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2
La complessa riflessione condotta in tempi moderni sulla storia: idee di fondo, correnti,
autori, sfondi che ne conseguono.
I. Introduzione
Questo testo presenta le prime riflessioni di un apprendista storico che sta iniziando la
ricerca per un dottorato. Questa fase della vita accademica non è che un apprendistato, uno
stage, una introduzione propedeutica alla vita intellettuale. Quindi non mancheranno lacune ed
errori da correggere, il che è normale per chi si sta formando in un mestiere, come la ricerca
scientifica.
I limiti di un testo di poche pagine sono più che evidenti e il docente lo sa bene. Credo
che l’obiettivo sia proprio questo: mostrare i limiti, avere una prima idea delle dimensioni
dell’edificio teorico davanti al quale ci si trova, e visualizzare dove sono le entrate dell’edificio.
Le difficoltà sono enormi quando si tratta di filosofia della storia, perché ci sono una miriade
di autori e correnti teoriche che attraversano e separano il tempo, che concordano su alcuni
punti e su altri se ne distaccano e attaccano a vicenda. A questi limiti se ne aggiungono altri
legati al confinamento obbligatorio causato dall’attuale pandemia. Per quanto possibile ho
cercato le fonti primarie anche con l’aiuto di dizionari e traduttori, soprattutto nel caso della
lingua tedesca, ma non tutto è disponibile per il download e, a volte, le citazioni non seguono
uno schema, come vorrei che fosse.
Cominciamo con una dichiarazione. Più che in altre epoche, il Brasile ha una parte del
cosiddetto ‘basso clero’ — quello con il tempo di formazione più breve e i cui membri
provengono dalle periferie delle grandi città — che aprioristicamente e, a volte
superficialmente, si scandalizza di tutto ciò che viene da Karl Marx o che semplicemente cita
il suo nome.
Questa parte del clero brasiliano in contatto diretto con la gente, di solito fa uso di
internet e delle reti sociali per passare messaggi e interagire con il pubblico. L’ambiente è quasi
sempre circondato da dibattiti polarizzati e permeato di contenuti ideologici. Si confermano le
parole di Pierre Vilar: «Un mundo en crisis prefiere no conocerse, o conocerse mal» 1. Il primo
esercizio che mi propongo in questo breve testo è, come dottorando in Storia della Chiesa, di
cercare di prendere le distanze da questo punto di vista, perché ho capito che il pregiudizio in
storia è un lusso a cui non ho più diritto. Voglio rintracciare la base di questo rifiuto (non per
combattere primariamente Marx o il marxismo, ma per combattere la superficialità delle
opinioni) e vedere se regge oggi anche per noi, che siamo allo stesso tempo aspiranti storici
della Chiesa e uomini di Chiesa.
La voce dell’allora cardinale prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede,
Joseph Ratzinger, risuona nelle orecchie di questa parte del clero, più forte oggi che negli anni
’80, con la condanna dell’uso della metodologia marxista da parte dei teologi della liberazione:
«Gli a priori ideologici sono presupposti alla lettura della realtà sociale. Così la dissociazione degli
elementi eterogenei che compongono questo amalgama epistemologicamente ibrido diventa
impossibile, per cui mentre si crede di accettare solo ciò che si presenta come un’analisi, si è
trascinati ad accettare nello stesso tempo l’ideologia»2.
Ovviamente, l’Istruzione della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, il suo
contesto e soprattutto la sua materia — che è la teologia e non la storia — sono tutti considerati
e potrebbero, diciamo, in un testo di filosofia della storia, squalificare l’argomento del Panzer
1
Pierre VILAR, Pensar la Historia, 94.
2
SACRA CONGREGATIO PRO DOCTRINA FIDEI, Instructio De quibusdam rationibus «Theologiae
Liberationis», in AAS 76 (1984), 890.
3
Kardinal. Ma stiamo parlando del Brasile, dove il contesto attuale è polarizzato e, come detto,
le posizioni ideologiche sono chiaramente contrarie a studi più approfonditi. Una condanna
proveniente da Roma, pur essendo teologica anche nel titolo, acquista validità in tutte le scienze,
indistintamente.
Bene, il fatto è che mi è venuto in mente di entrare in questo grande edificio teorico
attraverso la porta della cosiddetta Nouvelle Histoire, che in realtà è un edificio nell’edificio.
All’interno della Nouvelle Histoire, voglio guardare l’aspetto metodologico di alcuni dei
principali autori e vedere qual è l’influenza diretta o indiretta che Marx esercita su questi storici.
Il campo di analisi sarà principalmente francese, data l’origine del movimento e dei suoi
esponenti, anche perché non sarebbe possibile estenderlo in un testo così breve. Parto dalla
proposta di quesiti e proseguo con la ricerca delle risposte, sia quelle segnalate in classe, che
quelle raccolte nella bibliografia consultata.
Alcuni dei testi che ho ricercato mostrano la visione hegeliana della storia prima di
quella marxista. Ho capito, dopo aver letto, che questo è meglio. Hegel sostiene l’esistenza di
un Weltgeist, che sarebbe un’entità personale e non umana. Ogni essere umano entra in
relazione con il mondo per ricevere dallo spirito del mondo la conoscenza necessaria alla sua
vita, e a sua volta si rivela allo spirito del mondo per farsi conoscere. L’uomo sarebbe ancora
in relazione con se stesso e con ciò che è nel mondo.
Queste relazioni generano un processo di autocoscienza, con fasi di superamento dello
stato precedente e strutture che, man mano che vengono superate, vengono anche distrutte e
lasciate, il che rende questo processo un po’ doloroso per l’uomo. Questo processo ci differenzia
dagli animali ed è il movimento caratteristico della storia umana, perché in natura solo l’uomo
ha un Trieb der Perfektibilität3, che proviene da una determinazione formale interna, inerente
all’essere umano. Questa determinazione è il Weltgeist, il soggetto della storia per eccellenza,
il demiurgo della realtà4, che ha portato l’uomo all’esistenza ed è lo spirito che ha come arena,
proprietà e campo di realizzazione la storia del mondo. Per Hegel, secondo la spiegazione di G.
Cohen, « History is no miscellany of mighty deeds and catastrophes. It is the increase, now
gradual, then sudden, in the self-awareness of the world spirit » 5.
Avendo vissuto – come tutti nel suo tempo – sotto l’influenza della filosofia di Hegel e
della concezione hegeliana della storia, Marx comincia a divergere da Hegel non solo quanto
alla concezione, ma anche quanto al processo storico. Per quanto non avesse una filosofia della
storia o una metodologia storica, Marx sapeva che le sue idee e categorie non potevano essere
sviluppate nella filosofia della storia di Hegel. Non avendo la stessa statura filosofica del suo
compatriota, Marx si limita, per quanto riguarda la concezione della storia, a segnalare i limiti
del sistema hegeliano, le incongruenze tra i due, ad aprirsi un modo alternativo di interpretare
la storia e, lì, a fondare le sue tesi.
Secondo Marx, la storia non è vincolata ai processi e alle strutture dell’autocoscienza in
relazione alle realtà immateriali, ma ai processi e alle strutture dei mezzi di produzione
necessari al mantenimento dei bisogni economici e materiali dell’uomo. Nel volume Der
achtzehnte Brumaire des Louis Napoleon, del marzo 1852, Marx chiarisce il suo disaccordo
con le idee hegeliane sulla concezione della storia. Il concetto di Weltgeist scompare per lasciare
3
G.W.F HEGEL, Vorlesungen über die Philosophie der Geschichte, 74.
4
Cf. Guy B OURDÉ – Hervé M ARTIN, Les écoles historiques, 278.
5
Gerald Allan C OHEN, Karl Marx’s Theory of History, 3.
4
il posto ad un antropocentrismo radicale. La storia, dal punto di vista di Marx, gira intorno
all’uomo, o meglio, agli uomini6. Si può fare a questo punto un’associazione con il pensiero di
Marc Bloch, per il quale gli uomini sono l’oggetto della storia per natura 7. E anche di Lucien
Febvre:
« Les hommes, seuls objets de l’histoire [...] – d’une histoire qui ne s’intéresse pas à je ne sais quel
homme abstrait, éternel, immuable en son fond et perpétuellement identique à lui-même – mais aux
hommes toujours saisis dans le cadre des sociétés dont ils sont membres – aux hommes membres de
ces sociétés à une époque bien déterminée de leur développement – aux hommes dotés de fonctions
multiples, d’activités diverses, de préoccupations et d’aptitudes variées, qui toutes se mêlent, se
heurtent, se contrarient, et finissent par conclure entre elles une paix de compromis, un modus
vivendi qui s’appelle la Vie »8.
Lui, l’uomo, è il soggetto della propria storia, che desidera l’indipendenza da tutto e da
tutti, ma è storicamente incatenato alle strutture che impediscono il suo sviluppo. Una società
con strutture rigide e prestabilite non permette l’azione di molte persone. In questo modello ci
sono pochi agenti sociali e, quindi, i soggetti della storia. Il marchio di questo modello è la
stabilità della struttura, una stabilità che garantisce sicurezza, ma non una sicurezza per le
persone, bensì una sicurezza per il modello stesso. Marc Bloch vede questa rigidità e la
restrizione del numero di persone e soggetti per lo studio della storia come il primo nemico da
eliminare:
« Le domaine de l’historien est celui du changement, non seulement au niveau des ‘cas’ mais au
niveau des structures. Pour l’historien, toute tentation de découvrir des stabilités sera une tentation
idéologique, fondée sur l’angoisse du changemant »9.
La storia degli uomini vale di per sé, non perché è attaccata ad un’altra, per il semplice
fatto che per un materialista non c’è un’altra storia il cui centro non sia l’uomo stesso. L’uomo,
nel materialismo storico, non è più il comparsa del vecchio tempo, ma il protagonista.
Il materialismo di Marx, mutuato da fonti inglesi come Locke, Bacone e Hobbes 10, è la
risposta che rifiuta la filosofia della storia hegeliana, anche se utilizza lo schema dialettico di
superamento e transizione epocale, ha il merito di aver aperto una strada immensa dove
sembrava che il pensiero hegeliano avesse già descritto tutto. Lo studio della storia, nella
visione di Marx, dipende direttamente dallo studio dei cambiamenti d’epoca, historischer
Fortschritt11, e questi cambiamenti d’epoca avvengono in seguito al cambiamento dei mezzi di
produzione, come dice Pierre Vilar: « Le concept central, le tout cohérent, l’objet théorique de
Marx, c’est bien le mode de production, comme structure déterminée et determinante » 12. Al
variare dei mezzi di produzione, varia anche la divisione del lavoro e il conseguente sviluppo
delle strutture economiche, sociali, politiche e giuridiche. La successione di queste strutture può
avvenire brevemente con la rivoluzione o lentamente attraverso l’acquisizione di nuove
tecnologie. Appare una periodizzazione della storia, possiamo dire, che era già contenuta nel
6
Karl M ARX, Der achtzehnte Brumaire des Louis Napoleon, in Karl M ARX – Friedrich ENGELS , Ausgewählte
Schriften, I, 226.
7
Marc B LOCH, Apologie pour l’histoire ou métier d’historien, 72.
8
Lucien FEBVRE , Combats pour l’histoire, 20.
9
Pierre VILAR, Histoire marxiste, histoire em construction, in Jacques LE GOFF – Pierre Nora (sous la direction
de), Faire de l’histoire, I, 254.
10
Friedrich ENGELS , Sozialismus von der utopie zur Wissenschaft, in Ausgewählte Schriften, II, 88.
11
Karl M ARX, Das Kapital und Vorarbeiten, X, MEGA, 329.
12
Pierre VILAR, Histoire marxiste, histoire en construction, in Faire de l’histoire, I, 244.
5
volume di Adolphe Blanqui, Histoire de l’économie politique en Europe depuis les anciens
jusqu’à nos jours, pubblicato a Bruxelles nel 1839 13.
Alla fine, questo sviluppo formerà delle classi di individui all’interno della società: la
borghesia e il proletariato. La classe proletaria, direttamente legata al lavoro in fabbrica e alla
trasformazione di materie prime, secondo Marx, è il soggetto principale della storia nel
momento in cui prende coscienza del suo ruolo nella società borghese nata dalla rivoluzione
industriale inglese. Questo processo di presa di coscienza condurrà la classe proletaria alla
rivoluzione comunista nazionale e internazionale perché essa è produttrice di tutta la ricchezza
e non ne gode. La rivoluzione sarebbe proprio quella di capovolgere questo stato di cose:
mettere il proletariato in condizione di ricostruire la società, senza classi.
Per essere interpretati correttamente, gli eventi della storia umana hanno bisogno di
ricevere luce dall’analisi dei cambiamenti epocali nei mezzi di produzione che generano
strutture sociali, politiche e giuridiche, e la conseguente lotta di classe. E la filosofia della storia
di Hegel, essendo, nelle parole di Engels, una bloße Redens art, non avrebbe abbastanza
competenza per spiegare questo intricato sistema di connessioni reali, delle forze motrici reali
che muovono direttamente e indirettamente l’azione storica umana 14. Gli effetti di questa azione
storica sono, secondo Engels, percepiti dopo lunghi periodi di tempo e per mezzo di processi
lenti che passano come impermeabili all’osservatore disattento. Questa concezione di Marx ed
Engels si collega molto facilmente con quella teoria tanto difesa da Braudel: l’histoire de
longue, même de très longue durée15, che è una delle principali accuse mosse dai membri della
Nouvelle Histoire contro i cosiddetti storici positivisti, cioè di essere concentrati solo su una
storiografia basata sulla politica e la diplomazia attraverso la semplice narrazione degli eventi.
L’uomo che lavora e produce mezzi di sopravvivenza, trasforma la materia prima in
scala industriale con surplus e fornisce servizi; così si genera la ricchezza della società che vive
intorno al capitale. Questa classe di lavoratori è ciò che Marx chiama infrastruttura sociale, su
cui si basa la sovrastruttura, cioè le attività economiche, le connessioni sociali, le istituzioni
politiche e giuridiche, legali e i discorsi ideologici 16.
Questo processo evolutivo dell’umanità, un processo di superamento delle strutture
alienanti, passando per la dittatura del proletariato e l’abolizione di tutte le classi e
raggiungendo la meta, cioè una società senza classi, come descritto da Marx in una lettera a
Joseph Weydemeyer, datata 5 marzo 1852 17. La base delle strutture alienanti è sostenuta
dall’esistenza di realtà eterne, verità eterne, morali eterne, che impediscono l’evoluzione storica
dell’uomo e devono essere abolite. Non rifondata, ma abolita.
Con Friedrich Engels, il materialismo storico di Marx acquista maggiore chiarezza nella
spiegazione. Engels lo vede come una risposta alle imprecisioni dell’idealismo hegeliano e
supera un certo aspetto meccanicistico del materialismo ereditato dal XVIII secolo. Engels vede
il materialismo storico come un processo evolutivo dell’umanità, poiché le verità assolute non
hanno uno scopo intellettuale.
Nel suo volume del 1878, noto come Anti Dühring, Engels afferma che il materialismo
storico deve la sua creazione a Marx e che, grazie a questa creazione, il socialismo è arrivato a
meritare lo status di scienza:
« Diese beiden großen Entdeckungen: die materialistische Geschichtsauffassung und die Enthüllung
des Geheimnisses der kapitalistischen Produktion vermittelst des Mehrwerts, verdanken wir Marx.
13
Karl M ARX, Zur Kritik der politischen Ökonomie (Manuskript 1861-1863), t. 2, III, MEGA, 357.
14
Friedrich ENGELS , Ludwig Feuerbach und der ausgang der klassischen deutschen philosophie, in Ausgewählte
Schriften, II, 366.
15
Fernand B RAUDEL, Écrits sur l’histoire, 45.
16
Guy B OURDÉ – Hervé M ARTIN, Les écoles, 275.
17
Karl M ARX – Friedrich ENGELS , Ausgewählte Schriften, II, 425.
6
Mit ihnen wurde der Sozialismus eine Wissenschaft, die es sich nun zunächst darum handelt, in allen
ihren Einzelnheiten und Zusammenhängen weiter auszuarbeiten »18.
L’interpretazione di Pierre Vilar va oltre questo punto ed elenca tre originalità degli
scritti di Marx: essere un oggetto teorico per esprimere e analizzare la società nel suo insieme;
essere una struttura di funzionamento e sviluppo; essere un principio di contraddizione sociale,
nel senso di superamento delle strutture 19.
Tra il 1890 e il 1894, Friedrich Engels, reagendo alla pressione che la corrente filosofica
positivista stava esercitando sul materialismo di Marx, scambiò lettere con accademici
simpatizzanti del socialismo e studiosi della materia. Queste lettere sono la risposta di Engels
al tentativo di travisamento del materialismo storico e mostrano la guerra intellettuale di quel
periodo. La storia ha un significato speciale perché, secondo lo stesso Engels, era considerata
l’ultimo rifugio dell’idealismo 20; e, inoltre, che la concezione marxista da loro presentata è una
direttiva applicabile a tutti i periodi di studio storico, poiché questo studio deve essere
completamente rifatto alla luce di questa nuova chiave interpretativa 21.
18
Friedrich ENGELS , Herrn Eugen Dührings Umwälzung der Wissenschaft, 26.
19
Pierre VILAR, Histoire marxiste, histoire en construction, in Faire de l’histoire, I, 245.
20
Friedrich ENGELS , Die entwicklung des Sozialismus von der utopie zur wissenschaft, in Ausgewählte Schriften,
125.
21
ID, Lettera a Conrad Schmidt (5 agosto 1890), in Luciano GRUPPI (a cura di), Karl Marx-Friedrich Engels.
Opere scelte,1241-42.
22
Marc B LOCH, Apologie, 60.
23
Fernand B RAUDEL, Écrits, 55.
24
Marc FERRO, Comment on raconte l’histoire aux enfants, 425.
25
Henri-Irénée M ARROU, Comment comprendre le métier d’historien, in Charles Samaran (sous la direction de),
L’Histoire et ses méthodes, 1468.
26
Jacques LE GOFF , L’histoire nouvelle, in Jacques LE GOFF (sous la direction de), La nouvelle histoire, p. 214.
7
Questa fondazione è una risposta-obiezione, perché dietro c’è una battaglia intellettuale
che dà senso all’aggettivo Nouvelle; l’obiettivo è la rottura epistemologica di una nuova
generazione. I professori dell’Università di Strasburgo, Marc Bloch e Lucien Febvre, non erano
più rappresentati né dai vecchi maestri tedeschi né dai loro stessi professori francesi, che Marc
Bloch chiama historiens historisants27. L’opposizione a ciò che è chiamato peggiorativamente
l’histoire-tableau o histoire-récit, histoire des vainqueurs o anche histoire d’événements, di
ispirazione germanica, è una delle caratteristiche principali della Nouvelle Histoire. La
rilevanza o meno di questa critica, anche se la considero importante, non sarà affrontata qui per
una questione di spazio28.
Jacques Le Goff, anche se in modo marginale, tocca un punto molto interessante: il
cambiamento della sua concezione della storia e del genere storico, cioè il passaggio di conti e
fatti storici con portata morale ad una disciplina professionale, un ramo dell’insegnamento
accademico29. Questo passaggio è un altro aspetto che fornisce la connessione tra la Nouvelle
Histoire e il pensiero di Marx. In effetti, Marx non era completamente d’accordo con le tesi di
Feuerbach riguardo alla religione, ma ha chiarito che il comunismo tende ad eliminare le verità
eterne, la religione e la morale30. La storia dovrebbe essere più accessibile, secondo Henri-
Irénée Marrou e Jacques Le Goff. Deve subire un processo di volgarizzazione, avvicinarsi alla
realtà del popolo nella stessa proporzione in cui si stacca dalla religione e dalla morale, perciò
il materialismo storico è più adatto all’uomo moderno che ha smesso di guardare le realtà
soprannaturali e celesti e ha iniziato a guardare le realtà del naturale e del terreno.
Terza domanda: è certo che alcuni dei principali storici della cosiddetta Nouvelle
Histoire adottino la metodologia o le categorie marxiste nelle loro analisi e nei loro testi?
A quanto pare, sì. Dico apparentemente perché, prima di tutto, c’è la difficoltà di
concettualizzare il marxismo, o meglio i marxismi, che arrivano nientemeno che a combattere
tra di loro. In secondo luogo, l’adozione del marxismo o delle categorie marxiste è più chiara
in alcuni storici che in altri ed è ancora usata in modi diversi. Un’altra difficoltà, oltre a queste
prime, è controllare l’applicazione dei metodi di Marx nelle opere degli storici. Gli storici
partono sempre dalla proposizione di problemi e rifiutano generalmente i temi; privilegiano il
fattore economico come primo criterio per spiegare i cambiamenti sociali; rifiutano
assolutamente qualsiasi discorso di legittimità del potere costituito; sono critici del potere e del
discorso religioso e non lo considerano libero, in quanto sono essenzialmente teocentrici
piuttosto che antropocentrici.
27
Marc B LOCH, Apologie, 62.
28
Ho cercato due nomi della generazione prima degli Annales, Leopold von Ranke e Charles Seignobos, quale
metodologia storica esisteva. Ho trovato i volumi Aus Werk und Nachlass, v. 1, Tagebücher, (edizione 1964) e La
méthode historique appliquée aux sciences sociales (edizione 1909). Von Ranke crede nell’esistenza della verità;
crede che questa verità, nella disciplina storica, si identifichi con i fatti; crede che una parte di questa verità possa
essere dimostrata in modo scientifico, e lavora affinché, attraverso una documentazione libera da falsificazioni,
questa verità sia così trasparente da non poter essere ragionevolmente contestata. Seignobos, a sua volta, vede
nella storia non una scienza, ma un modo di agire, una procedura nel rapporto con la conoscenza. Il suo metodo
consiste nel seguire gli indizi (documenti) lasciati dai fatti storici e, esaminando questi documenti, arrivare a
determinare gli eventi passati di cui questi documenti sono le tracce. Entrambi sono certamente centrati su fatti,
eventi, temi, a differenza dei membri della Nouvelle Histoire, che propongono problemi prima dei temi. Entrambi
vedono un’importanza cruciale nel liberare i documenti da ogni tipo di falsità, eliminando così gli errori di
interpretazione. Le scienze che possono aiutare in questo processo non sono numerose e, a meno che non emergano
nuovi documenti, i temi non avrebbero bisogno di essere rivisti, perché questi temi non sono analizzati da molti
punti di vista.
29
Jacques LE GOFF , Faut-il vraiment découper l’histoire en tranches?, 43.
30
Karl M ARX – Friedrich ENGELS , Ausgewählte Schriften, I, 41.
8
L’editoriale della prima edizione della Rivista Les Annales d’histoire économique e
sociale, del 1929, sottolineano due scopi principale: cacciare via lo spirito di specialità storica,
promuovere la pluridisciplinarità e favorire la unione delle scienze umane; passare dello stato
dei dibattiti teorici, come quelli della Revue de Synthèse (de Henri Berr), allo stato delle
realizzazioni concrete, come gli indagini – i sondaggi collettivi sui campi della storia
contemporanea. Questo dimostra l’unità di idee degli storici coinvolti nel movimento, di cui la
Rivista era la realizzazione.
In linea con le idee dell’editoriale ed insegnando in classe contro il vecchio modo di
interpretare e scrivere la storia, la nuova generazione si presenta all’ambiente dell’alta cultura
francese come portatrice di una novità. Alcuni di loro avevano il carattere più militante o
combattivo, ed è per questo che lo hanno spiegato di più, altri, al contrario, erano più puntuali
e sceglievano meglio le circostanze per esporre ciò che le loro penne e carte non mostrava. Si
possono trovare dichiarazioni più esplicite, come la lettera di Fernad Braudel a V. Daline
(dell’Istituto di Storia e dell’Accademia delle Scienze di Mosca), datata 24 luglio 1981:
« Mais il est certain que mes conceptions, tout comme celles des premières Annales, ont été
fortement infléchies par le marxisme, non en tant que doctrine politique, mais en tant que modèle
d’analyse historique, économique et sociale [...] j’ai navigué à mon gré dans la pensée de Marx, où je
ne me suis jamais déplu. Loin de moi la pensée de chercher ou ses erreurs, ou ses vues discutables »31.
31
Lettera di Fernand B RAUDEL a V. Daline, in Paul C ARMIGNANI , Autour de F. Braudel, 75.
32
Fernand B RAUDEL, Écrits, 80.
33
Marc B LOCH, L’Étrange défaite, in Annette B ECKER – Étienne B LOCH (ed.), Marc Bloch. L’Histoire, la Guerre,
la Résistance, 636.
9
conoscere e comprendere meglio la realtà, come diceva Bloch 34. Si tratta, prima di tutto, di
allargare gli orizzonti, perché per capire cosa sta succedendo a un uomo, agli uomini e alla
società degli uomini, due o tre aspetti non sono sufficienti. Più aspetti vengono considerati, più
e meglio le scienze sono in grado di mostrare le trame e le connessioni dei processi in corso
nella società, meno lacune ci saranno nella comprensione.
Col passare del tempo, con il cambiamento già stabilito, le dichiarazioni diventano più
dirette, come chiarisce l’affermazione di Jacques Le Goff: « La plus globale et la plus cohérente
des visions synthétiques de l’histoire – au double sens du mot –, le marxisme, subit l’assaut des
nouvelles sciences humaines »35.
È chiaro che ci sono voci discordanti in un’area di pensiero così vasta, con così tante
persone coinvolte e per un periodo di tempo così lungo. Il mondo in cui Marx ha scritto Il
Capitale e il mondo che ha visto assassinare Marc Bloch non sono gli stessi. Il pensiero di Marx
si è sclerotizzato nella dottrina dello Stato con il tempo, come dice Marrou 36, ed è diventato
obsoleto non servendo più una scienza dinamica per natura. Peter Schöttler ha detto che
l’identificazione tra gli Annales e il marxismo non può essere fatta automaticamente: « Doch
auch wenn man vom Sowjetmarxismus absieht, ist es nicht leicht, über das Verhältnis der
Annales zu Marx und zum Marxismus zu sprechen » 37.
Carlos Aguirre Rojas, dal canto suo, afferma che Marx è la fonte della storia critica, che
ne ha posto le basi e che gli Annales e anche la Scuola di Francoforte sono manifestazioni e
sviluppi distinti dell’opera di Marx 38. Una terza analisi, di Guy Bois, dice che l’influenza esiste
davvero, ma si divide in fasi: prima grazie all’aspetto globale e totale, citando Ernest Labrousse
come porta d’accesso al marxismo da parte della Nouvelle Histoire. Ci sono molte distinzioni
fatte dagli studiosi. Marx, mentre era ancora vivo, stava già vedendo dei cambiamenti nella sua
linea di pensiero e delle aggiunte furono fatte dopo la sua morte. Schöttler sottolinea ancora che
il fatto che i genitori degli Annales abbiano letto Marx non li rende marxisti nel senso stretto
del termine. È molto più probabile che siano rimasti in simpatia per il socialismo, ma non per
il marxismo, né per il comunismo. Anche gli storici dell’Europa orientale hanno criticato gli
Annales, allora sotto Braudel, per essere al servizio degli americani. Prima della lettura di
Schöttler, avevo un’ipotesi sull’influenza del marxismo sugli Annales da parte della Scuola di
Francoforte e delle teorie di Adorno e Marcuse, ma apparentemente mi sbagliavo.
III. Conclusione
Questa è stata una buona ricerca perché ho imparato molto, anche perché abbiamo avuto
il tempo di farlo. Non che lo consideri pronto, tutt’altro, ma ho potuto vedere le dimensioni del
problema che gli storici che si dedicano a questo argomento hanno tra le mani. Una grande
difficoltà è stata la scelta della bibliografia da utilizzare. Mentre sceglievo mi angosciavo perché
la produzione su Marx e sugli Annales è vastissima. Era molto interessante vedere le dispute
intellettuali tra diverse visioni del mondo e dell’uomo, sia quella tra Hegel e Marx, sia quella
tra gli Annales e Charles Seignobos e Von Ranke. La vicinanza dei testi degli autori, espressa
nel numero di citazioni, dà maggiore sicurezza alla ricerca, ma denuncia che i miei passi in
questo settore sono all’inizio. Nessuno di loro scrive con così tante citazioni.
La distanza tra gli autori della Nouvelle Histoire e me, che si consideri la lingua o il
contesto, è molto grande. Ho imparato che i processi economici e produttivi nella formazione
di qualsiasi contesto sociale sono uno strumento utile per lo storico. Non sarà l’unico, né sarà
34
Marc B LOCH, Apologie, 59.
35
Jacques LE GOFF – Pierre NORA, Faire de l’histoire, I, 12.
36
Henri-Irénée M ARROU, Comment comprendre le métier d’historien, 1473.
37
Peter SCHÖTTLER, Die “Annales” – Historiker und die deutsche Geschichtswissenschaft, 204.
38
Carlos AGUIRRE R OJAS , La historiografía en el siglo XX: Historia e historiadores entre 1848 y ¿2025?, 84.
10
quello definitivo, ma se usato insieme ad altri elementi, aumenta il grado di comprensione dello
storico.
Dalla piccola parte dell’opera di Karl Marx e Friedrich Engels che ho preso in mano, ho
capito che hanno prodotto innovazioni rilevanti e nuove chiavi di lettura per lo studio della
storia, ma che la vasta erudizione ha lasciato i suoi segni, le sue influenze e quindi, in ciò che
si riferisce specificamente alla filosofia della storia, non tutto è inedito. Marx ed Engels furono
influenzati. Cito John Locke, Thomas Hobbes, Adolphe Blanqui. Lo stesso vale per i fondatori
degli Annales, che si sono ispirati almeno all’inizio a Henri Pirenne e Henri Berr. L’eccellente
volume Les écoles historiques arriva ad affermare che non hanno inventato molto, ma hanno
permesso un approccio moderno alla storia con condizioni favorevoli alla ricerca e alla
pubblicazione.
Porto con me che la storia ha molti soggetti e una trama molto complessa di connessioni,
che non può mai essere definita da due o tre personaggi, anche se tutti incoronati nei loro troni,
negli uffici dei diplomatici o sui campi di battaglia. Quei semplici venditori di galline o
lavoratori, se uniti nella protesta contro gli abusi dei governanti, possono sicuramente cambiare
il destino di una città o di un paese. Ho anche imparato che il punto di partenza sono le idee,
sono loro a muoversi. Le idee di Hegel, Marx, Von Ranke, Seignobos, Bloch, Febvre, Braudel,
Le Goff. La storia ha più peso di quanto si possa immaginare.
Mi si è creato un problema, perché la mia ricerca sarà su Pio XII e Getúlio Vargas, a
partire dagli archivi della Chiesa e del governo brasiliano. Ho l’impressione di essere entrato
nella porta in cui gli storici della Nouvelle Histoire ci hanno detto di non entrare. Non ho mai
avuto l’intenzione di difendere Pio XII, anche perché credo nella sua santità e che la mia difesa
non farebbe alcuna differenza per lui, ma avrò bisogno di leggere molto di più se voglio
problematizzare la mia ricerca in modo rilevante.
Il P. Antonin-Dalmace Sertillanges diceva che l’intellettuale è una vocazione e che la
sua vita è una consacrazione che deve essere vissuta « constamment dans l’universel, dans
l’histoire »39. La mia vita di ricercatore è solo all’inizio e queste pagine che vi presento sono
piene dei miei dubbi iniziali. Dubbi sui concetti, sul metodo, sulla condizione di essere ad un
tempo sacerdote e storico della Chiesa, e molti altri. E poiché credo nel cammino fatto e
insegnato da Padre Sertillanges, so che avrò tutta la vita per continuare a proporre delle
domande e cercare risposte a tutti i miei dubbi. Ho spiegato qui le letture che ho fatto finora, le
prime idee e i dubbi che ho. Lascio ai libri e alle ricerche il compito di dare le risposte, perché
per il momento non le ho.
39
A.-D. SERTILLANGES , La vie intelectuelle, son esprit, ses conditions, ses méthodes, 18.
11
IV. Bibliografia
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