professionali qualificati, dettando specifici requisiti
e condizioni.

Con apposito decreto del 20 dicembre 2012, il Ministero del lavoro ha fornito apposito elenco
delle prestazioni che consentono la disapplicazione della normativa in esame. Il link presso cui
è scaricabile il decreto è il seguente: www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/…/20121227DM.pdf.

Nel caso in cui qualche attività non sia prevista nell’elenco, l’art. 2, comma 1, del predetto Decreto
consente di individuare se l’appartenenza ad un determinato registro, albo, ruolo o elenco
consenta di derogare alla nuova disposizione. In sostanza, non è riconosciuta la deroga in tutti i
casi in cui l’iscrizione abbia una mera funzione di pubblicità dichiarativa e, quindi, avvenga sulla
base della sola richiesta dell’interessato, senza che sia previsto alcun controllo circa la
sussistenza di requisiti e condizioni.

Con riferimento alle due condizioni sopra esposte, il legislatore ha voluto consentire la deroga solo
a fronte di «significativi percorsi formativi» e di «rilevanti esperienze maturate nell’esercizio
concreto di attività» e ha fissato un limite reddituale minimo che è pari ad euro 18.662,50, dato
dalla moltiplicazione per 1,25 del reddito minimo imponibile stabilito per il calcolo del contributo
IVS dovuto da artigiani e commercianti in tale anno, pari ad euro 14.930.

È interessante notare come, per tale condizione, il legislatore abbia utilizzato un criterio
reddituale e non di corrispettivo conseguito. Il Ministero ha puntualizzato che il reddito è al lordo Privacy

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delle ritenute fiscali e deve farsi riferimento esclusivamente all’attività di lavoro autonomo, con
esclusione di ogni altro reddito derivante sia da prestazioni di lavoro subordinato sia da prestazioni
di lavoro accessorio.

Certi cazione delle competenze

In particolare, in merito alla formazione, il Ministero del lavoro con la Circolare n. 32/2012 ha
fornito interessanti suggerimenti in attesa che sia reso definitivo un sistema puntuale di
certificazione delle competenze.

In attesa di ciò, il Ministero ha chiarito che il «grado elevato» e le «rilevanti esperienze» sono
dimostrabili mediante:

Il possesso di un titolo rilasciato al termine del secondo ciclo del sistema educativo di istruzione
e formazione (sistema dei licei e sistema dell’istruzione e formazione professionale);
Il possesso di un titolo di studio universitario (laurea, dottorato di ricerca, master post-laurea);
Il possesso di qualifiche o diplomi conseguiti al termine di una qualsiasi tipologia di
apprendistato;
Il possesso di una qualifica o specializzazione attribuita da un datore di lavoro in forza di un
rapporto di lavoro subordinato e in applicazione del contratto collettivo di riferimento. In tale
ultima ipotesi, si ritiene tuttavia che solo una qualifica o una specializzazione posseduta da
almeno 10 anni possa garantire capacità tecnico-pratiche da «rilevanti esperienze»;
Lo svolgimento dell’attività autonoma in questione, in via esclusiva o prevalente sotto il profilo
reddituale.

In ogni caso, per poter essere considerati utili ai fini dell’esclusione dal campo applicativo della
norma, i certificati, i diplomi e i titoli devono evidentemente essere pertinenti all’attività svolta dal
collaboratore.

Conclusioni ed effetti pratici

La riqualificazione di un rapporto di lavoro autonomo con partita Iva in una collaborazione


coordinata e continuativa comporta tutta la serie di effetti fiscali e previdenziali previsti dalla
norma del contratto ottenuto dalla trasformazione.

Gli organi ispettivi dovranno, in fase di riqualificazione del rapporto di lavoro, redigere il verbale
unico di accertamento da trasmettere all’INPS e all’INAIL, per il recupero dei contributi e dei
premi e determinare le sanzioni pecuniarie amministrative per i mancati adempimenti.

La ratio della norma è chiaro e, pur essendo state apportate delle modifiche al testo originario, il
rischio di contenzioso rimane elevato.

Oltre alla corretta predisposizione della documentazione contrattuale e alla conservazione da parte
del datore di lavoro dei documenti attestanti le competenze di grado elevato, è consigliabile in
situazioni dubbie ricorrere all’istituto della certificazione dei contratti di lavoro ai sensi degli
artt. 75 e seguenti del D.Lgs. n. 276/2003. Un contratto previamente certificato produce effetti
che devono essere disconosciuti da una sentenza di merito e, soprattutto, non consente agli organi
ispettivi di procedere ad una riqualificazione diretta del rapporto in mancanza di detta sentenza.

Tra l’altro, in fase di certificazione del contratto, le parti saranno invitate ad esporre proprie
valutazioni, valutazioni di cui il giudice dovrà tenere conto prima di disconoscere la certificazione.

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Federico Migliorini
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Dottore Commercialista, Tax Advisor, Revisore Legale. Aiuto imprenditori e professionisti nella pianificazione fiscale.
La Fiscalità internazionale le convenzioni internazionali e l'internazionalizzazione di impresa sono la mia
quotidianità. Continuo a studiare perché nella vita non si finisce mai di imparare. Se hai un dubbio o una questione
da risolvere, contattami, troverò le risposte. Richiedi una consulenza personalizzata con me.

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