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e montagne, combattemmo alla pari.

Quando però le schermaglie si spostarono nell’oscurità


delle caverne allora ci ritrovammo, per così dire, ad a rontare qualcosa che era ben al di là
della nostra portata.
Non riuscirò mai a dimenticare la super cie specchiata di quel lago sotterraneo, né la cosa
che ne emerse dalle acque, con quegli occhi che si aprivano e si chiudevano, e le nenie
sussurrate che la accompagnavano mentre risaliva, danzandole intorno come il ronzio di
mosche più grandi dell’universo stesso.
Il fatto che io sia sopravvissuto è stato un miracolo; ma così fu, e tornai in Inghilterra
sconvolto e con i nervi a pezzi. Il punto in cui quella bocca a sanguisuga mi aveva toccato
era marchiato per sempre, bianco come la pancia di una rana, sulla pelle della mia spalla
atro zzata. Ero un tiratore scelto, un tempo. Ora non avevo nulla, se non una paura, molto
simile a una fobia, del mondo altro, quello che esiste al di sotto del nostro; il che signi ca
che avrei pagato volentieri sei pence della mia pensione militare per prendere un Hansom,
piuttosto che uno solo penny per viaggiare sottoterra. Eppure la nebbia e l’oscurità di
Londra mi avevano accolto, confortandomi. Avevo dovuto abbandonare i miei primi alloggi
perché la notte mi svegliavo urlando. Ero stato in Afghanistan; ma non ero più lì.
- La notte urlo nel sonno -, gli dissi.
- A me hanno detto che russo -, rispose. – Ho anche orari irregolari, e uso spesso il frontale
del caminetto per allenarmi nel tiro al bersaglio. Avrò bisogno del salotto per ricevere i
clienti. Sono egoista, riservato e mi annoio facilmente. Crede che questo le possa dare
fastidio?
Sorrisi e, scuotendo la testa, gli tesi la mano.
Ce la stringemmo.
L’appartamento che ci avevano trovato, in Baker Street, era più che su ciente per due
scapoli. Ricordavo bene tutto quello che il mio amico mi aveva detto a proposito del suo
bisogno di privacy, ed evitai di chiedergli cosa facesse per vivere. Eppure c’erano parecchie
cose che stuzzicavano la mia curiosità. A tutte le ore si presentava qualcuno, e in quei casi io
lasciavo il salotto per ritirarmi nella mia camera, ri ettendo su cosa i visitatori potessero
avere in comune col mio amico: la donna pallida con un occhio vitreo, l’ometto che
sembrava un commesso viaggiatore, il prestante dandy con la giacca di velluto, e tutti gli

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