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DIABETE

Il diabete è una malattia cronica-degenerativa legata al metabolismo del glucosio.


Questa sindrome metabolica è caratterizzata dalla presenza di elevati e costanti livelli di
glucosio nel sangue (iperglicemia) e causata da un difetto di funzionalità o di produzione,
da parte del pancreas, di insulina.

I problemi legati al diabete derivano da un processo di glicazione.


La glicazione è una reazione chimica attraverso la quale uno zucchero, in questo caso il
glucosio, si lega ad una molecola proteica senza l’intervento di un enzima.
Nel nostro organismo avvengono numerose reazioni di questo tipo in maniera controllata
consentendo alla molecola, che subisce la glicazione, di svolgere la sua funzione. Purtroppo,
in determinate condizioni, come il diabete, la glicazione può avvenire casualmente, senza
controllo, portando le molecole a non funzionare correttamente.
Nel caso del diabete, in cui ci troviamo in condizioni di elevate concentrazioni
di glucosio nel sangue, le reazioni di glicazione diventano incontrollabili.
Il glucosio reagisce con le proteine presenti nel sangue e nei tessuti generando molecole
biologicamente inattive, gli AGE, gli AGE, che in quantità elevate nel circolo sanguigno
sono tossiche e dannose perché possono provocare infiammazioni e ossidazioni nocive per
la nostra salute.
L’esempio più noto di AGE, per le persone affette da diabete, è l’emoglobina glicosilata;
una sostanza che deriva appunto dalla glicazione avanzata dell’emoglobina.
La produzione di AGE è indotta da determinanti comportamentali, tra cui fumo di sigaretta
e alimetazione.

-microangiopatia  comprende patologie che sono riconducibili al diabete.

-macroangiopatia  alterazione che colpisce i vasi arteriosi, generalmente medianti


fenomeni di aterosclerosi. La macroangiopatia provoca gravi complicazioni quali disturbi
cardiaci, con conseguente infarto.

Attualmente si possono distinguere due forme principali di diabete mellito:


- diabete mellito di tipo 1  detto anche insulino-indipendente, riguarda il 10% dei casi
di diabete e si sviluppa prevalentemente a partire dall’infanzia o dall’adolescenza.
Nel diabete di tipo 1, la produzione di insulina da parte del pancreas viene soppressa o
fortemente ridotta a causa della distruzione delle cellule beta da parte del sistema
immunitario che non le riconosce come appartenenti all’organismo, ma come estranee.
Il diabete di tipo 1, viene quindi classificato tra le malattie autoimmuni, cioè legate a una
reazione del sistema immunitario contro l’organismo stesso.
Le cellule beta sono quindi deputate alla produzione di insulina, un ormone fondamentale
per l’organismo perché regola l’entrata e l’utilizzo del glucosio nelle cellule, pertanto come
conseguenza di questa patologia si manifestano valori della glicemia anomali.
La distruzione delle cellule beta quindi provoca iperglicemia e altre alterazioni
metaboliche.

Questa situazione è irreversibile, pertanto il paziente a cui è stato diagnosticato il diabete di


tipo 1 dovrà necessariamente assumere ogni giorno e per tutta la vita dosi di insulina.

Le cause di questa malattia sono ancora sconosciute ma, in quanto autoimmune, si ritiene
sia scatenata da fattori genetici, ambientali e immunitari.

Alla base del diabete di tipo 1, infatti, vi è indubbiamente una predisposizione genetica
anche se non necessariamente ereditaria come nel caso del diabete di tipo 2.
La predisposizione ad ammalarsi sarebbe conferita da geni contenuti nel braccio corto del
cromosoma 6, che controllano le risposte immunitarie.

Tra i sintomi più frequenti ci sono sete e fame eccessiva, dimagrimento improvviso e
immotivato e urine abbondanti e frequenti.

- diabete mellito di tipo 2  detto anche insulino-dipendente, rappresenta la forma di


diabete più comune e interessa il 90% dei casi.
Si sviluppa prevalentemente a partire dai 40 anni di età e colpisce principalmente i soggetti
in sovrappeso.
L’insorgenza del diabete di tipo 2 è di solito graduale, senza sintomi eclatanti.

Le cause alla base dell’insorgenza della malattia vanno generalmente ricercate in fattori
ereditari ed ambientali. 

I fattori patogenetici che causano questa malattia sono:

-l’ereditarietà

-obesità

-alimentazione ipercalorica

A questi fattori si affiancano aspetti caratteristici della persona quali vita sedentaria
(inattività fisica) lo stress e alcune malattie.

Alcuni dei sintomi tipi del diabete di tipo 2 sono:


sensazione di stanchezza, frequente bisogno di urinare, sete inusuale, perdita di peso,
visione offuscata e lenta guarigione delle ferite.
Il diabete mellito di tipo 2 è caratterizzato da un duplice difetto:

-non viene prodotta una quantità sufficiente di insulina a soddisfare le necessità


dell’organismo (deficit di secrezione di insulina)

- l’insulina prodotta non agisce in maniera soddisfacente (insulino resistenza).

Il risultato, in entrambi i casi,  è il conseguente incremento dei livelli di glucosio nel sangue


(iperglicemia).
Questi due difetti possono coesistere oppure presentarsi separatamente e/o successivamente .

INSULINO RESISTENZA
In correlazione all’insulina è necessario parlare del fenomeno di insulino-resistenza.
L’insulino resistenza, tipica del dei pazienti obesi, consiste in una incapacità di alcuni
organi a rispondere all’azione dell’insulina per cui il glucosio non riesce ad entrare dentro
le cellule, rimanendo quindi nel sangue dove determina l’aumento della glicemia.
Ricordiamo che l'insulina è un ormone essenziale per consentire il passaggio del glucosio
dal sangue alle cellule, impedendo che la glicemia si alzi troppo.

Non tutte le cellule corporee necessitano di insulina per assorbire il glucosio; l'ormone è
tuttavia essenziale per il tessuto muscolare e per quello adiposo, che da soli rappresentano
circa il 60% della massa corporea.

In risposta all'insulino-resistenza, l'organismo mette in atto un meccanismo compensatorio


basato sull'aumentato rilascio di insulina; si parla, in questi casi di iperinsulinemia, cioè di
elevati livelli dell'ormone nel sangue.
Nel tempo questa iperfunzione del pancreas porta ad un suo progressivo esaurimento
funzionale, per cui produce sempre meno insulina.
La diminuita funzionalità delle cellule pancreatiche deputate alla sintesi di insulina apre le
porte al diabete mellito di tipo 2.

Se nelle fasi iniziali questa compensazione è in grado di mantenere la glicemia a livelli


normali (euglicemia), in uno stadio avanzato le cellule pancreatiche deputate alla
produzione di insulina non riescono ad adeguarne la sintesi; il risultato è un aumento della
glicemia post-prandiale.
La glicemia post-prandiale è un valore numerico che indica quanto glucosio è presente nel
sangue dopo due ore dal termine di un pasto.

Nella fase conclamata, infine, l'ulteriore riduzione della concentrazione plasmatica di


insulina, dovuta al progressivo esaurimento delle cellule beta del pancreas, determina la
comparsa di iperglicemia anche a digiuno. Non sorprende, pertanto, che l'insulino-
resistenza rappresenti spesso l'anticamera del diabete.

L’insulino-resistenza è considerata l’anticamera del diabete di tipo 2. Una condizione per


cui il recettore non risponde alla presenza dell’ormone, portando le cellule a essere poco
sensibili all’insulina. 
Nei soggetti affetti da questo tipo di diabete si osserva una riduzione del numero dei
recettori per l’insulina.
Come conseguenza di questa incapacità di utilizzare l’insulina, il glucosio trova difficoltà ad
entrare nelle cellule e inizia ad accumularsi nel sangue.
Tipicamente in questi pazienti, vi sono allo stesso tempo nel sangue alti valori di glucosio
(iperglicemia) e di insulina (iperinsulinemia).
L'iperinsulinemia compensatoria renda la cellula beta incapace di attivare tutti quei
meccanismi molecolari necessari al suo corretto funzionamento e alla sua normale
sopravvivenza.

L'insulino-resistenza determina:

- un aumento dell'idrolisi dei trigliceridi a livello del tessuto adiposo, con aumento degli
acidi grassi nel sangue nel plasma;

- una diminuzione dell'uptake di glucosio a livello muscolare, con conseguente diminuzione


dei depositi di glicogeno;

- una maggiore sintesi epatica di glucosio in risposta all'aumentata concentrazione degli


acidi grassi nel sangue ed il venir meno dei processi che la inibiscono; di riflesso si ha un
innalzamento e i livelli glicemici a digiuno.

Le cause dell'insulino-resistenza sono numerose.


Dal punto di vista biologico il problema può localizzarsi a livello pre-recettoriale,
recettoriale o post-recettoriale, comprese le varie possibili sovrapposizioni.

L'insulino-resistenza può essere causata da fattori ormonali; è possibile, ad esempio, un


difetto qualitativo nella produzione di insulina, così come un'eccessiva sintesi di ormoni con
effetti contro-insulari.
In questa classe di sostanze rientrano tutti quegli ormoni, come l'adrenalina, il cortisolo ed il
glucagone, capaci di antagonizzare l'azione dell'insulina, fino a determinare insulino-
resistenza quando presenti in eccesso.
Anche l'apporto esogeno di questi ormoni (ad esempio cortisone od ormone della crescita)
può determinare insulino-resistenza.

Oltre all'immancabile componente ereditaria, nella maggior parte dei casi l'insulino-
resistenza interessa soggetti colpiti da malattie e condizioni come ipertensione, obesità (in
particolare quella androide o addominale), gravidanza, uso di steroidi anabolizzanti,
aterosclerosi, sindrome dell'ovaio policistico, iperandrogenismo (indica nella donna una
eccessiva produzione di ormoni androgeni cioè maschili tra cui il testosterone) e
dislipidemia (trigliceridi elevati e colesterolo LDL associati ad una ridotta quantità di
colesterolo HDL).
Tali condizioni, associate all'immancabile componente genetica, rappresentano anche
possibili cause/conseguenze dell'insulino-resistenza e sono importanti per la sua diagnosi;
tralasciando esami specifici, molto costosi e limitati al campo della ricerca, nella pratica
clinica si valutano le concentrazioni plasmatiche di glucosio ed insulina a digiuno. Talvolta
si utilizza anche la classica curva glicemica che in presenza di insulino-resistenza presenta
un andamento relativamente normale, salvo presentare poi - a distanza di varie ore - un
rapido declino della glicemia (dovuto all'iperinsulinemia).

Il trattamento più efficace per l'insulino-resistenza è dato dalla pratica di regolare attività
fisica, associata al dimagrimento e all'adozione di una dieta basata sulla moderazione
calorica e sul consumo di alimenti a basso indice glicemico.
Utili anche i presìdi in grado di ridurre o rallentare l'assorbimento intestinale degli zuccheri
(integratori di fibra). Alcuni farmaci utilizzati per la cura del diabete, come la metfomina, si
sono dimostrati efficaci anche nel trattamento dell'insulino-resistenza; tuttavia è molto
importante intervenire prima di tutto sulla dieta e sul livello di attività fisica, ricorrendo alla
terapia farmacologica solo quando le modifiche dello stile di vita non sono sufficienti.

IL PANCREAS

Il pancreas è una ghiandola mista a forma di cono allungato situata trasversalmente nella
parte superiore e posteriore della cavità addominale.
Il pancreas svolge due funzioni principali nel corpo umano che vengono chiamate
rispettivamente funzione esocrina e funzione endocrina del pancreas.
La funzione endocrina è responsabile soprattutto della secrezione di due importanti ormoni
nel circolo sanguigno che controllano il metabolismo del glucosio: il glucagòne e
l’insulina. 
La componente endocrina è rappresentata dalle isole di Langerhans, le quali sono costituite
da cellule.
Le cellule endocrine possono essere di tipo:
α  si occupano di secernere il glucagone; un ormone iperglicemizzante che fa aumentare
la concentrazione del glucosio nel sangue;

β  si occupano di secernere l’insulina; un ormone ipoglicemizzante

Γγ (gamma)  secernano l’ormone somatostatina, grazie al quale riescono a monitorare


l’attività delle cellule alfa e delle cellule beta

F  secernano il polipeptide pancreatico, un ormone che regola la funzione e la


secrezione esocrina del pancreas.

La funzione esocrina consiste nella produzione di enzimi digestivi da immettere nel tubo
digerente.
L’amilasi contribuisce alla digestione dei carboidrati, la proteasi quella delle proteine e,
infine, la lipasi quella dei grassi.

L’INSULINA
L’insulina è un ormone di natura proteica, prodotto dal pancreas, che consente al glucosio
l’ingresso nelle cellule e il suo conseguente utilizzo come fonte energetica.
Quando questo meccanismo è alterato, il glucosio si accumula nel circolo sanguigno.
L'insulina è formata da due catene polipeptidiche (catena alfa e catena beta), legate da due
ponti di solfuri.
La catena alfa è formata da 21 aminoacidi, mentre quella beta da 30 amminoacidi.
Il gene che codifica per l'insulina si trova nel braccio corto del cromosoma 11.
Insulina e sintetizzate nel pancreas, precisamente dalle cellule beta, che si trovano all'interno
delle isole di Langherans.
Le cellule beta producono inizialmente la preproinsulina, costituita da 110 aminoacidi, che
possiede una sequenza pre amminoterminale.

Dopo la traduzione della pre-proinsulina nel reticolo endoplasmatico, un enzima taglia i


24 AA degli amminoterminali, formando la proinsulina costituita da 81 AA e tre ponti di
solfuri.
Quando è richiesta l'insulina, in condizioni di elevata glicemia, la pro-insulina viene
convertita in insulina mediante la rimozione del peptide C, il segmento intermedio della
proinsulina, nell'apparato di Golgi.

L'insulina agisce, direttamente o indirettamente, su gran parte dei tessuti corporei tra cui il
fegato, Il tessuto adiposo e il tessuto muscolare-scheletrico.
Le fibre del tessuto muscolare quando sono a riposo richiedono insulina per consentire
l’ingresso del glucosio dal sangue all’interno della cellula.

Le cellule muscolari possono avere bisogno dell’insulina per consentire al glucosio di


svolgere le proprie funzioni.
Il glucosio viene assorbito dai villi, in seguito viene trasportato nella vena porta e nel
sangue.
Il sangue lo trasporta in tutte le cellule, dove attraverso meccanismi diversi entra nel
citoplasma dove subisce la glicolisi.
Nella glicolisi si ha formazione 2 molecole di acido piruvico.
In seguito, questo acido piruvico subisce la decarbosillazione (cioè l’eliminazione di CO2)
con formazione di acetil-coenzima A.
entra nel ciclo di Krebs in cui viene ossidato in presenza di ossigeno con produzione di
numero elevato di molecole ATP.

Le fibre delle cellule muscolari non hanno bisogno di glucosio quando si effettua attività
fisica; quindi i recettori non servono.

L’insulina rappresenta la parte fondamentale della terapia per i pazienti affetti da diabete
(tipo 1 e tipo 2).
Tale ormone viene solitamente somministrato per via parenterale e mai per via orale.
L’insulina non viene somministrata tramite pillole in quanto vengono denaturate dagli acidi
grassi e digerite nei succhi gastrici.
Le zone maggiormente predisposte a tale tipo di somministrazione sono:
-fascia addominale
-braccia
-cosce
-glutei
In Italia in base alla durata della sua azione avremo:
-insulina prandiale (rapida)  in genere somministrata mezz’ora prima dei pasti

-insulina ultrarapida

-insulina premiscelata (intermedia)

-insulina di mantenimento (lenta)

Per evidenziare questi tipi di insulina mettiamo in evidenza i loro caratteri distintivi:

1)tempo di latenza: intervallo tra somministrazione e inizio dell’effetto ipoglicemizzante

2)tempo di picco: intervallo tra somministrazione e l’effetto massimo ipoglicemizzante.

3)tempo di azione: intervallo fra somministrazione e scomparsa dell’effetto


ipoglicemizzante (insulina non si abbassa più).
LA REGOLAZIONE DELL’INSULINA
La secrezione di insulina è principalmente regolata dalla concentrazione di glucosio nel
sangue che irrora il pancreas, le cellule β in particolare, secondo un meccanismo di
feedback negativo.
Un aumento di glucosio stimola la secrezione dell’ormone, che provoca un maggiore
ingresso di glucosio nelle cellule con conseguente diminuzione della concentrazione nel
plasma.

La concentrazione del glucosio nel sangue viene definita glicemia.


Il valore della glicemia è compreso tra 70 e 110 mg/ dL.
Se il valore della glicemia supera i 110 mg/ dL si parla di
iperglicemia  una situazione dannosa, in quanto a lungo termine può provocare coma
diabetico e morte.
Il glucagone, un ormone prodotto dalle cellule alfa del pancreas, ha azione
iperglicemizzante, cioè fa aumentare La concentrazione del glucosio nel sangue. Anche altri
ormoni possono far aumentare la glicemia come ormoni tiroidei, ormoni della crescita e
l’adrenalina.

Se il valore della glicemia scende sotto i 60 mg/ dL si parla di ipoglicemia.

SINTOMATOLOGIA
I soggetti diabetici elimino grandi quantità di glucosio con le urine; quindi necessitano di
urinare frequentemente.
Questo sintomo porta come conseguenza un aumento della sete, data l'elevata perdita di
liquidi con le urine.
La necessità di urinare è un sintomo tipico del diabete di tipo 1.

DIAGNOSI
Attualmente la diagnosi di diabete di tipo uno e di tipo due si basa esclusivamente sulla
presenza di iperglicemia o di emoglobina glicosilata.
Un test efficace per effettuare la diagnosi di diabete è la curva da carico orale del glucosio.
Questo test prevede l'assunzione di 75 grammi di glucosio e successivamente il controllo
della glicemia a due ore dall’assunzione del glucosio.

Emoglobina glicata
L'esame dell'emoglobina glicosilata è utilizzato per diagnosticare il diabete mellito e per
scoprire se il paziente riesce a tenere sotto controllo la malattia.
L'esame permette di misurare la concentrazione del sangue di emoglobina glicata; quando
il glucosio nel sangue è in eccesso si lega, in base alla sua concentrazione, alla molecola di
emoglobina nei globuli rossi.
Più alta la concentrazione di glucosio nel sangue, più emoglobina glicata si forma. Una
volta che il glucosio si è legato all’emoglobina, vi rimane per tutta la vita del globulo rosso.
La vita media dei globuli rossi è di 3 mesi.
L’emoglobina glicata risulta notevolmente elevata nei pazienti affetti da diabete.
Questa indagine permette al medico di effettuare una diagnosi precoce del diabete.

TERAPIA
Il trattamento generale del diabete per tutti i pazienti comporta cambiamenti dello stile di
vita, compresi dieta ed esercizio fisico.
i pazienti con diabete mellito di tipo 1 sono trattati con l’insulina così come con la dieta e
l'esercizio fisico.

i pazienti con diabete mellito di tipo 2 sono spesso trattati inizialmente con dieta ed
esercizio fisico. Se tali misure non sono sufficienti per il controllo glicemico, ai pazienti
possono essere prescritti farmaci orali ipoglicemizzanti, che hanno la capacità di aumentare
la produzione di insulina da parte del pancreas, e insulino-sensibilizzanti, che migliorano la
risposta delle cellule all’insulina.

Se con il passare del tempo questi interventi nel diabete di tipo 1 sono insufficienti è
necessario intervenire con la terapia insulinica integrativa.
PREVENZIONE
Il diabete può portare a complicanze che riguardano molte parti del corpo tra cui il cervello,
gli occhi, il cuore e i vasi, i reni, e il sistema nervoso.
Le complicanze del diabete possono avere conseguenze a breve o a lungo termine.

Molte persone con diabete sviluppano la retinopatia diabetica, una complicanza


caratterizzata da un progressivo danneggiamento dei vasi sanguigni che irrorano la retina.
Questa malattia può insorgere quando persistono livelli elevati di glucosio nel sangue. la
retinopatia provoca un peggioramento della vista e, se non viene adeguatamente trattata, può
causare anche cecità.

I danni al sistema nervoso sono dovuti alla persistenza del tempo di iperglicemia e possono
verificarsi in qualsiasi parte del corpo.
La forma più comune è la neuropatia periferica che interessa principalmente i nervi
sensitivi dei piedi.
i sintomi si manifestano come dolore, formicolio e perdita di sensibilità.
A causa della neuropatia non si notano eventuali ferite che quindi possono trasformarsi in
infezioni che, in alcuni casi, portano all’amputazione.

Il diabete è una delle principali cause dell'insufficienza renale cronica. il progressivo


danneggiamento ai vasi sanguigni capillari nei reni, noto anche come nefropatia (malattia
dei reni), provoca il malfunzionamento dei reni.
mantenere sotto controllo i livelli glicemici riduce il rischio di sviluppare insufficienza
renale legata al diabete.

Allo stato attuale non ci sono metodi per prevenire insorgenza del diabete di tipo 1, al
contrario è possibile prevenire il diabete di tipo 2.
la prevenzione è da considerarsi un metodo più efficace per evitare insorgenza di questa
forma di diabete, molto più efficace di qualsiasi farmaco.
Un'alimentazione sana e l'esercizio fisico permettono di ridurre il rischio di diabete per
quelle persone predisposte allo sviluppo del diabete.

La prevenzione e il complesso delle misure utile a prevenire la comparsa, e la diffusione di


una malattia.
interventi di prevenzione si dividono in:
- primaria  si fa riferimento all’educazione sanitaria di un individuo cioè come ci si deve
comportare. Fanno parte della prevenzione primaria i determinanti comportamentali.

- secondaria  prevede l’utilizzo di strumenti di analisi (glicemia, glicosuria, carico


glicemico, emoglobina glicosilata)
che ci consentono di individuare le cause per cui si ha la glicemia alta.
- terziaria  è rivolto a ridurre la gravità e le complicanze del diabete con la terapia
farmacologica e insulinica.

Gli zuccheri semplici vengono assorbiti più velocemente rispetto a quelli complessi; si
ritrovano subito nel circolo sanguigno. Per questo si preferiscono gli zuccheri complessi
Introduzione di fibra alimentare l’aumentiamo perché rallenta l’assorbimento degli zuccheri
CHETOACIDOSI
I CORPI CHETONICI DERIVANO DAL CATABOLISMO DEI LIPIDI

VALUTARE LA RISPOSTA DELL’ORGANISMO AD UNA ELAVATA CURVA DA


CARICO.
Una singola analisi non da certezza di avere diabete
Le cellule muscolari sono sensibili all’insulina, ma non quando sono in movimento (non
necessitano di insulina)

cronica  i sintomi compaiono a distanza di anni


degenerativa  i vasi vengono ad essere rovinati (perdono elasticità, modifica dei
capillari macroangiopatia)

sclerosi  irrigidimento delle arterie; danno inizio a malattie cardiovascolari.

FEEDBACK NEGATIVO  Il pancreas produce insulina finché la glicemia scende;


quando scende parte lo stimolo che dice di smettere di produrre glucosio.
L’insulina si lega ai recettori di membrana, che modificano la permeabilità cellulare
consentendo di far entrare l’insulina nel sangue.

diabete tipo 3 legato alle infezioni pancreatiche


Diabete tipo 4 scompenso ormonale; presenti ormoni antagonisti (glucagone) che causano
situazione di iperglicemia.
EMOGLOBINA GLICOSILATA:
La curva da carico permette di vedere in che modo l’organismo reagisce alla
somministrazione di insulina.
Al 6 % si hanno valori di glicemia normali.
Emoglobina: proteina contenuta nei globuli rossi.
Quando la glicemia è alta si interviene migliorando lo stile di vita.

L’emoglobina glicosilata è direttamente proporzionale alla quantità di glucosio con cui


l’emoglobina è venuta a contatto nel corso di 3 mesi.
L’EMO glicata viene effettuata attraverso l’elettroforesi (applicare una differenza di
potenziale e farla migrare l’emoglobina nel supporto solido si usa un supporto cioè
l’acetato di cellulosa) o la cromotografia liquida (Con HPLC si utilizza uno strumento in
cui il sangue viene messo all’interno e viene effettuata la cromotografia)
Il cromatogramma permette di stabilire la percentuale di insulina.

IL DOSAGGIO DEL GLUCOSIO


1) Il glucometro
2) Metodo spettrofotometrico  con il glucosio ossidasi si utilizza la perossidasi che
libera ossigeno. Più è colorata la concentrazione più glucosio sarà presente

SCIROPPO sapore spregievole

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