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Diego Lama Mario Vegetti VGugZz'eZmz'n0 Caiani


Francesco Sircama:

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In copertiné:
mappa _di cave e miniere del Uadi Hammfimfit (c. II84.-I087 a.C.).
Papiro a1 Museo Egiziano di Torino. 4 ’
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0 I3 Diego Lanza-Mario Vegetti, L’ideologia clella aim?

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29 Mario Vegetti, IZ dominio e Za Zegge '

57 Diego Lanza, L0 sp-eitatore szzlla ycena %


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79 Guglielrnino Caiani, IZ << P/5z'Z0'_p0Zz's >> cii Tzzcidicie

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Q.-\z @~‘ I05 Francesco Sircana, Le figure pimfoniclae della scrittura e della
moneta
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119 Indice degli autori modemi
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Pubblicato da_Liguo1:i Editors


’Via Mezzocannone 1:9, 801134. Napoli ~
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. @ Liguori editore, S.r.l. I977
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1|
I diritti di traduzione, di riproduzione e di adattainento totale C pfirziale e ‘I
!

con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le riproduzioni fotostatiche) $0110


riservati per tutti i paesi
Prima edizione italiana aprile I977
Printed in Italy — Tipolito <4 La Buona Stampa » — Napcfli
Copertina di Vittorio Bongiorno 4<-_4in_-Q;

or 63531 29 -

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11.1} Premessa

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" I saggi mcpcolzfi in quexzfo volume clisculouo uspetti rilevauti clella
‘oi culture uteuiese fm ll V e il IV secolo u. C. uel comuve riferlmerzio
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al quuclro clell’<< icleologiu elelle elite » quule esso vieue clefinito nel-
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l’im‘rocluzz'oue.' icleologicz, aloe, cl2e' la cilia? procluce uel vlvo delle


1% _e H; couzfraalclizioui sociull else la percor2*ouo,- ma uucloe cilia} come z'cleo—
logiu, capuce per luugo tempo all mecllure quelle covtmalellzloul uellu
alimexzsioue clella polizflccz. ' I
Con verietu all szfruvzeuri metoelici, venglouo cliscusse le funzioui
4A ieleologzelae dz’ um: storiogmfiu (Caiazzi) e dz’ zm teulro (Lunzu), l’u1uz
la
e l’altro tutti ‘polz'z°z'cz",- e amcom urfaulropologia come quellu plato-
rzicaz (Sircuuu) elm fonclu e gluxlificu lo spazio clelle polis.
Per comfmppuvto, si omzlizzul (Vegerti) um elelle pocloe voci
esleme eel oszfili all’icleologiu olellu cilld, eguellu clello pseuclo~Se12o-
foule. ' '
U22 secouclo volume (Aristotele e la crisi della politica) clixcuterlz
la vzetamorfosi all questu icleologlu uell’epoce clellu crlsi clellu ciltii,
on letta prevelevtevzevrel atzfmverso l’ol‘i"z'oa urislolelicu. _
4
L Vi somuno cliscusse l’arllcoluzioue clei mpporli fru la poliilca e la
uascente cllvzeusione economica (Cozvzpese), lu specializzazione clel
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lavoro intellettuale e la professlovallzzazioue rlellu polilicu (Caluoi),
la costlluzioue all uv uuovo lluguuggio sclerzlifico, appunto guello po-
litico (Beliruvzezffl). Il volume si claiuclerli con um: rlflessioue cl’Iz'1¢~
sieme Jul rzuovo ruolo clell’z'eleologia e la fuuzioue clell’z'uzfelletz‘uale
44IY ; 2'12 guesto couleslo (Lu12zu—Veget2fz').
Né guesto primo volume, ué quello clue seguircl, limfenclono pro-
Gil-\ porre um guaclro sz' s zf e vz a tic o clellcz culture uzfeuiese iv mpporlo
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al quaclro sociole in cui essu xi procluce. Si e cercuzfo, pz'uz‘loszfo,_ ,clz'


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aprire um cliscorso, all z'12clz'vz'eluure liuee all ricercu, all sperimentare
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I2. . V Premexsa
Diego Leuze - Marlo Vegettl
um: letzfurkz clell’z':leologz'co nel movclo arztico el tempo stessolrlgo- I/ideologia della Citta
rose e 12012 meccezzieistica. E in queszfe allreziorze, quimli, clae var cer-
cezfa zauua olei seggi clae compougovo 2' clue voluml.
Gli autori seutono all clovere z'l loro rz'ugrezz'av2em‘o ell’eclito1*e e
ol clirertore elellu colluve, per il soszfeguo c/5e laamuo voluto oyjlrlre
ellu reulizzeziorze all queslo progetto. . -

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La citta e Atene; Pideologia, quella che la rappresenta proprio


ne]l’idea centrale di << citta >>, polz'.sj. Ci sono naturalmente altre poleis
in Gracia, ma la restrizione ad Atene 11011 Fe dettata solo da una cau~
tela relativa a1 materiale documentario che ci E-E: rimasto con mag-
giore abbondanza e che quindi piil largamente verra utilizzato in
questo libro, Questa stessa ricchezza documentaria di provenienza
ateniese é un sintomo: E: infatti in Atene che si costituisce lafigura
ideologica della << citt'Z‘1>> fra il VI e il IV secolo; ancora, ME: in Atene
che questa figura viene consumata e esportata, tramite le grandi isti-
tuzioni educative, nei secoli seguenti.
Un’ideo1ogia, quella della citta, non certo compatta e tale da can~
cellars le tensioni, le contraddizioni, che ne articolano oil corpo so»
ciale e trovano non di rado urfespressione ne]la'c:u1tu1:a; ulfideologia,
pero, abbastanza potente per assicurare a lungo la mediazione dei con-
flitti sociali, e per rappresentare colllunqueun luogo della coscienza
comune in 'cui essi possano apparire solubfli. Una sua analisi compiuta
richiede una serie di operazioni storiografiche. Da on lato, 1’indi~
viduazione della struttura sociale della polls e del sistema di C011»
traddizioni sociali che ne ~determinano lo sviluppo e logoramento;
daH’a1tro, Panalisi delle stitutture istituzionali della cultura e del ruolo
dei suoi operatori. Queste due coordinate determinano il luogo di
\

* 1 collocazione dei singoli elementi ideologici e le condizionil teoriche


per la loro interpretazione. Al 101:0 interno, si delinea anche uoo spe»
cifico modo di lettura dei testi culturali come << documenti >> di ideo-
Iogiaz una lettura che non identifica Pideologia con la sornmadelle
intenzioni individuali dei 101:0 autori, e tuttavia non riduce i testi
a riflessi diretti singo]1' avvenimenti po]itici 0 a propaganda di
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1:4 Diego Lanza - Marlo Vegetti L’z'¢leologz'a della cilia I5

Questa introduzione, e i saggi taccolti nel volume, tentano di del corpo sociale, al di la delle lacerazioni prodotte dalla crisi, e con
ollrire qualche contributo, in questo senso, a u11’aualisi dell’ideologia essa la necessaria base di consenso al potere, pur mantenendo come
della citta. invariante il rifiuto della redisttibuzione delle terre; e superare, in
forme nuove, le tensioni economiche che avevano scatenato la crisi
1. La decisione di fare di Atene una polls, 11ell’epoca che va em- stessa. La struttura e la dinamica della citta si articolano iufatti at»
blematicamente sotto il 11o11'1e di Solone, e irnposta ai gtandi gene torno a questi due problemi. I
aristocratici dell’Attica da una crisi di fondo I della vecchia societa Costituzione di uno spazio politico significa in primo luogo il
agricola. A monte di questa crisi, stava naturalmente la privatizza~ recupeto di un ambito di omogeneita del corpo sociale nel rapporto
zione delle terre; ma i fattori determinanti etano poi Pespansione ch; lo identifica con il tetritorio. La proprieta fondiaria viene ora
deniografica da un lato, e dall’altro l’entrata dell’Attica 11e]l’area della assunta -— come un tempo il comune uso del suolo —— quale criterio
circolazione monetaria e degli scambi commerciali internazionali ad suficiente a determinate l’inclusione a pieno diritto nella comunita,
egemonia ionica. L’efletto congiunto di questi processi determine uu che si esprime, iu rapporto alla polix, con il diritto alla cittadiuanza.
impoverimento sempre piu rapido dei piccoli e rnedi coltivatori, e il Alla spaccatura verticale del cotpo sociale, che aveva al suo vertice
parallelo arricchimento dei gene detentori della tetra e in grado di i gene e comportava la lottizzazione tribale del territotio, si sosti-
far fronte alle esigenze dell"econo11"1ia monetaria. U11 arricchimento, tuiva una scansione orizzontale, per censo, che invece comporta il
pero, eco11on1icame111:e e socialmente spurioz da uu lato, ectemorato comune inserimento in un luogo omogeneo: la citta. I
e schiavitit per clebiti non erano certamente in grado di attivate dina~ Uarticolazione censitatia tegistra i dislivelli nella distribuzione
miche cli tiproduzione della ricchezza; dall’altro, queste forme 1I1ina— della ricchezza derivati dai processi di privatizzazione del suolo;
vanoalla base qualsiasi possibilita di consenso sociale al potere dei ripristinando peto, al di la di essi, e almeno in linea di principio, la
gen-5,} che perdeva ora ogni legittimazione derivatagli dall’eredita eguaglianza politica di tutti i cittadini, e il loto comune diritto alla
delle monarchie pastotali e veniva scoprendosi come sttuttura di gestione di un ritrovato spazio pubblico, la polls, essa allude al passato
spoliazione e di oppressione del corpo sociale. Questa crisi economica tribale, a monte della privatizzazione stessa, e‘ semlnra potetne 'cosi
e di consenso trovava il potere aristocratico impreparato a qualsiasi rimargiuate le ferite.
risposta (da quella tradizionale della deportazione di colonie all’este1:o, Questa dinamica é lineare: la tetra e privatiazata, ed essa non
alla pura repressione all’interno), per l’assenza di qualsiasi organo di pub venire redistribuita né tanto meno uuovamente socializzata. Tut-
coordinamento e di decisione politica, di qualsiasi eapparato istituzio- tavia la proprieta privata dei fondi, anche Se fortemente diseguali,
nale di gestione del potere. Di fronte a questa debolezza, si profilano le ofiire ora ad ogni membro del corpo sociale, mediante il diritto alla
minacce delle sommosse agrarie e della richiesta di una redistribuzione cittadinanza, l’accesso a un nuovo spaziocomune posto pero al all
delle terre, che 'azze1:i' gli efietti della privatizzazione. ll progetto fuori della tetra: questo nuovo koinon e la citta, con il suo suolo e
afiidato a Solone e tappunto la risposta dei gene a questa minacciaf i suoi edifici pubblici, intanto, ma in prospettiva con le sue capacita
esso consiste nello sforzo di spostare il terreno del conflitto, dando di espansione, il suo tesoro, le suepossiloilita d’impiego._ -
una soluzione soprattutto pollllcu a tensioni nate 11ell’econo1I1ico e Il politico, e la citta che lo struttura, producono immediatamente
nel sociale. La soluzione politica, inaugurate da Solone, sara portata propri vettori ideologici e ptopri 111eccanisn:1i di funzionamento. Al
avanti con vigore attraverso tutto il VI secolo, e giungeta a compi- livello dei prirni sta iunanzitutto la legge (la cui istituzione genera
mento con Clistene, in forme cosi solide da dominate quasi per intero naturalmente tecniche di gestione e di interpretazione, e un ceto di
i due secoli seguenti. ~ l i intellettuali professionali in grado di maneggiarle: ma questo é un
Essa $2 chiamata a un duplice compito: ricostruire Polnogeneita fenomeno che riguarda ll V secolo, a giochi ormai fatti). Il fatto che
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I6 Dlego Lanze - Marlo Vegetll _ "-""'_..

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" L’lcleologlu della elite 1:7

la legge si scriva e UQ egno della sua vocazione all’u11iversalita, e


1-*0 Q}! U] pubbllca >>_, che si tratta di amministrare in comune, sul cui impiego il
insieme della qualita nuova di questa universalita. Dalla scrittura, la corpo sociale e chiamato a deliberate, almeno in linea di principio,
legge deriva una cogenza anonima, una impersonale validita che la nella sua interezza. Questa gestione comune della citta ]flClIlECl€ sol-
mettono certo al riparo dall_’immediato arbitrio di cbi era uso a pro- tauto un iusieme di regole, che sono garantite dalla legge, e organi
mulgare, con la parola, la propria volonte: ma clue anche ricbiedono, esecutivi transitori, ai quali partecipano a turno icittadini in quanto
da parte del sociale, un maggior sforzo di iuteriorizzazione, una Volta i eittadini e non in quanto funzionari specializzati nell’amministra~
che il dettato della legge non e piii sorretto emotivamente dal gesto I zione. ~ '
1
e dall’autorital di colui cbe personalmente la impone. _ Con la formazione della citte, di uno spazio politico comune retto
I1 consenso alla legge -- che e una forma sposlula dell’a11tico dalla legge, la grande aristocrazia dell’Attica rinuncia dunque alle
I
consenso al potere dei gene, e appare quindi l’anal0go della socialite forme arcaiche del suo dominio sul corpo sociale; in compenso, essa si
della polls come forma spostata della veccbia comunite della terra - dota cli uno strumento assai piu rafinato per Pallargamento della
richiedc dunque procedure piil complesse di mediazione ideologica. base del consenso a un potere che 11011 cessa in realte di esercitare
Ma di questo si dire pii1 oltre. (Atenes resta in efletti, secoudo l’espressione platonica, << u11’aristo~
Se la legge consacra il politico e istituisce nella coscienza comuue crazia con il consenso delle masse >>), e, con Porganizzazione censi-
la polls, la riacquisita omogeneite del sociale e il consenso che ue de- taria, vede in qualche modo legalizzati e premiati quei dislivelli di
riva divengono poi operativi attraverso i meccanismi della delibera- ricchezza che parevano in grado di innescare la fatale ricbiesta die re—
zione politica, ill primo luogo la eoule e Passemblea. Meceanismi di distribuzione delle terre. '
deliberazione, appunto, e non apparato statale: l’assenza quasi totale E per queste vie che la politica si dimostra in grado di mediate
di questo apparato e una delle caratteristiche peculiari, e £ondame11- e ricomporre quella crisi del tessuto sociale da cui era appunto nato
tali, della storia della polls ateniese fra Solone e Antipatro. Le ragioui il progetto soloniano. Per svolgere questo suo compito, di ironte a
del fenomeno sono molto complesse; qui bastere limitarsi a proporne tensioui sempre latenti, la politica conosce in Ateue uno sviluppo
rapido e ipertrofico, e con lei le pratiche ideologiche che come ve~
|
u11’interpretazione sommaria. C’e, in primo luogo, l’avversione dei I

gene aristocratici a delegate la gestione diretta del potere a istitu- dremo le sono connesse. U11 prezioso contributo per il finanziamento
zioui permanenti, presto o tardi inevitabilmente destinate a esser di questo sviluppo viene, al principio del V secolo, dalla scoperta
amministrate da 1111 ceto di professionisti della politica; la tluidite dei nuovi filoni d’argento del Laurio, che arriccbisce il tesoro pubblico
non istituzionalizzata dei momenti governo e di deliberazione e agevola il funzionamento dei meccanismi del consenso.
della polls consente per contro agli aristocratici di esservi sempre Tutto cio vale per quanto riguarda il potere; resta aperto l’altro
presenti senza rinunciare alla figura sociale primaria di proprietari aspetto del problema, quello economico. ‘In che modo una risposta
terrieri. La comparsa, con Pisistrato, di un corpo cli polizia diretta~ politica puo ricomporre una crisi nata prevalentemente in ambito
mente legato al potere e gia avvertito come. un segno inequivocabile eco11omicoP La funzionalite economica della polls viene cosi as porsi
di tirannide. D al centro della riflessione.
A fianco di questa riluttanza-dei gene a sottomettersi a una qual-
siasi istituzione statale, ea poi un’altra ragione piu profonda, cbe 2. Lo spazio urbano viene innanzitutto a costituire un polo di
J
nasce dalla stessa destinazione sociale della polls. Concepita come la |
assorbimento per l’eccedenza di popolazione, che le attivita agricole
I

riapertura di uno spazio pubblico, di un eolnon semitribale anche se non bastano piu ad alimentare. Agli aristocratici impoveriti, ai con-
al di fuori della tetra, essa non puo mai costituirsi come una strut- tadini poverie senza terra, alla folla degli emarginati prodotti da una
tura separata dal sociale nella sua istituzionalite; La citta e << cosa arcaica societa rurale, la citta ollre le occupazioni tipiche di u11ice1l1tro
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I8 Diego Lanza - Marlo Vegettl I | l


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_ ' _ L’lcleoZogia delle cittcl :1:9

di servizi. Vi si concentrano e vi si sviluppano, da un lato, le attivita tassazione diretta, clue rimane sconosciuta in tutta la storia della
artigianali e professionali, consolidando la- diversificazione dei me-I , {E polls: 'i ricchi si accollano il finanziamento temporaneo di ben definite
stieri: il fabbro, il vasaio, il muratore, il medico, il rapsodo, sono funzioni pubbliche, come Pallestimento di ieste e spettacoli e l’ar~
figure che trovano nelle citta una clientela stabile, una bottega per- mamento di navi, ma Pimposizione di tasse sulle persone 0 sui patri-
manente, una piit vivace circolazione monetaria —— oltre che uno moni continuera ad esser considerate come una misura odiosa e ti-
\
status sociale loro negato nella societe delle campagne. Accanto al loro '1 ,i- ‘ picamente << tirannica ». Neppure la citta si arricchisce, come'tal-
lavoro, cresce un mercato, dove i contadini scambiano i prodotti -I Volta si e fantasticato, con lo sviluppo delle esportazioni e la con-
l
della tetra con quelli, ad esempio, della pesca, e con i servizi arti- quista di mercati. La citta antica in generale, ma certamente Atene,
gianali che la citta e in grado di otlrire; ma la presenza di un mercato rimane sempre un grande centro di consume, non di produzione e di
permanente, e il volume crescente degli scambi, attivano il ruolo ,,
.-
l
esportazione. I prodotti agricoli e artigianali destinati » all’esporta-
della moneta, e specializzano di conseguenza la figura di on operatore zione hanno sempre un volume di gran lunga inferiore rispetto alle
del mercato e presto anche valutario: il laupelos, il piccolo commer- necessita di importazione. Questi sono dati che varmo ormai consi-
; .

ciante che si fa anche cambiavalute e s’impegna nelle attivita del pre- derati fuori discussione. Il modello strutturale di riproduzione della
stito e dell’usura. I I polls, come comunita di cittadini tendenzialmente autofinanziati in
__La quota di popolazione impegnata in tall attivita cresce rapida- *l quanto tali, non passa per canali economici ma si svolge secondo mo-
mente fin verso la meta del V secolo, per poi climinuire in seguito dalita politiche, da cui dipende anche la soluzione della crisi in risposta
all’accentuato impiego di manodopera servile. Sono in realte le atti-
7
I
alla quale la citta si era sviluppata.
vita connesse alla politica che vengono ad assorbire in modo piu ri- La crisi viene cioe risolta mediante Pesportazione del peso delle
levante l’eccedenza di popolazione agricola di cui s’e detto. Al prin- »-. _'.- < contraddizioni che la caratterizzavano; e questa esportazione e con-
.3,
cipio del V secolo queste attivita - legislative, giudiziarie, ammini- 1;! I sentita dalla forza politico-militate di cui la citta, ed essa sola, pub
strative, militari g—- occupano annualmente, secondo Aristotele, non disporre. La citte sposta ed allarga l’orizzonte della << natura >> di cui
meno di I 5.ooo persone, tutte << nutrite dai fondi comuni della polls >> il corpo sociale puo disporre per i suoi consumi: se prima questo
(Resp. fltls. 24). Si manifesta cosi nel modo pill netto una tendenza orizzonte coincideva con lo spazio immediatamente fruibile dalle
destinata a svilupparsi lungo tutto l’arco dell’esistenza storica della attivita agricole (il territorio, il bestiame, gli S_Cl'll€1Vl), ora esso si
polls: proprietii comune del corpo sociale, essa e destinata a << nu- dilata a. misura del crescere dell’egemonia politica. La << natura >> che
-1
trire >> i cittadini (come un tempo la terra comune), a oilrire loro » 5,
:Y}Y la citta controlla nel corso del Vsecolo viene cosi a comprendere i
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un sostentamento che puo essere decisivo per la fascia pill povera nuovi territori, in cui si installano iorzosamente colonie e clerucbie,
della popolazione. A partire dal VI secolo, ma sempre piu difiusa- per smaltire Peccedenza della popolazione agricole; e soprattutto viene
mente nel V e nel IV, gli Ateniesi, e soprattutto gli Ateniesi poveri, l a comprendere l’area in cui si controllano i commerci %- sia per ga-
M rantire Papprovvigionamento dei beni di consumo, sia per il prelievo
concepiscono se stessi come rentlers della citta. Essa e cbiamata a
l di dazi ~—- e da cui si estorcono tributi.
oiirir loro occupazioni retribuite, nelle funzioni politico-militari, specie
Il circolo della riproduzione della polls appare cosl saldato. I pro-
El‘

nella flotta; ancor piu esemplarmente, essa‘ E: cbiamata a retribuire


il cittadino per la sue funzioni tipiche di cittadino, quali la parteci- blemi di consumo, clue la campagna nonbastava piu a risolvere, ven-
pazione alle cerimonie religiose, agli agoni teatrali, alle assemblee gono spostati nella citta, e a cib corrisponde una rapida urbanizza-
politiche, redistribuendo a questo scopo Peccedenza delle ricchezze zione della popolazione, I consumi vengono allora finanziati da un
comuni. lato mediante il prelievo liscale sul volume dei trafici clestinati a
Ma come vengono formate queste eccedenze? Non certo con la soddisfarli, e che sono delegati a un ceto sociale giuridicamente estra-

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20 Diego Lenzu - Marlo Vegetti "


L’lcleologla della citte 2::
neo alla citta (ancl1’esso << natura >>, ~i meteci); dall’altro mediante il
diverso per l’aristocratico urbanizzato, che continua a contare sulla
tributo imposto agli alleati-sudditi esterni, in cambio dell’o£Eetta di
ricchezza terriera, e per il proletatio senza tetra o con poca tetra;
una protezione politico-militate. Con l’aumento del volume dei trafici,
non e diversa, tuttavia, la comune opzione per la centralita della
Atene preferisce anzi -— ed e caratteristico del suo modo di riptodu-
polls. p
zione —- sostituire il tributo diretto con il prelievo di dazi sulle atti-
Questa ovvia considerazione apre la via all’analisi delle contrad-
vital commerciali degli stessi << alleati >>. L’allargarsi della sfera di at-
dizioni che comunque permangono nel tessuto-sociale della polls. Ma
tivita urbane consente ad Atene di ticorrere a un altro mezzo dip au-
Pambito teorico di questa analisi deve essere ultetiormente cluiatito.
tofinanziamento: quelle esportazioni invisibili derivanti dai servizi,
La citta, come si e visto, costituisce una risposta politica a una
pin o meno forzosi, che la citta orlre agli stranieri (dall’amministra-
crisi economica e sociale. Politici sono i suoi strumenti di finanzia-
zione di una giustizia internazionale alle istituzioni religiose ed edu-
mento dei consumi, politici i vettoti della sua riproduzione; con la
cative).
politica, infine, si identifica il lavoro del cittadino. Si puo allora con-
Esce dai limiti di questo discorso l’analisi delle circostanze sto-
cludere che la polls tenole u tenere ll luogo strutturale che in altri
riche grazie alle quali la polls ateniese riusci a tealizzare e a conso-
sistemi occupano let forze di produzione, surrogandone la maggior
lidate l’egemonia che sta alla base di questo suo processo di ripto-
parte; che la politica tencleecl 6Z.S‘.S‘Zl?'72€_7‘6 la funzlone, direttamente o
duzione tutto devoluto ai canali politici. Importa piuttosto vederne
indirettamente, dei rapporti di produzione.
ora le conseguenze sul piano sociale.
Se queste tesi sono vere, ne discendono due conseguenze impot-
A fianco dello strato, progressivamente minoritario, di medi e
tanti: che, in primo luogo, e legittimo utilizzare categorie di ordine
piccoli coltivatori, che restano legati alla tetra, si sviluppa rapida-
giuridico-politico nell°analisi del sistema delle contraddizioni sociali,
mente una popolazione urbana, socialmente assai composita,-che tende
giacche esse tendono a occupare il ruolo strutturale altrove giocato dal
a vivere prevalentemente o esclusivamente clelle citta. ‘I1 lavoro ma-
concetto di classes; ‘e che, in secondo luogo, Pomogeneita del corpo
nuale viene aflidato alla crescente popolazione servile; occorre osser-
politico, se produce una coscienza relativamente unitaria, non deve
vare subito che il cittadino povero non entra mai in concorrenza con
occultare la natura sociale delle lotte che vi si producono nelle forme
lo SCl'.ll21VO per il posto di lavoro, giacché egli si ritiene destinato,
e nei canali della politica.
come si diceva, alla posizione di rentler della polls. Le attivita ban-
Queste lotte passano attraverso tutta una serie di contraddizioni,
carie, commerciali, in buona parte anche artigianali vengono progres-
che qui occorre indicate solo schematicamente. La prima passa fta
sivamente delegate ai meteci e anche alle citta alleate-suddite, come
la definizione tutta territoriale del diritto alla cittadinanza, e la pre-
ad esempio Samo e Chio. Il lavoro del cittadino viene dunque a spo-
senza nella citta di un gruppo sempre piu numeroso di ex-contadini
starsi, identificandosi con la politica e con le attivita che le sono
poveri, privi di ogni rapporto di proprieta con la tetra, e tuttavia
connesse.
ammessi alla cittadinanza per eredita: i teti. La seconda e la contrad-
A seconda del livello sociale, il cittadino sara allora stratego,
dizione citta-campagna, che interseca i livelli di status ponendo le
membro della eoule o dei tribunali, frequentatore di assemblee po-
basi per alleanze, sempre precarie, fra aristocrazia e clevzos urbano
litiche o dei riti di autocelebrazione del corpo sociale, infine soldato
uniti nello sfruttamento delle campagne: questa contraddizione si
o marinaio nella flotta da guerra: tutte queste attivita vengono prima
esprime con nettezza nella strategia di Pericle nella guerra del Pe-
o poi retribuite, sia uflicialmente sia in quelle torme non utficiali
loponneso, che comporta l’abbandono delle campagne e il parallelo
e tuttavia fisiologiche che sono la corruzione in tempo di pace e il
raflorzamento della citta e-della tlotta. C’e poi, natutalmente, la con-
bottino in tempo di guerra. A
traddizione di base fra l’aristocrazia e il clemos nel suo insieme;
Il modo di rapportarsi alla politica come lavoro e naturalmente
Paccelerazione dei processi di circolazione e di accumulazione mone-
t.-.1...\.. al¢|;|J»alnu41LwunJw

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22. Diego Lanza - Marlo Vegettl L’icleologia della clttll 23

taria, al principio del IV secolo, creera infine tensioni pesanti e diffi- tutali. Sarebbe tuttavia protondamente sbagliato cercare un rigoroso
cilmente controllabili, che porteranno al punto di crisi l’inteto si- sistema di corrispondenze tra i contrasti sociali, lo scontro delle posi-
stema delle contraddizioni che gia nel V- secolo percorrevano la polls. ‘i .
zioni politiche e le controversie intellettuali.- i
I
La funzione sociale degli operatori culturali, come si e detto, e
3. E nel contesto di queste contraddizioni che la formazione di in questo tempo specifica, il loro ruolo di produttori ideologici e de-
una << ideologia della citta >>, destinata a contenerne gli efietti distrut- terminante pet l’equilibrio stesso d’un organismo, la citta, cl1e non
tivi, raggiungera uno sviluppo ipertrofico. La mancanza di un appa- disponedi forti strumenti di coercizione sociale. Ma il ruolo degli
rato statale vero e proprio assegna infatti un ruolo di primo piano intellettuali clue operano in Atene dopo le guerre persiane e peculiare
alla funzione della produzione intellettuale‘ nell’organizzazione e nel anche per un’altra ragione. Dopo la definitiva vittoria sui Persiani,
governo della polls. La citta sollecita nel momento del proprio rias- Atene si aflerma sempre piu chiaramente come il nuovo centro di svi-
sestamento una forte e varia produzione culturale come indispensabile luppo della vita commerciale e culturale dell’Egeo. In Atene afllui-
elemento di coesione della comunita. Il ruolo sociale degli operatori scono petcio la maggior parte degli uomini di ptestigio culturale
di cultura nell’Atene del V, e in parte del IV secolo e dunque in un dell’epoca. .- s
certo senso nuovo. , Vi s’incontrano la cultura aristocratica, legata alla tradizione poe-
L’importanza degli intellettuali non dipende né dall’otganizza- tica, nella qual_e autore e pubblico appartengono alla stessa ristretta
zione di un ordine o di una corporazione, men che meno di una casta, cerchia sociale e le cui forme I‘lSPEZCCl'll€11'lO Pimmediatezza della pub-
né dalla ristrettezza dei margini di acculturazione del resto della po- blicazione orale, e le nuove forme di sapere connesse con la pratica
polazione. Al contrario, e questo uno dei momenti di maggior dil- delle teclanel, che hanno nella scrittura e nella prosa il proprio vei-
tusione dell’istruzione nel mondo antico, senza che a iavorirla inter- colo e la ptoptia forma espressiva. Il loro incontro e fertile. Nella
venga alcun apparato di pubbliche istituzioni scolastiche. nuova polls clistenica entrambe devono sottomettersi alla ritualita
Non vi e unbrganizzazione educativa della polls, eppure l’anal-J comunitaria che il nuovo spazio politico impone. La poesia estende
iabetismo nell’Atene del V secolo e senza dubbio tra i piu bassi del il proprio pubblico oltre i limiti dell’aristocrazia ed e chiamata a
mondo antico. ‘ coinvolgere direttamente tutti gli strati della cittadinanza; essa trova
Gli uomini di cultura non costituiscono in questo quadro una cosi nel teatro la sua piu felice espressione. La loistorie ionica si mi-
ristretta cerchia, separata dal resto della popolazione, né il loro com- sura sul tema della propria identita sociale, acquisisce la dimensione
pito e di conservare i tesori di un sapere tradizionale all’interno di metodologica e nella consuetudine della comunicazione orale gua-
una istituzione chiusa. La loro funzione e piuttosto quella di inter- dagna in immediatezza comunicativa. Le V€CClI1l€ articolazioni della
venire su un arco sempre pill esteso di circostanze e di occasioni, di trasmissione culturale si trasformano, e se ne formano di nuove;
atlermarsi come figure sociali di rilievo di fronte a un pubblico sem- protagonista di questo processo e la citta. A
pre piu vasto. Non si dice con questo che nella produzione culturale Quel 'che meglio distingue la produzione culturale ateniese e
ateniese prevalgano Pomogeneita e la compattezza d’intenti, di me- infatti l’aspetto politico. La politicita non e solo del contenuto, poli-
todi, di obiettivi. E invece difiicile ticonoscere nel mondo antico un tico e anche il linguaggio, politica la forma, politica Porganizzazione
altro momento in cui contempotaneamente in cosi tistretto spazio stessa della cultura. La polls e assunta come tema fondamentale del-
si siano ascoltate voci tanto radicalmente discordanti sui problemi Pindagine storiografica, della tapptesentazione teatrale, della rifles-
fondamentali della vita dell’uomo e della societa. All’intrico dei co11- sione filosofica. Ma questo tema non e imposto dall’esterno per una
flitti sociali che divide la polls senza pero giungere a lacerarla s’ac- pteoccupazione propagandistica. Estraneo al teatro, alla storiografia
compagna un’analoga molteplice 'difEormita delle manifestazioni cul- e alla filosofia e l’intento di esortare il proprio pubblico all’impegno
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24 Diego Lanza - Marlo Vegettl ' Ulcleologia della cittlz 25

politico, perché Pimpegno politico si presenta gie. come condizione cessario alla riuscita dell’esecuzione epica dell’aedo-rapsodo, si fa piilt
originaria del cittadino ateniese. Il tratto distintivo della cultura poli- ricco e articolato, mediandosi in un rituale organizzativo che ticalca
tica di Atene non sta dunque tanto nei suoi nuovi contenuti quanto ledelmente la ripattizione ‘politica’ del cittadini in tribu. Il dialogo
nel suo linguaggio e quindi nel nuovo rapporto che si tende a stabi- scenico rappresenta e sintetizza la dialetticita del processo politico
lire tra operatote culturale e pubblico. della citta e di quello morale dei singoli personaggi, e persuade lo
La cultura ateniese rispeccliia in ogni sua manifestazione il lin- spettatore della sua essenza di nzloropolis. Non diversamente la filo-
guaggio che si viene sviluppando nello spazio politico della citta, e la sofia, che pure riassume e ripropone in larga parte l’eredita della cul-
citta diventa percio gil modello dellbrganizzazione teorica, l’unelogie tura piu aristocraticamente intollerante, si media nella iorma politica
universalis di ogni processo di strutturazione dell’ordine religioso, del dialogo, si fa dialettica, e della‘ dialettica assume necessatiamente
fisico, psicologico. Sul modello politico della citta tende a ricostruirsi la struttura concettuale. I '
anche se non senza contraddizioni la societa degli. del; ed e il mo- Essenziale all’omologia di citta e uomo e che la citta si pensi come
dello politico che costituisce il principio essenziale dell’esplorazione comunita, non come stato. La comproprieta di tutti i cittadini sul
della psiche. L’uomo, l’individuo, viene assunto come oggetto di pubblico e indispensabile perché si sviluppi l’ideologia della poli-
analisi in quanto omologo alla societa; valgono per la sua organizza- ticita, ma questa comproprieta e garantita dall’identita del corpo po-
zione le stesse regole di equilibri e di mediazioni che valgono per litico, dal rifiuto della delega fiduciaria e della creazione di rapporti
Porganizzazione della citta. E come la polls scopre e allerma la propria istituzionali di organizzazione burocratica.
identita nell’atto operativo della decisione politica, perché in ‘questo L’ideologia della citta in quanto ideologia della politica appare
atto si media il suo interno confiitto e si riaflerma la necessaria com- dunque come un prodotto necessario alla formazione di uno spazio
plementarita di ogni sua parte, cosi il singolo uomo si riconosce politico con le proprieta sopra desctitte. E una funzione operativa
nella decisione consapevole che determina l’azione e sa convogliare del sistema clue l’ha prodotta. Gratificante e consolatoria, l’ideologia
ad un unico fine operativo tutto il, complicato e apparentemente con- politica assicura ciascuno della propria identita grazie all’omologia
traddittorio intreccio dei desideri, delle ptopensioni, degli interessi che strutturalmente lo connette all’organismo sociale, e -assicura nello
particolari. L ‘ H stesso tempo tutti della reciproca necessita e della_complessiva unite.
L’omologia tra societa e individuo trova nella rappresentazione Ma come ideologia e viva anche in quanto agisce, costruisce nuovi
tragica lo strumento piu efficace di persuasione e nella rifiessione strumentiioperativi, ionda un nuovo criterio di razionalita. La sto-
filosofica la sua definitiva consacrazione teorica. I1 tratto essenziale riografia politica e la psicologia sono le due discipline che essa piu
della cultura politica ateniese e di non intendere Panalogia tra orga- manifestamente promuove, su altre in-lluisce determinandone nuovi
nismo sociale e otganismo psichico o somatico individuale in termini sviluppi. Le energie ch’essa libeta sono tali che, come si e detto, alla
di metafora. Non si ha qui nulla che assomigli alla finzione tetorica fine del IV secolo, la produzione culturale greca che non sia passata
del.l’apologo di Menenio Agrippa. L’analogia tra polls e uomo non ha da Atene o non ne abbia subito Pinfiuenza determinante scade in sot-
la suggestiva vaghezza poetica di un’intuizione conclusa in sé, ma e tordine e appare condotta al deperimento e all’estinzione. Il principio
fondante di nuovi strumenti concettuali, di nuove discipline intellec- cbiaramente riconoscibile in tutto quel che si produce in “Atene e
tuali, di nuovi campi di ricetca teorica. Sul suo maturare si fonda Pidentificazione del tazionale con il politico. W
il progredire di forme culturali specificbe e lo sviluppo dei veicoli Il canone secondo cui si accetta o si rifiuta una nuova esperienza
istituzionali necessari alla‘ loro difiusione. Il teatro, tragico e comico, e la sua politicita, la possibilita cioé di essere trascritto in un lin-
finisce con l’apparire distintivo della -cultura ateniese; e nel teatro il guaggio politico, iscritto nel paradigma dei rapporti sociali della polls;
gioco d’immedesimazione del pubblico nella vicenda poetica gia ne- immediata ne e dunque la verificabilite. Gratificante e consolatoria
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2.6 Diego Lenze - Marlo Vegettl


L’ideologz'a delle citte 27

per un lato, concettualmente e scientificamente creativa per un altro, I organizzazione della scuola nella quale il sapere si segmenta e si spe-
l’ideologia della citta deve perb ancbe essere inibente e repressive.
cializza, si distinguono i livelli di espressione e di comunicazione,
Come ogni altro, il criterio della politicita include ed esclude, discri- si arlerma prepotentemente il libro come principale strumento di tra-
mina tra quel che e accettabile, comptensibile, possibile oggetto di smissione della cultura. .
conoscenza, equel che si e costtetti a tifiutare, disconoscere, negate. .-4',-_

Allora l’ideologia della citta da proiezione ideale operata "da una


Questo e l’impolitico, il contuso, cib che in ogni caso non pub essere societa aperta al futuro, che progetta se stessa come perfettibile se-
iscritto nel paradigma conoscitivo della citta. A tale mondo oscuro condo la bonta delle sue leggi di organizzazione, si muta in una rap-
I
I
che non pub trovar posto nella organizzazione razionale della polls i
presentazione della quale questa stessa societanon b che oggetto, gill
u .»
appartengono, tipicamente, il sesso e l’economia. Le tappresentazioni F dunque perfetta, ma irrimediabilmente trascorsa, la cui esistenza si
che ne abbiamo rivelano chiaramente la loro aprioristica esclusione E: gia conclusa, appartiene al passato. E il nuovo mito di una diversa
dallbrizzonte della razionalita della politica. Di essi non vi pub es- eta degli eroi, meno sovrumana, ma egualmente irricupetabile. Ora
sere conoscenza, ma solo -disinteresse e deprecazione, contro di essi Atene e .la Citta; e nato il classicismo.
nasce -il modello ideologico del nuovo saggio, dell’uomo come nel-
eropolls, intento alla quotidiana dilesa della propria identita da tutti 11 l
i fermenti che ofluschetebbero la trasparenza della ragione. Il nuovo l

saggio e chi sa riprodurre con felice equilibrio l’euno1nia politica nel I

governo della sua anima, chi si costituisce ad immagine e somiglianza 1 l


I
di una citte retta con giustitzia; ma b proprio questo nuovo modello T l

il segno di una profonda contraddizione e di una crisi solo provviso-


riamente latente. Delineato ad immagine della citte, il saggio se ne
distacca; no mutua il carattere di autosutficienza e si costituisce societa
a sé stesso. I
La contraddizione e in realta insita nella figura sociale del pro-
duttore di cultura di questo tempo. Quando non si voglia accettare
l’im_magine che Atene stessa si by data e si considerino al contrario i
le circostanze storiche ellettive, si constata quanto precatio e insta-
bile sia Pequilibrio di questa stagione culturale. I suoi tratti distintivi
1.
tendono a rovesciarsi rapidamente nel loro opposto. Cosi il maestro I
I

di sapienza professionalmente retribuito celebra con nostalgia il mito Note. Questa introduzione deriva in larga parte dal’ saggio apparso con lo
di una sapienza elargita equanimamente dagli dei e di una citta go- stesso titolo in << Quaderni di storia», 2, 1:975 (pp. 1:-37). La discussions sul
vernata dai sapienti; cosi dall’egualitarismo politico garantito dall’av~ problema di un’interpretazione marxista della societa antica, e della polls greca
in particolare, e ripresa con particulate vigore negli ultimi anni. Si vedano
vicendamento delle funzioni e dal sorteggio che tutti coinvolge si in proposito 1e messe a punto _di A. l\(IOl\/IIGLIANO, Merxislng in Antiquity,
produce una categoria di professionisti -della politica; cosi la pib. << Times Literary Supplement >>, oct. 31, I975; G. E. M. DE STE. CROIX, Karl Marx
intensa stagione di cultura orale si converte presto in scrittura per and the History of classical Antiquity, << Arethusa >>, 1:975 (pp. 7-42:); M. l\/IAZZA,
Merxlszno e storia entice, << Studi storici», :2, 1:976 (pp. 95-I24). Molti dei
celebrarsi come patrimonio perpetuo. l\/lutano la funzione dell’intel- Fl‘ testi rilevanti nella storia di. questa discussione, tra gli anni ’5o ed oggi, sono
lettuale e le modalita dell’organizzazione della cultura; questo rove- raccolti nel reading Marxlsmo e societe greca, a cura di M. Veeertr, Milano I977.
sciarsi conttadditorio ma inarrestabile e segnato dal passaggio alla Per gli sviluppi piu recenti, si veda ora D. LANZA-IVI. Vsoerrr, Tm Marx e
gli enticlli, << Quaderni di storia », 5, I977 (pp. 75-89).

l
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Mario Vegetti
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I1 d<>1mn1@ e la legge
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"cév om éycb Sbéxoopov éowcéwoz, '1"ccZ.v"ccx. goorrcilioo,


dog 013 pxf] "rcowé wig, as Bpoflbv yvcbpxr] 'TCOLpS)»C:£O‘O“T]l,.
Parmenide, B 8, W. 60-1:

I. La Costizfuzione degli Ateniesi, che la tradizione ci ha conser-


vato in virtil di una falsa attribuzione a Senofonte, é un testo vio-
lento, sia nel suo apparato teorico sia nel suo atteggiamento di fronts
al sociale: e da questa violenza dc-zriva la sua unicité ne11’intero pa-
norama della letteratura del V secolo. Gli studi moderni, permeati
in genera di classicismo, veicoli dunque c1e]la << ideologia della cittii >>
non meno della tradizione antica, no ha-nno spesso ripetuta 1’opera~
zione: hanno cioé inconsapevolmente tentato di smorzare la violenza
e di ridurre Punicité di questo testo, inscrivendolo in qualcuna delle
arse ‘cafloniclue’ del opensiero politico greco. Lo si é cosi avvicinato
ora 21 Tucidide, ora a Protagora, ora, persino, allo stesso Senofonte. ';
lo si é, in ogni caso, ricondotto al contesto dellaopolitica, allo spazio
della polzlv, ne-:11’ambito dei quali esso esprinwrebbe posizioni s1 oli~
garchiche, di radicals dissenso antidemocratico; ma put sempre fun-
zionali a quel comune terreno di confronto. Cib che in questo modo
viene tuttavia perduto, E: proprio la irriducibile diflferc-znza che isola
il nostrotesto Le lo istituisce nella sua unicitfi; cio che. si stenta 21
cogliere, éo 1'1 carattere aflogeno -— rispetto a1 pensiero della cittfi .---
d¢]l’in:1pia11to teorico che' lo governa, che gli consents una capacité
di lettura del sociale qualitativamente diversa, che ne definisce, anche,
una couocazione nella societfi del V secolo tutta esterna alla citté.
S0110 questi gli aspetti della Costituzione degii Atezziesi che qui si
tenterfi di analizzare, anche per ricavarne — da ultimo —- una nuova
proposta cli locafizzazione storica del testo, che per ora ci limitiamo
a collocare fra gli anni 450 e 440 2. o

2. Se la C. A. E: leggibile 11e]la sua unicitfi solo alla luce della


differenza essenziale che la rende estranea allo spazio politico, E: ne~
4-».

I
a
...-....-.......,_H__‘ - .. ‘,.1..u&q1Qu@“@@n-@¢mmm»m mM“ _I 77- -7 -

30 Mario Vegetti _ Il dominio e la legge 31:

cessario richiamare qui alcuni dei caratteri strutturali cli questo spazio. stizia, che ne riguarda tutte le parti e ne garantisce sia Punita sia la
I Con la comparsa della climensione politica, si era aperto nel so- geriarchia. La giustizia, su cui si fonda la legge, nasce dunque nella
ciale il luogo della mediazione, si era inaugurata una terza polarita polarita della ragione ma ne costituisce la rappresentazione univer-
nello scontro che vedeva rigidamente contrapposti nobili e popolo, sale, valida anche perle anime e gli uomini in cui la ragione non de-
riochi e poveri -— 0, nel linguaggio della grande filosofia aristocratico- tiene il primato. Platone non ignora che clietro l’apparente unita
sacerclotale del V secolo, i pochi e i molti, gli immortali e i mortali, della polis si scontrano in realta due citta contrapposte, la citta dei
i desti e i dormienti. Neutro per -definizione, questo << terzo luogo >> ricchi e la citta (lei poveri, come non ignora, nell’anima, lo scontro fra
in cui si rappresenta la mediazione politica viene via via clotanclosi un’intenzionalita socializzata e una brama che viene dai visceri. Ma
di un prestigio al quale non e certamente estraneael’ideolo-gia clelfica sono proprio questi scontri a rendere necessaria la mediazione del
della medieta. Gia con Solone, e poi con tutto il peneiero politico cervello, della ragione, della giustizia, della legge; e poiché media-
del V secolo, vi si installa, intanto, la legge, che vige per entrambi zione non pub che significare imposizione (ii un limite, orclinato go-
i campi in corrflitto perché non si identifica con nessuno di essi. E verno, e ancora una volta al terzo polo. che spetta, in nome di tutti,
questa legge viene rapiclamente -a identificarsi con la giustizia e la il potere. I saggi politici, gli uomini della ragione, sono ora i filosofi:
ragione della citta; il saggio politico, clue la amministra nel nome ma in quanto solo essi possonolveramente agire, come in altri tempi
cli tutti, appare dunque il vero eroe del V secolo, almeno di quello Solone, quali custocli della legge, nomop/aylczkes. _
ateniese. Il luogo politico, costituitosi come terziario, diviene dunque La legge, dice Aristotele 5, E: << ragione scevra cli desicierio >>; l’or-
lo spazio della universalita, che si contrappone alla cattiva partico- cline che essa impone E: l’ordine stesso della clivinita e della ragione.
larita degli schieramenti sociali contrapposti, e, nella citta, ]__i sotto- In u_n’epoca in cui la praticabilita politica eiiettiva del terzo luogo
pone al comune imperio della legge, cio?-2 della giustizia e della ra- sociale va rapiclamente restringendosi, Aristotele tenta dunque di
gione. consoliclarvi la legge in quanto rappresentazione di una ragione e
Del politico come terza, e universale, polarita, Solone E2, nella cli un orcline di matrice clivina; e surroga quella praticabilita con una
storia cli Atene, il primo protagonista. I suoi legami clelfici ne fanno, etica della misura e della medieta -——- in cui E-. l’azrz'sz‘02z morale — da
nel momento piu acuto clello scontro sociale, la figura naturale del un lato, dall’altro con una sociologia dei mesoi, del ceto medio,
dialiaktés, l’uomo della mecliazione. La sua collocazione immediata, in cui consiste la garanzia della polis migliore. Emblematicamente,
in questa veste, E: la meclieta, dunque l’universa]itZ‘1: << Io come in Solone E: presentato appunto come uomo dei mesoiz se il reierente
mezzo a due eserciti / mi sono posto tra loro a fare cla limite >>. sociale 2- ormai del tutto alterato, quello che si mantiene costante, ap-
Seconclo il compiaciuto commento cli Aristotele, Solone << attacca punto fra Solone ed Aristotele, e lo schema tripolare cli lettura clel
entrambi i partiti ne]l’interesse di ambeclue >> 3. sociale, in cui il valore e cletenuto dal luogo intermedio — della po-
Il luogo intermedio E: dunque quello del limite, della misura, litica, della legge, della ragione —, che é 'neutro' e pertanto uni-
dell’equa protezione che la legge ofire a tutti i contendenti. Tucidide versale, momento cli mecliazione, (ii omogeneita e cli unificazione
vi installa il potere del suo eroe 'po]itico', Pericle, che << resse con eiiettiva della clualita del conflitto.
misura la citta e Ila protesse con sicurezza >> (II 65.5). E precisamente l’assenza di qualsiasi logica tripolare, clei suoi
In Platone, lo schema tripolare viene fondato su uifantropologia contenuti, del suo alone icleologico, a costituire la prima e radicale
e proiettato in un programma di rifonczlazionedella politica, che non difierenza clue individua Papparato teorico clello pseudo-Senofonte.
ne altera iltessuto essenziale 4. V
Tripartita come la citta, 1’ani111a ha nel Zogistikton il suo luogo 3. La C. A. e interamente retta cla una logica che non conosce
ege1none,e al tempo stesso la radice di quella virtil diflusiva, la gin- se non due polarita, e le oppone 1’una a1l’a1tra con la violenza di una
,,.,,,,,__,,__,________,,,,,,,.“_“,“,,“___,“,,,,,_,_u . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L ¢ . . _ . . . 1 . . ‘ 1 . . . . . ‘ 1 . . . ¢ . . | . | > 1 1 - - < - > | | < > ¢ ¢ - - ¢ ~ - - 1 l | - 1 1 - 1 1 - 1 1 1 - \ 1 I * * * * ' 1 1 H ' ' \ * ' \ \ ' * ‘ ‘ * - ‘ * ‘ ‘ ‘ * ‘ ' ‘ * ' ' * ' ' ‘ ‘ ‘ ' ‘ ‘ ' ' ' ' ‘ ' ‘ ‘ ' ‘ ‘ ‘ ' ' ‘ ' ‘ ’ ' ' ' ‘ *"“ “‘ ““ :“““'““'Unnnnn-“nu I ' 77' 7* 7 7

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32 Mario Vegetti _ IZ dominio e la Zegge 33
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iterazione ossessiva; nessun movimento, nessuno sviluppo e possibile Questa massa coesa non appare mai cliscernibile in una molteplicita
perché non v’e, fra i due poli, alcuno spazio omogeneo (la citta, la di inclividui, in una cliversita cli posizioni e di intenzioni: le sue ca-
legge) in cui essi possano spostarsi, interagire, metliarsi. La << tavola ratteristiche, i suoi comportamenti si ciistribuiscono in modo periet-
clelle opposizioni polari >> (vcl. pp. 40-1) indica chiaramente, gia a tamente uniiorme in tutto lo spazio che essa occupa, e ognuno degli
prima vista, questa situazione. Qui occorre analizzare la natural delle inclividui che la compongono risulta, per lo pseudo-Senofonte, del
polarita opposte, la struttura delle relazioni che intercorrono tra loro, tutto incliscernibile ciagli altri. Omogeneo nella sua estensione, il
E

i
e gli assiomi generali che reggono la costruzione teorica dello pseudo»- démos risulta del pari immutabile nel tempo per quanto riguarda
Senofonte. ' _ le sue connotazioni essenziali. Proteso com’e, con successo, ad artic-
Al polo negativo, il démosz una massa (00/alas, I9 6), una folla chirsi a clanno clell’aristocrazia, esso risulta nonclimeno perennemente
(plézf/sot, 21) cli uomini privi di valore morale e sociale (ponéroi, 1), vincolato alla sua poverta; in grado cli fornirsi cli una splenclida
materialmente poveri (penétes, 2,5), caratterizzati. con spietata pro- citta, cli templi e cerimonie, cli palestre e di ginnasi, (ii ricchezze
gressione come i peggiori (c/aeirous, 5), anzi in assoluto come l’ele- ) provenienti da ogni parte clel mondo (I 9-11:), il demos resta tuttavia
mento pessimo (kakiston, 24) presente nella citta. Questi uomini rinchiuso nella sua ignoranza, nel suo clisorcline morale e culturale.
sono privi cli sapere, cli iormazione culturale, cli orcline ecompostezzza, Si tratta, dunque, di caratteri assolzzti, clue cleterminano la stessa
dunque di stile (czmzztfaia, ataxia, apaideusia, 7). Essi ocliano l’agone ~a
l
pensabilita di questa formazione sociale, non di conclizioni storica-
1
: sportivo e la cultura musicale perché non sono in grado cii prendervi mente transitorie e suscettiloili cli trasformarsi all’interno _ della vi-
parte (I I 3), nella lam loruttezza fisica e morale: che a tale turpitucline 4

cenda della politica. Le stesse consiclerazioni valgono per la polarita


siano costretti clalla loro stessa poverta materiale (7), non appare '.
1 positiva dell’opposizione, Paristocrazia.
afiatto come una giustificazione o una circostanza attenuante, perché -I1 mondo degli uomini degni re valenti (cbréstoi, I, 3, 5, 9, IO,
la poverta e coessenziale al loro moclo cl’essere, non 2-1 afiatto esterna I2, 17, I8, 22) E-i: costruito secondo unarigorosa simmetria rispetto
alla loro conclizione umana, anzi concorre a clefinirne, da sempre e a quello del clémos. I
per sempre, lo status. t - ‘.,
Lanascita li fa al-tempo stesso nobili e ricchi (gemzaioi, plousioiz
La legge che il démos impone alla citta, quanclo e in grado di 2, 5, 21), una nobilta e una ricchezza che vengono clalla terra (get??-
farlo. E-;~, naturahnente, la legge cattiva (kakonomia, II); cattiva -- oc- ()1 1
gozmtex, 20). Secondo una progressione parallela a quella clue defi-
corre anticipate -- in orcline a un parametro assoluto cli valore, clue nisce il tiémos, ma invertita cli segno, essi sono i migliori -(beltious,
l
al ciémos e totalmente estraneo e non vige per esso, ma clotata, in- 25), gli ottimi (beitiszfoi, 7, I8, 26), anzi in assoluto l’elemento ot-
vece, cli una sia pur degenerata razionalita in orcline ai suoi interessi. timo nella citta (to beltiston, 24), i perfetti (czriszfoi, 8). Se il ciémos
Una sola connotazione positiva e riconosciuta al malvagio uomo del e massa e moltitucline, essi sono pochi e felici (gli /oazppyfew di I9) ;
1
clémos, ed eidi tipo per cosi dire riflessivo: egli nutre buone inten- se la cli_mensione del primo e quella pubblica, lo spazio clei c/arésioi
zioni (ezmozkz, IO) nei riguarcli dei suoi simili. 2 . ~ I
e tutto privato (démosia vs. irlia, ancora in I9).
i

Alcune osservazioni possono subito venir svolte circa questo t

Gli aristocratici sono‘ capaci, temibili per la loro aloilita, forti,


primo polo dell’opposizione. I molti nomi con cui esso viene defi- potenti (3, 8, I6 7, 21). Al loro mondo, caratterizzato da una rigorosa
nito non lo articolano in una pluralita cii livelli e cli aspetti; essi 1
tensione verso cio che e nobile, e estranea qualsiasi iorma cli disso-
sono in realta quasi sinonimi, che rinviano immecliatamente l’uno lutezza e cli ingiustizia (7); per contro, esso E: depositario della virth
all’alt1:o e che appaiono sempre giustapponibili o intercambiabili. e del sapere (areté e sop/sia, I0, 22), del bene e del giusto (I3, I4).
Collocati tutti sullo stesso livello, essi fungono da nomi ciiversi della La legge clei cbréstoi, e, per natura, la buona legge, 1’ezm0mz'a
1

meclesima cosa, monolitica , e perfettamente omogenea: il démos. I


(I-I). Mala buona legge in assoluto non E: una legge buona per tutti:

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5
-----------------— _ , u u u u n u UlHlJH1HhM.l.nA

34 Mario Vegefti II
, Il dominio e la Zegge 35
I
se l’aristocrazia e passibile di una connotazione negativa, questa E: hilita di miglioramento, radicato co1_11’e in una moltitudine senza
la kakorioia, Pattitudine ostile e punitiva nei riguardi del démos (IO). volto, esclusa per sempre dallo spazio dei valori e dunque della va-
Valgono, per la caratterizzazione della polarita positiva dell’oppo- lutaloilita morale. L’eccezione che lo pseudo-Senofonte ammette viene
sizione, le stesse considerazioni gia svolte per quella negativa. In allora a confermare la chiusa_ assolutezza dei caratteri di entrambe
particolare, va messo in rilievo il carattere assoluto, non dipendente le polarita, ‘Pimpervieta de].l_’esclusione reciproca che ne pietrifica i
dalla vicenda politica, delle proprieta de]l’aristocrazia. Sconfitta in -—-._@Y-.;_'._-__. _““‘“j2a2m

rapporti. I
Atene dal clémos che lavora al suo indeholimento e al suo impoveri- Le relazioni fra i -due poli del sociale possono venir ridotte a due
mento, essaresta tuttavia ricca e potente. Non si tratta del risultato . modalita di fondo, strettamente complementari fra loro. La prima
I
di un’analisi sociologica: a costo di contraddire la sua insistenza ,_ e la modalita della prevaricazione e della spoliazione: ognuno dei
sulla forza (del alémos e sull’impotenza nei suoi riguardi del.l’aristo- I campi in conflitto tende ad appropriarsi, ai danni dell’altro, della
crazia, lo pseudo-Senofonte non pub rinunciare a queste connota- I
I‘
maggior quota possihile della ricchezza sociale,‘ l’unica regola che
zioni, che fungono da invarianti nel suo schema di pensahilita dello I.‘II presiede a questo gioco e l’immediato interesse materiale, rispetto
scontro sociale. Immutahili attraverso gli eventi, la virt’C1, la sag- I al quale la stessa contesa per il potere e soltanto strumentale. La
gezza e la bonta deI.l’aristocrazia sono per cosi dire intransitive: logica della prevaricazione e della spoliazione e espressa in formule
I'
piene e perfette, esse restano pero chiuse nel campo che ne E: depo- come << aver di piilt >> (2), << attrilouirsi una parte maggiore >> (4),
sitario, non possono in alcun modo vigere per l’altro né diiiondersi at- << sequestrare le ricchezze >> (I7). La regola dell’utile ricorre in for-
traverso l’intero corpo sociale: come si E: visto, bonta e virtu si tra- mulescome << giovarsi di pin >> (3, IO), ed E: codificata nella contrap-
sformano in1n1ediatamente, verso l’esterno, in una irriducibile ka- posizione di -symp/ooron a alzléaicm (I4). Il fine e espresso nello << star
kozzoia. - . :4 meglio >>, << star bene >> (I, 5), ne]l’accrescere forza e ricchezza (5,
Il mondo dei noloili non e tuttavia cosi monolitico come quello 1|, I7), neIl’aver pin vantaggi (J39), insomma in un agazf/5011 tutto ma-
.
. xi‘I,
del ciémos. ca, fra loro, chi pur essendo per nascita estraneo al po- teriale (9).
polo ha tuttavia scelto di vivere in una citta democratica piuttosto .4"
U.
_1
.q
Va osservato che la modalita relazionale della prevaricazione e
che in una oligarchica. La realta di Atene, in cui un’ala consistente If deIl’oppressione, tutta a favore del démos nella situazione descritta
della aristocrazia appariva in qualche misura alleata al demos, co- dallo pseudo-Senoionte, E: rigorosamente simmetrica e giocherelobe a
I
stringe lo pseudo-Senofonte a concedere questa vistosa eccezione II vantaggio delfaristocrazia una volta rovesciati i rapporti di forza.
rispetto ai suoi schemi di pensiero. Il problema E-: tuttavia risolto Questo risulta con estrema chiarezza dall’analisi della seconda mo-
neIl’ambito di questi schemi (II I 9-20). L’aristocratico che rinuncia iI
ea dalita, che si gioca tutta nell’alternativa dominio/servitu.
J‘;

all’assolutezza dell’opposizione polare lo fa perché si appresta alla iI


Se i cbréstoi potessero imporre la loro volonta politica (9), il
ingiustizia, essendo egli stesso /eakos, dunque omogeneo al demos ._'|
l.
loro atteggiamento nei riguardi dei pcméroi sarebbe la repressione
.|| ‘

per costume se non per nascita. ' I


(I2); la kakonomia del rlémos fa si che esso sia forte, mantenga il
Questo implica una conseguenza importante. L’aristocrazia é lo potere, dunque sia libero, mentre la ezmomia aristocratica ne com-
spazio esclusivo della virtilt e del valore; al suo interno soltanto si porterebbe la servitu (doalezzein, II). Il démos e dunque stretto in
possono dunque produrre scelte morali. I un’alternativla senza mediazione: o detenere il potere, o cadere in
Propriamente, E: solo l’aristocratico che pa?) diventare cattivo, servitfi ad opera dei << migliori >> (I3, 26). Ijaristocrazia, del resto,
e venir valutato per lo scarto che la sua condotta determina rispetto vive la stessa condizione: nell’orizzonte dellon pseudo-Senofonte non
alla sua naturale e originaria disposizione alla virtiil; se l’uomo del i c’e posto se non per dominatori e oppressi, per padroni e servi. La
gerzos pub de-generate, al clémotikos e invece negata qualsiasi possi- I
decisione su chi possa dominare, e chi debloa servire, tocca alla forza
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-_'.;-L-V_i.- i—-:£_ .u=_i' -

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t. q-A-4

36 I Mario Vegetti v

Ia Il ciominio e la legge 37
che dirime il conflitto; e la posta, in palio b troppo alta, il conflitto II
II
1
’I generalezi << in nessuna citta il beltision b henevolo verso il demos,
troppo privo di mediazioni, perché esso non venga iacilmente ad as- II
mentre in ogni citta il kakiszfon b benevolo verso il ciémos: i simili
sumere i modi della sterminio, del massacro civile. I1 popolo bandisce I
sono infatti henevoli verso i simili >> (24). La politica internazionale
e uccide i cbréstoi (I7); e -questi, non appena lo possono, sterminano
I

dei gruppi contrapposti in Atene appare allora come un corollario


il clamor (26), per rovesciarne il potere (I6). A livello psicologico, I

di questi assiomi: <<i noloili ateniesi proteggono i nohili nelle citta


la relazione dominio/servitb non pub che esser connotata dall’odio
alleate, sapendo che b hene per loro stessi proteggere sempre i bel-
reciproco (I5, 22). I .-_. _ i

_-. _ ,J-I\.~-, -_ _
iistoi nelle citta >> (I8). Ci sono, b veto, delle eccezioni a questi com-
Prevaricazione e oppressione sono dunque le modalita fondamen-
portamenti rigorosamente dedotti dalle premesse universali. Nel caso
tali della relazione Ira i termini opposti della polarita sociale. Buona
degli aristocratici che si appoggiano al clémos si tratta, come si b
o cattiva che sia, la legge -— lo si e visto chiaramente -— non b altro
visto, di una degenerazione morale; allorché, invece, il demos ateniese
che uno strumento del dominio, e questo b a sua Volta strumento 1--_'wk‘-»__.__—--q.p-fl-‘+_
Ir-——- AV‘U

- 1.,-.4_.,
ha appoggiato 'l’aristocrazia esterna, come in ‘Beozia, a l\/Iileto e a
dell’interesse materiale dei gruppi contrapposti. A questi esiti, lo i .

I
Sparta (III II), si b trattato di un errore, di una deviazione dalla
pseudo-Senofonte b condotto dalla logica inesorahile insita nella sua
razionalita che pur presiede al sistema del potere popolare, con con-
concezione 'intransitiva' del valore, della virtb e della legge stessa.
seguenze catastrofiche per il-demos stesso, quasi a ricordargli l’invio-
Ci sono tuttavia, nella tavola delle relazioni polari, alcuni momenti
labilita delle leggi che presiedono all’opposizione polare.
<< neutrali >>, in cui le formule del dominio sono sostituite dal livello
della conoscenza e della riflessione; in tali ricorrenze, la soggettivita Il secondo. assioma stahilisce la conversione della spolarita in una
1=.“*‘
4-+4

deIl’autore cessa di identificarsi totalmente con la voce di _uno dei


relazione di dominio, e la necessita che questo si inscriva nella dimen-
I

campi in conflitto e acquista una sua relativa autonomia, dislocandosi, k


I sione sociale, ancor prima che psicologica, dell’odio: {<~ b necessario
appunto, nello spazio esterno della riflessione. Si tratta di enunciati I
.,~I
che chi detiene il potere sia odiato da chi gli b soggetto » (1:5).
assai generali, ai quali pub venir riconosciuta una funaione assioma- It on la scrittura di questi primi due gruppi di assiomi consente
tica rispetto a]l’intera costruzione delle due polarita e della reci- I
a1l’autore di sottrarsi, provvisoriamente, alla stretta della polarita
I

proca relazione: da un lato, essi sono assunti come autoevidenti, collocandosi nel luogo della riilessione conoscitiva.
senza che ne sia data alcuna dimostrazione logica o storica (l’esempio - La dimensions del. conoscere, della gnbmé, emerge pib esplicita-
storico ne appare piuttosto derivato al modo di un corollario); dal- 4;-1;‘
mente nel terzo e nel quarto assioma, dove "essa non soltanto consente
1’a1tro, questi enunciati hanno un valore assolutamente fondamentale allo pseudo-Senofonte di consolidate l’autonomia della sua sogget-
rispetto a tutta l’analisi sociale, garantendone insieme la razionalita, tivita, ma viene anche a costituire l’unica relazione fra i due poli del-
Puniversalita e la necessita. La loro introduzione conferisce anzi un Popposizione che resti 'transitiva' pur non identificandosi con le fi-
carattere fortemente deduttivo allianalisi, che viene cosi a configurarsi gure della prevaricazione e del dominio opp1:essivo.iEntrambi gli
come lo svolgimento rigoroso, secondo regole definite, delle verita aspetti sono chiari nel terzo assioma: << aflermo che il popolo sci chi
enunciate nelle premesse. " I s e Iouono e chi b malvagio, ma pur sapendolo ama chi b utile e van-
Il primo degli assiomi polari enuncia Puniversalita dell’opposi- taggioso a se medesimo, anche se b malvagio, e preferisce odiare i
zione, proiettandola, pietrificata, su una dimensione mondiale: << in buoni, non rirezaezacio che la loro virtb sia naturalmente rivolta al
tutta la terra il beltiston b opposto alla democrazia >> (6). L’univer-
I
15:‘"7:—.-A_é~1;-'~n-at proprio bene, hensi al proprio male» (22). L’opposizione polare E:
4,;
salitb deIl’assioma viene confermata, distributivamente, citta per
'I qui sostituita da una relazione conoscitiva, che non si identifica con
I

citta, con un passaggio —- in linguaggio aristotelico -— dal livello del


I
I
essa, comportando anzi che anche il démos disponga di una sua~co-
kat/aolou a quello del kata pantos, fondato su una legge ancor pib noscenza ohiettiva e veritiera, ma che tuttavia non giunge né a me-
diarla né aq spostarla. Cib che la conoscenza rivela infatti b soltanto
"I 'I
- - - - - - - - - - - - - - . - - . - . _ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . _ , . , , _ , , _ , , , _ H , _ , H I...-4-.-.41-n-I-I-MM-<__ ' "" ' " 11¢-um11wwumwAmwm@w4muuuwmmuu4
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38 Mario Végetti IZ dominio e la legge 39

l’i'ntransitivita, l’assolutezza deincaratteri che spettano ai due campi: per un momento solo, e si pub dire una volta per tutte, la scelta
se il demos si immaginasse huono a sua volta, si aprirebbe uno spazio doxastica della democrazia non pub che venire nettamente rifiutata
di confronto, di omogeneita di valori ira la sua honta e quella dei (<< non approvo >>,_ ripetuto due‘ volte in due righe) (I I).
suoi nemici. Esso e invece in grado di riconoscere il carattere radi- Non si tratta di una terminologia casuale e i suoi ‘significati
cale della propria malvagita, e della virtb dei c/orestoi; proprio questa vanno oltre quelli del linguaggio giuridico-politico: essa e puntual-
apertura conoscitiva gli consente, correttamente, di pensare questa mente ripresa ‘,a chiusura del testo, dove si torna a collocare nella
virtb come non universale, ostile al proprio <<bene >>, dunque come cloxa la scelta che istituisce la democrazia, e dove se ne riloadisce la
il nemico da comloattere. Il demos non b‘ condotto dal_I’ignoranza a dissociazione rispetto all’ordine del valore: << Quanto" alla costitu-
sbagliare scelte e alleanze, a sopravvalutare se stesso o a n:1iscono- zione degli Ateniesi, non ne approvo l’ordine: ma dal momento
scere la virtu; la conoscenza di cui b in possesso gli consente di com- che essi hanno opinato tdi adottare il sistema democratico, bene mi
prendere la propria assoluta estraneita al valore, quindi Pinesistenza semhra che essi conservino la democrazia valendosi dell’ordine che
di qualsiasi terreno di mediazione del conflitto. I io ho mostrato >> (III 1:). 4
La razionalita di questa situazione b sancita nel quarto assioma, Da questo passo emergono perb chiaramente altri caratteri di
dove l’autore si colloca esplicitamente neIl’ottica della relazione co- fondo dello schema di pensabilita del sociale messo in opera dallo
noscitiva: << io riconosco al demos la scelta per la democrazia: b pseudo-Senofonte. Il fatto che la scelta politica si produca all’inte1:no
infatti comprensibile (synrgneme) per chiunque provvedere al proprio di un universo della cloxa, radicalmente disgiunto dall’an1hito della
bene >> (23). C’e dunque una sfasatura fra la razionalita, che pertiene verita e del valore, non significa che questo universo non disponga
ad entrambi i campi, sia pur in forme diverse, e ne riflette le rela- di una sua intrinseca razionalita, di cui b possibile render conto.
zioni, e il valore, che b esclusivo di uno di essi. Questo non fa certo La C. /1., anzi, si presenta esattamente in questo modo: come
si che la razionalita sia la via per superare l’opposizione, perche anzi lo sforzo dimostrativo di ricostruire la razionalita aI_l’opera anche
essalla irrigidisce riconoscendone la necessital e l’universalite.; piut- nell’amIoito di uno spazio, come quello della doxa politica, del tutto
tosto si riconosce — ed b uno dei tratti pib significativi del pensiero destituito di valore. L’assetto dimostrativo deIl’esposizione e enun-
dello pseudo-Senofonte —- che ognuno dei due campi possiede una ciato gia nel suo passo di apertura: << Poiché essi opinarono di com-
sua propria logica, che non b riducibile a» quella»dell’altro et che per- piere queste scelte, io dimostrerb che bene conservano la loro costi-
tanto Va compresa nelle sue strutture autonome, non gia pensata tuzione e agiscono correttamente anche laddove essi sembrano agli
semplicemente nelle figure dell’assurdo 0 dell’errore. L’errore, sem- altri Greci cadere in errore >> (dog ail 31.cz;o*tf,>Zov"coa. "ci1v'1to)urca£otv
mai, sta nel fatto che la razionalita del demos, dal punto di vista azo-fir’ ci.'n:*o5sf.Eto-, I I).
del valore e del sapere, non dovrebbe esistere; ma essa b nondimeno Ma la logica della dimostrazione, che organizza il discorso, pub
dotata di una sua coerenza, di una sua intrinseca plausihilita. Questa esplicarsi solo in rapporto ad una logica altrettanto rigorosa degli
posizione contribuira, come vedremo, a definite il campo teorico al eventi, su cui essa fa presa e che rende evidente. Questa razionalita
cui interno agisce lo pseudo-Senofonte. _ della doxa, questa logica del sistema democratico, hanno un nome:
si tratta della gneme che lo pseudo-Senofonte riconosce all’opera
4. Il passo di apertura del testo rende chiaro come, n'ell’orizzonte anche in quelle scelte della democrazia che ad un osservatore hanale
di pensiero dello pseudo-Senofonte, il sistema della democrazia si paiono assurde e insensate ( I II, III Io). Questa gneme possiede,
istituisca ad opera di una scelta, che accade nello spazio della aloxa se non certo una verita, una sua verosimiglianza (eoieozfes, I I2): e
('c0o'J"r:0c ebofiev ofitwg 0u’r1:o'Eg), ed b intieramente estranea ad ogni non_si pub non ricordare sin d’ora la connessione fra gneme ed aoikos 8
parametro di valore: dal punto di vista del valore, che viene assunto con la quale Parmenide introduce la sua esposizione delle aloxai dei

6 '. 5 4.*"‘\
TAVOLA DELL If *|*os1z1o1\11‘POLARI
(Pasterisco » “II assiomi polari)

Polarita negaziva Relations Polaritiz positive:


Q

Polm'i!z‘z negariva Rclaziom: Polaritit ,r:r0Sl'£I'i»‘€;

I1(1)' -robe; novnpofig éiuawov npdwranv ii "cofig )(pno"ro\3c;


'1‘) c'tp)(1'1 1'06 Sfiuou fiktyiatov )(p6vo~u_§cr'tcxL at io')(_15o'ouo'w of.
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duaflfia scar‘. atovnpfla mi. e U v o L 0. aorpiot xoti. xaxévota

I' 8(11) xaxovouia. 6 Sfiuog £o*)(t':st., élsfifispég afivouim jg I II 20 (23)* 8-quoxpwciotv 8’ z-:y63 [rev m'rr6§ 1113 Sfiprg 0'UY']'L')"vLiJ0'}£bJ' cui-cbv uév yap sf: mtaiv 'rcow'ri. o'uYYvri:p.'q
€o"'cr., &p)(r-zw // 5ou1.sfiEw éoriv

I 9(l2) "cobg mzovnpoug xolduouatv oi. )(p'r1o"1.'<:-I. j j III 10 (24)* év ofifisptéft nélat 1b Békctcr-rev aiivouv éovri. 1&3 5'(]1.1(p, ama "ab :<o'ou.o'-rov év §x0'to"c'() €o"cI.1r6)I.s:.
aiivouv -re: '6'f)ucp' oi. -yap buoiot. toig Emuoictcg efivooi. aim. -

(13) *5 5?")!-12¢ ztg Sofilatav xcvcawcéaot rintb -réiw dwafifiav


’ I 111 10 (25) 35.0. 'rofi=;')(s£poug otipofivcw. [non] "cobg [3e7\.-cioug
(wdalm mtoficrw) . .
I 13 (14) (159 Efiuql) TOII cruurpépou p.6'O».7tov uélst of: 1:06 Stxoriou

I 14 (15)* p.:.as’rIo'€Iat. zivduyxn wbv éipxovta imb tofi c'cp)(op.évou


III 11 (26) 6 Sfiuog éfioulsuasv
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42 Mario Vegeiti 2 Il dominio e la Zegge 43


<< mortali >> nel passo citato in apertura di questo saggio. Quel che diiierenza all’unita, la capacita di pensare il sociale solo dal punto
pib conta, e che la gnome da cui b organizzata la doxab democratica di vista di una statica che non consente se non Pimmutaloilita o il
agisce secondo.una necessita determinata (ananke, I II). crollo, collocano lo pseudo-Senoionte tutto al di fuori della tradizione
Se la condizione dei meteci e degli schiavi b in Atene scandalosa- del pensiero greco del V secolo operante nello spazio della politica:
mente buona; se si rafiorza la marina a danno degli opliti; se feste un pensiero che b sempre del mutamento, della trasformazione, della
e processi sono troppo numerosi e troppo lunghi; se gli alleati ven- diiierenza. - I
gono vessati e spogliati — tutto cib non rappresenta aiiatto una con- La politica appare, in questo contesto, come il luogo privilegiato
traddizione per incapacita politica e tanto meno una debolezza del della dinamica sociale, e il prodotto del suo movimento: parlare di
sistema democratico. Si tratta invece di conseguenze rigorosamente politica significhera, allora, farne la storia, individuarne i protago-
necessarie della scelta che ha istituito quel sistema, e del potere nisti, scoprire le leggi e i iini del mutamento 11. A
navale in cui esso si e realizzato. Le pagine in cui lo pseudo-Seno- Nulla di tutto questo —-anzi, il contrario di tutto questo —- nel
fonte analizza la funzionalita al mantenimento del sistema anche di pensiero dello pseudo-Senofonte. La scelta doxastica che istituisce
quegli aspetti della democrazia ateniese che la critica piu banale di il sistema democratico si presenta come un evento puntuale, a-storico,
parte aristocra.tica riteneva assurdi, sono certamente tra i documenti nel senso che non esibisce né una genesi né condizioni di possibilita
pib lucidi e penetranti del pensiero politico greco. s storicamente ricostruihili. La formazione del sistema accade secondo
Il sistema e dunque retto da una razionalita necessaria che si le modalita senza tempo di una concatenazione deduttiva, non gia
impernia sul nesso fondamentale fra potere navale e potere popo- secondo gli aggiustamenti, gli equilibri e le contraddizioni di una
lare: questo nesso da luogo ad una catena di conseguenze, c-he 2; pos- vicenda politica. Quel che piu conta e che, una volta strutturatosi
sihile ricostruire con gli strumenti del pensiero deduttivo. ca un il sistema nella sua coerenza implacaloile, esso non appare suscettibile
solo parametro in base al quale b possibile verificare la coerenza di di alcuna trasformazione. << Stando cosi le cose, aiiermo che non b
quella razionalita, la necessita delle sue conseguenze: ed b l’esigenza possibile che la situazione di Atene sia diversa da quella che e ora
di << salvare >>, di << conservare >> il sistema di dominio di uno dei poli efiettivamente in atto; si pub poco per volta togliere o aggiungere
sociali, il demos, sull’altro. L’insistenza sui termini sezeia, diasezain, qualcosa, ma non b possibile operate grandi trasiormazioni senza
che ricorrono nei luoghi cruciali del testo 9, e che ammettono la sola sopprimere qualche elemento della democrazia stessa >> (III 8).
alternativa del << distruggere >>, del << perire >>, b estremamente indi- Questa impossibilita di pensare il mutamento, la trasformazione,
cativa deIl’assetto di pensiero dello pseudo-Senofonte. La funzione la dinamica sociale, richiama immediatamente, al di la della tradi-
suprema di'un sistema sociale consiste nella propria rigida autocon-- zione ‘politica’ che e soprattutto ateniese, un altro potente orizzonte
servazione: o esso riesce in questo scopo oppure e condannato alla di pensiero, e rinvia a una radicale diversita teorica.
totale estinzione. Lo studioso della societa sara allora soprattutto at-
tento alla statica del sistema di.dominio che la regge, alla sua ferrea 5. Alla meta del V secolo, l’impos-siloilita del mutamento, l’alter-
tautologia che unifica fenomeni in apparenza divergenti. Sul piano nativa radicale fra assoluta e piena ilrnnohilita de]l’essere e distruzione
politico, lo pseudo-Senofonte si diilerenzia dunque dall’opposizione totale della realta, vengono afiermati vigorosamente da un grande
aristocratica per la lucidita del suo sguardo da entomologo, che sa pensatore della tradizione aristocratica: Melisso. << Cosi, dunque,
riconoscere l’ordine del termitaio democratico put provandone ri- b eterno, infinito, uno, tutto uguale >>: con questa profezia del_I’essere
hrezzo, la dove persino un pensatore come Platone non sa scorgere si apre il suo frammento 7. << E non pub perdere qualcosa né diven-
che variopinto disordine e confusione priva di norma 1°. Dal punto tare piu grande, né pub mutate forma, e non prova dolore, né
di vista teorico, la logica dell’identita che riduce spietatamente ogni sofire pena... Infatti, se si alterasse, necessariamente l’essere non sa-
.._.._“_..?i %£iH;L‘_I" Til‘ , 7

44 . Mario Vegettil _ IZ dominio e la legge 45

rebbeiuguale, ma dovrebbe perire (apollyszfbai) cib che era prima, e in Melisso -— che tenta di cancellare la scissione, non certo di me-
dovrebbe nascere cib che non b. Se, dunque, si alterasse anche di un diarla, in virtb dell’omogenea difiusivita della sua concezione dell’es-
solo capello in diecimila anni, si distruggerebbe tutto quanto in tutta sere —-, bensi in Parmenidei“. La logica della scissione che domina
Ia durata del tempo. Ne b possibile che subisca mutazione di forma; il testo dello pseudo-Senofonte ha qui il suo unico antecedente:
infatti la forma che c’era prima non perisce, ne si genera quella che nella forza conicui Parmenide rappresenta in una filosofia rigorosa,
non e. Ma, poiché nulla si aggiunge né perisce né si altera, come po- pietrificandola in una scissione del mondo, la frattura intervenuta
trebbe mutar forma qualcosa di cib che esisteP >>12. nel sociale Ira il tempio e la citta, fra la tradizione aristocratico-sa-
Cib che avvicina questo testo allo pseudo-Senofonte non b sol- cerdotale e la cultura delle tecniche e dello scambio. La scissione
tanto la dichiarazione di impensabilita della categoria di mutamento, corre allora fra ilr sapiente ispirato e i << mortali dalla doppia testa >>;
e Palternativa fra conservarsi e perire, sezein e apollysfi/aai, in cui viene 1na non fa che riprodurre quella che separa la verita e la. aloxa, l’es-
stretta tutta quanta la realta; ci sono, inoltre, chiare afinita di lin- sere e Papparire, e che b per sempre garantita da una Porta protetta
guaggio (cfr. ad es. I I6, III 8), le tecniche argomentative del pas- dalla Giustizia << che molto punisce >> (B r, I4; B6, 5).
saggio al Iimite, dell’assunzione per assurdo, e quella retorica di una Lo schema polare di pensiero non -agisce naturalmente nel solo
iterazione concettuale e verbale quasi ossessiva 13. ’ Parmenide: come E: noto, esso risulta anzi uno dei maggiori organizza-
Ovviamente, il discorso di Melisso e quello dello pseudo-Seno- tori di discorso dell’altro grande filone della traclizione aristocratico-
fonte divergono poi.nella misura in cui il primo verte sull’essere, il sacerdotale in Magna Grecia, quello pitagorico. Tuttavia la difierenza
secondo si riferisce alla doxa: e questo comporta un’importante dif- e profonda: nel pitagorismo la polarita b efifettivamente in grado
ferenza teorica, giacché nel mondo della cioxa la possibilita del << pe- di articolare la scissione, di dislocarla su diversi livelli, di compiere
rire >> _b del tutto reale,_non una mera conseguenza per assurdo. Quello insomma percorsi conoscitivi complessi che consentono di pensare
che si vuole ora mettere in luce, e la trasposizione alla doxa, che si zone diverse del reale. Una tavola pitagorica degli opposti non e l’ite-
produce nello pseudo-Senofonte, delle categorie melissee di lettura razione di un’unica coppia polare che viene via via assumendo nomi
dell’essere, cui viene cosi assegnata la funzione di schemi generali diversi: b piuttosto lamappa che rileva il procedere della scissione
di pensabilita del reale. ' attraverso le dimensioni deII’essere. ,
Cib accade anche a proposito della figura che le contrapposte In Parmenide, invece, che pure deriva il pensiero della polarita
formazioni sociali assumo11o nella C. 41.: l’omogenea estensione spa- edella scissione dalla stessa matrice della tradizione pitagorica, non
ziale dei loro earatteri, che valgono per ciascuno e per tutti gli ele- v’b in realta che una sola coppia polare ,—- l’e e il non a, il pieno e
menti che ne fanno parte; Pesclusione di ogni sporgenza individuale, il vuoto di verita e di valore — che si riverbera in una pluralita di
di qualsiasi emergenza della soggettivita o dell’evento singolare, l’esau-_- nomi e di aspetti ma non esce mai dai << ferrei vincoli >> della sua
stivo riempimento dello spazio e del tempo che esse producono nella immobile identita.
loro immutabile opposizione -— non possono che. rinviare all’essere Questa, lo si b visto, e la situazione di pensiero dello pseudo-
melisseo, che 2-. << tutto uguale >> (B7,r), << pieno » (B7,7), esente da Senofonte: la tavola polare che organizza il suo testo non e che
ogni molteplicita (giacché << se ci fossero i molti, dovrebbero essere l’iterazione statica di un’unica coppia sociale, sempre identica al di
tali quale 25111110 >>, B8,6: e quest’ultimo aspetto e decisivo per com- la della varieta dei nomi e delle parvenze: il demos e Paristocrazia,
-prendere la eleatizzazione del sociale che si produce nello pseudo- i malvagi e gli ottimi, i poveri e i ricchi. _
Senoionte) . 6 I A Altrettanto parmenideo b il carattere che si b definito << intran-
. Lo spazio teorico al cui interno e possibile pensare la realta come sitivo >> della verita e del valore. Il discorso vero, l’annuncio delI’es-
spaccata da una irriducibile scissione polare non b invece reperibile sere, e assoluto ma non universale: rivolto a un Solo allocutore am-

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46 Mario Vegetti IZ aIomz'm'0 e la legge 47

messo all’iniziazione, esso esclude i mortali che non lo possono co- che connettono gli schemi di lettura del sociale messi in opera dallo
munque intendere, perche non pub parlare de]l’esperienza di mondo pseudo-Senofonte con l’orizzonte di pensiero eleatico. E interessante
in cui si costituisce lo spazio d’esistenza dei mortali stessi. Allo stesso piuttosto rilevare un altro indice, questa volta esterno, del rapporto
modo, la Giustizia che protegge le Porte, non ha in serbo, per chi di questo autore con la tradizione sacerdotale alla quale Parmenide
ne resta alI’esterno, se non punizioni: anche qui, il dominio e la appartiene 1°. I poveri, dice lo pseudo-Senoifonte (II 9), non possono
sua logica oppressiva si installano nello spazio altrove occupato dal- singolarmente celebrare sacrifici e possedere templi; essi hanno tut-
Puniversalita della legge e idalla mediazione della politica. Anche in tavia spostato queste funzioni da una. dimensione privata ad una
Parmenide, come nello pseudo-Senofonte, la chiusa assolutezza della pubblica (ciemosia), e cosi, grazie alla polis, si sono posti in condizione
verita non comporta perb Pimpossibilita di dar,conto razionalmente di iruirne al pari dei loro nemici. Gib la preoccupazione per una di-
del mondo della aloxa, che le si contrappone. 2 4 slocazione del sacro in mani profane indicativa della collocazione
La aloxa ha una sua organizzazione di cui il pensiero che si e del nostro autore in un’area che non FD’(D-’ soltanto aristocratica, ma di
installato nel luogo della verita pub fornire la sola. Chiave adeguata; ~un’aristocrazia legata alla funzione sacerdotale. Ma ‘b ancor piu si-
e occorre che esso ne fornisca la chiave, sia per mettere in chiaro gnificativa la sua concezione << privatistica >> di questa" funzione, che
la radicale deprivazionedi veritii del sistema della doxa, sia per im-' lo pone al di fuori della tradizione delfica, o almeno del versante di
pedire che l’inganno di cui essa consta sia duplicato dall’altro in- questa tradizione, favorevole alla polis, che si era sviluppato a par-
ganno di una spiegazione iallace. I I tire dalla scelta soloniana e fino agli Alcmeonidi. Qui il tempio era
Il passo del fr. 8 citato all’inizio marca nettamente questa arti- avvertito come il koz'2a01a,'il luogo comune e focale della citta da cui
colazione del discorso parmenideo, come la traduzione di Unterstei- si irradiava una saggezza difiusiva e-mediana: patrimonio, dunque,
ner 15 contribuisce a chiarire: << Io faccio conoscere il sistema (di del corpo sociale e garanzia della sua coesione, di un suo equilibrato
aloxa) coerente in tutto, poiche inquesto modo non we mai pericolo sviluppo. L’atteggiamento dello pseudo-Senoionte rinvia allora ad
che una sola concezione di mortali) possa traviarti >>. Del resto il un’area diversa: all’area idi un’aristocrazia sacerdotale chiusa e ostile
progetto di Parmenide b gia enunciato nelle righe finali delir. I: alla citta, tenacemente legata al diritto ereditario di un controllo
<<'E necessario che tu apprenda tutto, tanto il cuore immobile della esclusivo sul tempio, all’area, insomma, che ha in Parmenide e in
Verita rotonda, quanto le opinioni dei mortali, in cui non si trova Eraclito i suoi uomini pib emblematicif
verace certezza. Tuttavia anche questo apprenderai -—- come le cose
di doxa, che si estendono sempre e dovunque, necessariamente sono, 6. La proposta di leggere la C. A. come un. testo di << sociologia
pur nel modo della cloxa >> (31:-2). _ eleatica >>, in ragione della sua stretta dipendenza dall’ordine teorico
L’uomo del tempio, il detentore della verita, dunque, pub e deve del discorso sia di Parmenide sia di Melisso, non comporta certa-
parlare del mondo dei mortali, anche se non certo nei modi del di- mente l’ipotesi di una sua attribuzione a questi ‘autori’ (anche se
scorso vero: esattamente come, nello pseudo-Senofonte, b solo la certamente esclude l’opposta possibilita di attribuirlo a qualsiasi per-
Sop/via del cbrestos che pub dare rigorosamente conto di quel sisten1a sonaggio della tradizione << politica ;> centrata su Atene). Si intende
della democrazia che pure egli rifiuta; e che ne deve dar conto, se dire, piuttosto, che il nostro testo b intelligibile soltanto se viene
ne vuole mettere in luce la sistematica e compatta deprivazione di va- riferito a un ambito teorico e sociale insieme, che resta radicalmente
lore e impedire che interpretazioni fiacche e contradditorie determi- estraneo allo spazio .deI_l’universalita della legge e della mediazione
nino, nei suoi riguardi, atteggiamenti incerti, prese di posizioni am- politica: cioe aIl’ambito prodotto dall’ideologia della grande aristo-
bigue. I 4 crazia sacerdotale greca della prima meta) del V secolo, ed esteso fra
Non b qui il caso di insistere ulteriormente sui legami interni una frontiera occidentale (la Crotone e 1’E1ea di Pitagorae Parme-
\

4
48 Mario Vegeiti _
Il dominio e la legge I 49
nide) ed una frontiera orientale (l’Efeso di Eraclito e la Samo di
conflitto tra gli immediati interessi di << classe >>, inconciliabili al di
l\/Ielisso). Questa ideologia prende atto senza infingimenti della radi-
la di ogni inistificazione ideologica e di ogni mediazione politica.
cale spaccatura che nel corso del VI secolo si b prodotta nel corpo
Egli b inoltre in condizione, come si b visto, di vedere nitidamente il
sociale tra l’acropoli e liagora, l’aristocrazia e il demos, gli dbi e gli
carattere consequenziale, 'sistematico’, dei comportamenti politici
uomini: l’avvento della << stirpe del ferro >> esiodea ha posto fine per
della democrazia, senza mai indulgere alla banalita della critica no-
sempre a un potere-sapere che si detiene nel nome della divinita e4
stalgica e moralistica. 4 u 4
col consenso degli uomini, alla coesione immobile e gerarchica. del Di questa chiarezza non v’b traccia in Tucidide o nei Sofisti, e
corpo sociale, all’armonia, mediata dal tempio, tra dio, citta e natura.
neppure in Platone: in verita essa poteva soltanto essere consentita
Dopo questa ribellione << prometeicai», l’uno si b diviso in due, e il da 'un approccio al sociale che non lascia spazio né alla soggettivita
reciproco non pub pib accadere: la nuova forma dell’unita pub es-
ne alla persona ne all’anima, da un approccio, cioe, come quello
sere solo quella del dominio, che chi ha diritto al potere deve ormai pseudo-senofonteo, modellato sull’impersonale ' discorso vero ’ di Par-
imporre con la itorza della profezia ideologica — o con quella della menide e di Melisso. I
I

crociata. Di qui, l’emergere di una logica a due valori, che consente


Ma questa chiarezza, anche, ha un prezzo teorico. Abbiamo gia
tra le due polarita una relazione tutta inscritta nel dominio e nella
visto come lo pseudo-Senotonte sia incapace di pensare il mutamento
repressione, e che ha appunto nel pensiero eleatico la sua figura pib.
nel politico: egli e, in eiietti, radicalmente incapacedi comprendere
compiuta: il dominio e la repressione deIl’essere sulliapparire, della
tutta quanta la dimensione politica, con le sue articolazioni, le sue
verita sulla cloxa, degli immortali sui mortali, nel nome di una. di-
mediazioni,‘ le sue contraddizioni. L’Atene della meta del V secolo
vina e punitiva Giustizia. s 2
non E: storicamente riducibile alle sue categorie: il demos risulta
Una simile posizione ideologica si articola poi in una pluralita tutt-’altro che monolitico, e ancor meno lo b 'un’aristocrazia. spaccata
di uscite etlettive. Nei. Pitagorici, Patteggiamento repressivo pre-
tra l’ala alcmeonide, che pratica. l’alle-anzaicol demos urbano e ma-
cipita appunto —— finche i rapporti di forza lo consentono ~—- in uno
rittimo, e l’ala pib decisamente ancorata alla campagna e all’alleanza
spirito di crociata, di cui e emblematica la distruzione di Sibari; in
oligarchica con Sparta. Il sottile gioco di tensioni, di equilibri e di
Eraclito, essa da luogo all’invettiva, al sarcasmo, alla provocazione compromessi che sottende questo scenario politico sfugge comple-
di cui si page il prezzo fino in fondo. Ma b l’eleatismo a trasformare tamente alle potenti categorie dello pseudo-Senofonte; di tronte alla
la logica della scissione in uno strumento potente di analisi sociale:
smentita pib clamorosa delle sue tesi, di tronte ciob al fatto che la
ne b documento, se l’ipotesi qui proposta non appare infondata, la democrazia ateniese mantiene in realta una direzione aristocratica,
C. A, in cui i suoi rigidi nessi deduttivi danno luogo a una sorta egli non pub che abbandonarsi all’invettiva moralistica verso quei
di ingegneria o statica sociale, in condizione di rilevare la meccanica cbrestoi che tradiscono la propria natura per abbanclonarsi a una mal-
di funzionamento dei sistemi politici, ma non di comprendere le loro
vagita che solo la democrazia pub consentire.
contraddizioni funzionali, dunque anche i_ punti e le procedure che
Questa debolezza di analisi, che non gli consente di interpretare
rendono possibile un qualsiasi intervento daII’interno.
la speoificita del politico e del suo maciium ideologico, lascia lo
Il sapere che in tal modo viene prodotto apre spazi di compren-
pseudo-Senofonte privo di qualsiasi proposta determinata d’inter-
sione del sociale assolutamente diversirispetto agli esiti del pensiero
vento. Consapevole delfimpossibilita di riformare gradualmente il
politico iateniese che ci b pib largamente doucumentato, e questo
sistema democratico senza distruggerlo tutt’intero (II 8-9), giusta-
spiega l’unicita della C. A. rilevabile gia a prima vista. In primo
mente sfiduciato nelle chances dei complotti di fuoriusciti (III r2-I3),
luogo lo pseudo-Senofonte e in grado di individuare con una lucidita
sempre indotto a sopravvalutare la torza e la compattezza della de-
che non ha confronti il carattere materiale dello scontro sociale, il
mocrazia, egli non e in grado di analizzare contraddizioni e di tondare
1

50 Mario Vegetfi IZ dominio e la legge 51

su di esse un progetto politico. Frustrate le superficiali speranze ari- Pleistoanax in Attica nel 446 (il re spartano si ritira corrotto da
stocratiche in un crollo spontaneo del sistema per la sua apparente Pericle) dimostra ache Sparta non b in grado di approfittare della
assurdita, il testo della _C. A. pub soltanto chiudersi su un’alternativa, congiuntura per dare il colpo di grazia al demos ateniese. La pace
che resta tuttavia implicita, fra la definitiva rassegnazione e la lotta dei 30 anni (446/5) segna in effetti la rinuncia da parte di Sparta
di sterminio, secondo la memoria di Sibari 17. a interferire nell’area dell’egemonia ateniese: abbandonato il ruolo
di gendarme internazionale (un ruolo cui non appare ideologicamente
2 ' 7. Se sul piano teorico i termini dell’alternativa possono risultare né economicamente preparata), essa consegna di fatto l’aristocrazia
equipotenti, non c’e dubbio che a livello politico-ideologico la de- dell’Egeo nelle mani del demos di Atene. Le conseguenze non si
stinazione del testo consiste nel far crescere la consapevolezza della fanno attendere anche sul piano interno: con l’ostracismo di Tuci-
necessita -di uno scontro frontale e decisivo fra l’aristocrazia e la dide di Melesia nel 443 viene decapitata l’opposizione oligarchica a
democrazia ateniese. Di uno scontro, perb, che non pub pib passare Pericle.
all’interno della citta: l’accento (p. es. I I4) e sul carattere interna- Sicura in terraferma e nell’Egeo, l’iniziativa ate121iese si rivolge, con
zionale del potere democratico, quindi sulla necessita che esso venga Paggressivita che le b propria in questo periodo, verso la Magna
confrontato da un altrettanto coeso schieramento oligarchico interna- Grecia. Qui il potere pitagorico incentrato su Crotone veniva cono-
zionale. , 2 scendo, a partire dal 455 circa, la sua maggiore e definitiva crisi;
_Da questo punto di vista, l’ipotesi di un riferimento teorico della quasi emblematicamente, una seconda distruzione di Sibari, nel 448,
C. A. a]l’orizzonte eleatico pub forse venir confermata (se non certo si collocava alla fine di un lungo dominio iniziato con la prima distru-
provata) da una ricostruzione della sua collocazione storica, della zione dell’odiata citta, nel 510. Nel 446/5 Atene appoggia una terza
congiuntura politica nella quale vengono ad inscriversi un’analisi ricostruzione di Sibari, solo provvisoria; subito dopo, Pericle vara
sociale e un appello alla lotta di ispirazione eleatica. 4 il progetto di 'I'urii, superando una dura opposizione interna ca-
Richiamiamo innanzitutto le conclusioni cui b giunta la critica peggiata forse da Tucidide di Melesia, ma appoggiato per contro dal
pib autorevole. , consenso di Delfi. Comunque si valuti la complessa vicenda di Turii,
La C. A. va collocata intorno al 445, ciob dopo le sconfitte ate- E: chiaro che l’impresa si configura come pan-democratica ancor pib
niesi in Beozia del 447 e prima della -guerra di Samo del 44x/0; il che pan-ellenica: uomini come Ippodamo e Protagora, cui sono afi-
suo autore b probabilmente un ateniese, che. vive in esilio in una dati il piano urbanistico e la costituzione della citta, conferiscono
citte. a regime oligarchico 18. Certamente aristocratico, e interprete al progetto un’inequivocabile valenza ideologica. L’installazione di una
genericamente della posizione dei grandi gene, secondo la nostra citta democratica sul territorio sibarita, non pub che venir avvertita
ipotesi egli e pib specificamente legato alla tradizione sacerdotale, come una provocazione ideologica, oltre che come una sfida econo-
ed e padrone del pensiero eleatico: una conoscenza non certo diffi- mico-politica, lanciata da Atene. Turii da probabilmente il colpo di
cile da ipotizzare per un intellettuale ateniese della meta del secolo. grazia al potere pitagorico in Crotone; subito dopo, essa si impegna
- La situazione politica in cui egli scrive si pub riassumere rapida- in una lunga guerra contro l’altra cittadella pitagorica di Taranto;
mente 19. A dal canto suo, _la penettazione ateniese in Magna Grecia continua
C’b, innanzitutto, una grave crisi della credibilita spartana agli con l’alleanza con Reggio (44o?). L’eredita della pitagorica Crotone 2°
occhi dell’aristocrazia greca. Le sconfitte ateniesi in Beozia 11el 447 si sposta allora a Occidente: a livello ideologico oltre che economico
avevano determinato, un anno dopo, una serie di sollevazioni di essa viene raccolta da Elea, nella quale 'b forte l’in£Iuenza politica
aristocratici antiateniesi nelle citta‘ << alleate >> (certo in Eubea, pro- di Parmenide (formatosi nell’ambito del sapere pitagorico) e di Ze-
babilmente anche a Mileto). L’esito grottesco della spedizione di none. L’impegno politico dei due eleati b fuori di dubbio, come lo e
_ .,_,...,,,...._,_,.._,.,..,.-...._.-a-.-__..-.4_.....,__,4........n....u .2 ... ...

52 Mario , Vegezfti
IZ d0mz'm'0 e la legge 53
la loro collocazione sociale: Parmenide e << legislatore >> della citta, di Pericle poi 23. Il disegno appare quello di rovesciare Pegemonia
oltre che sacerdote legato al culto di Apollo; Zenone morira, pib
ateniese nell’Egeo, e di eliminate le roccheforti democratiche su cui
tardi, organizzando un complotto-armato contro un tiranno proba- quell’egemonia si impernia. In tal caso la guerra di Samo, e l’inizia-
bilmente di parte democratica. - I tiva di Melisso, vanno viste — secondo l’ipotesi che si b venuti pro-
La penetrazione ateniese in Magna Grecia propone, si b detto, spettando -—- come l’estrema risposta di matrice eleatica alla pene-
una provocazione e una sfida: molti indizi autorizzano a mio avviso trazione ateniese in Magna Grecia: dopo il crollo del pitagorismo a
l’ipotesi che l’aristocrazia eleata si sia sentita in grado di raccoglierle Crotone, e dopo la rinuncia di Sparta a portare avanti il confiitto,
e di organizzare una risposta politico-militate oltre che ideologica. Samo risultava in eifetti il maggiore avamposto militate di cui dispo-
Il primo di questi indizi e il viaggio ad Atene di Parmenide e Ze- nesse l’<< internazionale aristocratica >>, e il pib adatto ad attaccare di-
none, di cui ci informa Platone, Che il viaggio non abbia avuto sol- rettamente nell’Egeo ‘quella talassocrazia ateniese in cui lo pseudo-
tanto finalita turistiche- o culturali,_b gia di per se stesso evidente; Senofonte aveva individuato il fondamento della democrazia.
ma un prezioso chiarimento del suo contesto politico e offerto dallo La guerra ebbe, come e noto, un esito disastroso per Melisso e i
stesso Platone, che testimonia i contatti dei due eleati non solo con geemoroi di Samo, nonostante un certo appoggio persiano. Da allora
gli aristocratici del suo stesso entourage familiare, ma anche con in poi, {non si hanno piu notizie né did Parmenide né dello stesso
l’oligarchico Aristotele, che sarebbe stato uno dei Trenta tiranni 21. Melisso. Zenone muore nel tentativo di rovesciare una tirannide in-
Quanto alla data del viaggio, Robin ritiene che esso sia da riportare stallatasi ad Elea: se-gno sicuro che anche nella citta della Porta il
<< al pib presto» alle Panatenaiche del 449, quando Socrate, allora potere aristocratico-sacerdotale era in crisi. I
-<< assai giovane >> secondo Platone, avrebbe avuto 2o anni; ma nulla
Nel giro pochi anni, fra il -445 e il 440, l’iniziativa degli eleatici
impedisce di pensare alle successive Panatenaiche del'445, il che tra
viene cosi isconfitta, e il loro potere travolto sia a Samo sianella
l’altro consentirebbe di attribuire a Socrate un’eta pib verosimile stessa Elea. Ma, per quel che pib ci interessa, sono proprio gli anni
per il dibattito filosofico. in cui b stata scritta la C. A.: una collocazione cronologica che chia-
La presenza degli eleati in Atene nel 445, e i loro contatti, chiari- risce il significato dei riferimenti teorici di cui si e discusso, e ne ri-
rebbero assai bene gli scopi del viaggio: una protesta contro il pro- ceve a sua volta un senso preciso. I
getto di Turii, e l’apertura di un rapporto con l’opposizione oligar- Un intellettuale oligarchico ateniese, probabilmente in esilio, di
chica antipericlea, facente capo a Tucidide, ostile a quel progetto. formazione eleatica, disponeva di tutti gli strumenti teorici, e delle
Non si pub escludere, del resto, un contatto diretto di Parmenide necessarie motivazioni politiche, per scrivere un testo di importanza
e Zenone con Melisso, Zeader della Samo dei geemoroi, che vi erano cruciale nel quadro degli eventi che si sono ricostruiti. Da un lato,
al potere non importa se da molti o pochi 4111111, un Melisso che la demistificazionedell’ideologia democratica e dello spazio politico
di liq a poco avrebbe condotto le forze di Samo nella guerra contro in cui si consolidava il potere del demos, la denuncia del tradimento
Mileto ed Atene. ‘ di una parte dell’aristocrazia, la riafiermazione implacabile della
Diretti o indiretti che fossero i suoi rapporti con gli eleati d’Oc- logica del dominio: la piattaforma teorica, dunque, per una con-
cidente, Melisso appare comunque impegnato, ancor 4 prima della troffensiva guidata dalliala dell’aristocrazia greca rimasta irriduci-
guerra del 441/o, a ripristinare il potere de]l’oligarchia ne]l’area bilmente ostile alla poZz's e alla sua politica, in nome di una tradi-
ionica: questo almeno se1nbra il senso che va attribuito s al suo in- zione die potere radicato neIl’acropoli e nel tempio. i
tervento ad Efeso in favore di Eraclito. In questo quadro acquista DaIl’altro, la lucida ricognizione della compattezza, interna ed
un senso preciso la sua presenza alla testa delle forze di Samo nel- internazionale, del sistema democratico, il rifiuto sprezzante di ogni
l’attacco alla Mileto democratica prima, e nella guerra contro l’Atene illusione circa la possibilita di un accon1odamento pacifico con esso,
Il domimo e la legge 55
54 Mario Vegetti
storico classico, Bari 1:966, I, nota 1:48, pp. 569 s., e G. W. BOWERSOCK, Pseudo-
o di una sua riforma interna, o ancora di un crollo reso inevitabile Xenoplaon, << Harvard Studies in Classical Philology», 7r, 1:967, pp. 33-55
dalle apparenti incongruenze: l’appeIlo, insomma, allo scontro fron- (il testo edito da Bowersock b quello seguito in questo lavoro). Per una data
tale e decisivo. Per entrambi questi aspetti, la C. A. si inserisce per- anteriore al 432 si pronunciano anche Person, cit., pp. 47 ss., e, recentemente,
G. Davnaro ROCCHI, L’Atbenaion2 politeia del V secolo a. C., <<Paro1a _de1
fettamente nell’iniziativa eleatica di questi anni, e le offre anzi un
P2-ssato >>. I971. on 312»-34I ($P<’=¢-2PP- a5I 88-)-
supporto indispensabile di analisi: sua prima destinataria e natural- 3 Resp. Alla. 5, r2 (fr. 5 e 25 Diehl). .
mente l’aristocrazia, non solo quella spartana come si b spesso sup- 4 Per il rapporto anima-citta in Platone e fondamentale il libro IV della
posto, ma ancor‘ pib, probabilrnente, quella dell’area dell’Egeo sotto- Repaeblica (434Css.); per Pequivalente corporeo il Timeo (44D ss., 69Ass.).
Sul tema, cfr. recentemente T. I. ANDERSSON, Polls and Psyche, Goteborg I971;
posta all’egemonia ateniese, e forse anche quella della Magna Grecia B. WILLIAMS, The Analogy of City and Soul in PZat0’s Republic, in §< Exegesis
nel momento diflicile della crisi del pitagorismo. and Argument», Assen I973, pp. 1:96-206. 4 2 .
. Sul piano psicologico, certo, il testo dello pseudo-Senofonte ri- 5 In Polit. I287 a 32: ma si ctr. tutto il cap. III I6. Per i mesoi ctfr. Polzt.
IV 1:11.
sulta invece documento di tutt’altro genere. 6 I numeri corsivi, usati per le citazioni in questo paragraio, si riferiscono
La potenza -della logica della scissione e del sistema che esso alla numerazione progressive della << tavola delle opposizioni » riportata a
impiega, insieme con la sua incapacita di pensare le mediazioni della pp. 40-41. _ ~
7 Per questo passo si e seguito il testo di Frisch anziché quello di Bowersock.
politica, le articolazioni del sociale, lo rendono espressione di tuna
8 Su eofkos come << coerente» ctr. M. UNTERSTEINER, Parmenide, Firenze
parte storicamente perdente: di un’aristocrazia scissa, a sua volta, I958. 2- I77. 11- 43-
fra il desiderio del dominio di cui si sente depositaria per un diritto 9 Cfr. I I, 4, 8, 1:4, I6, III r. _
da sempre acquisito, e la necessita di una pratica frustrante della ~ 1° Resp. 557Css. -
11 Cosi in Tucidide, in Protagora, in Platone (<< ogni costituzione muta >>,
mediazione e della sottomissione alla legge della politica. Dietro il
Resp. 545 D).
rigore delle deduzioni, dietro la lucidita delle analisi che nulla con- ‘ 12 La traduzione e di G. REALE, Melissa, Firenze 1:970 (leggermente
cedono alla banalita della protesta spicciola, non e difficile avvertire modificata neIl’ultima frase).
il senso di una disperazione profonda, e insieme i modi allucinatori 4 13 Analizzando 1o stile dello pseudo-Senofonte, Fruscu, op. ez't., pp. 1:6r, I74,
insiste giustamente sia sul largo uso di supposizioni ipotetiche, sia sul carattere
dip una tenace riproposizione del dominio perduto, che sono tipici rip-etitivo, iterativo, con il ricorso a parole-guida. Per il ricorso a ipotesi-lmnte
di questa classe sociale in crisi. La tradizione sulla morte di Eraclito e al ragionamento per assurdo, cfr. "II I4.—Ij.
e Zenone 24 rappresenta, si pub dire, il volto tragico della stessa con- 14 Per una caratterizzazione in questo senso deIl’e1eatismo e per la relative
bibliografia, cfr. M.‘ VEGETTI, Nascita dello scienziato, Torino I977; 811C116
dizione che lo pseudo-Senofonte descrive con l’impersonale rigiditb Il << dio filosofo » e la sua metafora, <<l\/Iateriali filosofici», 2, I976.
della sua logica. ~ I I 15 Cfr. M. UNTERSTEINER, op. 0515.; per Pinterpretazione della frase citata
dal fr. I seguo invece G. S. KIRK-J". E. RAVEN, The Presocratic Philosophers,
Cambridge I964, p. 267. -
16 Ctr. in proposito G. PUGLIESE-CARRATEI..LI, Piaolarcbos, <<Pa1:o1a del
Passato», 1963, pp. 385-6; ibid., 1:970, pp. 243-8.
17 Ma non solo una memoria: una seconda distruzione di Sibari ad opera
di Crotone ha luogo nel 448 (cfr. E. WILL, Le moods grec et Z’Orz'em‘, I, Paris
11: 2, . 2. ).
1 L_’attribuzione a Tucidide b discussa e negata_ da I. DE ROMILLY, Le 97 18-pCfr.77in questo senso FRISCH, op. r:z'2f., pp. 96 ss., e gia E. KALINKA,
Pseudo-Xénoplao-n at Tlaucydide, << Revue de Philologie» 1:, 1:962, pp. 225-241. Leipzig I913, pp. 45 ss. Sulla posizione de]l’autote come portavoce dei gene
Sui legami con Protagora insiste I-I. FRISGI-I, The Constitution of Athenians, antialcmeonidi e antidemocratici ctr. Davnruo Roccnr, cit., p. 329.
Kobenhavn I942, pp. I07 ss. Per an ritorno alfattribuzione senofontea propende 19 Un quadro del periodo e in E. WILL, op. cit, pp. I66 ss., 276 ss. _ 4
M. I. FONTANA, La Costitaziorze degli Ateniesi, Palermo I969, pp. 26 ss. Per
2° Per quanto segue e importante E. LEPORE, Elea e l’eredz't& dz’ Szbarz,
un accurato esame critico delle varie proposte ~di attribuzione, cfr. M. GIGANTE, <<Parola del Passato >>, I966, pp. 255-278. .
La costituzione degli ateniesi, Napo-li 1:953, pp. 55 ss.
2 Su questa data concordano, fra gli altri, S. MAZZARINO, Il pensiero 21 La testimonianza e in Parmenide, r27Ass.
_. “.4. .....-.........w"w “~v%w¢---¢-13»--¢-~ - 7 * 7

56 Mario Vegetti _
Diego Lamzaz
22 L’ipotesi che larestaurazione oligarchica a Samo sia avvenuta nel 453
s stata proposta da I. P. BARRON, The silver coins of 'Sam'0s, London 1:953, Lo spettatore suila scena
pp. 82 ss. E. WILL, Notes sur les régimes politiques de Samar cau V siécle,
<< Rev. Etudes Anciennes», 1:969, pp. 305-319, ritiene invece che Paristocrazia
dei gefimoroi abbia detenuto il potere senza soluzioni di continuita. A1 critico della cultura non va a
23 Testimonianze in REALE cit. AI, 2., 3. genio quella cultura a]la quale sola
24 Testimonianze in DK A1: (Zenone) e DK AI (Eraclito). egli. deve il disagio che prova di
fronte ad essa.
ADORNO

N. E capitato alla Nasciza cZeZZa mzgeciia i1. contrario di quanto tal-


volta capita ad opere salutate a1 loro apparire come fondamentali
rnodelli di metodo scientifico e che poi lasciano scarsa eredita. Ri-
fiutata dagli specialisti quando fu puhblicata, l’opera nietzschiana
non ha tardato ad imporsi non solo nel pifi vasto dibattito culturale
cui era destinata, ma anche e soprattutto tra gli studiosi de1l’an-
tichita. E stato un imporsi per cosi dire clandestine, perché il ri-
chiaino a Nietzsche in filologia classica per non poco tempo dovette
apparire compromettelite e non scientifico. _
A Scriveva tra Paltro Nietzsche: << Se con la massima brevita, e
senza la pretesa di dir nulla di esaurierlte, si vuole indicare cib che
Euripide ha in comune con Menandro e Fflemone, e cib che lo im-
poneva loro come un modello irresistihile, hasti dire che Euripide
ha preso lo spezfmtore e lo ha portato sulla scena. Chi ha capito di
quale materia i tragici prometeici anteriori ad Euripide formassero i
loro eroi, e quanto fosse lontana dalia loro intenzione 1’idea di por-
tare sulla scena la maschera fedele della realta, si rende conto della
tendenza del tutto diversa di Euripide. Guidato u dalla sua mano,
1’uomo della vita di ogni giorno passa dalla cavea sul palcoscerricoz
lo specchio, che prima rifletteva Pespressione dei grandi e arditi
sembianti, ora mostrava quella fedelta meticolosa che rende con
scrupolo -anche i 1inea111e11ti sbagliati della natura >> 1.
Come si vede, Nietzsche a qui assai cauto: egli si preoccupa di
avvertire che non si tratta di una definizione esauriente della tra-
gedia euripidea e si esprime nel modo piil generico possibile, chia~
mando 10 spettatore Puomo della vita di ogni giorno. Pifi oltre insi-
stera sui rapporti di Euripide con Socrate, sul conflitto tra filosofia e
rnusica e sulla morte dello spirito dionisiaco. Nietzsche aggiunge,

'> - ‘ -. ' ' > ..‘


58 Diego Lzmza no Lo spettatore sulla scena ' 59
e non E: aiiermazione separahile dalla prima, che Euripide, dopo hliche sovvenzioni, e neppure del professionista. Tutti questi per-
aver collocato lo spettatore sulla scena, ha creato un nuovo 0sserva—- sonaggi popolano la cornrnedia aristofanea e passeranno da questa
tore di cib che accade in palc0sce11ic0: se stesso c0n1e pensatore. attraverso la tradizione cornica nel teatro di Menandro. ca invece
Non e difiicile accorgersi c0n1e il pensiero di Nietzsche sia stato in Euripide il contadino povero, che vive del proprio lavoro, ea;
dionisiacamente smembrato. Aver collocato l’u0n10 della vita di ogni sulla scena, senza hisogno di celarsi sotto alcun n0n1e mitico, e la
giorno sulla scena e stato assunto come definizione dell’<-zssenza sua presenza non E‘-=1 casuale. Cerchero di n1ostra1:e nelle pagine che
della tragedia euripidea, al punto che e dificile trovare nella critica seguono c0n1e la presenza. diretta dei contadini dell’EZettm e dello
euripidea del nostro secolo studioso che n011 abbia dovuto tener Oreste 11011 sia che un caso limite, 111a che come ogni caso limite sia
l
conto di tale definizione, consapevolmente 0 inconsapevolmente, per conseguente con il procedere abituale del tragediografo. Non lo spet-
assumerla come proprio punto di partenza 0 per contestarla. S010 1'?
\ P tatore qualsiasi importa ad Euripide rappresentare, ma un tipo p1:e~
.)

che, il discorso di Nietzsche, sn1en1brat0, si E: fatto i111n1ediata111ente I


4&1

ciso di spettatore, 11011 un inesistente ‘piccolo borghese’, 111a una


banale. Non piu delliuorno della vita di 0g11i giorno si e parlato, 111a reale figura sociale: il contadino attico c11e vive del proprio campo.
del piccolo borghese, ed Euripide E-1 cosi diventato l’efl:icace descrit-
Th

J
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tore del piccolo borghese, il padre di u11‘pri_n10 teatro horghese, un << E un c011tadi110 attico puro sangue, cornbatte con le pietre cl1e
piccolo borghese egli stesso. E ovvio che a borghese 0 piccolo hor- gli danno timo e salvia, sopporta i dolori e 11011 riceve nulla >>, cosi
ghese si é sempre voluto dare il senso di antieroico, di familiare, di Menandro descrive Cnen1011e, il 111isant1:0p0, e cosi pure '6: Gorgia,
quotidiano appunto, non quello pin rigorosamente sociologico di suo figlio. Di contro a loro sta Sostrato, << giovane e di padre n10lt0
una definizione di_ classe. Ma le parole, spe_cialn1ente quando sono
ricco che possiede terreni di grande valore da queste parti, di abitu-
assunte come definizioni, finiscono "col giocarelarutti scherzi; tpercio di-ni cittadine ». Egli si conquista la sti111a del contadino e degli sper-
chi piu chi 111en0, definendo i personaggi eutipidei dei piccoli tatori, accettando per amore di faticare: << In questo afiare ti sei com-
borghesi sotto panni eroici, tutti finiscono col pensarli quali efiettivi portato senza falsita, anzi con animo franco, e in vista del 111atri111oni0
precorritori dei personaggi di Strindberg quando non di Becque 3. hai accettato di far tutto. Ricco come sei hai preso il forcone, ti sei
Eppure Nietzsche aveva ragionez Euripide porta sulla scena lo 111ess0 a zappare, hai voluto faticare. In un caso sin1ile si 1110stra vera-
spettatore, l’u0n10 della vita di ogni giorno, e n011 soltanto vestendolo 111ente un uomo: chi, ricco, ha saputo adeguarsi alla vita d’u11 p0-
dei panni solenni degli eroi epici, 111a addiritturfa con le sue proprie veraccio sapra sopportare ogni rovescio di fortuna >> 3. V -
vesti. Euripide porta sulla scena gente comune, anonima, e non s0l- Quando si considerano questi versi di Menandro il rirnando ad
tanto in ruoli tradizionalmente consentiti e riconosciutir il pedagogo, Euripide appare quasi d’0l1l>lig0. ll contadino povero, grazie alla sua
la guardia, la nutrice. Il contadino dell’Elettm e l’a1tr0 contadino, fatica quotidiana, riesce a sfuggire la miseria dell’accatt011ee si man-
questo soltanto evocat0,~in un logos _a12geZz'kos n1a 110n per questo di tiene lontano dalle tentazioni che la ricchezza suggerisce. La fatica
minore in1porta11za, de]l’Oresz‘e, 11011 s0110 personaggi al seguito degli quotidiana, cui 11011 pub sottrarsi, lo nobilita. I1 rirnando ad Euripide,
eroi, né semplici elementi di c0n10d0 nello svolgersi della vicenda che 11ell’Oreste afiida proprio a questo contadino il c0n1pit0 di sal—
dtarnmatica. La 101:0 introduzione nelle tragedie as un fatto nuovo, vare la patria, non e dunque arrischiato 4. Ma che significato assume
reso possihile dal nuovo carattere che la tragedia e venuta assumendo. I

un tale rin1andoP p
Tuttavia, occorre subito chiarire, Euripide 11011 colloca sulla scena Gorgia, elogiando Sostrato, par quasi rompere la finzione sce~
tutti gli u0n1i11i della vita di ogni giorno. Né direttalnente né indi- -1, ‘-
nica e rivolgersi al puhblico con una gnome che presuppone u11a
rettamente trovano posto nella sua-tragedia figure c0111e quella del in1n1ediata solidarieta degli spettatori. Gorgia parla la lingua del po-
111ercante, dell’artigian0, del soldato, del popolano che ca111pa di pub- polo e sembra giudicare Sostrato c0111e potrebhe giudicarlo il con-
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6o Diego Lanza ‘ , s Lo spemzzfore sulla scena 61;


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tadino venuto in citta per assistere alla rappresentazione. E uno che simile a quello che difende Oreste e che lo vorrebhe coronato quale
sa stare con noi, dice Gorgia, sa accettare una condizione che non E: benefattore della citta. A 1 1
la sua, sa faticare per raggiungere quello che desidera. E il lavoro, l

la fatica che nobilita Sostrato, perché si tratta di una fatica Anche Eschilo aveva parlato degli uo111ini di cui la citta ha bi-
volontaria. 1 - 1 sogno per sopravvivere. Nel prologo dei Setzfe, Eteocle si rivolge ai
I1 Gorgia menandreo presuppone la solidarieta deg]i1spettatori, cittadini di Tebe: la patria b in pericolo, ciascuno deve impegnarsi
almeno dello spettatore 111edio. Non b diverso il caso di Euripide un secondo le proprie forze a difenderla e a difenderne gli dei. ll pericolo
secolo prima. Quando fa dire ad Oreste nell’EZet2fm che la noloilta della patria e il pericolo della liloerta; Eteocle definisce con chiarezza
del carattere non si pub intuire direttamente dallo stato sociale degli questa equivalenza nella conclusione del prologo, rispondendo al-
uomini, dai loro vestiti. dalle loro ricchezze, anche Euripides presup- l’araldo: << Non lasciate rnai sotto il giogo della schiavitu una terra
pone un pubhlico pro11to'a condividere questa riflessione senza duhbi libera e una citta fondata da Cad111o >> 7. Appare qui trasparente la
0 sorprese. Alla fine del quinto secolo dire nel.l’afiollato teatro Adi eredita delle guerre persiane e il 1*iferin1e11to d’ohbligo b ad alcuni
Dioniso che anche chi fatica pub essere di animo nobile non doveva celebti hrani erodotei. Ma quel che i111porta sottolineare b come il
certo suonare aiiermazionet rivoluzionaria. 'Ne]l’Oresz‘e Euripide va discorso ai Tehani, i << fedeli portatori di scudo >> (1: 9-20), col quale
anche oltre. Le parti sono chiaramente stahilite: di qui Oreste, per- si apre la tragedia e l’elogio dei 'sei eroi, che Eteocle destinera in-
seguitato dalle Erinni, 11:1alato,_ dehole, minacciato di morte, che pub sieme con se stesso alla difesa delle sette porte, presuppongono una
contare soltanto su]l’aiuto della sorella e dell’an1ico Pilade, di la omogeneita di fondo. Nell’uno e nell’altro caso si vede rappresen-
l’insien1e degli ipocriti (Tindareo, Menelao, i seguaci di Egisto) che tata con piena evidenza la figura ideale dellioplita ateniese, dell’arte-
lo vogliono condannare. Il logos amgelikos ci descrive il giudizio fice della vittoria di Maratona. Eteocle insiste sempre‘ sulla dedizione
che non si tiene nel_l’Areopago, come per Eschilo, n1a davanti al tri- dell’e1:oe,' sulla sua lealta, sul favore che gli dei gli concedono per
bunale popolare di Argo. Il rituale e quello del tribunale ateniese, e la sua pieta. L’oplita non b il guerriero d’eccezione, ini111itahile per
uguali anche i giudici. Sfilano gli oratoriz Taltibio, l’opportunista forza fisica o per abilita nell’uso delle armi, b il cittadino probo che
\
che propone la morte di Oreste, Diomede, che, pur riconoscendolo | ha come sua prirna virtu la disciplina: << la disciplina >> (pair/vare/5222),
colpevole, consiglia l’esilio, il demagogo anonimo, sotto cui semhra I
I
precisa Eteocle nel co111n1o che lo oppone al coro delle donne, << e
celarsi la figura storica di Cleofonte 5, che torna a proporre la morte, madre del successo che porta a salvezza >> (2.24-5). ,
addirittura per lapidazione. E questa la figura connotata piu negati- lI
I sei eroi che s011o celelorati nella grande scena centrale della tra-
vamente: uorno dalla lingua priva di ritegno, violento, la cui stessa gedia, vengono tutti rappresentati come rnodelli di disciplina, di de-
citradinanza bi dubbia, la cui oratoria e priva di saggezza. A lui Eu- vozione alla divinita, di dedizione alla patria. A rappresentarne con
ripide contrappone quindi il giudice favorevole a Oreste. Costui e maggiore imn1ediatezza le virtb stanno i simholi ele imprese scolpiti
il contrario del demagogo intrigante: di' aspetto nonattraente, uomo sui loro scudi 8.
coraggioso, che frequenta poco la citta perche lavora personalmente Anche se Eschilo presenta inquesta rassegna eroi mitici che com-
“ I
la sua tetra. Uno di quelli-che anche soli sono in grado di salvare la

1 _..\
battono in.dividualn1e11te, ciascuno ad una porta della citta, in sette
tetra patria; Il ritratto 11011 potrelohe essere pib preciso. L’elogio del distinti duelli, a chiaro che l’i111111agine del cornbattente che egli ha
contadino fatto qui riprende esplicitamente quello dell’EZettm e se- dinanzi re che intende proporre allo spettatore, b quella dell’oplita
condo alcuni interpreti anche il hrano gnornico delle Supplici 6. che combatte inquadtato nella falange. L’in1magine idealizzata del
Tanto piu gnomicamente efiicace in quanto l’cmgeZos 11011 appare comhattente di Maratona viene proposta come un’imn1agine in cui
figura neutra: con1e egli stesso s’aiiretta a definirsi, b un contadino, il cittadino deve i111parare a rispecchiarsi. La lealta del cittadino trova
-.-..+.-_...-.._.-....-...................-__ .---.....,....-............,.... .. -._ _.. ... ._. __.__.___,___.___.____._.____.______r

62 Diego Lanza 1 Lo spettatore sulla scena 63


la propria prova suprerna nella disciplina del soldato, per questo la attratto nella parodia, n1a b interessante osservare come Aristofane
tragedia piena di Ares rappresenta nello stesso tempo la celebra- accentui parodica111ente proprio il distacco del 1 poeta dalla realta
zione della comunita cittadina, unita e libera. cittadina, lo trasformi in un critico della citta. L’elogio eschileo del-
L’ideale dell’0plita ateniese, del cittadino-soldato, che Vidal Na- 1’op]ita b al contrario proprio l’elogio della citta, e l’ir11111agine della
quet ha con esattezza ricostruito in un suo recente saggio, trova nella polis quale si delinea nella scena ce11trale dei Setre E-1 con1ple111e11tare
tragedia di Eschilo la rappresentazione forse piu persuasiva 9. La a quella proposta nelle Ermzetzidi. p
sua realta storica b breve: assai presto la potenza di Atene sara
afiidata ad altre iorze. L’incren1ento della flotta porta ad una tra- A *Nelle S2/zpplici Euripide presuppone evidentemente i Sette: i
sformazione de]_l’esercito e di conseguenza contribuisce ad alterare caduti di Tebe ricevono l’0n1aggio funebre di Adrasto e ii suo epi-
gli stessi rapporti sociali, si cl1e nella giovane, n1a non per questo tafio ha ben presenti i sei ritratti del nunzio escl1ileo14. Qui la si-
meno importante, tradizione che si ;Eorn1a sulle guerre contro i Per- tuazione 2-; capovolta, 111a Euripide non si prefigge di dirnostrare gor-
siani, le vittorie di Maratona e di Platea non di rado vengono opposte gia11a.me11te la legittimita dell’aggressione di Tebe, quanto piuttosto
alla vittoria di Salamina 1°. La tradizione de]l’oplita, cittadino-soldato, di delineate l’u111anita esemplate dei guerrieri caduti dinanzi alle
si oppone alla nuova i111111agine di una forza bellica n011 piu fondata porte. Dai diversi rapidicenni d’el0gio si co111pone 1.111 unico modello
sul coraggio e sulla disciplinata dedizione alla patria, quanto sulla etico, quello del soplororz tutto attento alla costruzione del proprio
abilita tecnica da una parte, sul lavoro mercenario dall’alua. equilibrio interiore15, E questo l’ideale che Euripide oppone al mo-
L’0plita, proposto da Eschilo, b percib gia in parte un’in111:1agine dello eschileo. L’ideale oplitico vive esse11zial111e11te nella leale de-
mitica: la guerra 11el 467 E: orrnai anche un mestiere, né rappresenta dizione del cittadino alla citta, la virtb dell’oplita sta tutta nel va-
piu la prova sublime della lealta del cittadino. Il tentativo nel 41:1 lore, e la sua bravura di soldato non richiede particolari abilita te-
di restaurare l’a11tica 'repubblica degli opliti’ b destinato a fallire 11. cniche, 111a solo fermezza e disciplina 16. I1 nuovo ideale del saggio
Eschilo presuppone sempre una citta i11trinseca11:1ente- solidale e b invece di equilibrio,1di rinuncia ai piaceri, di disciplina interiore.
coesa, minacciata nella propria liberta soltanto dall’esterno: l’indi- La comunita cittadina, in questa nuova prospettiva, non b piu il na-
pendenza della citta pub percib coincidere in tutto e per tutto con la turale luogo di esplicazione della virtu individuale, anzi ne pub rap-
libertai politica dei cittadini, la difesa dell’ur1a b la difesa dell’altra 12. presentare un latente pericolo di corruzione.
Sulla distanza tra i modelli rappresentati sulla scena e la reale Le cinque figure delle Supplici compongono una figura morale
vita della citta si sofierma Aristofane: << Eschilo non andava d’accordo che si pub far risalire all’IppoZz'zfo e a]l’AmZromaca 17, rna il modello
con Atene >>, egli faosservare, e in generale, in tutta la definizione che si delinea nel discorso di Adrasto introduce elementi nuovi, de-
dei caratteri della poesia eschilea e della sua superiorita su quella stinati ad avere un seguito importante nell’opera di Euripide. Sono
euripidea, Aristofane insiste, anche se per elogiarla, sulla piil alta in scena ancora gli eroi del n1ito, 111a la figura ideale che essi sono
nobilta dei personaggi eschilei, separati e lontani dagli iuomini che chiamati collettivan1e11te a c0111porre gia si a]lo11ta11a dall’esen1plarita
si incontrano nella citta. << Guarda dunque >>, fa dire allo stesso eroica di Ippolito 0 di Andrornaca. Due nuovi ten1i si propongono:
Eschilo, << quali uomini egli (Euripide) aveva ricevuto da me al prin- il rifiuto della ricchezza e il rifiuto della poesia, della dolcezza delle
cipio, nobili e di quattro cubiti, e non gente che evita gli in1peg11i Muse.
cittadini, che passa il suo tempo in piazza (6tyo»pou’.oug), cavillatrice Questi due rifiuti sono ignoti alla saggezza di Ippolito, che anzi
(3CO@0i,)vOUQ) co111e oggi, e intrigante (rcowoxfipyoug), 111a uomini che non della sua condizione di privilegio si giova per rifiutare le gravose
respirano se non picche e lance, elmi con bianchi citnieri, arntiature e incombenze del potere politico, e del canto fa il proprio _strun1ento
ani111_i con sette pelli di bue>>13. Anche Eschilo b irresistibilrnente di preghiera alla dea. Non solo: come si E: messo in luce, grazie al
64 Diego Lama A Lo spettatore sulla scena 65

diretto confronto con Eschilo, Euripide on1ette ogni riferimento alla rato, ma una volta nominatosi non tarda a caratterizzarsi e ad atti-
divinita, ed evita cosi di dover contrastare la condanna eschilea. Ma rare su di sé l’attenzione dello spettatore. Egli rivendica un’origine
la divinita b presente nella tragedia come termine di giudizio; lo si non oscura (<< illustre, almeno di nascita >>) ma subito riconosce che
Capisce assai bene ascoltando il duro rimprovero mosso da Teseo la poverta ofiusca anche la nobilta (37-8). - .
ad Adrasto per aver disatteso le indicazioni dell’oracolo. ll favore La sua prima connotazione b quindi la poverta. Né questo tema
degli dei e necessario a Teseo per vincere il ‘suo scontro con Creonte, della poverta b convenzionale, doveroso, per cosi dire, nella caratte-
ma Euripide 11011 accenna al disfavore divino per i caduti: il loro rizzazione del contadino. Esso ritorna con sempre maggiore insi-
elogio E‘-2 tutto umano. A _ i stenza col suo rientro in scena nel primo episodio, e finisce col costi-
A , Rifiuto della ricchezza, rifiuto delle Muse, estraneita di una di- tuire un importante argomento della riflessione gnomica. La poverta
mensione religiosa nel giudizio delle azioni umane, sono tutti ele- e causa di uno stato sociale inferiore,-ma siiiattal inferiorita non ha
menti che ritornano con persuasiva chiarezza nel nuovo modello necessariarnente un riscontro etico. Essa strappa all’ozio e alla pi-
morale che Euripide propone una decina di anni dopo. Un modello grizia, perché << senza faticare non 2-1». possibile raccogliere quanto E:
che deliberatamente si spoglia dei panni eroici del mito, e si veste, necessario per vivere >> (81). La fatica acquista qui una connotazione
sul palcoscenico del teatro di Dioniso, del comune abito dello sper- pienan1ente positiva, e cib b confermato dal comportamento stesso
tatore. Sono forse questi gli -stracci che 111uovono il rimprovero di del contadino, rappresentato nel suo quotidiano uscire al lavoro e
Aristofane, ancor piu di quelli di Telefo, che pur stracciato, resta rientrare dal-lavoro. E dunque il lavoro che" assicura la statura mo-
sempre un re e un eroe della tradizione. 1 rale del contadino, << uomo povero e onesto >>, come dice Oreste (25 3).
L’Eleitm si apre con un personaggio anonimo sulla scena. Questa l Euripide non aveva 111ancato di insistere gnomicamente anche in
non doveva apparire certo una novita: la presenza di servi e di serve, precedenza sull’autono111ia delle virtb morali dai beni della iortuna,
di pedagoghi e_ di nutrici, non era inconsueta; inconsueta invece la serie dei raiironti suggerita dal Denniston nel suo comrnento alla
Pimportanza che l’anonimo contadino proiogizoii va assumendo nello tragedia 18 bene lo dimostra, ma cib che qui b posto i11 primo piano e
sviluppo de]l’azione drammatica. Anziché li111itarsi ad una funzione cui viene riconosciuta specifica importanza, non b tanto e non b sol-
accessoria, anziché ricoprire soltanto un compito indispensabile n1a tanto l’i111possibilita di giudicare la virtb di un uo111opda]le sue for-
hnutato nella trarna della tragedia, questo contadino si viene via via tune, quanto la positiva connotazione oiierta alla poverta. Cib su
sempre meglio caratterizzan-do co111e un vero e proprio personaggio.- cui lo ispettatore ateniese e invitato a riflettere e con cui viene con-
Dopo il lungo prologo dialogato con Elettra e la comparsa di Oreste, solato, e che la poverta ha a propria disposizione per nobilitarsi, il
dopo la lunga scena tra Elettta ed Oreste, il contadino riappare lavoro, la fatica e naturaln1e11te questa fatica, questo lavoro sono la
sulla scena e finisce col diventare uno degli elementi su cui si accentra fatica e il lavoro dei campi.
l’interesse dtan1111atico della prima parte della tragedia. Lo precedono La seconda connotazione del contadino, non n1eno importante
e lo accompagnano riflessioni gnon1iche;_ si pub dire che tutto il suo ed anzi quella che lo rende pib francamente simpatico al suo pubblico,
personaggio sia gnomico, ma non b gnomica anche la figura del ti- b di essersi comportato con Elettra non come un marito, 111a come un
ranno, Egisto, che senza agire sulla scena pub considerarsi uno dei custode della sua verginita. E veto, l’astinenza del contadino non
personaggi piusvivi della tragedia? b il programmatico rifiuto dell’an1ore di lppolito o di Partenopeo.
I1 procedimento euripideo e accorto: il contadino non si pone Elettra bstata ’rispettata' perché il c0ntadi11o non si b stimato degno
da sé in primo piano. I1 suo inizio E: anzi secondo il modulo tradi- di trattarla come propria moglie (4.6). Ma questo ritegno, anziché
zionale della narrazione mitologica; egli giunge a parlare di sé sol- limitare e circoscrivere il valore dell’astine11za, vale a trasformarla
ta11to come di figura accessoria, ancorché necessaria, del mito nar- in un’espressione di piu ampia moderazione. Il contadino pub iniatti
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66 Diego Lanza _ Lo spettiztore sulla scena 67

concludere la risésis iniziale rivolgendo ai suoi supposti schernitori che vive del suo, lontano dalla citta, che ha vivo il senso religioso
l’accusa di follia ch’egli suppone gli possa venir mossa: << chi mi dell’ospitalita e si mantiene feciele e ossequiente ai valori patrii,
ritiene pazzo (p.rI>po.v) perché, presa in casa una vergine, me ne come ben simbolizza la sua fedelta alla famiglia del signore Aga-
astengo, misura la saggezza ("vb oibcppov) con misure sbagliate; sappia A! 1 mennone. Questa presenza sulla scena del teatro di Dioniso b qualche
che b lui il pazzo che crede-sia io >> (50-3). Basterebbe laco11t1:ap- cosa di pib importante di una semplice variazione spettacolare 0 di
posizione oriacppov-p.o"épov, per suggerire con sufliciente persuasione u11 retorico pezzo di bravura. Nella condizione sociale del contadino
la prospettiva nella quale va posto il brano. Se il contadino non ha attico ‘viene indicato il terreno pib adatto per la crescita del nuovo
rapporti coniugali con Elettra, cib b dovuto alla coscienza di essere modello morale di uomo. 1
socialmente inferiore. La sua astinenza dipende quindi da un radicato, Cib diventa ancora pib chiaro nel breve, assai famoso, brano del-
e giusto, senso della difierenza sociale 19. l’Oresz.‘e. Qui il contadino non compare sulla scena,1b solo evocato
La saggezza del contadino dell’EZeiim b in primis consapevo- 11el racconto del nunzio, ma b evocato con tale rigore rappresentativo
lezza del distacco tra gli strati della societa, e osservanza di questo che diventa facile un’immediata identificazione dello "spettatore con
distacco. Egli appare stimabile perché sa di essere diverso e sa con- lui. E una descrizione assai rapida, si pub dire sommaria, che pre-
seguentemente mantenersi nei propri limiti. Questo b importante suppone per ogni connotazione u11’arnpia sfera di allusivita, imme-
per comprendere anche tutta la lportata consolatoria della condanna diatamente trasparente allo spettatore. << Di forma non bello >>, cosi
delle ricchezze che troviamo nella seconda parte della tragedia, nel- inizia la presentazione del nuovo personaggio, l’u11ico,_ come si sa,
Pepitafio i11 biasimo di Egisto dopo la sua uccisione: non i beni, cl1e parla a favore Adi Oreste. N011 bello, << ma coraggioso >>, com-
n1a,la natura, dice E-lettra, b l’u11ica sicurezza (9413), la natura che b pleta il nunzio. E una prima caratterizzazione fisica che pub ricl1ia-
data a ciascun uomo, senza bisogno ch’egli muti di stato. La tradizio- mare il brutto ma saldo capitano di Archiloco. Ma subito si capisce
nale gnome aristocratica b qui riproposta, n1a assume immediata- che Euripide non ripropone soltanto l’immagine archilochea. La con-
mente‘ diverso significato: non pib la stirpe e il sangue sono opposti notazione che immediatamente segue b intatti di tipo tutt’afiatto
alla ricchezza, ma Pintegritb del carattere."Il contadino pub percib nuovo. Il coraggio b si aiiermato, ma al di iuori di qualsiasi contesto
diventare il portatore dei pib autentici valori morali. I La nobilta b bellico, il personaggio di cui si parla b uno che frequenta poco la
ofiuscata dalla poverta, dice egli all’inizio, ma via via che l’azione citta e l’assemblea (919), perché b un contadino che coltiva il proprio
procede, e soprattutto nella grande scena gnomica con Oreste, anche campo (aiitozzrgos). In questa seconda com1otazio11e trova spiega-
la nobilta finisce col passare in secondo piano; non essa conta, quanto Zione e compimento anche la prima. La bella forma b appunto un
la 11atura, il carattere (ijtlog) dell’uon1o, si cl1e il ricco e ii povero valore urbano, il contadino qui presentato 11011 frequenta solitamente
sono in fondo uguali (ifoov cpépst) (4312), e, come arierma esplicita- la citta e la sua piazza. Arty e ogom appaiono qui come connotazioni
mente Oreste, << un’anima grande si pub trovare in una persona di segno negativo; non b poco per un poeta ateniese. Il rifiuto della
povera >> I (372). A poco a p