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Il gabinetto del dott.

Caligari
Il gabinetto del dott. Caligari è un film realizzato nel 1920 e può
essere definito come simbolo del cinema espressionista
tedesco.
Le scene, riaffiorate dal ricordo di Francis, appaiono instabili e
quasi mai viene rappresentato un punto fermo e concreto, dato
che gli scenari si presentano distorti. Ciò lo riscontriamo nella
spigolosità delle case, delle strade, delle porte, delle finestre
insieme alle luci innaturali proiettate sulle pareti che incitano
un’apparente confusione, disorientamento e
talvolta anche vertigini agli occhi dello
spettatore, che a sua volta può trovare un
attimo di calma nella stanza della giovane
Jane, donna di cui è innamorato, dove non solo
ricorda una scenetta teatrale bensì presenta
colori del tutto differenti se messi a confronto
con altre scene del film. Per esempio: il giorno e la notte vengono
differenziati dalla luminosità che rende le immagini bidimensionali, come se fossero
dei dipinti.
Durante giorno possiamo vedere i personaggi immersi in una calda luce color ocra,
mentre per la notte il freddo del blu, nelle sue diverse sfumature, invade i soggetti
rendendo la scena ancora più tetra e misteriosa.

Queste stesse atmosfere però non vengono date solo attraverso la luminosità, o meglio, la
luce crea sulle superfici ombre che spesso non coincidono con l’oggetto sul quale essa è
proiettata, rendendo così le scene ancora più immaginifiche.
Non solo, le ombre infatti assumono anche la forma dell’assassino, nonché Cesare.
Ma quel che da parola alle immagini è proprio il suono. Le sinfonie prodotte nel corso del
film danno la direzione ai personaggi e alle scene.
Queste variano in base: ai sentimenti dei personaggi e alle situazioni trattate da loro.
Ad esempio: quando si presentano i primi dialoghi, essi hanno una serie di suoni ripetuti,
continui… ma vengono spezzati da altrettanti suoni acuti aggressivi. Questo possiamo
osservarlo, ad esempio, quando Caligari mostra per la prima volta il bigliettino col suo
cognome. I suoni, quindi, aiutano lo spettatore anche a delineare la personalità dei
protagonisti, cogliendo, come nel caso di Caligari, il suo aspetto ambiguo già dalla sua prima
apparizione nella fiera annuale della cittadina di Holsenwall.
Possiamo anche vedere come i suoni tranquilli d’un tratto non esistono quasi più; ciò lo si ha
soprattutto quando si scopre che effettivamente Caligari non è veramente chi pensavamo
egli fosse o magari anche ancor prima: quando il ‘presunto’ Caligari venne colto in flagrante
tenendo nella ‘gabbia’ un fantoccio piuttosto che il vero Cesare.
Altra cosa che colpisce e confonde al tempo stesso lo spettatore è il cambiamento
improvviso dei personaggi negli ultimi cinque minuti del film. La posizione dei personaggi
viene ribaltata. Il finale a sorpresa rende perplessi su chi sia il vero pazzo.
Se il presunto Caligari o Francis insieme a Jane e Cesare.Quest’ultimo non viene più visto
come un sonnambulo ma come un paziente della struttura, intento ad ammirare un mazzo di
fiori.
Jane all’interno del manicomio si autodefinisce regina non predisposta ai sentimenti,
piuttosto che figlia di un medico.
Per finire Francis rimane colui su cui si hanno i maggiori dubbi... Che il suo racconto sia la
verità? O che sia solo frutto della sua fantasia nonché ossessione nei confronti di Caligari?
Al primo impatto non si capisce se sia un finale alternativo del racconto o il continuo della
vita reale in cui vive Francis stesso, fatto sta che una volta dato di matto alla visione di un
altro uomo, che non si definisce come Caligari, Francis viene portato in isolamento e il
‘Direttore’ una volta compreso il suo problema esclama di conoscerne la cura.
Che che abbia preso come riferimento gli studi del vero Dott.Caligari con l’ipnosi come base
curativa?

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