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Molti degli operatori presenti hanno spiegato i motivi della protesta. Il nostro
Magazine vuole dare voce a ciascuno di loro partendo dalla professione che
svolgono.
Attore: “Un attore teatrale è colui che interpreta un ruolo in una produzione
teatrale. Si può indicare come attore teatrale anche un artista che esegua una
narrazione dal vivo anche al di fuori delle strutture deputate. Un attore
normalmente recita un personaggio. Nel caso di una storia vera, o una storia
di un personaggio storico romanzata, un attore può recitare un personaggio
reale, o una sua versione romanzata, eventualmente se stesso.”
Simona Ianigro: “Sono una lavoratrice delle spettacolo. Mi occupo di teatro e
cinema in qualità di attrice, nello specifico. Sono qui oggi perché appoggio
pienamente la causa sostenuta dai miei colleghi non solo del teatro e del
cinema, appunto, ma anche tutti coloro che operano nella cultura, nell’intrat-
tenimento e nei servizi annessi. Sono mesi che il nostro settore ha subìto un
fermo tragico, drammatico. È importante far ascoltare la nostra voce, è
importante ricevere soprattutto tutela e oggi qui chiediamo certezze, fonda-
mentalmente.”
https://www.youtube.com/watch?v=5jecZqNa3Bc
③ N. 27 del 24-05-2021
────── Periodico di attualità culturali , storia, arte, dialettologia e tradizioni popolari ──────
Nel pieno e completo rispetto delle norme anti-covid (cuffia per i capelli
mascherina intorno agli occhi, ecc.) ci forniscono di un visore ottico con il
quale possiamo vedere lo sviluppo tridimenzionale delle strutture che sono
state oggetto di scavo e di recupero, così come probabilmente erano ai tempi
di Federico II. Si tratta di un primo step di una proposta di recupero e
gestione del sito che prevede attività e iniziative di vario genere da realizzare
in loco al fine di garantirne una più proficua e continua fruizione.
E’ importante rilevare che l’abbandono del sito cominciò poco dopo il
periodo federiciano; l’abitato venne progressivamente abbandonato e le
costruzioni divennero, già all’epoca, oggetto di spoliazione e di recupero per
la costruzione di edifici ed abitazioni nei comuni vicini (Torremaggiore,
Lucera, San Severo); alcuni reperti provenienti da Castel Fiorentino sono stati
individuati in questi comuni. Solo nella domus risultano rimaneggiamenti di
epoca angioina, con ricostruzioni piuttosto grossolane delle mura, molto
probabilmente finalizzate solo alla permanenza di un contingente militare
con funzioni di controllo sul territorio. (continua)
Pubblicato il 20 maggio 2021 da michele1357
https://michelecasa.wordpress.com/2021/05/20/castel-fiorentino-2/
⑥ N. 27 del 24-05-2021
────── Periodico di attualità culturali , storia, arte, dialettologia e tradizioni popolari ──────
Detto:
"La zapp' vuol' la zupp', e senza la zupp' la
zapp' n'n zapp"".
Traduzione.
Chi zappa ha bisogno della zuppa; senza la
zuppa, chi zappa non ce la fa a lavorare.
Commento:
Un detto che, come si può constatare, è un
piccolo ma simpatico scioglilingua; esso ci
riporta ad un vecchio arnese in disuso, la
zapp'», e ad un lavoro duro, essenziale, Michele Roselli
prevalente «dalle nostre parti, fino a pochi anni fa, ossia, «zappè», lavoro
associato ad una figura ormai scomparsa
«lu zappator'».
Zappare è infatti un lavoro agricolo
sempre più raro, in quanto, oggi per lo
più, quest'ultimo è svolto da mezzi
meccanici.
Nel secolo scorso, tanti nostri famigliari
contadini si sono spezzati la schiena nei
campi, dal levare del sole sino al tramonto,
spesso mangiando poco e male; altro che
zuppa!
Michele Roselli
dalla Rivista Elce N. 40 Febbraio 2010
Avascià [avaʃ'ʃa]
La maggior parte delle parole della lingua ita-
liana e, salvo poche eccezioni, dei dialetti
parlati in Italia, deriva dal latino volgare.
Siccome anche il dialetto foggiano utilizza,
adattandole, moltissime parole di origine latina,
nella rubrica “Parole al microscopio” le pre-
senteremo, una alla volta, traendole dal mio
“Dizionario comparato del dialetto foggiano”,
edizione online 2021 in aggiornamento,
mettendone in evidenza l’uso all’interno della
frase dialettale. Cioè cercheremo di capire
come ci esprimiamo noi foggiani quando parliamo in dialetto.
http://ildialettodifoggia.altervista.org/antonio-sereno.html
avascià [avaʃ'ʃa] v. Abbassare. || SA Avasce che vinne! [a'vaʃʃə kɛ 'vɪnnə]
Abbassa che vendi. || FO Chi troppe s’avasce, ‘u cule mostre [Chi troppe̥
s’avasce̥, ‘u cüle̥ mostre̥] Chi troppo s’abbassa, mostra il culo. || RM avascià.
L’Icona.
Prima di procedere alla formulazione del
messaggio criptato nel racconto del
ritrovamento dell’Iconavetere, ritengo utile
una digressione “tecnica” sul Sacro Tavolo,
unica realtà tangibile di questo racconto
miracoloso.
Nel 488 San Lorenzo Maiorano giunse in Puglia
e nel 490, a Roma, da papa Gelasio I fu
consacrato Vescovo ed assegnato alla Diocesi di
Siponto come suo 10° Vescovo. Lorenzo veniva da Bisanzio e recava con se
tre icone dategli dall’Imperatore Zenone di cui una è quella che il Vescovo
Lorenzo donò alla Chiesa di Arpi.
L’Icona, dopo la scomparsa della Chiesa Arpana per l’abbandono della città di
Arpi, venne gelosamente custodita dal suo clero che, in osservanza alla legge
sull’originario jur, era rimasto nella “civitas” arpana.
Fin dal primo giorno del ritrovamento, come già detto, rapida si sparse la
voce secondo cui si trattava di un quadro della Madonna Assunta in Cielo e
che era avvolta in sette veli neri.
Da allora nessuno ha mai scoperto questi veli e nessuno vide mai il volto
della misteriosa Madonna. A riguardo qualcuno avanzò dubbi sulla reale
esistenza di un quadro della Madonna,’ e per questo il Vescovo di Troia,
Mons. Sebastiano Sorrentino, riportò questi dubbi al Papa Alessandro VI il
quale, conseguentemente, dispose una ispezione per sciogliere i mistero.
Pertanto, per dirimere la questione, venne nominata una commissione
costituita dall’Arciprete di San Tommaso Don Ignazio Fusco, presidente, e da
due frati cappuccini, membri.
L’ispezione venne effettuata nel 1667 nel convento dei Cappuccini di Foggia
(ormai scomparso) e sembra che di questa ispezione, nonostante le
disposizioni papali, stranamente non sia mai stata redatta una relazione.
N. 27 del 24-05-2021 ⑮
────── Periodico di attualità culturali , storia, arte, dialettologia e tradizioni popolari ──────
Qualche notizia indiretta si ebbe nel 1680 quando morì l’Arciprete Don
Ignazio Fusco. Nel suo testamento, depositato presso il Notaio Giuseppe Di
Stasio di Foggia e conservato presso l’Archivio di Stato di Foggia, Sezione di
Lucera, tra le altre sue volontà, il Canonico Fusco aveva ritenuto importante
citare l’avvenimento di cui era stato testimone oculare, affermando,
semplicemente, di aver scoperto una Madonna dipinta su una tavola di legno
di cedro o di pino.
Ma ora prestate attenzione.
Nel 1980, a ben 918 anni dal suo ritrovamento, il Vescovo di Foggia, Mons.
Giuseppe Lenotti , per accertare l‘eventualità di un intervento conservativo,
inviò il Sacro Tavolo a Roma, in Vaticano, presso l’Istituto di Restauro.
Qui l’Icona, privata dei “Sette Veli”, finalmente rivelò al mondo la sua reale
immagine che, badate bene, non era quella della Madonna Assunta in Cielo,
come fino ad allora e per secoli si era creduto (ed ancora si crede), ma si
trattava di una rarissima icona bizantina raffigurante una Madonna Kyriotissa
(regina) paludata in abiti da Basilissa (regina, o Imperatrice).
La rarità riviene non solo dal fatto che la Kyriotissa di Foggia rappresenta una
variante delle tante e più note Kyriotisse, trionfanti, assise in trono col Figlio
benedicente sulle ginocchia e contornata da angeli osannanti, ma anche da
quello che fu dipinta in aderenza al dettato del Dogma della Maternità
Divina, sancito il 22 giugno del 431 durante il Concilio di Efeso nel quale
Maria di Nazareth venne fregiata del titolo di Ɵεοτόκος - Theotòkos –
genitrice di Dio.
In questa icona la Vergine è rappresentata in piedi, ieratica e solenne,
mentre stringe il Figlio al petto e lo offre all’adorazione. L’atteggiamento
esprime l’idea essenzialmente teologica del Dogma della Maternità Divina,
mentre la solennità è resa dalla staticità frontale di Madre e Figlio, posizionati
sullo stesso asse verticale.
Conseguentemente, l’Icona non può che essere stata dipinta all’interno
dell’arco di tempo che va dal 431 - anno del Concilio di Efeso - al 488, anno in
cui Lorenzo Maiorano, recandola con sé, giunse a Siponto per divenirne il 10°
vescovo.
Altra conseguenza è che queste date, purtroppo, sfatano la leggenda
secondo la quale l’Icona sia stata dipinta da San Luca il quale, peròi, nacque
ad Antiochia intorno all’anno 3 e morì a Tebe nel marzo dell’anno 84 d.C.,
quindi troppi anni prima del Concilio di Efeso. (continua)
⑯ N. 27 del 24-05-2021
────── Periodico di attualità culturali , storia, arte, dialettologia e tradizioni popolari ──────
Grazia Galante intervistata da Enzo Quarto (TGR Puglia del 22 maggio 2021- ore 14,00)
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di attualità culturali , storia, arte, dialettologia e tradizioni popolari ──────
Chiesa di maggio
Ma la chiesetta ancor ne l’alto svaria
Sciama con un ronzio d’ape, la gente
tra le betulle, e il tetto d’un intenso
da la chiesetta in sul colle selvaggio;
rossor sfavilla nel silenzio alpestre.
e per la sera limpida di maggio;
vanno le donne a schiera, lente lente. Il rombo de le pie laudi ne l’aria
palpita ancora: un lieve odor d’incenso
E passano tra l’alta erba stridente,
spendesi tra le mente e le ginestre.
e pare una fiorita il lor passaggio;
la attende, a valle, tacito il villaggio
con le capanne chiuse e sonnolente. Giovanni Pascoli
N. 27 del 24-05-2021 ⑲
────── Periodico di attualità culturali , storia, arte, dialettologia e tradizioni popolari ──────