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COMUNICAZIONE AZIENDALE
LEZIONE 2 – INTRODUZIONE
La parola “comunicazione” deriva o dal latino “cum” (con) + “munire” (legare, costruire) o da “communico”
che in latino significa “mettere in comune, far partecipe”.
La comunicazione è una relazione tra due soggetti che si trasmettono qualcosa (un’informazione in genere)
attraverso lo scambio di un messaggio elaborato secondo le regole di un determinato codice.
La comunicazione è un fenomeno complesso che tocca psicologia, sociologia, tecnologia, economia
aziendale e diritto.
LEZIONE 3 – IL FEEDBACK
Il FEEDBACK è la risposta che il ricevente rimanda all’emittente, a seguito della decodifica del messaggio.
Si ha, per esempio, quando durante una presentazione il pubblico si fa una propria idea/impressione e la
comunica, lì in presenza o dopo via mail, oppure nell’ambito di uno spot in cui si rinvia a un sito. Va quindi
sempre dato opportunità di rispondere.
I risultati possono avere un RISULTATO POSITIVO o NEGATIVO a seconda dell’atteggiamento che il
messaggio ha provocato nel RICEVENTE.
Vi sono due effetti che non consentono all’atto comunicativo di svilupparsi correttamente:
L’INCAPACITA’ di chi trasmette il messaggio di FARSI CAPIRE
L’INCAPACITA’ o IMPOSSIBILITA’ di chi riceve il messaggio di COMPRENDERLO
Di conseguenza, emittente e ricevente devono usare lo STESSO CODICE.
Vanno analizzati continuamente i TREND di mercato e di consumo per capire i propri pubblici. Per far ciò
bisogna entrare in un’ottica di PARTECIPAZIONE e RELAZIONE con loro. Sono, quindi, necessari molti DATI.
Lo STORYTELLING serve quando bisogna raccontare delle storie che creino e sviluppino legami con i pubblici
e le comunità. Il racconto personale è diventato una piattaforma di business poiché, oggi, vi è una
conoscenza SOGGETTIVA con al centro l’INDIVIDUO. Lo storytelling provoca più facilmente
COINVOLGIMENTO e PASSIONE. Si basa su KEY EMOTION invece che sulle KEY INFORMATION come in
passato. Sono esempi di storytelling Poltronesofà, Giovanni rana, Conad, ecc.
La comunicazione PERSONALE è svolta dalla FORZA VENDITA, ovvero i venditori (dipendenti) presenti in un
determinato contesto commerciale. È caratterizzata da:
Realizzata dalla FORZA VENDITA (attività di vendita, di servizio alla clientela, di feedback dei
dipendenti che vedono le reazioni dei clienti ai prodotti dell’impresa. È anche detto PULL
COMMUNICATION.
Processo di comunicazione BILATERALE e DIRETTA/ATTIVA (copresenza dell’emittente e del
ricevente)
PERSONALIZZABILITA’ dei contenuti del messaggio
FEEDBACK IMMEDIATO (possibilità immediata di intervenire con altri messaggi)
ELEVATI COSTI di contatto
DIFFICOLTA’ di RIPETIZIONE del messaggio (tempo del cliente limitato)
Necessità di unire capacità comunicativa VERBALE e NON VERBALE
Le 3 FUNZIONI principali della forza vendita sono:
1. FUNZIONI STRATEGICHE:
1.1. Far conoscere/accettare i nuovi prodotti/servizi
1.2. Comunicare informazioni (tecniche o promozionali)
2. FUNZIONI OPERATIVE:
2.1. Attività di vendita/negoziazione commerciale
2.2. Ricerca clienti
3. FUNZIONI DI SERVIZIO
3.1. Assistenza
3.2. Servizi pre e post-vendita
È molto importante aver chiara la propria BRAND IDENTITY, nei prossimi anni i theme-based e fullfilments
store saranno primi tra i tipi di negozi nei prossimi 2-3 anni.
La COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE riguarda l’impresa nella sua totalità e pone al centro del proprio
messaggio la sua identità/valori/progetti/etica anzichè elementi relativi alla sua attività.
L’impresa, comunicando i propri obiettivi e la propria identità, riuscirà ad ottenere CONSENSO e
CREDIBILITA’, e quindi COLLABORAZIONE, dai propri pubblici.
Il target della comunicazione istituzionale non sono solo i consumatori ma anche tutti gli altri STAKEHOLDER
come investitori, comakers, istituzioni, media e gruppi di interesse.
A seconda dell’obiettivo, si può lavorare sulla comunicazione istituzionale o a un livello gerarchico (tutto il
pubblico) o un livello specialistico in funzione del pubblico interessato in un determinato momento.
Gli strumenti SPECIFICI della comunicazione istituzionale sono:
Gestione rapporti con i media
Lobbying
Programmi di corporate social responsability
Bilancio ambientale
Gestione delle crisi
Il LOBBYNG è l’attività di individui o gruppi formati da soggetti particolarmente competenti e influenti,
finalizzata a sostenere gli interessi di una o più aziende nei rapporti con le istituzioni pubbliche che
detengono il potere legislativo, esecutivo e di controllo dell’attività economica.
La CORPORATE SOCIAL RESPONSABILITY è la responsabilità dell’impresa verso la società (presente e futura),
va individuato un sistema etico dell’impresa e va adeguatamente raccontato, in modo che i pubblici di
riferimento vengano a conoscenza di questi valori creando, cos’, consenso.
Gli strumenti usati sia dalla istituzionale che da altre aree di comunicazione sono:
Advertising
Sponsorship
Eventi
Convention aziendali
House organ
...
La COMUNICAZIONE COMMERCIALE è l’insieme degli elementi in grado di formare l’immagine con la quale
l’azienda viene identificata dai suoi diversi target.
Deve fare riferimento ai valori guida dell’impresa e alla sua impostazione grafica usando il marchio secondo
modalità codificate. È indispensabile controllare in maniera rigorosa che vi sia un grado di coerenza ad ogni
livello di comunicazione.
Il PLANNYNG CIRCLE si basa sul rendere la comunicazione commerciale circolare e consiste nel porsi delle
domande in maniera continuativa.
Le domande in questione sono:
1. DOVE SIAMO? (dove si colloca la nostra marca nel mercato e nella mente del pubblico?)
2. PERCHE’ SIAMO QUI? (dove si collaca il prodotto nella mente del consumatore?)
3. DOVE POTREMMO ESSERE? (qual è il tipo di processo d’acquisto del consumatore tipo?)
4. COME POSSIAMO ARRIVARCI? (quali sono i punti di forza e debolezza?)
5. CI STIAMO ARRIVANDO? (quali fattori hanno contribuito ai punti di forza e di debolezza?)
Ad un altro livello, la comunicazione circolare si può schematizzare così:
Alla base di una pianificazione commerciale c’è un’offerta da proporre e promuovere. La comunicazione
commerciale è una funzione aziendale cruciale per la conquista del cliente dalla concorrenza e deve fare
riferimento all’offerta. Quest’ultima, oggi, è composta da aspetti (assets) sia TANGIBILI che INTANGIBILI
(garanzia, qualità, marca, design, ecc)
Per essere efficace la comunicazione commerciale:
L’emittente deve conoscere l’audience/target che vuole raggiungere e quale risposta vuole
ottenere (obiettivi)
L’emittente deve codificare messaggi che tengano conto di come l’audience/target tende a
decodificare i messaggi (esecuzione)
L’emittente deve trasmettere il messaggio attraverso media efficaci per raggiungere
l’audience/target (scelta dei media)
L’emittente deve sviluppare canali di feedback per conoscere le risposte dell’audience/target
(efficacia)
LEZIONE 9 - ADVERTISING
L’ADVERTISING può avere due definizioni:
1. Qualsiasi forma di presentazione di idee, beni o benefici veicolata a pagamento o tramite specifici
supporti da parte di definiti soggetti promotori che fruiscono dei vantaggi alla comunicazione.
2. Complesso di comunicazioni a pagamento effettuate da uno o più promotori attraverso mezzi di
comunicazione di massa, rivolte ad un predefinito pubblico obiettivo, al fine di stimolare una risposta.
Nella comunicazione commerciale bisogna sempre distinguere tra:
COMUNICAZIONE ABOVE THE LINE: a pagamento sui mass media
COMUNICAZIONE BELOW THE LINE: tutte le altre forme di comunicazione commerciale (direct
marketing, pr, eventi, product placement…)
I MASS MEDIA sono i mezzi di comunicazione di massa, sono mezzi progettati per mettere in atto forme di
comunicazione dirette, a distanza, con molte persone e in un breve lasso di tempo.
I mass media servono a produrre e diffondere dei pubblici molto ampi e che appartengono a segmenti
molto diversi.
I messaggi nei mass media possono passare per web, motori di ricerca, sistemi tabellari (banner/video) e
social network, ma anche tv, mobile, stampa, cartellonistica, radio e cinema.
Per pensare a un piano di COMUNICAZIONE INTEGRATA, che comprende pubblicità su più mezzi, bisogna
pensare prima al BUDGET. Quando si parla di INVESTIMENTI in ADV si è sempre parlato, tradizionalmente,
di “investimenti media” perché l’acquisto di mezzi di comunicazione ricopriva gran parte della spesa
pubblicitaria (es. 85% per i media e 15% di produzione vera e propria). Tuttavia il DIGITAL ADVERTISING sta
cambiando le cose. Nel 2020 verranno investiti 3 miliardi nel digitala dv, che si aspetta in crescita del 9%
rispetto al 2019. Ciò è logico perché i social network sono diventati parte delle abitudini quotidiane, il
mobile ha preso piede e i BIG DATA sono fondamentali in ogni strategia di marketing.
Vi è un nuovo concetto di CONSUMATORI: non più soggetti a cui vendere qualcosa ma soggetti stetegici che
vanno CONDIZIONATI per modificare l’immagine che si è formata attorno al proprio brand.
In un mondo sovraccarico di contenuti è diventato fondamentale distinguersi, essere sempre aggiornati e
avere una chiara strategia di comunicazione.
La FUNZIONE ADV deve divulgare su un gran numero di individui, appartenenti a un determinato target, le
informazioni relative ad un bene o servizio, e alle sue proprietà di soddisfare bisogni specifici.
Per esempio:
Informare sull’esistenza di un nuovo prodotto o su nuove caratteristiche
Indurre alla prova del prodotto
Acquisire nuovi clienti
Incrementare l’uso del prodotto
Sottolineare caratteristiche differenziali
Produrre o incrementare fedeltà alla marca
Migliorare immagine azienda/prodotto/servizio
Informare riguardo l’esistenza di promozioni
Correggere opinioni erronee
Passaparola, far parlare di se, sharing…
Il modello AIDA è un modello di studio SCIENTIFICO della pubblicità. Nasce da Stach (1929), gli annunci
pubblicitari sono efficaci solo se il target li ha visti, letti, creduti, ricordati e se hanno indotto all’azione.
Attirare l’attenzione, suscitare interesse, stimolare il desiderio di possedere e far si che il desiderio si
trasformi in azione.
Il modello USP nasce da Reeves, ogni avviso pubblicitario deve offrire una COSA PRECISA al consumatore,
l’offerta deve essere tale che la concorrenza non possa proporne una uguale e deve essere così forte e
rilevante da attirare le masse e nuovi consumatori.
Un'altra corrente, oltre a quella scientifica, è quella ESTETICA in cui si da importanza ad elementi legati alla
parte EMOTIVA. Serve una REASON WHY più emotiva che razionale.
La BRAND AWARENESS è l’associazione di alcune caratteristiche del brand (logo, nome, packaging, ecc) ad
un category need. Si classifica su 4 livelli:
1. TOP OF MIND: prima marca citata spontaneamente
2. BRAND RECALL: marca citata spontaneamente in una categoria merceologica
3. BRAND RECOGNITION: marca riconosciuta in un elenco
4. AWARENESS TOTALE: awareness spontanea+ suggerimento
Come si crea un RICORDO SPONTANEO?
Ripetendo associazione brand-categoria
Frequenza
Tempo (anni di presenza sul mercato)
Momenti topici:
1. Azienda consegna BRIEFING all’agenzia
2. L’agenzia prepara una STRATEGIA DI COMUNICAZIONE
3. I COPY e gli ART dell’agenzia preparano le IDEE CREATIVE
4. La strategia viene condivisa con l’azienda
Prima della creazione di una campagna di adv ci devono essere diversi livelli di conoscenza che devono
essere condivisi con l’agenzia:
L’impresa, la sua storia, i suoi lavori e la sua struttura
Il prodotto e il brand oggetto di promozione
L’area di mercato in cui si andrà a competere
I prodotti e i brand concorrenti
Capire qual è il target e la comunicazione più adatta
La comunicazione della concorrenza
Gli obiettivi e le strategie marketing dell’azienda
Tutte le informazioni di prima sono normalmente contenute in un documento detto BRIEFING che l’azienda
fornisce all’agenzia per consentirle di immaginare e realizzare la strategia comunicativa e la campagna adv.
Più l’agenzia approfondisce la conoscenza dell’impresa e dei prodotti/servizi da pubblicizzare, del mercato,
del consumatore attuale, più possibilità ci sono di ottenere buoni risultati.
Nel BRIEFING devono quindi trovarsi le seguenti informazioni:
1. INFORMAZIONI SULL’IMPRESA
a. Storia da quando esiste sul mercato
b. Mission, vision, ruolo che vuole avere nella società e nel mercato, valori
c. Brand personality/identity
d. Dati di awareness nel mercato
e. Brand image
f. Portfolio di offerta in generale (che cosa produce e che cosa vende)
2. INFORMAZIONI SUL PRODOTTO DA PUBBLICIZZARE
a. Aspetti fisici (materie prime, produzione, certificazioni…)
b. Punti di forza e di debolezza rispetto i concorrenti e posizionamento
c. Awareness e product image
d. Ruolo del prodotto all’interno del portfolio aziendale
3. INFORMAZIONI SUL MERCATO
a. Dati quantitativi storici e attuali (dimensione, evoluzione, market share del prodotto…)
b. Prospettiva
c. Stagionalità
d. Caratteristiche dei concorrenti
e. Distribuzione
f. Prezzo
g. Strategia di comunicazione
4. INFORMAZIONI SUL CONSMATORE
a. Profilo socio-demografico e biografico del consumatore del prodotto
b. Dinamica di acquisto (chi è l’influenzatore? Il decisore? Il consumatore finale?
c. Modo d’acquisto (d’impulso o ponderato?)
d. Abitudini di consumo (consumatore fedele? Come e quando viene consumato?)
e. Motivazioni di acquisto (bisogni funzionali/razionali. Di autogratificazione, di status…)
Riassumendo, il briefing ci da un background di informazione che devono essere tendenzialmente fornite
dall’azienda, bisogna avere anche chiari obiettivi di marketing, comunicazione, l’oggetto da pubblicizzare, il
target, il timing e il budget.
Una delle fasi più critiche della strategia creativa è l’analisi della concorrenza. Bisogna avere tutte le
informazioni che si hanno sulla propria azienda manche moltissime sui competitor. Bisogna capire come
sviluppano la propria offerta e come comunicano la propria promozione. Questo metodo è detto COPY
ANALYSIS. Si possono comparare le campagne pubblicitarie sulla base di:
PROMESSA DI BASE: argomentazione per cui la concorrenza si dice più funzionale degli altri,
vantaggio promesso al consumatore
REASON WHY: che cosa sostiene la promessa
CLAIM: motto, slogan
TONE OF VOICE
L’insieme è detto TRATTAMENTO CREATIVO.
L’idea creativa, se approvata dall’azienda, viene presentata ai creativi (art director e copy writer). Questi
preparano le idee creative attraverso il CONCEPT. Successivamente vi è la fase esecutiva, in cui gli elementi
più importanti in assoluto sono:
COORDINAMENTO e ORGANIZZAZIONE
Idee devono essere realizzate, fotografate, illustrate, filmate, registrate e post-prodotte
Tutto parte da un pre production meeting dove aziende, registi, attori, fotografi, ecc concordano i
dettagli produttivi.
LEZIONE 11 – LE SPONSORIZZAZIONI
La SPONSORSHIP è uno strumento di comunicazione commerciale attraverso il quale un azienda lega il suo
nome e la propria immagine a una persona/gruppo di persone o a un evento, sfruttandone la notorietà e
l’immagine, con finalità di natura commerciale.
Legalmente la sponsorship è un CONTRATTO in forza del quale un soggetto, detto SPONSOR, fornisce un
supporto finanziario o in natura (strumentazioni, ecc), a un altro soggetto, detto SPONSEE, il quale a sua
volta mette a disposizione la propria immagine pubblica per promuovere un marchio o un prodotto dello
sponsor.
La sponsorship è efficace perché rappresenta la fusione tra il MESSAGGIO (si esprime attraverso
l’associazione impresa/marca con i valori dell’evento/persona) e il MEZZO (l’evento stesso). Si parla quindi
di PROCESSO ASSOCIATIVO e di CONDIZIONAMENTO.
Il processo associativo può avvenire a uno o più livelli di CONSAPEVOLEZZA. Si parla, infatti, di EMOTIONAL
CONDITIONING quando associa lo sponsor con lo stato emotivo piacevole generato dall’evento e dalle
persone.
Perché la sponsorship abbia effetto, l’associazione sponsor-valori deve essere CONGRUENTE e COERENTE.
Si parla di CONGRUENZA VALORIALE (es. Bolt simpatico) e di CONGRUENZA FUNZIONALE (es. Bolt vincente).
L’individuo, dopo un’esposizione ripetuta, crea nella propria mente aspettative con riferimento ai caratteri
dello sponsor e dell’evento. Queste influenzano l’attenzione selettiva e aiutano l’associazione sponsor-
evento.
La sponsorship si basa su una relazione di scambio fondata sul principio di prestazione e di
controprestazione (es. Ferrari e Marlboro).
AUDIENCE PRIMARIA: pubblico che partecipa fisicamente a una data iniziativa (es. concerto Wind)
AUDIENCE SECONDARIA AUTONOMA: pubblico raggiungibile con l’apporto spontaneo dei mezzi di
comunicazione (es. persone che guardano il concerto in tv di sua iniziativa)
AUDIENCE SECONDARIA DERIVATA: pubblico raggiunto dalle iniziative di comunicazione di tipo
oneroso (es. il pubblico che guarda il concerto in tv a seguito di una pubblicità)
Rientrano nelle RELAZIONI PUBBLICHE (PR) tutte quelle attività orientate a creare rapporti positivi con i
diversi pubblici al fine di ottenere una propaganda favorevole, creare un’immagine positiva e gestire
adeguatamente rumor/voci, storie ed eventi relativi all’impresa e alla sua offerta.
Le PR sono importanti per la gestione delle crisi. Le PR governano le relazioni di un’organizzazione con i suoi
pubblici influenti. Sono anche quelle attività che servono a far conoscere l’organizzazione e a creare
benevolenza (good will) verso di essa.
Mentre l’adv agisce negli atteggiamenti a medio-breve termine, le PR agiscono sul medio-lungo termine.
Le RELAZIONI CON I MEDIA sono molto strategiche. Un’impresa è più credibile se a gestire i flussi di
informazione, notizie e i fatti è una terza parte, può convincere positivamente. Per questo l’azienda deve
influenzare positivamente chi scrive di essa sui media.
La gestione dei media riguarda una pianificazione e una gestione a lungo termine con i GIORNALISTI. Per
ottenere un certo grado di collaborazione dai media, l’azienda deve rendere attraente l’informazione (nei
toni desiderati). Di conseguenza, il target sono i giornalisti e gli influencer.
Le relazioni con i media servono per capire chi può pubblicare al meglio una notizia che riguarda l’azienda.
Per farlo si parte da una selezione dei mezzi (chi può essere più interessato?). L’azienda può rivolgersi a più
agenzie stampa (ansa, agi, ecc) e scegliere le modalità (a pagamento come pubblicazioni o gratuita come
articoli, notiziari, ecc).
La RASSEGNA STAMPA è la raccolta ragionata degli articoli dei giornalisti su stampa o web riferiti
all’impresa, al settore di attività e ad altri temi di impatto sul business. Va fatta in maniera continuativa e
costante. Grazie alla rassegna ci si accorge dei fatti che vanno smentiti e corretti.
La CONFERENZA STAMPA è un incontro di uno o più esponenti aziendali con un gruppo di giornalisti,
finalizzato a diffondere una specifica news. Consente interazione mediante la possibilità di rispondere alle
domande.
L’importante è capire cosa muove i LINK. L’analisi grafica serve per individuare quali sono gli influencer
della rete, le “autorità” che possono essersi creati tramite sistemi di HUB.
Il punto chiave è quindi la CONDIVISIONE e la VIRALITA’. I social media stanno rivoluzionando il mondo della
comunicazione per la loro capacità di diffondere esponenzialmente e capilarmente ogni genere di
informazione. Per questo le aziende devono capire e interpretare questi processi.
La condivisione sui social media non ha limiti a differenza del passaparola tradizionale che doveva passare
per forza per telefono, ecc.
Alla base dell’INFLUENCER MARKETING c’è l’attenzione dei pubblici che si può catturare con i contenuti.
Tuttavia la produzione di questi (realizzati da grandi agenzie) hanno costi spesso difficilmente gestibili dai
brand o gli stessi brand non hanno abbastanza potenziale per realizzarli internamente. L’utilizzo
dell’influencer marketing abbassa questi costi, ovviamente lo strumento è la rete.
L’influencer marketing è una forma ibrida di strumenti tradizionali e nuovi del marketing, utilizzati
attraverso lo strumento del CELEBRITY ENDORSEMENT.
Gli individui si fidano di più di coloro che ritengono più vicini e familiari che della comunicazione di
un’azienda (PEER TO PEER).
Perché usare l’influencer marketing?
Più autentico
Meno costoso
Nuovo modo per costruire fiducia
Arriva a un pubblico ampio
Crea engagement immediato
Attira attenzione su target non previsti
Da risultati esponenziali tramite condivisioni
L’influencer marketing è una forma di comunicazione nella quale ci si concentra su alcuni individui chiave
piuttosto che sul mercato obiettivo generalizzato, cercando di ottenere una visibilità più efficace per il
brand o l’offerta che si vuole promuovere. Utilizza l’immagine positiva di influencer che già vengono
considerati affidabili/autorevoli/degni di attenzione dai pubblici.
Una strategia è identificare le persone che hanno influenza sui compratori potenziali e orientare le attività
di marketing e di marketing communication attorno ad essi.
Per capire come influenzare un influencer per convincerlo a collaborare sono molto importanti le PR.
IG è la piattaforma più importante e in media le aziende si servono di più di un influencer, i settori principali
sono healthcare, moda, viaggi e intrattenimento.
Le definizioni delle categorie di influencer sono ancora labili e poco chiare (sulle funzioni). In base alla
grandezza si possono classificare in:
1. MEGA (1Milione +) sono le celebrità conosciute ed amate a livello globale. Sono personaggi
generalisti, conosciuti al di là di un legame con uno specifico settore.
BENEFIT:
Audience enormi
Associazione con il prestigio del personaggio
In media, aumento vendite di circa il 4%
La loro attenzione si riceve solo con enormi cifre di denaro.
2. MACRO (500K – 1M) e MID-TIER (50K – 500K) sono blogger, professionisti e attori o atleti non così
famosi come i mega. È la categoria più facile e performativa, persone molto capaci a condividere
informazioni e esperienze. Sono focalizzati su una categoria specifica, spesso hanno come
principale fonte di guadagno questa attività. Sono reputati i più affidabili dal pubblico.
BENEFIT:
Fedeltà dei follower
Attendibilità
Conoscenza ottimale
Oltre che pagandoli bisogna creare con loro un rapporto attraverso strumenti che personalizzano e
rendono più professionale il rapporto.
3. MICRO (10K – 50K) e NANO (1K – 10K) sono content generators, piccoli blogger, dipendenti, profili
creativi, ecc e sono potenziali influencer da coinvolgere a costi ridotti. Hanno una base follower
ridotta ma molto specializzata.
BENEFIT:
Maggior engagement
Costano meno (possono bastare inviti a eventi o regali)
Ottimi per i business locali
Esistono imprese che si stanno specializzando per trovare influencer come BLOGMETER.
Pensare ai social media in un contesto aziendale significa individuare le funzioni che possono essere utili. I
social media possono essere utilizzati per creare awareness e considerazione (di base attraverso contratti),
per assistere i clienti e per retention. Da poco anche per vendere direttamente in piattaforma (socail
ecommerce). È necessario far coincidere trasparenza e engagement.
Ogni attività di PR deve puntare a far coincidere i valori del brand/prodotto con la percezione del pubblico
(reputation) e a diffondere quei valori. Ciò è possibile facendo vivere un’esperienza al pubblico (interessi
dei singoli + valori/contenuti del brand/prodotto).
Ogni dettaglio deve essere coerente con i valori del brand/prodotto (format, location, influencer coinvolti,
ecc)
AWARENESS >> CONSIDERATION >> PURCHASE >> SERVICE >> LAYALTY >> ADVOCACY
L’utilizzo organico dei social media può portare a 3 SOCIAL MEDIA STRATEGY:
1. DI PRESIDIO:
A lungo termine
Attivazione di più canali sui social media
Per migliorare la reputation
Richiede un piano di content strategy adatto a ogni canale (piano di caring)
Alti costi di gestione e coinvolgimento aziendale importante
2. A PROGETTO:
Accompagna uno specifico progetto di marketing (creativo, sociale, raccolta
opinioni…)
Si apre un account dedicato
Contenuti più limitati ma più specifici, potenzialmente più interessati e coinvolgenti
Bisogna prevedere un’organizzazione che crei content, monitori commenti e
risponda alle richieste
3. DI ASCOLTO:
Si limita ad analizzare il web sentiment
Pochi rischi e spese per l’azienda
Non sfrutta potenzialità del web
Può iniziare a portare cultura web nell’azienda e prepararla ai social
Si può esternazzire (es. per ig analytics, hootsuite)
La difficoltà maggiore del SOCIAL CARING è quella di organizzare e gestire il flusso informativo in modo da
poter dare sempre risposte correte in tempo reale. Su social network è l’attività più impegnativa, costosa e
rischiosa.
Quando si apre un account ufficiale non si può tornare indietro. I contenuti vanno aggiornati e bisogna
sempre monitorare e rispondere ai post.
Il social network più difficile da gestire è Facebook poiché è il più diffuso e, di conseguenza, basta un post
sbagliato per scatenare l’inferno, dato che Facebook consente a chiunque di scrivere e il rischio è di
generare una realtà fatta di lamentele.
Altri social:
INSTAGRAM:
Piattaforma extra-visiva, per business che possono rappresentare prodotti con
video o immagini
Ideale per sponsorizzare influencer per moda, lifestyle, ecc
I paesi con più alto potenziale audience reach sono USA, India e Brasile
Social ce raggiunge meglio il target femminile (info su influencer marketing hub)
LINKEDIN:
Piattaforma business
La più efficace B2B
Utile per incrementare reputazione professionale, fare recruiting, curare leads B2B
Può raggiungere circa il 15% della popolazione mondiale
Potenziale LinkedIn reach globale USA, Canada, Australia, Europa (Italia 3%)
ADV audience più adulta e maschile
TWITTER:
È il media della notizia
Si può usare per il social caring, ma bisogna essere tempestivi
Da testuale sta diventando anche immagini e video
Meno rischioso di Facebook
Più insofferenza
Meno copertura pubblicitaria
Twitter ADV reach: Arabia Saudita, Irlanda e Giappone
TIKTOK:
850 milioni utenti attivi mensilmente
2 miliardi di volte download
Nato in Cina ma più usato in USA, India (ora bannato), Brasile, Indonesia e Russia
(rischio ban)
Target minori di 24 anni
Alcuni TREND per i social media per le aziende nel 2021 saranno:
1. Lo USER GENERATED CONTENT non è una novità ma il modo in cui viene creato, trovato e condiviso è
tema di attualità. Il REMIX è l’arte di prendere dei format, dei template o degli spunti e combinarli per
esprimere le personaltà o le idee di un utente. Sono in crescita piattaforme come TikTok e i Reels di
Instagram, più opportunità nel 2021, molto popolare tra genZ e genAlpha
2. Le 4C del contenuto relativo al COVID. Le ripercussioni di questo periodo si faranno sentire a lungo. Le
aziende dovranno, quindi, adattarsi il tono della comunicazione del 2021 si dovrà basare su queste 4C:
a) COMMUNITY
b) CONTACTLESS
c) CLEANLESS
d) COMPASSION
Saranno necessari nuovi business plan che compensino la mancanza di opportunità offline e la
capacità di ricorrere al PHYGITAL (ponte tra il mondo fisico e digitale). Necessario rispondere alla sete
di informazioni accurate e facilmente reperibili (CONTENT INFORMATION).
3. MEME saranno più utilizzati di emoji e GIF. Sono un modo divertente di comunicare per coinvolgere la
comunità. È molto importante mettere il pubblico nella condizione di poter diventare creatore di
contenuti affiancando il brand.
4. NOSTALGIA MARKETING, in quanto è naturale guardare indietro al passato e considerarli tempi
migliori (rispetto al covid), fascino molto alto. Associa forti emozioni al brand e gli da una spinta di tipo
sentimentale. La nostaglia sarà determinante per piazzare i brand nel 2021.
5. Importanza della CONVERSAZIONE: i brand non possono più gridare nel vuoto e sperare che qualcuno
li ascolti. Oggi sono strategiche le conversazioni e le connessioni generate tra utenti utilizzate per
costruire relazioni che poi fanno aumentare le vendite. Importante stabilire comunicazione più diretta
con il proprio pubblico.
6. Crescita del SOCIAL GAMING e del GAMING SOCIAL: durante la pandemia molte persone hanno
videogiocato di più. Nel 2021 il videogioco sarà meno stigmatizzato come medium, poichè i brand si
rivolgeranno a community che gli appartengono. Importanza della AR e della VR nel prossimo futuro
dei social media.
7. I GIGANTI DEI SOCIAL MEDIA SI ADATTANO A UNA NUOVA REALTA’. Si prevede che le grandi
piattaforme social di oggi rimarranno tali nel 2021 e oltre aggiornandosi e cambiando.
8. ASCESA DELLA TRASFORMAZIONE DIGITALE: il covid ha portato molte attenzioni sulla disinformazione
(fakenews). Nel 2021 le aziende si concentreranno sull’evidenziare la verità, sarà quindi necessario
monitorare le fakenews.
9. IMPATTO DEL PUBBLICO SOCIALMENTE RESPONSABILE. Nel 2020 è divenuto lampante come la
“moralità” della genZ abbia impattato sui brand. I brand dovranno impegnarsi di più in salute mentale,
inclusività, giustizia, ecc. È quindi necessario UMANIZZARE i brand ed avere più CONSAPEVOLEZZA
SOCIALE.
Un solo tweet/post può condizionare il modo in cui i consumatori vedono il brand, perciò bisogna
rispondere con velocità e sicurezza prima che l’issue si viralizzi. Sono fonti da monitorare siti web, giornali
online, blog, social network, social sharing, ecommerce (recensioni, ecc).
Per le fonti bisogna selezionare il settore o l’argomento di riferimento, la rilevanza della fonte, la
territorialità e il periodo (di interesse). Una volta identificate le fonti si scelgono le keyword da monitorare.
La CRISI è un evento pericoloso che si subisce quando un fatto altera gli equilibri di un organizzazione. Già
dopo pochi minuti possono circolare fotografie e verificarsi escalation di visibilità (es. Deragliamento treni,
topi, ecc). Di conseguenza, non si può sbagliare nel gestire la comunicazione post-crisi.
La crisi rappresenta una minaccia per gli obiettivi dell’organizzazione e può produrre gravi conseguenze.
EFFETTI:
1. Minaccia l’immagine, la reputazione o l’integrità di un’azienda
2. Provoca attenzione dei media negativa o avversa
3. Può danneggiare la posizione compititiva dell’azienda
4. Richiede immediata attenzione
5. È visibile all’esterno dell’organizzazione
La crisi può avere ORIGINE da un fatto non controllabile o da un evento accidentale (incendio, errore
umano, ecc), potenzialmente riconducibile all’azienda. Ma anche da malevolenza (pubblico o competitor),
cambio repentino nella percezione del pubblico, cambio di mercato, fallimento di prodotto, attacchi esterni,
eventi internazionali avversi e altro.
I PUBBLICI coinvolti possono essere clienti, soppravvissuti impattati dall’incidente e familiari, dipendenti e
familiari, news media, comunità, management, board e investitori, governo e altre autorità pubbliche,
fornitori.
Il MANAGEMENT DEVE:
1. IDENTIFICARE in tempo le crisi per poterle rimuovere e ridurre prima che si trasformino in emergenze
devastanti
2. La CRITICITA’ della situazione può essere aggravata se c’è una RISPOSTA INADEGUATA dell’azienda
3. Essenziale gestire crisi con EFFICACE STRATEGIA DI COMUNICAZIONE
La CRISIS COMMUNICATION è l’area di attività specialistica delle PR che si occupa di definire, progettare e
attuare un piano di comunicazione volto a superare una circostanza critica in cui un’organizzazione può
trovarsi coinvolta.
L’UFFICIO STAMPA è l’area maggiormente coinvolta.
PUNTI CHIAVE della crisis communication:
1. L’impresa deve saper GESTIRE le INFORMAZIONI all’interno e all’esterno per contenere i danni di
immagine
2. Deve INDAGARE la natura della crisi, le aree coinvolte, le responsabilità, l’entità del danno e i pubblici
interessati a vario titolo.
3. Il PUNTO NODALE è la PERCEZIONE della crisi da parte dei pubblici di riferimento e capire a chi
indirizzare i messaggi e con quali contenuti.
Deve quindi essere:
IMMEDIATA e COMPLETA per prevenire altre fonti
CENTRALIZZATA per essere coerente
COSTANTEMENTE AGGIORNATA per informare continuativamente i pubblici
TRASPARENTE per responsabilizzare
MULTIDIREZIONALE per arrivare a tutti i pubblici (interni ed esterni)
E necessita di:
TRASPARENZA dei comportamenti
DISPONIBILITA’ a fornire cifre, dati, info circa le azioni a pubblici e media
AMMISSIONE delle proprie responsabilità
Espressione di eventuali SCUSE
TARGET sono pubblico interno, esterno coinvolto direttamente e potenzialmente coinvolto, coloro che
possono influenzare il processo di crisis management in qualsiasi modo.
STRUMENTI sono task force dedicata, nomina portavoce, comuncati stampa e conferenze (e simili),
interviste con esperti gestite dal portavoce, digital PR.
Le relazioni con i media sono di particolare importanza nella gestione di una crisi.
Per essere tempestivi e coerenti bisogna prepararsi frasi e content prima della crisi da usare in caso di
emergenza. Bisogna verificare che il BOILERPLATE (bio dell’azienda) dei comunicati stampa sia scritto in
modo corretto. Verificare che tutte le informazioni siano accurate ed aggiornate (anche wikipedia, ecc).
Verificare che la parte istituzionale del sito sia aggiornata e che non sia commerciale.
Bisogna procurarsi un HOLD STATEMENT ovvero una dichiarazione per prendere tempo e che trasmetta
non indifferenza e la volontà di essere socialmente responsabili.
Un HOLD STATEMENT è una comunicazione usata all’inizio di una crisi per stabilire CREDIBILITA’ e
AUTOREVOLEZZA. V
Va preparato un REACTIVE STATEMENT per rispondere al PEGGIOR SCENARIO possibile.
Strategia: knowledge, speed, ownership (responsabilità e future iniziative).
La CONSTUMER RETENTION consiste nel mantenimento del cliente attraverso il mantenimento di continue
relazioni di scambio con i clienti nel lungo termine.
Il DIRECT MARKETING è anche noto come DIRECT RESPONSE COMMUNICATION. La comunicazione one-to-
one è una delle forme più efficaci di comunicazione commerciale. Dopo il venditore, il direct marketing
consente un approccio personalizzato che funziona anche utilizzando media opsoleti, come le lettere, i
cataloghi o le telefonate. È diventato più raffinato con il digital.
Il DIRECT MARKETING è consiste in attività di comunicazione dirette e personalizzate, indirizzate a un
pubblico obiettivo tramite file nominativi che servono a trasmettere un messaggio PERSONALIZZATO, da cui
l’emittente può ricevere una risposta precisa e personalizzata a sua volta.
L’OBIETTIVO è realizzare un RAPPORTO DIRETTO e INTERATTIVO tra impresa e cliente.
Le RISPOSTE possono essere:
ORDINE/ACQUISTO (direct order)
Individuale o generare potenziali NUOVI CLIENTI
Generare l’interessa a VISITARE il luogo in cui acquistare il prodotto/servizio
PUNTI CHIAVE:
TARGET SPECIFICO: non generico ma ad esempio nome, indirizzo, mail. Si basa sulla conoscenza
mirata, dettagliata e aggiornata del singolo individuo
PERSONALIZZAZIONE del messagio
INTERATTIVITA’
MISURABILITA’ delle azioni e del feedback (che è misurabile a livello quantitativo (n° risposte) e
qualitativo (qualità e contenuto delle risposte)
Il CTR (click through rate) è il tasso per misurare l’efficacia di uno strumento di comunicazione online, cioè
la percentuale di click calcolata come n°click ricevuti/n°visualizzazioni dell’annuncio. Se si inserisce nome e
cognome del destinatario nell’oggetto della mail, di solito, è più alto.
Per fare direct marketing è necessario rispettare la normativa sulla privacy chiedendo il CONSENSO (per il
trattamento dei dati e per poter ricontattare il cliente) e consentendo di ANNULLARE il consenso. La
normativa della privacy in UE è regolata dal GDPR (general data protection regulation) dal maggio 2018.
Il TELEMARKETING crea un contatto diretto verso la clientela attuale e potenziale. Ha finalità di tipo
commerciale e, in caso di esito positivo, la telefonata si conclude con un appuntamento di vendita presso
domicilio del cliente o presso uffici commerciali dell’azienda.
Si distingue in:
OUTBOUND: il contatto telefonico tra cliente e aziende avviene per iniziativa dell’azienda
INBOUND: quando le telefonate giungono per iniziativa del cliente tramite numero verde
Bisogna fare attenzione alle sanzioni contro il telemarketing selvaggio.
Il telemarketing può anche usare tv e radio per le TELEPROMOZIONI (es. Mastrota, mediashopping, ecc).
Il SISTEMA CARTACEO può essere integrato da una propria versione digitale. Si parla per lo più di
CATALOGHI. Include anche COUPONING per gli sconti e le FIDELITY CARD.
Le lettere (direct mailing) sono un esempio di come si possa utilizzare in maniera innovativa uno strumento
tradizionale, sfruttando sia l’emotional che il rational per fare aprire una busta.
Il primo strumento del SISTEMA DIGITALE sono le email. Gli obiettivi possono essere molteplici e vanno
distinti a seconda della strategia di comunicazione che si sta portando avanti.
Gli OBIETTIVI possono essere:
Vendere prodotto/servizi
Incrementare utilizzo prodotto/servizio già acquistato
Rassicurare sull’acquisto e fidelizzare
Ottenere consensi (dati) regalando contenuti di valore
È meglio email o direct mailing? La lettera cartacea da risultati al 75% quando letta, l’email al 44%. Solo
un’email commerciale su 5 raggiunge la posta in arriva, tutte le altre finiscono in spam.
La strategia vincente sembra sia di combinare cartaceo e digitale. Ciò aiuta nella personalizzabilità, si parla
di big data e il contatto diventa altamente profilato.
Le PROMOZIONE DELLE VENDITE sono attività che utilizzano un insieme di tecniche e mezzi di
comunicazione allo scopo di suscitare nel target prescelto la nascita o l’assunzione di un comportamento di
acquisto o di consumo, tipicamente a breve termine, tramite l’offerta temporanea di un vantaggio
supplementare detto incentivo.
MOTIVAZIONI generalmente valide per fare sales promotion:
I product manager hanno sempre più pressioni ad aumentare le vendite
L’impresa deve affrontare una maggior concorrenza e una minor differenziazione di marca
L’adv sta perdendo la sua efficacia
I consumatori dimostrano maggior propensione verso le offerte speciali.
CARATTERISTICHE:
Da risultati immediati
Viene usata nel periodo di “silenzio pubblicitario” per non interrompere il rapporto con il
consumatore
Ha il ruolo di “far compiere l’ultimo passo”
Può diventare ragione d’acquisto (pericolo!)
Possono essere buoni sconto, campioni di prova, rimborsi, ecc
TIPOLOGIE di promozioni:
ORIENTATE ALLA CONVENIENZA/PREZZO dette BELOW THE LINE: sono coupon, sconti, black Friday,
ecc e danno benefici in termini di prezzo, spesso a tempo limitato (eccezionalità). Servono per
creare traffico e aumentare quote vendute.
ORIENTATE AL SERVIZIO detto ABOVE THE LINE: sono raccolte punti, concorsi, regali, ecc e sono utili
per fidelizzare e modificare il posizionamento del proprio brand/prodotto/servizio/azienda
VANTAGGI:
Creare/aumentare traffico e senso di novità
Effetto di prova (per nuovi prodotti)
Effetto permanenza (rimane in mente)
SVANTAGGI:
Clienti abituati comprano prodotto a prezzo basso anche se lo pagherebbero di più
Calo vendite subito prima e subito dopo la promozione
Spingere un prodotto può farne morire un altro
Svalutare una marca agli occhi del consumatore quando è sempre in sconto
Il PRODUCT PLACEMENT è uno strumento attraverso il quale si pianifica, si posiziona o si integra un marchio
all’interno di scene di un prodotto cinematografico o tv a fronte del pagamento di un corrispettivo da parte
dell’azienda che pubblicizza.
Il suo scopo è di pubblicizzare l’azienda committente e rendere più realistica una scena. Appartiene alla
categoria dei MESSAGGI IBRIDI che combinano elementi positivi di pubblicità, propaganda e partnership.
On attiva nel consumatore il senso di associazione col fine commerciale.
Ne esistono 3 TIPOLOGIE:
1. VISUALE (screen placement) in cui il marchio è posizionato in primo piano o nello sfondo
2. VERBALE (script placement) in cui il brand viene pronunciato dai protagonisti
3. INTEGRATO (plot placement) in cui il brand si integra nel prodotto diventando parte della trama, se
non addirittura protagonista.
Il MERCHANDISING è uno strumento di comunicazione commerciale che serve a creare traffico nel punto
vendita, a prolungare la visita nel punto vendita e a ottimizzare la redditività della superfice espositiva.
Si parla di visual merchandising per quanto riguarda l’allestimento di vetrine e scaffali per creare atmosfere
e per trasmettere esperienze.
Si collega a obiettivi di valorizzazione della marca sul punto di vendita agendo anche su motivazioni di
impulso.
FUNZIONI:
Layout di attrezzature
Layout merceologico
Definire quantità e qualità dello spazio da assegnare alle diverse categorie
Definire le sezioni
Comporre il display
LEZIONE 25 - PACKAGING
Il PACKAGING è inteso come processo e oggetto. Come processo, è l’insieme delle attività volte a progettare
e realizzare il contenitore o l’involucro del prodotto. Come oggetto, è la confezione di un dato prodotto.
È anche inteso come una delle caratteristiche del prodotto necessarie alla produzione del mix composito di
benefici funzionali e simbolici, ricercati dall’acquirente consumatore. È parte integrante del sistema-
prodotto.
La confezione svolge un ruolo fondamentale nella comunicazione di marca poiché contribuisce in modo
significativo alla brand image. Impatta sulla relazione tra brand e consumatore durante la fase di consumo.
Nei servizi si parla di packaging per quanto riguarda gli allestimenti interni o la fruibilità di un’app (sono
esempi).
Materialità e immaterialità sono le due dimensioni complementari ed il fondamento del valore simbolico e
funzionale di una confezione.
Il VALORE del packaging può essere dato da:
VALORE PRATICO: attiene alle funzionalità fisico-tecniche della confezione (trasportabilità,
richiudibilità, facilità d’uso, ingombro). Dipende quindi dalle caratteristiche tangibili. Riguarda
anche la funzione comunicativa del packaging (identificabilità, distinguibilità, completezza delle
informazioni sulle modalità di uso del prodotto). Suscita una risposta psicologica cognitiva di tipo
razionale.
VALORE IDEALE: riguarda la funzione comunicativa della comunicazione. Dipende dal contesto di
marketing costruito intorno al prodotto e dalla brand image. Si cerca di stimolare una risposta
psicologica affettiva da parte del fruitore e attiene all’immagine desiderata di sé, aspirazioni
(importante per beni di status come luxury, ecc).
VALORE REFERENZIALE: funzione comunicativa che, attraverso contenuti informativi consente di
garantire dato livello di qualità, valutare costi e benefici, rapportare qualità/prezzo, esaminare in
dettaglio gli attributi del prodotto. Suscita risposta psicologica razionale.
VALORE EMOZIONALE: la funzione comunicativa può essere anche svolta valorizzare una
componente emozionale, lavorando su autogratificazione, gioco, curiosità, eccitazione, sicurezza,
tranquillità e altro.
Il packaging, insieme alla marca, è il più stabile degli aspetti comunicativi legati al prodotto e svolge
un’azione di comunicazione continuativa al fine di:
Attrarre consumatori
Rappresentare brand
Richiamare pubblicità o promozioni
Raccontare il prodotto
Fidelizzare
…
I soggetti coinvolti dal packaging sono:
Azienda produttrice
Distributore
Retailer
Consumatore
Ambiente (per la plastica e l’inquinamento)
Alla base di una nuova strategia di packaging vi sono i seguenti motivi:
Pressione competitiva
Evoluzione o modifica della domanda finale o del mercato obiettivo
Riposizionamento della marca
Introduzione di un nuovo prodotto o estensione di linea
Necessità di rivitalizzare un prodotto maturo
Utilizzo di nuovi canali o metodi di distribuzione
Disponibilità di nuovi materiali o tecniche di confezionamento
Cambiamento di una o più leggi
Il PUNTO VENDITA è il luogo privilegiato all’interno del quale dare concreta attuazione al sistema delle
decisioni strategiche relative alla marketing communication.
L’importanza della COMUNICAZIONE IN-STORE è dovuta alla crescente complessità delle dinamiche
competitive e del comportamento d’acquisto del consumatore (es. ecommerce).
Il punto di vendita si trasforma in POINT OF PERMANENCE quando il consumatore non entra solo per
acquistare ma per esplorare e passare il tempo.
Appagato il bisogno di approvigionamento, il consumatore cerca soddisfazione, autogratificazione e
divertimento (experience marketing).
La comunicazione in-store non può limitarsi a trasmettere informazioni riguardo l’offerta ma deve
arricchirsi di nuove LEVE DI VALORE offrendo un’adeguata rappresentazione dei benefici immateriali e dei
simboli dell’offerta, valorizzando la dimensione ludica e ricreativa dello shopping.
Il merchandising è l’espressione delle decisioni di marketing all’interno del pdv e si riferisce alla gestione
dello spazio espositivo.
I pdv possono avere diversi tipi di canali a seconda degli intermediari:
CANALE DIRETTO: nessuno intermediario, azienda vendi in spazi di sua proprietà
CANALE CORTO: un intermediario (dettagliante), tipico della GDO che può essere sottoforma di
catena chiudono smercio delle aziende
CANALE LUNGO: due o più intermediari
Più il canale è diretto, più è facile gestire la comunicazione del proprio brand.
Gli EVENTI sono avvenimenti programmati che hanno durata limitata e che nascono con una finalità
specifica. Un EVENTO è una manifestazione pubblica resa nota al fine di attirare l’attenzione e suscitare
interesse nei confronti dell’azienda o dell’organizzazione, e che prevede la partecipazione di un pubblico
interessato ai contenuti proposti. Sono iniziative di comunicazione complessa, consapevole e circoscritta
nel tempo che un organizzazione promuove per “convocare” i suoi stake holder e per attirare l’attenzione
dei suoi pubblici influenti.
Quello che distingue gli eventi aziendali (strumento di comunicazione d’impresa) dai comuni eventi non è
l’oggetto ma l’obiettivo.
La forza dell’evento come strumento di comunicazione risiede nel fatto che l’evento, grazie ad un
linguaggio universale e all’elevata capacità di coinvolgimento è in grado di:
Creare interazioni molto forti con il pubblico partecipante
Raggiungere un’audience più ampia attraverso la copertura mediatica
L’evento deve:
Avere uno scopo specifico
Lasciare un ricordo duratura
Per classificare gli eventi occorre partire dagli obiettivi e dai pubblici:
Eventi di comunicazione interna sono assemblea, company day, convention, meeting, seminari/workshop,
viaggi incentive, team building.
Eventi di comunicazione esterna sono congresso, conferenza, convegno, simposio/tavola rotonda, road
show, open day, fiera.
Un conto è organizzare un evento, un conto sponsorizzare un evento altrui.
Le FIERE sono piattaforme relazionali organizzate che hanno un ruolo comunicativo non solo per le singole
imprese, ma anche per il territorio (es. expo). Sono spazi di rappresentazione collettiva e di scambio di
valori (materiali e non).
Attraverso la fiera, l’impresa può attivare una grande varietà di relazioni, questo perché vengono coinvolte:
DIMENSIONE ORIZZONTALE (concorrenti, associazioni, istituzioni)
DIMENSIONE VERTICALE (fornitori e clienti)
Le finalità possono essere:
ECONOMICHE:
o Vendita
o Innovazione (lancio di nuovi prodotti)
o Intenazionalizzazione
COMUNICATIVE:
o Istituzionali (relazioni)
o Marketing (con clienti e fornitori)
o Meta-organizzative (con associazioni di categoria, lobby, allenza…)
Un fiera può essere di 3 tipologie:
1. BTOB: fiere a carattere informativo commerciale. Ricerca prodotti e fornitori.
2. BTOC: volte ai consumatori finali
3. IBRIDE: business + consumer