La fisica fu cambiata dalla teoria della relatività ristretta formulata nel 1905 da
Einstein , altera dei concetti fisici di base, come il tempo , la lunghezza la massa e
l'energia questa teoria è basata su due postulati e sull'algebra di base.
calcoliamo l'intervallo di tempo ∆ t 0 tra due tic, quando esso è in quiete ,cioè quando
la sua velocità rispetto all'osservatore che esegue la misura è nulla. Poichè la luce
percorre una distanza 2d con una velocità costante , il tempo del ciclo dell'orologio è:
2d
∆ t 0= . Il tempo misurato da un orologio fisso in un punto dello spazio viene
c
chiamato tempo proprio e si indica col pedice 0.
Il tempo proprio è il tempo che un orologio misura nel proprio sistema di riposo.
Osserviamo che un intervallo di tempo proprio separa due eventi che si verificano
nello stesso punto dello spazio.
Consideriamo lo stesso orologio ma che si muove ad una velocità v, la luce ora deve
seguire un percorso a zig zag per completare un ciclo, poichè il percorso è più lungo
di 2d e la velocità è sempre la stessa, per quanto affermato dal secondo postulato,
il tempo tra 2 tic deve essere maggiore di ∆ t 0 poichè il tempo di un ciclo è maggiore
l'orologio rallenta.
Chiamiamo questo fenomeno dilatazione degli intervalli temporali, perchè
l'intervallo ∆ t 0fra due “tic” per un orologio in quiete rispetto ad un osservatore
aumenta ∆ t >∆ t 0.
E' importante osservare che l'intervallo di tempo non proprio ∆ t separa due eventi che
avvengono in due punti diversi dallo spazio.
Per calcolare il tempo dilatato ∆ t osserviamo che nel tempo ∆ t /2 l'orologio si è mosso
orizzontalmente di un tratto v ∆t /2 e si trova a metà strada tra la posizione iniziale
quella finale (cioè alla fine di un ciclo) . La distanza percorsa dalla luce in questo
tempo è c ∆ t /2 che corrisponde all'ipotenusa del triangolo rettangolo che si viene a
formare, applicando il teorema di Pitagora arriviamo alla seguente relazione
v ∆t 2 2 c∆t 2
( )2
+d =
2 ( )
dalla quale ricaviamo il tempo ∆ t :
2d 2d
∆ t= 2 2
=
√ c −v c √ 1−v 2 /c 2
2d
Ricordando che ∆ t 0= c , possiamo legare fra loro i due intervalli di tempo :
∆ t0
∆ t=
√ 1−v 2 /c2
osserviamo che per v = 0, ∆ t=∆ t 0 .Per velocità v che sono maggiori di zero ma
minori di c il denominatore nella relazione precedente è minore di 1 . Di conseguenza
∆ t è maggiore di ∆ t 0. Infine man mano che la velocita v si avvicina a quella della luce
il denominatore tende a zero e l'intervallo ∆ t tende all'infinito.
Il rapporto γ =∆ t /∆ t 0 in funzione della velocità v è
1
γ=
√ 1−v 2 /c2
è detto fattore Lorentziano e vale 1 per v = 0 mentre tende all'infinito quando v si
avvicina alla velocità della luce.
Occorre prestare molta attenzione nel determinare quale osservatore misura il tempo
proprio e quale la lunghezza propria, chi misura la lunghezza propria non misura per
forza il tempo proprio e viceversa.
EFFETTO DOPPLER
L'effetto doppler consiste nell'aumento o nella diminuzione della frequenza di un
suono quando la sorgente, si avvicina o si allontana, si verifica un effetto analogo
anche per la luce e per le onde elettromagnetiche , ma con 2 sostanziali differenze .
La prima è che le onde sonore hanno bisogno di un mezzo in cui propagarsi, mentre
la luce si propaga anche nel vuoto.
La seconda differenza è che la velocità del suono può essere diversa per osservatori
differenti, mentre la velocità della luce è delle onde elettromagnetiche è indipendente
dal moto della sorgente e dell'osservatore.
Quindi per le onde elettromagnetiche ce un effetto doppler che dipende solo dalla
velocità relativa fra l'osservatore e la sorgente. Se la sorgente si muove a velocità v
piccola rispetto alla velocità della luce , la frequenza f ' osservata nel caso di una
v
sorgente con frequenza f è: f '= 1 ± c f ( )
v è il modulo di una velocità quindi è sempre positivo mentre il segno davanti a v/c è
scelto in base alla situazione, è positivo quando la sorgente si avvicina all'osservatore
è negativo quando si allontana
Nella maggior parte dei casi v è molto piccola rispetto a c quindi la relazione esatto
c±v
per qualunque v è : f ' =
√ c ∓v
f
L'energia totale E non si annulla quando la velocità v tende a zero, come avviene per
l'energia cinetica classica. L'energia di un corpo in quiete, cioè la sua energia a riposo
E0 è invece: E0 =mc 2
mc 2
K= ( γ −1 ) mc 2= −mc 2
2
v
√ 1−
c2
L'energia cinetica è nulla quando la velocità è 0