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I2. . V Premexsa
Diego Leuze - Marlo Vegettl
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Questa introduzione, e i saggi taccolti nel volume, tentano di del corpo sociale, al di la delle lacerazioni prodotte dalla crisi, e con
ollrire qualche contributo, in questo senso, a u11’aualisi dell’ideologia essa la necessaria base di consenso al potere, pur mantenendo come
della citta. invariante il rifiuto della redisttibuzione delle terre; e superare, in
forme nuove, le tensioni economiche che avevano scatenato la crisi
1. La decisione di fare di Atene una polls, 11ell’epoca che va em- stessa. La struttura e la dinamica della citta si articolano iufatti at»
blematicamente sotto il 11o11'1e di Solone, e irnposta ai gtandi gene torno a questi due problemi. I
aristocratici dell’Attica da una crisi di fondo I della vecchia societa Costituzione di uno spazio politico significa in primo luogo il
agricola. A monte di questa crisi, stava naturalmente la privatizza~ recupeto di un ambito di omogeneita del corpo sociale nel rapporto
zione delle terre; ma i fattori determinanti etano poi Pespansione ch; lo identifica con il tetritorio. La proprieta fondiaria viene ora
deniografica da un lato, e dall’altro l’entrata dell’Attica 11e]l’area della assunta -— come un tempo il comune uso del suolo —— quale criterio
circolazione monetaria e degli scambi commerciali internazionali ad suficiente a determinate l’inclusione a pieno diritto nella comunita,
egemonia ionica. L’efletto congiunto di questi processi determine uu che si esprime, iu rapporto alla polix, con il diritto alla cittadiuanza.
impoverimento sempre piu rapido dei piccoli e rnedi coltivatori, e il Alla spaccatura verticale del cotpo sociale, che aveva al suo vertice
parallelo arricchimento dei gene detentori della tetra e in grado di i gene e comportava la lottizzazione tribale del territotio, si sosti-
far fronte alle esigenze dell"econo11"1ia monetaria. U11 arricchimento, tuiva una scansione orizzontale, per censo, che invece comporta il
pero, eco11on1icame111:e e socialmente spurioz da uu lato, ectemorato comune inserimento in un luogo omogeneo: la citta. I
e schiavitit per clebiti non erano certamente in grado di attivate dina~ Uarticolazione censitatia tegistra i dislivelli nella distribuzione
miche cli tiproduzione della ricchezza; dall’altro, queste forme 1I1ina— della ricchezza derivati dai processi di privatizzazione del suolo;
vanoalla base qualsiasi possibilita di consenso sociale al potere dei ripristinando peto, al di la di essi, e almeno in linea di principio, la
gen-5,} che perdeva ora ogni legittimazione derivatagli dall’eredita eguaglianza politica di tutti i cittadini, e il loto comune diritto alla
delle monarchie pastotali e veniva scoprendosi come sttuttura di gestione di un ritrovato spazio pubblico, la polls, essa allude al passato
spoliazione e di oppressione del corpo sociale. Questa crisi economica tribale, a monte della privatizzazione stessa, e‘ semlnra potetne 'cosi
e di consenso trovava il potere aristocratico impreparato a qualsiasi rimargiuate le ferite.
risposta (da quella tradizionale della deportazione di colonie all’este1:o, Questa dinamica é lineare: la tetra e privatiazata, ed essa non
alla pura repressione all’interno), per l’assenza di qualsiasi organo di pub venire redistribuita né tanto meno uuovamente socializzata. Tut-
coordinamento e di decisione politica, di qualsiasi eapparato istituzio- tavia la proprieta privata dei fondi, anche Se fortemente diseguali,
nale di gestione del potere. Di fronte a questa debolezza, si profilano le ofiire ora ad ogni membro del corpo sociale, mediante il diritto alla
minacce delle sommosse agrarie e della richiesta di una redistribuzione cittadinanza, l’accesso a un nuovo spaziocomune posto pero al all
delle terre, che 'azze1:i' gli efietti della privatizzazione. ll progetto fuori della tetra: questo nuovo koinon e la citta, con il suo suolo e
afiidato a Solone e tappunto la risposta dei gene a questa minacciaf i suoi edifici pubblici, intanto, ma in prospettiva con le sue capacita
esso consiste nello sforzo di spostare il terreno del conflitto, dando di espansione, il suo tesoro, le suepossiloilita d’impiego._ -
una soluzione soprattutto pollllcu a tensioni nate 11ell’econo1I1ico e Il politico, e la citta che lo struttura, producono immediatamente
nel sociale. La soluzione politica, inaugurate da Solone, sara portata propri vettori ideologici e ptopri 111eccanisn:1i di funzionamento. Al
avanti con vigore attraverso tutto il VI secolo, e giungeta a compi- livello dei prirni sta iunanzitutto la legge (la cui istituzione genera
mento con Clistene, in forme cosi solide da dominate quasi per intero naturalmente tecniche di gestione e di interpretazione, e un ceto di
i due secoli seguenti. ~ l i intellettuali professionali in grado di maneggiarle: ma questo é un
Essa $2 chiamata a un duplice compito: ricostruire Polnogeneita fenomeno che riguarda ll V secolo, a giochi ormai fatti). Il fatto che
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gene aristocratici a delegate la gestione diretta del potere a istitu- dremo le sono connesse. U11 prezioso contributo per il finanziamento
zioui permanenti, presto o tardi inevitabilmente destinate a esser di questo sviluppo viene, al principio del V secolo, dalla scoperta
amministrate da 1111 ceto di professionisti della politica; la tluidite dei nuovi filoni d’argento del Laurio, che arriccbisce il tesoro pubblico
non istituzionalizzata dei momenti governo e di deliberazione e agevola il funzionamento dei meccanismi del consenso.
della polls consente per contro agli aristocratici di esservi sempre Tutto cio vale per quanto riguarda il potere; resta aperto l’altro
presenti senza rinunciare alla figura sociale primaria di proprietari aspetto del problema, quello economico. ‘In che modo una risposta
terrieri. La comparsa, con Pisistrato, di un corpo cli polizia diretta~ politica puo ricomporre una crisi nata prevalentemente in ambito
mente legato al potere e gia avvertito come. un segno inequivocabile eco11omicoP La funzionalite economica della polls viene cosi as porsi
di tirannide. D al centro della riflessione.
A fianco di questa riluttanza-dei gene a sottomettersi a una qual-
siasi istituzione statale, ea poi un’altra ragione piu profonda, cbe 2. Lo spazio urbano viene innanzitutto a costituire un polo di
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nasce dalla stessa destinazione sociale della polls. Concepita come la |
assorbimento per l’eccedenza di popolazione, che le attivita agricole
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riapertura di uno spazio pubblico, di un eolnon semitribale anche se non bastano piu ad alimentare. Agli aristocratici impoveriti, ai con-
al di fuori della tetra, essa non puo mai costituirsi come una strut- tadini poverie senza terra, alla folla degli emarginati prodotti da una
tura separata dal sociale nella sua istituzionalite; La citta e << cosa arcaica societa rurale, la citta ollre le occupazioni tipiche di u11ice1l1tro
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di servizi. Vi si concentrano e vi si sviluppano, da un lato, le attivita tassazione diretta, clue rimane sconosciuta in tutta la storia della
artigianali e professionali, consolidando la- diversificazione dei me-I , {E polls: 'i ricchi si accollano il finanziamento temporaneo di ben definite
stieri: il fabbro, il vasaio, il muratore, il medico, il rapsodo, sono funzioni pubbliche, come Pallestimento di ieste e spettacoli e l’ar~
figure che trovano nelle citta una clientela stabile, una bottega per- mamento di navi, ma Pimposizione di tasse sulle persone 0 sui patri-
manente, una piit vivace circolazione monetaria —— oltre che uno moni continuera ad esser considerate come una misura odiosa e ti-
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status sociale loro negato nella societe delle campagne. Accanto al loro '1 ,i- ‘ picamente << tirannica ». Neppure la citta si arricchisce, come'tal-
lavoro, cresce un mercato, dove i contadini scambiano i prodotti -I Volta si e fantasticato, con lo sviluppo delle esportazioni e la con-
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della tetra con quelli, ad esempio, della pesca, e con i servizi arti- quista di mercati. La citta antica in generale, ma certamente Atene,
gianali che la citta e in grado di otlrire; ma la presenza di un mercato rimane sempre un grande centro di consume, non di produzione e di
permanente, e il volume crescente degli scambi, attivano il ruolo ,,
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esportazione. I prodotti agricoli e artigianali destinati » all’esporta-
della moneta, e specializzano di conseguenza la figura di on operatore zione hanno sempre un volume di gran lunga inferiore rispetto alle
del mercato e presto anche valutario: il laupelos, il piccolo commer- necessita di importazione. Questi sono dati che varmo ormai consi-
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ciante che si fa anche cambiavalute e s’impegna nelle attivita del pre- derati fuori discussione. Il modello strutturale di riproduzione della
stito e dell’usura. I I polls, come comunita di cittadini tendenzialmente autofinanziati in
__La quota di popolazione impegnata in tall attivita cresce rapida- *l quanto tali, non passa per canali economici ma si svolge secondo mo-
mente fin verso la meta del V secolo, per poi climinuire in seguito dalita politiche, da cui dipende anche la soluzione della crisi in risposta
all’accentuato impiego di manodopera servile. Sono in realte le atti-
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alla quale la citta si era sviluppata.
vita connesse alla politica che vengono ad assorbire in modo piu ri- La crisi viene cioe risolta mediante Pesportazione del peso delle
levante l’eccedenza di popolazione agricola di cui s’e detto. Al prin- »-. _'.- < contraddizioni che la caratterizzavano; e questa esportazione e con-
.3,
cipio del V secolo queste attivita - legislative, giudiziarie, ammini- 1;! I sentita dalla forza politico-militate di cui la citta, ed essa sola, pub
strative, militari g—- occupano annualmente, secondo Aristotele, non disporre. La citte sposta ed allarga l’orizzonte della << natura >> di cui
meno di I 5.ooo persone, tutte << nutrite dai fondi comuni della polls >> il corpo sociale puo disporre per i suoi consumi: se prima questo
(Resp. fltls. 24). Si manifesta cosi nel modo pill netto una tendenza orizzonte coincideva con lo spazio immediatamente fruibile dalle
destinata a svilupparsi lungo tutto l’arco dell’esistenza storica della attivita agricole (il territorio, il bestiame, gli S_Cl'll€1Vl), ora esso si
polls: proprietii comune del corpo sociale, essa e destinata a << nu- dilata a. misura del crescere dell’egemonia politica. La << natura >> che
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trire >> i cittadini (come un tempo la terra comune), a oilrire loro » 5,
:Y}Y la citta controlla nel corso del Vsecolo viene cosi a comprendere i
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un sostentamento che puo essere decisivo per la fascia pill povera nuovi territori, in cui si installano iorzosamente colonie e clerucbie,
della popolazione. A partire dal VI secolo, ma sempre piu difiusa- per smaltire Peccedenza della popolazione agricole; e soprattutto viene
mente nel V e nel IV, gli Ateniesi, e soprattutto gli Ateniesi poveri, l a comprendere l’area in cui si controllano i commerci %- sia per ga-
M rantire Papprovvigionamento dei beni di consumo, sia per il prelievo
concepiscono se stessi come rentlers della citta. Essa e cbiamata a
l di dazi ~—- e da cui si estorcono tributi.
oiirir loro occupazioni retribuite, nelle funzioni politico-militari, specie
Il circolo della riproduzione della polls appare cosl saldato. I pro-
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taria, al principio del IV secolo, creera infine tensioni pesanti e diffi- tutali. Sarebbe tuttavia protondamente sbagliato cercare un rigoroso
cilmente controllabili, che porteranno al punto di crisi l’inteto si- sistema di corrispondenze tra i contrasti sociali, lo scontro delle posi-
stema delle contraddizioni che gia nel V- secolo percorrevano la polls. ‘i .
zioni politiche e le controversie intellettuali.- i
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La funzione sociale degli operatori culturali, come si e detto, e
3. E nel contesto di queste contraddizioni che la formazione di in questo tempo specifica, il loro ruolo di produttori ideologici e de-
una << ideologia della citta >>, destinata a contenerne gli efietti distrut- terminante pet l’equilibrio stesso d’un organismo, la citta, cl1e non
tivi, raggiungera uno sviluppo ipertrofico. La mancanza di un appa- disponedi forti strumenti di coercizione sociale. Ma il ruolo degli
rato statale vero e proprio assegna infatti un ruolo di primo piano intellettuali clue operano in Atene dopo le guerre persiane e peculiare
alla funzione della produzione intellettuale‘ nell’organizzazione e nel anche per un’altra ragione. Dopo la definitiva vittoria sui Persiani,
governo della polls. La citta sollecita nel momento del proprio rias- Atene si aflerma sempre piu chiaramente come il nuovo centro di svi-
sestamento una forte e varia produzione culturale come indispensabile luppo della vita commerciale e culturale dell’Egeo. In Atene afllui-
elemento di coesione della comunita. Il ruolo sociale degli operatori scono petcio la maggior parte degli uomini di ptestigio culturale
di cultura nell’Atene del V, e in parte del IV secolo e dunque in un dell’epoca. .- s
certo senso nuovo. , Vi s’incontrano la cultura aristocratica, legata alla tradizione poe-
L’importanza degli intellettuali non dipende né dall’otganizza- tica, nella qual_e autore e pubblico appartengono alla stessa ristretta
zione di un ordine o di una corporazione, men che meno di una casta, cerchia sociale e le cui forme I‘lSPEZCCl'll€11'lO Pimmediatezza della pub-
né dalla ristrettezza dei margini di acculturazione del resto della po- blicazione orale, e le nuove forme di sapere connesse con la pratica
polazione. Al contrario, e questo uno dei momenti di maggior dil- delle teclanel, che hanno nella scrittura e nella prosa il proprio vei-
tusione dell’istruzione nel mondo antico, senza che a iavorirla inter- colo e la ptoptia forma espressiva. Il loro incontro e fertile. Nella
venga alcun apparato di pubbliche istituzioni scolastiche. nuova polls clistenica entrambe devono sottomettersi alla ritualita
Non vi e unbrganizzazione educativa della polls, eppure l’anal-J comunitaria che il nuovo spazio politico impone. La poesia estende
iabetismo nell’Atene del V secolo e senza dubbio tra i piu bassi del il proprio pubblico oltre i limiti dell’aristocrazia ed e chiamata a
mondo antico. ‘ coinvolgere direttamente tutti gli strati della cittadinanza; essa trova
Gli uomini di cultura non costituiscono in questo quadro una cosi nel teatro la sua piu felice espressione. La loistorie ionica si mi-
ristretta cerchia, separata dal resto della popolazione, né il loro com- sura sul tema della propria identita sociale, acquisisce la dimensione
pito e di conservare i tesori di un sapere tradizionale all’interno di metodologica e nella consuetudine della comunicazione orale gua-
una istituzione chiusa. La loro funzione e piuttosto quella di inter- dagna in immediatezza comunicativa. Le V€CClI1l€ articolazioni della
venire su un arco sempre pill esteso di circostanze e di occasioni, di trasmissione culturale si trasformano, e se ne formano di nuove;
atlermarsi come figure sociali di rilievo di fronte a un pubblico sem- protagonista di questo processo e la citta. A
pre piu vasto. Non si dice con questo che nella produzione culturale Quel 'che meglio distingue la produzione culturale ateniese e
ateniese prevalgano Pomogeneita e la compattezza d’intenti, di me- infatti l’aspetto politico. La politicita non e solo del contenuto, poli-
todi, di obiettivi. E invece difiicile ticonoscere nel mondo antico un tico e anche il linguaggio, politica la forma, politica Porganizzazione
altro momento in cui contempotaneamente in cosi tistretto spazio stessa della cultura. La polls e assunta come tema fondamentale del-
si siano ascoltate voci tanto radicalmente discordanti sui problemi Pindagine storiografica, della tapptesentazione teatrale, della rifles-
fondamentali della vita dell’uomo e della societa. All’intrico dei co11- sione filosofica. Ma questo tema non e imposto dall’esterno per una
flitti sociali che divide la polls senza pero giungere a lacerarla s’ac- pteoccupazione propagandistica. Estraneo al teatro, alla storiografia
compagna un’analoga molteplice 'difEormita delle manifestazioni cul- e alla filosofia e l’intento di esortare il proprio pubblico all’impegno
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politico, perché Pimpegno politico si presenta gie. come condizione cessario alla riuscita dell’esecuzione epica dell’aedo-rapsodo, si fa piilt
originaria del cittadino ateniese. Il tratto distintivo della cultura poli- ricco e articolato, mediandosi in un rituale organizzativo che ticalca
tica di Atene non sta dunque tanto nei suoi nuovi contenuti quanto ledelmente la ripattizione ‘politica’ del cittadini in tribu. Il dialogo
nel suo linguaggio e quindi nel nuovo rapporto che si tende a stabi- scenico rappresenta e sintetizza la dialetticita del processo politico
lire tra operatote culturale e pubblico. della citta e di quello morale dei singoli personaggi, e persuade lo
La cultura ateniese rispeccliia in ogni sua manifestazione il lin- spettatore della sua essenza di nzloropolis. Non diversamente la filo-
guaggio che si viene sviluppando nello spazio politico della citta, e la sofia, che pure riassume e ripropone in larga parte l’eredita della cul-
citta diventa percio gil modello dellbrganizzazione teorica, l’unelogie tura piu aristocraticamente intollerante, si media nella iorma politica
universalis di ogni processo di strutturazione dell’ordine religioso, del dialogo, si fa dialettica, e della‘ dialettica assume necessatiamente
fisico, psicologico. Sul modello politico della citta tende a ricostruirsi la struttura concettuale. I '
anche se non senza contraddizioni la societa degli. del; ed e il mo- Essenziale all’omologia di citta e uomo e che la citta si pensi come
dello politico che costituisce il principio essenziale dell’esplorazione comunita, non come stato. La comproprieta di tutti i cittadini sul
della psiche. L’uomo, l’individuo, viene assunto come oggetto di pubblico e indispensabile perché si sviluppi l’ideologia della poli-
analisi in quanto omologo alla societa; valgono per la sua organizza- ticita, ma questa comproprieta e garantita dall’identita del corpo po-
zione le stesse regole di equilibri e di mediazioni che valgono per litico, dal rifiuto della delega fiduciaria e della creazione di rapporti
Porganizzazione della citta. E come la polls scopre e allerma la propria istituzionali di organizzazione burocratica.
identita nell’atto operativo della decisione politica, perché in ‘questo L’ideologia della citta in quanto ideologia della politica appare
atto si media il suo interno confiitto e si riaflerma la necessaria com- dunque come un prodotto necessario alla formazione di uno spazio
plementarita di ogni sua parte, cosi il singolo uomo si riconosce politico con le proprieta sopra desctitte. E una funzione operativa
nella decisione consapevole che determina l’azione e sa convogliare del sistema clue l’ha prodotta. Gratificante e consolatoria, l’ideologia
ad un unico fine operativo tutto il, complicato e apparentemente con- politica assicura ciascuno della propria identita grazie all’omologia
traddittorio intreccio dei desideri, delle ptopensioni, degli interessi che strutturalmente lo connette all’organismo sociale, e -assicura nello
particolari. L ‘ H stesso tempo tutti della reciproca necessita e della_complessiva unite.
L’omologia tra societa e individuo trova nella rappresentazione Ma come ideologia e viva anche in quanto agisce, costruisce nuovi
tragica lo strumento piu efficace di persuasione e nella rifiessione strumentiioperativi, ionda un nuovo criterio di razionalita. La sto-
filosofica la sua definitiva consacrazione teorica. I1 tratto essenziale riografia politica e la psicologia sono le due discipline che essa piu
della cultura politica ateniese e di non intendere Panalogia tra orga- manifestamente promuove, su altre in-lluisce determinandone nuovi
nismo sociale e otganismo psichico o somatico individuale in termini sviluppi. Le energie ch’essa libeta sono tali che, come si e detto, alla
di metafora. Non si ha qui nulla che assomigli alla finzione tetorica fine del IV secolo, la produzione culturale greca che non sia passata
del.l’apologo di Menenio Agrippa. L’analogia tra polls e uomo non ha da Atene o non ne abbia subito Pinfiuenza determinante scade in sot-
la suggestiva vaghezza poetica di un’intuizione conclusa in sé, ma e tordine e appare condotta al deperimento e all’estinzione. Il principio
fondante di nuovi strumenti concettuali, di nuove discipline intellec- cbiaramente riconoscibile in tutto quel che si produce in “Atene e
tuali, di nuovi campi di ricetca teorica. Sul suo maturare si fonda Pidentificazione del tazionale con il politico. W
il progredire di forme culturali specificbe e lo sviluppo dei veicoli Il canone secondo cui si accetta o si rifiuta una nuova esperienza
istituzionali necessari alla‘ loro difiusione. Il teatro, tragico e comico, e la sua politicita, la possibilita cioé di essere trascritto in un lin-
finisce con l’apparire distintivo della -cultura ateniese; e nel teatro il guaggio politico, iscritto nel paradigma dei rapporti sociali della polls;
gioco d’immedesimazione del pubblico nella vicenda poetica gia ne- immediata ne e dunque la verificabilite. Gratificante e consolatoria
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per un lato, concettualmente e scientificamente creativa per un altro, I organizzazione della scuola nella quale il sapere si segmenta e si spe-
l’ideologia della citta deve perb ancbe essere inibente e repressive.
cializza, si distinguono i livelli di espressione e di comunicazione,
Come ogni altro, il criterio della politicita include ed esclude, discri- si arlerma prepotentemente il libro come principale strumento di tra-
mina tra quel che e accettabile, comptensibile, possibile oggetto di smissione della cultura. .
conoscenza, equel che si e costtetti a tifiutare, disconoscere, negate. .-4',-_
di sapienza professionalmente retribuito celebra con nostalgia il mito Note. Questa introduzione deriva in larga parte dal’ saggio apparso con lo
di una sapienza elargita equanimamente dagli dei e di una citta go- stesso titolo in << Quaderni di storia», 2, 1:975 (pp. 1:-37). La discussions sul
vernata dai sapienti; cosi dall’egualitarismo politico garantito dall’av~ problema di un’interpretazione marxista della societa antica, e della polls greca
in particolare, e ripresa con particulate vigore negli ultimi anni. Si vedano
vicendamento delle funzioni e dal sorteggio che tutti coinvolge si in proposito 1e messe a punto _di A. l\(IOl\/IIGLIANO, Merxislng in Antiquity,
produce una categoria di professionisti -della politica; cosi la pib. << Times Literary Supplement >>, oct. 31, I975; G. E. M. DE STE. CROIX, Karl Marx
intensa stagione di cultura orale si converte presto in scrittura per and the History of classical Antiquity, << Arethusa >>, 1:975 (pp. 7-42:); M. l\/IAZZA,
Merxlszno e storia entice, << Studi storici», :2, 1:976 (pp. 95-I24). Molti dei
celebrarsi come patrimonio perpetuo. l\/lutano la funzione dell’intel- Fl‘ testi rilevanti nella storia di. questa discussione, tra gli anni ’5o ed oggi, sono
lettuale e le modalita dell’organizzazione della cultura; questo rove- raccolti nel reading Marxlsmo e societe greca, a cura di M. Veeertr, Milano I977.
sciarsi conttadditorio ma inarrestabile e segnato dal passaggio alla Per gli sviluppi piu recenti, si veda ora D. LANZA-IVI. Vsoerrr, Tm Marx e
gli enticlli, << Quaderni di storia », 5, I977 (pp. 75-89).
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Mario Vegetti
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cessario richiamare qui alcuni dei caratteri strutturali cli questo spazio. stizia, che ne riguarda tutte le parti e ne garantisce sia Punita sia la
I Con la comparsa della climensione politica, si era aperto nel so- geriarchia. La giustizia, su cui si fonda la legge, nasce dunque nella
ciale il luogo della mediazione, si era inaugurata una terza polarita polarita della ragione ma ne costituisce la rappresentazione univer-
nello scontro che vedeva rigidamente contrapposti nobili e popolo, sale, valida anche perle anime e gli uomini in cui la ragione non de-
riochi e poveri -— 0, nel linguaggio della grande filosofia aristocratico- tiene il primato. Platone non ignora che clietro l’apparente unita
sacerclotale del V secolo, i pochi e i molti, gli immortali e i mortali, della polis si scontrano in realta due citta contrapposte, la citta dei
i desti e i dormienti. Neutro per -definizione, questo << terzo luogo >> ricchi e la citta (lei poveri, come non ignora, nell’anima, lo scontro fra
in cui si rappresenta la mediazione politica viene via via clotanclosi un’intenzionalita socializzata e una brama che viene dai visceri. Ma
di un prestigio al quale non e certamente estraneael’ideolo-gia clelfica sono proprio questi scontri a rendere necessaria la mediazione del
della medieta. Gia con Solone, e poi con tutto il peneiero politico cervello, della ragione, della giustizia, della legge; e poiché media-
del V secolo, vi si installa, intanto, la legge, che vige per entrambi zione non pub che significare imposizione (ii un limite, orclinato go-
i campi in corrflitto perché non si identifica con nessuno di essi. E verno, e ancora una volta al terzo polo. che spetta, in nome di tutti,
questa legge viene rapiclamente -a identificarsi con la giustizia e la il potere. I saggi politici, gli uomini della ragione, sono ora i filosofi:
ragione della citta; il saggio politico, clue la amministra nel nome ma in quanto solo essi possonolveramente agire, come in altri tempi
cli tutti, appare dunque il vero eroe del V secolo, almeno di quello Solone, quali custocli della legge, nomop/aylczkes. _
ateniese. Il luogo politico, costituitosi come terziario, diviene dunque La legge, dice Aristotele 5, E: << ragione scevra cli desicierio >>; l’or-
lo spazio della universalita, che si contrappone alla cattiva partico- cline che essa impone E: l’ordine stesso della clivinita e della ragione.
larita degli schieramenti sociali contrapposti, e, nella citta, ]__i sotto- In u_n’epoca in cui la praticabilita politica eiiettiva del terzo luogo
pone al comune imperio della legge, cio?-2 della giustizia e della ra- sociale va rapiclamente restringendosi, Aristotele tenta dunque di
gione. consoliclarvi la legge in quanto rappresentazione di una ragione e
Del politico come terza, e universale, polarita, Solone E2, nella cli un orcline di matrice clivina; e surroga quella praticabilita con una
storia cli Atene, il primo protagonista. I suoi legami clelfici ne fanno, etica della misura e della medieta -——- in cui E-. l’azrz'sz‘02z morale — da
nel momento piu acuto clello scontro sociale, la figura naturale del un lato, dall’altro con una sociologia dei mesoi, del ceto medio,
dialiaktés, l’uomo della mecliazione. La sua collocazione immediata, in cui consiste la garanzia della polis migliore. Emblematicamente,
in questa veste, E: la meclieta, dunque l’universa]itZ‘1: << Io come in Solone E: presentato appunto come uomo dei mesoiz se il reierente
mezzo a due eserciti / mi sono posto tra loro a fare cla limite >>. sociale 2- ormai del tutto alterato, quello che si mantiene costante, ap-
Seconclo il compiaciuto commento cli Aristotele, Solone << attacca punto fra Solone ed Aristotele, e lo schema tripolare cli lettura clel
entrambi i partiti ne]l’interesse di ambeclue >> 3. sociale, in cui il valore e cletenuto dal luogo intermedio — della po-
Il luogo intermedio E: dunque quello del limite, della misura, litica, della legge, della ragione —, che é 'neutro' e pertanto uni-
dell’equa protezione che la legge ofire a tutti i contendenti. Tucidide versale, momento cli mecliazione, (ii omogeneita e cli unificazione
vi installa il potere del suo eroe 'po]itico', Pericle, che << resse con eiiettiva della clualita del conflitto.
misura la citta e Ila protesse con sicurezza >> (II 65.5). E precisamente l’assenza di qualsiasi logica tripolare, clei suoi
In Platone, lo schema tripolare viene fondato su uifantropologia contenuti, del suo alone icleologico, a costituire la prima e radicale
e proiettato in un programma di rifonczlazionedella politica, che non difierenza clue individua Papparato teorico clello pseudo-Senofonte.
ne altera iltessuto essenziale 4. V
Tripartita come la citta, 1’ani111a ha nel Zogistikton il suo luogo 3. La C. A. e interamente retta cla una logica che non conosce
ege1none,e al tempo stesso la radice di quella virtil diflusiva, la gin- se non due polarita, e le oppone 1’una a1l’a1tra con la violenza di una
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32 Mario Vegetti _ IZ dominio e la Zegge 33
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iterazione ossessiva; nessun movimento, nessuno sviluppo e possibile Questa massa coesa non appare mai cliscernibile in una molteplicita
perché non v’e, fra i due poli, alcuno spazio omogeneo (la citta, la di inclividui, in una cliversita cli posizioni e di intenzioni: le sue ca-
legge) in cui essi possano spostarsi, interagire, metliarsi. La << tavola ratteristiche, i suoi comportamenti si ciistribuiscono in modo periet-
clelle opposizioni polari >> (vcl. pp. 40-1) indica chiaramente, gia a tamente uniiorme in tutto lo spazio che essa occupa, e ognuno degli
prima vista, questa situazione. Qui occorre analizzare la natural delle inclividui che la compongono risulta, per lo pseudo-Senofonte, del
polarita opposte, la struttura delle relazioni che intercorrono tra loro, tutto incliscernibile ciagli altri. Omogeneo nella sua estensione, il
E
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e gli assiomi generali che reggono la costruzione teorica dello pseudo»- démos risulta del pari immutabile nel tempo per quanto riguarda
Senofonte. ' _ le sue connotazioni essenziali. Proteso com’e, con successo, ad artic-
Al polo negativo, il démosz una massa (00/alas, I9 6), una folla chirsi a clanno clell’aristocrazia, esso risulta nonclimeno perennemente
(plézf/sot, 21) cli uomini privi di valore morale e sociale (ponéroi, 1), vincolato alla sua poverta; in grado cli fornirsi cli una splenclida
materialmente poveri (penétes, 2,5), caratterizzati. con spietata pro- citta, cli templi e cerimonie, cli palestre e di ginnasi, (ii ricchezze
gressione come i peggiori (c/aeirous, 5), anzi in assoluto come l’ele- ) provenienti da ogni parte clel mondo (I 9-11:), il demos resta tuttavia
mento pessimo (kakiston, 24) presente nella citta. Questi uomini rinchiuso nella sua ignoranza, nel suo clisorcline morale e culturale.
sono privi cli sapere, cli iormazione culturale, cli orcline ecompostezzza, Si tratta, dunque, di caratteri assolzzti, clue cleterminano la stessa
dunque di stile (czmzztfaia, ataxia, apaideusia, 7). Essi ocliano l’agone ~a
l
pensabilita di questa formazione sociale, non di conclizioni storica-
1
: sportivo e la cultura musicale perché non sono in grado cii prendervi mente transitorie e suscettiloili cli trasformarsi all’interno _ della vi-
parte (I I 3), nella lam loruttezza fisica e morale: che a tale turpitucline 4
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34 Mario Vegefti II
, Il dominio e la Zegge 35
I
se l’aristocrazia e passibile di una connotazione negativa, questa E: hilita di miglioramento, radicato co1_11’e in una moltitudine senza
la kakorioia, Pattitudine ostile e punitiva nei riguardi del démos (IO). volto, esclusa per sempre dallo spazio dei valori e dunque della va-
Valgono, per la caratterizzazione della polarita positiva dell’oppo- lutaloilita morale. L’eccezione che lo pseudo-Senofonte ammette viene
sizione, le stesse considerazioni gia svolte per quella negativa. In allora a confermare la chiusa_ assolutezza dei caratteri di entrambe
particolare, va messo in rilievo il carattere assoluto, non dipendente le polarita, ‘Pimpervieta de].l_’esclusione reciproca che ne pietrifica i
dalla vicenda politica, delle proprieta de]l’aristocrazia. Sconfitta in -—-._@Y-.;_'._-__. _““‘“j2a2m
rapporti. I
Atene dal clémos che lavora al suo indeholimento e al suo impoveri- Le relazioni fra i -due poli del sociale possono venir ridotte a due
mento, essaresta tuttavia ricca e potente. Non si tratta del risultato . modalita di fondo, strettamente complementari fra loro. La prima
I
di un’analisi sociologica: a costo di contraddire la sua insistenza ,_ e la modalita della prevaricazione e della spoliazione: ognuno dei
sulla forza (del alémos e sull’impotenza nei suoi riguardi del.l’aristo- I campi in conflitto tende ad appropriarsi, ai danni dell’altro, della
crazia, lo pseudo-Senofonte non pub rinunciare a queste connota- I
I‘
maggior quota possihile della ricchezza sociale,‘ l’unica regola che
zioni, che fungono da invarianti nel suo schema di pensahilita dello I.‘II presiede a questo gioco e l’immediato interesse materiale, rispetto
scontro sociale. Immutahili attraverso gli eventi, la virt’C1, la sag- I al quale la stessa contesa per il potere e soltanto strumentale. La
gezza e la bonta deI.l’aristocrazia sono per cosi dire intransitive: logica della prevaricazione e della spoliazione e espressa in formule
I'
piene e perfette, esse restano pero chiuse nel campo che ne E: depo- come << aver di piilt >> (2), << attrilouirsi una parte maggiore >> (4),
sitario, non possono in alcun modo vigere per l’altro né diiiondersi at- << sequestrare le ricchezze >> (I7). La regola dell’utile ricorre in for-
traverso l’intero corpo sociale: come si E: visto, bonta e virtu si tra- mulescome << giovarsi di pin >> (3, IO), ed E: codificata nella contrap-
sformano in1n1ediatamente, verso l’esterno, in una irriducibile ka- posizione di -symp/ooron a alzléaicm (I4). Il fine e espresso nello << star
kozzoia. - . :4 meglio >>, << star bene >> (I, 5), ne]l’accrescere forza e ricchezza (5,
Il mondo dei noloili non e tuttavia cosi monolitico come quello 1|, I7), neIl’aver pin vantaggi (J39), insomma in un agazf/5011 tutto ma-
.
. xi‘I,
del ciémos. ca, fra loro, chi pur essendo per nascita estraneo al po- teriale (9).
polo ha tuttavia scelto di vivere in una citta democratica piuttosto .4"
U.
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Va osservato che la modalita relazionale della prevaricazione e
che in una oligarchica. La realta di Atene, in cui un’ala consistente If deIl’oppressione, tutta a favore del démos nella situazione descritta
della aristocrazia appariva in qualche misura alleata al demos, co- dallo pseudo-Senoionte, E: rigorosamente simmetrica e giocherelobe a
I
stringe lo pseudo-Senofonte a concedere questa vistosa eccezione II vantaggio delfaristocrazia una volta rovesciati i rapporti di forza.
rispetto ai suoi schemi di pensiero. Il problema E-: tuttavia risolto Questo risulta con estrema chiarezza dall’analisi della seconda mo-
neIl’ambito di questi schemi (II I 9-20). L’aristocratico che rinuncia iI
ea dalita, che si gioca tutta nell’alternativa dominio/servitu.
J‘;
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t. q-A-4
36 I Mario Vegetti v
Ia Il ciominio e la legge 37
che dirime il conflitto; e la posta, in palio b troppo alta, il conflitto II
II
1
’I generalezi << in nessuna citta il beltision b henevolo verso il demos,
troppo privo di mediazioni, perché esso non venga iacilmente ad as- II
mentre in ogni citta il kakiszfon b benevolo verso il ciémos: i simili
sumere i modi della sterminio, del massacro civile. I1 popolo bandisce I
sono infatti henevoli verso i simili >> (24). La politica internazionale
e uccide i cbréstoi (I7); e -questi, non appena lo possono, sterminano
I
_-. _ ,J-I\.~-, -_ _
iistoi nelle citta >> (I8). Ci sono, b veto, delle eccezioni a questi com-
Prevaricazione e oppressione sono dunque le modalita fondamen-
portamenti rigorosamente dedotti dalle premesse universali. Nel caso
tali della relazione Ira i termini opposti della polarita sociale. Buona
degli aristocratici che si appoggiano al clémos si tratta, come si b
o cattiva che sia, la legge -— lo si e visto chiaramente -— non b altro
visto, di una degenerazione morale; allorché, invece, il demos ateniese
che uno strumento del dominio, e questo b a sua Volta strumento 1--_'wk‘-»__.__—--q.p-fl-‘+_
Ir-——- AV‘U
- 1.,-.4_.,
ha appoggiato 'l’aristocrazia esterna, come in ‘Beozia, a l\/Iileto e a
dell’interesse materiale dei gruppi contrapposti. A questi esiti, lo i .
I
Sparta (III II), si b trattato di un errore, di una deviazione dalla
pseudo-Senofonte b condotto dalla logica inesorahile insita nella sua
razionalita che pur presiede al sistema del potere popolare, con con-
concezione 'intransitiva' del valore, della virtb e della legge stessa.
seguenze catastrofiche per il-demos stesso, quasi a ricordargli l’invio-
Ci sono tuttavia, nella tavola delle relazioni polari, alcuni momenti
labilita delle leggi che presiedono all’opposizione polare.
<< neutrali >>, in cui le formule del dominio sono sostituite dal livello
della conoscenza e della riflessione; in tali ricorrenze, la soggettivita Il secondo. assioma stahilisce la conversione della spolarita in una
1=.“*‘
4-+4
proca relazione: da un lato, essi sono assunti come autoevidenti, collocandosi nel luogo della riilessione conoscitiva.
senza che ne sia data alcuna dimostrazione logica o storica (l’esempio - La dimensions del. conoscere, della gnbmé, emerge pib esplicita-
storico ne appare piuttosto derivato al modo di un corollario); dal- 4;-1;‘
mente nel terzo e nel quarto assioma, dove "essa non soltanto consente
1’a1tro, questi enunciati hanno un valore assolutamente fondamentale allo pseudo-Senofonte di consolidate l’autonomia della sua sogget-
rispetto a tutta l’analisi sociale, garantendone insieme la razionalita, tivita, ma viene anche a costituire l’unica relazione fra i due poli del-
Puniversalita e la necessita. La loro introduzione conferisce anzi un Popposizione che resti 'transitiva' pur non identificandosi con le fi-
carattere fortemente deduttivo allianalisi, che viene cosi a configurarsi gure della prevaricazione e del dominio opp1:essivo.iEntrambi gli
come lo svolgimento rigoroso, secondo regole definite, delle verita aspetti sono chiari nel terzo assioma: << aflermo che il popolo sci chi
enunciate nelle premesse. " I s e Iouono e chi b malvagio, ma pur sapendolo ama chi b utile e van-
Il primo degli assiomi polari enuncia Puniversalita dell’opposi- taggioso a se medesimo, anche se b malvagio, e preferisce odiare i
zione, proiettandola, pietrificata, su una dimensione mondiale: << in buoni, non rirezaezacio che la loro virtb sia naturalmente rivolta al
tutta la terra il beltiston b opposto alla democrazia >> (6). L’univer-
I
15:‘"7:—.-A_é~1;-'~n-at proprio bene, hensi al proprio male» (22). L’opposizione polare E:
4,;
salitb deIl’assioma viene confermata, distributivamente, citta per
'I qui sostituita da una relazione conoscitiva, che non si identifica con
I
l’i'ntransitivita, l’assolutezza deincaratteri che spettano ai due campi: per un momento solo, e si pub dire una volta per tutte, la scelta
se il demos si immaginasse huono a sua volta, si aprirebbe uno spazio doxastica della democrazia non pub che venire nettamente rifiutata
di confronto, di omogeneita di valori ira la sua honta e quella dei (<< non approvo >>,_ ripetuto due‘ volte in due righe) (I I).
suoi nemici. Esso e invece in grado di riconoscere il carattere radi- Non si tratta di una terminologia casuale e i suoi ‘significati
cale della propria malvagita, e della virtb dei c/orestoi; proprio questa vanno oltre quelli del linguaggio giuridico-politico: essa e puntual-
apertura conoscitiva gli consente, correttamente, di pensare questa mente ripresa ‘,a chiusura del testo, dove si torna a collocare nella
virtb come non universale, ostile al proprio <<bene >>, dunque come cloxa la scelta che istituisce la democrazia, e dove se ne riloadisce la
il nemico da comloattere. Il demos non b‘ condotto dal_I’ignoranza a dissociazione rispetto all’ordine del valore: << Quanto" alla costitu-
sbagliare scelte e alleanze, a sopravvalutare se stesso o a n:1iscono- zione degli Ateniesi, non ne approvo l’ordine: ma dal momento
scere la virtu; la conoscenza di cui b in possesso gli consente di com- che essi hanno opinato tdi adottare il sistema democratico, bene mi
prendere la propria assoluta estraneita al valore, quindi Pinesistenza semhra che essi conservino la democrazia valendosi dell’ordine che
di qualsiasi terreno di mediazione del conflitto. I io ho mostrato >> (III 1:). 4
La razionalita di questa situazione b sancita nel quarto assioma, Da questo passo emergono perb chiaramente altri caratteri di
dove l’autore si colloca esplicitamente neIl’ottica della relazione co- fondo dello schema di pensabilita del sociale messo in opera dallo
noscitiva: << io riconosco al demos la scelta per la democrazia: b pseudo-Senofonte. Il fatto che la scelta politica si produca all’inte1:no
infatti comprensibile (synrgneme) per chiunque provvedere al proprio di un universo della cloxa, radicalmente disgiunto dall’an1hito della
bene >> (23). C’e dunque una sfasatura fra la razionalita, che pertiene verita e del valore, non significa che questo universo non disponga
ad entrambi i campi, sia pur in forme diverse, e ne riflette le rela- di una sua intrinseca razionalita, di cui b possibile render conto.
zioni, e il valore, che b esclusivo di uno di essi. Questo non fa certo La C. /1., anzi, si presenta esattamente in questo modo: come
si che la razionalita sia la via per superare l’opposizione, perche anzi lo sforzo dimostrativo di ricostruire la razionalita aI_l’opera anche
essalla irrigidisce riconoscendone la necessital e l’universalite.; piut- nell’amIoito di uno spazio, come quello della doxa politica, del tutto
tosto si riconosce — ed b uno dei tratti pib significativi del pensiero destituito di valore. L’assetto dimostrativo deIl’esposizione e enun-
dello pseudo-Senofonte —- che ognuno dei due campi possiede una ciato gia nel suo passo di apertura: << Poiché essi opinarono di com-
sua propria logica, che non b riducibile a» quella»dell’altro et che per- piere queste scelte, io dimostrerb che bene conservano la loro costi-
tanto Va compresa nelle sue strutture autonome, non gia pensata tuzione e agiscono correttamente anche laddove essi sembrano agli
semplicemente nelle figure dell’assurdo 0 dell’errore. L’errore, sem- altri Greci cadere in errore >> (dog ail 31.cz;o*tf,>Zov"coa. "ci1v'1to)urca£otv
mai, sta nel fatto che la razionalita del demos, dal punto di vista azo-fir’ ci.'n:*o5sf.Eto-, I I).
del valore e del sapere, non dovrebbe esistere; ma essa b nondimeno Ma la logica della dimostrazione, che organizza il discorso, pub
dotata di una sua coerenza, di una sua intrinseca plausihilita. Questa esplicarsi solo in rapporto ad una logica altrettanto rigorosa degli
posizione contribuira, come vedremo, a definite il campo teorico al eventi, su cui essa fa presa e che rende evidente. Questa razionalita
cui interno agisce lo pseudo-Senofonte. _ della doxa, questa logica del sistema democratico, hanno un nome:
si tratta della gneme che lo pseudo-Senofonte riconosce all’opera
4. Il passo di apertura del testo rende chiaro come, n'ell’orizzonte anche in quelle scelte della democrazia che ad un osservatore hanale
di pensiero dello pseudo-Senofonte, il sistema della democrazia si paiono assurde e insensate ( I II, III Io). Questa gneme possiede,
istituisca ad opera di una scelta, che accade nello spazio della aloxa se non certo una verita, una sua verosimiglianza (eoieozfes, I I2): e
('c0o'J"r:0c ebofiev ofitwg 0u’r1:o'Eg), ed b intieramente estranea ad ogni non_si pub non ricordare sin d’ora la connessione fra gneme ed aoikos 8
parametro di valore: dal punto di vista del valore, che viene assunto con la quale Parmenide introduce la sua esposizione delle aloxai dei
6 '. 5 4.*"‘\
TAVOLA DELL If *|*os1z1o1\11‘POLARI
(Pasterisco » “II assiomi polari)
13(3) 6 5'T][J.Or; nlsiw cbrpslsitmt tong Suvotttowoitoug (oi 5'np..) "coin; wzovnpofig atfifioufnv ' ’ _
(155.); cipxaw) o:|:|.p.ouo't. ac. )(p'r1ucv1:ot otrpatpouv-rent ’
at. efislafivovtctu ac. entomsivouan azoug )(pncr'toug
I 4 (4) '1:oi'.c; novnpoig Kai. '1tév1]cr1. Tcléov véuouat 'i'] 'co'1Ig )(pn '.r'1:o'E=;
mi. Bnuottxoig I14(18)*‘ oi. )(pno~coi. ‘A0. 1013:; )(p‘r)a"ro1‘:¢_; év '1:cti.'<; m:;1p.c<.)(£cr:. -rc<5).r-zcn. orgilouat, ~y:.-yvtbaxovtsg E5-tn. crcpiaw
riwonfiév éo"rz. -rain; [is?..'r£o"rouq o'u§If_,a!.v dash év taig ttéleanv _
(7) év 8:1; -ct?» 51'];.u9 dqlafliot -ta aclaictn év 'co'€c, Baltimore at ’ 11 1-((20) 5 3;-‘mo; oi. yswpyofivtsg atai.
mu‘. o'(:cccE£ot xai. Tcovnpicc (mi) rcsviot tixolavid." "cs oltyiatn XIII. or. 1t?toum.or.
éi-yet é-ni. -.-a aicr)(po't, mi. *E) cifiucioc, docpfifistcc at
dcnzcctfisuaiot mi. 1‘) oiptafiim) 'r¢lEio"c1] sh; 16¢ )(pno""cc'c
II 1s (21) 6 Sfiuog, 16 nlfifiog 'IFI~°‘3lT'-°';/’Y5WI1I-°€/
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rebbeiuguale, ma dovrebbe perire (apollyszfbai) cib che era prima, e in Melisso -— che tenta di cancellare la scissione, non certo di me-
dovrebbe nascere cib che non b. Se, dunque, si alterasse anche di un diarla, in virtb dell’omogenea difiusivita della sua concezione dell’es-
solo capello in diecimila anni, si distruggerebbe tutto quanto in tutta sere —-, bensi in Parmenidei“. La logica della scissione che domina
Ia durata del tempo. Ne b possibile che subisca mutazione di forma; il testo dello pseudo-Senofonte ha qui il suo unico antecedente:
infatti la forma che c’era prima non perisce, ne si genera quella che nella forza conicui Parmenide rappresenta in una filosofia rigorosa,
non e. Ma, poiché nulla si aggiunge né perisce né si altera, come po- pietrificandola in una scissione del mondo, la frattura intervenuta
trebbe mutar forma qualcosa di cib che esisteP >>12. nel sociale Ira il tempio e la citta, fra la tradizione aristocratico-sa-
Cib che avvicina questo testo allo pseudo-Senofonte non b sol- cerdotale e la cultura delle tecniche e dello scambio. La scissione
tanto la dichiarazione di impensabilita della categoria di mutamento, corre allora fra ilr sapiente ispirato e i << mortali dalla doppia testa >>;
e Palternativa fra conservarsi e perire, sezein e apollysfi/aai, in cui viene 1na non fa che riprodurre quella che separa la verita e la. aloxa, l’es-
stretta tutta quanta la realta; ci sono, inoltre, chiare afinita di lin- sere e Papparire, e che b per sempre garantita da una Porta protetta
guaggio (cfr. ad es. I I6, III 8), le tecniche argomentative del pas- dalla Giustizia << che molto punisce >> (B r, I4; B6, 5).
saggio al Iimite, dell’assunzione per assurdo, e quella retorica di una Lo schema polare di pensiero non -agisce naturalmente nel solo
iterazione concettuale e verbale quasi ossessiva 13. ’ Parmenide: come E: noto, esso risulta anzi uno dei maggiori organizza-
Ovviamente, il discorso di Melisso e quello dello pseudo-Seno- tori di discorso dell’altro grande filone della traclizione aristocratico-
fonte divergono poi.nella misura in cui il primo verte sull’essere, il sacerdotale in Magna Grecia, quello pitagorico. Tuttavia la difierenza
secondo si riferisce alla doxa: e questo comporta un’importante dif- e profonda: nel pitagorismo la polarita b efifettivamente in grado
ferenza teorica, giacché nel mondo della cioxa la possibilita del << pe- di articolare la scissione, di dislocarla su diversi livelli, di compiere
rire >> _b del tutto reale,_non una mera conseguenza per assurdo. Quello insomma percorsi conoscitivi complessi che consentono di pensare
che si vuole ora mettere in luce, e la trasposizione alla doxa, che si zone diverse del reale. Una tavola pitagorica degli opposti non e l’ite-
produce nello pseudo-Senofonte, delle categorie melissee di lettura razione di un’unica coppia polare che viene via via assumendo nomi
dell’essere, cui viene cosi assegnata la funzione di schemi generali diversi: b piuttosto lamappa che rileva il procedere della scissione
di pensabilita del reale. ' attraverso le dimensioni deII’essere. ,
Cib accade anche a proposito della figura che le contrapposte In Parmenide, invece, che pure deriva il pensiero della polarita
formazioni sociali assumo11o nella C. 41.: l’omogenea estensione spa- edella scissione dalla stessa matrice della tradizione pitagorica, non
ziale dei loro earatteri, che valgono per ciascuno e per tutti gli ele- v’b in realta che una sola coppia polare ,—- l’e e il non a, il pieno e
menti che ne fanno parte; Pesclusione di ogni sporgenza individuale, il vuoto di verita e di valore — che si riverbera in una pluralita di
di qualsiasi emergenza della soggettivita o dell’evento singolare, l’esau-_- nomi e di aspetti ma non esce mai dai << ferrei vincoli >> della sua
stivo riempimento dello spazio e del tempo che esse producono nella immobile identita.
loro immutabile opposizione -— non possono che. rinviare all’essere Questa, lo si b visto, e la situazione di pensiero dello pseudo-
melisseo, che 2-. << tutto uguale >> (B7,r), << pieno » (B7,7), esente da Senofonte: la tavola polare che organizza il suo testo non e che
ogni molteplicita (giacché << se ci fossero i molti, dovrebbero essere l’iterazione statica di un’unica coppia sociale, sempre identica al di
tali quale 25111110 >>, B8,6: e quest’ultimo aspetto e decisivo per com- la della varieta dei nomi e delle parvenze: il demos e Paristocrazia,
-prendere la eleatizzazione del sociale che si produce nello pseudo- i malvagi e gli ottimi, i poveri e i ricchi. _
Senoionte) . 6 I A Altrettanto parmenideo b il carattere che si b definito << intran-
. Lo spazio teorico al cui interno e possibile pensare la realta come sitivo >> della verita e del valore. Il discorso vero, l’annuncio delI’es-
spaccata da una irriducibile scissione polare non b invece reperibile sere, e assoluto ma non universale: rivolto a un Solo allocutore am-
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messo all’iniziazione, esso esclude i mortali che non lo possono co- che connettono gli schemi di lettura del sociale messi in opera dallo
munque intendere, perche non pub parlare de]l’esperienza di mondo pseudo-Senofonte con l’orizzonte di pensiero eleatico. E interessante
in cui si costituisce lo spazio d’esistenza dei mortali stessi. Allo stesso piuttosto rilevare un altro indice, questa volta esterno, del rapporto
modo, la Giustizia che protegge le Porte, non ha in serbo, per chi di questo autore con la tradizione sacerdotale alla quale Parmenide
ne resta alI’esterno, se non punizioni: anche qui, il dominio e la appartiene 1°. I poveri, dice lo pseudo-Senoifonte (II 9), non possono
sua logica oppressiva si installano nello spazio altrove occupato dal- singolarmente celebrare sacrifici e possedere templi; essi hanno tut-
Puniversalita della legge e idalla mediazione della politica. Anche in tavia spostato queste funzioni da una. dimensione privata ad una
Parmenide, come nello pseudo-Senofonte, la chiusa assolutezza della pubblica (ciemosia), e cosi, grazie alla polis, si sono posti in condizione
verita non comporta perb Pimpossibilita di dar,conto razionalmente di iruirne al pari dei loro nemici. Gib la preoccupazione per una di-
del mondo della aloxa, che le si contrappone. 2 4 slocazione del sacro in mani profane indicativa della collocazione
La aloxa ha una sua organizzazione di cui il pensiero che si e del nostro autore in un’area che non FD’(D-’ soltanto aristocratica, ma di
installato nel luogo della verita pub fornire la sola. Chiave adeguata; ~un’aristocrazia legata alla funzione sacerdotale. Ma ‘b ancor piu si-
e occorre che esso ne fornisca la chiave, sia per mettere in chiaro gnificativa la sua concezione << privatistica >> di questa" funzione, che
la radicale deprivazionedi veritii del sistema della doxa, sia per im-' lo pone al di fuori della tradizione delfica, o almeno del versante di
pedire che l’inganno di cui essa consta sia duplicato dall’altro in- questa tradizione, favorevole alla polis, che si era sviluppato a par-
ganno di una spiegazione iallace. I I tire dalla scelta soloniana e fino agli Alcmeonidi. Qui il tempio era
Il passo del fr. 8 citato all’inizio marca nettamente questa arti- avvertito come il koz'2a01a,'il luogo comune e focale della citta da cui
colazione del discorso parmenideo, come la traduzione di Unterstei- si irradiava una saggezza difiusiva e-mediana: patrimonio, dunque,
ner 15 contribuisce a chiarire: << Io faccio conoscere il sistema (di del corpo sociale e garanzia della sua coesione, di un suo equilibrato
aloxa) coerente in tutto, poiche inquesto modo non we mai pericolo sviluppo. L’atteggiamento dello pseudo-Senoionte rinvia allora ad
che una sola concezione di mortali) possa traviarti >>. Del resto il un’area diversa: all’area idi un’aristocrazia sacerdotale chiusa e ostile
progetto di Parmenide b gia enunciato nelle righe finali delir. I: alla citta, tenacemente legata al diritto ereditario di un controllo
<<'E necessario che tu apprenda tutto, tanto il cuore immobile della esclusivo sul tempio, all’area, insomma, che ha in Parmenide e in
Verita rotonda, quanto le opinioni dei mortali, in cui non si trova Eraclito i suoi uomini pib emblematicif
verace certezza. Tuttavia anche questo apprenderai -—- come le cose
di doxa, che si estendono sempre e dovunque, necessariamente sono, 6. La proposta di leggere la C. A. come un. testo di << sociologia
pur nel modo della cloxa >> (31:-2). _ eleatica >>, in ragione della sua stretta dipendenza dall’ordine teorico
L’uomo del tempio, il detentore della verita, dunque, pub e deve del discorso sia di Parmenide sia di Melisso, non comporta certa-
parlare del mondo dei mortali, anche se non certo nei modi del di- mente l’ipotesi di una sua attribuzione a questi ‘autori’ (anche se
scorso vero: esattamente come, nello pseudo-Senofonte, b solo la certamente esclude l’opposta possibilita di attribuirlo a qualsiasi per-
Sop/via del cbrestos che pub dare rigorosamente conto di quel sisten1a sonaggio della tradizione << politica ;> centrata su Atene). Si intende
della democrazia che pure egli rifiuta; e che ne deve dar conto, se dire, piuttosto, che il nostro testo b intelligibile soltanto se viene
ne vuole mettere in luce la sistematica e compatta deprivazione di va- riferito a un ambito teorico e sociale insieme, che resta radicalmente
lore e impedire che interpretazioni fiacche e contradditorie determi- estraneo allo spazio .deI_l’universalita della legge e della mediazione
nino, nei suoi riguardi, atteggiamenti incerti, prese di posizioni am- politica: cioe aIl’ambito prodotto dall’ideologia della grande aristo-
bigue. I 4 crazia sacerdotale greca della prima meta) del V secolo, ed esteso fra
Non b qui il caso di insistere ulteriormente sui legami interni una frontiera occidentale (la Crotone e 1’E1ea di Pitagorae Parme-
\
4
48 Mario Vegeiti _
Il dominio e la legge I 49
nide) ed una frontiera orientale (l’Efeso di Eraclito e la Samo di
conflitto tra gli immediati interessi di << classe >>, inconciliabili al di
l\/Ielisso). Questa ideologia prende atto senza infingimenti della radi-
la di ogni inistificazione ideologica e di ogni mediazione politica.
cale spaccatura che nel corso del VI secolo si b prodotta nel corpo
Egli b inoltre in condizione, come si b visto, di vedere nitidamente il
sociale tra l’acropoli e liagora, l’aristocrazia e il demos, gli dbi e gli
carattere consequenziale, 'sistematico’, dei comportamenti politici
uomini: l’avvento della << stirpe del ferro >> esiodea ha posto fine per
della democrazia, senza mai indulgere alla banalita della critica no-
sempre a un potere-sapere che si detiene nel nome della divinita e4
stalgica e moralistica. 4 u 4
col consenso degli uomini, alla coesione immobile e gerarchica. del Di questa chiarezza non v’b traccia in Tucidide o nei Sofisti, e
corpo sociale, all’armonia, mediata dal tempio, tra dio, citta e natura.
neppure in Platone: in verita essa poteva soltanto essere consentita
Dopo questa ribellione << prometeicai», l’uno si b diviso in due, e il da 'un approccio al sociale che non lascia spazio né alla soggettivita
reciproco non pub pib accadere: la nuova forma dell’unita pub es-
ne alla persona ne all’anima, da un approccio, cioe, come quello
sere solo quella del dominio, che chi ha diritto al potere deve ormai pseudo-senofonteo, modellato sull’impersonale ' discorso vero ’ di Par-
imporre con la itorza della profezia ideologica — o con quella della menide e di Melisso. I
I
su di esse un progetto politico. Frustrate le superficiali speranze ari- Pleistoanax in Attica nel 446 (il re spartano si ritira corrotto da
stocratiche in un crollo spontaneo del sistema per la sua apparente Pericle) dimostra ache Sparta non b in grado di approfittare della
assurdita, il testo della _C. A. pub soltanto chiudersi su un’alternativa, congiuntura per dare il colpo di grazia al demos ateniese. La pace
che resta tuttavia implicita, fra la definitiva rassegnazione e la lotta dei 30 anni (446/5) segna in effetti la rinuncia da parte di Sparta
di sterminio, secondo la memoria di Sibari 17. a interferire nell’area dell’egemonia ateniese: abbandonato il ruolo
di gendarme internazionale (un ruolo cui non appare ideologicamente
2 ' 7. Se sul piano teorico i termini dell’alternativa possono risultare né economicamente preparata), essa consegna di fatto l’aristocrazia
equipotenti, non c’e dubbio che a livello politico-ideologico la de- dell’Egeo nelle mani del demos di Atene. Le conseguenze non si
stinazione del testo consiste nel far crescere la consapevolezza della fanno attendere anche sul piano interno: con l’ostracismo di Tuci-
necessita -di uno scontro frontale e decisivo fra l’aristocrazia e la dide di Melesia nel 443 viene decapitata l’opposizione oligarchica a
democrazia ateniese. Di uno scontro, perb, che non pub pib passare Pericle.
all’interno della citta: l’accento (p. es. I I4) e sul carattere interna- Sicura in terraferma e nell’Egeo, l’iniziativa ate121iese si rivolge, con
zionale del potere democratico, quindi sulla necessita che esso venga Paggressivita che le b propria in questo periodo, verso la Magna
confrontato da un altrettanto coeso schieramento oligarchico interna- Grecia. Qui il potere pitagorico incentrato su Crotone veniva cono-
zionale. , 2 scendo, a partire dal 455 circa, la sua maggiore e definitiva crisi;
_Da questo punto di vista, l’ipotesi di un riferimento teorico della quasi emblematicamente, una seconda distruzione di Sibari, nel 448,
C. A. a]l’orizzonte eleatico pub forse venir confermata (se non certo si collocava alla fine di un lungo dominio iniziato con la prima distru-
provata) da una ricostruzione della sua collocazione storica, della zione dell’odiata citta, nel 510. Nel 446/5 Atene appoggia una terza
congiuntura politica nella quale vengono ad inscriversi un’analisi ricostruzione di Sibari, solo provvisoria; subito dopo, Pericle vara
sociale e un appello alla lotta di ispirazione eleatica. 4 il progetto di 'I'urii, superando una dura opposizione interna ca-
Richiamiamo innanzitutto le conclusioni cui b giunta la critica peggiata forse da Tucidide di Melesia, ma appoggiato per contro dal
pib autorevole. , consenso di Delfi. Comunque si valuti la complessa vicenda di Turii,
La C. A. va collocata intorno al 445, ciob dopo le sconfitte ate- E: chiaro che l’impresa si configura come pan-democratica ancor pib
niesi in Beozia del 447 e prima della -guerra di Samo del 44x/0; il che pan-ellenica: uomini come Ippodamo e Protagora, cui sono afi-
suo autore b probabilmente un ateniese, che. vive in esilio in una dati il piano urbanistico e la costituzione della citta, conferiscono
citte. a regime oligarchico 18. Certamente aristocratico, e interprete al progetto un’inequivocabile valenza ideologica. L’installazione di una
genericamente della posizione dei grandi gene, secondo la nostra citta democratica sul territorio sibarita, non pub che venir avvertita
ipotesi egli e pib specificamente legato alla tradizione sacerdotale, come una provocazione ideologica, oltre che come una sfida econo-
ed e padrone del pensiero eleatico: una conoscenza non certo diffi- mico-politica, lanciata da Atene. Turii da probabilmente il colpo di
cile da ipotizzare per un intellettuale ateniese della meta del secolo. grazia al potere pitagorico in Crotone; subito dopo, essa si impegna
- La situazione politica in cui egli scrive si pub riassumere rapida- in una lunga guerra contro l’altra cittadella pitagorica di Taranto;
mente 19. A dal canto suo, _la penettazione ateniese in Magna Grecia continua
C’b, innanzitutto, una grave crisi della credibilita spartana agli con l’alleanza con Reggio (44o?). L’eredita della pitagorica Crotone 2°
occhi dell’aristocrazia greca. Le sconfitte ateniesi in Beozia 11el 447 si sposta allora a Occidente: a livello ideologico oltre che economico
avevano determinato, un anno dopo, una serie di sollevazioni di essa viene raccolta da Elea, nella quale 'b forte l’in£Iuenza politica
aristocratici antiateniesi nelle citta‘ << alleate >> (certo in Eubea, pro- di Parmenide (formatosi nell’ambito del sapere pitagorico) e di Ze-
babilmente anche a Mileto). L’esito grottesco della spedizione di none. L’impegno politico dei due eleati b fuori di dubbio, come lo e
_ .,_,...,,,...._,_,.._,.,..,.-...._.-a-.-__..-.4_.....,__,4........n....u .2 ... ...
52 Mario , Vegezfti
IZ d0mz'm'0 e la legge 53
la loro collocazione sociale: Parmenide e << legislatore >> della citta, di Pericle poi 23. Il disegno appare quello di rovesciare Pegemonia
oltre che sacerdote legato al culto di Apollo; Zenone morira, pib
ateniese nell’Egeo, e di eliminate le roccheforti democratiche su cui
tardi, organizzando un complotto-armato contro un tiranno proba- quell’egemonia si impernia. In tal caso la guerra di Samo, e l’inizia-
bilmente di parte democratica. - I tiva di Melisso, vanno viste — secondo l’ipotesi che si b venuti pro-
La penetrazione ateniese in Magna Grecia propone, si b detto, spettando -—- come l’estrema risposta di matrice eleatica alla pene-
una provocazione e una sfida: molti indizi autorizzano a mio avviso trazione ateniese in Magna Grecia: dopo il crollo del pitagorismo a
l’ipotesi che l’aristocrazia eleata si sia sentita in grado di raccoglierle Crotone, e dopo la rinuncia di Sparta a portare avanti il confiitto,
e di organizzare una risposta politico-militate oltre che ideologica. Samo risultava in eifetti il maggiore avamposto militate di cui dispo-
Il primo di questi indizi e il viaggio ad Atene di Parmenide e Ze- nesse l’<< internazionale aristocratica >>, e il pib adatto ad attaccare di-
none, di cui ci informa Platone, Che il viaggio non abbia avuto sol- rettamente nell’Egeo ‘quella talassocrazia ateniese in cui lo pseudo-
tanto finalita turistiche- o culturali,_b gia di per se stesso evidente; Senofonte aveva individuato il fondamento della democrazia.
ma un prezioso chiarimento del suo contesto politico e offerto dallo La guerra ebbe, come e noto, un esito disastroso per Melisso e i
stesso Platone, che testimonia i contatti dei due eleati non solo con geemoroi di Samo, nonostante un certo appoggio persiano. Da allora
gli aristocratici del suo stesso entourage familiare, ma anche con in poi, {non si hanno piu notizie né did Parmenide né dello stesso
l’oligarchico Aristotele, che sarebbe stato uno dei Trenta tiranni 21. Melisso. Zenone muore nel tentativo di rovesciare una tirannide in-
Quanto alla data del viaggio, Robin ritiene che esso sia da riportare stallatasi ad Elea: se-gno sicuro che anche nella citta della Porta il
<< al pib presto» alle Panatenaiche del 449, quando Socrate, allora potere aristocratico-sacerdotale era in crisi. I
-<< assai giovane >> secondo Platone, avrebbe avuto 2o anni; ma nulla
Nel giro pochi anni, fra il -445 e il 440, l’iniziativa degli eleatici
impedisce di pensare alle successive Panatenaiche del'445, il che tra
viene cosi isconfitta, e il loro potere travolto sia a Samo sianella
l’altro consentirebbe di attribuire a Socrate un’eta pib verosimile stessa Elea. Ma, per quel che pib ci interessa, sono proprio gli anni
per il dibattito filosofico. in cui b stata scritta la C. A.: una collocazione cronologica che chia-
La presenza degli eleati in Atene nel 445, e i loro contatti, chiari- risce il significato dei riferimenti teorici di cui si e discusso, e ne ri-
rebbero assai bene gli scopi del viaggio: una protesta contro il pro- ceve a sua volta un senso preciso. I
getto di Turii, e l’apertura di un rapporto con l’opposizione oligar- Un intellettuale oligarchico ateniese, probabilmente in esilio, di
chica antipericlea, facente capo a Tucidide, ostile a quel progetto. formazione eleatica, disponeva di tutti gli strumenti teorici, e delle
Non si pub escludere, del resto, un contatto diretto di Parmenide necessarie motivazioni politiche, per scrivere un testo di importanza
e Zenone con Melisso, Zeader della Samo dei geemoroi, che vi erano cruciale nel quadro degli eventi che si sono ricostruiti. Da un lato,
al potere non importa se da molti o pochi 4111111, un Melisso che la demistificazionedell’ideologia democratica e dello spazio politico
di liq a poco avrebbe condotto le forze di Samo nella guerra contro in cui si consolidava il potere del demos, la denuncia del tradimento
Mileto ed Atene. ‘ di una parte dell’aristocrazia, la riafiermazione implacabile della
Diretti o indiretti che fossero i suoi rapporti con gli eleati d’Oc- logica del dominio: la piattaforma teorica, dunque, per una con-
cidente, Melisso appare comunque impegnato, ancor 4 prima della troffensiva guidata dalliala dell’aristocrazia greca rimasta irriduci-
guerra del 441/o, a ripristinare il potere de]l’oligarchia ne]l’area bilmente ostile alla poZz's e alla sua politica, in nome di una tradi-
ionica: questo almeno se1nbra il senso che va attribuito s al suo in- zione die potere radicato neIl’acropoli e nel tempio. i
tervento ad Efeso in favore di Eraclito. In questo quadro acquista DaIl’altro, la lucida ricognizione della compattezza, interna ed
un senso preciso la sua presenza alla testa delle forze di Samo nel- internazionale, del sistema democratico, il rifiuto sprezzante di ogni
l’attacco alla Mileto democratica prima, e nella guerra contro l’Atene illusione circa la possibilita di un accon1odamento pacifico con esso,
Il domimo e la legge 55
54 Mario Vegetti
storico classico, Bari 1:966, I, nota 1:48, pp. 569 s., e G. W. BOWERSOCK, Pseudo-
o di una sua riforma interna, o ancora di un crollo reso inevitabile Xenoplaon, << Harvard Studies in Classical Philology», 7r, 1:967, pp. 33-55
dalle apparenti incongruenze: l’appeIlo, insomma, allo scontro fron- (il testo edito da Bowersock b quello seguito in questo lavoro). Per una data
tale e decisivo. Per entrambi questi aspetti, la C. A. si inserisce per- anteriore al 432 si pronunciano anche Person, cit., pp. 47 ss., e, recentemente,
G. Davnaro ROCCHI, L’Atbenaion2 politeia del V secolo a. C., <<Paro1a _de1
fettamente nell’iniziativa eleatica di questi anni, e le offre anzi un
P2-ssato >>. I971. on 312»-34I ($P<’=¢-2PP- a5I 88-)-
supporto indispensabile di analisi: sua prima destinataria e natural- 3 Resp. Alla. 5, r2 (fr. 5 e 25 Diehl). .
mente l’aristocrazia, non solo quella spartana come si b spesso sup- 4 Per il rapporto anima-citta in Platone e fondamentale il libro IV della
posto, ma ancor‘ pib, probabilrnente, quella dell’area dell’Egeo sotto- Repaeblica (434Css.); per Pequivalente corporeo il Timeo (44D ss., 69Ass.).
Sul tema, cfr. recentemente T. I. ANDERSSON, Polls and Psyche, Goteborg I971;
posta all’egemonia ateniese, e forse anche quella della Magna Grecia B. WILLIAMS, The Analogy of City and Soul in PZat0’s Republic, in §< Exegesis
nel momento diflicile della crisi del pitagorismo. and Argument», Assen I973, pp. 1:96-206. 4 2 .
. Sul piano psicologico, certo, il testo dello pseudo-Senofonte ri- 5 In Polit. I287 a 32: ma si ctr. tutto il cap. III I6. Per i mesoi ctfr. Polzt.
IV 1:11.
sulta invece documento di tutt’altro genere. 6 I numeri corsivi, usati per le citazioni in questo paragraio, si riferiscono
La potenza -della logica della scissione e del sistema che esso alla numerazione progressive della << tavola delle opposizioni » riportata a
impiega, insieme con la sua incapacita di pensare le mediazioni della pp. 40-41. _ ~
7 Per questo passo si e seguito il testo di Frisch anziché quello di Bowersock.
politica, le articolazioni del sociale, lo rendono espressione di tuna
8 Su eofkos come << coerente» ctr. M. UNTERSTEINER, Parmenide, Firenze
parte storicamente perdente: di un’aristocrazia scissa, a sua volta, I958. 2- I77. 11- 43-
fra il desiderio del dominio di cui si sente depositaria per un diritto 9 Cfr. I I, 4, 8, 1:4, I6, III r. _
da sempre acquisito, e la necessita di una pratica frustrante della ~ 1° Resp. 557Css. -
11 Cosi in Tucidide, in Protagora, in Platone (<< ogni costituzione muta >>,
mediazione e della sottomissione alla legge della politica. Dietro il
Resp. 545 D).
rigore delle deduzioni, dietro la lucidita delle analisi che nulla con- ‘ 12 La traduzione e di G. REALE, Melissa, Firenze 1:970 (leggermente
cedono alla banalita della protesta spicciola, non e difficile avvertire modificata neIl’ultima frase).
il senso di una disperazione profonda, e insieme i modi allucinatori 4 13 Analizzando 1o stile dello pseudo-Senofonte, Fruscu, op. ez't., pp. 1:6r, I74,
insiste giustamente sia sul largo uso di supposizioni ipotetiche, sia sul carattere
dip una tenace riproposizione del dominio perduto, che sono tipici rip-etitivo, iterativo, con il ricorso a parole-guida. Per il ricorso a ipotesi-lmnte
di questa classe sociale in crisi. La tradizione sulla morte di Eraclito e al ragionamento per assurdo, cfr. "II I4.—Ij.
e Zenone 24 rappresenta, si pub dire, il volto tragico della stessa con- 14 Per una caratterizzazione in questo senso deIl’e1eatismo e per la relative
bibliografia, cfr. M.‘ VEGETTI, Nascita dello scienziato, Torino I977; 811C116
dizione che lo pseudo-Senofonte descrive con l’impersonale rigiditb Il << dio filosofo » e la sua metafora, <<l\/Iateriali filosofici», 2, I976.
della sua logica. ~ I I 15 Cfr. M. UNTERSTEINER, op. 0515.; per Pinterpretazione della frase citata
dal fr. I seguo invece G. S. KIRK-J". E. RAVEN, The Presocratic Philosophers,
Cambridge I964, p. 267. -
16 Ctr. in proposito G. PUGLIESE-CARRATEI..LI, Piaolarcbos, <<Pa1:o1a del
Passato», 1963, pp. 385-6; ibid., 1:970, pp. 243-8.
17 Ma non solo una memoria: una seconda distruzione di Sibari ad opera
di Crotone ha luogo nel 448 (cfr. E. WILL, Le moods grec et Z’Orz'em‘, I, Paris
11: 2, . 2. ).
1 L_’attribuzione a Tucidide b discussa e negata_ da I. DE ROMILLY, Le 97 18-pCfr.77in questo senso FRISCH, op. r:z'2f., pp. 96 ss., e gia E. KALINKA,
Pseudo-Xénoplao-n at Tlaucydide, << Revue de Philologie» 1:, 1:962, pp. 225-241. Leipzig I913, pp. 45 ss. Sulla posizione de]l’autote come portavoce dei gene
Sui legami con Protagora insiste I-I. FRISGI-I, The Constitution of Athenians, antialcmeonidi e antidemocratici ctr. Davnruo Roccnr, cit., p. 329.
Kobenhavn I942, pp. I07 ss. Per an ritorno alfattribuzione senofontea propende 19 Un quadro del periodo e in E. WILL, op. cit, pp. I66 ss., 276 ss. _ 4
M. I. FONTANA, La Costitaziorze degli Ateniesi, Palermo I969, pp. 26 ss. Per
2° Per quanto segue e importante E. LEPORE, Elea e l’eredz't& dz’ Szbarz,
un accurato esame critico delle varie proposte ~di attribuzione, cfr. M. GIGANTE, <<Parola del Passato >>, I966, pp. 255-278. .
La costituzione degli ateniesi, Napo-li 1:953, pp. 55 ss.
2 Su questa data concordano, fra gli altri, S. MAZZARINO, Il pensiero 21 La testimonianza e in Parmenide, r27Ass.
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56 Mario Vegetti _
Diego Lamzaz
22 L’ipotesi che larestaurazione oligarchica a Samo sia avvenuta nel 453
s stata proposta da I. P. BARRON, The silver coins of 'Sam'0s, London 1:953, Lo spettatore suila scena
pp. 82 ss. E. WILL, Notes sur les régimes politiques de Samar cau V siécle,
<< Rev. Etudes Anciennes», 1:969, pp. 305-319, ritiene invece che Paristocrazia
dei gefimoroi abbia detenuto il potere senza soluzioni di continuita. A1 critico della cultura non va a
23 Testimonianze in REALE cit. AI, 2., 3. genio quella cultura a]la quale sola
24 Testimonianze in DK A1: (Zenone) e DK AI (Eraclito). egli. deve il disagio che prova di
fronte ad essa.
ADORNO
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tore del piccolo borghese, il padre di u11‘pri_n10 teatro horghese, un << E un c011tadi110 attico puro sangue, cornbatte con le pietre cl1e
piccolo borghese egli stesso. E ovvio che a borghese 0 piccolo hor- gli danno timo e salvia, sopporta i dolori e 11011 riceve nulla >>, cosi
ghese si é sempre voluto dare il senso di antieroico, di familiare, di Menandro descrive Cnen1011e, il 111isant1:0p0, e cosi pure '6: Gorgia,
quotidiano appunto, non quello pin rigorosamente sociologico di suo figlio. Di contro a loro sta Sostrato, << giovane e di padre n10lt0
una definizione di_ classe. Ma le parole, spe_cialn1ente quando sono
ricco che possiede terreni di grande valore da queste parti, di abitu-
assunte come definizioni, finiscono "col giocarelarutti scherzi; tpercio di-ni cittadine ». Egli si conquista la sti111a del contadino e degli sper-
chi piu chi 111en0, definendo i personaggi eutipidei dei piccoli tatori, accettando per amore di faticare: << In questo afiare ti sei com-
borghesi sotto panni eroici, tutti finiscono col pensarli quali efiettivi portato senza falsita, anzi con animo franco, e in vista del 111atri111oni0
precorritori dei personaggi di Strindberg quando non di Becque 3. hai accettato di far tutto. Ricco come sei hai preso il forcone, ti sei
Eppure Nietzsche aveva ragionez Euripide porta sulla scena lo 111ess0 a zappare, hai voluto faticare. In un caso sin1ile si 1110stra vera-
spettatore, l’u0n10 della vita di ogni giorno, e n011 soltanto vestendolo 111ente un uomo: chi, ricco, ha saputo adeguarsi alla vita d’u11 p0-
dei panni solenni degli eroi epici, 111a addiritturfa con le sue proprie veraccio sapra sopportare ogni rovescio di fortuna >> 3. V -
vesti. Euripide porta sulla scena gente comune, anonima, e non s0l- Quando si considerano questi versi di Menandro il rirnando ad
tanto in ruoli tradizionalmente consentiti e riconosciutir il pedagogo, Euripide appare quasi d’0l1l>lig0. ll contadino povero, grazie alla sua
la guardia, la nutrice. Il contadino dell’Elettm e l’a1tr0 contadino, fatica quotidiana, riesce a sfuggire la miseria dell’accatt011ee si man-
questo soltanto evocat0,~in un logos _a12geZz'kos n1a 110n per questo di tiene lontano dalle tentazioni che la ricchezza suggerisce. La fatica
minore in1porta11za, de]l’Oresz‘e, 11011 s0110 personaggi al seguito degli quotidiana, cui 11011 pub sottrarsi, lo nobilita. I1 rirnando ad Euripide,
eroi, né semplici elementi di c0n10d0 nello svolgersi della vicenda che 11ell’Oreste afiida proprio a questo contadino il c0n1pit0 di sal—
dtarnmatica. La 101:0 introduzione nelle tragedie as un fatto nuovo, vare la patria, non e dunque arrischiato 4. Ma che significato assume
reso possihile dal nuovo carattere che la tragedia e venuta assumendo. I
un tale rin1andoP p
Tuttavia, occorre subito chiarire, Euripide 11011 colloca sulla scena Gorgia, elogiando Sostrato, par quasi rompere la finzione sce~
tutti gli u0n1i11i della vita di ogni giorno. Né direttalnente né indi- -1, ‘-
nica e rivolgersi al puhblico con una gnome che presuppone u11a
rettamente trovano posto nella sua-tragedia figure c0111e quella del in1n1ediata solidarieta degli spettatori. Gorgia parla la lingua del po-
111ercante, dell’artigian0, del soldato, del popolano che ca111pa di pub- polo e sembra giudicare Sostrato c0111e potrebhe giudicarlo il con-
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tadino venuto in citta per assistere alla rappresentazione. E uno che simile a quello che difende Oreste e che lo vorrebhe coronato quale
sa stare con noi, dice Gorgia, sa accettare una condizione che non E: benefattore della citta. A 1 1
la sua, sa faticare per raggiungere quello che desidera. E il lavoro, l
la fatica che nobilita Sostrato, perché si tratta di una fatica Anche Eschilo aveva parlato degli uo111ini di cui la citta ha bi-
volontaria. 1 - 1 sogno per sopravvivere. Nel prologo dei Setzfe, Eteocle si rivolge ai
I1 Gorgia menandreo presuppone la solidarieta deg]i1spettatori, cittadini di Tebe: la patria b in pericolo, ciascuno deve impegnarsi
almeno dello spettatore 111edio. Non b diverso il caso di Euripide un secondo le proprie forze a difenderla e a difenderne gli dei. ll pericolo
secolo prima. Quando fa dire ad Oreste nell’EZet2fm che la noloilta della patria e il pericolo della liloerta; Eteocle definisce con chiarezza
del carattere non si pub intuire direttamente dallo stato sociale degli questa equivalenza nella conclusione del prologo, rispondendo al-
uomini, dai loro vestiti. dalle loro ricchezze, anche Euripides presup- l’araldo: << Non lasciate rnai sotto il giogo della schiavitu una terra
pone un pubhlico pro11to'a condividere questa riflessione senza duhbi libera e una citta fondata da Cad111o >> 7. Appare qui trasparente la
0 sorprese. Alla fine del quinto secolo dire nel.l’afiollato teatro Adi eredita delle guerre persiane e il 1*iferin1e11to d’ohbligo b ad alcuni
Dioniso che anche chi fatica pub essere di animo nobile non doveva celebti hrani erodotei. Ma quel che i111porta sottolineare b come il
certo suonare aiiermazionet rivoluzionaria. 'Ne]l’Oresz‘e Euripide va discorso ai Tehani, i << fedeli portatori di scudo >> (1: 9-20), col quale
anche oltre. Le parti sono chiaramente stahilite: di qui Oreste, per- si apre la tragedia e l’elogio dei 'sei eroi, che Eteocle destinera in-
seguitato dalle Erinni, 11:1alato,_ dehole, minacciato di morte, che pub sieme con se stesso alla difesa delle sette porte, presuppongono una
contare soltanto su]l’aiuto della sorella e dell’an1ico Pilade, di la omogeneita di fondo. Nell’uno e nell’altro caso si vede rappresen-
l’insien1e degli ipocriti (Tindareo, Menelao, i seguaci di Egisto) che tata con piena evidenza la figura ideale dellioplita ateniese, dell’arte-
lo vogliono condannare. Il logos amgelikos ci descrive il giudizio fice della vittoria di Maratona. Eteocle insiste sempre‘ sulla dedizione
che non si tiene nel_l’Areopago, come per Eschilo, n1a davanti al tri- dell’e1:oe,' sulla sua lealta, sul favore che gli dei gli concedono per
bunale popolare di Argo. Il rituale e quello del tribunale ateniese, e la sua pieta. L’oplita non b il guerriero d’eccezione, ini111itahile per
uguali anche i giudici. Sfilano gli oratoriz Taltibio, l’opportunista forza fisica o per abilita nell’uso delle armi, b il cittadino probo che
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che propone la morte di Oreste, Diomede, che, pur riconoscendolo | ha come sua prirna virtu la disciplina: << la disciplina >> (pair/vare/5222),
colpevole, consiglia l’esilio, il demagogo anonimo, sotto cui semhra I
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precisa Eteocle nel co111n1o che lo oppone al coro delle donne, << e
celarsi la figura storica di Cleofonte 5, che torna a proporre la morte, madre del successo che porta a salvezza >> (2.24-5). ,
addirittura per lapidazione. E questa la figura connotata piu negati- lI
I sei eroi che s011o celelorati nella grande scena centrale della tra-
vamente: uorno dalla lingua priva di ritegno, violento, la cui stessa gedia, vengono tutti rappresentati come rnodelli di disciplina, di de-
citradinanza bi dubbia, la cui oratoria e priva di saggezza. A lui Eu- vozione alla divinita, di dedizione alla patria. A rappresentarne con
ripide contrappone quindi il giudice favorevole a Oreste. Costui e maggiore imn1ediatezza le virtb stanno i simholi ele imprese scolpiti
il contrario del demagogo intrigante: di' aspetto nonattraente, uomo sui loro scudi 8.
coraggioso, che frequenta poco la citta perche lavora personalmente Anche se Eschilo presenta inquesta rassegna eroi mitici che com-
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la sua tetra. Uno di quelli-che anche soli sono in grado di salvare la
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battono in.dividualn1e11te, ciascuno ad una porta della citta, in sette
tetra patria; Il ritratto 11011 potrelohe essere pib preciso. L’elogio del distinti duelli, a chiaro che l’i111111agine del cornbattente che egli ha
contadino fatto qui riprende esplicitamente quello dell’EZettm e se- dinanzi re che intende proporre allo spettatore, b quella dell’oplita
condo alcuni interpreti anche il hrano gnornico delle Supplici 6. che combatte inquadtato nella falange. L’in1magine idealizzata del
Tanto piu gnomicamente efiicace in quanto l’cmgeZos 11011 appare comhattente di Maratona viene proposta come un’imn1agine in cui
figura neutra: con1e egli stesso s’aiiretta a definirsi, b un contadino, il cittadino deve i111parare a rispecchiarsi. La lealta del cittadino trova
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diretto confronto con Eschilo, Euripide on1ette ogni riferimento alla rato, ma una volta nominatosi non tarda a caratterizzarsi e ad atti-
divinita, ed evita cosi di dover contrastare la condanna eschilea. Ma rare su di sé l’attenzione dello spettatore. Egli rivendica un’origine
la divinita b presente nella tragedia come termine di giudizio; lo si non oscura (<< illustre, almeno di nascita >>) ma subito riconosce che
Capisce assai bene ascoltando il duro rimprovero mosso da Teseo la poverta ofiusca anche la nobilta (37-8). - .
ad Adrasto per aver disatteso le indicazioni dell’oracolo. ll favore La sua prima connotazione b quindi la poverta. Né questo tema
degli dei e necessario a Teseo per vincere il ‘suo scontro con Creonte, della poverta b convenzionale, doveroso, per cosi dire, nella caratte-
ma Euripide 11011 accenna al disfavore divino per i caduti: il loro rizzazione del contadino. Esso ritorna con sempre maggiore insi-
elogio E‘-2 tutto umano. A _ i stenza col suo rientro in scena nel primo episodio, e finisce col costi-
A , Rifiuto della ricchezza, rifiuto delle Muse, estraneita di una di- tuire un importante argomento della riflessione gnomica. La poverta
mensione religiosa nel giudizio delle azioni umane, sono tutti ele- e causa di uno stato sociale inferiore,-ma siiiattal inferiorita non ha
menti che ritornano con persuasiva chiarezza nel nuovo modello necessariarnente un riscontro etico. Essa strappa all’ozio e alla pi-
morale che Euripide propone una decina di anni dopo. Un modello grizia, perché << senza faticare non 2-1». possibile raccogliere quanto E:
che deliberatamente si spoglia dei panni eroici del mito, e si veste, necessario per vivere >> (81). La fatica acquista qui una connotazione
sul palcoscenico del teatro di Dioniso, del comune abito dello sper- pienan1ente positiva, e cib b confermato dal comportamento stesso
tatore. Sono forse questi gli -stracci che 111uovono il rimprovero di del contadino, rappresentato nel suo quotidiano uscire al lavoro e
Aristofane, ancor piu di quelli di Telefo, che pur stracciato, resta rientrare dal-lavoro. E dunque il lavoro che" assicura la statura mo-
sempre un re e un eroe della tradizione. 1 rale del contadino, << uomo povero e onesto >>, come dice Oreste (25 3).
L’Eleitm si apre con un personaggio anonimo sulla scena. Questa l Euripide non aveva 111ancato di insistere gnomicamente anche in
non doveva apparire certo una novita: la presenza di servi e di serve, precedenza sull’autono111ia delle virtb morali dai beni della iortuna,
di pedagoghi e_ di nutrici, non era inconsueta; inconsueta invece la serie dei raiironti suggerita dal Denniston nel suo comrnento alla
Pimportanza che l’anonimo contadino proiogizoii va assumendo nello tragedia 18 bene lo dimostra, ma cib che qui b posto i11 primo piano e
sviluppo de]l’azione drammatica. Anziché li111itarsi ad una funzione cui viene riconosciuta specifica importanza, non b tanto e non b sol-
accessoria, anziché ricoprire soltanto un compito indispensabile n1a tanto l’i111possibilita di giudicare la virtb di un uo111opda]le sue for-
hnutato nella trarna della tragedia, questo contadino si viene via via tune, quanto la positiva connotazione oiierta alla poverta. Cib su
sempre meglio caratterizzan-do co111e un vero e proprio personaggio.- cui lo ispettatore ateniese e invitato a riflettere e con cui viene con-
Dopo il lungo prologo dialogato con Elettra e la comparsa di Oreste, solato, e che la poverta ha a propria disposizione per nobilitarsi, il
dopo la lunga scena tra Elettta ed Oreste, il contadino riappare lavoro, la fatica e naturaln1e11te questa fatica, questo lavoro sono la
sulla scena e finisce col diventare uno degli elementi su cui si accentra fatica e il lavoro dei campi.
l’interesse dtan1111atico della prima parte della tragedia. Lo precedono La seconda connotazione del contadino, non n1eno importante
e lo accompagnano riflessioni gnon1iche;_ si pub dire che tutto il suo ed anzi quella che lo rende pib francamente simpatico al suo pubblico,
personaggio sia gnomico, ma non b gnomica anche la figura del ti- b di essersi comportato con Elettra non come un marito, 111a come un
ranno, Egisto, che senza agire sulla scena pub considerarsi uno dei custode della sua verginita. E veto, l’astinenza del contadino non
personaggi piusvivi della tragedia? b il programmatico rifiuto dell’an1ore di lppolito o di Partenopeo.
I1 procedimento euripideo e accorto: il contadino non si pone Elettra bstata ’rispettata' perché il c0ntadi11o non si b stimato degno
da sé in primo piano. I1 suo inizio E: anzi secondo il modulo tradi- di trattarla come propria moglie (4.6). Ma questo ritegno, anziché
zionale della narrazione mitologica; egli giunge a parlare di sé sol- limitare e circoscrivere il valore dell’astine11za, vale a trasformarla
ta11to come di figura accessoria, ancorché necessaria, del mito nar- in un’espressione di piu ampia moderazione. Il contadino pub iniatti
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concludere la risésis iniziale rivolgendo ai suoi supposti schernitori che vive del suo, lontano dalla citta, che ha vivo il senso religioso
l’accusa di follia ch’egli suppone gli possa venir mossa: << chi mi dell’ospitalita e si mantiene feciele e ossequiente ai valori patrii,
ritiene pazzo (p.rI>po.v) perché, presa in casa una vergine, me ne come ben simbolizza la sua fedelta alla famiglia del signore Aga-
astengo, misura la saggezza ("vb oibcppov) con misure sbagliate; sappia A! 1 mennone. Questa presenza sulla scena del teatro di Dioniso b qualche
che b lui il pazzo che crede-sia io >> (50-3). Basterebbe laco11t1:ap- cosa di pib importante di una semplice variazione spettacolare 0 di
posizione oriacppov-p.o"épov, per suggerire con sufliciente persuasione u11 retorico pezzo di bravura. Nella condizione sociale del contadino
la prospettiva nella quale va posto il brano. Se il contadino non ha attico ‘viene indicato il terreno pib adatto per la crescita del nuovo
rapporti coniugali con Elettra, cib b dovuto alla coscienza di essere modello morale di uomo. 1
socialmente inferiore. La sua astinenza dipende quindi da un radicato, Cib diventa ancora pib chiaro nel breve, assai famoso, brano del-
e giusto, senso della difierenza sociale 19. l’Oresz.‘e. Qui il contadino non compare sulla scena,1b solo evocato
La saggezza del contadino dell’EZeiim b in primis consapevo- 11el racconto del nunzio, ma b evocato con tale rigore rappresentativo
lezza del distacco tra gli strati della societa, e osservanza di questo che diventa facile un’immediata identificazione dello "spettatore con
distacco. Egli appare stimabile perché sa di essere diverso e sa con- lui. E una descrizione assai rapida, si pub dire sommaria, che pre-
seguentemente mantenersi nei propri limiti. Questo b importante suppone per ogni connotazione u11’arnpia sfera di allusivita, imme-
per comprendere anche tutta la lportata consolatoria della condanna diatamente trasparente allo spettatore. << Di forma non bello >>, cosi
delle ricchezze che troviamo nella seconda parte della tragedia, nel- inizia la presentazione del nuovo personaggio, l’u11ico,_ come si sa,
Pepitafio i11 biasimo di Egisto dopo la sua uccisione: non i beni, cl1e parla a favore Adi Oreste. N011 bello, << ma coraggioso >>, com-
n1a,la natura, dice E-lettra, b l’u11ica sicurezza (9413), la natura che b pleta il nunzio. E una prima caratterizzazione fisica che pub ricl1ia-
data a ciascun uomo, senza bisogno ch’egli muti di stato. La tradizio- mare il brutto ma saldo capitano di Archiloco. Ma subito si capisce
nale gnome aristocratica b qui riproposta, n1a assume immediata- che Euripide non ripropone soltanto l’immagine archilochea. La con-
mente‘ diverso significato: non pib la stirpe e il sangue sono opposti notazione che immediatamente segue b intatti di tipo tutt’afiatto
alla ricchezza, ma Pintegritb del carattere."Il contadino pub percib nuovo. Il coraggio b si aiiermato, ma al di iuori di qualsiasi contesto
diventare il portatore dei pib autentici valori morali. I La nobilta b bellico, il personaggio di cui si parla b uno che frequenta poco la
ofiuscata dalla poverta, dice egli all’inizio, ma via via che l’azione citta e l’assemblea (919), perché b un contadino che coltiva il proprio
procede, e soprattutto nella grande scena gnomica con Oreste, anche campo (aiitozzrgos). In questa seconda com1otazio11e trova spiega-
la nobilta finisce col passare in secondo piano; non essa conta, quanto Zione e compimento anche la prima. La bella forma b appunto un
la 11atura, il carattere (ijtlog) dell’uon1o, si cl1e il ricco e ii povero valore urbano, il contadino qui presentato 11011 frequenta solitamente
sono in fondo uguali (ifoov cpépst) (4312), e, come arierma esplicita- la citta e la sua piazza. Arty e ogom appaiono qui come connotazioni
mente Oreste, << un’anima grande si pub trovare in una persona di segno negativo; non b poco per un poeta ateniese. Il rifiuto della
povera >> I (372). A poco a p