Quello stesso giorno vennero firmati altri due decreti: il primo per la trasformazione
dell’Ufficio centrale demografico in Direzione generale per la demografia e la razza,
il secondo per l’istituzione, presso il ministero dell’Interno, di un Consiglio superiore
per la demografia e la razza.
Le leggi razziali furono anticipate e preparate dalla pubblicazione sul Giornale d’Italia
il 15 luglio del 1938 , del cosiddetto “manifesto della razza” o “manifesto degli
scienziati razzisti”. L’articolo, pubblicato in prima pagina e non firmato, era intitolato
“Il Fascismo e i problemi della razza”. Era diviso in dieci punti e introdotto da un
breve sommario in cui era stato scritto un testo per chiarire la posizione del
fascismo nei confronti della questione razziale. Il primo dei dieci punti affermava che
“le razze umane esistono”. Si diceva poi che “la popolazione dell’Italia attuale è
nella maggioranza di origine ariana”.
Essi erano anche facilmente riconoscibili perché erano molto radicati nella società e
avevano altissimi livelli in vari settori produttivi e perché avevano molte tradizioni
religiose e culturali che gli connotavano in maniera chiara.
Nel novembre del 1938 avvenne uno degli eventi più significativi del regime nazista
Con notte dei cristalli vengono indicate le sommosse popolari, condotte dagli ufficiali
del Partito Nazista, nella notte tra il 9 e 10 novembre 1938 in Germania, Austria e
Cecoslovacchia. In questa furono bruciate o completamente distrutte almeno 1406
sinagoghe e case di preghiera ebraiche, distrutti i cimiteri, i luoghi di aggregazione
della comunità ebraica, migliaia di negozi e case private.
Però l’origine della definizione "notte dei cristalli”, più correttamente "notte dei
cristalli del Reich" è una locuzione di scherno che richiama le vetrine distrutte, fatta
circolare da parte nazionalsocialista e diffusa poi anche nella storiografia comune.
Dello stesso atteggiamento di beffa nei confronti dei cittadini classificati "ebrei"
fece parte anche l'obbligo imposto alle comunità ebraiche di rimborsare il
controvalore economico dei danni arrecati e di demolire a loro spese le sinagoghe
danneggiate. Nessuno tra i vandali, assassini e incendiari venne processato, con
l'eccezione di quattro nazisti, riconosciuti colpevoli di stupro, i quali furono
condannati non per le violenze, ma per aver trasgredito le leggi razziali, che
condannavano rapporti sessuali di tedeschi con "non ariani".
Alla fine, il numero degli ebrei uccisi fu di circa 400, tra i 1300 e i 1500 se si
calcolano anche i circa 400 che morirono in episodi di violenza nei giorni successivi
e i circa 700 tra gli arrestati, i quali trovarono la morte nei campi di
concentramento.
Questi ordinarono poi, agli Ebrei residenti nei ghetti, di indossare targhette di
identificazione o bracciali, e ne obbligarono molti al lavoro forzato per il Terzo
Reich. Inoltre, le autorità germaniche proibirono generalmente anche qualunque
forma di istruzione, a tutti i livelli. Inoltre , la vita quotidiana nei ghetti veniva
amministrata dai Consigli Ebraici, che erano nominati dai Nazisti. La polizia del
ghetto si occupava di far rispettare gli ordini delle autorità tedesche e i decreti dei
Consigli Ebraici, inclusa l'agevolazione delle deportazioni verso i campi di sterminio.
Allora dopo aver separato e isolato tutte le popolazioni di razza ebraica da quella
ariana bisognava solo far partire l’ultima fase del piano tedesco: l’eliminazione di
massa. Queste vennero organizzate con liste dettagliate di vittime presenti, future e
potenziali. Oltre a ciò, uno sforzo considerevole fu speso per trovare metodi sempre
più efficienti per uccidere persone in massa, passando dalle fucilazioni,
all'avvelenamento con monossido di carbonio in appositi campi di sterminio.
Quindi nel 1940 diedero inizio a questa ultima fase o anche detta Soluzione Finale.
Iniziarono cosi le deportazioni in tutta Europa.
Tra l’ottobre e il dicembre del 1941, le autorità tedesche deportarono circa 42.000
Ebrei provenienti dalla cosiddetta Grande Germania, la quale includeva l’Austria, la
Bohemia e la Moravia: quest’ultime erano state sottratte alla Cecoslovacchia e
annesse alla Germania. Gli Ebrei tedeschi mandati a Lodz nel 1941, insieme a quelli
trasferiti nella prima metà del 1942 a Varsavia vennero poi deportati con gli Ebrei
polacchi.
Tra il novembre 1941 e la fine d’ottobre 1942, le autorità tedesche deportarono altri
50.000 Ebrei provenienti dalla cosiddetta Grande Germania. Una volta arrivati a
destinazione, le SS e le forze di polizia ne fucilarono subito la maggior parte. I pochi
Ebrei selezionati per i lavori forzati furono tenuti separati da quei pochi risparmiati
dalle SS in quanto utili in qualche specifico settore e dopo di questo, le autorità
tedesche deportarono la maggior parte degli Ebrei rimasti in Germania
direttamente nei centri di sterminio di Auschwitz-Birkenau o di Theresienstadt.