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Tutto questo è stato deciso in maniera programmatica dal governo tedesco che si

dichiarava e era ritenuto moderno come popolo civile. L'Antisemitismo (Avversione


nei confronti dell'ebraismo) aveva origini antiche, c'erano stati altri momenti nella
storia in cui agli ebrei erano state addossate delle colpe soprattutto di attività
finanziarie e economiche, Gli ebrei erano quel ceppo visto come degli usurai senza
scrupoli che si insinuano a spese della società. Nel episodio della peste del 300
venne data la colpa agli ebrei di aver propagato il contagio. Tuttavia è con la
decisione programmatica della via da seguire del Mein Kampt di Hitler ,
l'Antisemitismo diventa una regola da applicare. L'Ideologia nazista si basa sulla
certezza che gli ariani sono una razza superiore che non deve corrompersi con gli
ebrei. Gli ebrei sono una razza inferiore e a essi viene assegnata la responsabilità
della situazione negativa in cui si trovava la Germania tra gli anni 20 e gli anni 30.
Il popolo ebraico secondo i nazisti avrebbe creato un complotto per far perdere la
Prima Guerra Mondiale ai tedeschi. Anche le relative conseguenze della Prima
Guerra Mondiale come la grave crisi economica e questo risentimento nei confronti
della pace della Versailles erano in capo al Popolo Ebraico. Questo era il cosiddetto
capro espiatorio, cioè il responsabile di tutto il male che la Germania viveva negli
anni 20 del 900.

Tutto ciò si attuò in maniera programmatica da quando Hitler divenne cancelliere


del Terzo Reich. A partire dall'Aprile 1933 vennero emanate in tutto il mondo le
Leggi Razziali, queste prevedevano: la difesa della razza nella scuola fascista, e per
questo escludeva dalle scuole, praticamente con effetto immediato, gli alunni e gli
insegnanti definiti «di razza ebraica»; definendo all’articolo 6 di razza ebraica «colui
che è nato da genitori entrambi di razza ebraica, anche se egli professi religione
diversa da quella ebraica».

Quello stesso giorno vennero firmati altri due decreti: il primo per la trasformazione
dell’Ufficio centrale demografico in Direzione generale per la demografia e la razza,
il secondo per l’istituzione, presso il ministero dell’Interno, di un Consiglio superiore
per la demografia e la razza.

Le leggi razziali furono anticipate e preparate dalla pubblicazione sul Giornale d’Italia
il 15 luglio del 1938 , del cosiddetto “manifesto della razza” o “manifesto degli
scienziati razzisti”. L’articolo, pubblicato in prima pagina e non firmato, era intitolato
“Il Fascismo e i problemi della razza”. Era diviso in dieci punti e introdotto da un
breve sommario in cui era stato scritto un testo per chiarire la posizione del
fascismo nei confronti della questione razziale. Il primo dei dieci punti affermava che
“le razze umane esistono”. Si diceva poi che “la popolazione dell’Italia attuale è
nella maggioranza di origine ariana”.

In seguito si prendeva posizione contro i matrimoni misti e, al punto 7, si diceva: “È


tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti”. Il punto 9 affermava
invece che “Gli ebrei non appartengono alla razza italiana”.

Essi erano anche facilmente riconoscibili perché erano molto radicati nella società e
avevano altissimi livelli in vari settori produttivi e perché avevano molte tradizioni
religiose e culturali che gli connotavano in maniera chiara.

Nel novembre del 1938 avvenne uno degli eventi più significativi del regime nazista

“LA NOTTE DEI CRISTALLI”.

Con notte dei cristalli vengono indicate le sommosse popolari, condotte dagli ufficiali
del Partito Nazista, nella notte tra il 9 e 10 novembre 1938 in Germania, Austria e
Cecoslovacchia. In questa furono bruciate o completamente distrutte almeno 1406
sinagoghe e case di preghiera ebraiche, distrutti i cimiteri, i luoghi di aggregazione
della comunità ebraica, migliaia di negozi e case private.

Però l’origine della definizione "notte dei cristalli”, più correttamente "notte dei
cristalli del Reich" è una locuzione di scherno che richiama le vetrine distrutte, fatta
circolare da parte nazionalsocialista e diffusa poi anche nella storiografia comune.
Dello stesso atteggiamento di beffa nei confronti dei cittadini classificati "ebrei"
fece parte anche l'obbligo imposto alle comunità ebraiche di rimborsare il
controvalore economico dei danni arrecati e di demolire a loro spese le sinagoghe
danneggiate. Nessuno tra i vandali, assassini e incendiari venne processato, con
l'eccezione di quattro nazisti, riconosciuti colpevoli di stupro, i quali furono
condannati non per le violenze, ma per aver trasgredito le leggi razziali, che
condannavano rapporti sessuali di tedeschi con "non ariani".

A scopo intimidatorio e per prevenire ogni possibile ribellione, Müller e Heydrich


ordinarono anche che si effettuassero tra gli ebrei degli arresti di massa di uomini
giovani. Circa 30 000 ebrei furono così deportati nei campi di concentramento di
Dachau, Buchenwald e Sachsenhausen. Relativamente al solo campo di Dachau, nel
giro di due settimane vi vennero internati oltre 13 000 ebrei; almeno 185 furono
coloro che vi persero la vita, mentre gli altri furono quasi tutti liberati nei mesi
successivi, ma solo dopo esser stati privati della maggior parte dei loro beni.

Alla fine, il numero degli ebrei uccisi fu di circa 400, tra i 1300 e i 1500 se si
calcolano anche i circa 400 che morirono in episodi di violenza nei giorni successivi
e i circa 700 tra gli arrestati, i quali trovarono la morte nei campi di
concentramento.

Dall’ottobre 1939 le autorità tedesche d'occupazione istituirono i ghetti. Il termine


“ghetto” ha origine dal nome del quartiere ebraico di Venezia creato nel 1516, nel
quale le autorità obbligavano a risiedere gli Ebrei. Fu così che nella Seconda
Guerra Mondiale, vennero costruiti questi quartieri nei quali i Tedeschi
concentravano la popolazione ebraica (sia quella risiedente nella città, sia - a volte -
quella dell'intera regione) obbligandola a vivere in condizioni di estrema miseria. Il
principale scopo dei ghetti era quello di isolare gli Ebrei, separandoli dalla
popolazione locale e dalle altre comunità ebraiche.

Questi ordinarono poi, agli Ebrei residenti nei ghetti, di indossare targhette di
identificazione o bracciali, e ne obbligarono molti al lavoro forzato per il Terzo
Reich. Inoltre, le autorità germaniche proibirono generalmente anche qualunque
forma di istruzione, a tutti i livelli. Inoltre , la vita quotidiana nei ghetti veniva
amministrata dai Consigli Ebraici, che erano nominati dai Nazisti. La polizia del
ghetto si occupava di far rispettare gli ordini delle autorità tedesche e i decreti dei
Consigli Ebraici, inclusa l'agevolazione delle deportazioni verso i campi di sterminio.

Allora dopo aver separato e isolato tutte le popolazioni di razza ebraica da quella
ariana bisognava solo far partire l’ultima fase del piano tedesco: l’eliminazione di
massa. Queste vennero organizzate con liste dettagliate di vittime presenti, future e
potenziali. Oltre a ciò, uno sforzo considerevole fu speso per trovare metodi sempre
più efficienti per uccidere persone in massa, passando dalle fucilazioni,
all'avvelenamento con monossido di carbonio in appositi campi di sterminio.

Quindi nel 1940 diedero inizio a questa ultima fase o anche detta Soluzione Finale.
Iniziarono cosi le deportazioni in tutta Europa.

Gli ufficiali della RSHA coordinarono la deportazione di circa 100.000 Ebrei


provenienti dal territorio polacco annesso alla Germania. Nell’ottobre del 1940,
durante la seconda fase di deportazione degli Ebrei tedeschi, il Gauleiter Josef
Bürckel ordinò l’espulsione di circa 7.000 Ebrei dalla Germania sudoccidentale a
zone non occupate della Francia. Le autorità francesi assorbirono la maggior parte di
quegli Ebrei tedeschi nel campo di internamento di Gurs, nei Pirenei, nella Francia
meridionale.

Con l’autorizzazione di Hitler, le autorità tedesche cominciarono la deportazione


sistematica degli Ebrei dalla Germania nell’ottobre del 1941, anche prima che le SS
e la polizia costituissero i primi centri di sterminio nella Polonia controllata dai
Tedeschi. In seguito all’Undicesimo Decreto del Reich Tedesco sulle Leggi di
Cittadinanza (Novembre 1941) gli Ebrei tedeschi “deportati ad Est”, nel momento in
cui varcavano la frontiera, subivano la confisca automatica di tutte le loro proprietà.

Tra l’ottobre e il dicembre del 1941, le autorità tedesche deportarono circa 42.000
Ebrei provenienti dalla cosiddetta Grande Germania, la quale includeva l’Austria, la
Bohemia e la Moravia: quest’ultime erano state sottratte alla Cecoslovacchia e
annesse alla Germania. Gli Ebrei tedeschi mandati a Lodz nel 1941, insieme a quelli
trasferiti nella prima metà del 1942 a Varsavia vennero poi deportati con gli Ebrei
polacchi.

Tra il novembre 1941 e la fine d’ottobre 1942, le autorità tedesche deportarono altri
50.000 Ebrei provenienti dalla cosiddetta Grande Germania. Una volta arrivati a
destinazione, le SS e le forze di polizia ne fucilarono subito la maggior parte. I pochi
Ebrei selezionati per i lavori forzati furono tenuti separati da quei pochi risparmiati
dalle SS in quanto utili in qualche specifico settore e dopo di questo, le autorità
tedesche deportarono la maggior parte degli Ebrei rimasti in Germania
direttamente nei centri di sterminio di Auschwitz-Birkenau o di Theresienstadt.

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