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Il lease-back
Alberto Traballi
Riferimento Massima
Cass., 28 ottobre 1995, n. 10805 Nel contratto di sale and lease-back, con il quale un’impresa commer-
ciale o industriale vende un bene immobile di sua proprietà ad un
imprenditore finanziario che ne paga il corrispettivo, diventandone il
proprietario, e contestualmente lo cede in locazione finanziaria (lea-
sing) alla stessa venditrice, che versa periodicamente dei canoni di
leasing per una certa durata, con facoltà di riacquistare la proprietà
del bene venduto, corrispondendo al termine di durata del contratto
il prezzo stabilito per il riscatto, la vendita ha scopo di leasing e non
di garanzia perché, nella configurazione socialmente tipica del rap-
porto, costituisce solo il presupposto necessario della locazione finan-
ziaria inserendosi nella operazione economica secondo la funzione
economica specifica di questa, che è quella di procurare all’impren-
ditore, nel quadro di un determinato disegno economico di potenzia-
mento dei fattori produttivi, liquidità immediata mediante l’alienazione
di un suo bene strumentale, conservandone l’uso e con facoltà di
riacquistarne la proprietà al termine del rapporto.
Cass., 19 luglio 1997, n. 6663 Poiché il contratto di sale and lease-back è trilaterale, ed è al
riguardo irrilevante che l’impresa venditrice appartenga allo stes-
so gruppo di quella utilizzatrice, ovvero che dopo il contratto
questa si fonda in quella, per l’ipotizzabilità di un patto commis-
sorio, è necessario dedurre l’interposizione fittizia dell’utilizzatri-
ce, venendo altrimenti a mancare la configurabilità del trasferi-
mento di un bene a garanzia di un proprio debito.
(Segue)
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5. IL LEASE-BACK
Cass., 7 maggio 1998, n. 4612 Lo schema socialmente tipico del cosiddetto “lease-back” presenta
autonomia strutturale e funzionale, quale contratto di impresa, e
caratteri peculiari di natura oggettiva e soggettiva che non con-
sentono di ritenere che esso integri, per sua natura e nel suo
fisiologico operare, una fattispecie che, in quanto realizzi una
alienazione a scopo di garanzia si risolva in un negozio atipico,
nullo per illiceità della causa concreta.
Cass., 28 luglio 2000, n. 9944 Il contratto di sale and lease-back non può essere ricondotto allo
schema del mutuo assistito da garanzia reale, ma a quello della
locazione finanziaria, del quale condivide la causa di finanzia-
mento ed il trattamento fiscale, per cui è legittima l’iscrizione al
passivo dei canoni da parte dell’impresa utilizzatrice e la deduzio-
ne ai fini IRPEG della maggiore ILOR accertata.
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LEASING
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5. IL LEASE-BACK
5.3.2 Il concedente
Il concedente è rappresentato dalla società di leasing, che provvede ad
acquistare il bene dal fornitore-utilizzatore. Tali società sono soggette alle
disposizioni della legge 5 luglio 1991, n. 197.
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SOGGETTO SOCIETÀ
CEDENTE DI LEASING
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LEASING
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5. IL LEASE-BACK
Cass., 16 ottobre 1995, n. 10805 Il lease-back , concretando un contratto di impresa socialmente tipi-
co diretto a realizzare interessi meritevoli di tutela, non integra per
sua natura, e nel suo fisiologico operare, una fattispecie negoziale
per frode alla legge o per illiceità della causa concreta, in relazione
al divieto del patto commissorio di cui l’art. 2744 codice civile.
Anche il lease-back, pur essendo in sé per sé valido, come qual-
siasi altro contratto può essere tuttavia impiegato per scopi illeciti
o fraudolenti. Conseguentemente, il lease-back è nullo quando
sussista una sproporzione tra il valore del bene venduto e il prez-
zo pagato dalla società di leasing, che, stravolgendo il fine di
liquidità che caratterizza questo schema negoziale, denunci che
l’operazione tende al perseguimento di uno scopo di garanzia con
caratteristiche che integrano la realizzazione del risultato proprio
del patto commissorio, vietato dall’art. 2744 codice civile.
( Segue)
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LEASING
Cass., 19 luglio 1997, n. 6663 Lo schema negoziale del sale and lease-back non integra in sé
una violazione del patto commissorio, che, viceversa, deve risul-
tare dalla valutazione caso per caso dei parametri soggettivi ed
oggettivi, tra i quali spiccano la situazione economica dell’impresa
venditrice e la concreta valutazione economica dell’affare in ter-
mini di adeguata proporzionalità delle prestazioni corrispettive.
La pretesa indennità soggettiva tra venditore ed utilizzatore del
bene, concesso in locazione finanziaria, non permette di qualifi-
care il contratto come sale and lease-back, qualora non venga
contestualmente addotta la simulazione relativa del leasing finan-
ziario per interposizione fittizia di persona.
Al leasing traslativo, in caso di inadempimento dell’utilizzatore al
pagamento di una rata, è applicabile analogicamente la disciplina
della risoluzione del contratto di vendita con riserva della proprietà.
Cass., 15 aprile 1998, n. 4095 Il contratto di sale and lease-back si configura come un’operazio-
ne negoziale complessa, frequentemente applicata nella pratica
degli affari poiché risponde all’esigenza degli operatori economici
di ottenere, con immediatezza, liquidità, mediante l’alienazione di
un bene strumentale – di norma funzionale ad un determinato
assetto produttivo e pertanto non agevolmente collocabile sul
mercato – conservandone l’uso con la facoltà di riacquistarne la
proprietà al termine del rapporto. Tale operazione è caratterizzata
da uno schema negoziale tipico nel cui ambito il trasferimento in
proprietà del bene all’impresa di leasing rappresenta il necessario
presupposto per la concessione del bene in “locazione finanzia-
ria”, e non è quindi preordinato “per sua natura” e nel suo fisio-
logico operare ad uno scopo di garanzia, né — tanto meno —
alla fraudolenta elusione del divieto posto dall’art. 2744 c.c..
Pertanto, pur dovendosi ammettere che anche il sale and lease-
back , come qualsiasi altro contratto, può essere impiegato per
scopi illeciti e fraudolenti (e, in particolare, a fini di violazione o
di elusione del divieto del patto commissorio), deve tuttavia sotto-
linearsi che tale ultima ipotesi si realizza solo se, per le circostan-
ze del caso concreto (difficoltà economiche dell’impresa venditri-
ce, legittimanti il sospetto di un approfittamento della sua condi-
zione di debolezza; sproporzione tra il valore del bene trasferito
ed il corrispettivo versato dall’acquirente che confermi la validità
di tale sospetto), l’operazione si atteggi in modo da perseguire un
risultato confliggente con il divieto sancito dall’art. 2744 c.c.
Indici di normalità
Tra gli indici positivi della “normalità” del lease-back, è possibile eviden-
ziare i seguenti:
• il contratto ha per oggetto beni strumentali per l’esercizio dell’impresa;
• i criteri di determinazione del prezzo di vendita, dei canoni e del prezzo
di opzione sono omogenei: a tale proposito, è opportuno che il prezzo di
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5. IL LEASE-BACK
vendita del bene sia determinato sulla base di elementi obiettivi (per i
beni in relazione ai quali non si dispone di prezzi di mercato o comunque
di prezzi di riferimento, sarebbe ottimale disporre di una perizia). In tal
senso, dunque, i canoni vanno costruiti:
a) comprendendo negli stessi anche una quota del prezzo di vendita del
bene (come tipicamente accade nell’ordinario leasing) determinando-
si, perciò, un prezzo di riscatto minore del valore di mercato a tale
data (come valutato ex ante alla data di stipula del contratto di lease-
back) ma non irrisorio;
ovvero
b) includendo negli stessi unicamente il valore locativo del bene, oltre
agli interessi del finanziamento ed oneri accessori (spese pratica,
eccetera). In questo caso il prezzo di riscatto sarà pari al(l’ipotizzato)
valore di mercato del bene a tale ultima data;
• la considerevole durata del rapporto: tale indizio conforta la ricostruzio-
ne per cui la durata del leasing è collegata alla vita utile del bene, e
comunque, in caso di immobili, ad un apprezzabile periodo di utilizzo
degli stessi; al contrario una durata breve (e comunque minore di quella
in genere prevista per il leasing ordinario della stessa tipologia di bene
oggetto del lease-back) potrebbe costituire un indice del fatto che il
lease-back rappresenta solo un comodo schema di restituzione del finan-
ziamento costituito dal prezzo di vendita del bene, non essendovi alcun
reale interesse ad attuare un vero leasing;
• la conformità delle condizioni del contratto di lease-back a quelle gene-
ralmente praticate per il leasing.
Il contratto ha per oggetto beni strumentali per La mancanza d’interesse da parte dell’apparente
l’esercizio dell’impresa venditore - utilizzatore ad usare il bene oggetto di
leasing
Omogeneità dei criteri di terminazione del prezzo La permanenza del bene nella disponibilità della
di vendita, dei canoni e del prezzo di opzione società di leasing
La considerevole durata del rapporto La sproporzione esistente tra il valore elevato del
bene e il prezzo esiguo pagato dalla società di
leasing al venditore utilizzatore
La conformità delle condizioni del contratto di le- L’elaborazione di vincoli contrattuali che impongo-
ase back a quelle generalmente praticate per il no all’utilizzatore la corresponsione di tutti i cano-
leasing. ni fino alla scadenza del contratto
( Segue)
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LEASING
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5. IL LEASE-BACK
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LEASING
Esempio
Prezzo di vendita del bene minore del valore di mercato (fair value)
L’esempio che segue è relativo al caso in cui il minor prezzo di vendita sia
giustificato dal fatto che i canoni di leasing sono inferiori al prezzo di mer-
cato (in questa ipotesi occorrerà rilevare una perdita da ripartire con i
canoni di leasing).
Esempio
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