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Il governate ha bisogno ancor più del privato cittadino di avere una guida sicura, la quale lo aiuti
a fissare costantemente il fine prossimo o immediato che deve conseguire alla luce del Fine
ultimo a scegliere i mezzi non solo individuali, ma anche legislativi e sociali da mettere in opera
per il bene comune dei suoi sudditi.
La Prudenza
Questa guida è la Prudenza, senza la quale anche il genio politico o militare (per esempio
Napoleone) fa dei grandi passi e delle grandi imprese, ma fuori strada ossia nella direzione
sbagliata. La Prudenza è l’auriga Virtutum, ossia il cocchiere che dirige i cavalli che trainano il
cocchio delle altre Virtù cardinali, essa e le altre Virtù, come un cavallo indomito e imbizzarrito,
trascinerebbero il cocchio fuori della retta strada. Certamente un cavallo imbizzarrito corre forte,
può essere brillante, un campione, ma sbaglia la buona direzione.
1 di 6 08/06/2021, 10:59
Quando i “Diritti dell’Uomo” Soppiantano i “Diritti di Dio” [5] | don C... https://doncurzionitoglia.wordpress.com/2017/05/25/quando-i-diritti-de...
Il governate deve avere non solo la Prudenza individuale, ma anche quella che Aristotele e poi S.
Tommaso d’Aquino hanno chiamato la “Prudenza di governo o regale”, perché la parola
“governo” viene dal latino gubernatio, cioè il “reggere il timone” che guida la nave nella giusta
direzione e il termine “re” viene dal latino regere ossia condurre, guidare qualcosa al suo fine.
Come si vede, la Prudenza politica, sociale, pubblica, regale o di governo è sommamente
necessaria al governate per non condurre lo Stato verso il caos, l’anarchia, la tirannia, la
catastrofe sociale ed economica.
Il buon governante deve essere un “ministro” di Dio, ossia deve dipendere da Lui per far eseguire
le Sue Leggi per il bene comune della comunità sociale e non per i suoi interessi personali. In
breve deve legiferare conformemente alla Legge divina e naturale.
La Temperanza
La seconda Virtù che deve possedere personalmente e pubblicamente il buon governate è la
Temperanza, che frena le passioni sregolate dell’uomo ferito dal peccato originale e impedisce
alla Società civile (e a lui stesso1) di diventarne schiava e cadere nell’abisso dei vizi.
Il buon governante non deve diventare un “idolo” del popolo, governando per soddisfazione
personale e ponendosi su un piedistallo di auto-esaltazione, concentrandosi per orgoglio sulla
propria personalità, dimenticando che essa è al servizio di Dio per il bene comune della Nazione.
Occorre che il governate (come tutti gli altri uomini) sia o soprannaturalmente in alto, nel Cielo,
unito a Dio oppure umilmente a terra assieme agli altri uomini; se per disgrazia si monta la testa e
si pone a mezz’aria, tra il Cielo e la terra, presto cadrà come tutti gli idoli.
Saper essere padrone del proprio corpo, dei propri istinti e passioni è indispensabile al
governante, che deve dare il buon esempio ai suoi sudditi, altrimenti farà come i farisei del tempo
di Gesù, che “dicevano, ma non facevano”, vivevano malamente e rendevano al popolo difficile
la pratica delle Virtù. Se egli non ha l’ordine in sé e nella propria famiglia non può darlo alla
Nazione (“nemo dat quod non habet / nessuno dà quel che non ha”).
La Fortezza
Il governante deve essere risoluto nel sopportare (sustinere) le avversità che la sua carica
comporta e nel superare (aggredi) gli ostacoli che si parano davanti al suo governo. Siccome
deve fare grandi cose per la sua Patria intera, essendo il Capo-Nazione, deve bandire da sé ogni
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timor mondano di dispiacere agli uomini e deve essere intrepido nell’azione senza cercare di
piacere loro ad ogni costo, assecondandone i capricci.
La Giustizia
Per governare bene gli altri occorre dare a ciascun ciò che gli è dovuto: l’incoraggiamento e il
premio così come il rimprovero e il castigo. Per far ciò non si può pretendere di mettersi al posto
di Dio, come il Cesare pagano, e di confiscare i Suoi diritti attribuendoseli nel nome del “popolo
sovrano” e del parlamentarismo, di cui il governante è l’espressione e l’incarnazione.
La ribellione contro Dio porta alla perdizione. Se la ribellione è dell’individuo il castigo sarà
individuale e nell’aldilà, ma se è sociale e legalizzata allora il castigo riguarda la Nazione ed
avviene nel tempo ossia nella vita terrena.
Il buon governante deve saper distruggere, se necessario, le leggi della Rivoluzione, che sono
contrarie alla Legge naturale e divina, e promulgare delle leggi che siano una specificazione della
Legge eterna. Questa è la lotta ad oltranza che la “Città di Dio” deve condurre contro la “Città di
Satana”. Il buon governate deve essere pronto a sacrificare tutto per edificare la prima ed
abbattere la seconda, senza atteggiamenti “teatrali” o demagogici, ma con la semplicità e la
libertà dei figli di Dio.
La Giustizia esige che per difendere gli innocenti, gli onesti, coloro che sono ingiustamente
aggrediti si colpisca, anche duramente, l’aggressore, proporzionatamente alla gravità del suo
crimine. Non si può far versare sangue e lacrime agli innocenti per esagerata “benevolenza”
verso i colpevoli, che nell’era rivoluzionaria son garantiti più e meglio degli onesti cittadini. Il
mondo moderno si lascia intenerire dalla sorte dei malviventi e non ha compassione delle loro
vittime.
Obiezione liberale
I liberali pongono un’obiezione alla confessionalità dello Stato: siccome il mondo moderno crede
più ai Diritti dell’Uomo che a quelli di Dio una Costituzione civile dello Stato esplicitamente e
pubblicamente cristiana sarebbe occasione di guerra civile. Quindi occorre optare per il
Liberalismo di Stato onde evitare un male maggiore.
Risposta cattolica
La Chiesa risponde che ammettere per principio la separazione tra Stato e Chiesa significa negare
che Dio è il Creatore dell’uomo come animale sociale e quindi anche della Società civile, in
breve negare la fede. Inoltre riconoscere la validità della tesi cattolica della subordinazione dello
Stato alla Chiesa, ma negare assolutamente l’applicabilità pratica (l’ipotesi catto/liberale),
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significa accettare in teoria i 10 Comandamenti, però riconoscere che in pratica non possono
essere osservati neppure con la grazia di Dio, e questo è Luteranesimo. Come “la fede senza le
opere è morta”, così la Dottrina sociale non salva la Società civile se non la si mette in pratica,
ma ci si limita a parlarne. Certamente le difficoltà di “Instaurare tutto in Cristo” sono grandi, ma
non sono impossibili e insormontabili.
Il segreto della Massoneria è molto poco misterioso e abbastanza conosciuto perché la Chiesa lo
ha svelato e spiegato in più di 600 Documenti magisteriali, il più completo dei quali è l’Enciclica
di Leone XIII Humanum genus del 1884.
Il segreto massonico, svelato da papa Pecci, è l’unione stretta tra Massoneria e Satana, che la
dirige nei suoi sforzi di distruggere il Regno di Dio su questa terra e, siccome Dio regna in terra
tramite la Chiesa, la Massoneria – vera “Sinagoga di Satana” (Apoc., II, 9) – giura e fa giurare ai
suoi adepti delle “alte logge” di distruggerla (se mai fosse possibile).
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Gli uomini passano, le idee restano. “Dio non muore!”, disse Garcia Moreno quando fu
pugnalato. Nonostante gli sforzi della Rivoluzione e della setta infernale le verità seminate dal
Verbo Incarnato in questo mondo continuano a permanervi e a germogliare e, quando Dio reputa
propizio il tempo, hanno il sopravvento sull’errore e sul vizio seminati come la zizzania
dall’inimicus homo.
La buona soluzione è quella di rispettare l’ordine della natura e Dio Autore della natura, sia in
privato che socialmente o pubblicamente. Riconoscere che l’uomo non è un Titano, ma una
creatura fatta “per conoscere, amare e servire Dio e mediante questo salvarsi l’anima”.
d. Curzio Nitoglia
FINE
Note:
1 Solo per fare un esempio, si pensi a quanto abbia nuociuto, anche politicamente e storicamente, una vita non ordinata a
Mussolini o a Berlusconi e si potrebbero fare numerosissimi altri nomi.
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2 Un altro martire della Massoneria è stato monsignor Joseph Tiso, Capo di Stato della Slovacchia, impiccato il 18 aprile del 1947,
di cui si può leggere in questo sito.
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6 di 6 08/06/2021, 10:59