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1 Trasformazioni di Lorentz e conseguenze



 x0 = γ (x − vt)

y 0 = y

0 (1a)
z = z 

t 0 = γ t − v x
 

c2
e inverse 

x = γ (x0 + vt0 )

y = y 0

(1b)
 z = z 0
t = γ t 0 + v x 0

 

c 2

Composizione delle velocità


dx0 dx0 dt v dx0 u0 v
     
0 dx 2
u = 0 = · =γ − v · γ 1 + 2 0 = γ (u − v) 1 + 2
dt dt dt0 dt c dt c
con alcuni passaggi svolti allo scopo di isolare u0 si trova
 
0
 v 0 (u − v)v  uv 
2 2
u 1 − γ (u − v) 2 = γ (u − v), u 1− 2 = γ 2 (u − v); γ 2 1 − 2 u0 = γ 2 (u − v)
c c − v2 c
da cui
u−v u0 + v
u0 = vu e l'inversa u=
1− 2 vu0
c 1+ 2
c

1.1 Rapidità
Si deniscono le quantità adimensionali
u
ρu = atanh
c
che si compongono come le velocità galileiane, semplicemete sommandosi Infatti, secondo la formula per la tangente
di una somma di angoli si ha
u0 v
tanh(ρu0 ) + tanh(ρv ) +
tanh (ρu0 + ρv ) = = c c ,
1 + tanh(ρu0 ) tanh(ρv ) u0 v
1+ 2
c
u
ma per denizione di rapidità, tanh ρu = . Ora, poiché i secondi membri delle due relazioni sono uguali per la legge
c
di composizione relativistica delle velocità, dovranno esserlo anche i primi membri, ovvero tanh ρu = tanh (ρu0 + ρv )
e, siccome la funzione tanh è biettiva,
ρu = ρu0 + ρv

1.2 Dilatazione dei tempi e contrazione delle lunghezze e


Consideriamo un evento in quiete nel sistema di riferimento spazio temporale S 0 accentato, a sua volta in moto con
velocità v rispetto ad un sistema di riferimento S . Se nel sistema S l'inizio e e il termine dell'evento avvengono negli
istanti t1 e t2 rispettivamente, allora l'evento, in S , ha durata temporale ∆t = t2 −t1 . Ora si utilizzino le trasformazioni
di Lorentz (1b), tenendo presente che l'evento è in quiete in S 0 , per cui x02 = x01 = x:

t2 = γ t02 − v x0
  
c2  ∆t = γ∆t0 (2)
t1 = γ t01 − v x0

c2

La relazione (2) ci dice che la durata di un evento si dilata di un fattore γ se esso viene osservato in un sistema non
solidale con l'evento ed in moto, rispetto ad esso, con velocità v .
Ora, si ammetta di volere misurare l'estenzione spaziale (lungo la direzione x) di un'evento in moto rispetto ad S
e in quiete rispetto ad S 0 : come deniremo la misura dell'estensione spaziale di un evento se non come la distanza fra
due osservatori che si trovino, simultaneamente in S , agli estremi x2 e x1 dell'oggetto? La richiesta di simulaneità in
S implica che t1 = t2 = t e quindi, utilizzando le trasformazioni (1a) otteniamo
(
x02 = γ(x2 + vt)
∆x0 = γ∆x (3)
x01 = γ(x1 + vt)
La relazione (3) puntualizza come le lunghezze si contraggano di un fattore 1/γ in un sistema che si muova rispetto
∆x0
ad un un evento solidale col sistema S 0 , infatti in S la sua lungheza diviene ∆x =
γ
Le durate ∆t0 e le lunghezze ∆x0 degli un eventi misurate in un sistema solidale rispetto ad essi si dicono tempo
proprio e lunghezza propria dell'evento.

1.3 Diagrammi di Minkowsky


Introducendo la coordinata x0 = ct, le trasformazioni di Lorentz (1a) si riscrivono come
(
x0 = γ(x − βx0 )
(4)
x00 = γ(x0 − βx)

Nel diagramma di Minkowsy che abbia come assi x e x0 , le equazioni degli assi del sistema trasformato, in moto
rettilineo uniforme rispetto ad S , sono le rette di equazioni x0 = βx (retta del qui che ha equazione x00 = 0 ed è
x
indicata con x0 ) e x0 = (retta dell'ora, che ha equazione x0 = 0 ed è indicata con x00 ). Poiché β < 1, la retta del
β
qui (x0 ) risulta sempre meno pendente della retta dell'ora (x00 ).

1.4 Quadrintervalli
Le trasformazioni di Lorentsz individuano un'invariante detta quadrintervallo e denita dalla relazione

∆s2 = c2 ∆t2 − ∆x2 = ∆x20 − ∆x2 (5)

Si dimostra facilmente che

∆s2 = ∆x20 − ∆x2 − ∆y 2 − ∆2 = ∆x002 − ∆x21 ∆x22 ∆x23 = ∆s0 2 (6)

e dunque il segno del quadrintervallo non dipende dal sistema di riferimento. A seconda del segno di ∆s2 parleremo
di quadrintervallo di tipo luce, di tipo spazio e di tipo tempo secondo il seguente schema

∆s2 = 0 quadrintervallo di gli eventi possono essere inuen- la traiettoria nel diagramma di Min-
tipo luce zati da un segnale che si propaga kowsky è una retta che ha pendenza
alla velocità della luce 1/c
∆s2 < 0 quadrintervallo di gli eventi rappresentati dagli esiste un s.d.r. in cui il quadrintervallo
tipo spazio estremi dell'intervallo non posso- diviene solo spaziale; il segmento che ha
no in alcun modo essere collegati come stremi gli eventi è contenuto in
da un rapporto causaeetto una retta che ha pendenza minore di
1/c
∆s2 > 0 quadrintervallo di gli eventi rappresentati dagli esiste un s.d.r. in cui il quadrintervallo
tipo tempo estremi dell'intervallo possono diviene solo temporale; il segmento che
essere collegati da un rapporto ha come stremi gli eventi è contenuto in
causaeetto una retta che ha pendenza maggiore di
1/c

1.5 Quadrivettori covarianti e controvarianti


Le coordinate dello spazio tempo di Minkowsky che si riferiscono ad un certo evento sono un esempio diquadrivettore.
Un quadrivettore è una grandezza avente quattro componenti (nel caso del quadrivettore spaziotempo la coordinata
temporale, x0 = ct è la prima componente) che si trasformano secondo la relazione

a0 µ = Λµν aν , (7)

dove l'indice µ assume i valori 0, 1, 2, 3 ed è sottointesa la somma sugli indici ripetuti.


Un vettore controvariante è identicato univocamente dalle sue componenti su una certa base ortonormale di vettori
covarianti eµ , dimodoché valga la relazione a = a eµ .
µ

Immaginiamo di avere un campo vettoriale le cui componenti dipendono da un set di coordinate spazio temporali
e di studiare come si trsforma questo campo vetoriale quando cambiamo le coordinate e la base di vettori con la quale
è rappresentato: la caratteristica dei vettori contravarianti è che le componenti della matrice Λ del cambiamento di
base aµ → a0 µ si ottengono derivando le nuove coordinate rispetto alle vecchie, secondo la relazione

∂x0 µ
Λµν = .
∂xν
Così, i vettori sono detti contravarianti perché variano in maniera contraria all'eventuale cambiamento delle basi,
al ne di compensare la loro variazione.
Al contrario, i covettori sono detti covarianti e sono indipendenti dal set di basi sui quali vengono rappresentati:
in altri termini i covettori covariano, cioè variano nello stesso modo delle basi sui quali sono rappresentati.
I covettori si trasformano secondo la matrie inversa di quella con cui trasformano i vettori contravarianti: in
termini matematic, se a è un quadrivettore contravariante e si trasforma secondo la relatione a0µ = Λµν aν e aµ è il suo
analogo covariante, questo si trasformerà, rispetto ad un cambiamento di coordinate (e do base) secondo la relazione
µ
a0 µ = (Λ)−1 ν aν e aµ , dove
µ ∂xµ
(Λ)−1 ν =
∂x0 ν
I vettori covarianti (covettori) sono chiamati duali dei vettori contravarianti, nel senso che rappresentano gli opera-
tori o funzionali lineari che agiscono sullo spazio dei (quadri)vettori contravarianti. L'esempio piè classico di covettore
è l'insieme delle derivate parziali fatte rispetto ad un sistema di coordinate spaziotemporali applicate su un campo
vettoriale: il gradiente è appunto un operatore o funzionale lineare che avisce su uno spazio vettoriale e si trsform in
maniera covariante.
In relatività, la relazione fra le componenti covarianti e contravarianti di un quadrivettore è stabilita dalla metrica
g dello spaziotempo (che è una matrice 4 × 4), più precisamente secondo l'uguaglianza

aµ = gµν aν = gµ0 a0 + gµ1 a1 + gµ2 a2 + gµ3 a3 (8)

Nella metrica di Minkowsky, individuta dalla matrice diagonale che denisce il quadrintervallo secondo la relazione
(6), i quadrivettori covarianti (covettori) dieriscono da quelli contravarianti poich'e hanno le componenti spaziali
invertite.
Nella nuova notazione deniremo infatti il quadrintervallo utilizzando la convenzione della somma sugli indici
ripetuti µ e ν , come ∆s2 = ηµν ∆xµ ∆xν , dove
 
1 0 0 0
0 −1 0 0
ηµν = 0 0 −1 0  .

0 0 0 −1

1.6 Paradosso dei gemelli  moto vario


Il tempo troprio non è un'integrale esatto ma dipende dal cammino nel piano di Minkowsky e non solo dai suoi estremi
Siccome pe intervalli innitesimi vale la relazione
dt p
dτ = = 1 − β 2 dt, (9)
γ
se P1 e P2 sono gli estremi di un quadrintervallo nel piano di M., la relazione fra il tempo proprio e quello misurato
lungo un cammino è
Z P2 p Z P2 r
dx2
τ= 1 − β 2 dt = dt2 − 2 (10)
P1 P1 c
e dipende quindi dal cammino stesso e in particolare dalla variazione della velocità lungo la traiettoria (supposta
rettilinea).
Perché la denizione di tempo lungo una traiettoria del piano di Minkowsky abbia senso, occorre postulare che
esistano orologi che svolgono la loro azione di misura senzza essere inuenzati dall'accelerazione.
The clock hypothesis è l'ipotesi secondo la quale esiste una classe di orologi il cui funzionamento non dipende
dall'accelerazione a cui sono sottoposti: con buona approssimazione gli orologi atomici possono essere considerati
appartenenti a questa classe, detta degli orologi standard.

2 Classi di trasformazionigruppo di Poincarré


Le trasformazioni di Lorentz costituiscono una classe più estesa di quelle presentate all'inizio dalle relazioni (1a) e(1b):
consideriamo infatti due sistemi in moto rettilineo uniforme lungo una qualunque direzione che non sia quella dell'asse
x: le trasformazioni in questo caso saranno analoghe a quelle presentate composte con una rotazione delle coordinate
spaziali. Un discorso analogo vale anche nel caso he le origini dei due sistemi S e S 0 non coincidano, basta comporre
le trasformazioni (1a) e(1b) con una rotazione delle coordinate spaziali e con una traslazione, in successione.
Introdotte le coordinate x0 = ct, x1 = x,x2 = y , x3 = z , la generica trasformazione di Lorentz è una trsformazione
lineare non omogenea del tipo
x0 µ = Λµν xν + aµ (11)
dove gli indici µ, ν posono assumere i valori 0 . . . 3 ed è sottointesa la somma fra gli indici ripetuti.
Nella stessa notazione il quadrintervallo di cui richiederemo l'invarianza  si scrive nella forma

∆s2 = gµν ∆xµ ∆xν (12)

dove la matrice ηµν è la metrica dello spazio tempo di Minkowsky ed ha la forma


 
1 0 0 0
0 −1 0 0
ηµν = 
0 0 −1
 (13)
0
0 0 0 −1

Vediamo ora la prima condizione richiesta alla matrie Λ che interviene nella trasformazione (11) considerando la
sua inversa
xσ = Ξρσ x0 ρ + bσ (14)
e applicando successivamente le due trasformazioni per ottenere

x0 µ = Λµν xν + aµ = Λµν Ξνρ x0 ρ + Λµν bν + aµ (15)

Dall'ultima relazione otteniamo due richieste cui deve soddisfre una qualunque trasformzione lineare e la sua inversa:
−1
la prima si esprime mediante la relazione matematica Λµν Ξρν = δ µρ oppure Ξρν = Λνρ ed è in pratica la richiesta
che l'inversa di Λµν coincida con la sua trasposta, ovvero che Λ sia una matrice ortogonale, l seconda richiesta acquista
la forma matematica Λµν bν + aµ = 0, ovvero aµ = −Λµν bν .
La conservazione del quadrintervallo, che scriveremo nelle due forme

∆s2 = ηµν ∆xµ ∆xν = η 0 ρσ ∆x0 ρ ∆x0 σ = ∆s0 2 (16)

utilizzando la (11) conduce alla condizione matematica ηµν = Λµρ η 0 ρσ Λσν che denoteremo come la richiesta che le
matrici Λ siano ortogonali rispetto alla metrica indotta dallo spaziotempo di Minkowsy: la relazione si esprime più
sinteticamente come
ΛT η 0 Λ = η (17)
Siccome il determinante di un prodotto di matrici è il prodotto dei determinanti, la relazione preedente (17) porta alle
relazione 1 =| ΛT || · || Λ || (per la conservazione del quadrintervallo l matrici η e η 0 hanno entrambe determinante
−1), che inne poich'e || ΛT ||=|| Λ ||  si riduce a

|| Λ ||= ±1

Ricapitolando

ˆ le trasformazioni di Lorentz sono rappresentate da matrici ortogonali rispetto all metrica indotta dallo spazio di
Minkowsy

ˆ l'identità è una particolare trasformzione di Lorentz


ˆ le trasformazioni di Lorentz hanno determinante ±1 e quindi ammettono inversa
ˆ le trasformazioni di Lorentz possono comporsi e hanno la proprietà associtiva
dunque le trasformazioni di Lorentz costituiscono un gruppo detto gruppo di Poincarré che indicheremo con ℘.
Indichiamo con (Λ, a) la generica trasformazione del gruppo ℘ e riassumiamo le proprietà di ruppo prima esposte
in termini di liguaggio comune, nella notazione algebrica

ˆ (I, 0) ∈ ℘ e ∀ (, a) (I, 0) · (Λ, a) = (Λ, a) · (I, 0) = (Λ, a)


ˆ ∀ (Λ, a) ∈ ℘, ∃ (Λ, a) = Λ , −Λ a ∈ ℘
−1 −1 −1

ˆ ∀ (Λ, a) , (Ξ, b) ∈ ℘ ∃ (Λ, a) · (Ξ, b) = (ΛΞ, Λb + a) ∈ ℘


Fra le trasformazioni del gruppo di Poincarré, si dicono proprie quelle per cui det(Λ) = 1 e inproprie quelle per cui
det(Λ) = −1: le trasformzioni proprie, in particolare, formano un sottogruppo del gruppo di Poincarré a cui appartiene
anche l'identità.
Fra le trasformazioni di Poincarreé si dicono ortocrone quelle che lasciano invariato il segno della coordinata
temporale: le trasformzioni ortocrone soddisfmo alla condizione matematica Λ00 ≥ 1, indipendentemente dal valore di
k Λ k. Le trasformazioni che invertono il segno della coordinata temporale si dicono anticrone
3 Meccanica quantistica relativistica
Perché la meccanica quantistica relativistica? Per un necessità di completare il quadro della meccanica quantistica.
L'interazione della particella con un campo elettromagnetico è fatta trattando la particella in modo quantistico e il
campo elettromagnetico in modo classico.
Per quantizzare il campo elettromagnetico bisogna introdurre la meccanica quantistica relativistica; sia A ~ il
potenziale vettore e ϕ il poteziale scalare
2
c = 1 p~ − e A

H ~ + eϕ + V
2m c
L'esistenza dello spin è introdotta in maniera sperimentale in meccanica quantistica, mentre è prevista dalla teoria
della meccanica quantistica relativistica.
Notazioni della relatività ristretta
a Le proprietà dello spaziotempo piatto sono denite dal tensore metrico
 
1 0 0 0
0 −1 0 0
 
0 0 −1 0 
0 0 0 −1
b La metrica di Minkowsy permette di denire il prodotto scalare fra due vettori dello spazio quadridimensionale
a · b = ηµν aµ bν = aµ bν ;
Le componenti dei vettori covarianti (controvarianti) hanno gli indici in basso (in alto) per convenzione
c Vettori utilizzati in relatività ristretta sono:
O il quadrivettore posizione x = (ct; ~x) che ha modulo
1 µ
x x = c t − |~x|;
µ
µ 2 2

O il quadrivettore dell'energiaimpulso p = Ec ; p~ , che ha modulo p p = Ec 2



2
2 µ
µ
µ
2
p| = m20 c2 ,
− |~

O il quadrivettore del potenziale elettromagnetico A = ϕ; A~ ,


3 µ

In meccanica quantistica relativistica, il quadrimpulso della relatività ristretta è sostituito dal quadrivettore πµ
che descrive l'interazione fra la particella ed il campo elettromagnetico, detta interazione minimale
 
e E e e~
π µ = p µ − Aµ = − ϕ; p~ − A ,
c c c c
1 2  e ~ 2
che ha modulo πµ π µ = 2 E 2 − eϕ − p~ − A = m20 c4 .
c c
L'energia della particella nella relatività ristretta in assenza di campo magnetico è
q
E = |~ p2 | c2 + m20 c4 , (18)
ma in presenza di un campo magnetico cambia, come conseguenza del cambio del quadrimomento (interazione
minimale) e diviene r 2
E= c~ ~ + m2 c4 + eϕ
p − eA 0 (19)
Identicando l'Hamiltoniana del sistema, con la sua energia ricavata a partire dalla conservazione del quadrivettore e
ponendo al posto delle grandezze classiche i corrispondenti operatori quantistici, secondo le corrispondenze
c ↔ i~ ∂
H
i~
p~ ↔ − ∇ (20)
∂t ~
si ottiene l'equazione di KleinGordon
q
H c = m2 c4 + (i~∇
0
~ + eA)
~ 2 + eϕ (21a)
q 

i~ | ψ i = ~ + eA)
m20 c4 + (i~∇ ~ 2 + eϕ | ψ i (21b)
∂t
L'equazione 21b è formalmente corretta, ma non può essere messa in forma covariante; inoltre non si sa quale signicato
attribuire alla radice degli operatori A
~e∇ ~ , che non commutano.
Riprendiamo allora l'equazione 19 e riscriviamola eliminandol'operatore di reqn:energia-interazioneadice nella forma
"pitagorica"
2
(E − eϕ) = m20 c4 + (c~ ~
p − eA) (22)
facendo poi uso delle corrispondenze ?? per ottenere l'equazione di KleinGordon nella forma
 
1 ∂
(23)
3 ∂t

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