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HANNAH ARENDT (1906-1975).

LE ORIGINI DEL TOTALITARISMO


In le origini del totalitarismo, la Arendt analizza LE CAUSE ED IL FUNZIONAMENTO DEI REGIMI
TOTALITARI (conseguenza dell’avvento della società di massa -società caratterizzate da un ruolo
IMPORTANTE delle masse nella vita politica e sociale, ma anche una loro crescente dell’omologazione,
perdita di autonomia individuale, perdita di relazioni intersoggettive – gli uomini sono resi ATOMI)
sotto due profili:
1- ASPETTO STORICO-POLITICO : perché analizza i caratteri fondamentali della storia europea
2- ASPETTO FILOSFICO –POLITICO : perché elabora uno schema generale del REGIME
TOTALITARIO, riferendosi esclusivamente al NAZISMO e allo STALINISMO, esclude il FASCISMO
perchè privo delle caratteristiche da lei individuate per definire un REGIME “TOTALITARIO”.
Il libro si divide in 3 parti :
1. LA PRIMA PARTE, studio del fenomeno dell’antisemitismo, come una delle premesse del
totalitarismo
2. LA SECONDA PARTE, studio dell’imperialismo nel periodo che va dalla fine dell’800 allo scoppio
della I GUERRA MONDIALE, con il nuovo protagonismo della borghesia, che aspira sia al dominio
politico e economico. Secondo ARENDT l’antisemitismo , insieme alla crisi dell’imperialismo SONO
LE CAUSE da cui è scaturito il TOTALITARISMO in GERMANIA E URSS. A ciò si deve aggiungere il
fenomeno dell’avvento della società di massa e “senza classi “ in cui gli “INDIVIDUI” sono soggetti
al controllo di ristretti gruppi di potere, le elité.
3. LA TERZA PARTE (la più filosofica), analizza i caratteri del totalitarismo nella società di massa, che
instaura il suo potere attraverso il binomio IDEOLOGIA - TERRORE
TERRORE : è esercitato • attraverso la polizia segreta e l’opera di spionaggio che controlla la società
anche nell’intimità • attraverso i CAMPI DI CONCENTRAMENTO che hanno lo scopo di annientare gli
oppositori.
IDEOLOGIA TOTALITARIA che ha la pretesa di fornire una spiegazione totale della storia a priori
senza, però , confrontarsi con i fatti concreti; inoltre è in grado di capovolgere le stesse regole della
logica, trasformando la natura umana.
L’IDEOLOGIA E IL TERRORE, si esercitano attraverso gli strumenti della polizia segreta e del partito
unico, controllati dal capo supremo, la cui volontà è l’unica LEGGE DEL PARTITO. Il potere viene
distribuito in maniera gerarchica secondo il grado di maggiore vicinanza al capo: più vicini al leader
tanto più potere!
Sotto i regimi totalitari, la condizione degli individui è quella dell’isolamento, in quanto il regime
mira alla totale distruzione della vita privata degli individui e della vita politica democratica e alla
diffusione della paura del sospetto tra individui ( non più cittadini) isolati.
Le condizioni vitali del totalitarismo, dunque, sono: distruzione della democrazia; distruzione della vita
privata; isolamento, derivante dalle due precedenti condizioni.
Secondo Arendt, l’omologazione e il conformismo sociale ( vuol dire che tutti pensano e si
comportano allo stesso modo) l’isolamento degli individui nella società di massa costituiscono
una minaccia costante alla LIBERTA’ POLITICA. Il totalitarismo, quindi, anche dopo la scomparsa
del nazismo e dello stalinismo, rimarrà sempre un potenziale pericolo.

VITA ACTIVIA
LA POLITÈ IA PERDUTA: in Vita activa, la Arendt denuncia la scomparsa della politica delle pò lis
dell’antica Grecia, che considera l’unica forma politica genuina e la definisce come politéia
perduta, in quanto, purtroppo, è scomparsa del tutto nel mondo moderno.
Questa sua considerazione non mira a riproporre come modello del presente l’esperienza dell’antica
Grecia, bensì le offe la possibilità di criticare la modernità e della politica tout court. L’agire politico
greco, quindi, è stato sostituito dal fare e dal lavorare.
Nel mondo moderno la vita attiva è assente, pertanto, L’AGIRE È SOSTITUITO DAL FARE E DAL
LAVORARE. La democrazia greca, invece, proprio perché basata sull’agire, era la forma di
politica più genuina per l’uomo.
In VITA ACTIVIA la Arendt, definisce la condizione umana (e non natura) come costituita da due
momenti:
→ vita attiva, tipica del mondo greco antico e basata sulla democrazia, il cui principio basilare è
l’agire;
→ vita contemplativa.
CONDIZIONE/NATURA UMANA: diversamente da Platone ed Aristotele, la Arendt non parla di natura
umana, bensì di condizione umana, poiché ritiene che la natura umana risieda proprio nell’ essere
<<esseri condizionati>>. Le condizioni più generali dell'esistenza umana: nascita e morte, natalità e
mortalità .
LE TRE FORME DELL’AGIRE UMANO (Vita activa): l’agire umano, secondo la Arendt, è di tre tipologie:
→ ATTIVITÀ LAVORATIVA (il lavoro trasforma l’uomo in animal laborans): è l’energia che si
sprigiona e subito viene consumata nelle attività umane fondamentali, quali la riproduzione ed
il procurarsi viveri. Tale energia viene investita, dunque, in “opere” naturali e non durature.
L’attività lavorativa è destinata a durare fino a che perdurerà la vita umana. Vi corrisponde,
inoltre, un’etica finalizzata a rendere piacevole e confortevole la vita.
→ OPERARE (l’operare è tipico dell’homo faber): è l’energia investita in opere artificiali e
destinate a durare nel tempo (uomo tecnologico;
→ AGIRE (tipico dello zòon politikòn): è l’agire politico (o prassi politica), ovvero l’attività che
mette in rapporto diretto gli uomini senza la mediazione di cose materiali. Corrisponde, quindi,
alla condizione umana della pluralità ed è l’aspetto più importante della vita attiva.
Nell’antica Grecia essere politici significava abbandonare la violenza e si basa sul potere della
persuasione del discorso, mentre la costrizione era tipica del sistema famiglia (padre capo-famiglia
dispotico), pertanto è pre-politica.
Per i Greci la CASA era il frutto della necessità e della costrizione mentre la polis era la sfera della
libertà , quindi la presenza degli schiavi che liberavano il capofamiglia dalle incombenze della casa,
consentiva una vita pubblica
DECADENZA DELLA VITA ATTIVA: con la crisi dell’impero romano ed all’affermarsi della società
cristiano-medievale, la civiltà politica decadde e ci fu una svalutazione della vita attiva.
Dopo la rivoluzione cartesiana, inizia un lento assorbimento dell’agire politico nel fare (homo
faber)e l’attenzione passa dalle cose non prodotte (natura) dall’uomo ai prodotti del suo ingegno e del
suo lavoro.
Con il cristianesiamo l’agire politico è stato sconfitto dalla vita contemplativa, e l’homo faber cede il
posto all’animal laborans che ha come unico scopo la conservazione materiale della vita.
IMPOSSIBILITÀ DELL’AGIRE POLITICO: Arendt afferma quindi che per via della decadenza della vita
attiva, nel mondo moderno, l’agire politico diviene impossibile e l’operare cede il posto al darsi
da fare per sopravvivere. Tale assenza di politica ci rende impiegati, ovvero, secondo l’antico mondo
greco, schiavi, non umani – IMPIEGATI
L’ETICITÀ DI VITA ACTIVA: il messaggio etico che la Arendt passa attraverso Vita activa è proprio
quello della decadenza della vita attiva, ovvero della scomparsa dell’agire politico, che, dunque, ha
ceduto il posto alla vita contemplativa.

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