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Le cause di questa malattia sono ancora sconosciute ma, in quanto autoimmune, si ritiene
sia scatenata da fattori genetici, ambientali e immunitari.
Alla base del diabete di tipo 1, infatti, vi è indubbiamente una predisposizione genetica
anche se non necessariamente ereditaria come nel caso del diabete di tipo 2.
La predisposizione ad ammalarsi sarebbe conferita da geni contenuti nel braccio corto del
cromosoma 6, che controllano le risposte immunitarie.
Tra i sintomi più frequenti ci sono sete e fame eccessiva, dimagrimento improvviso e
immotivato e urine abbondanti e frequenti.
Le cause alla base dell’insorgenza della malattia vanno generalmente ricercate in fattori
ereditari ed ambientali.
-l’ereditarietà
-obesità
-alimentazione ipercalorica
A questi fattori si affiancano aspetti caratteristici della persona quali vita sedentaria
(inattività fisica) lo stress e alcune malattie.
INSULINO RESISTENZA
In correlazione all’insulina è necessario parlare del fenomeno di insulino-resistenza.
L’insulino resistenza, tipica del dei pazienti obesi, consiste in una incapacità di alcuni
organi a rispondere all’azione dell’insulina per cui il glucosio non riesce ad entrare dentro
le cellule, rimanendo quindi nel sangue dove determina l’aumento della glicemia.
Ricordiamo che l'insulina è un ormone essenziale per consentire il passaggio del glucosio
dal sangue alle cellule, impedendo che la glicemia si alzi troppo.
Non tutte le cellule corporee necessitano di insulina per assorbire il glucosio; l'ormone è
tuttavia essenziale per il tessuto muscolare e per quello adiposo, che da soli rappresentano
circa il 60% della massa corporea.
L'insulino-resistenza determina:
- un aumento dell'idrolisi dei trigliceridi a livello del tessuto adiposo, con aumento degli
acidi grassi nel sangue nel plasma;
Oltre all'immancabile componente ereditaria, nella maggior parte dei casi l'insulino-
resistenza interessa soggetti colpiti da malattie e condizioni come ipertensione, obesità (in
particolare quella androide o addominale), gravidanza, uso di steroidi anabolizzanti,
aterosclerosi, sindrome dell'ovaio policistico, iperandrogenismo (indica nella donna una
eccessiva produzione di ormoni androgeni cioè maschili tra cui il testosterone) e
dislipidemia (trigliceridi elevati e colesterolo LDL associati ad una ridotta quantità di
colesterolo HDL).
Tali condizioni, associate all'immancabile componente genetica, rappresentano anche
possibili cause/conseguenze dell'insulino-resistenza e sono importanti per la sua diagnosi;
tralasciando esami specifici, molto costosi e limitati al campo della ricerca, nella pratica
clinica si valutano le concentrazioni plasmatiche di glucosio ed insulina a digiuno. Talvolta
si utilizza anche la classica curva glicemica che in presenza di insulino-resistenza presenta
un andamento relativamente normale, salvo presentare poi - a distanza di varie ore - un
rapido declino della glicemia (dovuto all'iperinsulinemia).
Il trattamento più efficace per l'insulino-resistenza è dato dalla pratica di regolare attività
fisica, associata al dimagrimento e all'adozione di una dieta basata sulla moderazione
calorica e sul consumo di alimenti a basso indice glicemico.
Utili anche i presìdi in grado di ridurre o rallentare l'assorbimento intestinale degli zuccheri
(integratori di fibra). Alcuni farmaci utilizzati per la cura del diabete, come la metfomina, si
sono dimostrati efficaci anche nel trattamento dell'insulino-resistenza; tuttavia è molto
importante intervenire prima di tutto sulla dieta e sul livello di attività fisica, ricorrendo alla
terapia farmacologica solo quando le modifiche dello stile di vita non sono sufficienti.
IL PANCREAS
Il pancreas è una ghiandola mista a forma di cono allungato situata trasversalmente nella
parte superiore e posteriore della cavità addominale.
Il pancreas svolge due funzioni principali nel corpo umano che vengono chiamate
rispettivamente funzione esocrina e funzione endocrina del pancreas.
La funzione endocrina è responsabile soprattutto della secrezione di due importanti ormoni
nel circolo sanguigno che controllano il metabolismo del glucosio: il glucagòne e
l’insulina.
La componente endocrina è rappresentata dalle isole di Langerhans, le quali sono costituite
da cellule.
Le cellule endocrine possono essere di tipo:
α si occupano di secernere il glucagone; un ormone iperglicemizzante che fa aumentare
la concentrazione del glucosio nel sangue;
La funzione esocrina consiste nella produzione di enzimi digestivi da immettere nel tubo
digerente.
L’amilasi contribuisce alla digestione dei carboidrati, la proteasi quella delle proteine e,
infine, la lipasi quella dei grassi.
L’INSULINA
L’insulina è un ormone di natura proteica, prodotto dal pancreas, che consente al glucosio
l’ingresso nelle cellule e il suo conseguente utilizzo come fonte energetica.
Quando questo meccanismo è alterato, il glucosio si accumula nel circolo sanguigno.
L'insulina è formata da due catene polipeptidiche (catena alfa e catena beta), legate da due
ponti di solfuri.
La catena alfa è formata da 21 aminoacidi, mentre quella beta da 30 amminoacidi.
Il gene che codifica per l'insulina si trova nel braccio corto del cromosoma 11.
Insulina e sintetizzate nel pancreas, precisamente dalle cellule beta, che si trovano all'interno
delle isole di Langherans.
Le cellule beta producono inizialmente la preproinsulina, costituita da 110 aminoacidi, che
possiede una sequenza pre amminoterminale.
L'insulina agisce, direttamente o indirettamente, su gran parte dei tessuti corporei tra cui il
fegato, Il tessuto adiposo e il tessuto muscolare-scheletrico.
Le fibre del tessuto muscolare quando sono a riposo richiedono insulina per consentire
l’ingresso del glucosio dal sangue all’interno della cellula.
Le fibre delle cellule muscolari non hanno bisogno di glucosio quando si effettua attività
fisica; quindi i recettori non servono.
L’insulina rappresenta la parte fondamentale della terapia per i pazienti affetti da diabete
(tipo 1 e tipo 2).
Tale ormone viene solitamente somministrato per via parenterale e mai per via orale.
L’insulina non viene somministrata tramite pillole in quanto vengono denaturate dagli acidi
grassi e digerite nei succhi gastrici.
Le zone maggiormente predisposte a tale tipo di somministrazione sono:
-fascia addominale
-braccia
-cosce
-glutei
In Italia in base alla durata della sua azione avremo:
-insulina prandiale (rapida) in genere somministrata mezz’ora prima dei pasti
-insulina ultrarapida
Per evidenziare questi tipi di insulina mettiamo in evidenza i loro caratteri distintivi:
SINTOMATOLOGIA
I soggetti diabetici elimino grandi quantità di glucosio con le urine; quindi necessitano di
urinare frequentemente.
Questo sintomo porta come conseguenza un aumento della sete, data l'elevata perdita di
liquidi con le urine.
La necessità di urinare è un sintomo tipico del diabete di tipo 1.
DIAGNOSI
Attualmente la diagnosi di diabete di tipo uno e di tipo due si basa esclusivamente sulla
presenza di iperglicemia o di emoglobina glicosilata.
Un test efficace per effettuare la diagnosi di diabete è la curva da carico orale del glucosio.
Questo test prevede l'assunzione di 75 grammi di glucosio e successivamente il controllo
della glicemia a due ore dall’assunzione del glucosio.
Emoglobina glicata
L'esame dell'emoglobina glicosilata è utilizzato per diagnosticare il diabete mellito e per
scoprire se il paziente riesce a tenere sotto controllo la malattia.
L'esame permette di misurare la concentrazione del sangue di emoglobina glicata; quando
il glucosio nel sangue è in eccesso si lega, in base alla sua concentrazione, alla molecola di
emoglobina nei globuli rossi.
Più alta la concentrazione di glucosio nel sangue, più emoglobina glicata si forma. Una
volta che il glucosio si è legato all’emoglobina, vi rimane per tutta la vita del globulo rosso.
La vita media dei globuli rossi è di 3 mesi.
L’emoglobina glicata risulta notevolmente elevata nei pazienti affetti da diabete.
Questa indagine permette al medico di effettuare una diagnosi precoce del diabete.
TERAPIA
Il trattamento generale del diabete per tutti i pazienti comporta cambiamenti dello stile di
vita, compresi dieta ed esercizio fisico.
i pazienti con diabete mellito di tipo 1 sono trattati con l’insulina così come con la dieta e
l'esercizio fisico.
i pazienti con diabete mellito di tipo 2 sono spesso trattati inizialmente con dieta ed
esercizio fisico. Se tali misure non sono sufficienti per il controllo glicemico, ai pazienti
possono essere prescritti farmaci orali ipoglicemizzanti, che hanno la capacità di aumentare
la produzione di insulina da parte del pancreas, e insulino-sensibilizzanti, che migliorano la
risposta delle cellule all’insulina.
Se con il passare del tempo questi interventi nel diabete di tipo 1 sono insufficienti è
necessario intervenire con la terapia insulinica integrativa.
PREVENZIONE
Il diabete può portare a complicanze che riguardano molte parti del corpo tra cui il cervello,
gli occhi, il cuore e i vasi, i reni, e il sistema nervoso.
Le complicanze del diabete possono avere conseguenze a breve o a lungo termine.
I danni al sistema nervoso sono dovuti alla persistenza del tempo di iperglicemia e possono
verificarsi in qualsiasi parte del corpo.
La forma più comune è la neuropatia periferica che interessa principalmente i nervi
sensitivi dei piedi.
i sintomi si manifestano come dolore, formicolio e perdita di sensibilità.
A causa della neuropatia non si notano eventuali ferite che quindi possono trasformarsi in
infezioni che, in alcuni casi, portano all’amputazione.
Allo stato attuale non ci sono metodi per prevenire insorgenza del diabete di tipo 1, al
contrario è possibile prevenire il diabete di tipo 2.
la prevenzione è da considerarsi un metodo più efficace per evitare insorgenza di questa
forma di diabete, molto più efficace di qualsiasi farmaco.
Un'alimentazione sana e l'esercizio fisico permettono di ridurre il rischio di diabete per
quelle persone predisposte allo sviluppo del diabete.
Gli zuccheri semplici vengono assorbiti più velocemente rispetto a quelli complessi; si
ritrovano subito nel circolo sanguigno. Per questo si preferiscono gli zuccheri complessi
Introduzione di fibra alimentare l’aumentiamo perché rallenta l’assorbimento degli zuccheri
CHETOACIDOSI
I CORPI CHETONICI DERIVANO DAL CATABOLISMO DEI LIPIDI