Sei sulla pagina 1di 6

RIPASSO ECONOMIA POLITICA

LA DOMANDA:

La funzione di domanda mostra la relazione esistente tra


quantità domandata di un bene e il prezzo del bene stesso. La
quantità domandata dipende dal prezzo del bene (più basso
prezzo più alta quantità domandata).
La funzione di domanda è rappresentata su un piano
cartesiano con due variabili (quantità e prezzo). Ma
ovviamente questa funzione dipende anche da altre variabili,
come per esempio il reddito dei consumatori.

Possono verificarsi degli spostamenti di questa funzione:


Spostamento della curva di domanda: cambiamento delle altre variabili.
Spostamento lungo la curva di domanda: quando varia il prezzo.

L’elasticità della domanda al prezzo:


Una caratteristica della domanda è l’elasticità della domanda al prezzo.
E Qd,P = rapporto tra la variazione percentuale della quantità domandata rispetto alla variazione
percentuale del prezzo del bene stesso.
L’elasticità della domanda al prezzo misura la reattività della quantità domandata rispetto a un cambiamento
del prezzo.
La domanda può essere:
Domanda molto elastica: quando un bene non è necessario, è maggiore la quantità di beni sostituti
per quel bene e quindi la domanda è più elastica (esempio: detersivo).
Domanda rigida: tanto più un bene è necessario per un consumatore, tanto più la sua domanda sarà
rigida per quel bene.
Quando si parla di elasticità si parla in termini di valore assoluto.
Il valore numerico che separa le domande elastiche da quelle rigide è 1: quado il numeratore maggiore di
denominatore la domanda è elastica (elasticità maggiore di uno); quando numeratore è minore di
denominatore allora la domanda è rigida (elasticità minore di 1).

L’OFFERTA:

La curva di offerta ci fa vedere il comportamento dei produttori. È


una funzione che dipende da diverse variabili, come i costi di
produzione, dalla tecnologia o dal prezzo delle materie prime.
Anche per l’offerta si verificano spostamenti:
Lungo la curva di offerta: dipende dall’aumento del
prezzo;
Spostamento della curva di offerta: dipende dal prezzo
delle materie prime.
Ci sono quindi:
beni sostituti: prodotti sostituibili al bene prodotto nel nostro mercato, come per esempio i detersivi:
beni complementari: hanno necessità di appoggiarsi ad un bene per essere consumati (esempio:
benzina e auto).

Se si parla di beni complementari, cosa succede alla curva di offerta se aumenta il prezzo di un bene
complementare? se aumenta il prezzo del bene x, diminuisce anche la domanda del bene y e quindi di
conseguenza anche l’offerta del bene y.
Se invece si parla di beni sostituti, se aumenta il prezzo del bene x allora aumenta la quantità domandata del
bene y.

Lo studio della domanda e dell’offerta viene effettuata solitamente


prendendo come riferimento un mercato concorrenziale.
Dall’incrocio della curva di domanda e di offerta si arriva all’equilibrio
di mercato.

N.B. Se entrano nuovi concorrenti nel mercato, allora la curva di offerta si sposta in basso a destra (si espande)
perché aumenta l’offerta.

SURPLUS E BENESSERE SOCIALE:


Prendiamo una curva di domanda e una curva di offerta. Sappiamo che il mercato scambia in equilibrio (se non
si scambia la quantità in equilibrio ci potrebbe essere un eccesso di offerta o un eccesso di domanda).
Lo scambio genera beneficio sia per i consumatori che per i produttori. Il beneficio si può misurare, attraverso il
surplus.

Surplus dei consumatori: il consumatore paga un prezzo inferiore a


quello che sarebbe disposto in realtà a pagare; se si sommano i surplus
dei diversi consumatori, si giunge al surplus dei consumatori.

Surplus dei produttori: il produttore vende il bene a un prezzo più


alto rispetto a quello che sarebbe stato disposto.
Il benessere totale del mercato si misura sommando il surplus
dei consumatori e il surplus dei produttori.

N.B. In un monopolio, il prezzo si potrebbe alzare rispetto a


quello definito dall’equilibrio di mercato, allora il surplus dei
consumatori diminuirebbe mentre quello del produttore
aumenterebbe.
Il benessere totale del mercato quindi è inferiore rispetto a
quello precedente. Quando il mercato scambia una quantità
differente rispetto a quella concorrenziale ottimale, il surplus
dei consumatori è più piccola e in generale, si parla di perdita di
surplus e di benessere sociale.
Il triangolo violo rappresenta la perdita di surplus in monopolio.
La differenza tra quantità efficiente e quantità di monopolio è
l’inefficienza allocativa.

L’inefficienza associata a uno scambio di monopolio si misura con l’inefficienza allocativa (si scambia poca
quantità a un prezzo troppo elevato). La perdita di surplus in un mercato di monopolio si chiama inefficienza
allocativa.

I COSTI:

I costi totali:
costi totali: spese complessive per la produzione. Aumenta all’aumentare della produzione.

CT 1: il costo totale aumenta in maniera proporzionale;


CT2: il costo totale aumenta in maniera più che
proporzionale;
CT3: il costo totale aumenta in maniera meno che
proporzionale.

Nel grafico:
asse delle x: quantità;
asse delle y: CT.
CT1 CT2 CT3
Il costo medio totale:
costi medi totali: costo totale diviso per la quantità. Dipende dalla tecnologia quindi graficamente può variare.

Nel primo tratto di curva In questo caso:


(sinistra) vi sono economie di Asse delle x: quantità;
scala. Asse delle y: CMT
Nel secondo tratto (destra) ci
sono invece diseconomie di Il costo medio totale è costante.
scala.

Il costo marginale:
costi marginali: C’, quanto costa produrre una quantità in più. Può essere superiore o inferiore rispetto al costo
medio totale. Passa per il punto di minimo del costo medio totale.

Il costo marginale taglia nel suo punto di In questo caso – dove sull’asse delle x
minimo il costo medio totale. c’è costo medio totale e costo
Il costo marginale può essere anche marginale e asse delle y la quantità –
superiore o maggiore del costo medio il costo marginale è uguale al costo
totale. medio totale.
I costi fissi:
costi fissi: costi da sostenere comunque anche se produco una quantità pari a 0. Non dipendono dalla quantità
prodotta.

Asse delle x: quantità;

Asse delle y: costi fissi.

I costi variabili:
costi variabili: associati alla produzione, variano al variare della produzione.

Asse delle x: quantità;

Asse delle y: costi variabili.

LA CONCORRENZA PERFETTA:
Ci sono molti produttori e molti consumatori;
Il bene è perfettamente sostituto (esempio: farina, zucchero, ferro, rame → commodity e beni
agricoli);
Dal momento che agli occhi dei consumatori i beni sono uguali, il prezzo di mercato deve essere lo
stesso → produttori price taker, subiscono il prezzo.

Prendiamo un’impresa rappresentativa. L’impresa subisce il prezzo e quindi bisogna vedere quanto produce e a
che prezzo vende. L’ipotesi è che l’obiettivo dell’impresa sia quello di massimizzare i profitti. Quando si parla di
equilibrio, si fa riferimento alla scelta di quantità da produrre.
Va inoltre tenuta in considerazione la regola marginalistica: il ricavo marginale (ricavo dalla vendita di un’unità)
deve essere uguale al costo marginale.
Si può parlare di:
Equilibrio di breve periodo: . conviene produrre quella quantità dove si incrociano le curve del ricavo
marginale e quella del costo marginale.
Equilibrio di lungo periodo: essendoci libertà di ingresso altri produttori entreranno anche altri
produttori nel mercato. quindi la curva di offerta si espande e il prezzo si abbassa, quindi di
conseguenza anche la curva di domanda si abbassa. Nel lungo periodo i profitti dell’azienda sono pari a
0, ma l’impresa diventa efficiente dal punto di vista produttivo. Inoltre, c’è anche efficienza allocativa.
MONOPOLIO:
Tanti consumatori e un produttore;
Equilibrio di breve periodo: l’impresa vuole massimizzare il profitto: sceglierà quella quantità da
produrre dove c’è uguaglianza tra ricavo marginale e costo marginale;
Equilibrio di lungo periodo: non essendoci l’entrata di nuovi concorrenti, l’impresa in monopolio può
continuare a fare profitti e il prezzo a cui vende è maggiore del costo marginale. Non c’è efficienza
produttiva, né efficienza allocativa.

LA CONCORRENZA MONOPOLISTICA:
Tanti produttori e tanti consumatori;
Libertà di entrata nel mercato;
Il prezzo: deriva dal fatto che i prodotti sono o sono percepiti diversamente e quindi il prezzo non viene
subito. Il grado di differenziazione del prodotto incide sull’elasticità della domanda e quindi sul prezzo
che il produttore può applicare.
Se entrano nuovi concorrenti la domanda si contrae e diventa più elastica.
L’equilibrio di breve periodo: le imprese vogliono massimizzare il proprio profitto: sceglieranno quella
quantità da produrre dove c’è uguaglianza tra ricavo marginale e costo marginale;
L’equilibrio di lungo periodo: la domanda diventa tangente al costo medio totale. Non ci sono più
profitti. Non c’è efficienza produttiva e nemmeno efficienza allocativa.
L’aspetto positivo della concorrenza monopolistica è che non essendoci barriere all’entrata il prezzo
tende ad abbassarsi; tuttavia, in termini di mercato però non c’è né efficienza allocativa né efficienza
allocativa.

IL PIL:
Il PIL è il prodotto interno lordo ed è il valore dei beni e servizi finali prodotti da un sistema economici
nell’arco di tempo di un anno.
L’unità di misura del PIL sono gli euro;
Non viene inclusa la produzione di beni intermedi;
È quindi la somma del valore aggiunto (differenza del valore finale del bene e del valore dei beni
intermedi) dei beni prodotti da un sistema economico;

Il PIL nazionale dipende da:


Consumi (di famiglie);
Investimenti (delle imprese);
La spesa pubblica (spesa dello Stato);
Esportazioni nette (il resto del mondo, esportazioni - importazioni).

PIL = C+ I + G + NX

Politiche fiscali e monetarie:


Politiche fiscali espansive: politiche che stimolano la crescita del PIL, in quanto fanno aumentare
consumi e investimenti;
Politiche monetarie espansive: tassi di interesse, se sono bassi stimolano investimenti e consumi e
quindi aumentano il PIL.

Potrebbero piacerti anche