it)
INFO: I sistemi sociali comparati permettono di analizzare la società oggi – 4 file di slides
+ quattro capitoli a scelta da “La società europea” di Cavalli-Martinelli (l'Europa è una
società che si va formando nonostante gli arretramenti) → esame scritto a crocette →
domande riguardanti le slides e domande a scelta a proposito dei quattro capitoli
1 s.) Ciascuno di noi vive l'esperienza di appartenere a diversi sistemi sociali a diversi
livelli (METAFORA DELLE MATRIOSCHE), li dà per scontati, ma ne è condizionato
nella qualità della vita e talvolta nella possibilità di sopravvivenza immediata → gran parte
della nostra vita è fatta di aspettative che vengono sistematicamente esaudite ma quello che
diamo per scontato ha regole di funzionamento che talvolta si inceppano; quando studiamo i
sistemi sociali guardiamo a queste regole che ci permettono di considerare la nostra vita
come una routine nonostante le mille difficoltà che incontriamo quotidianamente; tutti
conducono la loro vita come una routine fino a quando il sistema sociale funziona ma
quando il funzionamento si inceppa spesso l'uomo ha il bisogno degli altri per sopravvivere.
La storia ci dà tanti esempi di sistemi sociali che sono stati così colpiti da malfunzionamenti
che sono crollati. Gli inceppamenti ci aiutano a capire in che modo i sistemi funzionano
prima foto: rovine della città di Anchor in Cambogia con ficus che fa vedere quanto antica
sia la città e da quanto tempo sia abbandonata perciò quanto più le rovine sono antiche tanto
più il sistema sociale è ricco;
seconda foto: banconota da 500 milioni di marchi tedeschi; intorno al 1923 la Germania era
in una situazione di iper inflazione, un fenomeno economico in cui la capacità di acquisto di
una banconota perde il suo potere di acquisto; i negozianti alzano i prezzi perché occorrono
sempre più soldi per comprare qualcosa (REDDITO STABILE FISSO/REDDITO
VARIABILE); in questa situazione nessuno si fidava dell'altro perché una banconota
avrebbe perso subito il suo potere d'acquisto perciò, da qui, nacque il baratto → questo ha
rappresentato il collasso del sistema sociale che può essere immediato oppure drammatico
anche se risolvibile. Dieci anni dopo, però, è iniziata la Germania nazista ma gran parte delle
tensioni create da quel collasso è alla base del perché la Germania abbia intrapreso e seguito
quegli orrori del nazismo
se utilizziamo gli stati nazionali come sistemi sociali abbiamo vantaggi e svantaggi; nel
mondo esistono circa 230 stati sovrani; l'università, la famiglia (household) sono sistemi
sociali - se noi guardiamo alla ricchezza prodotta il primo posto è occupato dagli Stati Uniti,
poi dalla Cina (sistema sociale emergente)
PARTE I
4 s.) 1) nella definizione è assente qualsiasi criterio di scelta degli oggetti e delle loro
relazioni (lui fa una teoria generale che resta indeterminata); 2) questa può derivare soltanto
dalla scelta di delimitazione spazio-temporale di un osservatore (criterio di efficacia
esplicativa → per ridurre l'indeterminatezza sono necessarie delimitazioni e definizioni); 3)
la teoria dei sistemi è quindi una teoria observer dependent (se l'osservatore è il sistema
stesso, abbiamo chiusura autoreferenziale) --> se non c'è l'osservatore non si può definire
niente; egli può essere anche uno scienziato esterno e ciascuno di noi, come sistema
biologico, ha un'immagine di sé, un osservatore e appartiene alla nazione – abbiamo
chiusura autoreferenziale perché un sistema diventa tale in quanto si definisce; qui
l'osservatore è parte del sistema o propriamente sistema
04/10/2017
Un sistema è dato dalla somma di parti ma è un qualcosa di autonomo; stessa cosa vale per
la cultura che esiste anche al di fuori di noi e ci trascende (duplice dimensione)
1) Livello micro: famiglia, squadra, tribù (no distinzione tra società primitiva e odierna)
3) Livello macro: stato sovrano, metropoli (ha al suo interno sistemi a livello meso), grande
società multinazionale (tutte hanno precisi confini spaziali)
4) n.b.: con la globalizzazione le interazioni tra stati sovrani tendono a formare un unico
sistema planetario
7 s.) I sistemi sociali sono formati da individui, che a loro volta sono sistemi biologici ma
quali sono i problemi derivanti dalla eterogeneità? → 1)problema della priorità delle
esigenze di sopravvivenza del sistema sociale rispetto a quelle di sopravvivenza degli
individui (da qui le migrazioni; bisogna attrarre a sé l'individuo affinché non scappi) ; 2)
problema della compatibilità tra i fini propri di questi due sistemi; 3) problema
dell'appropriazione/ controllo del sistema sociale da parte di singoli individui (nel rapporto
tra individuo e società è presente questo problema ((dittatura)); 4) problema della
competizione tra individui nell'ambito dello stesso sistema sociale (gli individui intendono
sopravvivere e stare meglio economicamente ma le risorse scarseggiano; da qui la
competizione tra individui per accaparrarsele e lo stesso mercato è competizione → essa
porta al progresso solo se è istituzionalizzata e regolata); 5) problema della produzione di
beni collettivi attraverso la partecipazione degli individui al sistema (i beni collettivi sono
beni ((vantaggi fisici e normativi)) ottenuti tramite investimenti e costi; la produzione di
questi implica risorse destinate alla produzione di beni e quando questi sono prodotti essi
vanno a favore di tutti; il bene pubblico, ad esempio, è collettivo e, una volta prodotto, va a
vantaggio di tutti → TEORIA DEI GIOCHI: applicata al contesto economico e parte dal
presupposto che gli individui o giocatori siano razionali; se lo sono, io cerco di ottenere il
massimo con il minimo sforzo; godere di un bene pubblico è un vantaggio per tutti ma è
anche vero che tutti devono contribuire e non sempre questo accade; esempio di bene
pubblico: giustizia; per ottenerla qualcuno dovrà pagare le tasse ma di questo bene godono,
alla fine, sia quelli che pagano sia gli evasori fiscali; i beni pubblici esistono perché c'è lo
stato che costringe gli individui alla partecipazione degli stessi – la mafia è disfunzionale al
sistema sociale nazionale; da qui la sfida della mafia alla questione dello stato di diritto)
1) conservare i propri confini e assicurare scambi con l'esterno (se essi non sono definiti
rischia di essere inglobato in altri sistemi – qualsiasi sistema ha bisogno di attivare scambi
facendo uscire gli scarti garantendo le importazioni); 2) garantire l'interazione tra le parti
attraverso l'uso di simboli (linguaggio) (abbiamo a che fare con gli oggetti di cui un sistema
è composto, oggetti che sono in relazione tra loro come le istituzioni che hanno sempre
rapporti tra di loro – ogni sistema comunica tramite simboli che formano il linguaggio;
anche i linguaggi sono un confine tra chi lo conosce e chi non lo conosce); 3) fornire
motivazioni e identità alle persone; tutte queste attività contribuiscono a perseguire un
equilibrio dinamico nel tempo (questo punto vale solo per i sistemi sociali; il nazionalismo,
ad esempio, è stata un'importante fase culturale (inizi 800) nella formazione degli stati
nazionali così come anche l'indipendenza. Tutti questi aspetti non sono stabilizzati e fissi ma
si adattano e sono sfidati. Diversamente, lo squilibrio porta al collasso dei vecchi sistemi
sociali).
09/10/2017
10 s.) L'ECONOMIA
2) definizione sostanziale: i modi coordinati con cui gli individui organizzano le loro
attività per soddisfare i propri bisogni; → si guarda a ciò che di concreto è stato fatto e che
viene tuttora fatto perciò questa è la definizione preferita. Gli individui, quindi, si
organizzano collettivamente, per soddisfare i bisogni (colazione) ma lo fanno in modo
diverso a seconda delle società.
10/10/2017
Gli uomini, per soddisfare i propri bisogni, cooperano tramite la divisione del lavoro (11
slide).
La teoria dei bisogni (Maslow, 1954) afferma che per provare bisogni di ordine superiore
l'uomo deve soddisfare quelli di base secondo la scala seguente: bisogni di sopravvivenza
immediata (attacco/fuga), bisogni di sicurezza (essere ragionevolmente tranquilli sul fatto di
sopravvivere nel tempo), bisogni di riconoscimento sociale (laurea, lavoro), bisogni di
autorealizzazione (chi ha già risolto i problemi di riconoscimento; MOZART non scriveva
le musiche per il suo pubblico; esse, a quel tempo, non erano comprensibili ma solo dopo
hanno avuto tanto successo) → è come se fosse una sorta di puzzle con bisogni
gerarchicamente organizzati ← Piramide di Maslow
Nel soddisfare i loro bisogni gli uomini entrano in rapporto con la natura e in rapporti
sociali reciproci (divisione del lavoro) dettati dallo sviluppo tecnologico e dalle forme di
proprietà (Marx, 1846) → Marx, con il suo coautore Engels (giornalista e capitalista), dice
che i rapporti devono essere sociali e reciproci per cui ciascuno si specializza in una
determinata attività; è l'invenzione di nuovi strumenti che permette lo sviluppo di nuovi
lavori e specializzazioni dettati dall'efficienza. Appena la società diventa stanziale, il
problema della proprietà del territorio si fa sentire; all'inizio la proprietà era comune (tribù)
ma, con l'aumento delle diseguaglianze, la remunerazione diventa sempre più differenziata e
diversificata.
2) il capitale economico (viene accumulato sulla base del lavoro passato, incorpora un dato
livello di tecnologia che ne determina la produttività) → è quello moderno e la sua origine è
insista nel lavoro delle generazioni precedenti; è anche denaro ma è potenziale, ossia deve
essere investito. Viene scambiato ed è soggetto alla proprietà di chi lo negozia
legittimamente (?)
4) il capitale sociale (micro, le relazioni fiduciarie tra individui che cooperano / macro, la
fiducia nelle istituzioni e nelle “regole del gioco”) → MICRO: rapporti basati sulla fiducia
reciproca. Le due dimensioni derivano dalle analisi che sono state fatte e sono collegate; a
livello micro c'è la cooperazione tra gli oggetti che ne fanno parte; il rapporto fiduciario per
eccellenza è quello tra genitori e figli; ciascuno fa valere le proprie risorse che riguardano la
possibilità di fare conto gli uni sugli altri in una relazione reciproca (nei rapporti fiduciari si
creano i credit slip, aspettativa di scambio con reputazione positiva dell'altro. Il capitale
sociale è una risorsa come le altre e, quindi, può avvenire la trasformazione di una forma di
capitale in un'altra (lo uso per ottenere un capitale economico ← “mi presti qualcosa senza
pagarla e senza interessi?” o viceversa). Senza l'aiuto degli altri diventa più difficile
raggiungere i propri obiettivi ed è proprio grazie al livello micro che si vive anche nel
benessere. A livello macro il capitale sociale non è ascrivibile agli individui ma è una
caratteristica del sistema sociale in sé e riguarda la fiducia nelle istituzioni (idea che in
generale le regole “del gioco” o della convivenza vengono rispettate e le istituzioni
funzionano). Una società priva di capitale a livello macro implica l'assenza della fiducia. Ci
sono dei paesi dove il capitale sociale è stato misurato e ci sono tante differenze nelle
risposte: nei paesi del Nord Europa questa fiducia nell'altro è molto elevata mentre in quelli
mediterranei è bassa e in quelli sottosviluppati lo è ancora di più. Il bene a livello macro è
collettivo (?). Un uomo compensa l'assenza di capitale a livello macro instaurando capitale a
livello micro e deve essere difeso laddove c'è carenza di capitale sociale perciò ecco che si
formano i clubs. I club si creano dove c'è il gap (squilibrio) tra la mancanza di capitale
macro e la presenza di capitale micro.
11/10/2017
• 14 s.) L'economia non è solo produzione di beni e servizi (capitale) mediante l'utilizzo di
risorse, ma anche distribuzione di risorse e di beni e di servizi.
Mentre la produzione è dettata da vincoli e dalle opportunità della tecnologia (vincoli
ridotti e opportunità aumentate anche se i vincoli rimangono sempre; produciamo di più
perché la tecnologia avanza), la distribuzione è dettata anche da fattori sociali (il fattore
tecnologico, dal punto di vista economico, significa potere), secondo criteri di equità
(diversi e variano da cultura a cultura) culturalmente determinati (criteri che riguardano
norme e valori; nei sistemi sociali diversi le diverse posizioni sociali sono considerate in
modo diverso; nella Russia sovietica un chirurgo veniva pagato quanto un muratore mentre
nei paesi occidentali, oggi, non è così; prima c'erano sistemi sociali in cui le distribuzioni
delle risorse non potevano essere garantite tramite il solo merito ((figlio del re remunerato di
più per questione di nascita/contadino)) e da fattori politici (RUOLO DEL POTERE NEI
SISTEMI SOCIALI: se essi fossero considerati come sistemi che si autoregolano, non ci
sarebbero problemi di potere ma, poiché essi sono micro fondati, il potere è fondamentale
per comprenderli. Se il potere è distribuito in maniera diseguale, alcuni sono più eguali degli
altri), secondo criteri di influenza e potere decisionale (il parlamento decide la
remunerazione dei parlamenti e dei dipendenti pubblici ma c'è anche l'influenza che è più
sottile del potere; chi esercita il potere decide. Criterio di potere: ognuno fa le fette che
vuole). → quando si parla di distribuzione delle risorse si ha a che fare con la struttura
sociale con differenze e diseguaglianze.
• 15 s.) MECCANISMI DI ALLOCAZIONE SOCIALE (meccanismi economici e
meccanismi di influenza, politica ecc) DELLE RISORSE (Karl Polanyi, 1944): 1)
reciprocità → l'importante è essere nel sistema della reciprocità dove ciascuno riceve dagli
altri secondo un sistema chiuso; la stessa logica è stata studiata da antropologi all'interno di
tribù vicine tra di loro; gli scambi possono essere anche semplicemente simbolici - 2)
redistribuzione → società più complessa ((es. società egizia con faraone e sudditi)) in cui la
logica è di tipo politico in una struttura sociale che non è tra eguali ma vi è un centro di
allocazione delle risorse che le prende da chi le produce e le redistribuisce sulla base di
qualche criterio politico - 3) scambio → “io ti do una cosa in cambio di un'altra”; questa è la
logica del mercato con uno scambio tra valori equivalenti. Il denaro è una risorsa fungibile e
ha permesso di moltiplicare gli scambi anche se la logica è sempre la stessa. Lo scambio, nel
mercato, è sempre tra due controparti (l'acquirente e il venditore). Polanyi individua questi
meccanismi anche ma non solo come successione temporale perciò si deve anche ritornare
al passato e alle società primitive dove la distribuzione delle risorse avveniva all'interno del
clan o della tribù (proprietà comune se ne faccio parte ← ragione per cui la pena più
tremenda inflitta nelle società antiche è l'esilio e non la pena di morte).
• 16 s.) FORME DI INTEGRAZIONE DELL'ECONOMIA NEL SISTEMA SOCIALE
• FAMIGLIA: beni e servizi che risalgono all'antichità; nella società moderna, in realtà,
abbiamo un intreccio tra queste tre forme - RICONOSCIMENTO: inclusione e rafforza il
mio senso di appartenenza alla tribù o all'anello della tribù - PROPRIETA' COMUNE: non
esiste quella privata
• GERARCHIA ORGANIZZATIVA: l'azienda, con i suoi profitti, ha la proprietà delle risorse
che ha prodotto ed è essa stessa che poi le redistribuisce. Le moderne organizzazioni
produttive allocano le risorse con un meccanismo che somiglia a quello del faraone (la
monarchia assoluta e lo stato moderno si avvicinano a questo modello; in particolare, lo
stato moderno, con le tasse, redistribuisce e garantisce il sostentamento dell'istruzione
pubblica, della sanità, delle aziende e così via - OBBEDIENZA …: potere riconosciuto –
chi non è al potere (suddito) accetta le decisioni di chi il potere lo ha – lealtà nei confronti
del sovrano - PROPRIETA' PUBBLICA: dello stato, del sovrano, del faraone, del re
• SCAMBIO: si fonda su un mercato - UTILITA' INDIVIDUALE: ognuno massimizza la
propria utilità (comparazione tra i prezzi dei diversi negozi) - PROPRIETA' PRIVATA: alla
base della formazione dei mercati con diritto esclusivo e se non escludo gli altri dal
beneficio vuol dire che la proprietà non funziona (?).
• RAPPORTO TRA QUESTE DIVERSE FORME DI ECONOMIA: le forme di reciprocità
sopravvivono perché il mercato, da solo, non può soddisfare la presenza di allocazione delle
risorse. Il Neoliberismo ha riproposto l'egemonia dello scambio ma, con la crisi del 2008, il
mercato non regolato ha preso una fetta troppo grande nell'allocazione delle risorse. La
famiglia non è interstiziale; le forme di redistribuzione sopravvivono perché lo stato è più
importante del mercato come organismo. Più della metà del PIL viene redistribuito a favore
delle categorie, gruppi ecc. L'Italia, perciò, non è un'economia di mercato ma di
redistribuzione al contrario degli USA, dove qui il mercato tende a prevalere. Se si
vogliono studiare le forme di integrazione dell'economia nella società, si deve tenere conto
del fatto che nei sistemi sociali attuali si ha sempre un mix dinamico di queste tre forme
dove nei momenti di crisi la gente si rifugia nella reciprocità e si allontana dal mercato.
(BRICOLAGE: sottrae risorse al mercato e le trasferisce in quella della reciprocità). La
stessa tecnologia è responsabile della migrazione delle risorse.
16/10/2017
15 s.) LE CLASSI SOCIALI IN VARI PAESI Nel 1974 Sylos Labini studiò la
struttura delle classi sociali in Cina, America, Francia e Italia. Egli parte da un’idea ispirata
da Marx ma non la segue letteralmente altrimenti nessuna delle persone sarebbero collocate
in classi (non utilizza solo il termine proletariato); classe operaia: operai dell’industria –
proletariato secondo Marx: lavoratori salariati dell’agricoltura + operai. Ci sono 3 GRANDI
CATEGORIE. La maggioranza della popolazione non appartiene né alla borghesia né alla
classe operaia bensì alle classi medie. Per collocare gli individui Labini ricorre
all’occupazione (non segue il criterio di Marx secondo il possesso dei mezzi di produzione).
Negli anni 70, rispetto alla previsione di Marx della polarizzazione, ci sono un sacco di
persone che non fanno parte delle due classi fondamentali.
Diseguaglianza:
Elevata Modello meritocratico di Modello tradizionale di
mercato ordini e caste
Bassa Modello socialista Modello comunitario
tradizionale
I sistemi sociali non sono uguali, anche nelle società primitive. BASSA
DISEGUAGLIANZA: anche nelle tribù c’era un criterio di prestigio, di considerazione
sociale e anche di potere data la presenza del capo tribù.
17/10/2017
Piritin Sorokin, un sociologo russo, nacque intorno alla fine dell’800 in Russia. Era figlio di
un disoccupato alcolizzato (Marx lo aveva messo nel sotto proletariato) ma il ragazzo era
intelligente e curioso e allora l’unico modo per poter studiare era quello di entrare in
seminario (per i poveri). Non ha però la vocazione per diventare prete perciò si avvicina al
giornalismo e diventa giornalista. All’inizio del 900 la Russia era squassata dai primi
fenomeni di protesta che portarono alla Rivoluzione (1905, finì nel sangue e fu bloccata
dallo zar). Lui era implicato in questa rivoluzione essendo favorevole ed ebbe problemi con
la giustizia. Qualche anno dopo iniziò la vera rivoluzione con l’ascesa dei Soviet. Lui però
apparteneva ad un altro partito e ricoprì anche una carica politica essendo un segretario
(mobilità sociale ascendente). Rimane compromesso con una fazione dopo la sconfitta
perciò fu condannato a morte e, per sfuggire alla condanna, scappa in Europa e poi in
America dove continua il suo lavoro di giornalista ma ha un’impostazione delle cose molto
analitica tanto che gli viene proposta una cattedra all’università americana dove si occupa
della mobilità sociale: lui era stato il testimone di questa mobilità ma anche degli
avvenimenti della rivoluzione russa durante la quale l’aristocrazia aveva perso tutti i suoi
diritti. Il suo contributo allo sviluppo della sociologia coincide con l’analisi della mobilità
sociale, un fenomeno che quindi può essere misurato.
La mobilità sociale è un processo che avviene nel tempo e che ha diverse tappe.
MOBILITA’ INTRAGENERAZIONALE: essa avviene nell’arco dell’unica generazione,
della persona. Si misura confrontando la posizione sociale dell’occupazione all’inizio della
carriera con quella della fine di una carriera.
È importante la casella con i numeri rossi, simbolo di immobilità sociale se sei figlio di
operaio fai anche tu l’operaio. La categoria di maggiore mobilità ascendente è quella verde.
Contadini: padre contadino; figlio: piccolo imprenditore. Il 19,5 % è riferito a coloro che
sono figli di contadini e che continuano a fare il lavoro del padre ma che non possiedono la
terra (in questo caso si parla di borghesia). Dalla borghesia non si passa mai al lavoro
agricolo ma può succedere che si diventi un operaio (mobilità sociale discendente).
Struttura complessiva della tabella: il colore rosso rappresenta una diagonale della matrice
che caratterizza la percentuale dell’immobilità sociale. Il triangolo inferiore sinistro dà
informazioni sulla mobilità sociale ascendente; il triangolo superiore destro dà informazioni
sulla mobilità sociale discendente
Nella società pre-moderna (cioè i sistemi sociali che sono stati prodotti dalle due grandi
rivoluzioni, quella francese e quella industriale) tutto avveniva in famiglia. Con istituzioni di
riproduzione sociale si intendono tutte le istituzioni moderne.
18/10/2017
(Nel 1922 c’è stato l’avvento al fascismo con un cambiamento di potere; nel 1933 c’è stato
l’avvento al nazismo con Hitler che ha usato soprattutto la violenza; negli anni ’30 ci fu il
plebiscito a favore di Mussolini).
20 s.)
POTERE TIPO DI TIPO DI ACCESSO ALLE
LEGITTIMAZIONE ORGANIZZAZIONE RISORSE
23/10/2017
• 1 ESEMPIO: Il ruolo giocato dallo stato (attraverso la tassazione) sulla dinamica della
struttura sociale (diseguaglianze di reddito) Gini ha inventato la diseguaglianza ma si
può applicare a qualsiasi grandezza caratterizzata da differenza. L’indice va da 0 (completa
uguaglianza con società utopistica ma la si può immaginare dal punto di vista teorico; in
questa società tutti percepiscono lo stesso stipendio e lo stesso reddito; la massima
diseguaglianza (immaginata) si ha in una società in cui uno ha tutto e gli altri non hanno
niente. Qui l’indice di Gini si muove tra 0,2 e 0,5 (Messico con più diseguaglianza); l’asse
verticale riguarda la diseguaglianza mentre quello orizzontale riguarda la percentuale delle
tasse sul totale dei redditi con minimo del 20% (Messico diseguale ma tasse basse; lo stato
interviene poco) fino al 50% (Svezia e Danimarca con tasse altissime ((ALTA
TASSAZIONE)) trattenute dallo Stato; lo stato interviene prendendo le tasse, le
redistribuisce e riduce tanto la diseguaglianza). Nel diagramma i paesi si distribuiscono
dall’alto a sinistra verso il basso a destra perciò tendenzialmente i paesi dove c’è più
prelievo fiscale sono quelli dove c’è meno diseguaglianza; nei paesi dove c’è meno prelievo
fiscale c’è più diseguaglianza. GDP: ricchezza prodotta in un anno
• MERCATO: Gran Bretagna per prima; Cina molto tempo dopo. Il mercato dà grandi
opportunità ma punisce duramente gli inefficienti. Il mercato crea ricchezza e
diseguaglianza sociale non giustificata totalmente. Lo Stato interviene per ridurre le
diseguaglianze. Dove lo stato interviene di più allora c’è più uguaglianza, viceversa se ne ha
di più. Gli USA hanno un reddito alto; la Gran Bretagna ha un prelievo fiscale alto ma basso
rispetto all’Italia. La sfera politica delle tasse incide sulla sfera economica redistributiva e
questo provoca una diversa diseguaglianza, cioè la struttura sociale.
24/10/2017
• La globalizzazione classica è influenzata dal ruolo degli stati nazionali (protagonisti dei
processi di modernizzazione) (il fautore della modernizzazione è lo stato nazionale) 1)
Luigi XIV, chiamato “Roi Soleil” perché sul suo regno non tramontava mai il sole (dalla
Luisiana, all’Africa, all’Asia); 2) la Gran Bretagna è stata a lungo la nazione più globale
fino alla 2 guerra mondiale; 3) a partire dall’800 gli stati nazionali si mobilitano nella
competizione verso l’egemonia globale (corsa alle colonie); 4) a partire dalla fine della 2
guerra mondiale, si assiste ad una egemonia culturale americana (l’inglese come lingua
franca internazionale) (gli USA sono i vincitori della 2 guerra mondiale e all’egemonia
occidentale si contrappone quella della Russia); 5) a partire dal 1989, termina la
<globalizzazione dimezzata> e il processo di globalizzazione ha un forte sviluppo fino al
2008 (due parti che non comunicano e non scambiano fino alla guerra fredda con la caduta
del Muro di Berlino; 2008: anno di una crisi che è stata paragonata alla grande depressione
del 1929). Marx era convinto che il capitalismo sarebbe crollato. Il capitalismo cresce in
modo ciclico perciò ad uno sviluppo accelerato corrisponde una crisi che si approfondisce
sempre più tanto che esso non riuscirà più ad alzarsi. Il capitalismo cambia le sue
fondamenta per poter sopravvivere. Il capitalismo è dato da una successione di sistemi
sociali.
25/10/2017
30/10/2017
Si vive più a lungo oggi= problema delle pensioni e della necessità di lavorare più a
lungo. Si parla di Inghilterra e non di GB per poter andare più indietro nel tempo
nell’analisi. 1875/Italia: paese pre-moderno. Lungo l’asse verticale si ha la speranza di
vita alla nascita: in Italia si ha a che fare con meno di 30 anni a causa delle malattie
gastrointestinali e a causa della mortalità infantile. In generale, in Italia si vive di più
rispetto all’Inghilterra e al Galles grazie alla dieta mediterranea. L’Italia ha un processo
di modernizzazione più veloce. Nel 1918 la speranza di vita si abbassa drasticamente a
causa della Spagnola che si abbatte nelle trincee. 1950: Italia come teatro di guerra con
coinvolgimento della popolazione locale mentre in Inghilterra no coinvolgimento diretto.
FATTORI: abbattimento della mortalità infantile, scoperta del contagio orofecale, igiene,
introduzione delle vaccinazioni, migliore nutrizione, maggiore consapevolezza dovuta
all’istruzione.
PARTE II
31/10/2017
Dall’inizio del capitalismo fino ad oggi la società è mutata profondamente tanto che si può
parlare di sistemi sociali diversi. Il capitalismo si è sviluppato prima di tutto in Europa
(capitalismo occidentale moderno con Weber). Marx, invece, risente di un periodo in cui
c’era un approccio positivistico. Weber, d’altro canto, ritiene che ogni fenomeno sociale ha
una sua spiegazione, ogni sistema sociale dipende dalle decisioni degli individui e non da
leggi sociali uguali. Lui ritiene che il capitalismo occidentale moderno ha una sua specificità
perciò si devono ricercare le sue origini, anche premoderne. Per Marx importante era la
struttura sociale (sistema adattivo e della differenziazione) e riconosce che un sistema
sociale è caratterizzato da una cultura, intesa come conseguenza dell’economia e delle classi
sociali (IMPOSTAZIONE MATERIALISTA). Weber afferma che l’impostazione delle
classi sociali è importante (secondo Weber, il proletariato non è legato a nessuno e non si
giova di quelle forme di paternalismo, tipiche del rapporto tra servo e padrone; qui la forza
lavoro salariata formalmente libera è lasciata al suo destino= libertà del mercato). Oltre al
proletariato, importante è la borghesia che ha contribuito allo sviluppo della grande
industria. Weber dice che il capitalismo nasce in maniera esclusiva anche grazie alla cultura
che ha una sua autonomia e che motiva gli individui a darsi da fare sviluppando la società
capitalistica (società moderna come frutto di valori emergenti). Quella di Marx, secondo
Weber, non è una spiegazione sufficiente.
MODERNIZZAZIONE GLOBALIZZAZIONE
Guidata dalla nascita e dallo sviluppo Guidata dalla politica internazionale degli
degli stati nazionali (pace di Westfalia) stati moderni e premoderni
06/11/2017
Specificità del Medioevo in Europa con crescente centralità della città occidentale.
MODELLI DI CAPITALISMO: (il crollo del capitalismo non era stato previsto solo da
Marx ma anche da Ricardo e da Schumpeter; essi ritengono che esso non sia sostenibile
perciò ci si chiede come abbia fatto il capitalismo a sopravvivere: esso è stato capace di
mutare per cui ad ogni grande crisi è stato in grado di trasformarsi al fine di sopravvivere; il
capitalismo è quindi un sistema sociale che muta e si adatta all’ambiente) 1) capitalismo
concorrenziale figura dell’imprenditore innovatore (Joseph Schumpeter), assenza di
barriere all’entrata, assenza di economie di scala (importanza delle innovazioni; chiunque
può entrare sul mercato e iniziare un’attività anche se la tecnologia è primitiva; i costi sono
proporzionali alla produzione e non si hanno vantaggi nel produrre di più; in questo mercato
ci sono tanti piccoli produttori e piccole imprese; questo tipo di capitalismo è dinamico e le
imprese non hanno vantaggi nel diventare grandi); 2) capitalismo oligopolistico figura
del manager, separazione tra proprietà e controllo, economie di scala (il mercato non è più
concorrenziale ma oligopolistico, ossia di pochi sviluppato agli inizi dell’800 sulla scia di
quello americano, proprio nel periodo in cui si sviluppano le industrie e le reti ferroviarie;
l’impresa è così grande che un unico proprietario non è sufficiente perciò egli delega il suo
potere originario a specialisti; l’innovazione è svolta non da chi ha idee geniali ma diventa
un’attività quasi burocratica e prevedibile ed è svolta dai centri di sviluppo; il piccolo
produttore non si può realizzare perché le imprese sono ormai troppo grandi; la proprietà
consiste nel possedere le azioni della società mentre il controllo consiste nella gestione ma,
ad un certo punto, questo inizia a separarsi perciò il proprietario è un azionista che si
interessa del capitale tramite la banca e il manager controlla l’azienda); 3) grande crisi
(1929) autarchia e Keynesismo (il capitalismo si inceppa ma non crolla grazie alle sue
mutazioni e all’importanza data allo Stato che riequilibra la società, che è stata squilibrata
dai meccanismi del mercato; l’autarchia consiste nell’idea che ci si può difendere dalla crisi
chiudendosi e si consolida con le dittature; Keins ideò il Keynesismo capendo che, per
uscire dalla crisi, deve ripartire la domanda di beni e servizi con l’aumento delle spesa
pubblica ben oltre le entrate); 4) fordismo figura dell’operaio massa, capitalismo
regolato, crisi fiscale dello stato (ha il suo massimo sviluppo dopo la seconda guerra
mondiale e termine nel 1974; egli inventa un sistema di produzione basato su un
potenziamento dell’economia di scala; l’operaio massa è dequalificato ed è addetto alla
catena di montaggio; il capitalismo regolato è dato dall’intervento dello stato che assicura
importanti funzioni di welfare nonché miglioramento delle condizioni a favore degli operai,
soprattutto dopo l’allontanamento degli operai dalla catena a causa della monotonia ed è
dato dal Keynesismo; la crisi fiscale dello Stato si sviluppa come esito del fordismo); 5)
primo shock petrolifero (1974) e crisi del fordismo (gli sviluppi petroliferi sono moltiplicati
dallo sviluppo del Fordismo; i paesi produttori di petrolio erano soprattutto quelli arabi ma il
raddoppio del costo del petrolio porta alla crisi del fordismo perciò il capitalismo, ancora
una volta, muta radicalmente); 6) modelli alternativi “distretti industriali” e modello
giapponese (Toyotismo) (il toyotismo è un modo di costruire l’automobile in modo diverso;
il modello dei distretti industriali ha origine in Italia ed è basato sul ritorno alla piccola
impresa ma poi è stato imitato); 7) grande crisi (2008) capitalismo responsabile (il
modello di capitalismo emergente e attuale)
07/11/2017
ITALIA: fine 800, inizio 900 Il villaggio Crespi d’Adda 1878 (prima dell’invenzione
dello sfruttamento elettrico): originariamente era un cotonificio con un prezzo basso del
cotone. “Adda”: accanto al fiume omonimo. “Crespi”: famiglia proprietaria. Questa
fabbrica nasce vicino al fiume perché la forza motrice proveniva dall’acqua; si trattava
di energia accessibile (origine medievale). Al fine di permettere ai contadini di lavorare
costantemente in fabbrica, viene costruito un vero e proprio villaggio con la fabbrica, le
abitazioni degli operai, la scuola, la lavanderia e il medico (copertura sanitaria). In
questo modo gli operai abbandonano il loro podere e si trasferiscono definitivamente nel
villaggio (l’assenteismo viene abolito). L’impresa ci guadagna dal punto di vista della
prevedibilità e della certezza dell’organizzazione produttiva. (Rossi: lana). Questo
obiettivo è presente anche in Gran Bretagna con Owen, il primo che creò i villaggi
operai. Questo intendimento ebbe anche altri risvolti: il medico si interessava della
salute del personale ma era pagato dal padrone perciò il suo ruolo era importante al fine
di valutare positivamente o negativamente le malattie dei lavoratori (vera malattia o
assenteismo volontario); egli quindi aveva nelle mani il controllo del lavoro. Importante
era quindi l’aspetto gerarchico delle case con le abitazioni normali e il castello dei
proprietari. Obiettivo dei Crespi: prestigio della famiglia come prestigio della fabbrica
con richiamo medievale (la fabbrica era un feudo con padrone, medico e parroco,
dirigenti, impiegati e operai concezione paternalistica non necessariamente legata al
capitalismo concorrenziale ma incoraggiata dalla religione). Il controllo sociale era
molto forte perché ciò permetteva anche una gestione efficiente del lavoro. Il
paternalismo protegge il lavoratore ma, allo stesso tempo, lo controlla (=assenza di
democrazia).
08/11/2017
Tutte le produzioni devono essere standardizzate. Qualsiasi deviazione deve essere
controllata perché ha a che fare con il decadimento del prodotto.
LA CATENA DI MONTAGGIO DEL MODELLO FORD T 1920 CA: la catena deve
essere lunga un centinaio di metri. Dopo l'assemblaggio, il prodotto deve essere collaudato.
La catena scorre ed è spinta dal motore. La produttività dipende dalla velocità della catena
perché se si accelera la catena i lavoratori sono costretti a fare in meno tempo quello che
riuscirebbero a fare con calma. Se non riescono in tempo, può succedere che ci siano
deviazioni.
REQUISITI DEL FORDISMO: 1) elettrificazione e comunicazioni come presupposti di
un mercato di consumi di massa (la comunicazione è fisica; con una buona comunicazione i
prezzi si abbassano e iniziano le competizioni allargando il mercato); 2) grandi investimenti
e utilizzo di tecnologie molto specializzate (quindi rigide) (per abbassare i costi non
dovevano esserci delle opzioni; l’automobile era un prodotto standard; la questione della
qualità sarà trattata con il toyotismo; questa catena di montaggio era studiata solo per quel
modello T nero); 3) stabilità del mercato (produzione a magazzino e ricorso al
decentramento come strategie di stabilizzazione (l'andamento ciclico dell'economia non va
bene per il fordismo perché con la sua rigidità è possibile compiere solo un numero di pezzi;
esiste un limite oltre il quale la produzione non può andare ma non si può tornare indietro
perché i prezzi aumenterebbero. Il mercato è in espansione grazie al fordismo ma l'economia
continua ad essere ciclica perciò la soluzione fu quella della produzione a magazzino, che
consiste nell'immagazzinare i prodotti non venduti senza abbassare la produzione altrimenti
i prezzi aumenterebbero e, per far fronte a qualsiasi evenienza, anche i magazzini si
allargano notevolmente immagazzinando anche i singoli pezzi del prodotto da usare per un
eventuale assemblaggio. Se il mercato richiede più automobili di quanto l'azienda a pieno
ritmo è in grado di produrre, l'azienda può decidere di creare un nuovo stabilimento oppure
andare incontro al decentramento produttivo prendendo pezzi della produzione e
consegnandoli a piccole aziende affinché ci possa essere un aiuto reciproco; l'indotto è
quell'insieme di fornitori che servono le industrie e coincide con il decentramento; in questo
caso, l’azienda delega il lavoro ad altri)
I CONSUMI DI MASSA DEL MODELLO FORDISTA: la società dei consumi di massa
è indotta dal fordismo (Italia); c'è un salto di qualità nella vita messo in relazione con la
scala dei bisogni di Maslow. Il fordismo ha soddisfatto i bisogni di sicurezza (pensione,
assistenza sanitaria ecc). Ci sono però anche problemi sociali perché il perseguimento dei
bisogni di sicurezza passa attraverso le rivendicazioni di copertura sanitaria a livello
politico.
CONSEGUENZE SOCIALI DEL FORDISMO: 1) crescita numerica dell'"operaio
massa" (anni 70 con uguaglianza del basso); 2) organizzazione degli interessi sulla base di
principi egualitari (uguaglianza delle categorie omogenee); 3) aumento di potere dei
sindacati (stesse condizioni e obiettivi e crescente organizzazione operaia con sviluppo del
ruolo del sindacato); 4) aspettative di promozione sociale e di miglioramento continuo delle
condizioni sociali ed economiche (consumismo incoraggiato da aspettative di promozione
sociale che attiravano i contadini del Sud e i figli degli stessi contadini diventavano operai;
nel 1969 le università si aprono a qualsiasi diploma; le stesse aspettative pian piano
diventano crescenti e spesso anche dirompenti perché non è detto che la società li soddisfi; i
desideri sono esauditi); 5) risposta politica attraverso lo sviluppo del Welfare State (i
politici iniziano a promettere desideri e richieste e ciò in realtà è stato realmente fatto
attraverso lo sviluppo dello stato di benessere; la grande produttività del fordismo aumenta il
benessere delle famiglie degli operai ma permette anche un aumento del prelievo
fiscale a favore dello stato di benessere); 6) aspirazioni di “classe media” (consumi di
massa, scolarizzazione di massa) (aspirazione ad una mobilità sociale ascendente e ad una
classe impiegatizia; l’investimento nella scuola è visto come un meccanismo di mobilità
sociale)
FATTORI DI CRISI DEL FORDISMO: (avviene nel giorno in cui i paesi arabi decidono
di far pagare il doppio del petrolio per un dollaro e mezzo in più; si parla di una crisi interna
al sistema e fattori esterni ed è proprio la loro combinazione che ha creato uno squilibrio) 1)
saturazione della domanda, che rimane soltanto sostitutiva (fattore interno che riguarda
qualsiasi tipo di prodotto; la domanda si satura quando tutti possiedono lo stesso bene perciò
la domanda sarà solo di sostituzione; in questo modo il mercato rallenta e si ferma); 2)
crescita di una domanda diversificata di qualità (tutti quelli che hanno lo stesso bene
competono tra di loro ma il fordismo non riesce a star dietro a ciò perché non è adatto a
spingere quella frontiera nuova del confronto sociale; la diversificazione va contro la
standardizzazione e si ha un'evoluzione del mercato perché non ci si accontenta più del
prodotto standardizzato ma lo si vuole diversificato e di qualità); 3) concorrenza dei paesi di
nuova industrializzazione con basso costo del lavoro (fattore esterno di tipo globale); 4)
impennata dei prezzi del petrolio (prima i prezzi erano bassi e calanti mentre ora si assiste
ad un aumento della benzina e dei trasporti in generale; la domanda iniziò ad aumentare con
l’inizio dell'inverno e siccome i prezzi sono maggiori anche le imprese devono rivedere i
propri facendo inceppare i circoli virtuosi del mercato che diventano viziosi perché il prezzo
aumenta ma la gente non compra); 5) abbandono del sistema dei cambi fissi (fondamentale è
la prevedibilità; la valuta di un paese inizia a variare comportando un’incertezza ma, allo
stesso tempo, questo abbandono crea un cambio del costo); 6) conflittualità industriale
(causa della fine del fordismo in Italia ed è innescata dalle conseguenze economiche;
l’inflazione aumenta senza un aumento dei salari e i prezzi aumentano perciò i lavoratori
hanno minore potere di acquisto e la stessa domanda di beni e servizi si riduce quindi anche
gli stessi imprenditori vendono di meno; da qui l’inizio degli scioperi e della conflittualità
che, in realtà, era già iniziata nel 1968 anticipato nel 1966 dalle proteste studentesche
negli USA e non dagli operai a causa della debolezza dei sindacati mentre in Europa sia gli
studenti che gli operai scioperano. Il Fordismo permette alle grandi masse della società di
passare dal primo al secondo gradino nella scala di Maslow e, di fronte al terzo gradino, gli
operai erano considerati tutti sullo stesso livello senza la presenza di promozioni
((scolarizzazione di massa: mobilità sociale ascendente)); le contestazioni sono così forti da
mettere in dubbio la fabbrica fordista e la stessa catena di montaggio comportando un blocco
delle aziende che falliscono; il debito in Italia si è creato per acquietare la protesta ); 7)
disponibilità di nuove tecnologie flessibili (robotizzazione)
(le tecnologie rigide del fordismo sono superate a favore di quelle flessibili con
l’introduzione dei robot che sostituiscono gli operai della catena di montaggio; in questo
modo viene favorita la disoccupazione di massa)
TAYLORISMO-FORDISMO
Produzione di massa
Verticalizzazione a monte e a valle e crescita dimensionale
Organizzazione gerarchica e parcellizzata con controllo delle varianze
Operaio massa dequalificato
Gestione burocratica e organizzazione produttiva mediante una gerarchia interna
REQUISITI DEL FORDISMO
Elettrificazione e comunicazioni come presupposti del mercato di consumo di massa
Investimenti e utilizzo di tecnologie specializzate e rigide
Stabilità del mercato (produzione a magazzino e ricorso al decentramento)
13/11/2017
MODELLI ALTERNATIVI (O COMPLEMENTARI) EMERGENTI: (il fordismo
scompare nei paesi occidentali dove era nato; essi però non si sono impoveriti anzi hanno
offerto modelli alternativi per i paesi in via di sviluppo) 1) Toyotismo (automazione
flessibile, zero scorte, total quality, just in time) e scomparsa dell’operaio massa (Toyota; si
fonda su principi contrari al fordismo grazie alla robotizzazione; dagli anni ’70 in poi, il
tecnico diventa la figura centrale, il cui lavoro non è manuale perciò non vi è più l’operaio
contadino; egli si occupa solo del processo e non del prodotto favorendo un’alta
produttività; automazione flessibile mentre il fordismo era rigido, ora è la tecnologia e la
fabbrica che aiuta a far fronte agli imprevisti; zero scorte non si ha più la produzione a
magazzino ((se ho i costi bassi sono sicuro di vendere e produco sempre lo stesso prodotto))
ma si produce a domanda perché il consumatore è diventato volubile e richiede prodotti
personalizzati che l’imprenditore non può conoscere; si parte con l’ordinazione del modello
presso il concessionario e si opera in base al tempo; la fabbrica produce solo in seguito al
pagamento da parte del cliente; just in time produzione del prodotto solo dopo la
domanda e l’ordinazione; total quality prima era importante la produzione veloce e gli
imprevisti erano risolti solo a prodotto finito mentre ora vi è anche la garanzia di
sostituzione in quanto gli imprevisti sono rari; la total quality unisce tutte le diverse fasi di
produzione con il controllo tanto da essere imitato anche negli USA; scomparsa il
welfare state prodotto dal Fordismo comporta una perdita del lavoro degli stessi operai non
solo perché non sono tecnici ma anche perché il loro posto è completamente sostituito dai
robot); 2) distretti industriali (imprese a rete, divisione del lavoro inter-organizzativa,
complementarietà produttiva, assetti locali, economie esterne), mobilitazione
individualistica di mercato e diffusione dell’intraprenditore (al di fuori della grande
industria anche se essa favorisce il decentramento con la nascita di piccole imprese
sparpagliate sul territorio e vicine alle grandi imprese; pian piano acquistano autonomia; essi
si diffondono già durante il Fordismo; le piccole imprese provenivano spesso dai migliori
responsabili delle catene di montaggio perciò esse nascono dal basso, dai lavoratori manuali
perciò i distretti sono innanzitutto un fenomeno territoriale e sono un insieme di piccole
aziende che svolgono attività riguardanti un unico prodotto finito; imprese a rete
cooperazione funzionale e relazione idiosincratica tra le imprese; la reattività è diretta al mio
referente; qui le economie sono territoriali perché si creano esternalità positive ((rapporti
fiduciari stabilmente tra i distretti)), ossia conseguenze esterne dell’attività industriale, date,
ad esempio, dall’inquinamento ((esternalità negativa)) il cui costo non rientra nel prezzo o
dal traffico; divisione del lavoro inter-organizzativa data dalla specializzazione delle
imprese, che sono piccoli reparti di una grande impresa virtuale; complementarietà
produttiva si evita la concorrenza; assetti locali esternalità positiva; il governo locale
conosce l’industria locale e l’aiuta perciò rapporto fiduciario tra la sfera economica e la
politica; nei distretti industriali non vi sono lotte perché la gente pensa solo a lavorare e ad
arricchirsi anche perché essi permettono la mobilità sociale ascendente che, invece, mancava
nel Fordismo; mobilitazione individualistica di mercato fine del crollo del Fordismo con
contrapposizione di classe tra lavoratori ((partito comunista)) e manager ((democrazia
cristiana)) che, però, è assente nei distretti perché c’è l’opportunità di mobilità sociale da
parte di tutti quegli operai più intraprendenti che potevano essere incoraggiati
dall’imprenditore a mettersi in proprio pur rimanendo nella rete dei rapporti di fiducia delle
diverse imprese; si ha quindi l’assenza di economie di scala; le grandi lotte operaie del ciclo
1968-72 hanno dato il colpo di grazia al Fordismo; nel Fordismo si ha la mobilitazione
collettiva tramite il sindacato, a livello politico, al fine di migliorare la propria condizione
ma si ha un’assenza di promozione perché tutti sono uguali ((solidarietà di classe)) mentre,
nei distretti, si ha una mobilitazione individualistica perché il lavoratore cerca di
promuovere solo i propri interessi ((solidarietà del territorio)) sfruttando le opportunità del
mercato dal momento che il potere dei sindacati era basso e il consenso politico era
coerente; diffusione dell’intraprenditore colui che ragiona da imprenditore pur essendo
ancora un dipendente; è ancora un caposquadra ma si impegna al fianco dell’imprenditore
per ottenere una promozione e mettersi in proprio)
MAPPA DISTRETTI INDUSTRIALI IN ITALIA (1980 circa secondo fonte ISTAT):
ognuno è specializzato in un tipo di produzione (meccanica: Modena-Bologna; seta: Como;
coltelleria: Erba, tra Como e Lecco; tessile: Prato, vicino Firenze; lana: Biella; pelli:
Vicenza; mobilio: Cantù la produzione è suddivisa in un insieme anche molto numeroso
di imprese che sono in relazione di subfornitura tra di loro perciò ogni singola impresa si
interessa di una singola fase di produzione; la logica di produzione è localistica ma entrerà
in crisi con la globalizzazione; essi hanno diffuso in tutta l’Italia l’industrializzazione che,
prima, aveva interessato solo il cosiddetto triangolo industriale (anni ‘50), con Milano,
Torino e Genova durante il primo decennio giolittiano, nel 900; Piemonte: grande industria;
gli stessi distretti hanno consentito l’industrializzazione in tutte quelle regioni non ancora
sviluppate)
IKEA: economie di scala e di scopo
14/11/2017
CARATTERISTICHE DEI DISTRETTI INDUSTRIALI: 1) “small is beautiful”,
economie di scopo e non più di scala (questo modello di slogan è stato copiato in altri paesi
ma non ha funzionato altrove perché solo in Italia c’era la cultura localistica
((campanilismo)) che, poi, entrerà in crisi con la globalizzazione; questo sistema sociale è
stato teorizzato da autori americani che hanno trovato somiglianze con Silicon Valley;
assenza di economie di scala e di barriere all’entrata perché vige l’idea dell’importanza delle
piccole imprese); 2) la concorrenza si attenua e lascia il posto alla cooperazione tra
imprese, integrate nella catena del valore; 3) esternalità positive; 4) mobilità sociale
ascendente e consenso politico; 5) cooperazione tra sfera economica e sfera politica e
subculture industriali omogenee (regioni bianche e rosse) (tutte e due sostengono
l’industria)
ALTERNATIVE AI MODELLI DI CAPITALISMO (CARATTERISTICHE DEI
SISTEMI SOCIALI PIANIFICATI): 1) conseguimento dello scopo
industrializzazione accelerata (priorità all’industria pesante) (si parte da una situazione di
arretratezza dei paesi capitalisti perciò si cerca di industrializzare Russia e Cina, tra i tanti
paesi; l’industria pesante è collegata alla produzione di massa dell’acciaio ma può anche
essere utilizzata per i mezzi di trasporti e per gli armamenti); 2) funzione adattiva
economia di piano, subordinata alla politica (centralità del mercato nei paesi capitalisti
mentre, nei sistemi sociali pianificati, l’economia è subordinata alla politica perché, in
assenza di mercato, ci deve essere un meccanismo di allocazione delle risorse date
dall’economia di piano); 3) riproduzione sociale istituzioni statali e di partito, che
sostituiscono le associazioni e assumono importanti funzioni svolte dalla famiglia (partito
come istituzione di riproduzione sociale ancora valido, ad esempio, in Cina; le associazioni
sono spontanee aggregazioni di cittadini utili per le eventuali decisioni politiche e assenti in
Russia a causa della dittatura; l’importanza di istituzioni statali riduce l’importanza della
famiglia); 4) differenziazione interna riduzione delle diseguaglianze (abolizione della
proprietà privata, appiattimento delle retribuzioni) (nei sistemi socialisti si ha una riduzione
delle diseguaglianze grazie alle due caratteristiche citate sopra; il lavoro manuale era più
importante perché permetteva la produzione di un bene); 5) attribuzione di senso
mobilitazione delle masse, ateismo, utopia della società comunista, controllo politico dei
mezzi di comunicazione di massa (creazione del consenso; il ruolo della religione è azzerato
e sostituito con l’utopia della società comunista ((non si ha una retribuzione sulla base del
contributo ma sulla base dei propri bisogni; realizzazione del paradiso in terra))).
A partire dalla rivoluzione del 1917, si sviluppa un nuovo modello di sistema sociale che ha
avuto successo, ossia il socialismo (primo satellite lanciato nel 1961 per la conquista
dello spazio; edilizia popolare)
ALTERNATIVE AL MODELLO DI CAPITALISMO (PERCHE’ IL MODELLO
SOVIETICO NON HA RETTO): 1) idea sbagliata che l’avidità e il rent seeking non
dipendano dalla natura umana, ma solo dalla classe sociale di appartenenza (desiderio di
ottenere di più con minore sforzo che avviene a prescindere dalle idee politiche perché fa
parte della natura umana; il rent seeking è tipico di qualsiasi essere biologico al fine di
ottenere qualcosa senza il minimo sforzo; Marx afferma, invece, che è la borghesia e i
capitalisti ad essere avidi al contrario della classe operaia); 2) meccanismi di motivazione
basati esclusivamente sulla mobilitazione ideologica (il sistema capitalistico e di mercato
incentivava i lavoratori a fare sempre di più mentre, nel sistema socialista, non essendoci il
mercato, le persone non sono premiate e incentivate ma hanno degli ideali che spinge loro
verso un mondo migliore anche se poco realizzabile); 3) abolizione della proprietà privata
(era vero che la proprietà privata è fonte di diseguaglianza e di motivazione); 4) illusione
che il coordinamento centralistico dell’economia potesse fare meglio del mercato (Marx
aveva studiato il ciclo economico che, appunto, era ciclico e non poteva essere evitato; esso
però crea anche ripercussioni negative e riprese ma con costi elevati; il mercato crea
diseguaglianze ingiustificate e troppi costi sociali perciò era necessario trovare scorciatoie);
5) atteggiamento paternalista nei confronti del popolo (a livello macro del sistema sociale;
vige l’idea che il popolo non è in grado di esprimere e di perseguire i propri reali bisogni
perciò si ha bisogno di un’elite che possa identificarli e perseguirli con grande convinzione;
in nome del paternalismo, sono state poi commesse delle stragi)
15/11/2017
(il mercato crea efficienza e il crollo del modello socialista dimostra questo; allo stesso
tempo, esso genera diseguaglianze ingiustificate dal merito e dal demerito; il mercato
funziona perché è in grado di rispondere alle utilità individuali al contrario dei sistemi
sociali pianificati; importante però è la redistribuzione tramite lo Stato per riequilibrare
la società; le moderne economie di mercato non possono fare a meno dello stato. Solo il
mercato concorrenziale fa gli interessi del consumatore e la legislazione antitrust è tipica
degli USA. Il modello socialista è fallito perché ha inutilmente abolito il mercato; il
mercato, in realtà, funziona perché c’è uno Stato che lo difende. Crollo del
Socialismo come Marx non avrebbe voluto: le istituzioni non sono efficienti perché, da
una parte, c’è il fatto che finché l’economia è pianificata l’industria degli armamenti si
sviluppa e lo Stato opera senza il mercato ma quando si deve passare dalla produzione di
beni di base a quelli per i cittadini, il produttore opera in base al bisogno dei consumatori
ma, senza il mercato, il produttore non può conoscerli. Il mercato tende a formarsi
partendo dalle decisioni dei singoli.) La sconfitta del modello socialista non ha ridotto il
ruolo dello Stato in molte moderne economie di mercato. Le istituzioni pubbliche
garantiscono il funzionamento del mercato concorrenziale: 1) leggi antimonopolistiche
che assicurino il mantenimento della concorrenza, poiché ciascun operatore è
interessato a restringerla (se guardiamo alle strategie delle aziende sul mercato, esse
fanno di tutto per aggirarlo e controllarlo al fine di non sottostare ad esso); 2) il ruolo
dello Stato nella produzione di beni pubblici come la difesa, la giustizia, le
infrastrutture, l’istruzione (risoluzione del dilemma del prigioniero) (il mercato non è in
grado di fornire beni pubblici; teoria dei giochi: il dilemma del prigioniero è un gioco
che dimostra che operatori razionali, pur sapendo qual è il meglio per tutti, non
sono in grado razionalmente di prendere le giuste decisioni per questioni
prudenziali. Nel 1700 Rousseau si pose il problema di come sia possibile la società e
affermava che la società non è un dato, ma è un sistema sociale che potrebbe collassare
perciò aveva individuato il problema della società nella collaborazione sistema
primitivo: sistema sociale formato da due famiglie di cacciatori e raccoglitori; i due
cacciatori sono capifamiglia e possono cacciare i castori o i cervi ma la caccia del
castoro può essere fatta individualmente mentre per il cervo ci si deve mettere
d’accordo; razionalmente ci sarà un interesse a cacciare insieme ma, in questo,
importante sarà la fiducia reciproca – combinazione di decisioni combinate tra due
giocatori per vedere cosa può succedere a seconda delle diverse decisioni dei singoli;
unendo le decisioni, si ottengono 3 esiti: tutti e due decidono di non collaborare, tutti e
due decidono di collaborare oppure chi decide di non collaborare ottiene di più rispetto a
colui che ha deciso di collaborare il cui risultato sarà pari a zero perciò il cacciatore, se
non si fida del suo compagno, sarà costretto a cacciare da solo perciò ciascuno non
ottiene il massimo ma quantomeno ottiene qualcosa seppur il minimo. Razionalmente
ciascuno opera non per ottenere il massimo ma semplicemente per accontentarsi di
qualcosa; il cervo è metafora del bene pubblico, che si ottiene con la collaborazione di
tutti. L’unico modo per evitare ciò è che lo Stato costringa l’individuo al pagamento
delle tasse. Uno Stato è necessario altrimenti lo stato non produrrebbe beni che sono
necessari per tutti e che garantiscono l’uguaglianza.)
1) I sistemi sociali fin ora analizzati vedono la centralità della fabbrica; 2)
l’organizzazione della fabbrica spiega l’organizzazione della società che le sta intorno
(Fordismo, distretti industriali nei quali il distretto stesso è il sistema – i paesi
occidentali son deindustrializzati mentre in quelli orientali al centro c’è sempre la
fabbrica); 3) con lo sviluppo della società terziaria, la fabbrica perde centralità
(sparisce spesso dall’orizzonte di molti sistemi sociali) (settore primario con
l’agricoltura che rappresentava il 90% nel Medioevo ma oggi conta meno dell’1% in
Europa e negli USA; settore secondario con l’industria che diventa quello più
importante; settore terziario con commercio, distribuzione, attività intellettuale) 4) i
sistemi sociali terziari vedono la centralità del (super)mercato. La figura sociale
dominante non è più l’operaio ma il consumatore (il (super)mercato diventa il centro di
aggregazione; il consumo è il driver di tutte le attività)
PARTE III A
LA COMPARAZIONE DEI SISTEMI SOCIALI NELLO SPAZIO (situazione del
dibattito sui tipi di capitalismo che si sono succeduti a causa delle grandi crisi)
TRE MODELLI DI CAPITALISMO GLOBALE (tutti basati sul mercato): 1) “market
driven”, tipico delle due maggiori economie anglosassoni (USA, UK) (indirizzato dal
mercato che viene lasciato operare più liberamente rispetto agli altri due modelli; USA fin
dalle origini e UK a partire dalle riforme del governo Thatcher); 2) “renano”, tipico (con
varianti: Scandinavo e Mediterraneo) dei paesi dell’Europa continentale (capitalismo
regolato con mercato controllato dallo Stato; parte dal fiume Reno che nasce in Svizzera,
attraversa la Germania e la Francia e la foce è Rotterdam; esso ha due varianti: in quella
scandinava lo stato interviene di più come produttore di servizi mentre in quella
mediterranea lo Stato interviene ma svolge una funzione redistributiva); 3) “autoritario
asiatico”, tipico delle economie emergenti (Singapore, Corea del Sud, Taiwan, Cina)
(“emergenti” a partire dagli anni ’70 ed è autoritario perché si ha una piena libertà di
mercato in cui però non si hanno le caratteristiche delle democrazie occidentali e quindi non
si ha nemmeno la libertà di scelta; è difficile mantenere una liberalizzazione economica)
COMPARAZIONE SU SEI DIMENSIONI: 1) modello di governance: modi di
funzionamento della finanza e assetto proprietario delle imprese (funzione adattiva)
(governance è il sistema di governo che non è mai autocratico perché, in esso, diversi
esponenti, rappresentanti di interessi, si mettono d’accordo sulla base di certe regole; il
potere gestito è plurale nelle democrazie e riguarda la negoziazione di fini e mezzi; finanza
come allocazione delle risorse; assetto: proprietari e assetti diversi che gestiscono le
strategie di investimento); 2) modalità istituzionali di coordinamento dell’economia:
rapporto tra Stato, mercato e organizzazioni di rappresentanza degli interessi (funzione di
conseguimento degli scopi) (il mercato non è assolutamente autoregolato perciò si hanno
modelli di regolazione dell’economia che stabiliscono il rapporto tra Stato e mercato;
organizzazioni: associazioni dei lavoratori o sindacati, associazioni degli interessi degli
imprenditori come la Confindustria); 3) regime di welfare: organizzazione del sistema
previdenziale (funzione di riproduzione sociale) (tre tipi di modelli di welfare, dati dal grado
di intervento dello Stato o da quanto viene lasciato al mercato); 4) modi di formazione del
capitale umano e livelli di qualificazione richiesti dall’economia (riproduzione sociale)
(socializzazione per l’acquisizione di competenze professionali; formazione di competenze
da parte del sistema a fronte della qualificazione; il capitale umano è dinamico); 5) sistema
di relazioni industriali e ruolo specifico nella regolazione degli interessi (conseguimento
degli scopi) (le relazioni industriali si chiamano così dai tempi del fordismo e riguardano la
gestione dei rapporti sui luoghi di lavoro tra aziende e sindacati in azienda ((livello micro
delle imprese))); 6) modi di contenimento del costo del lavoro, a garanzia della produttività
(funzione adattiva) (competitività di un sistema rispetto agli altri; i sistemi sociali con un
costo di lavoro relativamente più basso fanno concorrenza e vincono la competizione
rispetto a quelli con il costo del lavoro più alto CINA; se i sindacati sono forti allora si
possono pretendere aumenti salariali ma se questi sono troppo forti, tendono a rendere il
sistema meno competitivo)
20/11/2017
MARKET DRIVEN: 1) Governance: public companies (il grande pubblico possiede
grandi imprese con prevalenza di separazione tra proprietà e controllo; NO Microsoft
perché c’è ancora il fondatore), centralità degli shareholders (azionisti come
riferimento; il soddisfacimento dello shareholder è fondamentale), ruolo della borsa
(serve per raccogliere capitale e sviluppare le aziende; le aziende si finanziano grazie
alla borsa), logica di breve (il management sa che i piccoli azionisti manterranno le
azioni senza venderle e cercheranno di aumentare i dividendi in un tempo breve; la
logica aziendale tende al guadagno immediato); 2) modalità di coordinamento: mercato
e gerarchia, bassa pressione fiscale, ruolo dell’apparato militare-industriale (il motore
dell’orientamento è dato dal mercato e dalla gerarchia, ossia le grandi imprese
multinazionali che, al loro interno, non sono dominate dal mercato ma dai manager che
decidono come allocare le risorse; perché il mercato sia al centro, occorre che lo stato sia
di lato perché se non interviene le tasse sono basse; lo stato interviene nell’apparato
militare-industriale perché occorre una produzione a lungo periodo); 3) regime di
welfare residuale, promozione di soluzioni di mercato che si basano sull’assunzione
individuale dei rischi (welfare residuale perché riguarda aspetti che il mercato non può
soddisfare e solo alcune categorie molto povere, è privato ed è basato sulle assicurazioni
private; la concorrenza del mercato sul lavoro è fatta tra imprese e non tra lavoratori; è il
mercato che gestisce il welfare e, per quelli che non se lo possono permettere, esiste
quello residuale; in questo modello, la colpa o il merito è tuo mentre in quello renano è
lo Stato che ha in mano la situazione; il consumatore sa che la copertura assicurativa
dipende da lui perciò è un sistema basato sulla piena individualità e su scelte
individuali); 4) formazione del capitale umano: lasciata al mercato e conseguenti
problemi di produzione del bene collettivo (capitale umano inteso non solo come
competenze ma anche come livelli complessivi di una società; esempi delle due aziende
A e B con concorrenza di competenze); 5) relazioni industriali: sindacato debole e
utilizzo della flessibilità numerica (debolezza dei sindacati intesa come opportunità data
alle aziende sfruttando la possibilità numerica ((aumento il numero dei dipendenti
quando l’economia va bene o licenzio tranquillamente perché tanto i sindacati sono
deboli))); 6) contenimento salariale: ruolo della disoccupazione in un mercato del
lavoro flessibile (gli stipendi sono relativamente bassi rispetto alla produttività
((Taylor)); se i salari aumentano troppo, le aziende fanno meno profitti e vanno in
perdita crisi del sistema disoccupazione abbasso gli stipendi).
21/11/2017
MODELLO RENANO: 1) governance: finanza oligopolistica (concorre a livello
globale), gruppi con assetti proprietari integrati (ci sono proprietari che mantengono
percentuali di azioni da contare sul controllo; si mettono d’accordo gli azionisti, nessuno
di loro ha la maggioranza delle azioni ma rappresentano l’azionista di riferimento)
centralità degli stakeholders (comprende gli azionisti ma anche tutti quelli che hanno un
interesse legittimo nell’azienda; i clienti sono stakeholders perché ci tengono
all’efficienza aziendale; le banche sono stakeholders perché prestano denaro all’azienda
e lo rivogliono indietro; lo stato è uno stakeholder perché gli stipendi vengono tassati e
ogni azienda è fonte di tasse per lo stato; gli azionisti sono solo un tipo di stakeholder),
ruolo delle banche (sono centrali perché gran parte dei flussi finanziari non passa
attraverso la borsa ((market driven); le aziende trovano altri canali di finanziamento
prendendo in prestito dalle banche al contrario degli azionisti che sono una proprietà),
logica di lungo periodo (la logica di breve periodo non funziona perché il potere
decisionale è nelle mani dell’azionista di riferimento e non nei piccoli azionisti, che
vogliono solo il dividendo; la proprietà è fissa perché i gruppi di riferimento vogliono
mantenere il controllo e non vendono facendo riferimento alle banche; vengono accettati
programmi di sviluppo di lungo periodo; nel sistema market driven si ha un programma
di breve periodo perché nessun azionista se la sentirebbe di accettare un programma di
lungo periodo soprattutto se esso indica una riduzione dei dividendi); 2) modalità di
coordinamento: ruolo redistributivo dello Stato (lo stato tassa molto di più e distribuisce
attraverso un welfare ricco e universale; una percentuale di reddito più alta viene presa
tramite le tasse e redistribuita attraverso la spesa pubblica), importanza delle
associazioni e dei network (Confindustria e sindacati che hanno una forte influenza sullo
stato ((il mercato non è un decisore e, nel caso dello stato, il decisore è il governo; gli
attori che rappresentano gli interessi sono istituzionalizzati e collegati con gli altri),
centralità del coordinamento settoriale (GERMANIA; nato in Italia, è una concezione
per cui all’interno di ciascun settore le decisioni si ripartiscono e i rappresentanti degli
interessi sanno che un settore ha interessi specifici diversi rispetto ad un altro; i sindacati
e gli imprenditori possono portare avanti e insieme uno stesso interesse; il
coordinamento settoriale è importante per raggiungere gli obiettivi); 3) regime di
welfare universalistico (chiunque ha diritto a godere dei servizi di welfare in quanto
cittadino; è lo stato che ha il dovere di provvedere alla sicurezza di ogni cittadino),
basato sul riconoscimento dei diritti di cittadinanza (offerta di servizi pubblici standard
o di trasferimenti alle famiglie) (l’esercizio dei diritti di cittadinanza può avvenire in
modo diverso e vengono riconosciuti attraverso trasferimenti diseguali di denaro alle
famiglie; standard significa che tutti i cittadini sono trattati allo stesso modo); 4)
formazione del capitale umano come servizio pubblico (le esigenze di formazione, anche
professionale, del capitale umano è inglobato nel servizio pubblico ((distretti
industriali)), basato sulla collaborazione tra governo locale e associazioni (il governo
locale conosce le esigenze del territorio esattamente come le associazioni, anch’esse
locali; è il territorio che fornisce un capitale umano, aggiornato alle esigenze delle
tecnologie e collaborazione per la formazione pubblica nei luoghi di lavoro); 5)
relazioni industriali basate sul riconoscimento di un sindacato forte e rappresentativo
(nel market driven i sindacati sono deboli perciò le aziende collaborano con i lavoratori a
livello individuale, anche se questo può essere costoso perciò l’ideale è quello di
nominare un unico rappresentante; il sindacato ((è solo uno)) è in grado di negoziare a
favore dei lavoratori, è rappresentativo e responsabile perché conosce le esigenze locali;
la forza del sindacato è accettata e deve avere anche ben chiaro i livelli di compatibilità
del sistema; si chiede il possibile senza mettere in crisi l’azienda) e uso della flessibilità
funzionale (moderazione salariale chiesta ai sindacati con assenza di licenziamenti a
favore della flessibilità funzionale delle azioni svolte); 6) contenimento salariale basato
su accordi neocorporativi macro o aziendali (accordi neocorporativi con un sindacato
forte e chiamati così perché richiamano gli accordi corporativi ACCORDI
CORPORATIVI: periodo fascista; essi erano modelli basati su un’organizzazione
dell’industria per settori e gli interessi per settori sono in gran parte condivisi dagli
imprenditori e dai lavoratori ((Marx affermava il contrario)); i sindacati sono obbligatori
e ciascuno si può iscrivere solo a quello riconosciuto dal governo; dopo la seconda
guerra mondiale, il sistema corporativo non fu più accettato perché antidemocratico;
GERMANIA, AUSTRIA; livello macro: 1995 con inflazione; aumento dell’inflazione e
aumento automatico al fine di ridurre il conflitto aziendale; con la diminuzione
dell’inflazione, fu ridotto l’automatismo che riguardava tutti i lavoratori di tutte le
aziende; attualmente la contrattazione è a livello aziendale perciò ne giovano solo i
lavoratori di quella determinata azienda; scopo degli accordi neocorporativi
coinvolgimento del sindacato responsabile e legittimato dandogli la responsabilità della
moderazione salariale)
TOTAL TAX REVENUES: USA (market driven); 15 paesi europei (modello renano);
analisi dal 1965 al 2000 che attraversa lo sviluppo e il declino del Fordismo; EUpol:
Unione Europea a livello politico (nel 1965 erano solo sei paesi); percentuale di
tassazione sul totale del reddito prodotto negli USA la tassazione è più bassa rispetto
ai paesi europei; i due modelli si sono andati divaricando facendo sì che la pressione
fiscale aumentasse più nel sistema renano (anche se un po’ è aumentato anche nel
market driven)
SOCIAL SECURITY TRANSFERS: percentuale di spesa per il reddito sul totale del
reddito nazionale dei diversi paesi (quota di reddito spesa dallo stato per il welfare)
(PIU’ TASSE= PIU’ SPESA) (pensioni di invalidità, assistenza ai poveri e non garanzia
di istruzione) INIZIO: più del doppio; in maniera contraria al modello, si ha un
aumento della spesa per la social security che è altrettanto elevata negli USA quanto nei
paesi europei (secondo il modello, invece, la spesa dovrebbe essere grosso modo stabile
nel tempo); 1975: crisi petrolifera con shock che comporta un’impennata di spese per la
social security
GOVERNMENT EMPLOYMENT: numero dei dipendenti pubblici nel modello
renano dovrebbe essere di più; fino alla prima crisi petrolifera la percentuale di
dipendenti pubblici in Europa e in America non fa grande differenza (non c’è differenza
tra i modelli grazie anche alla presenza dell’esercito); dopo c’è una differenza a seguito
dell’entrata di Inghilterra e Irlanda nell’UE (Gran Bretagna: da modello renano al market
driven dopo il governo Tatcher). Si confronta il peso percentuale dei valori pubblici sul
totale dei posti di lavoro in ciascun paese. I dati reali mostrano che la curva dei paesi
europei è al di sopra di quella degli USA ma non sempre e l’andamento, per tutti e due i
sistemi di riferimento, ha una forma a U rovesciata (arco): scende dapprima negli USA e
dopo nei paesi europei. Dopo la crisi petrolifera l’occupazione pubblica inizia a scendere
e, con la fine della guerra del Vietnam, diminuisce l’occupazione pubblica perché i
militari non vanno più lì a combattere. Nei paesi europei la percentuale sale fino al 24%
negli anni ’80 (almeno uno è quindi un dipendente pubblico). Ad un certo punto, il
modello renano scende a causa della crisi fiscale dello stato (pagamento degli stipendi
con aumento delle tasse). A fronte di una maggiore difficoltà nelle entrate statali, hanno
corrisposto storicamente spese superiori alle entrate perciò si forma nei paesi europei il
debito pubblico (introduzione della moneta unica).
22/11/2017
UNION MEMBERS (1960-1998): la forza del sindacato si misura grazie alla percentuale
degli iscritti al sindacato sul totale dei lavoratori. Negli anni ’60 i due modelli erano simili:
la percentuale di iscritti al sindacato era sotto al 30% negli USA, tra il 29 e il 34 % nei paesi
europei. Ma nel tempo c’è stata una divaricazione riguardante il primo ventennio (periodo
del Fordismo): negli USA il tasso di sindacalizzazione è rimasto abbastanza costante negli
USA ma, dopo la crisi petrolifera, si ha un calo progressivo tanto da avere un dimezzamento
delle iscrizioni al sindacato. Ciò è coerente con il modello: prima della crisi del Fordismo,
da una parte c’era il modello market driven che impediva ai sindacati di rafforzarsi ma le
condizioni del lavoro tipiche del fordismo aiutavano i sindacati ad evitare l’indebolimento.
Fino alla metà degli anni ’70 il tasso negli USA è favorito dal fordismo: quando manca il
sostegno strutturale del fordismo, allora il modello market driven fa calare il tasso. Nel
modello renano si ha un aumento progressivo del tasso fino alla fine degli anni ’80: c’è un
ritardo rispetto alla crisi del fordismo e il sindacato cresce perché è un’assicurazione di
difesa del posto di lavoro. Con l’assenza del fordismo, il tasso scende anche con il modello
renano.
UNEMPLOYMENT RATE – TOTAL (1960-2000): dibattito sul modello che dovrebbe
essere adottato (modello prescrittivo e normativo). (La crisi del 2008 non fu globale ma
colpì i paesi occidentali. L’Europa importa la crisi dagli USA e sono proprio questi ultimi a
riprendersi più velocemente). EFFICIENZA DEL MODELLO AL FINE DI
COMBATTERE LA DISOCCUPAZIONE: fino alla crisi petrolifera, il modello europeo ha
fatto meglio perché il tasso di disoccupazione (9 % oggi in Europa) era intorno al 2% e le
aziende fanno difficoltà a trovare lavoratori (tasso di disoccupazione fisiologico) mentre
negli USA il tasso era più alto (anni ’60 era il triplo e poi si è andato riducendo): questa
linea era variabile al contrario di quella dell’Europa che, in linea di massima, è più stabile in
una tendenza pluriennale. Ciò è dovuto alla flessibilità numerica: si licenzia e si riassume
(risultato delle politiche micro nell’espellere i lavoratori e riprenderli quando la situazione
migliora). In Europa le aziende rispondono con una flessibilità funzionale stabilizzando il
tasso di disoccupazione che è meno reattivo al ciclo economico. A partire dagli anni ’80 la
situazione si inverte: in Europa si rimane con elevati tassi di disoccupazione al contrario
degli USA. Si dovrebbe flessibilizzare il mercato del lavoro “copiando” misure che gli USA
avevano fin dall’inizio permettendo alle aziende di licenziare quando si vuole. Il modello è
irreale, astratto.
MODELLO “AUTORITARIO ASIATICO”: (Singapore e dopo Cina + tigri asiatiche,
sviluppate negli anni ’70, ossia Singapore, Taiwan, Corea del Sud e Hong Kong) 1)
governance: finanza oligopolistica, relazioni particolaristiche (non sono universalistiche
perciò si hanno relazioni fiduciarie interpersonali premoderne tra chi ottiene la fiducia, chi è
collegato con lo stato, chi difende la propria posizione – il Giappone ha avuto storicamente
qualche punto in comune con questo modello pur non facendone parte), debolezza degli
stakeholder (assetto politico autoritario dove non c’è libertà di associazione e di espressione
regime totalitario: Corea del Nord con uno stato che permea tutti gli aspetti della vita
civile mentre in quello autoritario rimane qualche libertà), logica di lungo periodo nel ruolo
di programmazione dello Stato (lo stato è un importante attore politico solo che, nel modello
renano, esso è importante ma ha lo scopo di attenuare gli effetti disegualitari del mercato; in
quello autoritario lo stato è più forte e spinge l’economia verso lo sviluppo accelerato); 2)
modalità di coordinamento: ruolo propulsivo del Developmental State (indica che il
compito dello stato non è quello di redistribuire ma consiste nello sviluppare l’economia),
riduzione della concorrenza domestica (concorrenza tra aziende nel paese) a favore della
competitività internazionale (in Giappone c’è la democrazia; stato come principale
protagonista e corsa all’oligopolio); 3) regime di welfare debole e incompleto a carattere
aziendale (alcune aziende grandi ((Samsung)) potranno sviluppare il welfare più di altre a
carattere aziendale), ma accompagnato da interventi statali relativi alle infrastrutture
sociali (case e trasporti) (case e trasporti per i lavoratori; modello più sviluppato a
Singapore tanto da sviluppare anche infrastrutture urbane al servizio dei lavoratori pur
mantenendo i salari bassi perciò l’obiettivo consisteva nel mettere a disposizione
immediatamente la forza lavoro) (triplice dualismo del welfare cinese) (in Cina, prima della
modernizzazione, c’era un regime comunista di tipo sovietico ((assenza proprietà privata e
di mercato con presenza di economia pianificata)) ed era molto arretrata; a ciascun
lavoratore veniva data una ciotola d’acciaio e la possibilità di sfamarsi anche se ciò
rappresentava il minimo; con l’aumento del mercato, il mercato non garantiva nessuna
garanzia creando diseguaglianza; un primo dualismo è tra settore pubblico e privato; il
secondo è tra grandi e piccole imprese e il terzo è tra città e campagna); 4) formazione del
capitale umano (il capitale entra nell’economia): specializzazione nelle produzioni labour
intensive (produzioni poco automatizzate in cui occorrono tanti lavoratori, pur utilizzando
macchinari obsoleti, sfruttando il vantaggio del basso costo della manodopera ((alta intensità
del lavoro)) a tecnologia matura, ruolo diretto dello Stato in funzione delle esigenze delle
imprese (lo stato sostiene le imprese, anche dal punto di vista di formazione del capitale
umano pur con esigenze basse in quanto il lavoratore è un operaio massa); 5) relazioni
industriali: controllo politico della forza lavoro (mediante apparato statale, di partito e
debolezza sindacale) (c’è solo il sindacato ufficiale legato al partito e all’apparato statale
perciò non è un veicolo attraverso il quale i lavoratori possono richiedere rivendicazioni); 6)
vantaggio relativo dei bassi salari e del dumping sociale (i salari sono già bassi; dumping:
strategia oligopolistica ((vietato dalle confederazioni internazionali)) che consiste
nell’entrare nel mercato attraverso forme di promozione ((vendita in perdita vietata dalla
legge)); il dumping è una politica costante di vendita sottocosto nei mercati dove si fa fatica
ad entrare perciò l’azienda sopporta queste perdite sistematiche preventivate; in questo
modo, il consumatore compera sottocosto garantendo una guerra dei prezzi e gli altri
concorrenti entrano in crisi e falliscono – dumping sociale: esiste perché è difficile fare
dumping a causa del controllo del World Trade Organization e consiste nel mantenere bassi
i prezzi perché tanto non si ha l’obbligo di spendere tutta una serie di costi a favore delle
condizioni dei lavoratori e dell’ambiente ((pensioni, inquinamento)).
27/11/2017
PRIMA DELLA MODERNIZZAZIONE: il modello autoritario asiatico è ultimo (come
tempo) perché riguarda paesi industrializzati nel 20esimo secolo (Italia industrializzata negli
anni ’50) (anni ’70: Singapore e tigri asiatiche; ’80: Cina con trasferimento di modello ma
anche passaggio secondo un modello di modernizzazione perché prima era un paese di
agricoltura arretrata)
I COSTI DELLA MODERNIZZAZIONE: anni ’80 modernizzazione
(l’industrializzazione non ha evitato i costi sociali perciò la Cina ha deciso di aprire il
mercato in quanto il mercato precedente, ossia quello comunista, non ha funzionato. Lo
sviluppo industriale ha condotto verso la modernizzazione ma con un costo sociale
eccessivo. Questi costi sociali sono tipici anche dei paesi occidentali)
I COSTI DELLA MODERNIZZAZIONE: (2009) Presso Foxconn, produttrice di
componenti elettroniche, il tasso di suicidi tra i lavoratori è così alto che l’azienda ha steso
reti anti caduta nei Dormitori
LE CONSEGUENZE DELLA MODERNIZZAZIONE: problema del consenso e quindi
conflitti (lo sviluppo della Cina è caratterizzato da una capacità di controllare il conflitto
potenziale da parte della sfera politica) 1989: massacro di Tienanmen; 2010: scioperi
ricorrenti – primo grafico: situazione dei salari in Cina, più elevati rispetto agli altri paesi
asiatici, indice di grande sviluppo – secondo grafico: diseguaglianze a seconda del tipo di
settore con settore finanziario più pagato e agricoltura come settore meno pagato. La Cina è
riuscita a mantenere un consenso sufficiente per potersi sviluppare.
IL CASO CINESE: LA VELOCITA’ DELLA MODERNIZZAZIONE: reddito netto
della tassazione individuale aggiustato per ampiezza del nucleo familiare (la famiglia
numerosa dà un vantaggio dal punto di vista del reddito) accelerazione dell’aumento dei
redditi la rivolta del 1989 e la crisi del 2008 non incidono sullo sviluppo perciò la crisi
del 2008 non fu globale ma occidentale
CASO CINESE: LA VELOCITA’ DELLA MODERNIZZAZIONE: periodi diversi con
modernizzazione che porta una diversa speranza di vita la speranza di vita è tenuta bassa
dal fatto che il tasso di mortalità era elevatissimo; all’inizio del 900 la speranza di vita
cresce; le donne hanno una speranza di vita più elevata nella società moderna grazie ad una
riduzione del rischio di morte a causa del parto. In Cina si ha un’impennata della speranza di
vita in 20 anni.
Il Giappone non rientra nel modello autoritario asiatico: per certi versi si avvicina a quello
renano, mediante equivalenti funzionali (=qualcosa che svolge le stesse funzioni di qualcosa
altro perciò ha gli stessi obiettivi del modello renano ma con qualcosa di diverso) (economia
europea con libere elezioni) 1) governance: caratterizzata dall’assetto oligopolistico di
grandi concentrazioni finanziarie diversificate (grandi gruppi che, al loro interno, fanno di
tutto come la Yamaka); 2) coordinamento gerarchico: assicurato dalla fedeltà al “gruppo
corporativo” (Nakane 1972) (gruppi grandi e diversificati che fungono quasi da Stato
allocando le risorse e coordinando il mercato interno con assenza di concorrenza tra di loro
ma sono competitivi sul mercato globale) e dal forte senso di appartenenza; 3) welfare:
offerto dall’azienda (welfare aziendale offerto alle famiglie con mobilità molto bassa
perciò azienda corporativa), ma centrale è anche il ruolo della famiglia; 4) formazione di
base statale, ma quella professionale è di competenza delle imprese; 5) relazioni
industriali: basate su un sindacato aziendale collaborativo e non conflittuale (il sindacato
non si contrappone all’azienda ma collabora, non è conflittuale e cerca sempre di evitare gli
scioperi perché essi rappresentano un danno per l’azienda stessa; inoltre, sono considerati
seriamente dalle aziende; il risultato complessivo è simile a quello renano perché si avvicina
ma, nel Giappone, sono le grandi corporations o grandi aziende che svolgono lo stesso ruolo
dello Stato); 6) contenimento salariale: fondato su accordi aziendali e sulla flessibilità
funzionale (occupazione a vita con importanza dell’azienda di appartenenza ma flessibilità
funzionale perciò i lavoratori si adeguano e rispondono alle esigenze delle imprese); 7)
ruolo del confucianesimo: gerarchia, deferenza, dono (Weber cerca di spiegare lo sviluppo
del capitalismo occidentale moderno con lo sviluppo dell’etica protestante, in particolare il
calvinismo affermando che il capitalismo moderno si è sviluppato prima in Occidente
perché in Europa c’è stata la riforma protestante; Weber individua una relazione tra
calvinismo e spirito del capitalismo occidentale perciò qui si ha una relazione tra
confucianesimo e spirito del capitalismo orientale/asiatico gerarchia e deferenza
accelerano lo sviluppo fortemente condizionato dallo stato perciò capitalismo che non nasce
dal basso spontaneamente ma top/down perché è lo stato che orienta l’economia al fine di
raggiungere elevati livelli di sviluppo industriale in quanto il paese è ancora fuori dal
capitalismo; il confucianesimo insegna ad accettare la vita e a sottostare alla gerarchia con
differenze di età e non funzionali tra gli individui e forte penetrazione dell’azienda anche nei
fatti personali e dono che ha a che fare con la questione della corruzione, tipico non solo dei
paesi asiatici; il dono è dovuto alle persone con cui bisogna essere deferenti ma spesso lo si
fa anche per una questione di interesse)
PROSPETTIVE DEI TRE MODELLI: (si ragiona per modelli e non in base a fatti
concreti) 1) differenziazione progressiva (ipotesi della divergenza)? (ogni modello si
diversifica); 2) omologazione progressiva (ipotesi della convergenza)? (convergenza tra i
modelli tanto da mischiarsi); 3) prevalenza di un modello sugli altri (ipotesi della
dominanza)? (prevalenza di uno dei tre sugli altri, ci sono degli indizi che vanno in questa
direzione inglobando aspetti del modello market driven all’interno di quello europeo).
Per rispondere occorre guardare a: 1) gli effetti della globalizzazione (ogni modello
compete con gli altri); 2) le fasi del processo di modernizzazione (soprattutto nel modello
autoritario asiatico e in molti paesi, tra cui anche quelli arabi, che devono ancora
modernizzarsi); 3) le risposte alla grande crisi dell’ottobre 2008 (risposte differenti e i paesi
del modello autoritario asiatico non l’hanno proprio sentita)
La globalizzazione produce omogeneità degli stati nazionali? 1) la crisi economica del
nuovo secolo ha indotto i maggiori paesi europei ad adottare misure di liberalizzazione
abolizione dei sussidi pubblici alle imprese (imprese non sempre sostenute dallo stato
altrimenti si lasciano fallire), regolamentazione anti-trust, riduzione della spesa di welfare
(stati indebitati a causa delle spese con default degli stati sovrani), flessibilizzazione del
MdL (libertà di licenziamento), libertà di mobilità dei risparmi, progetti di riduzione delle
spese e delle entrate statali (lo stato riduce il proprio ruolo perciò si prende dal modello
market driven a scapito di quello renano); 2) omologazione dei modelli di consumo (tutti
comprano le stesse cose a livello globale perciò si parla di convergenza), a parità di potere
d’acquisto ubiquità dei beni di consumo di massa (essi si trovano dappertutto) e della
moda internazionale; 3) esposizione ai medesimi contenuti dei mezzi di comunicazione di
massa (percezioni omogenee); 4) formazione di un’elite internazionale caratterizzata da
grande mobilità territoriale nel lavoro e nelle residenze (livelli elevati della stratificazione
sociale non legati ad un particolare paese quindi non c’è più una caratterizzazione
nazionale). “Voto con i piedi” (trasferimento da un paese all’altro di tutte quelle persone che
non sopportano guerre) e migrazioni; 5) erosione della sovranità dei singoli stati nazionali
crescente importanza delle istituzioni internazionali (ONU, FMI), riduzione della
centralità delle politiche pubbliche (lo stato ha meno potere perché le variabili che
condizionano l’economia di un paese sono esterne), riduzione dei bilanci statali (se lo stato
conta poco allora interviene di meno), crescita degli accordi internazionali e delle
federazioni di stati (UE)
28/11/2017
TUTTAVIA: 1) persistenza di specificità culturali di base e reazione localistica
(riconoscenza delle specificità e delle autonomie locali per diversificazione); 2) influenza
dei meccanismi di path dependency (dipendenza da un percorso tracciato che riguarda il
fatto che ciascun paese ha le sue istituzioni e la sua storia perciò risponde alla
globalizzazione secondo le sue specificità; la globalizzazione di questo secolo è stata guidata
dagli USA); 3) ruolo calante, ma in entrambi i sensi della religione (ruolo globale di certe
religioni e difesa localistica di altre) (esistenza di due religioni globali e tutela dell’identità
delle persone contro la spersonalizzazione della globalizzazione e potente meccanismo delle
specificità contro l’omologazione); 4) performance incostante e contingente dei modelli di
capitalismo (capacità di quel modello di assicurare sviluppo della ricchezza e contenimento
della disoccupazione; il modello renano fu più efficiente durante il fordismo ma subito dopo
fu superato da quello market driven perciò diventa difficile prevedere gli andamenti futuri)
L’INSERIMENTO LOCALE DEI PROCESSI E DELLE ISTITUZIONI GLOBALI:
1) la geografia della globalizzazione economica è strategica (importante è la posizione che
un paese occupa nella globalizzazione) (include, ma anche esclude), piuttosto che
onnicomprensiva, come nel concetto di Sistema Mondo (Wallerstein 1974) (la geografia
dipende da decisioni strategiche degli attori, dei paesi e ciascun paese può ripararsi o meno
dalla globalizzazione e la globalizzazione, perciò, si inserirà in quei paesi che hanno le
condizioni migliori per lo sviluppo di essa stessa); 2) fin ora la globalizzazione è stata
strategicamente concentrata in macro aree del mondo (sistema transatlantico
settentrionale: Europa, USA e Canada), ma si sta allargando in Asia (presenza di regioni
più o meno globali)
ECONOMIE DI AGGLOMERAZIONE: 1) esternalità positive riguardanti le decisioni
strategiche in situazioni di incertezza (concentrazione delle decisioni finanziarie, legali,
contabili, pubblicità, marketing, pianificazione, R&S) (la globalizzazione porta incertezza
ma si può far fronte a ciò grazie alle informazioni e alla fiducia; ciò funziona meglio se chi
se ne occupa vive nello stesso posto fisico con gli altri al fine di alimentare le relazioni
interpersonali soprattutto con chi ci si fida); 2) esternalità negative riguardanti la
congestione spaziale delle attività produttive (delocalizzazioni operative) (esse possono
essere decentralizzate con assenza di fabbriche inquinanti nelle grandi città); 3) distretti
industriali come esempio di esternalità positiva resa possibile dalla operatività di piccola
scala (distretti localistici con vendita e produzione globali); 4) reti fiduciarie, rese
necessarie dalla complessità informativa, interpretativa e decisionale (fiducia personale
come “scorciatoia”) (fiducia come scorciatoia per gestire la complessità informativa); 5)
trasmissione informale delle competenze (Università, R&S) (città globali come luogo locale
della globalizzazione e creazione di quartieri di ricerca); 6) creazione di circoli di
appartenenza (inner circles) (livello informale dei club e associazioni con scambio di info
anche irrilevanti; inner circles: si entra per accettazione e rappresentano un potenziale per la
carriera di qualcuno) –> CONTA LA RETE E L’ESSERE CONNESSI
Se la superficie degli stati fosse proporzionale al livello di globalizzazione: la
globalizzazione è selettiva perciò ci sono stati più sviluppati di altri e anche gradi diversi di
inclusione ALTO: emisfero sud più ampio e cartina più neutrale; BASSO: indica il peso
della globalizzazione (area USA, Canada, Europa, Asia schiacciata, India, Cina, Taiwan,
Corea del Sud e Giappone)
KOF: (la globalizzazione ha avuto una riduzione del tasso di sviluppo) un indicatore del
livello di globalizzazione per 203 paesi a partire dal 1970. L’indice KOF elaborato
dall’Istituto di previsione economica di Zurigo si basa sulla definizione di tre dimensioni
della globalizzazione: 1) economica, basata sulla misurazione dei flussi di merci, servizi e
capitali a lunga distanza e sulla diffusione delle restrizioni sugli scambi internazionali
(prende aspetti legati alla globalizzazione); 2) politica, basata sull’influenza internazionale
delle politiche governative (quanto un paese, con le sue decisioni nazionali, influisce sugli
altri); 3) sociale, basata sui contatti internazionali delle persone, sulla diffusione di idee,
informazioni e sui movimenti di persone (movimenti turistici)
COMPOSIZIONE DELL’INDICATORE DI GLOBALIZZAZIONE KOF
METODO DI COSTRUZIONE DEL KOF: 1) rilevazione di 24 indicatori per le 3
dimensioni individuate come combinazione di metodo deduttivo (definizione teorica della
rilevanza di ciascuna dimensione) ed induttivo (disponibilità di dati a livello istituzionale);
2) standardizzazione dei singoli indicatori; 3) combinazione dei singoli indicatori pesati
mediante applicazione della tecnica delle componenti principali (peso maggiore perciò
avranno più importanza; la misurazione non è arbitraria ma statistica perciò oggettiva e
basata sulla distribuzione dei dati)
KOF INDEX OF GLOBALIZATION 1970/2008/2012
KOF 2013 E RICCHEZZA PRO-CAPITE 2014: Ruanda è il meno globalizzato; la
globalizzazione non nuoce ai paesi e dipende dalle scelte strategiche dei paesi. I paesi meno
globalizzati sono quelli più poveri e quelli più globalizzati sono quelli più ricchi. I paesi
poveri non sono sfruttati da quelli ricchi ma non sono sufficientemente inclusi nel processo
di globalizzazione godendo delle opportunità che essa può offrire.
29/11/2017
Coefficiente di correlazione: 53 (n. di casi/paesi) un alto indice di correlazione
implica che aumenta la globalizzazione e quindi anche il benessere e il reddito pro-
capite; 0,000 (la relazione tra le due dimensioni è molto forte); r.=0,847 (riassunto delle
informazioni che i vari punti offre ossia la forza e la misura della relazione tra l’indice di
globalizzazione e il reddito pro-capite; esso può andare da +1 a -1 passando per 0 e, in
questo caso, è molto vicino a 1 perciò i due fenomeni sono legati insieme; se il numero è
vicino a 0 non c’è nessun legame)
KOF 2008 E DISEGUAGLIANZA DEI REDDITI: (indice di Gini che va da 0 con
utopia a 1 con diseguaglianza elevata) la relazione è meno forte però si può
immaginare che ci sia una tendenza che vada dalla parte bassa a destra verso quella alta
a sinistra (Ruanda-sinistra-alto: poco globalizzato); all’aumento della globalizzazione si
riduce la diseguaglianza con dovute eccezioni
KOF 1990 E PREGIUDIZIO ETNICO 1995: variabile che riguarda le opinioni
diffuse nel mondo con risposta nell’asse verticale la Turchia, ad esempio, rifiuta la
presenza degli immigrati; quanto maggiore è il livello di globalizzazione tanto minore è
il pregiudizio etnico.
KOF 1990 E SODDISFAZIONE PER LA PROPRIA VITA: (World Value Survey)
(votazione da 1 a 10 con Russia che è nel pieno della transazione con l’assenza di un
nuovo sistema sociale la cui ragione primaria alla base della minore speranza di vita era
l’alcolismo); all’aumento dell’indice di globalizzazione aumenta il livello di
soddisfazione per la propria vita; essa porta ad un maggiore benessere economico e ad
una maggiore soddisfazione che, in qualche modo, è legata al benessere economico e
non necessariamente alla globalizzazione. RISULTATO: tendenza ad omogeneizzare i
modelli di capitalismo. La Cina mantiene un suo modello di specificità che non può
essere esportato perché non è basato sulla democrazia a cui i paesi occidentali non
vogliono più rinunciare.
CRISI FINANZIARIE
La grande crisi globale, il suo svolgimento e le sue possibili conseguenze di lungo
periodo sui modelli del capitalismo (nel 2008 come nel 1929): crisi del 2008
comparata a quella del 1929 perché le radici sono sempre le stesse ma i motivi di fondo
sono sempre camuffati.
REGOLE GENERALI TIPICHE DI TUTTE LE CRISI FINANZIARIE: 1)
caratteristiche naturali dei sistemi biologici individuali che compongono il sistema
sociale: avidità e spirito di emulazione (ottenere qualcosa senza fatica-emulo o prendo
esempio dagli altri come nei distretti industriali); 2) sentimenti condivisi di natura
sociale come l’invidia (essa è negativa e distruttiva); 3) illusione di poterla “fare
franca” (moral azard), cioè di poter uscire prima degli altri da una situazione rischiosa;
4) ignoranza di molti, vittimi di asimmetrie informative (asimmetrie informative: le
informazioni necessarie per acquistare o vendere con sufficiente conoscenza sono
asimmetriche in quanto il venditore è più informato sull’affidabilità del titolo al
contrario del consumatore); 5) venir meno della fiducia generalizzata nella capacità di
ciascuno di rispettare gli impegni presi. (le grandi crisi finanziarie sono sempre crisi di
fiducia)
Si esce dalla crisi quando un “prestatore di ultima istanza” si presenta in modo
credibile, allo scopo di restaurare la fiducia sistemica. (fiducia sistemica: non ci si fida
più del mercato e di tutti gli operatori del sistema perciò interviene lo stato perché se il
mercato crolla, esso non si riprende più; il prestatore di ultima istanza garantisce le
transazioni in presenza di perdite)
Amsterdam, febbraio 1636, quotazione media dei bulbi di tulipano screziati 10 fiorini.
Marzo 1637, un bulbo di tulipano della specie denominata “Vicere” era quotato da
3000 a 4200 fiorini (dieci volte lo stipendio annuale di un artigiano)
LE FASI DELLA CRISI DEL 2008: PREMESSE 1) l’economia USA è da tempo
basata sul triplo debito (stato, commercio estero, famiglie) ( crisi partita da Wall Street e
poi propagata nell’emisfero occidentale con vantaggio della crisi da parte della Cina al
fine di superare la potenza economia dal punto di vista industriale – debito statale con lo
stato che spende di più di quello che incassa; lo stato indebitato è finanziariamente
debole e la Cina ha comprato il debito degli USA – commercio estero: la moneta serve
per scambiare beni e servizi a livello globale e, poiché la moneta è gestita dagli USA, si
ha possibilità di esportare e importare liberamente - famiglie: esse erano indebitate e
spendevano più di quanto guadagnavano); 2) una politica espansiva di bassi tassi di
interesse incoraggia il debito delle famiglie (es.: mutuo della casa con interesse basso e
indebitamento); 3) grazie ai mutui a basso costo, la proprietà della casa passa dal 64%
nel 1994 al 69% nel 2006 (il 5% delle famiglie ha acquisito la casa in proprietà e in
pochi anni); 4) il mercato dei mutui cresce continuamente grazie a: -innalzamento della
% di finanziamento concesso sul valore della casa (tutti comprano le case anche non
possedendo denaro), -crescita progressiva del valore degli immobili (la domanda si
espande velocemente ((se non paghi la casa ce la riprendiamo))), -cartolarizzazione dei
mutui (a fronte del mutuo, la banca emette delle obbligazioni (=prestiti) che sono date
dal valore dei mutui; le obbligazioni sono acquistate dalle famiglie e le banche
ottengono subito i soldi che hanno prestato alle famiglie – il mutuo è un contratto
notarile con soldi prestati dalle banche e contratto venduto sotto forma di obbligazione;
trasformazione dei crediti immobiliari della banca, non facilmente trasferibile in
mobiliare diventando un titolo quotato in borsa e comprato da chiunque); 5) il miraggio
della casa per tutti è incoraggiato dalla politica e alimentato dallo sviluppo dei mutui
sub-prime (mutuo: qualcuno presta qualcosa a qualcuno con la possibilità di riavere in
soldi anche se ciò è soggetto a rischio; il mutuo poco rischioso è detto “prime”; il mutuo
sempre più rischioso è detto “sub-prime”, mutui di cui non si è sicuri a proposito della
restituzione dei soldi anche se può essere cartolarizzato lo stesso; l’obbligazione è basata
su mutui che in buona parte salteranno perché i soldi non saranno restituiti; le case
saranno rivendute e in parte si rientrerà con i soldi); 6) la politica di
deregolamentazione, di neoliberismo e di mancanza di controlli pubblici efficaci offre
spazi per la creazione di strumenti finanziari innovativi ad alto rischio (=contratti liberi
soprattutto per gli speculatori; lo speculatore è colui che guarda più lontano degli altri ed
è in grado di prevedere quello che succederà; essi hanno previsto un crollo e si armano al
fine di combattere la crisi), che si preparano per sfruttare l’inevitabile fase di crisi che
verrà (ruolo degli edge funds (fondi di investimento che concentrano gli investimenti
finanziari innovativi), gli “squali” della situazione) (sottoscrizione dei contratti anche in
mancanza della salita della Borsa e aspettano che la Borsa crolli per poter guadagnare)
04/11/2017
1) a partire dal 2005, l’aumento dei tassi di interesse provoca le prime insolvenze dei
mutuatari (qualcuno comincia a non pagare perdendo la casa); 2) i pignoramenti delle
banche permettono di recuperare il capitale prestato fin che i prezzi delle case continuano
ad aumentare (un livello di insolvenza dei mutuatari non determina rischi complessivi
perché nel frattempo le case sono vendute ancora di più); 3) ma intanto le banche si
cautelano cartolarizzando i mutui sub-prime e le assicurazioni vendono cds (credit default
swap) a coloro che vogliono tutelarsi dal rischio di mancato rimborso delle obbligazioni
cartolarizzate (emettiamo obbligazione fino a quando il mercato le accetta ma le banche
emettono anche assicurazioni, che hanno comunque un prezzo; il rischio passa dai mutui alle
obbligazioni; esse diventano tutelate mediante assicurazioni che, per questo, entrano in
rischio); 4) quando il prezzo delle case scende sotto il livello di capitalizzazione del mutuo, i
pignoramenti non sono più sufficienti a coprire le perdite (i pignoramenti non sono più
sufficienti a coprire le perdite con perdita ulteriore delle banche); le insolvenze si estendono:
nel 2008 l’insolvenza dei mutui sub-prime erogati nel 2005 raggiunge il 37% (il 37% delle
persone non paga più); 5) le cartolarizzazioni (4.200 miliardi), inserite nei portafogli
diversificati, contagiano anche le obbligazioni societarie e le azioni (è l’inizio del contagio)
(fondo di investimento: riduzione del rischio grazie alla diversificazione; il fondo con molte
obbligazioni è meno rischioso; il contagio nasce dai mutui sub-prime che sono svenduti per
precauzione perché sono rischiosi crisi di sfiducia); 6) chi teme di non essere pagato alle
scadenze cerca liquidità svendendo in borsa (lo scoppio della crisi è dato da una corsa alla
liquidità (=restituzione del denaro)); 7) la caduta dei corsi crea sfiducia nelle banche e nelle
assicurazioni (non si ha più fiducia nei titoli perciò essi sono venduti per riavere i soldi ma,
allo stesso tempo, manca la fiducia nelle banche e nelle assicurazioni, che devono
continuare a pagare e indennizzare coloro che hanno avuto delle perdite); 8) le banche non
si prestano più tra di loro (autunno 2008) e il mercato monetario si blocca, coinvolgendo
l’economia reale (no stipendi, no dividendi, no pagamento dei fornitori con coinvolgimento
dell’economia reale, ossia l’industria che entra in crisi)
1) (all’inizio la politica interviene male) a settembre 2008 il governo nazionalizza le due
maggiori istituzioni finanziarie dei mutui immobiliari (Fannie Mae e Freddie Mac) (lo stato
interviene per salvare le pensioni dei lavoratori che sono private e possono fallire; nel
modello renano le pensioni sono pubbliche e sono fuori dal mercato), lascia fallire Lehman
Brothers, schiacciata dai titoli immobiliari e dai debiti e salva il colosso assicurativo AIG
(il modello market driven interviene); 2) il 19 settembre il governo Bush presenta un piano
complessivo di salvataggio da 1000 miliardi, per ristabilire la fiducia (lo stato copre i debiti
per 1000 miliardi= prestatore di ultima istanza); 3) il 29 settembre la Camera USA boccia il
piano, WS perde l’8,7% (piano non approvato dal Parlamento perché nel modello market
driven lo stato non può intervenire); 4) l’idea che la crisi finanziaria si trasformi in una
recessione mondiale contagia irrimediabilmente anche le borse europee; 5) solo a marzo
2009, con gli interventi coordinati delle maggiori banche nazionali (abbassamento del tasso
di sconto (=tasso di interesse) comunicato congiuntamente dalle banche centrali di USA,
UK, UE, Giappone, Svizzera, Canada, Svezia) e dei governi (25 stati decidono di varare
trasferimenti alle banche) le borse si riprendono; 6) ma inizia la recessione dell’economia
reale (la crisi economica è durata tanti anni con conseguenze attuali su Italia, Irlanda,
Portogallo)
DEBITI SOVRANI E PATTO DI STABILITA’ UE: deficit (alla fine dell’anno si spende
di più di quello che si guadagna perciò si ricorre ad un prestito o ai risparmi) e debito
pubblico (stock accumulato di debito; gli stati hanno un debito sovrano, grazie al quale lo
stato può spendere di più rispetto a quello che incassa) l’Italia spendeva il 2% e pian
piano il debito è aumentato sempre di più; in seguito alla crisi, il debito viene aumentato ma,
essendo costretta ad adottare una politica market driven, non ha grosse differenze; la
Svizzera resta in positivo perché considerata un porto sicuro contro la crisi; le famiglie
giapponesi, invece, risparmiavano tanto; a causa delle misure della crisi, tutti i paesi
aumentano il deficit (essendo tra i paesi più globalizzati, l’Irlanda si era arricchita tanto ma,
in seguito alla crisi, sono proprio i paesi più globalizzati a risentirne subito) LA CRISI
MESCOLA LE CARTE!!!
INDEBITAMENTO PUBBLICO DI ALCUNI PAESI:
05/12/2017
LE FASI DELLA CRISI DEL 2008: LE CONSEGUENZE SUI MODELLI DI
CAPITALISMO: 1) indebitamento statale senza precedenti (raddoppio del debito pubblico
in Spagna per il salvataggio delle banche; in Italia lo stato non è intervenuto perché
all’interno dell’UE, si era preoccupati che l’Italia potesse arrivare a compromettere la
stabilità dell’euro a causa del suo debito); 2) molto dipende da come gli stati sono capaci di
ridurre il debito pubblico generato dai salvataggi (l’unico modo per ridurre il debito
pubblico in tanti anni è aumentare le tasse e ridurre le spese oppure l’inflazione, ossia la
perdita di capacità di acquisto dell’euro e aiuta perché il debito è in valore nominale; tanto
più è maggiore l’inflazione, tanto più è maggiore la redistribuzione tra le classi sociali; un
tasso di inflazione leggero permette di ridurre nel tempo il debito); 3) le difficoltà delle
economie occidentali danno ulteriore spazio di sviluppo alle economie emergenti dell’Asia
(e America Latina?), contribuendo al declino dei modelli “market driven” e “renano”
(anche per il calo demografico dei paesi occidentali, le grandi città globali, che sono al
centro del mondo globale, non saranno più tali; le maggiori città emergenti saranno tutte in
Asia. Dopo la crisi, i due modelli sono meno contrapposti tra loro ma sono in svantaggio
rispetto al modello autoritario asiatico e non si avvicineranno ad esso a causa della
mancanza di democrazia)
LE RISPOSTE ALLA GRANDE CRISI DELL’OTTOBRE 2008 HANNO
“MISCHIATO” I MODELLI: 1) negli USA (dove la crisi è partita) e in UK, l’intervento
statale ha assunto proporzioni di gran lunga superiori a quelle adottate in Europa
continentale; 2) i principi del neo-liberismo sono stati aspramente criticati (soprattutto la
mancanza di controlli e l’inefficacia di quelli esistenti); 3) in sostanza quindi, mentre prima
della crisi l’Europa cercava di liberalizzare, dopo la crisi gli USA hanno adottato manovre
temporanee di tipo “renano”; 4) inoltre è aumentata la consapevolezza che le misure
individuali dei singoli stati non possono fare fronte efficace agli effetti della crisi e che
occorrono misure “globali”, cioè concertate e comuni a livello internazionale; 5) tuttavia
queste manovre vengono considerate provvisorie e di emergenza e si apre il dibattito su
come assorbirle e tornare alla normalità; 6) quale/i sarà/nno i/il nuovo/i modello/i
emergente/i di capitalismo?
Il modello vincente di capitalismo sarà quello in grado di offrire una migliore qualità
della vita: 1) componenti della qualità della vita: “all men are created equal, they are
endowed by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are life, liberty
and the pursuit of happiness” (Dichiarazione di indipendenza degli USA, 1776); 3) la
rivoluzione francese (1789) riafferma i principi di libertà, uguaglianza e aggiunge la
fratellanza che ha come conseguenza il nazionalismo (nazionalismo opposto alla
globalizzazione a fine 800; chi tiene meno a questi principi rischia di avere cittadini che
votano con i piedi VOTO CON I PIEDI: la gente è in grado di scegliere il proprio
sistema con tutti i rischi che ci sono)
Fin ora abbiamo studiato i modelli di capitalismo con un approccio macro, ma la
trasformazione dei sistemi economici e sociali dipende dalla combinazione di scelte
micro: (l’economia è micro fondata; il modello di capitalismo emergente è quello che attrae
gli individui e le scelte degli individui e delle aziende sono micro) 1) a qualsiasi modello di
capitalismo appartengano, le imprese devono sempre scegliere tra make e buy (aumenta
l’occupazione nel mio stabilimento grazie alla produzione/aumenta l’occupazione dei
fornitori comprando) e tra operare localmente o globalmente; 2) le strategie delle imprese,
in un ambiente globale, tendono ad imitare le best practices, sviluppando comportamenti
simili (le imprese sono un elemento che tende ad omogeneizzare i sistemi perché si copiano
a vicenda imitando l’azienda di migliore successo con conseguenze di rafforzamento del
ruolo delle imprese nel favorire un sistema piuttosto che un altro)
Le grandi imprese transnazionali come sistemi sociali sovra-nazionali: 1) nella
classifica dei primi 100 soggetti economici (chi controlla le maggiori ricchezze) del mondo
troviamo 49 imprese e soltanto 51 stati nel 2007 (i soggetti che conteranno di più non
saranno gli stati sociali ma le grandi imprese multinazionali); 2) la GM ha un fatturato
superiore al GDP della Danimarca, Wal-Mart e la Exxon hanno un fatturato superiore a
quello della Norvegia; 3) mentre gli stati sovrani tendono sempre più ad avere governance
di tipo democratico, le grandi imprese no (le imprese non sono democratiche perché gli
azionisti sono diseguali in quanto si vota per numero di azioni possedute e non per capo); 4)
tuttavia è poco plausibile pensare che le strategie delle grandi multinazionali siano guidate
dal desiderio di dominare il mondo (finché il mercato sarà concorrenziale non ci sarà questo
dominio del mondo), ma piuttosto dalla necessità di rispondere in modo più adeguato ad un
sistema incerto di vincoli-opportunità (decidono in funzione del mercato e dell’efficienza
competitiva, ad eccezione dei monopoli (perché dominano il mercato perciò sono esclusi),
che vengono contrastati dagli organismi internazionali); 5) le multinazionali “votano con i
piedi” e tendono a privilegiare gli Stati politicamente più stabili e a minore pressione
fiscale (Catalogna)
Il modello di capitalismo emergente sarà un capitalismo sostenibile? (se non sarà
sostenibile ci sarà la rovina del pianeta) 1) sostenibilità ambientale (riduzione
dell’inquinamento); 2) sostenibilità sociale (libertà, uguaglianza ecc); 3) sostenibilità
economica (ci vuole ricchezza combattendo la logica del profitto in un sistema capitalistico)
Corporate Social Responsability / Social and Environmental Accountability (imprese
trasparenti e a rendicontare ciò che fanno a favore o contro l’ambiente)
COSA È LA CSR? Qualunque attore può adottare un comportamento socialmente
responsabile; -i consumatori evoluti possono essere disposti a pagare di più prodotti
rispettosi dell’ambiente; -le famiglie possono accettare di dedicare più tempo nella
separazione dei rifiuti; -i governi possono introdurre tasse o multe a carico delle imprese
che inquinano. Si ha Corporate Social Responsability quando il management di un’impresa
(pubblica o privata) si sente responsabile di fronte ai propri stakeholders per le
conseguenze economiche, sociali e ambientali delle proprie decisioni.
Che interesse possono avere le imprese a perseguire la responsabilità sociale ed
ambientale? In un mondo dove le persone, le autorità internazionali e i governi sono
sempre più sensibili ai problemi ambientali e sociali e dove la legge è severa nel sanzionare
il comportamento irresponsabile, le aziende possono essere accusate per la loro condotta
irresponsabile, boicottate, possono perdere reputazione, clienti e profitto.
UN ESEMPIO: CSR E PUBBLICITA’: l’irresponsabilità consiste nel non aver sensibilità
per ciò che succede realmente.
HISTORICAL BACKGROUND (PUBLIC OPINION): 1976: Il Disastro di Seveso (la
più grande esposizione alla diossina in un territorio densamente popolato) ha dato origine
allo sviluppo della regolamentazione dell’UE riguardo la sicurezza industriale; 1977:
boicottaggio dei consumatori dei prodotti Nestlé a causa della pubblicità aggressiva fatta a
favore del latte in polvere per i bambini; 1984: a Bopal (India) la nube di gas uccide più di
2000 persone ma molte di più hanno sofferto di malattie di lungo periodo; 1989: disastro
ambientale della petroliera di Exxon Valdes nelle coste dell’Alaska; 2001: bancarotta della
Enron, che aveva pubblicato bilanci falsi anche se premiata per la propria politica di
responsabilità sociale (tutto falso); 2006: versamento di petrolio nella piattaforma della
British Petrolium nel Golfo del Messico; 2015: la VW viene accusata di truffa per aver
manipolato il monitoraggio delle emissioni dei motori diesel negli USA. Il titolo cede in
borsa fino al 21% in un solo giorno (pur di vendere, fa finta che i propri motori inquinano di
meno)
06/12/2017
HISTORICAL BACKGROUND (INSTITUTIONS): 1974: l’Onu organizza una
commissione per monitorare un impatto sociale e ambientale delle corporazioni
multinazionali; 1977: ILO (International Labour Office) stila una dichiarazione sui principi
che riguardano le relazioni tra i paesi in via di sviluppo e le aziende multinazionali, al fine
di proteggere la loro sovranità; 1992: dichiarazione di Rio, stilata con l’accordo delle
nazioni che hanno partecipato alla conferenza mondiale sull’ambiente e sottolinea la
responsabilità sociale e ambientale delle imprese; 1999: World Economic Forum, Davos
(Svizzera), viene riconosciuta ufficialmente l’importanza della CSR; 2000: Kofi Annan,
segretario Generale delle Nazioni Unite, lancia il Global Compact, con lo scopo di
elaborare raccomandazioni per la protezione dell’ambiente, difesa dei diritti umani, libertà
di associazione e contrattazione collettiva nelle aziende multinazionali (riconoscimento dei
sindacati); 2001: (Europa) la Commissione Europea approva il Green Paper, una guida di
riferimento per la CSR nelle imprese europee; 2005: accordo di Kyoto, 191 stati (ma non gli
USA) sottoscrivono un programma per la riduzione di gas effetto serra che ha un impatto
sul cambiamento climatico (accordo firmato dalla Cina); 2008 (?): SASAC (agenzia
governativa cinese) approva e emana le linee guida per le imprese di proprietà statale o
quelle controllate direttamente dal governo centrale cinese allo scopo di adempiere alle
implicazioni della responsabilità sociale (CSR) (le imprese private sono ancora libere);
2014: il Parlamento Europeo emana la direttiva n. 95 che riguarda l’introduzione
obbligatoria per le imprese di pubblicare un report annuale che descriva ciò che è stato
fatto per ridurre l’inquinamento, migliorare l’ambiente e le condizioni dei lavoratori.
(decreto legislativo n 254 in Italia nel 2016)
HISTORICAL BACKGROUND (BUSINESS): 1995: l’associazione “Sodalitas”
(fraternità in latino) viene promossa in Italia tra le imprese che si associano per sviluppare
politiche di CSR (Italia); 1996: viene fondata CSR Europe, un network di imprese europee
che raccolgono le associazioni nazionali che si occupano di sviluppare le pratiche,
politiche e azioni di CSR tra le aziende; 1997: viene predisposto lo standard internazionale
SA8000, un bollino di qualità nel rispetto dell’ambiente e delle norme sociali ed è uno
standard per la rendicontazione di quello che si fa (in essa sono rappresentate non solo le
imprese ma anche i consumatori e i lavoratori che hanno un interesse nell’attività delle
imprese per il miglioramento delle condizioni di lavoro e delle comunità); 1997: viene
fondata la GRI (Global Reporting Initiative), associazione di manager che sono impegnati
nello sviluppare linee guida per la rendicontazione standard di sostenibilità
(rendicontazione comparabile con quella delle altre imprese-TUTTO A LIVELLO
VOLONTARIO); 2006: la Borsa Italiana (organizzazione che gestisce le contrattazioni in
borsa) emana un codice di condotta per tutte le imprese quotate che riguarda la
rendicontazione della loro buona governance (come vengono dirette queste imprese), la
trasparenza e rispetto delle leggi; 2010 circa: la China Federation of Industrial Economics
approva le linee guida sulla responsabilità sociale delle industrie per i propri membri (non
per tutti).
CSR REPORTING IN THE WORLD: 41 paesi di tutto il mondo e pubblicazione del loro
report di piccole imprese tra il 2011 e il 2013 (capitalismo che tende a diventare
responsabile punendo le imprese irresponsabili)
CRITICS AND SKEPTICS OF CSR: (dibattito talvolta critico nei confronti della CSR e
delle sue pratiche) 1) critiche generali di tipo teorico che provengono dalle radici della
teoria economica moderna (Smith: il benessere delle nazioni dipende dal libero mercato e
esso, attraverso la mano invisibile, alloca le risorse dove sono apprezzate e spese meglio; noi
acquistiamo se abbiamo i soldi e ciò non dipende dalla benevolenza di chi ce la offre perché
chi offre mira ai vizi privati; con il perseguimento dei vizi individuali, attraverso il mercato,
si ottiene il benessere collettivo e generale; nella produzione di beni pubblici, il mercato
fallisce); 2) CSR sta guadagnando successo solo perché attori economici sono contro
l’introduzione di regole effettive, efficaci e trasparenti che tutelino veramente l’ambiente
(Rossi) (le imprese fanno quello che impongono le norme solo se le norme sono efficaci; le
norme esterne devono essere interiorizzate nello spirito del capitalismo); 3) (obiezione più
critica e cinica) le imprese, che sono per loro natura irresponsabili, sono intese come una
sofisticata campagna di comunicazione al fine di migliorare la loro immagine (Gallino)
(CSR come maschera che nasconde il disinteresse che le imprese nutrono); 4) le pratiche
della CSR sono solo una strategia di segmentazione del mercato in una situazione di
competizione crescente (la globalizzazione avanza e, così, anche la competizione): un nuovo
modo per fare profitti come al solito (Segmentazione zero: Ford con modello T nero;
Segmentazione del mercato: mercato in cui il prodotto è lo stesso ma esso subisce
un’evoluzione tale tanto che del prodotto si avranno diverse versioni in competizione tra di
loro; ognuno cercherà di differenziare il proprio prodotto evitando la concorrenza).
INSTRUMENTS OF CSR: (strumenti per un’impresa che voglia essere considerata
socialmente responsabile) 1) codici etici e di condotta (statuto etico dell’impresa; fanno
riferimento a principi che vengono dichiarati in un codice e caricato sul sito dell’impresa;
essi sono una collezione di regole ispirate a principi dichiarati, quale quello
dell’eguaglianza); 2) certificazioni (si è sviluppata un’offerta di certificazione, importante
perché dà un segnale al consumatore a proposito delle norme rispettate perciò si avranno
produttori non certificati e produttori certificati; questi ultimi potranno anche alzare un po’ il
prezzo); 3) dialogo e coinvolgimento degli stakeholders (cambiamento delle strategie
aziendali in cui lo stakeholders risponde allo shareholder, ossia l’azionista o manager); 4)
programmi della comunità locale (i lavoratori vivono vicino all’impresa evitando
l’assenteismo; viene coinvolta la formazione locale al fine di migliorare le condizioni dei
lavoratori e dell’impresa) 5) ruolo della CSR manager e dei comitati (le decisioni
strategiche sono prese dai comitati e i manager ascoltano e coinvolgono gli stakeholder al
fine di promuovere iniziative a loro favore) 6) report annuale con possibilità di parte terza
(rapporto annuale su tutto ciò che l‘azienda ha fatto sotto tutti i punti di vista e controllo di
ciò da parte di un’agenzia specializzata; per la grande impresa è obbligatorio il bilancio ma
non è obbligatoria la certificazione)