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3.

STRUTTURA DELLA MEMBRANA CELLULARE


Una delle caratteristiche fondamentali della cellula sono le membrane, che delimitano i contorno
esterni e diversi comportamenti interni.

Le membrane sono presenti


in misura importante sia nella
membrana plasmatica che
all’interno (involucro nucleare,
RER, membrane mitocondri,
e granuli secretori).

FUNZIONI DELLA MEMBRANA


1. Contorno e barriera di permeabilità: la membrana separa fisicamente la parte interna della cellula
dall’ambiente circostante, non solo per trattenere all’interno le sostanze utili ma anche per mantenere
all’esterno le sostanze indesiderate. La loro parte idrofobica è una barriera efficace mei confronti delle
molecole idrofiliche degli ioni. Impedisce lo scambio libero di molecole da un versante all’altro e
fornisce un mezzo di comunicazione tra i componenti che va a separare.
2. Organizzazione e localizzazione della funzione e compartimentazione: le membrane
costituiscono i siti di soecifiche proteine, sono sede di specifiche funzioni. Sulla membrana di alcuni
organelli sono sede di molti enzimi, e quindi di particolari funzioni biochimiche. La membrana
plasmatica racchiude i contenuti dell’intera cellula, mentre le membrane dell’involucro nucleare e
citoplasmatiche delimitano diversi spazi intracellulari. All’interno di essi sono contenute sostanze
differenti che svolgono funzioni diverse. Grazie alla compartimentazione le attività specializzate
potranno svolgersi con interferenze esterne e possono essere regolate indipendentemente le une
dalle altre.
3. Processi di trasporto: la membrana contiene i congegni necessari per il trasporto fisico da un suo
versante all’altro. Le modalità di trasporto sono diverse come anche le sostanze (ioni o zuccheri, aa
ecc)
4. Rilevamento del segnale: le proteine di membrana possono rilevare e trasmettere segnali elettrici
e segnali chimici. Questa funzione si chiama trasduzione del segnale.
5. Comunicazione cellula-cellula: le proteine di membrana mediano le interazioni intercellulari. La
membrana plasmatica attraverso le proteine che la costituiscono, permettono alle cellule di
riconoscersi tra loro, di aderire quando è il caso e di scambiare materiale e info attraverso diversi tipi di
giunzioni.
CENNI STORICI

1890: le sostanza solubili nei lipidi penetrano più facilmente


delle molecole solubili in acqua quindi i lipidi sono presenti
come un “rivestimento” sulla superficie della cellula OVERTON.
1900: i lipidi, molecole anfipatiche si orientano sull’acqua in
modo tale che le teste idrofiliche guardano l’acqua e le loro
cose idrofobiche si allontanano
ANGMUIR.
1925: attraverso il calcolo del rapporto tra l’area di superficie di
un globulo rosso ed il suo contenuto in lipidi è stata dimostrata
la struttura a doppio strato lipidico della membrana plasmatica
GORTER E GRENDEL. Ha avuto più successo.

1920/50: si dimostra che il doppio strato lipidico è


ricoperto all’esterno ed all’interno da proteine globulari,
forato da pori circondati da proteine, DAVASON E
DANIELLI.
1960: la microscopia elettronica rivela una struttura
trilminare comune a tutte le membrane (membrana
unitaria), ROBERTSON.
1970: si dimostra la disposizione a mosaico
discontinuo delle proteine e la condizione fluida dei
lipidi o modello a mosaico fluido. La membrana è un
modello dinamico, SINGER E NICOLSON.
1980: si definiscono meglio le proteine, la maggior
parte possiede sequenze idrofobe: proteine di
transmembrana, UNWIN E HENDERSON.

MODELLO A MOSAICO FLUIDO: I LIPIDI, LA PARTE “FLUIDA” DEL MODELLO

Ci sono tre classi principali di lipidi:


Fosfolipidi: Glicolipidi Steroli
Comprendono
fosfogliceridi e sfingolipidi

Testa polare verso l’esterno, le code


idrofobiche verso l’interno.
Glicolipodi
Ai lipidi si aggiungono carboidrati. I più comuni
sono i cerebrosidi, glicolipidi neutri (la testa ha
un solo zucchero privo di carica) e i gangliosidi
con carica negativa è testa oligosaccaridica,
contenente uno o più residui di acido sialico,
che conferiscono alla molecola una carica
netta -. Svolgono funzione di mediatori cellula/
ambiente, di smistamento delle proteine e
determinazione gruppo sanguigno.

I carboidrati dei glicolipidi della membrana plasmatica degli eritrociti


determinano se il tipo di sangue di un individuo è A, B, AB o 0.
Uno che ha sangue tipo A ha un enzima che favorisce l’audizione di un
residuo di N-acetilgalatosammina. Uno con il B ha enzima che favorisce
l’addizione di un residuo di galattosio all’estremità della catena.
Quelli con AB hanno entrambi gli enzimi. Quelli con lo 0 sono prove di
enzimi che favoriscono il legame terminale di entrambi gli zuccheri.

Steroli
Il più importante è il colesterolo. Mancano nelle membrane dei mitocondri e
cloroplasti e nelle cellule procariotiche dove sono presenti molecole simili dette
opanoidi.

IMPORTANZA DEL DOPPIO STRATO LIPIDICO


Ogni membrana cellulare ha la propria composizione lipidica caratteristica (100 fosfolipidi) che può
determinare lo stato fisico ed influenzarne l’attività delle proteine.
Differiscono per tipi di lipidi, natura gruppi testa polare, tipi di catene di acidi grassi. In una
membrana i lipidi sono più che semplici elementi strutturali e possono avere grossi effetti sulle sue
proprietà biologiche. La compisizione lipidica può determinare lo stato fisico di una membrana e
influenzare l’attività di specifiche proteina della membrana, possono costituire i precursori di
messaggeri chimici molto attivi che regolano le funzioni cellulari (nella contrazione della muscolatura
liscia dello stomaco).
È responsabile di:
- capacità di autoassemblarsi: Le catena idrocarburiche del doppio strato lipidico non
sono mai esposte sulla superficie a contatto con l’ambiente acquoso, in accordo con
le leggi termodinamiche. Hanno sempre le code idrofobiche rivolte verso l’interno e
protette dalla soluzione acquosa.
- non c’è mai un margine libero, sono sempre strutture continue e ininterrotte
- flessibilità del doppio strato lipidico, quindi le membrane sono deformabili

Può essere responsabile


In una cellula che si della divisione cellulare, in
muove il margine che cui si vede la divisione
avanza contiene della cellula con la
spesso siti in cui la deformazione della
membrana forma le membrana plasmatica
increspature ondulanti. che viene tirata verso il
centro della cellula
- facilita la fusione e la gemmazione

Facilita verso la fusione o gemmazione delle


membrane.

- separa le cariche elettriche tra le due facce della membrana

PROPRIETÀ DELLA MEMBRANA: ASIMMETRIA


80% dei lipidi che contengono colina sono situati nel monostrato esterno.
90% dei lipidi con teste senza carica netta o con carica netta negativa
sono localizzati nel monostrato interno.
I glicolipidi sono solo nel monostrato esterno dove i carboidrati sono
coinvolti in eventi di segnalazione e riconoscimento .
L’asimmetria riflette le differenti funzioni dei due monostrati

L’asimmetria della membrana (componente fluida) è determinata durante la sua biogenesi. Una volta
stabilita, tende ad essere mantenuta, poiché il movimento dei lipidi da un monostrato all’altro, richiede
che le loro teste idrofiliche passino attraverso la parte interna idrofobica della membrana, è un evento
sfavorito dal punto di vista termodinamico. È determinata anche dai movimenti dei lipidi (3 tipi)

In una membrana una molecola fosfolipidica è capace di 3


movimenti: rotazione intorno al suo asse maggiore, diffusione
laterale casuale scambiandosi di posizione con le molecole
adiacenti all’interno dello stesso monostrato, diffusione
trasversale o movimento a flip-flop da un monostrato all’altro.

A flip-flop o movimento trasversale: evento termodinamicamente sfavorevole quindi raro. Più frequente
nelle membrane con proteine chiamate flippasi o traslocatori di fosfolipidi.
Rotazione e diffusione laterale: avvengono liberamente, rapidamente e casualmente.
Dimostrazione sperimentale movimento lipidi:

La diffusione laterale dei lipidi di membrana può essere dimostrata per mezzo di una tecnica chiamata
recupero della fluorescenza dopo sbiancamento. Le molecole lipidiche della membrana di una
cellula viva possono essere marcate legandovi in maniera covalente le molecole di un colorante
fluorescente. Viene usato un raggio laser ad alta intensità per sbiancare il colorante in una piccola
area sulla superficie cellulare. Le molecole marcate con la sostanza fluorescente diffondono nell’area
sbiancata. Alla fine l’area è indistinguibile dal resto della superficie cellulare.
Questa tecnica dimostra che i lipidi di membrana sono in uno stato fluido, ma rappresenta anche un
mezzo diretto per misurare il movimento laterale di molecole specifiche.

PROPRIETÀ DELLA MEMBRANA: FLUIDITÀ


La fluidità è la seconda proprietà della membrana.
La fluidità permette la diffusione laterale di lipidi, che è veloce perché sono
piccoli; la diffusione laterale di proteine, che è più lenta perché sono grosse
ma anche perché interagiscono con le proteine del citoscheletro sul lato
interno della cellula.

La fluidità della membrana (componente fluida) è determinata da:


- temperatura: la fluidità cambia con la T, e ogni doppio strato ha una caratteristica temperatura di
transizione Tm.
Sotto la Tm la doppia membrana gelifica, sopra diventa fluido.
Questo cambiamento dello stato della membrana è chiamato
transizione di fase. Una membrana per funzionare
correttamente deve essere allo stato fluido, cioè a una T al di
sopra del suo valore di Tm. Ad una T al di sotto di Tm
vengono alterate o interrotte tutte le funzioni che dipendono
dalla mobilità o dai cambiamenti conformazionali delle
proteine di membrane (trasporto soluti, rilevamento segnali,
comunicazione c-c).
- Gli aspetti dei lipidi che incidono di più sulla fluidità della membrana sono la lunghezza delle catene
degli acidi grassi e il loro grado di instaurazione, cioè il numero dei doppi legami presenti. Gli acidi
grassi a lunga catena hanno Tm più elevate rispetto agli acidi grassi a catena corta. Le membrane
ricche di acidi grassi a lunga catena tendono ad essere meno fluide.
La presenza di instaurazione incide sulla T di fusione. Le molecole che contengono molti acidi grassi
insaturi tendono ad avere T di transizione più basse, quindi sono più fluide.
L’effetto dell’insaturazione sulla membrana è così drastico perché le curvature che i doppi legami
introducono negli acidi grassi, impediscono che le catene idrocarburiche si assestino insieme
adeguatamente, cioè i lipidi di membrana con acidi grassi insaturi si impacchettano strettamente,
mentre quelli con acidi grassi insaturi no.
- Il colesterolo stabilizza la fluidità della membrana. Le molecole di colesterolo sono presenti in
entrambi gli strati lipidici, ma una specifica molecola è confinata in uno dei due strati: la molecola si
orienta nello strato con il suo singolo gruppo ossidrilico vicino alla testa polare di una molecola
adiacente di fosfolipide, dopo può formare un legame H con l’O del legame sterico tra il glicerolo e un
acido grasso della molecola del fosfolipide.
I rigidi anelli steroidei idrofobi e la catena laterale di idrocarburi della molecola del colesterolo,
interagiscono con le porzioni delle catene idrocarburiche adiacenti che sono più vicine alle teste dei
fosfolipidi. Questa intercalazione delle molecole rigide di colesterolo nella membrana di una cellula
animale, rende la membrana a T più elevate meno fluida di quanto altrimenti sarebbe. Il colesterolo
impedisce anche le catene idrocarburiche dei fosfolipidi si impacchettino tra loro quando la T si
abbassa, riducendo la tendenza delle membrana a gelificare in seguito a raffreddamento. Il
colesterolo ha l’effetto di diminuire la fluidità della membrana a T suoeriori a Tm e di aumentare la
fluidità a T inferiori alla Tm. Le membrane funzionano correttamente solo allo stato fluido.

Eucarioti e procarioti regolano la fluidità variando la composizione


lipidica della membrana. È importante nei pecilotermi e negli
animali ibernanti (hanno un adattamento omeoviscoso)
Questi animali non possono regolare la loro T. Dal momento che la
fluidità dei lipidi diminuisce con la T, le membrane di questi
organismi gelificherebbero in seguito a raffreddamento se
l’organismo non avesse un mezzo per compensare l’abbassamento
della T ambientale. A T elevate diventano troppo fluidi e non
funzionano più come barriera di permeabilità.

Possono compensare le variazioni di T modificando la composizione lipidica delle membrane,


regolando quindi la fluidità (adattamento omeoviscoso).
Come si mantiene la fluidità della membrana se la T si abbassa?
- desaturazione dei legami singoli nelle catene degli acidi grassi
- riduzione degli atomi di carbonio
- aumentando la % del colesterolo
Lipid Raft o zolle lipidiche
Piattaforme galleggianti (ricche di colesterolo, fosfatidilcolina e glicosfingolipidi) che concentrano
particolari proteine coinvolte nel rilevamento e nella risposta ai segnali chimici che arrivano
dall’ambiente esterno.
Le zolle lipidiche del monostrato esterno sono accoppiate alle zolle lipidiche dello stato interno cosicché
il segnale recepito dal recettore all’esterno può essere trasmesso all’interno.

MODELLO A MOSAICO FLUIDO: LE PROTEINE, LA PARTE “A MOSAICO” DEL MODELLO

Faccia E: esoplasmatica
Faccia P: protoplasmatica

In relazione al loro rapporto con il doppio strato lipidico si riconoscono:

Proteine integrali Proteine periferiche Proteine di membrana


ancorate ai lipidi

Con la criofattura si riesce a dividere il doppio strato della membrana


plasmatica, in faccia E (esoplasmatica) e faccia P (protoplasmatica).
Proteine integrali
La maggior parte di proteine di membrana sono le proteine integrale. Sono molecole antipatiche con
una o più regioni idrofobe, che presentano affinità per la regione interna idrofoba del doppio strato
lipidico. Non possono essere facilmente rimosse. Hanno anche una o più regione idrofile che sporgono
all’esterno della membrana nella fase acquosa su uno o entrambi i lati della membrana. Poche
proteine integrali però sembrano essere associate alla membrana soltanto da un lato del doppio strato,
vengono chiamate monotopiche. Quasi tutte sono portiere di transmembrana che attraversano il
doppio strato, se una volta (monopasso) o più volte (multipasso). Quelle multipasso possono essere
costituite da un solo fosfolipide o da diversi polipeptidi tra loro associati.

Glicoforina: monopasso
Batteriorodopsina: multipasso
Proteine periferiche
Sono senza sequenze idrofobiche, sono rimosse facilmente, sono presenti o sulla superficie
extracellulare o su quella citoplasmatica (spectrina).
Esse sono troppo idrofile per penetrare nella membrana ma si associano a questa mediante legami
elettrostatici e a H, che le collegano alle proteine di membrana adiacenti o ai gruppi di testa dei
fosfolipidi.
Es. proteine sulla membrana degli eritrociti come la spectrina.

Proteine ancorate ai lipidi


Sono su una delle superfici del doppio strato.
Queste proteine sono caratteristiche di entrambe le precedenti
(sono periferiche ma legato allo stato idrofobico). Dal lato interno
sono unite con legame covalente ad un acido grasso, dal lato
esterno sono unite con legame covalente al glicolipide
glicosilfosfatidilinositolo (GPI).
Quali funzioni svolgono le proteine di membrana?
Enzimatiche Glucosio fosfatasi sulla membrana del rel
Trasportatori di e- Citocromi coinvolti nei processi ossidativi ( nella membrana interna dei mitocondri)
Trasportatori di soluti Proteine di trasporto, proteine canale, ATPasi
Recettoriale Ormoni e neurotrasmettitori
Comunicazione intercellulare Connessoni
Secrezione ed assorbimento di sostanze Esocitosi, endocitosi
Ruolo strutturale Pori nucleari, connessioni tra le membrane e la matrice extracellulare

PROPRIETÀ DELLA MEMBRANA: ASIMMETRIA (COMPONENTE A MOSAICO)


Le proteine periferiche sono connesse ad uno o all’altro lato. Le proteine integrali collegano entrambi
i monostrati ma sono orientate asimmetricamente: le regioni di una proteina esposte su un lato sono
strutturalmente e chimicamente differenti dalle regioni esposte sull’altro lato. L’orientamento viene
determinato durante la biogenesi è mantenuto.

Si può stabilire come sono orientate le proteine, se


sono sulla superficie interna o esterna o su
entrambe le superfici.

Proteine maggiormente presenti

Molte membrane contengono o piccole quantità di carboidrati,


una piccola parte dei carbo di memrbana è contenuta nei
glicolipidi, mentre la maggior parte si trova sotto forma di
glicoproteine (proteine di membrana con catene glucidiche).
Molte proteine di membrana sono glicosilate. Le glicoproteine
svolgono un ruolo importante nel riconoscimento cellula-cellula.
Contribuiscono alla formazione del glicocalice.

A causa dei gruppi anionici sulla superficie gli


eritrociti si respingono

Glicocalice (rivestimento di zucchero)


Il glicocalice è formato da glicolipidi,
glicoproteine e proteoglicani.

Si vede il glicocalice che ricopre i microvilli di


due cellule dell’epitelio intestinale
Dimostrazione sperimentale movimento proteine
La mobilità delle proteine di membrana può essere dimostrata con esperimenti di fusione cellulare. Sono
state selezionate cellule di topo e umane. Ogni cellula avrà i propri antigeni specifici. È necessaria la
produzione di anticorpi contro gli antigeni (topo specifici o uomo specifici) , gli anticorpi necessari
vengono preparati inoculando piccole quantità di proteine di membrana. Dopo che gli anticorpi sono stati
isolati dal sangue dei rispettivi animali, vengono coniugati con coloranti fluorescenti in modo che i
complessi proteina-anticorpi possano essere visti. Le proteine di membrana vengono marcate con
anticorpi fluorescenti. Le proteine iniziano a mescolarsi in pochi minuti. Le proteine risultano
completamente mescolate dopo 40 minuti.
Il mescolamento della
fluorescenza dimostra
la diffusione laterale
delle proteine anche
se più lenta dei lipidi.

Meccanismi che limitano la mobilità delle proteine: Le proteine si aggregano in grossi complessi,
tight junction, ancoraggio.

(Video a parte)

MOVIMENTO DI SOSTANZE ATTRAVERSO LA MEMBRANA CELLULARE: SUPERAMENTO


DELLA BARRIERA DI PERMEABILISSIMO
Dato che il contenuto di una cella è completamente avvolto dalla membrana, tutte le comunicazione tra
la cellula e l’esterno devono essere mediate dalla membrana. Da un lato deve trattenere i materiali in
soluzione della cellula, dall’altro deve consentire necessari scambi di materiali verso l’interno e l’esterno
della cellula. Il doppio strato lipidico ha una struttura adatta ad evitare che la cellula perda soluti polari e
dotati di carica; devono quindi essere prese delle misure.
Il movimento può avvenire in due modi: passivo (per diffusione) o attivo (per mezzo di qualche processo
di trasporto che richiede energia). Entrambi i tipi di movimento possono portare a un flusso netto di un
particolare ione o composto. Flusso netto significa che il movimento della sostanza verso l’interno e
verso l’esterno non sono in equilibrio, ma uno supera l’altro.
Ci sono diversi tipi di movimenti: la diffusione semplice attraverso un canale acquoso delimitato da
proteine; la diffusione facilitata da una proteina di trasporto; trasporto attivo che richiede una pompa
proteica, la quale utilizza energia capace di spostare sostanza contro un gradiente di concentrazione.
A. Diffusione semplici
B. C. Diffusione facilitata
D. Trasporto attivo

Diffusione semplice
La maniera più semplice per un soluto di passare da un lato all’altro della membrana è la diffusione
semplice.

A causa della parte interna idrofoba della membrana, la


diffusione costituisce una modalità di trasporto adatta solo a
molecole piccole relativamente apolari, che penetrano nel
doppio strato lipidico su un lato della membrana, diffondono
passivamente attraverso il doppio strato e fuoriescono
dall’altro lato in soluzione acquosa.
L’O è un esempio di molecola piccola e apolare, CO2,
etanolo e acqua. Questo meccanismo permette agli eritrociti
di assumere O nei polmoni e liberarlo nei tessuti,

Nei capillari dei tessuti corporei ([O2] bassa, [CO2] alta.


L’O viene liberato dall’emoglobina e diffonde all’esterno per
ossigenare i tessuti. La co2 diffonde verso l’interno e viene
convertita a bicarbonato da un enzima (anidrasi carbonica).
Gli ioni bicarbonato vengono trasportati all’esterno dalla
proteina scambiatrice di anioni (proteina della banda 3, è
una proteina di transmembrana), accompagnati dal EMOGLOBINA
passaggio all’interno dagli ioni cloruro, per mantenere le ESTER

cariche in equilibrio. La co2 torna ai polmoni sotto forma di NO

ione bicarbonato.

Nei capillari dei polmoni dove la concentrazione di O è


elevata e quella della CO2 è bassa, l’O diffonde all’interno e
si lega all’emoglobina. Il bicarbonato dal plasma passa
all’interno, accompagnato da un passaggio all’esterno degli
ioni cloruro. Il bicarbonato viene convertito in co2 che
diffonde fuori dagli eritrociti e all’interno delle cellule che
tappezzano i capillari dei polmoni, pronta a essere espulsa
dal corpo.s
Le molecole diffondono a caso in entrambe le direzioni ma il flusso netto è secondo il gradiente di
concentrazione con una velocità proporzionale al gradiente. È limitata alle piccole molecole apolari (O2,
CO2, etanolo) ed all’acqua. Un es. l’ossigeno.
Diffusione dell’acqua: osmosi
La diffusione tende a creare una distribuzione casuale, in cui la
concentrazione è in ogni punto la stessa.
La diffusione è sempre un movimento verso l’equilibrio, tende
sempre al minimo contenuto di energia libera (in conformità con
la 2ª legge di termodinamica). L’energia libera si riduce quando
le molecole si muovono secondo il loro gradiente di
concentrazione, e gli ioni secondo il loro gradiente
elettrochimico. La diffusione procede sempre da regioni con
energia libera alta a bassa.

Un soluto disciolto in acqua interrompe le ordinate


interazioni tra le molecole di acqua aumentando l’entropia e
diminuendo l’energia libera. L’acqua si sposta sempre da
zone con energia libera più bassa, dove la concentrazione
del soluto è più alta.

Il movimento dell’acqua avviene in risposta all’osmolarità. Nelle cellule, spesso, tende a spostarsi
verso l’interno. Il movimento osmotico dell’acqua avviene sempre da alta energia libera a bassa
energia libera.
L’aumentata pressione in A controbilancia la tendenza dell’acqua a spostarsi da B a A

Se una cellula è posta in una soluzione


ipotonica, cioè che ha concentrazione di soluti
inferiori al citoplasma, la cellula si gonfia per
ingresso netto di acqua per osmosi.
Se una cellula è posta in una soluzione
ipertonica si contrare per perdita netta di
acqua.
Se è posta in una soluzione isotonica
mantiene un valore costante perché il flusso di
acqua che entra per osmosi è uguale a quello
dell’acqua che esce.

L’osmosi è importante nel tratto digerente, perché secerne litri di liquido, che viene riassorbito per
osmosi dalle cellule che delimitano l’intestino.

Diffusione facilitata
Molte sostanze presenti nelle cellule sono troppo grandi o
troppo polari. Se la sostanza è troppo grande o troppo
polare, ha bisogno di una proteina di trasporto che media il
trasporto secondo gradiente di concentrazione o gradiente
elettrochimico senza apporto di energia. Si chiama
diffusione facilitata.
La funzione della proteina di trasporto è di facilitare la
diffusione “in discesa” attraverso una barriera altrimenti
impermeabile. Si possono classificare come proteine
integrali con diversi segmenti transmembrana.
Dal punto di vista funzionale si dividono in:

Proteine carrier Proteine canale


Proteine carrier o permeasi o trasportatori
Sono proteine di transmembrana, sono proteine allosteriche che si alternano tra due stati
conformazionali, in modo tale che il sito della proteina a cui si lega il soluto è aperto prima su un lato
della membrana e poi sull’altro. Un soluto che si lega alla proteina su un lato verrà rilasciato nell’altro
lato, nel momento in cui la proteina passa alla sua conformazione alternativa. Agendo in questo modo
una proteina carrier si lega alle molecole del solito in modo tale da proteggerne i gruppi polari o
provvisti di carica dalla parte interna apolare della membrana. Operano secondo il modello delle
conformazioni alternative proteggendo così i gruppi polari del soluto.

Sono analoghe a gli enzimi per 4 motivi. Come avviene in una reazione di un enzima, la diffusione
facilitata implica un legame iniziale del substrato (soluto che deve essere traportato), questo legame
avviene con un sito specifico presente sulla superficie di una proteina e il successivo rilascio del
prodotto (soluto trasportato) con un complesso enzima-substrato come intermedio (soluto legato alla
proteina). Hanno quindi un analogo modo di azione. La seconda analogia è la specificità, come gli
enzimi le proteine di trasporto sono alatalemte specifiche, per un singolo composto un gruppo di
composti. La terza analogia è la cinetica delle attività delle proteine carrier, che si saturano quando la
concentrazione del soluto da trasportare è elevata. Il trasporto facilitato segue la cinetica di
saturazione. (Grafico). La quarta analogia riguarda l’inibizione competitiva da parte di molecole o
ioni che sono affini al substrato; il trasporto del glucosio attraverso una proteina carrier può essere
inibito da altri monosaccaridi che la proteina accetta, la velocità di trasporto del glucosio viene ridotta
in presenza di altri gruppi trasportabili.

Le proteine carrier trasportano uno o due soluti.

Le proteine uniporto
trasportano un solo
soluto.

Due soluti contemporaneamente e il loro trasporto è accoppiato in modo tale che il trasporto di uno si
interrompe se l’altro è assente si chiama accoppiato. In questo chiamamo simporto quando ci sono
due soluti che si muovono nella stessa direzione, antiporto se vanno in direzioni opposte.
Un esempio di proteina carrier uniporto è la permeasi del glucosio, quella dell’immagine è la
GLUT1, presente nella membrana plasmatica dell’eritrocita. È una proteina integrale di membrana
con 12 segmenti idrofobi transmembrana, che sono ripiegati a formare un canale transmembrana,
rivestito da catene laterali idrofile.
Agisce alternandosi tra due conformazioni: T1 quando il sito di legame è aperto verso l’esterno della
cellula, T2 quando è aperto verso l’interno. Il trasporto è formato da 4 passaggi:
1. Il glucosio si lega al sito di legame aperto verso l’esterno
2. La proteina trasportatrice passa alla conformazione alternativa (T2)
3. Il glucosio viene rilasciato all’interno
4. La proteina trasportatrice ritorna alla sua conformazione iniziale (T1).

È diffusione facilitata
perché: è specifica per
il glucosio, mostra
cinetica di saturazione,
sensibile inibizione
competitiva, il
processo è reversibile.

La bassa concentrazione intracellulare del glucosio viene mantenuta dalla sua fosforilazione e la
membrana non ha permeasi per il glucosio-6-fosfato.

Esempio di carrier antiporto: proteina scambiatrice di anioni


HCO3- e Cl-. C’è trasporto accoppiato obbligato tra lo ione
cloruro che entra e il bicarbonato che esce con un rapporto 1:1.
La proteina funziona alternandosi tra due stati conformazionali
ma richiede il legame simultaneo dei due soluti; evita
sbilanciamento di cariche. Il risultato netto è il trasporto della
CO2 dai tessuti ai polmoni dove viene espulsa.
Proteine canale
Le proteine canale formano canali di transmembrana idrofili per il passaggio di ioni. Possono essere:
- canali ionici
- porine
- acquaporine

Canali ionici
Permette il passaggio di un solo tipi di ione (sono necessari canali diversi per
trasportare ioni come Na, Ca, K, Cl), sono molto selettivi, il meccanismo
d’azione non è ancora ben conosciuto. Hanno una notevole velocità di
trasporto e possono essere aperti o chiusi, in risposta a determinati stimoli.

3 tipi di stimoli:
1. Cambiamenti potenziali di membrana —> canali voltaggio dipendenti
2. Unione di sostanze specifiche alla proteina canale —> canali a controllo di ligando
3. Risposta a forze meccaniche —> canali a controllo meccanico

I canali voltaggio dipendenti di una cellula non eccitata sono chiusi. Quando si eccita e subisce una
depolarizzazione, per cui l’interno della cellula diventa positivo e l’esterno diventa negativo il canale si
apre.

I canali del Na+, K+ e Ca++ hanno la stessa struttura di base:


un tubo rettangolare costituito da 4 subunità. Ogni subunità è
costituita da 6 alfa-eliche transmembrana.
La quarta alfa-elica (S4) ha aa carichi positivamente e funzione
come sensore del voltaggio.

I canali del Na+ hanno però 2 meccanismi di


chiusura. Si può chiudere in seguito alla
rotazione della subunità S4 (channel
gating), il canale è chiuso ma in grado di
riaprirsi in risposta ad un segnale di
depolarizzazione. Si può chiudere in seguito
all’azione di una particella inattivante, il
canale chiuso non può riaprirsi
immediatamente, anche se viene stimolato.
Non esiste apertura o chiusura parziale, o tutto o niente.
I canali ligiando dipendenti si aprono in risposta al legame con particolari sostanze. Un esempio è il
recettore dell’acetilcolina, principale recettore eccitatorio del SNC. È formato da 5 subunità e la
chiusura è determinata da un anello di residui idrofobici di valina e leucina sulle subunità alfa.
Il canale è chiuso, ma quando l’acetilcolina si lega ai due siti delle subunita alfa, la conformazione
delle subunità proteiche so modifica è il canale si apre, consentendo il passaggio degli ioni sodio.

Canali stimolo-dipendenti
Le cellule capellute dell’organo del Corti (orecchio interno) trasformano lo stimolo meccanico in uno
stimolo elettrico.
I filamenti apicali sono collegati a canali ionici sensibili allo stress meccanico.

La deformazione meccanica dato dalle onde


sonore determina l’apertura dei canali ionici
determinando la depolarizzazione della
cellula inizia il segnale dal nervo uditivo al
cervello.
Spostamenti in direzione della parte più
alte del ciglio provocano una
depolarizzazione delle cellule capellute
mentre lo spostamento in direzione
opposta provocano una iperpolarizzazione.
Porine

Le porine sono proteine multipasso transmembrana presenti sulle


membrane esterne dei mitocondri, cloroplasti e batteri che permettono il
passaggio rapido di diversi soluti idrofili il cui limite dimensionale è stabilito
dalle dimensioni del poro.
Hanno una struttura secondaria esclusivamente a beta foglietto, che ha
nella parte centrale un poro ripieno di acqua. La parte interna del poro è
tappezzata da catene laterali polari, la parte esterna è formata da catene
laterali apolari che interagiscono con la porzione interna idrofoba della
membrana. Il poro permette il passaggio di diversi soluti idrofili, il cui limite
dimensionale è stabilito dalle dimensioni del poro della particolare proteina.

Acquaporine (AQP)

Le acquaporine sono canali transmembrana che permettono il passaggio rapido dell’acqua all’interno
o all’esterno delle cellule di specifici tessuti (renale).

Sono proteine canale presenti solo in certi tessuti (globuli rossi)


responsabili del trasporto rapido dell’acqua. Proteine sono proteine
integrali con quattro subunità costituite da 24 segmenti
transmembrana ad alfa elica, dove le molecole di acqua scorrono in
fila indiana alla velocità di diversi miliardi al secondo.

Es. AQP1 (tubuli renali) costituita da 24 segmenti di transmembrana


che delimitano un canale centrale idrofilo di 0,3nm di diametro dove
le molecole di acqua scorrono in fila indiana alla velocità di diversi
miliardi al secondo .

Trasporto attivo

Il trasporto attivo è il movimento dei soluti contro gradiente di concentrazione o elettrochimico che
richiede sempre impiego di energia.
Svolge tre funzioni:
1. Assorbimento di sostanze nutritive essenziali dall’ambiente o da liquidi circostanti
2. Rimozione dalla cellula di prodotti di secrezione e di rifiuto
3. Il mantenimento delle concentrazioni intracellulari di K+, Na+, Ca++, H+ in una situazione di
costante non equilibrio
Il trasporto attivo, a differenza della diffusione semplice o facilitata, stabilisce uno stato stazionario di
non equilibrio e possiede una direzionalità intrinseca. Se trasporta un soluto verso una direzione, non
lo farà anche dall’altra. È un trasporto unidirezionale.
In base alla fonte di energia esistono due tipi di trasporto attivo:
- il trasporto attivo diretto (pompe ATP asi)
- il trasporto attivo indiretto (antiporto o simporto)
In quello diretto, l’accumulo di molecole di soluto o di ioni su un lato della membrana, viene accoppiato
direttamente ad una reazione chimica esoergonica, l’idrolisi dell’ATP.
Nel trasporto attivo indiretto, questo dipende dal trasporto simultaneo di due soluti, in cui il movimento
di un soluto secondo il suo gradiente, attiva il movimento di un altro soluto contro il suo gradiente. Il
processo di trasporto è simporto o antiporto.

Nella maggior parte dei casi uno dei due soluti


è uno ione, il sodio o l’H, che si sposta in
maniera esoergonica secondo il suo gradiente
elettrochimico, guidando il trasporto
simulataneo del secondo soluto
(monosaccaride o aa S) contro il suo
gradiente di concentrazione o il suo potenziale
elettrochimico in caso di ioni.

Le proteine di trasporto che sono attivate direttamente dall’idrolisi dell’atp sono chiamate ATPasi di
trasporto o pompe ATPasiche.
Esempi di trasporto attivo diretto:
- ATPasi di tipo P (fosforilazione)
- ATPasi di tipo V (vescicola, lisosomi)
- ATPasi di tipo F (fattore, ATP sintetasi)
- ATPasi di tipo ABC (cassetta che lega l’ATP)

Differiscono per struttura, meccanismo, localizzazione e ruolo fisiologico, ma tutte usano l’energia
liberata dall’idrolisi dell’ATP per il trasporto dei soluti, contro un gradiente di concentrazione o
elettrochimico.
Le ATPasi di tipo P vengono fosforilate in modo reversibile dall’ATP e sono tutte trasportatori di cationi.
Molte pompe di questo tipo sono localizzate nella membrana plasmatica dove sono responsabili del
mantenimento del gradiente ionico nella maggior parte delle cellule. L’esempio meglio conosciuto è la
pompa sodio potassio presente in quasi tutte le cellule animali, ma è ben conosciuta anche la pompa
idrogeno ATPasi responsabile dell’acidificazione del succo gastrico nello stomaco e la pompa calcio
ATPasi che trasporta gli ioni calcio fuori dalle cellule o dentro il reticolo endoplasmico contro il loro
gradiente elettrochimico.

Pompa Na+/K+
Un modello di meccanismo per la pompa Na+/K+
L’immagine illustra il meccanismo della pompa sodio potassio. La pompa è costituita da una proteina
tetramerica di transmembrana con due subunità alfa e due subunità beta. Le subunità alfa
presentano i siti di legame per l’ATP e per gli ioni sodio sul lato cito plasmatico, cioè sul lato interno, e
per gli ioni potassio sul lato esterno della membrana. Le subunità beta che sono situate sul lato
extracellulare sono glicosilate e la loro funzione non è ancora chiara del tutto. La pompa sodio
potassio è una proteina allosterica con due Stati conformazionali alternativi chiamati E1 ed E2. E1 è
aperta verso l’interno della cellula e ha un’alta affinità per gli ioni sodio mentre E2 è aperta verso
l’esterno con un’elevata affinità per gli ioni potassio. La fosforilazione dell’enzima evento innescato
dal sodio lo stabilizza nella configurazione E2. La defosforilazione invece, che è innescata dagli ioni
potassio, stabilizza l’enzima nella forma E1. Il meccanismo di trasporto inizia con il legame di tre ioni
sodio ad E1 sul lato interno della membrana. Il legame degli ioni sodio provoca la fosforilazione
dell’enzima da parte dell’ATP, che porta ad un cambiamento conformazionale da E1 ad E2. Quindi gli
ioni sodio legati vengono trasferiti attraverso la membrana sulla superficie esterna dove vengono
rilasciati. Poi gli ioni potassio provenienti dall’esterno si legano alle subunità alfa, provocando la
defosforilazione e il ritorno alla conformazione iniziale. in questo modo gli ioni potassio sono trasferiti
sulla superficie interna, dove si dissociano lasciando la proteina trasportatrice pronta ad accettare altri
ioni sodio. il meccanismo della pompa sodio potassio è molto importante perché è responsabile del
mantenimento del potenziale di membrana.
Le ATPasi di tipo ABC o cassetta che lega l’ATP
Le ATPasi di tipo V dove V sta per vacuolo., pompano protoni in organuli come le vescicole, i vacuoli, i
lisosomi, gli endosomi e Golgi. Le atpasi di tipo F (dove F sta per fattore) sono presenti nei batteri, nei
mitocondri e nei cloroplasti. La quarta classe principale di pompe attivate dall’ATP è rappresentata
dall’ATPasi di tipo ABC, chiamati anche trasportatori ABC. Il termine ABC sta per cassetta che lega
l’ATP, in cui il termine cassetta è usato per descrivere i domini catalitici della proteina che legano l’ATP
come parte integrante del processo di trasporto. Il trasportatore ABC tipico possiede quattro domini
due dei quali sono altamente idrofobi ed inclusi nella membrana (transmembrana T), mentre gli altri
due sono localizzati perifericamente sul lato cito plasmatico della membrana (citoplasmatici A).
Ciascuno dei due domini inclusi è costituito da sei segmenti che attraversano da un lato all’altro la
membrana e che vanno a formare il canale attraverso cui passano le molecole del soluto. I due domini
periferici sono le cassette che legano l’ATP e che accoppiano la sua idrolisi al processo di trasporto.
Mentre le altre tre classi di ATPasi trasportano soltanto cationi, le ATPasi di tipo ABC interessano
invece una notevole varietà di soluti. Trasportatori ABC sono di notevole interesse medico perché
alcuni di essi pompano antibiotici o altri farmaci fuori dalla cellula, rendendola così resistente al
farmaco. Ad esempio alcuni tumori umani, sono notevolmente resistenti a molti farmaci che
normalmente sono efficaci nell’arrestare la crescita tumorale. Le cellule di questi tumori possiedono
delle concentrazioni insolitamente alte di una grossa proteina chiamata proteina di trasporto per la
resistenza a più farmaci il cui acronimo è MDR. Questa proteina è stata in realtà la prima ATP ASI di
tipo ABC ad essere identificata nell’uomo. La proteina di trasporto MDR, sfrutta l’energia dell’idrolisi
dell’ATP per pompare i farmaci idrofobi fuori dalle cellule riducendone così la concentrazione
citoplasmatica e di conseguenza gli effetti terapeutici. A differenza della maggior parte dei trasportatori
ABC, la proteina MDR, possiede una specificità straordinariamente ampia e quindi può eliminare dalle
cellule una vasta gamma di farmaci chimicamente diversi che vengono usati comunemente in
chemioterapia. in questo modo la cellula che possiede nella sua membrana plasmatica la proteina
MDR diventa così resistente ad un’ampia varietà di agenti terapeutici.
Mentre le altri classi di ATPasi trasportano solo cationi, le ATPasi ABC trasportano ioni, zuccheri, aa ed
alcune di essere spingono antibiotici e farmaci fuori dalle cellule rendendole così resistenti al farmaco.
Interesse medico per questa classe di proteine di trasporto è aumentato quando è stato dimostrato che
la fibrosi cistica e causata da un difetto genetico in una proteina della membrana plasmatica che dal
punto di vista strutturale e affine ai trasportatori ABC. Le parti del corpo affetto in maniera più evidente
sono i polmoni e il pancreas e le ghiandole sudoripare. Le complicazioni a carico dei polmoni
costituiscono dei problemi medici molto gravi perché è molto difficile trattarle e quindi possono
diventare una minaccia per la vita. Le vie aeree di un paziente con fibrosi cistica sono spesso ostruite
da un buco abnormemente denso e sono suscettibili di infezioni batteriche croniche. Durante gli anni
80 è stato dimostrato che le cellule dei pazienti con fibrosi cistica presentano un difetto della
secrezione degli ioni cloruro. Le cellule che tappezzano I polmoni non affetti secernono ioni cloruro in
risposta all’azione di una sostanza che è chiamata AMP ciclico. Mentre le cellule dei pazienti affetti da
fibrosi cistica non hanno questo meccanismo. Esperimenti condotti su tessuti di pazienti affetti da
fibrosi cistica hanno indicato che questa differenza potrebbe essere dovuta ad un difetto in una
proteina di membrana, che normalmente funziona come un canale per il passaggio degli ioni cloruro.
nei polmoni di una persona non affetta (parte alta dell’immagine), gli ioni cloruro vengono secreti dalle
cellule che tappezzano le vie aeree ed entrano normalmente nel lume del canale.. Il passaggio di ioni
cloruro dalla cellula verso l’interno del lume fornisce la forza motrice per il contemporaneo passaggio
degli ioni sodio all’interno del lume. La pressione osmotica poi farsi che l’acqua segua gli ioni sodio e
cloruro, portando alla secrezione di una soluzione salita diluita. L’acqua che passa in questo modo
all’interno del lume, porta una buona idratazione del muco che riveste le vie aeree. Nelle cellule di una
persona affetta da fibrosi cistica, gli ioni cloruro non possono passare all’interno del lume, in questo
modo nemmeno gli iodi sodio e l’acqua; di conseguenza il muco non è sufficientemente idratato, e ciò
favorisce la crescita dei batteri.
È presente un difetto nel gene che codifica per la proteina
CFTR regolatore della conduttanza di transmembrana
nella fibrosi cistica responsabile di una difettosa
secrezione di ioni Cl-.
Trasporto attivo indiretto o trasporto attivo secondario
Un esempio è dato dal movimento del glucosio verso l’interno, mediato dal trasportatore per simporto
sodio glucosio. Benché la maggior parte del trasporto del glucosio avvenga nell’organismo attraverso
la diffusione facilitata, le cellule epiteliali che tappezzano l’intestino, contengono delle proteine di
trasporto che le rendono capaci di assumere dall’intestino glucosio ed altri aminoacidi, anche quando
le loro concentrazioni esterne sono molto più basse di quelle all’interno delle cellule. Sebbene il
passaggio del glucosio in queste condizioni sia endoergonico, il processo è reso possibile dal
contemporaneo passaggio degli ioni sodio, che è esoergonico grazie al notevole gradiente
elettrochimico dello ione, mantenuto attraverso la membrana plasmatica delle cellule epiteliali. Il
processo di trasporto ha inizio con il legame di due ioni sodio extracellulare ai loro siti sul trasportatore
simporto che è aperto sul lato esterno della membrana. Questo permette ad una molecola di glucosio
di legarsi. Quindi la proteina subisce un cambiamento conformazionale che espone gli ioni sodio e la
molecola di glucosio sulla superficie interna della membrana. Qui i due ioni sodio si dissociano in
risposta alla bassa concentrazione intracellulare di questi ioni. Ciò blocca il trasportatore nella sua
conformazione aperta sul lato interno, finché non si dissocia anche la molecola del glucosio. A questo
punto il trasportatore vuoto è libero di tornare alla sua conformazione aperta sul lato esterno. Il
gradiente degli ioni sodio, a sua volta, è mantenuto dal continuo pompaggio di questi ioni verso
l’esterno ad opera della pompa sodio potassio.

Il movimento di un soluto secondo


gradiente attiva il movimento di un
secondo soluto contro gradiente. Un
modello di meccanismo è il
trasportatore per simporto Na+/
glucosio. Nelle cellule epiteliali
dell’intestino è possibile assumere
glucosio ed aa anche quando le loro
concentrazioni esterne sono più basse
di quelle interne.

L’epitelio intestinale è altamente polarizzato. Nelle cellule epiteliali


intestinali c’è una distribuzione asimmetrica delle proteine
trasportatrici. A livello apicale è presente il trasportatore che sfrutta
il gradiente elettrochimico, favorevole allo ione sodio per traslocare
nella cellula il glucosio, contro elevati gradienti di concentrazione. Il
potenziale elettrochimico favorevole all’ingresso del sodio è
mantenuto dal trasporto attivo della pompa sodio potassio,
localizzata nella membrana baso laterale. Di conseguenza si parla
di trasporto attivo in quanto lavora contro gradiente di
concentrazione del glucosio, secondario perché sfrutta
secondariamente l’energia fornita dall’ATP attraverso il lavoro
svolto da un trasporto attivo primario in questo caso la sodio
potassio ATPasi baso laterale. Lateralmente sono presenti delle
giunzioni strette impermeabili che connettono cellule adiacenti,
impedendo ai soluti di attraversare l’epitelio fra le cellule, ed
impedendo anche la diffusione delle proteine all’interno della
membrana plasmatica, così le differenti proteine trasportatrici
restano confinate nelle loro sedi.

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