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(VHUFL]L di
&RPSRUWDPHQWRPHFFDQLFR
GHLPDWHULDOLHG
(OHPHQWLGHOOHPDFFKLQH
Dario Croccolo Massimiliano De Agostinis Giorgio Olmi
Esercizi di
Comportamento
meccanico dei materiali ed
Elementi delle macchine
ISBN 978-88-7488-631-9
Le fotocopie per uso personale (cioè privato e individuale, con esclusione quindi di
strumenti di uso collettivo) possono essere effettuate, nei limiti del 15% di ciascun
volume, dietro pagamento alla S.I.A.E del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e
5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Tali fotocopie possono essere effettuate negli
esercizi commerciali convenzionati S.I.A.E. o con altre modalità indicate da S.I.A.E.
Per le riproduzioni ad uso non personale (ad esempio: professionale, economico o
commerciale, strumenti di studio collettivi, come dispense e simili) l'editore potrà
concedere a pagamento l'autorizzazione a riprodurre un numero di pagine non
superiore al 15% delle pagine del volume.
CLEARedi - Centro Licenze e Autorizzazioni per le Riproduzioni Editoriali Corso
di Porta Romana, n. 108 - 20122 Milano - e-mail: autorizzazioni@clearedi.org - sito:
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Gli Autori
Indice
Indice iii
1 Strutture isostatiche 1
1.1 Esercizio 1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
1.2 Esercizio 2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
1.3 Esercizio 3 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
1.4 Esercizio 4 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
1.5 Esercizio 5 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
1.1 Esercizio 1
Soluzione
⎧
⎨YA + YB − F = 0
⎪
⎪
X −F =0
A (1.1)
⎪
⎩Y · 2 · L − F · L + F · L = 0
⎪
B
⎧
⎨YB = 0
⎪
⎪
Y = F = 10.000N
A (1.2)
⎪
⎩X = F = 10.000N
⎪
A
N 4 · 10.000
σN _max = = = 1MPa
A π · 1102
4 T 4 4 · 10.000
τT _max = · = · = 1MPa (1.3)
3 A 3 π · 1102
Mf 32 · 20.000.000
σM f _max = ± =± = ±153MPa
Wf π · 1103
4 CAPITOLO 1. STRUTTURE ISOSTATICHE
Sy Sy 250
CS = = = = 1, 62 (1.4)
σmax σN _max + σM f _max 154
8 CAPITOLO 1. STRUTTURE ISOSTATICHE
1.2 Esercizio 2
La trave schematizzata in Fig. 1.9, di lunghezza L=1.000mm e
di sezione rettangolare h·b = 20·15 , è vincolata in A e in B rispetti-
vamente con una carrello ed una cerniera ed è sollecitata da un carico
uniformemente distribuito q=400 N m
(diretto lungo le Y negative rispet-
to al sistema di riferimento) dal punto C di mezzeria all’estremità B
e da una coppia concentrata M=100Nm agente in B. Determinare le
reazioni vincolari in A e B, disegnare i diagrammi delle sollecitazioni
sulla trave e calcolare il coefficiente di sicurezza minimo per un acciaio
avente un limite di snervamento Sy =300MPa.
Soluzione
⎧
⎨YA + YB − Q = 0
⎪
⎪
X =0
B (1.5)
⎪
⎩Y · L − Q · 3 · L + M = 0
⎪
B 4
⎧
⎨XB = 0
⎪
⎪
YB · 1.000 = 200 · 43 · 1.000 − 100.000 = 50N (1.6)
⎪
⎩Y = 200 − 50 = 150N
⎪
A
10 CAPITOLO 1. STRUTTURE ISOSTATICHE
L
Mf _sx = YA · = 150 · 500 = 75.000N mm = 75N m (1.7)
2
YB 50
YB − q · X = 0 =⇒ X= = = 125mm (1.9)
q 0, 4
Il valore del momento in D risulta, dunque, pari a:
X 125
Mf _D = YB ·X −q ·X · = 50·125−0, 4·125· = 3, 125N m (1.10)
2 2
Ne consegue che sulla trave agisce nel punto C uno sforzo di taglio
massimo pari a T=150N ed un momento flettente massimo pari a
Mf =75Nm. Poiché la trave è costituita da una sezione rettangolare
piena possono essere a questo punto calcolate le tensioni nel modo
seguente:
3 T 3 150
τT _max = · = · = 1MPa
2 A 2 15 · 20
Mf 6 · 75.000 (1.11)
σM f _max =± =± = ±75MPa
Wf 15 · 202
1.2. ESERCIZIO 2 13
Sy 300
CS = = =4 (1.12)
σM f _max 75
⎧
⎨XB_M = 0
⎪
⎪
Y
A_M +Y B_M =0 (1.13)
⎪
· 1.000 + M = YB_M · 1.000 + 100.000 = 0
⎪
⎩Y
B_M
⎧
⎨XB_M = 0
⎪
⎪
Y
B_M = −100N (1.14)
⎪
A_M = 100N
⎪
⎩Y
Per quanto riguarda l’azione del carico distribuito sulla metà di destra
della trave questa produce in A e in B le seguenti reazioni per le quali il
pedice Q indica le reazioni dovute al carico distribuito.
⎧
⎨XB_Q = 0
⎪
⎪
YA_Q + YB_Q − Q = YA_Q + YB_Q − 200 = 0 (1.15)
⎪
3 3
B_Q · L − Q · 4 · L = YB_Q · 1.000 − 200 · 4 · 1.000 = 0
⎪
⎩Y
⎧
⎪XB_Q = 0
⎪
⎨
Y
B_Q = 150N (1.16)
⎪
A_Q = 50N
⎪
⎩Y
⎧
⎨XB = 0
⎪
⎪
YB = YB_M + YB_Q = −100 + 150 = 50N (1.17)
⎪
⎩Y = Y
A_M + YA_Q = 100 + 50 = 150N
⎪
A
1.3 Esercizio 3
La struttura schematizzata in Fig. 1.18 è realizzata mediante una
trave a cassone in acciaio saldata nei punti A e B e caricata nei pun-
ti C e D con forze d’intensità F=2.000N . Conoscendo la lunghezza
L=1.000mm dei tratti di trave e le dimensioni esterne (b1 =60mm,
h1 =100mm) ed interne (b2 =50mm, h2 =90mm) calcolare le reazioni
vincolari in A e B, disegnare i diagrammi delle sollecitazioni (N, T,
Mf ) e calcolare il coefficiente di sicurezza minimo per un acciaio avente
un limite di snervamento Sy =250MPa.
Soluzione
⎧
⎨YA − 2 · F = 0
⎪
⎪
X +X +2·F =0
A B (1.18)
⎪
⎩X · 2 · L − 2 · F · L + F · 2 · L = 0
⎪
B
⎧
⎨YA = 2 · F = 4.000N
⎪
⎪
X =0
B (1.19)
⎪
⎩X = 0 − 2 · F = −4.000N
⎪
A
18 CAPITOLO 1. STRUTTURE ISOSTATICHE
N 2.000
σN _max = = = 1MPa
A 100 · 60 − 90 · 50
T · S∗ 2.000 · 24.375
τT _max = = = 3MPa
IZ −Z · b 1.962.500 · (60 − 50)
(1.21)
Mf Mf · ymax
σM f _max =± =± =
Wf IZ −Z
2.000.000 · 100
2
=± = ±51MPa
1.962.500
data
La tensione τ di taglio è trascurabile rispetto alla tensione σmax
dalla somma della tensione di momento flettente e di sforzo normale
massime. Il coefficiente di sicurezza risulta, dunque, calcolato dalla Eq.
1.22.
Sy Sy 250
CS = = = = 4, 81 (1.22)
σmax σN _max + σM f _max 52
22 CAPITOLO 1. STRUTTURE ISOSTATICHE
1.4 Esercizio 4
La struttura schematizzata in Fig. 1.26 è una travatura reticolare
realizzata in acciaio da costruzione (Sy =275MPa, E=200.000MPa),
con aste di sezione circolare piena di diametro d=30mm. Sapendo che
L=1.000mm e F=10kN , determinare il valore delle reazioni vincolari,
calcolare gli sforzi nelle aste ed eseguirne la verifica a carico di punta.
Calcolare infine il coefficiente di sicurezza minimo della struttura.
l = 3·9−2·[(2 − 1) + (2 − 1) + (4 − 1) + (3 − 1) + (4 − 1) + (3 − 1)]−3 = 0
1.4. ESERCIZIO 4 23
(1.24)
Essendo l = 0, la struttura risulta isostatica. Di conseguenza, il
calcolo delle reazioni vincolari può essere eseguito risolvendo le sole tre
equazioni di equilibrio (traslazione lungo l’asse orizzontale X e lungo
l’asse verticale Y , e rotazione attorno ad un qualunque punto della
struttura). Si considerano, dunque, due reazioni per il vincolo di cerniera
in A (una orizzontale XA , ed una verticale YA ) ed una reazione per il
vincolo di carrello in B (solo reazione verticale YB ). Come punto di
equilibrio alla rotazione si sceglie il punto A in modo da annullare il
momento generato dalle due reazioni incognite del vincolo stesso.
⎧
⎨XA = 0N
⎪
⎪
5 (1.26)
B Y =
3 · F = 16.667N
⎪
⎩Y = 4 · F = 13.333N
⎪
A 3
√
2
YA + N8 · sin(45◦ ) = YA + N8 · 2 =0
√
2
(1.27)
N1 + N8 · cos(45◦ ) = N1 + N8 · 2 =0
Perciò:
1.4. ESERCIZIO 4 25
√ √
2 = − 4·3 2 · 10.000 = −18.856N
N8 = −YA ·
√
2 4
(1.28)
N1 = −N8 · 2 = 3 · 10.000 = 13.333N
√
2
N8 · sin(45◦ ) + N9 = N8 · 2 + N9 = 0
√
2
(1.29)
N8 · cos(45◦ ) − N7 − F = N8 · 2 − N7 − F = 0
26 CAPITOLO 1. STRUTTURE ISOSTATICHE
Si ha:
√
2
− 34 · 10.000 = −13.333N
N9 = −N8 · =
√ 2 (1.30)
2 4 1
N7 = N 8 · 2 −F = 3 ·F −F = 3 · 10.000 = 3.333N
√
2
N6 · sin(45◦ ) + N7 = N6 · 2 + N7 = 0
√
2
(1.31)
N6 · cos(45◦ ) + N2 − N1 = N6 · 2 + N2 − N1 = 0
Da cui:
√ √
2
N6 = −N7 · 2=− 3 · 10.000 = −4.714N
√
2 4 1 5
(1.32)
N2 = N1 − N6 · 2 = 3 ·F + 3 ·F = 3 · 10.000 = 16.667N
1.4. ESERCIZIO 4 27
N3 − N2 = 0
(1.33)
N5 = 0
28 CAPITOLO 1. STRUTTURE ISOSTATICHE
Da cui:
N3 = N2 = 16.667N
(1.34)
N5 = 0
√
2
−N3 − N4 · cos(45◦ ) = −N3 − N4 · 2 =0
√
2
(1.35)
N4 · sin(45◦ ) + YB = N4 · 2 + YB = 0
Da cui:
√
N4 = −N3 · 2 = −23.570N
√ (1.36)
N4 = −YB · 2 = −23.570N
d2
A=π· = 707mm2 (1.37)
4
N4 23.570
σN = = = 33MPa (1.38)
A 707
Sy 275
CS Sy = = = 8, 3 (1.39)
σN 33
π2 · E
σlim_Eulero = (1.40)
λ2
In cui E rappresenta il modulo di Young del materiale e λ rappresenta
la snellezza dell’asta. Affinché il sistema sia in sicurezza deve verificarsi
la seguente condizione:
σN ≤ σlim_Eulero (1.41)
Le
λ= (1.42)
ρmin
In cui Le rappresenta la lunghezza equivalente dell’asta e ρmin il
raggio minimo d’inerzia della sezione. La lunghezza equivalente (o
lunghezza libera d’inflessione) di un elemento snello dipende dalla sua
lunghezza L e da come sono vincolati i suoi due estremi. In Fig. 1.33 sono
riportati alcuni esempi di vincolamento di elementi snelli, ed i relativi
rapporti fra lunghezza equivalente Le e lunghezza reale L.
Le aste di una reticolare sono vincolate con cerniere ideali a ciascun
estremo, quindi si ricade nel caso Le = L (primo esempio da sinistra in
Fig. 1.33). Il raggio minimo d’inerzia della sezione dell’asta vale:
Imin d
ρmin = = = 7, 5mm (1.43)
A 4
Le L 1414, 2
λ= = = = 188, 6 (1.44)
ρmin ρmin 7, 5
π2 · E π 2 · 200.000 Sy
σlim_Eulero = 2
= 2 = 55MPa < (1.45)
λ 188, 6 2
S
Si ricorda che la formula di Eulero è valida se σlim_Eulero ≤ 2y .
In caso contrario è necessario calcolare la tensione limite mediante la
formula di Johnson:
Sy 2 · λ 2
σlim_Johnson = Sy − (1.46)
4 · π2 · E
Si ha quindi:
σlim_Eulero 55
CS Eu = = = 1, 7 (1.47)
σN 33
Confrontando i due coefficienti di sicurezza trovati, si ha che il minore
è quello espresso rispetto all’instabilità per carico di punta e calcolato
con la 1.47.
32 CAPITOLO 1. STRUTTURE ISOSTATICHE
CS min = min CS Sy ; CS Eu = min {8, 3; 1, 7} = 1, 7 (1.48)
1.5. ESERCIZIO 5 33
1.5 Esercizio 5
La struttura schematizzata in Fig. 1.34 è una travatura reticolare rea-
lizzata in acciaio da costruzione con Sy =275MPa ed E=200.000MPa.
Tutte le aste, eccetto l’asta 3, hanno sezione circolare piena di diametro
d=30mm. L’asta 3 è invece realizzata con un tubo tondo di diame-
tro esterno D=76mm e spessore di parete s=3mm. Sapendo che
L=2.000mm e F=30kN , determinare il valore delle reazioni vincolari,
calcolare gli sforzi nelle aste ed eseguirne la verifica a carico di punta.
Calcolare infine il coefficiente di sicurezza minimo della struttura.
⎧
⎨XA + F = 0
⎪
⎪
Y +Y −F =0
A B (1.51)
⎪
⎩F · L − F · 2L + Y · L = 0
⎪
B
1.5. ESERCIZIO 5 35
⎧
⎨XA = −F = −30.000N
⎪
⎪
Y = F = 30.000N
B (1.52)
⎪
⎩Y = F − Y = 0N
⎪
A B
√
2
N7 + N5 · cos(45◦ ) − XA = N7 + N5 · 2 − XA = 0
√
2
(1.53)
−N5 · sin(45◦ ) = −N5 · 2 =0
Perciò:
N5 = 0
(1.54)
N7 = XA = 30.000N
N6 − N7 = 0
(1.55)
YB − N4 = 0
Perciò:
N6 = N7 = 30.000N
(1.56)
N4 = YB = 30.000N
1.5. ESERCIZIO 5 37
√
2
−N6 − N3 · cos(45◦ ) = −N6 − N3 · =0
√2 (1.57)
2
−N2 − N3 · sin(45◦ ) = −N2 − N3 · 2 =0
Perciò:
√
N3 = −N6 · 2 = −42.426N
√
2
(1.58)
N2 = −N3 · 2 = N6 = 30.000N
F − N1 = 0
(1.59)
N2 − F = 0
Perciò:
N1 = 30.000N
(1.60)
N2 = 30.000N
1.5. ESERCIZIO 5 39
d2
A1 = π · = 707mm2 (1.61)
4
N4 30.000
σN 1 = = = 42MPa (1.62)
A1 707
E’ quindi possibile esprimere il coefficiente di sicurezza dell’asta 1
rispetto al limite di snervamento del materiale Sy = 275M P a:
40 CAPITOLO 1. STRUTTURE ISOSTATICHE
Sy 275
CS Sy 1 = = = 6, 5 (1.63)
σN 1 42, 4
D2 − (D − 2 · s)2
A3 = π · = 688mm2 (1.64)
4
N3 42.426
σN 3 = = = 62MPa (1.65)
A3 688
E’ quindi possibile esprimere il coefficiente di sicurezza dell’asta 3
rispetto al limite di snervamento del materiale Sy = 275M P a:
Sy 275
CS Sy 3 = = = 4, 5 (1.66)
σN 3 62
π2 · E
σlim_Eulero = (1.67)
λ2
σN 3 ≤ σlim_Eulero (1.68)
Le
λ= (1.69)
ρmin
I3min π · [D4 − (D − 2 · s)4 ]
ρmin = = = 25, 8mm (1.70)
A3 64 · A3
Le L 2828, 4
λ= = = = 109, 5 (1.71)
ρmin ρmin 25, 8
π2 · E π 2 · 200.000 Sy
σlim_Eulero = 2
= 2 = 165MPa > (1.72)
λ 109, 5 2
S
Si ricorda che la formula di Eulero è valida se σlim_Eulero ≤ 2y .
S
Poiché in questo caso σlim_Eulero > 2y , è necessario calcolare la tensione
limite mediante la formula di Johnson:
Sy 2 · λ 2
σlim_Johnson = Sy − (1.73)
4 · π2 · E
Si ha quindi:
2752 · 109, 52
σlim_Johnson = 275 − = 160.2M P a (1.74)
4 · π 2 · 200.000
σlim_Johnson 160
CS Jo3 = = = 2, 6 (1.75)
σN 3 62
Confrontando i due coefficienti di sicurezza trovati, si ha che il minore
è quello espresso rispetto all’instabilità per carico di punta e calcolato
con la 1.75.
CS min = min CS Sy 3 ; CS Jo3 = min {4, 5; 2, 6} = 2, 6 (1.76)
Osservazione:
E’ interessante verificare quale sarebbe stato il coefficiente di sicurezza
dell’asta 3 rispetto all’instabilità per carico di punta, nel caso in cui tale
1.5. ESERCIZIO 5 43
asta fosse stata costruita con la medesima sezione circolare piena delle
altre aste. In tal caso avremmo avuto:
I3min d
ρmin = = = 7, 5mm (1.77)
A3 4
Le L 2828, 4
λ= = = = 377, 1 (1.78)
ρmin ρmin 7, 5
E quindi:
π2 · E π 2 · 200.000 Sy
σlim_Eulero = 2
= 2 = 14MPa < (1.79)
λ 377, 1 2
Di conseguenza, il coefficiente di sicurezza dell’asta 3, rispetto all’in-
stabilità per carico di punta, sarebbe stato:
σlim_Eulero 14
C.S.Jo3 = = = 0, 2 (1.80)
σN 3 62
Quindi l’asta 3 non avrebbe superato la verifica. Essendo l’area della
sezione piena di diametro d molto simile all’area della sezione cava di
diametro esterno D e spessore s, il peso specifico ( kgm
) dei due profili è
circa lo stesso. Si vede quindi che, a parità di peso specifico, l’impiego
di profili cavi risulta vantaggioso anche per la realizzazione di elementi
snelli soggetti a compressione, perché permette di massimizzare il raggio
d’inerzia minimo ovvero di minimizzare la snellezza ed aumentare la
tensione limite calcolata secondo Eulero o Johnson.
Capitolo 2
2.1 Esercizio 1
Soluzione
h2 150
YG = = = 75mm (2.1)
2 2
Viceversa, la sezione in studio, non risulta simmetrica rispetto ad
alcun asse verticale. Di conseguenza, non si può stabilire a priori la
distanza del baricentro rispetto all’asse Y-Y : si può solo ragionevolmente
supporre che ZG sia inferiore a b23 = 40mm, dato che l’anima risulta
spostata verso l’asse Y-Y .
SY −Y
ZG = (2.2)
A
La quota orizzontale del baricentro viene calcolata (Eq. 2.2) come
rapporto fra il momento statico SY-Y riferito all’intera sezione rispetto
all’asse Y-Y , e l’area della sezione stessa, A. Si può osservare che la
2.1. ESERCIZIO 1 47
A1 z dA1
ZG_1 = ⇔ z dA1 = ZG_1 · A1 (2.3)
A1 A1
z dA1 + A2 z dA2 + z dA3
SY −Y z dA
ZG = = A = A1 A3
=
A A A1 + A2 + A3
ZG_1 · A1 + ZG_2 · A2 + ZG_3 · A3
= =
A1 + A2 + A3
b3 b1 b3
2 · b3 · h1 + b3 − b2 − 2 · b1 · (h2 − 2 · h1 ) + 2 · b 3 · h1
= =
b3 · h1 + b1 · (h2 − 2 · h1 ) + b3 · h1
80 8 80
2 · 80 · 12 + 80 − 45 − 2 · 8 · (150 − 2 · 12) + 2 · 80 · 12
= =
80 · 12 + 8 · (150 − 2 · 12) + 80 · 12
= 36, 9mm
(2.4)
IZ −Z = y 2 dA (2.5)
A
2 2
I Z −Z = y d(b3 · h2 ) − y dA4 − y 2 dA5 =
b3 ·h2 A4 A5
1 1
= · b3 · h32 − · (b3 − b2 − b1 ) · (h2 − 2 · h1 )3 +
12 12
1
− · b2 · (h2 − 2 · h1 )3 =
12 (2.6)
1 3 1 3
= · 80 · 150 − · (80 − 45 − 8) · (150 − 2 · 12) +
12 12
1
− · 45 · (150 − 2 · 12)3 =
12
= 10.497.744mm4
Allo stesso modo si può procedere per il calcolo del momento inerziale
rispetto all’asse verticale Y’-Y’, IY’-Y’ . Sempre sulla base della proprietà
dell’additività, esso sarà valutato, sommando i tre contributi di momento
d’inerzia, calcolati rispetto all’asse Y’-Y’, relativamente alle già citate
sezioni A1 , A2 e A3 di Fig. 2.2. Si osservi che in tal caso è inevitabile
dover fare ricorso al Teorema di Huygens-Steiner. Si veda l’Eq. 2.7.
50 CAPITOLO 2. SEZIONI DI TRAVI E TENSIONI
2 2 2
IY −Y = z dA = z dA1 + z dA2 + z 2 dA3 =
A A1 A2 A3
2
1 b3
=2· · h1 · b33 + h1 · b3 · − ZG +
12 2
1
+ · (h2 − 2 · h1 ) · b31 +
12
2
b1
+ (h2 − 2 · h1 ) · b1 · ZG − b3 − b2 − =
2 (2.7)
2
1 80
=2· · 12 · 803 + 12 · 80 · − 36, 9 +
12 2
1
+ · (150 − 2 · 12) · 83 +
12
2
8
+ (150 − 2 · 12) · 8 · 36, 9 − 80 − 45 − =
2
4
= 1.082.916mm
Si passa ora al computo delle tensioni nei punti indicati in Fig. 2.1
di pag. 45. Verranno indicate con il simbolo σ le tensioni normali da
momento flettente, con τ le tensioni tangenziali da taglio e con σV M le
tensioni normali equivalenti secondo il criterio di Von Mises. Opportu-
ni pedici, 1 , 2 , 3 , 4 , verranno inoltre aggiunti, con riferimento ai punti
notevoli di Fig. 2.1.
Punto 1:
E’ evidente che in tale punto, giacente sul bordo superiore, la tensione
normale è massima, mentre la tensione tangenziale è nulla. La tensione
normale σ1 è espressa dall’Eq. 2.8, in cui il termine y1 rappresenta la
distanza fra il punto 1 e l’asse neutro, coincidente con l’asse baricentrico
Z’-Z’.
SZ∗ −Z · TY
τ1 = 1
=0 (2.9)
IZ −Z · b3
σV M1 = σ12 + 3 · τ12 = σ1 = 129MPa (2.10)
Punto 2:
La tensione normale deve essere calcolata secondo l’Eq. 2.11, in cui il
termine y2 indica ora la distanza del punto 2 rispetto all’asse Z’-Z’.
Mf Z −Z Mf Z −Z h2
σ2 = · y2 = · − h1 =
IZ −Z
IZ −Z
2
(2.11)
18.000 · 103 150
= · − 12 = 108MPa
10.497.744 2
h1
SZ∗ −Z · TY h2 − 2 − YG · b3 · h1 · TY
τ2 = 2
= =
IZ −Z · b3 IZ −Z · b3
(2.12)
12
150 − 2 − 75 · 80 · 12 · 40 · 103
= = 3, 2MPa
10.497.744 · 80
σV M2 = σ22 +3· τ22 = 1082 + 3 · (3, 2)2 = 108MPa ≈ σ2 (2.13)
52 CAPITOLO 2. SEZIONI DI TRAVI E TENSIONI
Punto 3:
La tensione normale σ3 è evidentemente uguale alla σ2 prima calcolata.
La tensione tangenziale può essere calcolata tramite un’espressione analo-
ga all’Eq. 2.13, in cui tuttavia si deve considerare a denominatore il solo
spessore dell’anima b1 , anziché la larghezza dell’ala b3 come indicato
nell’Eq. 2.14.
h1
SZ∗ −Z · TY h2 − 2 − YG · b3 · h1 · TY
τ3 = 2
= =
IZ −Z · b1 IZ −Z · b1
(2.14)
12
150 − 2 − 75 · 80 · 12 · 40 · 103
= = 32MPa
10.497.744 · 8
σV M3 = σ32 + 3 · τ32 = 1082 + 3 · 322 = 121MPa (2.15)
2.1. ESERCIZIO 1 53
Punto 4:
La tensione normale σ4 è ovviamente nulla, in quanto il punto 4 giace
sull’asse neutro. Viceversa, risulta massima la tensione tangenziale da
taglio τ4 . Applicando la formula di Jourawsky, si ottiene, Eq. 2.16.
SZ∗ −Z · TY
τ4 = 4
=
IZ −Z · b1
h1 h2 −h1 −YG
h2 − 2 − YG · b3 · h1 + 2 · b1 · (h2 − h1 − YG ) · TY
= =
IZ −Z · b1
12 150−12−75
150 − 2 − 75 · 80 · 12 + 2 · 8 · (150 − 12 − 75) · 40 · 103
= =
10.497.744 · 8
= 39MPa
(2.16)
54 CAPITOLO 2. SEZIONI DI TRAVI E TENSIONI
√ √
σV M4 = σ42 + 3 · τ42 = 3 · τ4 = 3 · 39 = 68MPa (2.17)
2.2 Esercizio 2
Soluzione
b2 80
ZG = = = 40mm (2.18)
2 2
Viceversa, la sezione in studio, non risulta simmetrica rispetto ad
alcun asse orizzontale. Di conseguenza, non si può stabilire a priori la
distanza del baricentro rispetto all’asse Z-Z : si può solo ragionevolmente
supporre che YG sia inferiore a h22 = 50mm, vista la particolare geo-
metria ad U, con concentrazione di materiale nella parte inferiore della
sezione.
SZ−Z
YG = (2.19)
A
La quota verticale del baricentro viene calcolata (Eq. 2.19) come
rapporto fra il momento statico SZ-Z riferito all’intera sezione rispetto
all’asse Z-Z , e l’area della sezione stessa, A. Si può osservare che la
sezione in studio può essere ottenuta, sottraendo da una sezione “piena”,
avente le dimensioni di ingombro (b2 ·h2 ), indicata con A1 , la superficie
“vuota” A2 . Si veda al proposito la Fig. 2.8. Per la proprietà di additività,
l’integrale sulla sezione data A, che esprime il momento statico SZ-Z ,
può quindi essere scritto come la differenza fra due integrali, calcolati
rispettivamente sulle sezioni “piena”, di area A1 , e “vuota”, di area
A2 . Questi due integrali, possono essere valutati facilmente tramite la
determinazione della quota verticale YG_1 del baricentro G_1 , riferito
alla sezione “piena” A1 riportata nella Eq. 2.20.
A1 y dA1
YG_1 = ⇔ y dA1 = YG_1 · A1 (2.20)
A1 A1
58 CAPITOLO 2. SEZIONI DI TRAVI E TENSIONI
y dA1 − A2 y dA2
SZ−Z y dA
YG = = A = A1 =
A A A1 − A2
YG_1 · A1 − YG_2 · A2
= =
A1 − A2
h2 h1
2 · b 2 · h2 − h2 − 2 · b1 · h 1 (2.21)
= =
b2 · h 2 − b1 · h1
100 85
2 · 80 · 100 − 100 − 2 · 70 · 85
= =
80 · 100 − 70 · 85
= 28, 2mm
IZ −Z = y 2 dA (2.22)
A
2
IZ −Z = y dA1 − y 2 dA2 =
A1 A2
2
1 h2
= · b2 · h32 + b2 · h2 · − YG +
12 2
2
1 h1
3
− · b 1 · h 1 + b 1 · h 1 · h2 − − YG =
12 2 (2.23)
2
1 100
= · 80 · 1003 + 80 · 100 · − 28, 2 +
12 2
2
1 85
3
− · 70 · 85 + 70 · 85 · 100 − − 28, 2 =
12 2
= 1.778.173mm4
Allo stesso modo si può procedere per il calcolo del momento inerziale
rispetto all’asse verticale Y’-Y’, IY’-Y’ . Esso sarà dato dalla differenza
fra due momenti inerziali, entrambi rispetto ad Y’-Y’ e relativi rispet-
tivamente alle aree A1 ed A2 di Fig. 2.8. Anche nella valutazione di
tale momento inerziale si trae giovamento dalla geometria rettangolare.
60 CAPITOLO 2. SEZIONI DI TRAVI E TENSIONI
Inoltre, come si riscontra dalla figura appena citata, l’asse Y’-Y’ è bari-
centrico per le superfici A1 ed A2 . Non è quindi necessario applicare il
Teorema di Huygens-Steiner, con notevole risparmio nei calcoli come
evidenziato nell’Eq. 2.24.
IY −Y = z 2 dA = z 2 dA1 − z 2 dA2 =
A A1 A2
1 1
= · h2 · b32 − · h1 · b31 =
12 12 (2.24)
1 1
= · 100 · 803 − · 85 · 703 =
12 12
= 1.837.083mm4
Si passa ora al computo delle tensioni nei punti indicati in Fig. 2.7
di pag. 56. Verranno indicate con il simbolo σMf le tensioni normali da
momento flettente, con σN le tensioni normali da sforzo normale (distri-
buite uniformemente sull’intera superficie) e con σ le tensioni normali
complessive. Con τ si indicheranno le tensioni tangenziali da taglio e con
σV M le tensioni normali equivalenti secondo il criterio di Von Mises.
Opportuni pedici, 1 , 2 , 3 verranno inoltre aggiunti, con riferimento ai
punti notevoli di Fig. 2.7.
N N N
σN = = = =
A A1 − A2 b2 · h 2 − b 1 · h 1
(2.25)
60 · 103
= = 29MPa
80 · 100 − 70 · 85
Punto 1:
Si osserva prima di tutto che tale punto giace sul bordo superiore, che
tale bordo è il più distante rispetto all’asse Z’-Z’ e che la struttura è
2.2. ESERCIZIO 2 61
Mf Z −Z Mf Z −Z
σ Mf 1 = − · y1 = − · (h2 − YG ) =
IZ −Z IZ −Z
(2.26)
3.500 · 103
=− · (100 − 28, 2) = −141MPa
1.778.173
SZ∗ −Z · TY
τ1 = 1
=0 (2.28)
IZ −Z · (b2 − b1 )
σV M1 = σ12 + 3 · τ12 = σ1 = 112MPa (2.29)
Punto 2:
La tensione normale da momento flettente è evidentemente nulla, in
quanto il punto 2 cade sull’asse baricentrico della sezione, coincidente
con l’asse neutro. La tensione normale in 2 è quindi data solo dalla
componente di sforzo normale σN prima calcolata. Quindi, Eq. 2.30:
62 CAPITOLO 2. SEZIONI DI TRAVI E TENSIONI
σ2 ≡ σN = 29MPa (2.30)
SZ∗ −Z · TY h2 −YG
· (b2 − b1 ) · (h2 − YG ) · TY
2
τ2 = 2
= =
IZ −Z · (b2 − b1 ) IZ −Z · (b2 − b1 )
100−28,2
(2.31)
2 · (80 − 70) · (100 − 28, 2) · 35 · 103
= = 51MPa
1.778.173 · (80 − 70)
Infine, la tensione equivalente secondo Von Mises, σV M2 , risulta
esprimibile come in Eq. 2.32.
σV M2 = σ22 + 3 · τ22 = 292 + 3 · 512 = 93MPa (2.32)
2.2. ESERCIZIO 2 63
Punto 3:
La tensione normale dovuta al momento flettente σMf 3 è calcolabile
tramite l’Eq. 2.33, in cui il termine y3 indica la distanza fra il punto 3 e
l’asse baricentrico Z’-Z’. Si osservi che, essendo il punto 3 al di sotto
dell’asse neutro, la corrispondente tensione è positiva (ad indicare uno
sforzo di trazione).
Mf Z −Z Mf Z −Z
σMf 3 = · y3 = · (YG − (h2 − h1 )) =
IZ −Z IZ −Z
(2.33)
3.500 · 103
= · (28, 2 − (100 − 85)) = 26MPa
1.778.173
h1
SZ∗ −Z · TY h2 − 2 − YG · (b2 − b1 ) · h1 · TY
τ3 + = 3
= =
IZ −Z · (b2 − b1 ) IZ −Z · (b2 − b1 )
85
100 − 2 − 28, 2 · (80 − 70) · 12 · 40 · 103
= = 49MPa
1.778.173 · (80 − 70)
(2.35)
64 CAPITOLO 2. SEZIONI DI TRAVI E TENSIONI
h1
SZ∗ −Z · TY h2 − 2 − YG · (b2 − b1 ) · h1 · TY
τ3− = 3
= =
IZ −Z · b2 IZ −Z · b2
(2.36)
85
100 − 2 − 28, 2 · (80 − 70) · 12 · 40 · 103
= = 6, 1MPa
1.778.173 · 80
σV M3+ = σ32 + 3 · τ32+ = 552 + 3 · 492 = 101MPa (2.37)
σV M3− = σ32 + 3 · τ32− = 552 + 3 · 6, 12 = 56MPa (2.38)
2.3 Esercizio 3
Soluzione
SY −Y
ZG = (2.39)
A
A1 z dA1
ZG_1 = ⇔ z dA1 = ZG_1 · A1 (2.40)
A1 A1
z dA1 + A2 z dA2
SY −Y z dA
ZG = = A = A1 =
A A A1 + A2
ZG_1 · A1 + ZG_2 · A2
= =
A1 + A2
b3 b2
2 · b3 · h 1 + b1 + 2 · b2 · (h2 − h1 ) (2.41)
= =
b3 · h1 + b2 · (h2 − h1 )
100 14
2 · 100 · 16 + 65 + 2 · 14 · (175 − 16)
= =
100 · 16 + 14 · (175 − 16)
= 62, 8mm
SZ−Z
YG = (2.42)
A
2.3. ESERCIZIO 3 69
A1 y dA1
YG_1 = ⇔ y dA1 = YG_1 · A1 (2.43)
A1 A1
y dA1 + A2 y dA2
SZ−Z y dA
YG = = A = A1 =
A A A1 + A2
YG_1 · A1 + YG_2 · A2
= =
A1 + A2
h1 h2 −h1
h2 − 2 · b3 · h 1 + 2 · b2 · (h2 − h1 ) (2.44)
= =
b3 · h1 + b2 · (h2 − h1 )
16 175−16
175 − 2 · 100 · 16 + 2 · 14 · (175 − 16)
= =
100 · 16 + 14 · (175 − 16)
= 116, 1mm
IZ −Z = y 2 dA (2.45)
A
70 CAPITOLO 2. SEZIONI DI TRAVI E TENSIONI
IZ −Z = y 2 dA1 + y 2 dA2 =
A1 A2
2
1 h1
= · b3 · h31 + b3 · h1 · h2 − − YG +
12 2
1
+ · b2 · (h2 − h1 )3 +
12
h 2 − h1 2
+ b2 · (h2 − h1 ) · YG − =
2 (2.46)
2
1 16
= · 100 · 163 + 100 · 16 · 175 − − 116, 1 +
12 2
1
+ · 14 · (175 − 16)3 +
12
175 − 16 2
+ 14 · (175 − 16) · 116, 1 − =
2
= 11.850.915mm4
Allo stesso modo si può procedere per il calcolo del momento inerziale
IY’-Y’ rispetto all’asse verticale Y’-Y’. Anch’esso risulterà dato dalla
somma fra due contributi di momento d’inerzia, entrambi rispetto ad
Y’-Y’ e relativi alle aree A1 ed A2 di Fig. 2.13. Anche in questo caso
tale decomposizione agevola il calcolo in quanto lo riconduce a geometrie
di tipo rettangolare. Occorre tuttavia riscontrare come l’asse Y’-Y’,
rispetto al quale si calcolano i momenti inerziali, non risulti baricentrico
per le superfici A1 e A2 , come si può facilmente rilevare ancora dalla
Fig. 2.13. Di conseguenza, anche in tal caso non si può prescindere
2.3. ESERCIZIO 3 71
IY −Y = z 2 dA = z 2 dA1 + z 2 dA2 =
A A1 A2
1 b3 2
= · h1 · b33 + h1 · b3 · ZG − +
12 2
1
+ · (h2 − h1 ) · b32 +
12
2
b2
+ (h2 − h1 ) · b2 · b1 + − ZG =
2 (2.47)
1 100 2
= · 16 · 1003 + 16 · 100 · 62, 8 − +
12 2
1
+ · (175 − 16) · 143 +
12
2
14
+ (175 − 16) · 14 · 65 + − 62, 8 =
2
4
= 1.820.244mm
Si passa ora al computo delle tensioni nei punti indicati in Fig. 2.12
di pag. 66. Verranno indicate con il simbolo σ le tensioni normali da
momento flettente, con τ le tensioni tangenziali da taglio e con σV M le
tensioni normali equivalenti secondo il criterio di Von Mises. Opportu-
ni pedici, 1 , 2 , 3 , 4 verranno inoltre aggiunti, con riferimento ai punti
notevoli di Fig. 2.12.
Punto 1:
Si osserva prima di tutto che tale punto giace sul bordo superiore e che
la struttura è sollecitata da un momento Mf Z’-Z’ , che tende le fibre
superiori. Ne consegue che la tensione normale flettente avrà un valore
positivo, ad indicare uno stato di trazione. Nello specifico la tensione
normale σ1 è espressa dall’Eq. 2.48, in cui il termine y1 rappresenta la
distanza fra il punto 1 e l’asse neutro, coincidente con l’asse baricentrico
Z’-Z’.
72 CAPITOLO 2. SEZIONI DI TRAVI E TENSIONI
Mf Z −Z Mf Z −Z
σ1 = · y1 = · (h2 − YG ) =
IZ −Z IZ −Z
(2.48)
15.000 · 103
= · (175 − 116, 9) = 75MPa
11.850.915
SZ∗ −Z · TY
τ1 = 1
=0 (2.49)
IZ −Z · b3
σV M1 = σ12 + 3 · τ12 = σ1 = 75MPa (2.50)
Punto 2:
La tensione normale da momento flettente nel punto 2 è senz’altro
minore di quella nel punto 1 , dal momento che la distanza fra il punto 2
e l’asse baricentrico Z’-Z’ è inferiore. Per contro, in tal caso la tensione
tangenziale da taglio non è nulla e richiederà un’opportuna stima di
momento statico. La tensione normale è calcolata nell’Eq. 2.51, in cui il
termine y2 rappresenta la distanza fra il punto 2 e l’asse Z’-Z’.
Mf Z −Z Mf Z −Z
σ2 = · y2 = · (h2 − h1 − YG ) =
IZ −Z IZ −Z
(2.51)
15.000 · 103
= · (175 − 16 − 116, 9) = 54MPa
11.850.915
h1
SZ∗ −Z · TY h2 − 2 − YG · b3 · h1 · TY
τ2 = 2
= =
IZ −Z · b3 IZ −Z · b3
(2.52)
16
175 − 2 − 116, 1 · 100 · 16 · 80 · 103
= = 5, 5MPa
11.850.915 · 100
σV M2 = σ22 + 3 · τ22 = 542 + 3 · 5, 52 = 55MPa (2.53)
Punto 3:
La tensione normale σ3 è evidentemente uguale alla σ2 prima calcolata,
74 CAPITOLO 2. SEZIONI DI TRAVI E TENSIONI
h1
SZ∗ −Z · TY h2 − 2 − YG · b3 · h1 · TY
τ3 = 2
= =
IZ −Z · b2 IZ −Z · b2
(2.54)
16
175 − 2 − 116, 1 · 100 · 16 · 80 · 103
= = 39MPa
11.850.915 · 14
σV M3 = σ32 + 3 · τ32 = 542 + 3 · 392 = 87MPa (2.55)
Punto 4:
La tensione normale dovuta al momento flettente in corrispondenza
del punto 4 è evidentemente nulla, in quanto tale punto giace sull’asse
baricentrico Z’-Z’, coincidente con l’asse neutro per la sollecitazione
flessionale. La tensione tangenziale dovuta al taglio viene calcolata nel-
l’Eq. 2.57, dove il momento statico SZ ∗
′ −Z ′ deve essere calcolato rispetto
4
all’asse Z’-Z’, con riferimento alla porzione di sezione che viene eviden-
ziata in Fig. 2.15. Il termine di spessore da considerare a denominatore
è, come al punto precedente, la quota b2 dell’elemento verticale. Il
calcolo del momento statico SZ ∗
′ −Z ′ , operato sulla base della proprietà
4
di additività dell’integrale e di semplici considerazioni geometriche, è
riportato separatamente per ragioni di chiarezza nell’Eq. 2.56.
2.3. ESERCIZIO 3 75
h1
SZ∗ −Z = h2 − − YG · b3 · h1 +
4 2
h2 − h1 − YG
+ · b2 · (h2 − h1 − YG ) =
2
16
(2.56)
= 175 − − 116, 1 · 100 · 16+
2
175 − 16 − 116, 1
+ · 14 · (175 − 16 − 116, 1) =
2
= 94.341mm3
√ √
σV M4 = σ42 + 3 · τ42 = 3 · τ4 = 3 · 45 = 79MPa (2.58)
76 CAPITOLO 2. SEZIONI DI TRAVI E TENSIONI
2.4 Esercizio 4
Soluzione
h3 80
YG = = = 40mm (2.59)
2 2
SY −Y
ZG = (2.60)
A
2.4. ESERCIZIO 4 79
A3 z dA3
ZG_3 = ⇔ z dA3 = ZG_3 · A3 (2.61)
A3 A3
z dA1 − A2 z dA2 + z dA3
SY −Y z dA
ZG = = A = A1 A3
=
A A A1 − A2 + A3
ZG_1 · A1 − ZG_2 · A2 + ZG_3 · A3
= =
A1 − A2 + A3
b2 b2 b3
2 · b 2 · h2 − 2 · b 1 · h1 + b 2 + 2 · b3 · h3 (2.62)
= =
b 2 · h 2 − b 1 · h1 + b3 · h 3
100 100 12
2 · 100 · 40 − 2 · 92 · 32 + 100 + 2 · 12 · 80
= =
100 · 40 − 92 · 32 + 12 · 80
= 76, 7mm
IZ −Z = y 2 dA (2.63)
A
IZ −Z = y 2 dA1 − y 2 dA2 + y 2 dA3 =
A1 A2 A3
1 1 1
= · b2 · h32 − · b1 · h31 + · b3 · h33 =
12 12 12 (2.64)
1 1 1
= · 100 · 403 − · 92 · 323 + · 12 · 803 =
12 12 12
= 794.112mm4
Allo stesso modo si può procedere per il calcolo del momento inerziale
IY’-Y’ rispetto all’asse verticale Y’-Y’. Ripetendo analoghe considerazio-
ni, anch’esso risulta esprimibile come la somma algebrica di tre momenti
d’inerzia, valutati rispetto all’asse Y’-Y’ e con riferimento alle porzioni
della sezione A1 , A2 ed A3 di Figg. 2.18 e 2.19. Anche in questo caso,
il secondo integrale deve essere preceduto dal segno negativo, per tenere
conto della detrazione della superficie A2 . Da un lato si ha un giovamento
dal poter operare con sezioni rettangolari, tuttavia va rilevato che nel
presente calcolo i tre momenti inerziali non sono baricentrici per A1 ,
A2 ed A3 : in altre parole l’asse Y’-Y’ non è baricentrico per le tre
superfici. Pertanto, non ci si può esimere dall’applicazione del Teorema
di Huygens-Steiner con calcolo dei termini di trasporto come indicato
nell’Eq. 2.65.
2 2 2
IY −Y = z dA = z dA1 − z dA2 + z 2 dA3 =
A A1 A2 A3
1 b2 2
= · h2 · b32 + h2 · b2 · ZG − +
12 2
b2 2
1
3
− · h1 · b1 + h1 · b1 · ZG − +
12 2
2
1 b3
+ · h3 · b33 + h3 · b3 · b2 + − ZG =
12 2 (2.65)
1 100 2
3
= · 40 · 100 + 40 · 100 · 76, 7 − +
12 2
1 100 2
3
− · 32 · 92 + 32 · 92 · 76, 7 − +
12 2
2
1 12
+ · 80 · 123 + 80 · 12 · 100 + − 76, 7 =
12 2
= 2.845.312mm4
2.4. ESERCIZIO 4 83
Si passa ora al computo delle tensioni nei punti indicati in Fig. 2.17
di pag. 77. Verranno indicate con il simbolo σ le tensioni normali da
momento flettente, con τ le tensioni tangenziali da taglio e con σV M le
tensioni normali equivalenti secondo il criterio di Von Mises. Oppor-
tuni pedici, 1 , 2 , 3 , 4 , 5 verranno inoltre aggiunti, con riferimento ai
punti notevoli di Fig. 2.17.
Punto 1:
Si osserva prima di tutto che tale punto giace sul lato destro della sezione
e che la struttura è sollecitata da un momento Mf Y’-Y’ , che tende proprio
le fibre della parte destra. Ne consegue che la tensione normale flettente
avrà un valore positivo, ad indicare uno stato di trazione. Nello specifico
la tensione normale σ1 è espressa dall’Eq. 2.66, in cui il termine z1
rappresenta la distanza fra il punto 1 e l’asse neutro, coincidente con
l’asse baricentrico Y’-Y’.
Mf Y −Y Mf Y −Y
σ1 = · z1 = · (b2 + b3 − ZG ) =
IY −Y IY −Y
(2.66)
8.000 · 103
= · (100 + 12 − 76, 7) = 99MPa
2.845.312
SY∗ −Y · TZ
τ1 = 1
=0 (2.67)
IY −Y · h3
σV M1 = σ12 + 3 · τ12 = σ1 = 99MPa (2.68)
84 CAPITOLO 2. SEZIONI DI TRAVI E TENSIONI
Punto 2:
La tensione normale da momento flettente nel punto 2 è senz’altro
minore di quella nel punto 1 , dal momento che la distanza fra il punto 2
e l’asse baricentrico Y’-Y’ è inferiore. Tale tensione risulta inoltre ancora
positiva, per tenere conto dello stato di trazione. Oltre alla tensione
normale è ivi presente anche la tensione tangenziale dovuta al taglio, che
sarà successivamente valutata. La tensione normale è calcolata in Eq.
2.69, in cui il termine z2 rappresenta la distanza fra il punto 2 e l’asse
Y’-Y’.
Mf Y −Y Mf Y −Y
σ2 = · z2 = · (b2 − ZG ) =
IY −Y IY −Y
(2.69)
8.000 · 103
= · (10 − 76, 7) = 66MPa
2.845.312
b3
SY∗ −Y · TZ b2 + 2 − ZG · h3 · b3 · TZ
τ2+ = 2
= =
IY −Y · h3 IY −Y · h3
(2.70)
12
100 + 2 − 76, 7 · 80 · 12 · 35 · 103
= = 4, 3MPa
2.845.312 · 80
2.4. ESERCIZIO 4 85
b3
SY∗ −Y · TZ b2 + 2 − ZG · h3 · b3 · TZ
τ2− = 2
= =
IY −Y · h2 IY −Y · h2
(2.71)
12
100 + 2 − 76, 7 · 80 · 12 · 35 · 103
= = 8, 7MPa
2.845.312 · 40
σV M2+ = σ22 + 3 · τ22+ = 662 + 3 · 4, 32 = 66MPa ≈ σ2 (2.72)
86 CAPITOLO 2. SEZIONI DI TRAVI E TENSIONI
σV M2− = σ22 + 3 · τ22− = 662 + 3 · 8, 72 = 67MPa (2.73)
Punto 3:
La tensione normale da momento flettente nel punto 3 è senz’altro minore
di quella nei punti 1 e 2 : la distanza fra il punto 3 e l’asse baricentrico
Y’-Y’ è infatti ancora minore. Tale tensione risulta inoltre positiva,
essendo il punto in questione ancora soggetto ad uno sforzo di trazione.
Anche nel presente caso è presente una tensione tangenziale da taglio. La
tensione normale è calcolata in Eq. 2.74, in cui il termine z3 rappresenta
la distanza fra il punto 3 e l’asse Y’-Y’.
Mf Y −Y Mf Y −Y b 2 − b1
σ3 = · z3 = · b2 − − ZG =
IY −Y IY −Y 2
(2.74)
8.000 · 103 100 − 92
= · 100 − − 76, 7 = 54MPa
2.845.312 2
b3
SY∗ −Y = b2 + − ZG · h3 · b3 +
3 2
b2 − b1 b2 − b 1
+ b2 − − ZG · h2 · =
4 2
12
= 100 + − 76, 7 · 80 · 12+ (2.75)
2
100 − 92 100 − 92
+ 100 − − 76, 7 · 40 · =
4 2
= 31.573mm3
σV M3+ = σ32 + 3 · τ32+ = 542 + 3 · 9, 72 = 57MPa (2.78)
σV M3− = σ32 + 3 · τ32− = 542 + 3 · 492 = 100MPa (2.79)
Punto 4:
La tensione normale dovuta al momento flettente in corrispondenza del
punto 4 è evidentemente nulla, in quanto tale punto giace sull’asse bari-
centrico Y’-Y’, che coincide con l’asse neutro. La tensione tangenziale
dovuta a taglio viene calcolata (secondo la formulazione di Jourawsky)
in Eq. 2.81, in cui il termine SY∗ ′ −Y ′ rappresenta il momento statico,
4
valutato rispetto all’asse Y’-Y’, con riferimento alla porzione di sezione
che risulta evidenziata in Fig. 2.22. Il calcolo di tale momento statico,
operato sulla base della proprietà di additività dell’integrale (si ricorda
che il momento statico è, per definizione, un integrale di superficie) e
di semplici considerazioni geometriche, è mostrata separatamente (per
ragioni di chiarezza) in Eq. 2.80. Il termine di larghezza da considerare al
denominatore dell’Eq. 2.81 è dato dalla somma dei due spessori h2 −h 2
1
.
2.4. ESERCIZIO 4 89
b3
SY∗ −Y = b2 + − ZG · h3 · b3 +
4 2
b 2 − b1 b2 − b1
+ b2 − − ZG · h2 · +
4 2
b2 − b2 −b 1
− ZG b2 − b1
2
+ · (h2 − h1 ) · b2 − − ZG =
2 2
12
= 100 + − 76, 7 · 80 · 12+
2
100 − 92 100 − 92
+ 100 − − 76, 7 · 40 · +
4 2
100 − 100−92 − 76, 7 100 − 92
2
+ · (40 − 32) · 100 − − 76, 7 =
2 2
= 33.068mm3
(2.80)
90 CAPITOLO 2. SEZIONI DI TRAVI E TENSIONI
√ √
σV M4 = σ42 + 3 · τ42 = 3 · τ4 = 3 · 51 = 88MPa (2.82)
Punto 5:
Come visto precedentemente, la sezione è sollecitata da un momento
flettente Mf Y’-Y’ , che tende le fibre sul lato destro. Dal momento che il
punto 5 si trova alla sinistra dell’asse baricentrico Y’-Y’, esso risulta
soggetto a compressione, pertanto la relativa tensione normale deve essere
indicata con segno negativo. E’ inoltre presente una tensione tangenziale
da taglio, che dovrà essere valutata, calcolando opportunamente il mo-
mento statico e discutendo sul termine di spessore da considerare. La
tensione normale è calcolata in Eq. 2.83, in cui il termine z5 rappresenta
la distanza fra il punto 5 e l’asse Y’-Y’.
Mf Y −Y Mf Y −Y b 2 − b1
σ5 = − · z5 = − · ZG − =
IY −Y IY −Y 2
(2.83)
8.000 · 103 100 − 92
=− · 76, 7 − = −204MPa
2.845.312 2
b3
SY∗ −Y = b2 + − ZG · h3 · b3 +
5 2
b2 − b1 b2 − b 1
+ b2 − − ZG · h2 · +
4 2
b2
+ − ZG · (h2 − h1 ) · b1 =
2
12
(2.84)
= 100 + − 76, 7 · 80 · 12+
2
100 − 92 100 − 92
+ 100 − − 76, 7 · 40 · +
4 2
100
+ − 76, 7 · (40 − 32) · 92 =
2
= 11.947mm3
92 CAPITOLO 2. SEZIONI DI TRAVI E TENSIONI
SY∗ −Y = SY −Y − SYA_compl.
−Y = 0 − SYA_compl.
−Y =
5
b2 − b1 b2 − b1
= − −ZG + · h2 · =
4 2 (2.85)
100 − 92 100 − 92
= − −76, 7 + · 40 · =
4 2
= 11.947mm3
σV M5+ = σ52 + 3 · τ52+ = 2042 + 3 · 182 = 207MPa (2.88)
σV M5− = σ52 + 3 · τ52− = 2042 + 3 · 3, 72 = 204MPa ≈ |σ5 | (2.89)
2.4. ESERCIZIO 4 93
2.5 Esercizio 5
Soluzione
b 110
ZG = = = 55mm (2.90)
2 2
SZ−Z
YG = (2.91)
A
La quota verticale del baricentro viene calcolata (Eq. 2.91) come
rapporto fra il momento statico SZ-Z riferito all’intera sezione rispetto
all’asse Z-Z e l’area della sezione stessa, A. Si può osservare che la
sezione in studio può essere ottenuta, sottraendo da una sezione “piena”,
avente le dimensioni di ingombro (b·h), indicata con A1 , la superficie
interna “vuota” A2 . Si veda al proposito la Fig. 2.26. In altre parole, il
dominio dell’integrale per il calcolo del momento statico che coincide con
la superficie utile della sezione A, può essere espresso dalla differenza
(A1 -A2 ). Per le note proprietà di linearità, l’integrale su A può quindi
essere scritto come la differenza fra due integrali, calcolati rispettivamente
sulle sezioni “piena”, A1 , e “vuota”, A2 . Questi due integrali, possono
essere valutati facilmente, alla luce dell’osservazione espressa dall’Eq.
2.92, che fa riferimento alla determinazione della quota verticale del
baricentro G_1 , della superficie A1 , indicata come YG_1 .
A1 y dA1
YG_1 = ⇔ y dA1 = YG_1 · A1 (2.92)
A1 A1
quota viene indicata con il simbolo YG_2 nell’Eq. 2.93. E’ sempre op-
portuno procedere in questo modo, piuttosto che risolvere analiticamente
gli integrali, dato che le quote baricentriche e le aree A1 e A2 sono imme-
diatamente determinabili con semplici considerazioni geometriche, anche
tenendo conto della simmetria delle superfici rettangolari. Il calcolo è,
dunque, operato come in Eq. 2.93
y dA1 − A2 y dA2
SZ−Z y dA
YG = = A = A1 =
A A A1 − A2
YG_1 · A1 − YG_2 · A2
= =
A1 − A2
h h−s1 −s2
2 · b · h − s2 + 2 · (b − 2 · s1 ) · (h − s1 − s2 )
= =
b · h − (b − 2 · s1 ) · (h − s1 − s2 )
140 140−5−10
2 · 110 · 140 − 10 + 2 · (110 − 2 · 5) · (140 − 5 − 10)
= =
110 · 140 − (110 − 2 · 5) · (140 − 5 − 10)
= 59, 2mm
(2.93)
98 CAPITOLO 2. SEZIONI DI TRAVI E TENSIONI
IZ −Z = y 2 dA (2.94)
A
IZ ′ −Z ′ = y 2 dA1 − y 2 dA2 =
A1 A2
2
1 h
= · b · h3 + b · h · − YG +
12 2
1
− · (b − 2 · s1 ) · (h − s1 − s2 )3 +
12
2
h − s1 − s2
+ (b − 2 · s1 ) · (h − s1 − s2 ) · s2 + − YG =
2 (2.95)
2
1 140
= · 110 · 1403 + 110 · 140 · − 59, 2 +
12 2
1
− · (110 − 2 · 5) · (140 − 5 − 10)3 +
12
2
140 − 5 − 10
+ (110 − 2 · 5) · (140 − 5 − 10) · 10 + − 59, 2 =
2
= 8.462.421mm4
Allo stesso modo si può procedere per il calcolo del momento inerziale
IY’-Y’ rispetto all’asse baricentrico verticale Y’-Y’. Esso risulterà dato
dalla differenza fra due contributi di momento d’inerzia, entrambi calcolati
rispetto ad Y’-Y’, con riferimento rispettivamente alle aree A1 ed A2
di Fig. 2.26. Anche in tal caso il calcolo è reso più semplice dalla
geometria rettangolare delle aree A1 ed A2 . Si ha inoltre un vantaggio
aggiuntivo legato al fatto che, come si diceva, i momenti inerziali sono
rispetto ad Y’-Y’ e tale asse risulta baricentrico anche per le superfici
A1 ed A2 . In altre parole, come si riscontra facilmente dall’osservazione
della Fig. 2.26, i baricentri G_1 e G_2 giacciono sull’asse Y’-Y’.
Non è quindi necessario applicare il Teorema di Huygens-Steiner, con
notevole risparmio nei calcoli come evidenziato nell’Eq. 2.96.
2 2
IY −Y = z dA = z dA1 − z 2 dA2 =
A A1 A2
1 1
= · h · b3 − · (h − s1 − s2 ) · (b − 2 · s1 )3 =
12 12 (2.96)
1 3 1 3
= · 140 · 110 − · (140 − 5 − 10) · (110 − 2 · 5) =
12 12
= 5.111.667mm4
100 CAPITOLO 2. SEZIONI DI TRAVI E TENSIONI
Si passa ora al computo delle tensioni nei punti indicati in Fig. 2.25 di
pag. 95. Verranno indicate con il simbolo σN le tensioni normali dovute
allo sforzo normale di trazione, con σMf le tensioni normali da momento
flettente, e con σ le tensioni normali complessive. Con τ si indicheranno
le tensioni tangenziali dovute al momento torcente e con σV M le ten-
sioni ideali secondo il criterio di Von Mises. Opportuni pedici, 1 , 2 ,
3 verranno inoltre aggiunti, con riferimento ai punti notevoli di Fig. 2.25.
N N N
σN = = = =
A A1 − A2 b · h − (b − 2 · s1 ) · (h − s1 − s2 )
(2.97)
50 · 103
= = 17MPa
110 · 140 − (110 − 2 · 5) · (140 − 5 − 10)
Punto 1:
Si osserva prima di tutto che tale punto giace sul bordo superiore e che
tale bordo è il più distante rispetto all’asse baricentrico Z’-Z’. Inoltre,
la struttura è sollecitata da un momento Mf Z’-Z’ , che tende le fibre
inferiori. Ne consegue che la tensione normale da momento flettente nel
punto in questione avrà il valore massimo in valore assoluto, ma con
segno negativo ad indicare la compressione. Nello specifico, la tensione
normale σMf 1 è espressa dall’Eq. 2.98, in cui il termine y1 rappresenta la
distanza fra il punto 1 e l’asse neutro, coincidente con l’asse baricentrico
Z’-Z’.
Mf Z −Z Mf Z −Z
σ Mf 1 = − · y1 = − · (h − YG ) =
IZ −Z IZ −Z
(2.98)
5.500 · 103
=− · (140 − 59, 2) = −52MPa
8.462.421
s1 s2
Au = (b − s1 ) · h − − =
2 2
(2.100)
5 10
= (110 − 5) · 140 − − = 13.912, 5mm2
2 2
Mt 7.000 · 103
τ1 = = = 50MPa (2.101)
2 · Au · s1 2 · 13.912, 5 · 5
σV M1 = σ12 + 3 · τ12 = 352 + 3 · 502 = 94MPa (2.102)
Punto 2:
La tensione normale da momento flettente è evidentemente nulla, in
quanto il punto 2 cade sull’asse baricentrico Z’-Z’, che coincide con l’asse
neutro. La tensione normale in 2 è quindi legata solo alla componente
di sforzo normale σN precedentemente valutata. Si determina quindi il
termine σ2 , secondo l’Eq. 2.103 :
σ2 ≡ σN = 17MPa (2.103)
solamente dalla geometria della sezione e non dal punto considerato per
il computo della tensione tangenziale. La posizione in cui si opera il
calcolo interviene invece nella determinazione dell’altro parametro posto
al denominatore della formula di Bredt, ossia lo spessore locale della
sezione, che in questo caso è dato dalla quota s1 . E’ immediato riscontrare,
che a fronte di uguali spessori s1 =5mm, le tensioni tangenziali, τ1 e τ2 ,
in 1 ed in 2 coincidono.
Mt 7.000 · 103
τ2 = = ≡ τ1 = 50MPa (2.104)
2 · Au · s1 2 · 13.912, 5 · 5
σV M2 = σ22 + 3 · τ22 = 172 + 3 · 502 = 89MPa (2.105)
Punto 3:
Si osserva preliminarmente che, a fronte di un momento flettente Mf Z’-Z’ ,
che tende le fibre inferiori, il punto 3 , si trova al di sotto dell’asse Z’-Z’,
che coincide con l’asse neutro. Pertanto, la tensione normale dovuta alla
flessione, σMf 3 , risulta positiva, ad indicare uno stato di trazione. Il
calcolo è operato dall’Eq. 2.106, dove il termine y3 indica la distanza fra
il punto 3 e l’asse baricentrico Z’-Z’.
Mf Z −Z Mf Z −Z
σMf 3 = · y3 = · (YG − s2 ) =
IZ −Z IZ −Z
(2.106)
5.500 · 103
= · (59, 2 − 10) = 32MPa
8.462.421
Mt 7.000 · 103 τ1 τ2
τ3 = = = = = 25MPa (2.108)
2 · Au · s2 2 · 13.912, 5 · 10 2 2
σV M3 = σ32 + 3 · τ32 = 492 + 3 · 252 = 66MPa (2.109)
3.1 Esercizio 1
Soluzione
θA (F, MA ) = 0 (3.1)
Rotazione indotta da F
La valutazione analitica di spostamenti angolari o lineari può essere, in
generale, convenientemente operata tramite l’applicazione dei Corollari
di Mohr.
Si utilizzerà pertanto questo metodo, che richiede preliminarmente la
tracciatura del diagramma del momento flettente Mf sulla struttura in
Fig. 3.4(a), dove si considera solo l’azione della forza F. Tale diagramma,
Fig. 3.4(b), è di semplice tracciatura, essendo nullo in A e in C e
massimo in B. Si osservi che in A e in C si hanno rispettivamente
un appoggio, che non esplica momento, ed un estremo libero, non vi
sono inoltre coppie applicate dall’esterno; il valore del momento in B è
chiaramente dato dal prodotto F · L2 . L’entità della rotazione θA_F nel
punto A, dovuta alla forza F, è mostrata graficamente in Fig. 3.4 (c).
Passando quindi all’applicazione dei corollari di Mohr, sulla base
dell’andamento del momento flettente di Fig. 3.4 (b), occorre determinare
un “carico distribuito fittizio”, q ∗ , che dovrà essere applicato a quella
che viene indicata come “struttura fittizia”. Quest’ultima non è in
generale uguale a quella “reale” (cioè quella di Fig. 3.4(a)), ma è ad essa
legata tramite una corrispondenza fra i vincoli
ivi presenti.
Il calcolo
∗ Mf
del carico fittizio è dato in generale da q = EI , dove Mf , E ed
I sono, rispettivamente, i valori puntuali del momento flettente, del
modulo elastico del materiale ed del momento inerziale per la flessione
della sezione. La procedura di caricamento della struttura fittizia è
illustrata in Fig. 3.5. I corollari di Mohr permettono ora una stima
agevole degli spostamenti, dal momento che il taglio nel sistema fittizio,
T ∗ , corrisponde alla rotazione, θ, nel sistema reale, mentre il momento
flettente nel sistema fittizio, Mf∗ , corrisponde allo spostamento verticale,
η, nel sistema reale. Si vedano le Eqq. 3.2 e 3.3, che valgono in ogni
punto delle strutture fittizia e reale.
T∗ = θ (3.2)
Mf∗ = η (3.3)
Figura 3.4: (a) Isostatica equivalente sotto l’azione della sola forza F,
(b) Diagramma del momento flettente, (c) Deformata qualitativa con
indicazione della rotazione θA_F
fittizia deve essere posto un vincolo, che esplichi sia taglio che momento:
tale vincolo è un incastro. Nel punto B vi è un carrello intermedio
che impedisce lo spostamento verticale, ma consente la rotazione, con
condizione di continuità. Pertanto, nella struttura fittizia è stata posta
una cerniera interna, che non trasmette momento e genera azioni interne
(cioè auto-equilibrate) di taglio. Infine, nel punto A vi è un appoggio di
estremità, che permette la rotazione ma non lo spostamento verticale.
Nella struttura fittizia va quindi posto un vincolo, che reagisca a taglio
ma non a momento: tale vincolo è ancora un appoggio. Quello dell’ap-
poggio di estremità è un caso particolare, in cui il vincolo nella struttura
reale e il vincolo in quella fittizia coincidono.
Se ci si limita alla stima di uno spostamento angolare, come nel presente
caso, ci si può limitare allo studio del taglio fittizio, tralasciando quello
del momento fittizio. Solitamente, la determinazione del taglio è più
semplice dal punto di vista computazionale: si capisce quindi perché sia
stato più conveniente partire dall’isostatica equivalente in Fig. 3.2 (pag.
109), piuttosto che da quella in Fig. 3.3 (pag. 109). Quest’ultima avrebbe
112 CAPITOLO 3. STRUTTURE IPERSTATICHE
Figura 3.5: (a) Struttura fittizia caricata dal carico distribuito fittizio,
∗
(b) Reazione vincolare TA_F che deve essere determinata per la stima
della rotazione θA_F
∗
nell’Eq. 3.4, mentre la nullità in B del momento dovuto a TA_F ea
∗
QAB_F è espressa dall’Eq. 3.5. Tale equazione permette il calcolo di
∗
TA_F , che coincide con la rotazione θA_F .
F ·L2
EI · L1 F · L1 · L2
Q∗AB_F = = (3.4)
2 2EI
∗ 1
TA_F · L1 − Q∗AB_F · · L1 = 0 ⇔
3
F · L1 · L2 1
⇔ TA∗ · L1 − · · L1 = 0 ⇔ (3.5)
2EI 3
∗ F · L1 · L2
⇔ TA_F = ≡ θA_F
6EI
Rotazione indotta da MA
Anche in questo caso si utilizza il metodo dei Corollari di Mohr. Si
procede quindi preliminarmente alla tracciatura del diagramma del mo-
mento flettente Mf sulla struttura in Fig. 3.6 (a), dove si considera solo
l’azione della coppia concentrata MA . Tale diagramma, Fig. 3.6 (b), è
di rapida tracciatura, dato che assume valore MA nel punto A, e scende
linearmente a zero in corrispondenza del punto B; il tratto BC risulta
invece completamente scarico. Si osservi che i vincoli in A ed in B non
possono esplicare momenti, pertanto il momento in A deve essere pari
all’azione applicata dall’esterno, mentre in B non può che essere nullo.
L’entità della rotazione θA_MA nel punto A, per effetto della coppia
MA , è mostrata graficamente in Fig. 3.6 (c).
Passando all’applicazione dei Corollari di Mohr, sulla base dell’an-
damento del momento flettente di Fig. 3.6 (b), si determina il carico
distribuito fittizio q ∗ , da applicarsi alla strutturafittizia. Tale calcolo è
M
immediato, dato che, come già visto, q ∗ = EIf . La struttura fittizia
caricata con il carico distribuito fittizio è mostrata in Fig. 3.7 (a). La
rotazione in ogni punto della struttura, ed in particolare nel punto A,
può essere ora facilmente calcolata, ricordando che il taglio TA_M ∗ nel
A
sistema fittizio corrisponde alla rotazione θA_MA nel sistema reale, come
già illustrato in termini generali nell’Eq. 3.2 di pag. 110 ed indicato in
Fig. 3.7 (b).
.
114 CAPITOLO 3. STRUTTURE IPERSTATICHE
Figura 3.6: (a) Isostatica equivalente sotto l’azione della sola coppia MA ,
(b) Diagramma del momento flettente, (c) Deformata qualitativa con
indicazione della rotazione θA_MA
MA L1 MA · L1
Q∗AB_MA = · = (3.6)
EI 2 2EI
3.1. ESERCIZIO 1 115
Figura 3.7: (a) Struttura fittizia caricata dal carico distribuito fittizio,
∗
(b) Reazione vincolare TA_M che deve essere determinata per la stima
A
della rotazione θA_MA
∗ 2
TA_M · L1 − Q∗AB_MA · · L1 = 0 ⇔
A
3
MA · L1 2
⇔ TA∗ · L1 − · · L1 = 0 ⇔ (3.7)
2EI 3
∗ MA · L1
⇔ TA_M = ≡ θA_MA
A
3EI
Figura 3.8: Isostatica equivalente con indicazione dei carichi noti, fra
cui l’incognita iperstatica MA appena determinata, e di quelli ancora da
valutare
⎧
⎪XA = 0
⎪
⎨
Y +Y −F =0
A B (3.9)
⎪
⎩−2.450 · 103 + Y · L − F · (L + L ) = 0
⎪
B 1 1 2
⎧
⎨XA = 0
⎪
⎪
Y + Y − 3.500 = 0
A B (3.10)
⎪
⎩−2.450 · 103 + Y · 800 − 3.500 · (800 + 1.400) = 0
⎪
B
⎧
⎨XA = 0
⎪
⎪
7.700·103 +2.450·103
Y =
B 800 = 12.688N
⎪
⎩Y = −12.688 + 3.500 = −9.188N
⎪
A
⎧
⎪XA = 0N
⎪
⎨
Y = −9.188N
A (3.11)
⎪
⎩Y = 12.688N
⎪
B
1
IZ −Z = · b2 · h32 − b1 · h31 =
12
1
(3.12)
= · 60 · 1003 − 50 · 903 =
12
= 1.962.500mm4
− −
h1 h2 h1 h2 h 1 h 1 h1
SZ∗ −Z = + · b2 · + · (b2 − b1 ) · =
2 2 4 2 4 2
90 100 − 90 100 − 90 90 90
= + · 60 · + · (60 − 50) · =
2 4 2 4 2
= 24.375mm3
(3.13)
h1 h2 − h1 h2 − h 1
SZ∗ −Z = + · b2 · =
3 2 4 2
90 100 − 90 100 − 90
= + · 60 · = (3.14)
2 4 2
= 14.250mm3
Punto 1:
In corrispondenza del punto 1 e su tutto il bordo superiore la tensione
normale da momento flettente è massima, σMf 1 , mentre la tensione
tangenziale da taglio è nulla. Il calcolo è operato nell’Eq. 3.15, dove il
termine y1 rappresenta la distanza del punto 1 rispetto all’asse Z’-Z’.
Mf Mf h2
σ Mf 1 = · y1 = · =
IZ −Z IZ −Z 2
3
(3.15)
4.900 · 10 100
= · = 125MPa
1.962.500 2
Punto 2:
In corrispondenza del punto 2 e su tutto l’asse baricentrico Z’-Z’ la
3.1. ESERCIZIO 1 121
Punto 3:
E’ sempre bene verificare la sezione in punti come il punto 3 , dove
la tensione normale da momento flettente è molto prossima al valore
massimo e la tensione tangenziale da taglio presenta un improvviso
incremento, per effetto della brusca variazione della larghezza della
sezione. Come ravvisabile infatti dalla Fig. 3.12, essa passa da b2 a
(b2 -b1 ). La tensione normale flettente, σMf 3 , è calcolata nell’Eq. 3.18,
dove il termine y3 rappresenta la distanza fra il punto 3 e l’asse Z’-Z’.
La tensione tangenziale da taglio, τT 3 , è invece calcolata nell’Eq. 3.19.
Dato che il punto 3 è collocato un infinitesimo al di sotto dello spigolo,
come evidenziato in Fig. 3.12, verrà considerata la larghezza minore, che
comporta il valore più elevato per la tensione tangenziale. La tensione
equivalente secondo Von Mises, σV M 3 , è infine calcolata nell’Eq. 3.21.
Mf Mf h1
σMf 3 = · y3 = · =
IZ −Z IZ −Z 2
3
(3.18)
4.900 · 10 90
= · = 112MPa
1.962.500 2
SZ∗ −Z · T 14.250 · 9.188
τT 3 = 3
= = (3.19)
IZ −Z · (b2 − b1 ) 1.962.500 · (60 − 50)
= 6, 7MPa (3.20)
σV M 3 = 2
σM + 3 · τT2 3 = 1122 + 3 · (6, 7)2 = 113MPa (3.21)
f3
122 CAPITOLO 3. STRUTTURE IPERSTATICHE
Sy 230
CS = = = 1, 84 (3.22)
σMf 1 125
3.2. ESERCIZIO 2 123
3.2 Esercizio 2
Soluzione
ηD (F1 , F2 , YD , YE ) = 0
(3.23)
ηE (F1 , F2 , YD , YE ) = 0
Spostamenti indotti da F1
La struttura isostatica equivalente, in cui si considera solo la forza F1 ,
è disegnata in Fig. 3.15 (a). La valutazione analitica di spostamenti
angolari o lineari può essere, in generale, convenientemente operata
tramite l’applicazione dei corollari di Mohr. Tale metodo richiede
preliminarmente la tracciatura del diagramma del momento flettente Mf
della struttura in Fig. 3.15 (a). Tale diagramma, rappresentato in Fig.
3.15 (b), è di semplice determinazione, essendo esso nullo sul tratto BE,
su cui non agiscono componenti di sollecitazione, ed essendo lineare nel
tratto AB, con massimo nel punto A. Si osservi che in B agisce la sola
forza F1 , senza che vi siano momenti applicati dall’esterno, mentre in A
si ha il momento d’incastro, dato immediatamente da F1 · L. Le entità
degli spostamenti in D ed E per effetto della forza F1 sono mostrate
qualitativamente in Fig. 3.15 (c).
Passando quindi all’applicazione dei corollari di Mohr, occorre prima
di tutto determinare la cosiddetta “struttura fittizia”: questa non coincide
in generale con quella “reale” (ossia quella di Fig. 3.15 (a)), ma deve
essere determinata a partire da questa, tramite considerazioni sui suoi
vincoli e sugli spostamenti inibiti e consentiti. Sulla base dell’andamento
del momento flettente di Fig. 3.15 (b), occorre quindi determinare un
“carico distribuito fittizio”, q ∗ , che dovrà essere applicato alla
struttura
M
fittizia. Il calcolo del carico fittizio è dato in generale da q ∗ = EIf ,
dove Mf , E ed I sono, rispettivamente, i valori puntuali del momento
flettente, del modulo elastico del materiale e del momento inerziale per
126 CAPITOLO 3. STRUTTURE IPERSTATICHE
Figura 3.15: (a) Isostatica equivalente sotto l’azione della sola forza F1 ,
(b) Diagramma del momento flettente, (c) Deformata qualitativa con
indicazione degli spostamenti ηD_F1 e ηE_F1
T∗ = θ (3.24)
Mf∗ = η (3.25)
Figura 3.16: (a) Struttura fittizia caricata dal carico distribuito fittizio,
(b) Momenti flettenti Mf∗ D_F1 e Mf∗ E_F1 che devono essere calcolati
per stimare gli spostamenti ηD_F1 e ηE_F1
F1 ·L
EI ·L F · L2
Q∗AB_F1 = = (3.26)
2 2EI
128 CAPITOLO 3. STRUTTURE IPERSTATICHE
2
Mf∗ D_F1 = Q∗AB_F1 · ·L+2·L =
3
F · L2 2
= · ·L+2·L =
2EI 3
(3.27)
F · L3 F · L2
= + ·2·L=
3EI 2EI
4 F · L3
= · = ηD_F1
3 EI
2
Mf∗ E_F1 = Q∗AB_F1 · ·L+3·L =
3
F · L2 2
= · ·L+3·L =
2EI 3
(3.28)
F · L3 F · L2
= + ·3·L=
3EI 2EI
11 F · L3
= · = ηD_F1
6 EI
Osservazione
Secondo l’Eq. 3.24 la rotazione in corrispondenza del punto B della strut-
tura reale, θB_F1 , coincide con il taglio nello stesso punto nella struttura
∗
fittizia, TB_F (si veda la Fig. 3.16(b)). Tale taglio è rappresentato dalla
1
∗
risultante QAB_F1 di Eq. 3.26, quindi è ricavabile dall’Eq. 3.29:
∗ F · L2
θB_F1 = TB_F = (3.29)
1
2EI
F · L2 2 F · L3
ηB_F1 = Mf∗ B_F1 = · ·L= (3.30)
2EI 3 3EI
Spostamenti indotti da F2
Anche in tal caso si può procedere tramite i Corollari di Mohr, ma
risulta molto più conveniente sfruttare l’osservazione del punto precedente.
Essa permette di calcolare in maniera immediata gli spostamenti in D
ed E indotti dalla forza F2 , rispettivamente ηD_F2 ed ηE_F2 . Tali
spostamenti, come indicato nelle Eqq. 3.32 e 3.33, possiedono un segno
negativo, in quanto orientati verso il basso.
Spostamenti indotti da YD
Anche in tal caso si potrebbe procedere tramite i Corollari di Mohr,
ma risulta molto più rapido seguire il procedimento visto precedentemente.
Esso permette di calcolare in maniera immediata gli spostamenti in D ed
E indotti dall’azione (incognita iperstatica) YD , rispettivamente ηD_YD
ed ηE_YD . Tali spostamenti, come indicato nelle Eqq. 3.34 e 3.35,
possiedono un segno positivo in quanto orientati verso l’alto.
YD · (3 · L)3 YD · L3
ηD_YD = =9· (3.34)
3EI EI
YD · (3 · L)3 YD · (3 · L)2
ηE_YD = ηD_YD + θD_YD · L = + ·L
3EI 2EI (3.35)
27 YD · L3
= ·
2 EI
Spostamenti indotti da YE
Anche in questo caso lo spostamento ηE_YE è facilmente calcolabile
tramite l’Eq. 3.36, dove il termine ∆1 prima citato è uguale all’intera
luce della trave 4 · L, mentre ∆2 è evidentemente nullo.
YE · (4 · L)3 64 YE · L3
ηE_YE = = · (3.36)
3EI 3 EI
Figura 3.18: (a) Isostatica equivalente sotto l’azione della sola forza YE ,
(b) Diagramma del momento flettente, (c) Deformata qualitativa con
indicazione degli spostamenti ηD_YE e ηE_YE
YE ·(4·L)
∗ EI · (4 · L) YE · (4 · L)2 YE · L2
TE_Y = = =8· (3.37)
E
2 2EI EI
2 64 YE · L3
∗
Mf∗ E_YE = TE_Y · · (4 · L) = · (3.38)
E
3 3 EI
YE ·L
EI ·L YE · L2
Q∗DE_YE = = (3.39)
2 2EI
Tenendo presente che la Q∗DE_YE è collocata ad una distanza pari a
1
· L dal punto D, il momento flettente Mf∗ D_YE è infine calcolato
3
tramite l’Eq. 3.40: tale momento equivale allo spostamento ηD_YE
cercato, anch’esso di segno positivo.
1
∗
Mf∗ D_YE = Mf∗ E_YE − TE_Y · L + Q∗DE_YE · ·L=
E
3
64 YE · L3 YE · L2 YE · L2 1
= · −8· ·L+ · · L = (3.40)
3 EI EI 2EI 3
64 1
YE · L3 27 YE · L 3
= −8+ · = · = ηD_YE
3 6 EI 2 EI
3.2. ESERCIZIO 2 133
Figura 3.19: (a) Struttura fittizia caricata dal carico distribuito fittizio,
(b) Momento flettente Mf∗ D_YE , che deve essere determinato per stimare
lo spostamento ηD_YE , ed altre azioni di taglio e momento utili per il
calcolo
ηD (F1 , F2 , YD , YE ) = ηD_F1 + ηD_F2 + ηD_YD + ηD_YE = 0
(3.41)
ηE (F1 , F2 , YD , YE ) = ηE_F1 + ηE_F2 + ηE_YD + ηE_YE = 0
4 14 27
3 · F1 − 3 · F2 + 9 · YD + 2 · YE = 0
11 20 27 64
6 · F1 − 3 · F2 + 2 · YD + 3 · YE = 0
134 CAPITOLO 3. STRUTTURE IPERSTATICHE
−16.400 + 9 · YD + 27
2 · YE = 0 (3.42)
27
−23.600 + 2 · YD + 643 · YE = 0
⎧
32.800−27·YE
⎨32.800 = 18 · YD + 27 · YE ⇒ YD =
⎪
⎪ 18
141.600 = 81 · Y + 128 · Y ⇒
D E (3.43)
⎪
⎩141.600 = 4, 5 · (32.800 − 27 · Y ) + 128 · Y
⎪
E E
⎧
⎨128 · YE − 121, 5 · YE = 141.600 − 147.600
⎪
⎪
E Y = − 6.000 = −923N
6,5
(3.44)
⎪
⎩Y = 32.800−27·YE = 32.800+27·923 = 3.207N
⎪
D 18 18
⎧
⎨XA = 0
⎪
⎪
Y +F −F +Y −Y =0
A 1 2 D E (3.45)
⎪
⎩M + F · L − F · (2 · L) + Y · (3 · L) − Y · (4 · L) = 0
⎪
A 1 2 D E
3.2. ESERCIZIO 2 135
Figura 3.20: Isostatica equivalente con indicazione dei carichi noti, fra
cui le incognite iperstatiche YD ed YE appena determinate, e di quelli
ancora da valutare
⎧
⎪
⎪
⎪XA = 0
⎪
⎨Y + 2.400 − 4.200 + 3.207 − 923 = 0
⎪
A
(3.46)
⎪MA + 2.400 · 700 − 4.200 · 1.400+
⎪
⎪
⎪
⎩+3.207 · 2.100 − 923 · 2.800 = 0
⎪
La soluzione del sistema nelle Eqq. 3.45 e 3.46 porta quindi alla
seguente soluzione, Eq. 3.47, in cui il segno negativo per YA indica che
tale reazione ha un senso opposto rispetto a quello inizialmente supposto:
essa è quindi diretta verso il basso.
⎧
⎨XA = 0
⎪
⎪
Y = −484N
A (3.47)
⎪
⎩M = 49.700Nmm
⎪
A
Mf _max 6 · Mf _max
σM f _max = ± =± =
Wf b · h2
(3.48)
6 · 952.700
=± = ±119MPa
30 · 402
3 Tmax 3 Tmax 3 2.284
τT _max = · = · = · = 2, 9MPa (3.49)
2 A 2 b·h 2 30 · 40
Sy 340
CS = = = 2, 86 (3.50)
|σM f _max | 119
138 CAPITOLO 3. STRUTTURE IPERSTATICHE
3.3 Esercizio 3
Soluzione
Spostamento in C indotto da F1
Uno dei vantaggi nell’aver operato lo svincolamento in corrispondenza
della biella consiste nel fatto che le travi AC e DG possono ora essere
considerate come strutture distinte. Nel presente caso si considera solo la
trave a mensola AC sotto l’effetto della forza F1 , si veda la Fig. 3.26 (a).
La valutazione analitica di spostamenti angolari o lineari può essere, in
generale, convenientemente operata tramite l’applicazione dei Corollari
di Mohr. Tale metodo richiede preliminarmente la determinazione
del diagramma del momento flettente Mf della struttura in Fig. 3.26
(a). Tale diagramma, rappresentato in Fig. 3.26 (b), è di semplice
determinazione, essendo esso nullo sul tratto BC , su cui non agiscono
componenti di sollecitazione, ed essendo lineare nel tratto AB, con
massimo nel punto A. Si osservi che in B agisce la sola forza F1 , senza
che vi siano momenti applicati dall’esterno, mentre in A si ha il momento
d’incastro, dato immediatamente da F1 · L1 . L’entità dello spostamento
in C per effetto della forza F1 è qualitativamente illustrato in Fig. 3.26
(c).
Venendo quindi all’applicazione dei Corollari di Mohr, il primo passo
consiste nella determinazione della cosiddetta “struttura fittizia”: questa
non coincide in generale con quella “reale” (ossia quella di Fig. 3.26
(a)), ma è ad essa legata da considerazioni, sotto illustrate, inerenti il
sistema di vincolo e gli spostamenti consentiti ed impediti. Sulla base
dell’andamento del momento flettente di Fig. 3.26 (b), occorre quindi
determinare un “carico distribuito fittizio”, q ∗ , che dovrà essere
applicato
M
alla struttura fittizia. Il carico fittizio è dato dalla relazione q ∗ = E1fI ,
dove M f , E1 ed I sono, rispettivamente, i valori puntuali del momento
flettente, del modulo elastico del materiale ed del momento inerziale per
la flessione della sezione. La struttura fittizia caricata dal carico fittizio è
mostrata in Fig. 3.27. I Corollari di Mohr permettono ora una stima
agevole degli spostamenti, dal momento che il Taglio nel sistema fittizio,
T ∗ , corrisponde alla rotazione, θ, nel sistema reale, mentre il momento
flettente nel sistema fittizio, Mf∗ , corrisponde allo spostamento verticale,
η, nel sistema reale. Si vedano le Eqq. 3.52 e 3.53, che valgono in ogni
punto delle strutture fittizia e reale.
142 CAPITOLO 3. STRUTTURE IPERSTATICHE
Figura 3.26: (a) Trave AC sotto l’azione della sola forza F1 , (b) Dia-
gramma del momento flettente, (c) Deformata qualitativa con indicazione
dello spostamento ηC_F1
T∗ = θ (3.52)
Mf∗ = η (3.53)
Figura 3.27: (a) Struttura fittizia caricata dal carico distribuito fittizio,
(b) Momento flettente Mf∗ C_F1 che deve essere valutato per la stima
dello spostamento ηC_F1
F1 ·L1
E1 I · L1 F1 · L21
Q∗AB_F1 = = (3.54)
2 2E1 I
2 F1 · L21 5
Mf∗ C_F1 = Q∗AB_F1 · · L1 + L1 = · · L1 =
3 2E1 I 3
(3.55)
5 F1 · L31
= · = ηC_F1
6 E1 I
144 CAPITOLO 3. STRUTTURE IPERSTATICHE
Spostamento in C indotto da YC
Si considera ora la trave a mensola AC sotto l’effetto della forza YC , si
veda la Fig. 3.28 (a). Anche in tal caso, verranno applicati i Corollari
di Mohr: viene quindi determinato preliminarmente il diagramma del
momento flettente Mf della struttura in Fig. 3.28 (a). Tale diagramma,
rappresentato in Fig. 3.28 (b), è di immediata determinazione, essendo
esso nullo in corrispondenza del punto C e massimo all’incastro A, con
andamento lineare. Si osservi come in C agisca la sola forza YC e
come non vi siano coppie concentrate. Dato che la forza opera sotto un
braccio rispetto all’incastro pari a 2 · L1 , il momento flettente massimo
risulta dato da YC · (2 · L1 ). L’entità dello spostamento in C per effetto
dell’azione trasmessa dalla biella YC , indicato con ηC_YC , è mostrato in
Fig. 3.28 (c).
Passando all’applicazione dei Corollari di Mohr, è chiaro che la strut-
tura fittizia è la stessa prima considerata: occorre infatti scambiare
rispettivamente i ruoli fra incastro e bordo libero, indipendentemente
dal carico agente. Di quest’ultimo si tiene
conto, tramite l’applicazione
M
alla struttura fittizia del carico fittizio q = E1fI . La struttura fittizia
∗
YC ·(2·L1 )
E1 I · (2 · L1 ) YC · 2 · L21
Q∗AC_YC = = (3.56)
2 E1 I
3.3. ESERCIZIO 3 145
Figura 3.28: (a) Trave AC sotto l’azione della sola forza YC , (b) Dia-
gramma del momento flettente, (c) Deformata qualitativa con indicazione
dello spostamento ηC_YC
2 YC · 2 · L21 2
Mf∗ C_YC = Q∗AC_YC · · (2 · L1 ) = · · (2 · L1 ) =
3 E1 I 3
(3.57)
8 YC · L31
= · = ηC_YC
3 E1 I
Spostamento in D indotto da F2
Si considera ora la trave a campata con sbalzo DG sotto l’effetto della
forza F2 come indicato in Fig. 3.30 (a). Ai fini dell’applicazione dei
Corollari di Mohr, si determina in prima battuta il diagramma del
momento flettente Mf della struttura in Fig. 3.30 (a). Tale diagramma,
rappresentato in Fig. 3.30 (b), è di immediata determinazione, essendo
esso nullo in corrispondenza dei punti E e G, ed assumendo valore
massimo in F, con andamento lineare su EF e FG. Si osservi come in
E ed in G vi siano vincoli (rispettivamente un carrello ed una cerniera),
che non esplicano momento, non vi sono inoltre coppie concentrate.
Visto che la forza F2 , applicata a centro campata, si equi-ripartisce sui
146 CAPITOLO 3. STRUTTURE IPERSTATICHE
Figura 3.29: (a) Struttura fittizia caricata dal carico distribuito fittizio,
(b) Momento flettente Mf∗ C_YC che deve essere valutato per la stima
dello spostamento ηC_YC
vincoli, il momento massimo in F è dato da F22 · L21 = F24·L1 . Una
rappresentazione qualitativa della deformata della struttura sotto il carico
F2 , con indicazione dello spostamento ηD_F2 in D, è illustrata in Fig.
3.30 (c).
Venendo all’applicazione dei Corollari di Mohr, occorre prima di tutto
determinare la struttura fittizia. Nel punto D vi è un estremo libero,
ove sono permessi rotazioni e spostamenti. Il vincolo nella struttura
fittizio, dovendo reagire sia a taglio che a momento, risulta un incastro.
Nel punto E il carrello intermedio impedisce lo spostamento verticale,
mentre permette la rotazione, che deve essere continua fra DE ed EG. Il
vincolo corrispondente è dunque una cerniera interna, che non trasmette
momento flettente, mentre trasmette taglio. Quest’ultimo opera come
forza interna, quindi auto-equilibrata fra DE ed EG. Infine, in G vi è un
carrello nella struttura reale, che impedisce lo spostamento e permette
la rotazione. Nella struttura fittizia si deve porre un vincolo che non
reagisca a momento, ma solo a taglio: tale vincolo è ancora un appoggio.
L’appoggio di estremità’ è un caso particolare di vincolo, che resta
inalterato fra struttura reale e struttura fittizia.
La struttura
fittizia
∗ Mf
deve quindi essere caricata dal carico fittizio q = E1 I . Tale struttura
è mostrata in Fig. 3.31 (a). I Corollari di Mohr permettono ora una
stima agevole dello spostamento ηD_F2 nel punto D, che risulta uguale al
3.3. ESERCIZIO 3 147
Figura 3.30: (a) Trave DG sotto l’azione della sola forza F2 , (b) Dia-
gramma del momento flettente, (c) Deformata qualitativa con indicazione
dello spostamento ηD_F2
momento flettente Mf∗ D_F2 nel medesimo punto della struttura fittizia
come illustrato in Fig. 3.31 (b).
Il momento in D è dovuto sostanzialmente a due azioni: al carico
distribuito fittizio sul tratto EG, con risultante Q∗EG_F2 , ed al taglio in
∗
G, TG_F . La risultante del carico distribuito è facilmente determinabile
2
come area della distribuzione triangolare. Essa è inoltre applicata in
corrispondenza del baricentro della distribuzione stessa, ossia nel punto
F. La risultante è mostrata in Fig. 3.31 ed è calcolata nell’Eq. 3.58. Il
∗
taglio TG_F può essere facilmente determinato, imponendo l’equilibrio
2
alla rotazione del tratto EG, rispetto al polo E. I momenti in gioco sono
dovuti a Q∗EG_F2 e a TG_F ∗
2
, come indicato nell’Eq. 3.59. Infine, note
∗ ∗
QEG_F2 e TG_F2 , è possibile valutare il momento flettente nel punto
D, tramite l’Eq. 3.60. La determinazione di tale momento flettente
permette infine la stima dello spostamento ηD_F2 in D dovuto ad F2 .
F2 ·L1
4E1 I · L1 F2 · L21
Q∗EG_F2 = = (3.58)
2 8E1 I
148 CAPITOLO 3. STRUTTURE IPERSTATICHE
Figura 3.31: (a) Struttura fittizia caricata dal carico distribuito fittizio,
(b) Momento flettente Mf∗ D_F2 legato allo spostamento ηD_F2 , con
∗
indicazione del taglio in G, TG_F , utile per il calcolo
2
∗ L1
TG_F · L1 − Q∗EG_F2 · =0⇔
2
2
∗ F2 · L21 L1
⇔ TG_F · L1 − · =0⇔ (3.59)
2