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VITA ACTIVIA
LA POLITÈ IA PERDUTA: in Vita activa, la Arendt denuncia la scomparsa della politica delle pò lis
dell’antica Grecia, che considera l’unica forma politica genuina e la definisce come politéia
perduta, in quanto, purtroppo, è scomparsa del tutto nel mondo moderno.
Questa sua considerazione non mira a riproporre come modello del presente l’esperienza dell’antica
Grecia, bensì le offe la possibilità di criticare la modernità e della politica tout court. L’agire politico
greco, quindi, è stato sostituito dal fare e dal lavorare.
Nel mondo moderno la vita attiva è assente, pertanto, L’AGIRE È SOSTITUITO DAL FARE E DAL
LAVORARE. La democrazia greca, invece, proprio perché basata sull’agire, era la forma di
politica più genuina per l’uomo.
In VITA ACTIVIA la Arendt, definisce la condizione umana (e non natura) come costituita da due
momenti:
→ vita attiva, tipica del mondo greco antico e basata sulla democrazia, il cui principio basilare è
l’agire;
→ vita contemplativa.
CONDIZIONE/NATURA UMANA: diversamente da Platone ed Aristotele, la Arendt non parla di natura
umana, bensì di condizione umana, poiché ritiene che la natura umana risieda proprio nell’ essere
<<esseri condizionati>>. Le condizioni più generali dell'esistenza umana: nascita e morte, natalità e
mortalità .
LE TRE FORME DELL’AGIRE UMANO (Vita activa): l’agire umano, secondo la Arendt, è di tre tipologie:
→ ATTIVITÀ LAVORATIVA (il lavoro trasforma l’uomo in animal laborans): è l’energia che si
sprigiona e subito viene consumata nelle attività umane fondamentali, quali la riproduzione ed
il procurarsi viveri. Tale energia viene investita, dunque, in “opere” naturali e non durature.
L’attività lavorativa è destinata a durare fino a che perdurerà la vita umana. Vi corrisponde,
inoltre, un’etica finalizzata a rendere piacevole e confortevole la vita.
→ OPERARE (l’operare è tipico dell’homo faber): è l’energia investita in opere artificiali e
destinate a durare nel tempo (uomo tecnologico;
→ AGIRE (tipico dello zòon politikòn): è l’agire politico (o prassi politica), ovvero l’attività che
mette in rapporto diretto gli uomini senza la mediazione di cose materiali. Corrisponde, quindi,
alla condizione umana della pluralità ed è l’aspetto più importante della vita attiva.
Nell’antica Grecia essere politici significava abbandonare la violenza e si basa sul potere della
persuasione del discorso, mentre la costrizione era tipica del sistema famiglia (padre capo-famiglia
dispotico), pertanto è pre-politica.
Per i Greci la CASA era il frutto della necessità e della costrizione mentre la polis era la sfera della
libertà , quindi la presenza degli schiavi che liberavano il capofamiglia dalle incombenze della casa,
consentiva una vita pubblica
DECADENZA DELLA VITA ATTIVA: con la crisi dell’impero romano ed all’affermarsi della società
cristiano-medievale, la civiltà politica decadde e ci fu una svalutazione della vita attiva.
Dopo la rivoluzione cartesiana, inizia un lento assorbimento dell’agire politico nel fare (homo
faber)e l’attenzione passa dalle cose non prodotte (natura) dall’uomo ai prodotti del suo ingegno e del
suo lavoro.
Con il cristianesiamo l’agire politico è stato sconfitto dalla vita contemplativa, e l’homo faber cede il
posto all’animal laborans che ha come unico scopo la conservazione materiale della vita.
IMPOSSIBILITÀ DELL’AGIRE POLITICO: Arendt afferma quindi che per via della decadenza della vita
attiva, nel mondo moderno, l’agire politico diviene impossibile e l’operare cede il posto al darsi
da fare per sopravvivere. Tale assenza di politica ci rende impiegati, ovvero, secondo l’antico mondo
greco, schiavi, non umani – IMPIEGATI
L’ETICITÀ DI VITA ACTIVA: il messaggio etico che la Arendt passa attraverso Vita activa è proprio
quello della decadenza della vita attiva, ovvero della scomparsa dell’agire politico, che, dunque, ha
ceduto il posto alla vita contemplativa.