Il biologo Piaget voleva capire in che modo si sviluppassero le strutture dell’intelligenza e
della conoscenza attraverso uno studio filogenetico, per il mondo animale, e uno studio ontogenetico, per la crescita dell’individuo; questo procedimento è chiamato da Piaget embriologia dell’intelligenza in quanto si sofferma su come si sviluppano l’intelligenza e le strutture psichiche. Il suo metodo è chiamato, anche, metodo psicogenetico poiché interessato a scoprire la genesi dell’apparato psichico e della conoscenza. L’adattamento a questo metodo si sviluppa in due fasi: la fase dell’assimilazione e la fase dell’accomodamento; prima l’individuo assimila le informazioni sul cambiamento dell’ambiente e successivamente le adatta e integra le nuove con le conoscenze già assimilate. Queste fasi sono basate sullo studio del bambino, guardando come evolve e cambia nel tempo; lo studio infantile è affrontato da Piaget con il metodo clinico che consiste nel porsi davanti al bambino e farlo parlare con una serie di domande. In questo modo il biologo trovò una serie di leggi che regolavano lo sviluppo delle strutture dell’intelligenza, leggi psicogenetiche caratterizzate da due fasi principali: la fase senso-motoria e la fase concettuale. La fase senso-motoria va dalla nascita fino ai 2 anni e ci si basa sull’osservazione dei riflessi; man mano i riflessi si combinano tra loro facendo nascere delle abitudini che danno origine all’azione volontaria, poco per volta, il bambino inizia un processo di decentramento in cui inizia ad afferrare gli oggetti e a slegarsi dalla propria mamma, creando così il concetto di permanenza dell’oggetto e permanenza del soggetto. La fase concettuale, invece, va dai 2 ai 15 anni in cui si ha uno sviluppo complesso e compare lo sviluppo linguistico e lo sviluppo delle strutture dell’intelligenza. Questa fase è divisa in tre periodi: stadio per-operatorio; stadio delle operazioni concrete e stadio delle operazioni formali. Il primo periodo va dai 2 ai 7 anni, in cui il bambino inizia a prepararsi psichicamente e motoriamente per svolgere determinate azioni, principalmente concrete. Infatti, la seconda fase, che va dai 7 agli 11 anni, prevede lo sviluppo della conoscenza attraverso azioni concrete come il saper contare e svolgere operazioni grazie all’uso delle dita. Nell’ultima fase, dagli 11 ai 15 anni, su una base di ipotesi, il bambino compie una serie di decisioni svincolate dall’utilizzo di oggetti concreti. Piaget definisce il suo metodo come un mestiere in quanto le domande poste al bambino prevedono una preparazione conclusa da delle statistiche, in quanto i dati dell’esperienza posta ad ogni singolo individuo vengono posti in un protocollo. Dai vari esperimenti fatti su bambini di età diverse si nota come ci sia una diversa maturazione del pensiero e dell’intelligenza: da un pensiero concreto di un bambino di 7 anni ad un pensiero astratto di un bambino di 9 anni. La scientificità degli esperimenti è accessibile ai bambini di tutte le età, a prescindere dall’ambiente culturale di cui fanno parte. Attraverso l’esperimento dell’unione di prodotti chimici si nota come, per poter avere una miscela di un unico colore, i bambini fino all’età di 10 anni non attuano nessuna strategia per ottenere ciò e si affidano alla combinazione casuale e concreta; invece, i bambini compresi tra gli 11 e i 15 anni attuano una strategia formale tale da stilare un programma iniziale di combinazioni che li conduce a scoprire un metodo sperimentale senza nessuna conoscenza scolastica. Anche grazie all’esperimento della manipolazione della plastilina si capisce come i bambini di diversa età diano risposte differenti in base al loro intelletto: ad una bambina di 7 anni alla quale vengono mostrate due palline di plastilina, viene chiesto se queste hanno lo stesso peso o , manipolando l’oggetto e trasformando uno in una palla e uno in un cilindro, viene chiesto, se fossero dolci, chi ne mangerebbe di più, tra lei e l’intervistatrice. La bambina risponde l’intervistatrice, in quanto vede l’oggetto più grande rispetto al suo, non sapendo che questi abbiano lo stesso peso. Se l'esperimento viene presentato ad un bambino più grande, esso risponderà che i due dolci sono uguali in quanto è consapevole del fatto che non è stato né aggiunto né tolto della pasta alla plastilina. L’intervista fa capire come lo sviluppo del pensiero astratto è presente negli individui in un’età più avanzata, quando il bambino non ha più bisogno di esperimenti concreti per arrivare ad una soluzione bensì si affida al proprio ragionamento e all'unione di tutte le sue esperienze e conoscenze.