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Nei mercati digitali, il diritto privato regola i rapporti tra gli utenti e tra questi e le piattaforme.

All'interno di essi si può svolgere qualsiasi attività (scambiare messaggi, acquistare prodotti, prenotare viaggi, etc) grazie ad
operatori che offrono accesso alla rete internet ed alle piattaforme digitali  INTERNET SERVICE PROVIDER.

SEZIONE I - CLASSIFICARE I CONTRATTI


1.I CONTRATTI CONCLUSI NEI MERCATI DIGITALI

All'interno dei mercati digitali si svolgono numerose transazioni che possono portare alla conclusione di diversi tipi di contratti.
Questi ultimi si classificano in due categorie principali (una delle quali comprende un'ulteriore distinzione):
a. Contratti che hanno ad oggetto la prestazione di uno o più servizi della società dell'informazione (SSI).
b. Contratti che hanno ad oggetto la prestazione servizio sottostante 
b1. contratti che hanno ad oggetto un servizio sottostante prestato da un destinatario del servizio di
intermediazione;
b2. contratti che hanno ad oggetto un servizio sottostante prestato dalla piattaforma di intermediazione.

a.I servizi della società dell'informazione (SSI) sono quei servizi prestati dietro retribuzione, a distanza, per via elettronica e su
richiesta individuale del destinatario. Si tratta di servizi molto diversi: fornitura di strumenti per la ricerca sul web (ES: tramite
Google), archiviazione di dati (ES: tramite Dropbox), vendita online di merci (ES: negozi virtuali delle catene di abbigliamento),
riproduzione in streaming di musica (ES: Spotify).
Questa tipologia di contratti è regolata da una disciplina di carattere generale rintracciabile nel d.lgs. 70/2003 in materia di
commercio elettronico  termine erroneo in quanto risultato di una traduzione piuttosto imprecisa, sarebbe più corretto
utilizzare termini come "telematici" o "informatici".
La disciplina descritta dal d. lgs. 70/2003 deve essere applicata a tutti i contratti che hanno ad oggetto la prestazione di servizi
della società dell'informazione:
- se il destinatario dei servizi è un consumatore, alla disciplina si aggiungono le norme in materia di contratti a distanza
(art. 49);
- se il destinatario è un professionista, il contratto stipulato con l'operatore che presta i servizi della società è un
contratto di diritto comune (business to business).

b.Si tratta di contratti che hanno ad oggetto prestazioni diverse dalla fornitura di servizi della società dell'informazione:
trasporto di un viaggiatore, locazione di un appartamento, preparazione di un pasto. Generalmente eseguite offline, sono
prestazioni rese possibili da una piattaforma digitale che fornisce un servizio di intermediazione. Come abbiamo detto, i
contratti di questa tipologia possono essere suddivisi in due sub-categorie: contratti che hanno ad oggetto un servizio
sottostante prestato da un destinatario del servizio di intermediazione e contratti che hanno ad oggetto un servizio
sottostante prestato dalla piattaforma di intermediazione.

b1. Le piattaforme di intermediazione mettono in contatto i propri utenti e rendono possibili transazioni commerciali e nuovi
contratti. Ognuno di questi segue delle regole molto diverse a seconda del servizio sottostante che ha come oggetto. In
generale, quando è possibile identificare il prestatore del servizio come professionista ed il suo destinatario come
consumatore, possiamo affermare che tutti i contratti sono regolati dal codice del consumo. Quando ciò non è possibile, i
contratti che regolano la prestazione del servizio sottostante sono accordi di diritto comune e seguono le regole del Codice
civile. (A tal proposito, recentemente è stato inserito l'obbligo per le piattaforme digitali di indicare se il destinatario che sta
offrendo un servizio sia o meno un professionista, per garantire a tutela del consumatore).

b2. Nel caso in cui il servizio sottostante è prestato dalla stessa piattaforma di intermediazione, quest'ultima non si limita a
fornire servizi della società dell'informazione ma, al fine di eseguire materialmente la prestazione del servizio, si avvale di una
persona fisica che agisca nel suo interesse (ES: autista non professionista per conto di Uber).
Questa tipologia di contratti è regolata dal codice di consumo (poiché generalmente si tratta di un rapporto business to
consumer): se la prestazione del servizio sottostante è subordinata al rilascio di licenze specifiche, anche la piattaforma dovrà
ottenerle per effettuare l'attività. Questo principio è stato stabilito dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea con una
sentenza del 20 dicembre 2017. Essa ha ritenuto la piattaforma Uber responsabile del servizio di trasporto che essa presta
tramite il conducente non professionista che lo esegue materialmente.
2.IL CONTRATTO AVENTE AD OGGETTO LA PRESTAZIONE DI UNO O PIU’ SERVIZI DELLA SOCIETA’ DELL’INFORMAZIONE
2.1. L’OGGETTO DEL CONTRATTO

L'oggetto di un contratto è rappresentato dalle prestazioni che le parti si impegnano a eseguire. I suoi requisiti sono:
• possibilità - l'oggetto è possibile se non vi sono ostacoli (circostanze materiali) durante l'esecuzione;
• liceità - è lecito se non vi sono impedimenti normativi che stabiliscono contrarietà;
• determinatezza - è fondamentale che la prestazione venga specificata e individuata.

Nei contratti che hanno ad oggetto la prestazione di uno o più servizi della società dell'informazione (a), l'operatore che presta
servizi della società dell'informazione può eseguire tre attività fondamentali:
1. Mere conduit (fornitura dell'accesso ad internet)  l'operatore è definito access provider.
2. Caching (memorizzazione temporanea delle informazioni immesse in rete dal destinatario dei servizi della società
dell'informazione; ES: cronologia delle ricerche effettuate online attraverso un motore di ricerca)  l'operatore è
definito cache provider.
3. Hosting (memorizzazione duratura di informazioni immesse in rete dal destinatario dei servizi della società
dell'informazione (ES: spazi di archiviazione di contenuti multimediali)  l'operatore è definito host provider.
I servizi della società dell'informazione, presenti online all'inizio degli anni 2000, riguardavano principalmente la trasmissione e
la memorizzazione di informazioni.
Con lo sviluppo delle piattaforme digitali, essi si sono trasformati notevolmente poiché sono stati introdotti servizi aggiuntivi
utili a far funzionare meglio l'attività di intermediazione. ES: eBay, che è supportata da servizi aggiuntivi che facilitano e
rafforzano i contatti tra venditori e compratori di beni  essi possono valutare la merce tramite dei feedback e possono usare
dei metodi di pagamento elettronico.

Lo sviluppo dei servizi di intermediazione ha inoltre consentito la conclusione di transazioni basate sulla condivisione di beni
privati mediante piattaforme di SHARING ECONOMY. Esse offrono la possibilità di condividere beni sottoutilizzati che possono
essere usati da più persone contemporaneamente o in momenti diversi. ES: affitto di una camera con condivisione di bagno e
cucina.
Anche le automobili sono oggetto di condivisione da parte di viaggiatori che percorrano lo stesso tragitto mediante
piattaforme di ride sharing.
2.2 GLI OBBLIGHI INFORMATIVI DELL’OPERATORE CHE PRESTA SERVIZI DELLA SOCIETA’ DELL’INFORMAZIONE

L'operatore che presta uno più servizi della società dell'informazione è tenuto a rendere accessibili all’utilizzatore le
informazioni contenute:
 nell'art. 7 comma 1 (lett. a-i) del d.lgs. 70/2003 che riguardano la sua identità, gli strumenti per contattarlo ed il prezzo
della prestazione del servizio.
 nell’art. 12 del d.lgs. 70/2003 che riguardano le varie fasi tecniche da seguire per la conclusione del contratto, le
modalità di archiviazione del contratto concluso, i mezzi tecnici messi a disposizione del destinatario del servizio, i
codici di condotta, le lingue disposizione per chiudere il contratto, l'indicazione degli strumenti di composizione delle
controversie.
Le informazioni appena elencate non fanno parte dell'oggetto del contratto; difatti, quando esse mancano, l'operatore che
presta servizi della società dell'informazione deve rispondere soltanto a titolo di responsabilità precontrattuale (in ogni caso
l’omissione di queste informazioni è sanzionata con una sanzione amministrativa).

Le informazioni che l'operatore che presta servizi della società dell'informazione è tenuto ad includere il contratto devono
essere previste nei termini d'uso di un servizio della società dell’informazione prestato a favore di un destinatario
(consumatore). Il loro scopo è quello di offrire una maggior tutela al consumatore che concluda una transazione distanza dal
momento che non incontra personalmente il prestatore del servizio.

REQUISITI FORMALI DEL CONTRATTO:

1. Informazioni precontrattuali 
Chi presta servizi della società dell'informazione è tenuto a mettere a disposizione del consumatore in modo chiaro e
comprensibile le informazioni elencate nell’art. 49 del Codice del consumo (identità e indirizzo geografico del professionista,
dati utili per contattarlo, prezzo, modalità di pagamento e di consegna del bene, esercizio del diritto di recesso, garanzie).
2. Il diritto di recesso 
Chi presta servizi della società dell'informazione è tenuto a fornire informazioni in merito al recesso dal contratto, il quale può
essere esercitato senza una giusta causa (recesso ad nutum) entro 14 giorni dalla conclusione del contratto.
3. L’inoltro dell'ordine 
Chi presta servizi della società dell'informazione deve garantire che il consumatore riconosca espressamente che l'ordine
effettuato online implica l'obbligo di pagare, comunicando chiaramente queste informazioni. Qualora quest'ultima non
dovesse emergere chiaramente, il consumatore non sarebbe vincolato dal contratto o dall'ordine.

2.3 L’ACCORDO

Quando il destinatario di un bene effettua l'ordine, il prestatore deve fornire un riepilogo delle condizioni generali e particolari
applicabili al contratto assieme alle informazioni relative alle caratteristiche essenziali del bene, del prezzo, dei mezzi di
pagamento, del recesso, dei costi di consegna.

L’inoltro dell'ordine rappresenta il momento in cui il destinatario accetta l'offerta dell'operatore che presta i servizi della
società dell'informazione (I TERMINI D’USO); così le parti si vincolano reciprocamente a seguire le prestazioni descritte
all'interno del contratto.

Per permettere al destinatario del bene di accettare i termini d'uso, sono state create nuove soluzioni tecniche, adatte
soprattutto per quelle transazioni che non si risolvono in uno scambio. Tra le più utilizzate vi sono:
 Accettazione tramite un click  CLICK WRAP AGREEMENT: conclusione dell’accordo mediante la selezione di una
casella inserita in corrispondenza di una frase di accettazione del contratto.
 Accettazione tramite uso del servizio  BROWSE WRAP AGREEMENT: conclusione dell'accordo mediante la semplice
visualizzazione dei contenuti della home page di un sito web (tramite link).
Entrambe le soluzioni hanno presto mostrato i propri limiti.
2.4 REGOLAMENTO CONTRATTUALE E CLAUSULE VESSATORIE
I termini d'uso sono predisposti unilateralmente dall'operatore che presta i servizi della società dell'informazione. Dunque, c'è
il rischio che possa approfittare della disattenzione del destinatario del servizio per imporre condizioni del contratto
particolarmente gravose.

Come riportato dall’articolo 1341 comma 2 del Codice civile, un contratto, per essere considerato valido, necessita di una
specifica approvazione per iscritto delle clausole dello stesso articolo, tramite il sistema della DOPPIA SOTTOSCRIZIONE 
quando le condizioni generali del contratto sono contenute in moduli cartacei, le clausole vessatorie sono isolate dal resto del
contratto in modo tale da poter essere accettate specificamente.

Il problema si pone nel momento in cui bisogna riprodurre il sistema della doppia sottoscrizione nei contratti telematici.
Una prima soluzione potrebbe consistere nell’introduzione di una specifica casella da spuntare (POINT AND CLICK) in
corrispondenza di clausole che l'operatore che presta servizi della società dell'informazione voglio sottoporre alla
contrattazione individuale. Questo sistema, però, non consente di identificare il destinatario: il click è un gesto che può essere
effettuato da chiunque.

Una seconda soluzione potrebbe allora essere il ricorso alla FIRMA DIGITALE.

La prima decisione è stata resa dal Tribunale di Catanzaro nel 2012. Il giudice aveva considerato vessatorie alcune clausole
contenute nel contratto concluso tra eBay e un venditore professionista e ne aveva dichiarato la nullità, poiché esse non erano
state approvate specificamente per iscritto o sottoscritte tramite firma digitale. 
Questa decisione ha ritenuto necessaria l'approvazione con la doppia sottoscrizione mediante firma digitale.

La seconda decisione è stata resa dal Tribunale di Napoli nel 2018. Il giudice aveva affrontato la stessa questione, arrivando ad
una soluzione interpretativa totalmente diversa. 
Secondo il giudice, il sistema del point and click è sufficiente ad assicurare la conoscibilità dei termini d'uso del servizio
prestato da eBay.

Il Consiglio delle Comunità europee, con la direttiva 93/13/CEE, ha introdotto una disciplina specifica per le clausole vessatorie
(o abusive) nei contratti stipulati, con lo scopo di offrire una tutela uniforme all'interno del Mercato Unico Europeo. Difatti, In
Italia, nei contratti dei consumatori si considerano vessatorie – e quindi nulle – quelle clausole che determinano a carico del
consumatore un significativo squilibrio di diritti e obblighi derivanti dal contratto. (L'elenco di tali clausole si trova nell'art. 33,
comma 2 del Codice del Consumo).

Esistono, inoltre, le cosiddette CLAUSOLE BUNDLING  clausole con le quali si obbligano i destinatari ad avvalersi
esclusivamente dei servizi offerti dalla piattaforma stessa, principalmente per sistemi di pagamento, archiviazione dati, canali
di comunicazione. Queste clausole sono presenti nei termini d'uso di piattaforme come Airbnb, Uber, Lyft, TaskRabbit.

L’art. 36 comma 2 del Codice del Consumo riguarda, invece, la nullità delle clausole. Esse sono considerate nulle quando
hanno per oggetto o per effetto quello di:
a. Escludere o limitare la responsabilità del professionista in caso di morte o danno al consumatore;
b. escludere o limitare le azioni del consumatore nei confronti del professionista;
c. prevedere la adesione del consumatore come stesa a clausole che non ha avuto la possibilità di conoscere e prima
della conclusione del contratto;
d. e nulla ogni clausola contrattuale che preveda la applicabilità al contratto di una legislazione di un Paese
extracomunitario.
2.5 IL DIRITTO DI RECESSO

La disciplina del diritto di recesso è descritta negli articoli 52-59 del codice del consumo.
Il consumatore ha diritto di recedere entro 14 giorni dal giorno della conclusione del contratto, quando il professionista abbia
correttamente assolto gli obblighi informativi. Il termine per l'esercizio del diritto di recesso si può estendere a 12 mesi (a cui
vanno sommati i 14 giorni) qualora il professionista non abbia correttamente assolto i suoi obblighi informativi.
L'esercizio del diritto di recesso comporta che le parti non siano più tenute a eseguire il contratto : il consumatore dovrà
restituire il bene al professionista entro 14 giorni dalla data in cui ha comunicato la decisione di sciogliere l'accordo; il
professionista dovrà restituire la somma di denaro ricevuta dal consumatore entro 14 giorni dalla data in cui lo stesso ha avuto
notizia della decisione e dovrà sostenere anche i costi sostenuti per la consegna della merce.
Il recesso può essere comunicato mediante qualsiasi mezzo di comunicazione, anche elettronico.
2.6 LA DISATTIVAZIONE DELL’ACCOUNT

L'operatore che presta servizi della società dell'informazione può considerare alcune condotte del destinatario del servizio
CAUSA DI SCIOGLIMENTO DEL RAPPORTO CONTRATTUALE.

 RISOLUZIONE DEL CONTRATTO PER INADEMPIMENTO.

Esso è disciplinato nel Codice civile all'art. 1453 e si attua nel momento in cui una delle due parti del contratto non abbia
eseguito le prestazioni per cui si è impegnata (in alternativa allo scioglimento del contratto, l'altra parte può richiedere il
risarcimento del danno subito). La valutazione spetta al giudice, che decide in base alla gravità dell'inadempimento, ma le parti
possono limitarla introducendo nel contratto una clausola risolutiva espressa che dispone la risoluzione del contratto nel caso
in cui una determinata obbligazione non sia adempiuta. L'operatore che presta servizi della società dell'informazione però può
predisporre strumenti tecnologici per lo scioglimento del contratto che impediscono al destinatario di continuare a usare il
servizio  disattivazione del suo account personale.

Vi sono dei casi in cui non è facile stabilire se la disattivazione dell'account realizzi la risoluzione del contratto per
inadempimento o se sia la manifestazione del diritto di recesso dell'operatore che presta il servizio della società
dell'informazione.

Esaminiamo due decisioni giudiziali che hanno affrontato questa ambiguità  entrambe hanno riguardato la disattivazione da
parte di eBay dell'account personale di un venditore professionista che ha avuto l'effetto di impedire l'esercizio della sua
attività commerciale.

 La decisione del Tribunale di Messina (7 luglio 2010)  il tribunale ha valutato la disattivazione dell'account disposta da
eBay come scioglimento del contratto per inadempimento. Il giudice ha stabilito, in seguito ad ufficiali verifiche, che i
feedback negativi non fossero un inadempimento tanto grave da determinare la risoluzione del contratto e la
disattivazione dell’account.
 La decisione del Tribunale di Catanzaro (30 aprile 2012)  secondo il giudice calabrese, la disattivazione dell'account
realizzata da eBay non è stata ritenuta una risoluzione del contratto, ma una manifestazione del diritto di recesso della
piattaforma. Il tribunale ha quindi qualificato la disattivazione come una manifestazione del recesso unilaterale della
piattaforma che avrebbe dovuto avere l'approvazione specifica per iscritto.
2.7 IL RAPPORTO TRA L’OPERATORE CHE PRESTA SERVIZI DELLA SOCIETA’ DELL’INFORMAZIONE ED IL PRESTATORE DEL
SERVIZIO SOTTOSTANTE PROFESSIONISTA

I termini d'uso predisposti da una piattaforma di intermediazione sono uguali per il prestatore del servizio sottostante ed il
destinatario, perché, per la piattaforma, gli utilizzatori dei servizi sono tutti destinatari di servizi della società dell'informazione.
Nonostante ciò, il rapporto tra la piattaforma di intermediazione ed il prestatore del servizio sottostante è piuttosto
complesso: l'ultimo ha bisogno di un intermediario per promuovere i suoi prodotti e dei suoi servizi e raggiungere quanti
possano essere interessati al loro acquisto. ES: Venditore di prodotti cosmetici ed Amazon.

I rapporti di tipo BUSINESS TO BUSINESS tra piattaforma e prestatore del servizio sottostante professionista sono disciplinati
dal Regolamento UE 1150/2019 che promuove equità e trasparenza per gli utenti commerciali dei servizi di intermediazione
online.
OBIETTIVO del regolamento  tutela dei professionisti che usano i servizi di intermediazione online.
L'esigenza di tutela emerge in tutti i casi in cui essi non abbiano negoziato individualmente i termini d'uso dei servizi internet e
le clausole relative alle condizioni commerciali per l'utilizzo, la gestazione e la sospensione dei servizi di intermediazione
online.

 L’art. 3 si occupa dei termini e delle condizioni d'uso unilateralmente predisposti dalle piattaforme, che devono essere
obbligatoriamente redatti in un linguaggio comprensibile ed essere facilmente reperibili online. Inoltre, devono
enunciare le ragioni che giustificano la decisione di sospendere cessare o limitare la fornitura dei servizi di
intermediazione online che determina la disattivazione la sospensione dell'account del professionista.
Per apporre modifiche ai termini, è necessario un “supporto durevole“  ES: Bisogna spedire al professionista la
documentazione cartacea. Ad ogni modo, le modifiche devono essere comunicate al prestatore con un preavviso di
almeno 15 giorni.

Per quanto riguarda la limitazione, sospensione e cessazione dell’account, il Regolamento obbliga la piattaforma a darne
comunicazione preventiva al professionista, indicando le motivazioni.
Nel caso in cui la disattivazione sia definitiva, la decisione deve essere comunicata con un preavviso di almeno 30 giorni. Il
professionista può presentare un reclamo contro la disattivazione (Come spiegato nell’art.11).

 L’art. 5 riguarda il posizionamento dell’offerta o del sito web.


La scelta di posizionare l'offerta del professionista incide sulla conoscibilità delle attività dello stesso e anche sulle
scelte del consumatore. I parametri che determinano il posizionamento (con relative ragioni) devono essere esposti
nei termini d'uso della piattaforma che offre il servizio di intermediazione.

 L’art. 8 elenca delle clausole contrattuali specifiche che i termini d'uso delle piattaforme di intermediazione devono
contenere al fine di garantire che il rapporto con il professionista sia condotto con correttezza (ES: clausola con cui la
piattaforma si impegna a non imporre modifiche nei termini d'uso, quella che indica al professionista le condizioni per
risolvere il contratto).
 L’art. 11 è dedicato alla gestione dei reclami. Difatti, indica un elenco di questioni che, qualora si verificassero durante
il rapporto, potrebbero essere reclamate dal professionista attraverso il sistema interno di gestione. (ES: problemi
tecnologici che incidono sulla fornitura del servizio di intermediazione, eventuali inadempienze della piattaforma agli
obblighi posti a suo carico).
L'unico obbligo che il regolamento pone a carico della piattaforma riguarda la pubblicazione delle informazioni.
relative all'accesso e al funzionamento del sistema interno di gestione dei reclami all'interno dei termini d'uso.
 L’art.12 è dedicato alla mediazione e stabilisce che, qualora la controversia tra le parti non sia stata risolta dal sistema
di gestione interna dei reclami, queste possono ricorrere ad una procedura di mediazione che sarà condotta da
mediatori individuati dalla piattaforma di intermediazione.
3.CONTRATTI CHE HANNO AD OGGETTO LA PRESTAZIONE DEL SERVIZIO SOTTOSTANTE

Gli operatori che prestano il servizio di intermediazione mettono in contatto i propri utenti, abilitando nuove operazioni
economiche e la conclusione di nuovi contratti.
I contratti che regolano il servizio sottostante si distinguono in:
 CONTRATTI TIPICI  rientrano tra quelli previsti e regolati dal Codice civile (art. 1470 e ss). ES: Uber, Airbnb.
 CONTRATTI ATIPICI  non espressamente previsti e regolati dal registratore. Essi possono esistere perché non si
pongano in contrasto con il sistema di valori e dei diritti che emerge nella nostra Costituzione.

3.1 CONTRATTI CHE HANNO AD OGGETTO UN SERVIZIO SOTTOSTANTE PRESTATO DA UN UTENTE DELLA PIATTAFORMA DI
INTERMEDIAZIONE

Nelle transazioni tra privati abilitate dalla piattaforma digitale, i rapporti hanno natura trilaterale: questo servizio mette in
contatto chi domanda e chi offre il servizio sottostante (dunque, almeno tre soggetti diversi).

Qual è la natura dei contratti tra privati?


È fondamentale fare una distinzione tra:
- contratti di diritto comune  in questo caso, le regole che applichiamo sono contenute nel Codice civile:
Nell'economia di piattaforma questa qualificazione è riassunta nella descrizione della relazione come un rapporto del
tipo peer to peer, che si svolge tra pari.
- modello business to consumer  in questo caso, l’asimmetria informativa che separa chi fornisce il bene o il servizio
ed il consumatore determina l'applicazione di tutele a vantaggio del secondo (contraente debole del rapporto).

Generalmente, chiunque e non soltanto un venditore professionista può offrire online una merce tramite eBay o Amazon  è
difficile capire se chi presta il servizio sottostante stia svolgendo un’attività imprenditoriale (sia un professionista). La difficoltà
è causata dal fatto che tutti possono partecipare alla catena di produzione e distribuzione.
Pare, quindi, che ci sia una ibridazione degli usi e degli scopi: per questo motivo, alcuni studiosi ricorrono al termine
PROSUMER per spiegare la natura degli attori che si muovono l'economia di piattaforma.

3.1.1 PRESTAZIONE DEL SERVIZIO, USI PERSONALI E USI PROFESSIONALI

È difficile trattare una linea netta che separi gli attori del mercato  il problema interpretativo si è già verificato in passato nei
casi di acquisti effettuati dal professionista per usi promiscui. Quest'ultimo è stato largamente dibattuto e, da questo, si ricava
un punto di vista privilegiato per osservare le trasformazioni delle prestazioni di servizi nei mercati digitali. come sappiamo,
nell'ambito contrattuale vige l’irrilevanza dei motivi, pertanto, l’estraneità dello scopo deve essere definita in relazione alla
destinazione ricevuta dal bene. L’estraneità dello scopo assume che si possa sempre distinguere in maniera netta tra usi
professionali usi personali dell’acquisto.

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, nel 2005, ha stabilito che l'uso professionale deve essere talmente marginale da
avere un ruolo trascurabile nel contesto dell'operazione. L'effetto di questo criterio interpretativo e l'esclusione dei contratti
conclusi per l'acquisto di beni o servizi per usi promiscui dall’ambito dei contratti del consumatore.

La Corte di Cassazione italiana ha aderito a questo orientamento, qualificando come consumatore soltanto la persona fisica
che stipuli contratti “bella soddisfazione di esigenze della vita quotidiana estranei all'esercizio di attività professionali”.

3.1.2 (segue) GLI INDICATORI DI PROFESSIONALITA’

Secondo la Commissione europea, per capire se il prestatore del servizio sottostante sia un professionista, occorre osservare
tre elementi:

1. La frequenza con cui è prestato il servizio sottostante: se è prestato in modo non occasionale, allora si può ritenere
che il prestatore stia svolgendo professionalmente l'attività.
2. Il fatturato  maggiore è il fatturato generato dal prestatore di servizi, maggiore è la probabilità che il prestatore si
qualifichi come professionista.
3. La finalità di lucro dell’attività svolta dal prestatore del servizio sottostante, il quale può essere considerato un
professionista qualora riceva una retribuzione oltre al rimborso dei costi.
3.2 CONTRATTI CHE HANNO AD OGGETTO UN SERVIZIO SOTTOSTANTE PRESTATO DALLA PIATTAFORMA
3.2.1 CRITERI PER INDIVIDUARE IL PRESTATORE DEL SERVIZIO SOTTOSTANTE

Nei casi in cui il servizio sottostante è fornito dalla piattaforma, questa, per eseguire materialmente la prestazione del servizio,
si avvale di una persona fisica.

La Commissione europea della Comunicazione ha indicato alcuni elementi utili a verificare se chi presta materialmente il
servizio agisca sotto il controllo della piattaforma 
1. IL PREZZO FINALE, stabilito e imposto dalla piattaforma;
2. LA PRESENZA, nei termini d’uso predisposti dalla piattaforma, DI ISTRUZIONI VINCOLANTI PER LA FORNITURA DEL
SERVIZIO SOTTOSTANTE;
3. LA PROPRIETA’ DEI BENI utilizzati per l’esecuzione del servizio sottostante (i quali devono appartenere alla
piattaforma).
Le tre condizioni devono verificarsi contestualmente.
Oltre a questi tre elementi, secondo la commissione, se ne possono prendere in considerazione anche altri, tra cui l'assunzione
da parte della piattaforma di intermediazione di tutte le spese di tutti i rischi connessi alla prestazione del servizio sottostante.

3.2.2 IL CASO UBER SPAIN

La società americana Uber ha iniziato a prestare i propri servizi in Europa nel 2011. L'omonima piattaforma si occupa di
mettere in relazione conducenti non professionisti (DRIVER) e passeggeri che vogliono spostarsi di città.
Tramite l'app, il passeggero invia una richiesta ha un driver registrato sulla piattaforma, il quale, se accetta, deve raggiungere il
passeggero (grazie al tracciamento GPS) e condurlo alla destinazione richiesta.

I conducenti non professionisti possono prestare il servizio soltanto se soddisfano alcuni requisiti individuati da Uber.

Per questo, negli Stati membri dell'Unione Europea, sono sorte numerose questioni circa la legalità del servizio prestato da
Uber per il tramite di conducenti non professionisti. 
Corte di giustizia dell’Unione Europea, Spagna, 2015.
La causa è stata promossa dall'associazione di tassisti Elite Taxi, la quale lamentava la concorrenza sleale di Uber.
Dopo le dovute verifiche, la Corte di giustizia dell'Unione europea ha stabilito che Uber offre servizi di trasporto urbano,
accessibili tramite uno strumento informatico. Essa fissa il prezzo massimo della corsa, riceve il pagamento del destinatario e
ne versa una parte al conducente non professionista, controlla la qualità del veicolo ed i comportamenti del conducente (al
punto da disattivare il suo account personale in caso di condotte non corrette).  La Corte ha ritenuto che il servizio di
intermediazione sia parte integrante del servizio complessivo prestato da Uber.

*Dopo questa decisione della Corte di giustizia dell’Unione europea, anche l'attività di Airbnb è finita sotto osservazione. Nel
2019, la stessa Corte ha stabilito che quello offerto da Airbnb è un servizio della società dell'informazione e non può essere
considerato parte integrante di un servizio globale (il cui elemento principale sarebbe la prestazione di alloggio).*

Il Tribunale di Milano, il 25 maggio 2015, era già giunto ad una conclusione analoga  aveva inibito il servizio Uber pop In
Italia.
Anche in questo caso, i ricorrenti avevano lamentato la concorrenza sleale di Uber e l'esercizio abusivo del servizio di trasporto
pubblico non di linea (data la mancanza delle licenze e delle autorizzazioni).
Il Tribunale di Milano ha ritenuto che il servizio prestato da Uber interferisse con il servizio taxi.

Anche l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha stabilito che i servizi di intermediazione offerti da Uber
sono riconducibili a una mera attività di trasporto.

(Il rapporto tra prestatore e destinatario del servizio sottostante è del tipo business to consumer).
SEZIONE II: ONEROSITA’ E GRATUITA’ NEI CONTRATTI DELL’ECONOMIA DI PIATTAFORMA
4.ONEROSITA’ E GRATUITA’ DELLA PRESTAZIONE DEI SERVIZI DELLA SOCIETA’ DELL’INFORMAZIONE

I servizi della società dell'informazione possono essere prestati in cambio del pagamento di un prezzo.
Spesso, però, la prestazione dei servizi non prevede il pagamento di un prezzo, ciononostante il servizio non può considerarsi
gratuito dal momento che la sua conclusione è subordinata al fatto che il destinatario del servizio acconsente espressamente
al conferimento al trattamento dei suoi dati personali.
Alcuni servizi della società dell'informazione prevedono entrambe le soluzioni  molti operatori applicano la formula
FREEMIUM e offrono servizi base, subordinando la fornitura al conferimento dei dati personali e servizi aggiuntivi in cambio
del pagamento di un prezzo. ES: Spotify.
4.1 SERVIZI DELLA SOCIETA’ DELL’INFORMAZIONE CHE PREVEDONO IL PAGAMENTO DI UN PREZZO
4.1.1 I SISTEMI DI PAGAMENTO
La prestazione di un servizio della società dell’informazione può essere effettuata pagando il prezzo in unica soluzione oppure
in rate mensili.
Il destinatario del servizio sottostante può pagare online tramite il servizio messo a disposizione dall’operatore, che consente
di effettuare pagamenti in MONETA ELETTRONICA  valore monetario rappresentato da un credito nei confronti di una
società emittente, memorizzato su un dispositivo elettronico.
Un'alternativa moderna alla moneta elettronica per il pagamento online è la VALUTA VIRTUALE  rappresentazione digitale
di valore non è messa da una banca centrale o da un'autorità pubblica e non necessariamente collegata a valuta reale. Si
differenzia dalla moneta elettronica poiché il suo valore dipende esclusivamente dalle dinamiche del mercato e dal
meccanismo domanda – offerta.
CLASSIFICAZIONE DELLE VALUTE VIRTUALI – proposta dalla Banca Centrale Europea:
 Tipo 1: può essere speso soltanto all'interno di contesti virtuali. ES: moneta usata nei videogiochi online per comprare
strumenti utili, potenziamenti.
 Tipo 2: consente la conversione della moneta virtuale in valuta reale e, quindi, in moneta avente corso legale.
 Tipo 3: CRIPTOMONETE  asset digitali crittografati. Esse possono essere usate in transazioni che coinvolgono anche
moneta avente corso legale, contro cui queste possono essere scambiate. È la categoria più problematica, poiché a
contatti con l'economia reale.
Le cripto monete più famose sono ETHER e BITCOIN.
Il BITCOIN è un protocollo telematico che si basa su un sistema algoritmico crittografato, ossia in cui compaiono chiavi
pubbliche e private.
Esso funziona sfruttando la tecnologia BLOCKCHAIN, infatti viene creato attraverso la soluzione di un'operazione matematica
che consente di aggiungere blocchi alla catena. La sua creazione è limitata (21 milioni) ed avviene in modo decentralizzato,
senza la necessità di un'autorità centrale che regoli il loro acquisto. Tutti possono accedere al processo di creazione dei Bitcoin
(MINING), ma soltanto operatori specializzati contribuiscono alla costruzione dei blocchi.
Il valore di Bitcoin dipende unicamente dalla legge del mercato e, dunque, dal rapporto domanda – offerta  non può contare
su meccanismi di validità garantiti dal riconoscimento dello Stato o di un'altra autorità pubblica.
Lo scambio di Bitcoin consiste nel passaggio di sequenze alfanumeriche tra utenti ed è caratterizzato da un livello di parziale
anonimizzazione: non è possibile individuare l'autore della transazione, di cui si conosce soltanto la sequenza alfanumerica.
Per questo motivo, l'uso di Bitcoin solleva molte preoccupazioni: esso può essere scambiato nello svolgimento di attività
illecite e per acquistare merci illegali.
È possibile pagare un debito con Bitcoin? Dipende dal modo in cui concepiamo la MONETA. Essa ha tre funzioni:
- funge da mezzo di scambio  Questa funzione è legata al fatto che essa sia accettata per ottenere in cambio dei beni.
- funge da misura di valori  Mediante questa funzione è possibile individuare una relazione di cambio tra moneta e
bene con questa viene scambiata.
- funge da riserva di liquidità  la moneta può essere usata come uno strumento di capitalizzazione e, quindi, non
soltanto al fine della circolazione.
Di conseguenza, possiamo affermare che:
 È impossibile pagare un debito con Bitcoin se individuiamo nella creazione della moneta una funzione tipica del
monopolio statale.
 È possibile pagare un debito con Bitcoin se, riprendendo l'analisi delle diverse funzioni della moneta e dando
particolare attenzione alla prima, consideriamo moneta tutto ciò che è accettato come strumento di pagamento in un
dato contesto sociale.
In determinati contesti, i Bitcoin non sono considerati una moneta, bensì un servizio.  Nel 2015, la Banca Centrale Europea
ha escluso che tutte le valute virtuali possano essere intese come moneta e le ha classificate come una rappresentazione
digitale di valore che, in alcuni casi, può essere usata al posto della moneta.
4.1.2 LA DETERMINAZIONE DEL PREZZO

La determinazione del prezzo di vendita di un bene è condizionata da fenomeni di discriminazione 


PRICE DISCRIMINATION: essa dipende dall’esistenza di acquirenti che valutano diversamente lo stesso bene e dalla capacità
dell'operatore che presta servizi della società dell'informazione di identificare le loro preferenze di consumo e di monitorare la
loro propensione alla spesa.

I prezzi discriminatori non sono una novità dell’economia di piattaforma: essi hanno iniziato a diffondersi nel mercato dei
biglietti aerei e nel mercato dell’energia elettrica.
In alcuni casi, l’applicazione di prezzi discriminatori produce effetti positivi poiché promuove il benessere dei consumatori che,
senza agevolazioni, non avrebbero mezzi economici per accedere a determinati beni o servizi.

NOVITA’: estensione dell’applicazione di prezzi discriminatori alla vendita di qualsiasi bene e servizio.
 Applicazione molto criticata in quanto può avere solo effetto di avvantaggiare l’impresa (poiché i beni immateriali non si
esauriscono).

4.2 CONTRATTI CHE NON PREVEDONO IL PAGAMENTO DI UN PREZZO

Nei contratti che non prevedono il pagamento di un prezzo, il contratto concluso tra l’operatore che presta un servizio della
società dell’informazione ed il destinatario che lo riceve è costruito come uno SCAMBIO TRA DATI ED ACCESSO ALLO STESSO
 in tutti quei casi in cui la prestazione del servizio sia subordinata al conferimento dei dati, il contratto che ha ad oggetto la
prestazione di servizi della società dell’informazione non può mai essere considerato a titolo gratuito.
4.2.1 IL CONFERIMENTO DEI DATI PERSONALI

Se si adotta la logica della negoziabilità, il conferimento dei dati personali può essere inteso come una controprestazione
(poiché i dati appartengono alla persona e può disporne liberamente). Qui, il consenso al trattamento dei dati personali abilita
un atto di disposizione di un bene.

In contrapposizione al conferimento dei dati personali, vi è il modello personalistico  secondo questo, i dati personali
presentano le caratteristiche di indisponibilità proprie dei diritti fondamentali della persona. In questo caso, il consenso è un
negozio unilaterale che ha ad oggetto soltanto l'esercizio del diritto dell’immagine e non il diritto stesso, che resta
indisponibile e personalissimo. Di conseguenza, il consenso può essere sempre revocato dall’interessato.

Dunque, anche nei casi in cui la conclusione di un contratto che abbia ad oggetto la prestazione di un servizio della società
dell’informazione sia subordinato al consenso espresso al trattamento dei dati, quest'ultimo è valido se è manifestato secondo
le norme del Regolamento generale sulla protezione dei dati personali 679/2016/UE 
esso deve essere informato, specifico, inequivoco, e libero.
A tal proposito, con la sentenza 11 maggio-2 luglio 2018 n. 17278, la Corte di Cassazione ha affermato che la libertà del
consenso implica che sia possibile subordinare la prestazione di un servizio al conferimento dei dati personali soltanto quando
il servizio richiesto sia fungibile e per il destinatario non sia gravoso dovervi rinunciare qualora non intenda autorizzare il
trattamento.

La Corte di Cassazione non è stata l’unica ad esprimersi sull’argomento  Il conferimento dei dati personali è stato affrontato
anche dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) che, con il provvedimento n. 27432 del 29 novembre
2018, ha considerato ingannevole il messaggio pubblicitario usato da Facebook nella propria homepage che presenta
l'iscrizione al servizio come gratuita.
La stessa AGCM ha ricostruito, nel provvedimento, un BUSINESS MODEL di Facebook, affermando che esso si fonda sulla
raccolta e lo sfruttamento dei dati degli utenti a fini redditizi  dati come controprestazione del servizio, in quanto dotati di
valore commerciale.

Inoltre, la Direttiva relativa a determinati aspetti dei contratti di fornitura digitali 2019/770/UE, ha evidenziato come servizi
come l'archiviazione cloud, i social media e gli account di posta elettronica non siano da qualificare come gratuiti, dal
momento che i consumatori forniscono i propri dati personali invece di denaro. In questi casi, secondo la commissione,
occorre intervenire per stabilire un sistema di tutele per il consumatore (come avviene per i servizi digitali a pagamento).

L’Unione Europea intende realizzare un NEW DEAL per consumatori  esso si compone di due direttive di cui la prima ha
introdotto nuove regole rese necessarie dal crescente uso delle piattaforme digitali, mentre la seconda non è ancora stata
approvata; essa riguarderà le azioni collettive.
5.ONEROSITA’ E GRATUITA’ DELLA PRESTAZIONE DEL SERVIZIO SOTTOSTANTE
Chi presta il servizio sottostante può chiedere al destinatario il pagamento di un prezzo, fornirlo gratuitamente o domandare
soltanto il rimborso dei costi sostenuti per fornire il servizio.
Quando è previsto il pagamento di un prezzo o il rimborso dei costi, la transazione avviene direttamente sul sito della
piattaforma di intermediazione.

È complicato stabilire se il rimborso dei costi renda il contratto tra il prestatore e il destinatario a titolo oneroso o a titolo
gratuito  distinzione fondamentale in caso di inadempimento della prestazione promessa.
Difatti, la responsabilità contrattuale per inadempimento di prestazioni derivanti da un contratto a titolo gratuito è meno
pesante rispetto alla responsabilità derivante da contratti stipulati a titolo oneroso e caratterizzati da prestazioni corrispettive.
Allo stesso tempo, è fondamentale fare una distinzione tra:
- contratti (generici) a titolo gratuito  la responsabilità per colpa del debitore è valutata con minor rigore rispetto alla
responsabilità per contratti a titolo oneroso.
- contratti di trasporto a titolo gratuito  la disciplina prevista è più rigorosa in quanto l’inadempimento può causare
un danno alla vita ed all’integrità fisica della persona.

Però, la Corte di Cassazione, nell’ordinanza del 6 febbraio 2014, ha affermato che quando un soggetto assume
volontariamente un obbligo, è chiamato eseguire la prestazione secondo i canoni di correttezza e diligenza, a nulla rilevando
che si tratti di un contratto a titolo gratuito. (Questa decisione è stata pronunciata in un caso di colpa medica, pertanto adotta
un'impostazione più severa).
- Il giudice chiamato a pronunciarsi su un inadempimento del prestatore del servizio sottostante può valutare con minor
rigore l'elemento della colpa quando la prestazione non è idonea a incidere sull’integrità fisica e sul diritto alla salute
dell'altro contente.
Questo regime di responsabilità contrattuale si applica anche nel caso in cui il prestatore del servizio sottostante domandi
soltanto il rimborso dei costi sostenuti per la sua esecuzione.

6.STRUMENTI DI RISOLUZIONE DELLE CONTROVERSIE


Più le controversie relative all'esecuzione della prestazione dei servizi della società dell'informazione ho del servizio
sottostante sono generalmente risolte ricorrendo a procedure messe a disposizione dallo stesso operatore che presta servizi
della società dell'informazione.

La procedura può essere attivata mediante la presentazione di un RECLAMO tramite l'invio di un messaggio (posta elettronica)
oppure attraverso mezzi di comunicazione accessibili direttamente dal sito web dell'operatore.

Le controversie possono essere risolte da un decisore umano oppure da sistemi automatizzati che usano il trattamento
algoritmico (procedimento poco trasparente la cui decisione può risultare non intellegibile).
Per questo motivo, l’articolo 22 del Regolamento generale sulla protezione dei dati chiarisce che il destinatario dei servizi ha il
diritto di non essere sottoposto ad una decisione basata unicamente sul trattamento automatizzato.

La regola non trova applicazione in tre circostanze:


 quando la decisione basata sul trattamento automatizzato è necessaria per eseguire o concludere un contratto;
 quando essa è consentita da uno degli Stati membri dell'Unione Europea;
 quando è consentita dallo stesso interessato.
Dunque, l’articolo stabilisce il divieto di assumere decisioni basate sul trattamento automatizzato e, nei casi eccezionali in cui
queste sono ammesse, stabilisce delle garanzie per il soggetto destinatario della decisione.

 Oltre alle procedure messi a disposizione dall’operatore che presta servizi della società dell'informazione, i destinatari dei
servizi possono ricorrere a strumenti alternativi di risoluzione delle controversie in rete.
ES: ONLINE DISPUTE RESOLUTION (ODR)  piattaforma, resa disponibile dall’Unione Europea, tramite cui è possibile avviare
una procedura stragiudiziale di risoluzione delle controversie relative all'acquisto online di prodotti o servizi. Essa mette in
contatto i prestatori ed i destinatari con degli organismi privati che si occupano, all'interno degli Stati membri, di risoluzione
alternativa delle controversie (ADR – ALTERNATIVE DISPUTE RESOLUTION).

PROCEDURA  La procedura è avviata dal destinatario che compila online un modulo di reclamo, Inserendo tutte le
informazioni relative alla controversia ed altri dati utili. Il modulo di reclamo è poi inviato al prestatore del servizio che può
inserire dichiarazioni e informazioni.
Il ricorso a questi meccanismi di risoluzione delle controversie non impedisce alle parti di ricorrere alla giustizia ordinaria,
sebbene spesso sia troppo costoso in rapporto al valore economico della questione che si intende sottoporre.
7.ALLE FRONTIERE DEI MERCATI DIGITALI: GLI SMART CONTRACT

SMART CONTRACT  accordi tradotti in codice informatico e registrati dalla rete che si eseguono automaticamente al
verificarsi delle condizioni stabilite dalle parti, senza bisogno dell'interazione umana. Sono relati in un linguaggio di
programmazione (un codice alfanumerico) e, pertanto, possono essere letti ed eseguiti da un computer.

La loro diffusione è connessa allo sviluppo della blockchain: una tecnologia basata sull'impiego di un sofisticato sistema di
crittografia a chiave pubblica e privata, che consente di creare una banca dati condivisa attraverso un sistema di archiviazione
sicura, verificabile e permanente di tutte le transazioni avvenute tra gli utenti della rete.

Gli smart contract sono contratti ad ESECUZIONE AUTOMATICA, generalmente subordinata al verificarsi di un evento descritto
nel codice alfanumerico o di circostanze esterne alla catena programmata che vengono monitorate grazie all’ORACOLO 
fonte esterna di dati, certificata ed affidabile.

L'impiego degli smart contract non si limita a blockchain  lo sviluppo dell’INTERNET OF THINGS (IoT) consente di installare
software capaci di leggere ed eseguire il codice alfanumerico di uno smart contract.

ES: il venditore di un'automobile, programmando uno smart contract, può impedire l'accensione e l'utilizzo della stessa
qualora il compratore non abbia pagato la rata entro la scadenza.

 Lo smart contract è un contratto vero e proprio?

Gli studiosi si dividono:

 tesi non contrattualista: chi nega la natura contrattuale degli smart contract afferma che, Trattandosi di codici
alfanumerici eseguiti automaticamente, è impossibile identificare la cooperazione tra le parti (condizione essenziale
perché siano conclusi dei contratti) e, in un secondo momento, la volontà delle parti, non espressa nel processo di
formazione dello smart contract.
 tesi contrattualista: essa si basa sull’idea che gli smart contract siano molto simili ai contratti automatici che si
concludono attraverso macchine che distribuiscono beni di consumo o carburante.
ES: VENDING MACHINES  Il venditore espone i prodotti e indica le istruzioni del loro acquisto (fa un'offerta al
pubblico) ed il compratore conclude un contratto.

DEFINIZIONE DEL LEGISLATORE ITALIANO: Lo smart contract è un programma per elaboratore che opera su tecnologie basate
su registri distribuiti e la cui esecuzione vincola automaticamente due o più parti sulla base di effetti predefiniti dalle stesse. Gli
smart contract soddisfano il requisito della forma scritta previa identificazione informatica delle parti interessate, attraverso
un processo avente i requisiti firmati dall’Agenzia per l'Italia Digitale con linee guida da adottarsi entro 90 giorni dall’entrata in
vigore della legge di conversione del decreto-legge.

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