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Attualità culturali, storia, arte, dialettologia e tradizioni popolari

Free Magazine diretto da Tonio Sereno – toniosereno@gmail.com


Tutte le gradite e amichevoli collaborazioni sono da intendersi a titolo gratuito

Anno I – 02 Giugno 2021


http://ildialettodifoggia.altervista.org/cultura-società-magazine.html

Foto di Vittoria De Rosa – Rielaborazione fotografica della Fontana del Sele – evniki@libero.it

In questo numero:
1) Tonio Sereno - La nostra storia: Estate ’43 - La verità sulle vittime foggiane
2) Fabrizo Sereno - Il bello di Foggia: È online la decima puntata sulla transumanza
3) Puglia inaspettata : Cultura e sport a Foggia il 4 giugno
4) Gabriella Maestri – Olistiche visioni: L’evoluzione del Sé attraverso i Chakra
5) Associazione “I fiori blu” - Il 5 giugno con N. Fusini, N. Lagioia e D. Raimondi
6) Michele Sepalone – Quartieri: Appunti 2ª p. mostra del 2019 c/o Chiesa del Carmine
7) Parcocittà News : È online il numero di maggio 2021 del periodico Parcocittà
8) Amizio Contestabile – Versi d’autore: U' monëkë ciuttë ciuttë
9) Gianni Ruggiero - Poeti dialettali foggiani: Alla scoperta di Raffaele Pagliara
10) Tonio Sereno – Fotografando la Daunia – Foggia: Piazza U.Giordano (Il re)
② N. 31 del 02-06-2021
────── Periodico di attualità culturali , storia, arte, dialettologia e tradizioni popolari ──────

Ho appreso da un bel resoconto giornalistico di


“Lettere Meridiane” dell’amico e collega Geppe
Inserra, di una tavola rotonda andata in onda
pochi giorni fa su “Teleblu” a cui, mentre mi
accingo a scrivere questo pezzo, ho dato solo una
veloce occhiata per catturare l’immagine che
pubblico e che presto guarderò con molta
attenzione, come invito a fare tutti voi, sul tema
dei bombardamenti dell’Estate del ‘43 sulla città di Foggia.
https://www.letteremeridiane.org/2021/05/le-vittime-foggiane-dei-bombardamenti-non-22-000-ma-2-
100/?fbclid=IwAR3TWQi3-N23kV7e5hqE3_Z_yowxvad6Y8pZmYFqGjdzD66ykpst3Z2yoAs

https://www.facebook.com/teleblutv/videos/trasmissione-sui-bombardamenti/1429791437384450/

Ebbene, dopo aver letto l’articolo di Geppe Inserra ed il primo commento


dell’amico Raffaele de Seneen, non ho potuto fare a meno di scrivere anch’io
una nota, sebbene fosse passata da poco la mezzanotte, a caldo, visto che una
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────── Periodico di attualità culturali , storia, arte, dialettologia e tradizioni popolari ──────

decina di anni fa, con “ScenAperta”, ho portato avanti un Laboratorio teatrale


sul tema, da cui sono venute fuori alcune performance viste da moltissime
persone ed apprezzate sia a Foggia che in provincia.
Nel n. 29 del 28-05-2021 di “Cultura & Società in Capitanata” alle pag. 7 e 8,
nella rubrica “Date da ricordare - 28 maggio 1943” potrete leggere, a mia
firma, il resoconto dettagliato sulle performance di “ScenAperta” sui
bombardamenti.
http://ildialettodifoggia.altervista.org/cultura-societ%C3%A0-magazine.html

Foggia 13 agosto 2013 – Chiostro Santa Chiara – ScenAperta saluta il pubblico alla fine dello spettacolo
“Coriandoli e altre storie del ‘43 “
Di seguito riporto, integralmente, quanto ho scritto di getto questa notte nel
commento all’articolo di Lettere Meridiane, chiedendo venia se verrà
riscontrata qualche probabile lieve imprecisione storica dato che non ho
volutamente consultato l’ampia documentazione in mio possesso per non
vanificare la sponaneità del racconto. Le foto sono state scattate alla scuola
media Bovio di Foggia il 23 gennaio 2016 da Vittoria De Rosa (Viki Ders) che ha
seguito la compagnia in quasi tutte le rappresentazioni. (T. S.)

“Non sono uno storico, non sono un docente universitario di storia del '900, ma
un semplice operatore culturale (anche giornalista pubblicista dal 1988) che,
con la propria Compagnia teatrale diretta da quasi quindici anni, ama mettere
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────── Periodico di attualità culturali , storia, arte, dialettologia e tradizioni popolari ──────

in scena, utilizzando la
tecnica del teatro di
narrazione, alcune tematiche
legate al territorio. Sono così
venuti fuori spettacoli, solo
per citare quelli più riusciti,
come "Io Pantaleone
terrazzano foggiano", "Storie
del Sud" sul brigantaggio
meridionale postunitario,
"Coriandoli e altre storie del
'43" sulla estate vissuta dai foggiani nel corso dei bombardamenti
angloamericani e "Uno cinque due due" contro la violenza sulle donne.
Ebbene chi sa cosa comporta la messa in scena di uno spettacolo di
narrazione è pefettamente a conoscenza che il "copione" viene fuori solo
dopo tanto studio e tante ricerche sulle tematiche da affrontare. Quando con
la Compagnia ScenAperta decidemmmo, una decina di anni fa, stimolati da

Luigi Schiavone, autore e interprete di “Coriandoli”, regia di Tonio Sereno


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una ipotesi di monologo scritta da Luigi


Schiavone dal titolo "Coriandoli", di
allestire un Laboratorio teatrale
sull'estate foggiana del '43, nessuno di
noi metteva in dubbio i numeri, che
venivano ripetuti come un "mantra" (e
purtroppo vengono ripetuti ancora oggi;
solo qualche giorno fa ho sentito Michele
Placido parlare di 20 mila morti nel corso di una trasmissione su Tv2000) da
chiunque affrontasse quel tema: 20.000, 22.000, 27.000, 28.000, etc. Ma è
bastato leggere superficialmente alcune pubblicazioni sull'accaduto per
renderci conto che le cose non stavano proprio così. Il discorso sarebbe troppo
lungo da affrontare in questa sede. Basti pensare che l'Istituto Nazionale di
Statistica parlava di meno di 1.000 (mille) morti e le tantissime famiglie
foggiane da noi intervistate o consultate, raramente ci raccontavano di aver
avuto vittime a causa dei bombardamenti, mentre tutte dicevano che sin dalla
fine di maggio del '43 erano scappate via da Foggia, sfollate nei tanti paesi
della provincia e oltre. Anche la mia famiglia si stabilì a Troia fino allo
scampato pericolo e, sebbene fosse molto numerosa, non ebbe alcuna vittima.
Un altro dubbio sul numero delle vittime ci è venuto pensando ai forti legami
tra i foggiani e gli "occupatori americani" (ci fu il più alto numero in assoluto
di matrimoni tra donne foggiane e soldati alleati). Un popolo così
violentemente decimato avrebbe malsopportato di convivere per circa 4 anni
con gli "assassini occupatori". Ma solo a tirare fuori questi argomenti
purtroppo si veniva "attaccati", "denigrati", tacciati di non dire la verità e
soprattutto di non amare Foggia. Di queste cose abbiamo parlato tante volte
nel corso delle nostre performance sul '43 portate al teatro Giordano,
all'Università, al Museo civico, alle Casermette, nelle scuole, nei luoghi di
cultura e dovunque ci venissero richieste. Preferendo non allinearci al
"pensiero comune" per non dare informazioni che sapevamo errate, non
abbiamo mai citato il numero di 20.000 ma sempre un generico "moltissime
vittime". Nei dibattiti con gli spettatori abbiamo sempre detto le cose che
anche qui ho riportato. Chiudo dicendo che a coloro che insistono sul dato
numerico "ufficiale" chiedo: Come possono sparire nel nulla 19 mila o,
secondo la ricostruzione scientifica del collega Maurizio De Tullio, 18 mila
cittadini foggiani?”
Tonio Sereno - Dal commento del 1 giugno 2021 all’articolo di Geppe Inserra di Lettere Meridiane
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È online la decima puntata sulle


antiche vie della transumanza

Foto di Potito Chiummarulo - Fabrizio Sereno e Michele Pesante

Foto di Potito Chiummarulo – Michele Pesante e Fabrizio Sereno


Ci è voluto qualche gior-
no in più ma penso ne sia
valsa la pena: è on line la
decima puntata de "Il
bello di Foggia".
Puntata ricchissima, to-
talmente immersa nella
natura, alla scoperta delle
antiche e moderne via
della transumanza, i trat-
turi, con il portato di
attrattive che vi gravitano
Foto di Potito Chiummarulo
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Foto di Potito Chiummarulo – Tonio Sereno, Fabrizio Sereno e Michele Pesante

attorno e che è necessario riqualificare


per uno sviluppo del turismo lento, su
cui Foggia e la sua provincia potreb-
bero davvero fondare nuove ricchezze,
economie fondamentali per il ter-
ritorio, oltre che la restituzione al
turismo di paesaggi unici al mondo.
Grazie al nostro ospite di puntata
Michele Pesante e al mio staff Potito Foto di Potito Chiummarulo
Chiummarulo e Tonio Sereno per la
passione e l'entusiasmo profuso su un
cammino in cui remiamo tutti nello
stesso senso, andiamo tutti nella stessa
direzione. A chi vorrà, come sempre,
buona visione.
Fabrizio Sereno Foto di Potito Chiummarulo
https://www.youtube.com/watch?v=J5FQPwhdriY
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Cultura + Sport il 4 giugno

“Abbiamo una pianura bellissima e godiamocela lentamente! Come? Con una


visita guidata in bicicletta. In questa pedalata scoprirai gli angoli inesplorati
di Foggia: dal neolitico alla street art. Sarai accompagnato da una guida
turistica abilitata e storico dell'arte e da un istruttore I livello MTB ASI per
assicurarti massima assistenza tecnica durante il tour. Infine ti aspetta un
ricco aperitivo a Km0 presso l'innovativo coworking Spazio Daruma, dove
gusterai le eccellenze gastronomiche dell'A.P.S. Only Food e i particolari
cocktail di Apulia Cocktail Experience. Un'occasione unica per godere delle
nostre splendide giornate, conoscere le bellezze storico artistiche e, perché
no, fare attività fisica all'aria aperta.”
ORARI: Inizio: 17.30 presso il Parco Volontari per la Pace (angolo Corso Roma)
Termine: 20.00 presso Spazio Daruma.
SERVIZI INCLUSI:
- tour con guida turistica abilitata e storico dell'arte
- istruttore I livello MTB ASI
- aperitivo
CONTATTI:
info@trawellit.it oppure chiamaci allo +39 347 7220495 /+39 327 1727910
Questo evento è realizzato in collaborazione con Spazio Daruma, A.P.S. Only
Food e Apulia Cocktail Experience.
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Il concetto di chakra appartiene all’antica


tradizione tantrica, il termine sanscrito si
traduce con “ruota” o “vortice” ma
possiamo ritrovarli anche come Padmas“
loti”, poiché vengono rappresentati
graficamente come dei fiori di loto,
ciascuno con un numero di petali
differente in base alle “nadi”, i canali
energetici, con le quali è connesso.
I Chakra non sono elementi tangibili, né
visibili, appartengono al corpo sottile ma
sono strettamente connessi al corpo fisico influenzando le zone del corpo
corrispondenti e venendone a loro volta influenzati, creano quindi un filo
conduttore tra lo spirito e il grossolano coinvolgendo anche il mentale.
Ancora più affascinante è il legame
tra i chakra e l’evoluzione dell’es-
sere, dagli istinti primordiali, pas-
sando per l’ego, all’amore incon-
dizionato fino ad arrivare alla pura
essenza.
Essi vengono infatti considerati
anche dei livelli evolutivi, dal basso
verso l’alto, man mano che si lavora
e si “libera” un chakra si passa allo
stadio successivo, concetto utilizzato
anche da Carl Gustav Jung
psichiatra, psicoanalista e psicologo,
nel suo libro “La psicologia del
Kundalini Yoga”, egli utilizza i Chakra
come strumento per descrivere e
comprendere la psiche umana nella
sua totalità.
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L’esperienza di
conoscenza ed
armonizzazione
dei Chakra può
avvenire trami-
te sedute di yo-
ga terapia, un
insieme di pra-
tiche yogiche:
sequenze cor-
poree, tecniche
di respirazione,
lavoro sul suo-
no e meditazio-
ne, dedicate al
Chakra di riferi-
mento.
Ed è proprio
quello che an-
dremo a fare
dal 7 Giugno,
intraprendendo
un viaggio di
esplorazione
teorica e pra-
tica per ciascu-
no dei 7 Cha-
kra, presso la
sede del labo-
ratorio “Offici-
na Teatrale teatro dell’accorgersi” nel cuore del centro storico della nostra
città.
Un’esperienza dall’antico fascino orientale che torna utile da oltre 5000 anni
anche nella nostra vita occidentale.
gabry.yoga@gmail.com
https://www.facebook.com/Gabryogateacher
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Fusini, Lagioia, Raimondi a “I fiori blu”


È previsto per venerdì 4 giugno alle ore
18,00 il sesto appuntamento con gli
autori partecipanti alla seconda edizione
del premio letterario “I fiori blu”. Gli
autori in gara:
1) Nadia Fusini con "Maestre d’amore"
(Einaudi editore)
«Questo libro è una danza. Danzano
una danza d’amore i personaggi di
Shakespeare, danzano la filologia e la
scrittura con gli affreschi di una
Londra early modern pennellata con
felicità ed esattezza, danza il lettore,
che entra ed esce nelle tragedie e nelle commedie di Shakespeare come
fossero scene della vita.”
2) Nicola Lagioia con "La città dei vivi" (Einaudi editore)
“Tutti temiamo di vestire i panni della vittima. Viviamo nell'incubo di venire
derubati, ingannati, aggrediti, calpestati. Preghiamo di non incontrare sulla
nostra strada un assassino. Ma quale ostacolo emotivo dobbiamo superare
per immaginare di poter essere noi, un giorno, a vestire i panni del
carnefice?»
3) Daniela Raimondi con "La casa sull’argine" (Casa Editrice Nord)
“La famiglia Casadio vive da sempre nel borgo di Stellata, all'incrocio tra
Lombardia, Emilia e Veneto. Gente semplice, schietta, lavoratrice. Poi,
all'inizio dell'Ottocento, qualcosa cambia: Giacomo Casadio s'innamora di
Viollca Toska, una zingara, e la sposa. Da quel momento, i discendenti della
famiglia si dividono in due ceppi: i sognatori dagli occhi azzurri e dai capelli
biondi, che raccolgono l’eredità di Giacomo, e i sensitivi, che hanno gli occhi e
i capelli neri di Viollca, la veggente.”

L'evento sarà trasmesso in diretta sulla pagina Facebook del Premio “I fiori blu”
https://www.facebook.com/premioifioriblu ed in streaming da Teleblu, media
partner del premio , sul sito www.teleblu.tv
www.premioifioriblu.com
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Mi piace anche spostare l’occhio, compreso


quello fotografico, verso le strade, i vicoli e
le piazze. In questa mostra quelli princi-
palmente di Borgo Croci e di Rione Cande-
laro, per regalare ai miei visitatori quelle https://twitter.com/MicheleSepalone/photo
emozioni che, come mi sento dire tante
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volte con mio grande orgoglio, spesso


sfuggono – lo si diceva pocanzi - agli sgua-
rdi affrettati con cui guardiamo quotidia-
namente alla città. Ho voluto e voglio - sto
continuando a lavorare sugli altri quartieri
- raccontare una periferia che forse non ci
aspettiamo più, ricca di vita e di sug-
gestioni che poi faccio mie/nostre.
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“Le idee muovono energie, progetti,


attività. Le "nostre idee" per ripartire
dopo la pandemia stanno
fondamentalmente nei progetti. Quelli
che ci hanno consentito di non lasciare
sole le famiglie nemmeno per un
attimo. E che raccolgono oggi
riconoscimenti anche al di fuori dei
"confini" di Capitanata. Le storie, le
iniziative, il punto di vista giovanile su
temi di attualità, l'arte con il talento di
uno dei "figli" di questa terra. Non
abbiamo voluto farvi mancare nulla in
questo numero. “
Il nuovo numero di “Parcocittà” si
apre con un articolo del Presidente
Fondazione dei Monti Uniti di Foggia,
Aldo Ligustro, dal titolo “Così
Parcocittà è diventato un modello
esemplare, a livello nazionale”. Segnaliamo, inoltre, l’intervista di Nicola
Saracino, direttore del periodico, a Simona Rotondi, Vice coordinatore
attività istituzionali Impresa sociale Con i Bambini, che fra l’altro ha
dichiarato: “I progetti di Parcocittà hanno ben resistito alle trasformazioni e
alle mutate esigenze”.
Infine invitiamo alla lettura degli articoli di Mauro Pitullo sul “mettersi in
gioco per il bene della comunità”, di Samira Carità sulle “parole che fanno
male” in riferimento ai tanti foggiani che “non sono come Pio e Amedeo”, di
Nicola Saracino sulla scuola Catalano-Moscari impegnata nella “promozione
di talenti nei ragazzi” e di Alessandro Croce sulla figura dello
“Scazzamurello” nella tradizione folklorica meridionale.
https://www.parcocittafoggia.it/
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Questa poesia, tratta dal mio libro U' vekkjë e 'a vekkjë,
ispirata da una scenetta a cui assistetti personalmente,
leggermente e volutamente esagerata rispetto alla
realtà, vuole mettere in risalto quanto tutto sia relativo.
La pizza ordinata dal monaco, per molte altre persone
potrebbe bastare per pranzo e cena. Invece il monaco si
lamenta, con se stesso, che mangiando così poco non
ha bisogno nemmeno di digerire, privandosi di tale
gusto.
U' monëkë ciuttë ciuttë Amizio Contestabile

Nu monëkë trippë agrascë gorgonzolë e maskarponë


trəsë indë a pizzerijë, sguardë vascë dë saləmë solë na fellë
kë nu səjë grussë grussë dojë ovë, a zavëzikkja fresckë
e kavëzonë a' zumba fussë. avulivë, skarciofolë e vendresckë
Sopë a dojë seggë s'adda assëttà Kuttë o krudë, u' prësuttë
si 'nderrë nën volë azzuppà. e alutëmë alutëmë, sopë a tuttë
Pë favorë facitëmë magnà va pigghjë 'a grattakəsë a mmanë
ma stəkë a dietë, senza esagerà. pë na bella spolverətë dë parmigiənë.
Na semblicë pizza margheritë
Ah! kke sakrificë quannë t'e dëmagrì
kë gustë e fandasijë nu pokë arrikkitë
manghë a pruvà u' gustë d'addëggërì.
mulagnənë e pëpëruscë
cimë dë rəpë e murtatellë
Il monaco grasso grasso
Un monaco, pancia in abbondanza/entra in pizzeria, sguardo basso. Con un saio
grosso grosso/e pantaloni a saltafosso. Su due sedie deve sedere/se per terra non
vuole sbattere Per favore fatemi mangiare/ma sono a dieta, senza esagerare. Una
semplice pizza margherita/con gusto e fantasia un po’ arricchita Melanzane e
peperoni, cime di rape e mortadella/gorgonzola e mascarpone, di salame solo una
fetta Due uova, la salsiccia fresca/olive, carciofi e pancetta Cotto o crudo, è lo stesso,
il prosciutto/e infine, sopra a tutto Vai a prendere la grattugia a mano/per una bella
spolverata di parmigiano. Ah! Che sacrificio quando devi dimagrire/neanche a provare il
gusto di digerire.
https://www.facebook.com/amizio.contestabile
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Alla scoperta del capostipite della moderna


poesia dialettale foggiana

Molti ricorderanno un uomo di bassa statura,


minuto, dall’aspetto serio di uomo d’altri tempi
che vendeva libri e fumetti usati in via Isonzo,
proprio dietro la Banca d’Italia a Foggia, Il suo
nome era Raffaele Pagliara ed era nato a Foggia
nel 1901. Dopo aver trascorsa la sua vita
lavorativa a Roma, dove era impiegato nel
Ministero degli Interni, ormai in pensione, se ne
era tornato nella sua amata Foggia, dove morì
nel novembre del 1980, non prima di essersi in-
ventato questo lavoro che gli permise di rimanere tra i libri che tanto amava.
Non certamente un commerciante consumato ma piuttosto un appassionato di
libri e letteratura. Alla sua morte tutti i suoi libri sono stati donati alla Biblioteca
Provinciale di Foggia, custoditi in un fondo che porta il suo nome. Queste
notizie sono rese possibili da una fonte preziosa, Maria Antonietta Pagliara, sua
pronipote ee anch’essa poetessa e in passato attrice di commedie dialettali,
che mi ha gentilmente permesso di prendere visione di molto materiale inedito
e custodito gelosamente. Questo materiale è costituito da un’altra raccolta
completa dattiloscritta che si compone di una quarantina di poesie scritte tra
agosto 1938 e ottobre 1943, e che aspetta solo di essere pubblicata. Vi ho
trovato anche alcuni racconti in dialetto come “ L’onomastico del babbo” che è
la trascrizione di un tema d’italiano del 1934 scritto da un bambino dell’epoca;
” A scanusciute “ , sempre del 1934 uscita a Roma su un giornale culturale
locale, dedicata ad una vecchina di umile condizione che lui vede spesso in giro
ricurva sul suo bastone; “U sdelluvie Universale” composta durante un suo non
meglio specificato soggiorno a Venezia, datato 1944; ”Geseppe u cucchire e
Coline u cavalle” del 1959¸“La passeggiata col Maestro” del 1964, dedicata ad
una scolaresca che frequentava l’edificio scolastico sito in via Lucera (di fronte
all’ingresso del Don Uva) e che da ricerche fatte dovrebbe corrispondere al VII°
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Circolo Didattico, già sede del Municipio.


Discorso a parte merita la poesia “I bezzoche
faveze” del dicembre del 1934, (antesignana de
“ Uresarje” di R. Lepore), in cui Raffaele Pagliara
traccia il profilo di alcune bigotte che scontente
della predica del parroco, ritengono più
interessante raccontarsi i fatti loro con
particolare riferimento a quello che hanno
mangiato e che, quasi come in una sfida tra le
due comari, si dilungano nell’elencazione delle
portate, una più ricca dell’altra.
Accortesi di aver peccato in quanto il giorno è
un venerdì, in cui non si mangia carne, si auto
assolvono ricordando i ben più gravi peccati commessi da loro conoscenti: Tu
nc’eprobbetepenzà, cummare suje! / stanne certe ca pecchene chiù de nuje/ e
nn’u fanne sapè manche au conbessore. E giù con particolari sull’onesta e
fedeltà coniugale di alcuni loro. In questo passaggio compare uno
straordinario detto che recita testualmente: …i corne so ccume e i dinde:/
quanne spondene te danne turminde;/ ma dope ca so ttutte quande
spundate/ magne da sope pecchè t’è bbetuate. La sua unica raccolta
pubblicata si intitola semplicemente “Poesie dialettali foggiane” (Tipografia
Edit. Arpaja. Foggia 1938) che a ben analizzarla contiene tutti quei temi poi
ripresi dai vari Lepore, Anzivino ecc… In assoluto, (secondo quanto mi è dato
di sapere) la prima raccolta completa di poesie in dialetto foggiano mai
pubblicata. Sono, infatti, successive le pubblicazioni di Ester Lo Iodice
(“Venerdì sandé a Foggia”, Roma, Bonacci, 1956.) e di Amalia Rabbaglietti
(“Canti e Quadretti di vita Paesana nella tradizione folkloristica
foggiana”,Foggia –1957 “La Tipografica” di G. Cappetta.) Ma a parte i temi
trattati quello che rende questo volumetto degno di attenzione e di studio e
proprio lo stile poetico e quella vena tra umorismo e sfottò riservata a
personaggi e vicende locali osservati e descritti così com’erano nella vita di
tutti i giorni. Stiamo parlando degli anni trenta, del secolo scorso, e certe
scene sembrano tratte da situazioni riscontrabili ed osservabili ancora oggi a
quasi ottant’anni di distanza. Anche da un punto di vista meramente tecnico
(in maggior parte sonetti) e di scrittura del dialetto, Pagliara ha dato una im-
postazione ripresa e mantenuta dai poeti che gli sono succeduti.
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Penso ad esempio alla mancanza di


segni diacritici, all’uso della vocale
muta che salvo qualche eccezione è
so-stituita da un segno di elisione, dal
raddoppio delle consonanti ecc….
Quello che manca è una marcata
comicità e la macchietta
ampiamente adottata successi-
vamente dalle nuove gene-razioni di
poeti. Ma per tracciare un solco
bisogna cominciare a dare esempi e
nella poesia ‘A Dichiarazzione in cui il
corteg-giamento di un giovanotto
viene rifiutato dalla sua bella perché
il pretendente non ha il posto fisso,
con le ultime due quartine, questo
solco, è ben delineato: – Mo t’ ‘u Raffaele Pagliara ritratto dall'artista foggiano
diche: agghie sapute/ ca nen dìne ‘u Alberto Amorico. L'opera, datata "Milano, 11
settembre 1960”, gli fu dedicata in occasione del
poste fisse;/ me piace a mmagnàspis- suo 59° compleanno e si conserva presso la
se/ nenn ‘u tine, ije che agghi’ a fa?/ sezione 'Fondi Speciali' della Biblioteca "Magna
– Signurì, avasce ‘a lenghe!/ manghe Capitana" di Foggia. Sotto versi inediti.
fusse na duchesse…/ Si ‘nn è fisse, mangh’ è fesse;/ nen d’avaste….pe
mmagnà. Oppure nel capitolo ‘A Puteje d’ ‘u Marmurare ( La Bottega del
Marmista) in cui incide una serie di divertenti epigrafi: Qua stace trubbucate
Don Camille/ cchiù ddìbete teneve ca capille./ Murenne le scappaje: che
peccate/ ca more e i creduture ‘n zo pagate. Oppure: Qua dorme ‘n zanda pa-
ce Don Ggiacchine, / nu forte jetta-
tore, / ca ‘n ze guardave maje ‘nnanz
a ‘u specchie./Nenn era tanda vec-
chie;/ nen zacce cume fuje, / nu jurne
s’ammera-je/ sott’’a botte sckatta-
je. Un autore che dovrà esse-
re ulteriormente approfondito e stu-
diato e a cui dare il giusto ricono-
scimento per quello che ci ha lasciato.
(a cura di Gianni Ruggiero)
(pubblicato sul n.10/11 agosto/novembre2011 della rivista Diomede)
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Piazza Umberto Giordano (Il re)

“Il re è un'opera di Umberto Giordano su libretto di


Giovacchino Forzano. Fu rappresentata per la
prima volta al Teatro alla Scala di Milano il 12
gennaio 1929. Lo spettacolo ebbe un successo
«pieno, caldo, vivissimo». Quest'opera venne
scritta espressamente per Toti Dal Monte, celebre
soprano di coloratura. Dal Monte eseguì l'opera
numerose volte nel corso della sua carriera, ma
dopo il suo ritiro il lavoro cadde velocemente nel-
l'oscurità. Si ricordano anche le interpretazioni di Maria Caniglia e Lina
Pagliughi. Nel dicembre del 1949 Arturo Toscanini, che era stato direttore
della première, eseguì la breve Danza del moro durante un concerto
radiofonico con la NBC Symphony”.
https://it.wikipedia.org/wiki/Il_re_(opera)
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Foto di Tonio Sereno


N. 31 del 02-06-2021 ⑳
────── Periodico di attualità culturali , storia, arte, dialettologia e tradizioni popolari ──────

Foto di Tonio Sereno – Foggia: Piazza Umberto Giordano – Il re

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Foto di Tonio Sereno – Foggia: Piazza Umberto Giordano – Il re

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