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La chiamavano Vittoria, perché ci aveva scon tti in battaglia settecento anni prima, e

Gloriana, perché era gloriosa, e la chiamavano la Regina, perché la bocca umana non era
fatta per pronunciare il suo vero nome. Era enorme, più grande di quanto avessi creduto
possibile; se ne stava accucciata nell’ombra e ci ssava dall’alto, immobile.
Quezzzto problema deve ezzzere rizzolto. Le parole venivano dall’oscurità.
- E lo sarà, Signora -, disse il mio amico.
Un arto si contorse e puntò nella mia direzione. Venite avanti.
Io volevo camminare. Ma le mie gambe si ri utavano di muoversi.
Allora il mio amico venne in mio soccorso. Mi prese per un gomito e mi accompagnò al
cospetto di Sua Maestà.
Non dovete zpaventarvi. Dovete ezzzere all’altezza. Dovete ezzzere un buon compagno.
Questo fu ciò che mi disse. La sua voce era un dolce contralto, con un ronzio di sottofondo.
Poi l’arto si srotolò allungandosi in avanti, e mi toccò la spalla. Per un momento, ma fu solo
un attimo, sentii il dolore più tto e intenso di qualsiasi so erenza avessi mai provato; ma
subito dopo venni pervaso da una sensazione di benessere totale. Sentii i muscoli della spalla
rilassarsi e, per la prima volta dall’Afghanistan, non avvertivo più alcun dolore.
Poi il mio amico si fece avanti. Vittoria gli parlò, eppure non riuscii a sentire le sue parole;
mi chiesi se in qualche modo non stessero viaggiando direttamente dalla sua mente a quella
del mio amico, se fosse quello il Consiglio della Regina di cui avevo letto nei libri di storia.
Il mio amico rispose a voce alta.
- Certamente, Signora. Posso già dirvi che c’erano altri due uomini con vostro nipote quella
notte, in quella stanza nello Shoreditch; le impronte, sebbene semicoperte, erano evidenti -.
Poi aggiunse: - Sì. Capisco… credo di sì… sì.
Quando lasciammo il palazzo il mio amico era silenzioso, e non mi disse nulla durante il
tragitto verso Baker Street.
Era già buio, e mi chiesi quanto tempo avevamo trascorso a Palazzo. La strada e il cielo
erano attraversati dalla nebbia fuligginosa e liforme.
Tornati a Baker Street, rimasto solo, osservai nello specchio della mia stanza che la pelle
bianca come la pancia di una rana sulla mia spalla aveva assunto un colorito rosato. Sperai
che non si trattasse solo di un parto della mia mente, che non fosse semplicemente la luce
della luna che ltrava dalla nestra.

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