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LA RELATIVITA' RISTRETTA

La fisica fu cambiata dalla teoria della relatività ristretta formulata nel 1905 da
Einstein , altera dei concetti fisici di base, come il tempo , la lunghezza la massa e
l'energia questa teoria è basata su due postulati e sull'algebra di base.

PRIMO POSTULATO, INVARIANZA DELLE LEGGI FISICHE


Le leggi della fisica hanno la stessa forma in tutti i sistemi di riferimento inerziali
che va ad estendere il principio di relatività di Galilei che era valido solo per le leggi
della meccanica newtoniana, mentre Einstein la applica a tutte le leggi fisiche, di
conseguenza tutti gli esperimenti effettuati sulla terra forniscono gli stessi risultati
che fornirebbero se fossero eseguiti in una navicella spaziale che viaggia a velocità
costante.

SECONDO POSTULATO COSTANZA DELLA VELOCITA' DELLA LUCE


La velocità della luce nel vuoto c=3,00 x 10^8 m/s , è la stessa in tutti i sistemi di
riferimento inerziali ed è indipendente dal moto della sorgente e da quello
dell'osservatore
esso stabilisce che la luce che viaggia nel vuoto ha sempre la stessa velocità c
indipendentemente dal fatto che la sorgente o l'osservatore siano in movimento ,

ESEMPIO: un osservatore fermo rispetto all'acqua e due sorgenti in movimento che


generano onde , sia le onde prodotte dal motoscafo veloce sia quelle del
rimorchiatore viaggiano a una velocità caratteristica detta Va delle onde nell'acqua,
perciò l'osservatore misura la velocità delle onde indipendentemente dalla velocità
della sorgente. Questo esempio ci fa capire che la velocità delle onde nell'acqua
dipende dalla velocità dell'osservatore.

Prendiamo per esempio un raggio di luce con velocita c , rispetto a un osservatore ,


un secondo osservatore si muove anch'esso verso destra con velocità 0,9c sebbene
sembri naturale pensare che l osservatore 2 (sul razzo) veda il raggio di luce che si
muova a 0,1c , ma non è cosi, l'osservatore 2 vede il raggio di luce che andrà a
velocità c , perchè siamo in un sistema inerziale.

LA DILATAZIONE DEGLI INTERVALLI TEMPORALI


Generalmente pensiamo che il tempo scorra nello stesso modo per tutti gli osservatori
tuttavia non è cosi quando abbiamo a che fare con una velocità che si avvicina a
quella della luce,Se ad esempio se osservassimo una navicella spaziale muoversi a
0,5c, vedremmo che tutti gli orologi nella navicella sono rallentati rispetto al nostro
anche se sono identici in tutti gli altri aspetti.
OROLOGIO A LUCE
Per calcolare la differenza tra l andamento di un orologio in movimento e uno in
quiete, consideriamo un orologio a luce, in questo orologio un ciclo inizia quando
viene emesso un raggio di luce dalla sorgente S: la luce percorre la distanza d fino
allo specchio, viene riflessa e torna indietro per una distanza d fino al rilevatore R
facendo cosi partire il lampo successivo. Ogni viaggio andata e ritorno della luce è un
ciclo, o un tic dell'orologio.

calcoliamo l'intervallo di tempo ∆ t 0 tra due tic, quando esso è in quiete ,cioè quando
la sua velocità rispetto all'osservatore che esegue la misura è nulla. Poichè la luce
percorre una distanza 2d con una velocità costante , il tempo del ciclo dell'orologio è:
2d
∆ t 0= . Il tempo misurato da un orologio fisso in un punto dello spazio viene
c
chiamato tempo proprio e si indica col pedice 0.

Il tempo proprio è il tempo che un orologio misura nel proprio sistema di riposo.

Osserviamo che un intervallo di tempo proprio separa due eventi che si verificano
nello stesso punto dello spazio.
Consideriamo lo stesso orologio ma che si muove ad una velocità v, la luce ora deve
seguire un percorso a zig zag per completare un ciclo, poichè il percorso è più lungo
di 2d e la velocità è sempre la stessa, per quanto affermato dal secondo postulato,
il tempo tra 2 tic deve essere maggiore di ∆ t 0 poichè il tempo di un ciclo è maggiore
l'orologio rallenta.
Chiamiamo questo fenomeno dilatazione degli intervalli temporali, perchè
l'intervallo ∆ t 0fra due “tic” per un orologio in quiete rispetto ad un osservatore
aumenta ∆ t >∆ t 0.
E' importante osservare che l'intervallo di tempo non proprio ∆ t separa due eventi che
avvengono in due punti diversi dallo spazio.
Per calcolare il tempo dilatato ∆ t osserviamo che nel tempo ∆ t /2 l'orologio si è mosso
orizzontalmente di un tratto v ∆t /2 e si trova a metà strada tra la posizione iniziale
quella finale (cioè alla fine di un ciclo) . La distanza percorsa dalla luce in questo
tempo è c ∆ t /2 che corrisponde all'ipotenusa del triangolo rettangolo che si viene a
formare, applicando il teorema di Pitagora arriviamo alla seguente relazione
v ∆t 2 2 c∆t 2

( )2
+d =
2 ( )
dalla quale ricaviamo il tempo ∆ t :
2d 2d
∆ t= 2 2
=
√ c −v c √ 1−v 2 /c 2
2d
Ricordando che ∆ t 0= c , possiamo legare fra loro i due intervalli di tempo :
∆ t0
∆ t=
√ 1−v 2 /c2
osserviamo che per v = 0, ∆ t=∆ t 0 .Per velocità v che sono maggiori di zero ma
minori di c il denominatore nella relazione precedente è minore di 1 . Di conseguenza
∆ t è maggiore di ∆ t 0. Infine man mano che la velocita v si avvicina a quella della luce
il denominatore tende a zero e l'intervallo ∆ t tende all'infinito.
Il rapporto γ =∆ t /∆ t 0 in funzione della velocità v è
1
γ=
√ 1−v 2 /c2
è detto fattore Lorentziano e vale 1 per v = 0 mentre tende all'infinito quando v si
avvicina alla velocità della luce.

Dilatazione degli intervalli temporali


∆ t=γ ∆ t 0

Viaggio spaziale e invecchiamento biologico


La dilatazione degli intervalli temporali prende anche tutti i processi fisici quindi
anche quelli biologici es. Un astronauta che viaggia nello spazio invecchia più
lentamente di uno sulla terra precisamente dello stesso fattore che vale su un orologio
che trovandosi sulla nave spaziale viaggia più lentamente che sulla terra, tuttavia la
percezione del tempo rimane invariata.

La relatività delle lunghezze e la contrazione delle lunghezze


Cosi come risultano alterati gli intervalli di tempo per un osservatore vicino alla
velocità della luce ,altrettanto succede per le lunghezze (ad esempio un metro che si
muove alla velocità di 0,5c apparirebbe più corto di un metro in quiete, mano a mano
che la velocità del metro si avvicina a c la sua lunghezza diminuisce fino a 0 ).
In generale vogliamo determinare la lunghezza contratta di L in un corpo che si
muove con velocità v, quando un corpo è a riposo cioè v=0 diciamo che la sua
lunghezza è la lunghezza propria.

La lunghezza propria è la distanza fra due punti misurata da un osservatore inquiete


rispetto a essi

Occorre prestare molta attenzione nel determinare quale osservatore misura il tempo
proprio e quale la lunghezza propria, chi misura la lunghezza propria non misura per
forza il tempo proprio e viceversa.

Contrazione delle lunghezze


L0
L=
γ
La lunghezza di un corpo in moto è sempre minore della lunghezza propria e questo
va ancora a dimostrare il fatto che la velocità della luce è la massima possibile
perchè raggiungendo la velocità della luce la lunghezza diverrebbe 0.
Direzione della contrazione
Le lunghezze perpendicolari alla direzione del moto relativo non ne risentono , es. Un
astronauta disteso su un letto inclinato di un angolo 0 rispetto al pavimento
dell'astronave, una persona che vede l'astronave muoversi a una velocita v vicina a
quella della luce, osserverà una lunghezza contratta x' nella direzione del moto, ma
una lunghezza invariata y perpendicolare alla direzione del moto.
Il decadimento del muone
Un esempio interessante della dilatazione degli intervalli temporali riguarda delle
particelle subatomiche chiamate muoni , create dalla radiazione cosmica dell
atmosfera terrestre , un muone è una particella instabile , infatti un muone a riposo in
media esiste solamente per 2 ,20 microsecondi prima di decadere , supponiamo che
un muone venga creato a un altitudine di 5000 km , sopra la superficie terrestre, se
viaggia verso il suolo con una velocità di 0,995 c potrà coprire solo 657 metri quindi
non arriverebbe alla superficie , potremmo quindi concludere che i muoni prodotti a
grandi altitudini non possono mai raggiungere la superficie terrestre, invece succede ,
la ragione è che essi invecchiano molto lentamente a causa del loro moto,
dal punto di vista di un osservatore sulla terra i due eventi creazione e decadimento ,
avvengono in posizioni diverse , ne consegue che il tempo corrispondente è delta t
(tempo dilatato) , dal punto di vista del muone sopravvive perchè ha lo spazio
contratto , sempre dal suo punto di vista i due eventi creazione e decadimento
avvengono nella stessa posizione .
Le trasformazioni di Lorentz
Leggi di trasformazioni delle coordinate spaziali e del tempo da un sistema di
riferimento inerziale a un altro non possono essere (nel regime di velocità
relativistiche) quelle galileiane.
Le trasformazioni di galileo infatti prevedono che il tempo sia lo stesso per tutti gli
osservatori inerziali , gli intervalli temporali rimangono perciò invariati. Inoltre in
base alle trasformazioni di Galileo anche le lunghezze sono le stesse in tutti i sistemi
di riferimento inerziali , Einstein dimostrò che con le trasformazioni fra sistemi
inerziali che derivano dai due postulati della relatività non sono le trasformazioni di
Galileo ma sono quelle di Lorentz.
Consideriamo due sistemi di riferimento inerziali in moto relativo per esempio il
sistema di riferimento terrestre S e il sistema di riferimento S' di un astronave in moto
rispetto alla Terra con velocità v lungo l'asse x,
x=γ (x ' + v t ' )
Trasformazioni di Lorentz (da S' a S)
{ ( v
t=γ t ' + 2 x '
c )
x '=γ ( x −vt )
Trasformazioni di Lorentz (da S a S')
{ (
t '=γ t− 2 x
c
v
)
LA RELATIVITA' DELLA SIMULTANEITA'
Un altro aspetto della relatività del tempo è la simultaneità, supponiamo che uno
osservatore noti due eventi in posizioni diverse che avvengono nello stesso istante,
Per un'altro osservatore, che si muove rispetto al primo, questi due eventi non
avvengono contemporaneamente. ciò si spiega con la relatività della simultaneità,
cioè il fatto che due eventi simultanei in un dato sistema di riferimento inerziale , non
siano più simultanei in altro sistema di riferimento inerziale in moto rispetto al primo,
è una conseguenza delle trasformazioni di Lorentz.

LA COMPOSIZIONE RELATIVISTICA DELLE VELOCITA'


La semplice addizione delle velocità, che sembra funzionare benissimo per le velocità
della vita quotidiana non è più corretta (per velocità relativistiche) . Il modo corretto
di comporre le velocità valido per tutti i valori ( da 0 a c) fu ottenuta da Einstein.
Esempio
Immaginiamo un astronave (sistema di riferimento S') che si muove un asteroide
(sistema di riferimento S), con velocità v diretta verso l'asse x, se l'astronave di
muove verso destra la sua velocità è positiva e se si muove verso sinistra è negativa.
Supponiamo che l'astronave lanci una sonda, la cui velocità rispetto l'astronave è u'.
La legge di composizione corretta delle velocità, per ottenere la velocità u della sonda
rispetto all'asteroide, è quella di addizionare le velocità u=u'+ v . Einstein dimostrò
che tenendo conto della teoria della relatività il risultato contiene un fattore
correttivo:
Composizione relativistica delle velocità
u' +v
u = 1+ u' v
c2

EFFETTO DOPPLER
L'effetto doppler consiste nell'aumento o nella diminuzione della frequenza di un
suono quando la sorgente, si avvicina o si allontana, si verifica un effetto analogo
anche per la luce e per le onde elettromagnetiche , ma con 2 sostanziali differenze .
La prima è che le onde sonore hanno bisogno di un mezzo in cui propagarsi, mentre
la luce si propaga anche nel vuoto.
La seconda differenza è che la velocità del suono può essere diversa per osservatori
differenti, mentre la velocità della luce è delle onde elettromagnetiche è indipendente
dal moto della sorgente e dell'osservatore.
Quindi per le onde elettromagnetiche ce un effetto doppler che dipende solo dalla
velocità relativa fra l'osservatore e la sorgente. Se la sorgente si muove a velocità v
piccola rispetto alla velocità della luce , la frequenza f ' osservata nel caso di una
v
sorgente con frequenza f è: f '= 1 ± c f ( )
v è il modulo di una velocità quindi è sempre positivo mentre il segno davanti a v/c è
scelto in base alla situazione, è positivo quando la sorgente si avvicina all'osservatore
è negativo quando si allontana
Nella maggior parte dei casi v è molto piccola rispetto a c quindi la relazione esatto
c±v
per qualunque v è : f ' =
√ c ∓v
f

i segni in alto si riferiscono al caso in cui la sorgente si avvicina all'osservatore,


mentre quelli in baso nel caso in cui si allontana.

LA QUANTITA' Dì MOTO RELATIVISTICA


L'espressione classica della quantità di moto è p = mv, ma non vale per tutte le
velocità, deve essere modificata per tutte le velocità confrontabili con c
mv
p=mvγ=
v2
√ 1−
c2

CONSERVAZIONE DELLA QUANTITÀ Dì MOTO RELATIVISTICA


in un sistema non soggetto a forze sterne la quantità di moto si conserva, per
applicare questa legge di conservazione nelle situazioni in cui i corpi vanno a velocità
molto elevate, bisogna utilizzare l'espressione relativistica della quantità di moto
L'ENERGIA RELATIVISTICA
Nel 1905 Einstein dimostrò che la massa è un'altra forma di energia. Dimostrò che,
quando un corpo è in movimento con velocità v, la sua energia totale relativistica E è
m c2
E=γm c 2=
data dalla seguente espressione v2
√ 1−
c2
ENERGIA A RIPOSO E0 =mc 2

L'energia totale E non si annulla quando la velocità v tende a zero, come avviene per
l'energia cinetica classica. L'energia di un corpo in quiete, cioè la sua energia a riposo
E0 è invece: E0 =mc 2

ENERGIA CINETICA RELATIVISTICA


Quando si compie un lavoro su un corpo isolato, accelerandolo dalla quiete a una
velocità finita v, l'energia totale del corpo aumenta, ciò è dovuto al fatto che
acquisisce una certa energia cinetica. Perciò l'energia totale E di un corpo è la somma
della sua energia a riposo E0=mc2 e dell'energia cinetica K: E=E0 + K

mc 2
K= ( γ −1 ) mc 2= −mc 2
2
v
√ 1−
c2
L'energia cinetica è nulla quando la velocità è 0

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