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VlTTORIO ClTTI

CARLES MIRALLES SU ELEG?A E GIAMBO*

NELmaggio del 1998 mi trovavo a Cagliari, insieme ad alcuni col


venuti dall'Inghilterra per il primo dei nostri convegni eschi
leghi
lei, che proponeva alla discussione il tema "Il testo di Eschilo e le
sue e ricordo che allora uno di loro mi chiese, con curio
interpretazioni",
sit? cordiale: "ma quale ? l'int?resse di Miralles per un convegno di critica
testuale?". Risposi che era venuto ? un lettore di poesia".
"perch? grande
Non ora quanto
ricordo il collega anglofono sia rimasto soddisfatto d?lia
mia risposta, ma, riflettendoci a distanza di tempo, capisco perfettamente
le sue perplessit?, e nello stesso tempo sono sempre pi? convinto dei buo
ni motivi per cui Caries Miralles era in quei giorni a Cagliari con noi. La
del volume di Miralles Studies on and Iambus (Amster
pubblicazione Elegy
dam 2004, xi + 313 pp.), si presta bene ad illustrare le ragioni di diversit?
di Miralles nei confronti dei metodi filologici che costituisconol'orgoglio
degli eredi diretti
del grande Bentley, i quali ritengono compito primo d?l
ia filologia la constitutio textus, laddove nel libro di cui qui si parla il punto
centrale dell'impegno filol?gico
sta nell'esegesi dei testi e nel loro inqua
dramento storico-antropologico, nell'?mbito d?lia storia dei generi letterari
e di
quella d?lie tradizioni popolari, del culto e dei rituali. Nell'introduzio
- e ci
ne che con qualche sforzo sono riuscito a strappare a Bruno Gentili
sono riuscito soprattutto perch? lui era felice che gliela avessimo chiesta,
e ci teneva molto a scriverla, per la stima e la simpat?a che nutre nei con
fronti di Miralles, nonostante che questo testo gli richiedeva - si
l'impegno
sottolinea da una parte, corne interesse costante d?lia ricerca del Nostro,
specie a proposito dell'elegia nel corso del v e del iv sec?lo, "il rapporto
tra tradizione e innovazione nella storia dei generi poetici", e dall'altra le
scelte antropologiche che collocano il genere giambico nell'?mbito cul
tuale di Demetra e di Dioniso, in cui "occupa un posto di rilievo la figura
del trickster, l'ingannatore, l'eroe alla rovescia, che rappresenta ilmodello
su cui il poeta costruisce sua e dei suoi personaggi. Proprio in
l'immagine
e antieroi
questa dimensione Miralles coglie la sfrontatezza l'impudenza
ca d?lia poesia di Archiloco". L'analisi ? esatta, anche perch? mette bene
a fuoco che Gentili stesso ha con
quella prospettiva storico-antropologica

*
considerazioni si ispirano in parte a che ho pronunciato a Barcelona 1'8
Queste quelle
2004, presentando il libro insieme a Emilio Suarez de la Torre e Jaume P?rtulas.
giugno
n6 VITTORIO CITTI

tribuito non poco a rendere di attualit? con la sua opera e con i dibattiti
che ha promosso, nella linea di un rinnovamento metodol?gico degli studi
antichistici che si ? svolta in buona parte proprio nell'ambito della scuola
urbinate, un rinnovamento del quale peraltro anche Miralles e i suoi allie
vi delle varie generazioni son? stati costantemente parte attiva, vi hanno
contribuito e reciprocamente ne hanno tratto profitto. Ma forse qualcosa
manca, in questa visione cosi lucida di consapevolezza per le acquisizioni
del sapere, anche quando in seguito lo stesso Gentili si sofferma puntual
mente sull'importante contributo che Miralles ha dato alla determinazione
dell'io po?tico, quando lo ha definito "n? empirico n? biogr?fico, ma rap

presentativo". Tutti questi sono contributi reali dell'opera critica di Miral


les, e le pagine di Gentili illustrano efficacemente la precisa posizione che
gli scritti raccolti in quel volume hanno nell'antichistica europea, vale a
dire nella coscienza che l'Europa moderna si ? formata della propria iden
tit? storica. Nelle righe del maestro di Urbino tuttavia io colgo altresi un
senso implicito, vissuto di umana
istintivamente, simpat?a nei confronti di
un animale che della sua stessa razza di predatore,
egli riconosce anche se
non necessariamente di carne e
predatore palpitante sanguinante.
Riflettendo su questo libro pens? che fosse in sostanza giusta la rispo
sta che davo allora, pur in termini sommari, all'illustre ma
collega inglese;
se vuole conoscere in modo come stanno le cose,
qualcuno pi? compiuto
deve prendere in mano anzitutto il libretto di po?sie che ? uscito qualche
tempo prima, D'aspra dolcesa, Barcelona 2002, che raccoglie i testi poetici
da Miralles tra il e il e riflettere un
composti 1963 2001, leggere po'. L'auto
re ? un personaggio decisamente uomo di cultura dalle ampie
complesso,
letture e dai vasti interessi non solo per i testi scritti, per le arti figurative
e per la m?sica, ma soprattutto ? un poeta, signore della sua lingua e dei
segreti di essa al punto che un b?rbaro come me si trova continuamente
smarrito quando tenta di orientarsi tra i testi di questo volume. Miralles
porta il suo gusto di creatore della parola comunicativa anche nel suo la
voro di lettore ed
interprete di testi antichi. Non ? un caso che il secondo
in questo volume, con cui
saggio pubblicato egli contribu? nel 1988 al pri
mo numero di Lexis, si intitola Xa poesia di Mimnermo', e si sofferma so
prattutto sul forte spessore della parola di quel poeta. Miralles sente l'odore
prezioso della parola po?tica come un animale da sente l'odore del
preda
sangue, e si sofferma a indicare la funzione dei tempi (ad esempio, i ver
bi al presente nel fr. 2 G.-P. di Mimnermo), l'uso degli awerbi e
degli ag
gettivi per marcare e attenuare nello stesso tempo la
passione erotica del
poeta, gli effetti studiati e calibrati di parechesi e di altre strutture foniche,
con le combinazioni delle e delle liquide, fino a consi
complesse gutturali
derare le strutture linguistiche subliminali, al metalinguaggio po?tico forse
inconscio, ed infine al gioco gr?fico della scrittura, come in anticipazione
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di certi grafismi di Apollinare (quest'ultima prospettiva ? tutt'altro che da


escludersi, ma richieder? forse qualche precisazione in rapporto con la sede

simposiale specificamente deputata alla comunicazione dell'elegia). Sono


comunque da considerare definitivi i rilievi sul fatto che "nella poesia gre
ca arcaica, Teco [...] ?, da una parte, elemento essenziale della comunica
zione orale, della ricezione del testo po?tico mediante l'orecchio, d'altra
parte, non pu? essere capito se non si considera il carattere comprensivo

dell'espressione musicale".
Renderci conto
dell'esperienza personale di poeta vissuta dal nostro au
tore ci deve aiutare a comprendere il significato dello scavare che egli fa
sempre nello spessore della parola dei poeti antichi, e le acquisizioni che
questo procedimento comporta anche sul piano della critica testuale, e non
solo dell'esegesi: ne ho avuto personalmente pi? di una verifica nel corso
dei seminari eschilei del dottorato di Trento, nei quali spesso ? intervenu
to mostrando come nel testo tr?gico una parola acquisisce nuova valenza
in relazione al contesto in cui sta inserita e per questa via si sana una crux

ipotizzata: pens? all'intervento sul prologo delle Eumenidi eschilee, pub


blicato in Lexis 19, 2001, 15-20, a proposito di un precedente intervento in
m?rito, che, procedendo con motivazioni analitiche comunque del tutto
su premesse assai lontane da queste, aveva posto in
rispettabili ma fondate
dubbio l'autenticit? eschilea di quel passo.
Nel convegno trentino del setiembre 2004 Caries Miralles ? stato invitato
a su X'Eschilo di Caries Riba',1 e in alcuni passi di
parlare quell'intervento
egli ha messo in luce, parlando del grande poeta e grecista della sua gente,
alcuni elementi che caratterizzano altresi lui medesimo. Nel 1932 fu pub
blicato a Barcellona il primo volume di una edizione di Eschilo, nel quale
la traduzione catalana era stata compiuta da Caries Riba, sul testo stabili
to da Paul Mazon per la Collection des Universit?s de France. La messa a
punto del libro comporto una ampia corrispondenza tra il fil?logo tr?nce
se e il poeta catalano, con una revisione dell'apparato critico del primo e
una esegesi implicita nella traduzione compiuta dal secondo. Per Miralles
questa edizione "? esemplare circa l'uso che Riba fece dell'edizione di Ma
zon", seguendola puntualmente "per le informazioni che forniva sulla sto
ria e la costituzione del testo di Eschilo" e riproducendone "fedelmente sia
il testo che l'apparato critico", ma significativamente diverso fu l'atteggia
mento di Riba "relativamente e alia valutazione lettera
all'interpretazione

1
Ora su Lexis 24, 2006,313-335. Una valutazione di Riba nell'in
pi? compiuta delTopera
tra la coscienza nazione e a Bar
terazione profonda della catalana gli studi di antichistica
celona si legge in C. Miralles, 'Da strisce di sangue a colonne: e nazione catalana', in
polis
corso di pubblicazione in Con gli occhi degli antichi. Filolog?a epol?tica nelle stagioni della cultura
Atti del Convegno 27-29 sett. 2006), a cura di G. Nuzzo.
europea. (Palermo-Agrigento,
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ria [...]. Il poeta Riba, il traduttore dal greco che con tanto successo aveva
messo la sua lingua alla prova di ricevere la poesia di Eschilo, aveva da una

parte un'idea chiara di questa poesia e della tragedia greca [...] dall'altra i
suoi pi? generali criteri di giudizio in poesia: e questa sua idea era ci? che
voleva comunicare ai lettori della sua versione di Eschilo". Sia ben chiaro:
Miralles non ? Riba, ha una assolutamente sua e una
personalit? dispone di
strumentazione di ricerca che negli anni in cui Riba lavorava era assoluta
mente e per cui aveva evidentemente meno int?resse,
impensabile quello
ma ha con lui una affinit? che aiutarci a ilmodo spe
spirituale pu? capire
cifico con cui egli agisce nel quadro della filologia moderna europea.
D'altronde l'analisi antropol?gica, condotta con forte consapevolezza
storica, sia della storia politica sia di quella della religione in gen?rale, dei
culti e dei riti in particolare, ? l'altra via qui seguita per la comprensione del
mondo antico e dei testi che ci ha tramandato. La distinzione tra la tradizio
ne eroica e quella demetriaca, prospettata nel saggio Xa tradizione giam
bica', stabilisce una cornice interpretativa valida non solo per la poesia ar
caica, ma non meno per quella attica, attraverso la prosecuzione di queste
due linee di ispirazione ma di arcaica che
religiosa, quella religiosit? greca
coinvolge interamente la sfera pubblica, concepite nell'ambito del simposio
aristocr?tico, che rivivono rispettivamente nella e nella commedia
tragedia
dell'Atene democr?tica: questa distinzione comporta una
quindi acquisi
zione di m?todo valida per la comprensione di tutta la poesia greca fino
alia fine del v sec?lo, dalle poleis arcaiche alia democrazia matura.
Cos? la raccolta inizia riproducendo la recensione che nel 1970 Miralles
dedico al Tirteo di Cario Prato, e segue con il saggio che si ? detto su Xa
poesia di Mimnermo' (1988), e quindi a Xa renovaci?n de la eleg?a en la
?poca cl?sica' (1971), in cui illustra personaggi di quell'et? scarsamente con
siderati nella storia letteraria, come lone di Chio, Dionisio Calco, Crizia;
su Eveno di Paro (1984) ancora a Dionisio
dopo alcune pagine Calco ? de
dicato il saggio che segue, gi? apparso nella miscellanea Tradizione e inno
vazionenella cultura greca da Omero alVet? ellenistica, offerta a Bruno Gentili
nel 1993. Ancora a lone di Chio,
dopo la prima edizione di Leurini, ? de
dicato il saggio 'Dalla vite al vino: il cottabo, la poesia' (1995, uscito per la
prima volta nella miscellanea in onore di Giovanni Tarditi). Una lunga re
censione al volume di Marcello Gigante su Vedera di Leonida e un saggio
su 4,10,1-4 danno inizio alie pagine dedicate in questo libro alia
Properzio
poesia ellenistico-romana.
La sezione dedicata al giambo si apre con il saggio gi? nominato su Xa
tradizione giambica', del 1989, segue poi con XI dell'86, un lavo
yambo',
ro non meno per il rapporto tra rito e culto
significativo poesia giambica,
di Hermes e Demetra, mentre dal volume Archilochus and the Iambic Poetry,
pubblicato nel 1983 a Roma, in collaborazione con Jaume P?rtulas e che
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costitui un momento importante nel dibattito sul poeta di Paro, derivano


le pagine su The Inscription of The lambic Poet as aWolf,' e
Mnesiepes',
Archilochus and the Young Girl of Paros', come quelle su 'Posts or Poles in
Hipponax's Poetry', 'Hipponax and Petronius', The Poetry of Hipponax',
dopo essere state pubblicate per la prima volta in varie sedi (ma, significa
mente, la seconda sui Quaderni Urbinati) son? apparsi nell'altro libro, ancor
esso frutto di collaborazione, The Poetry of Hipponax, Roma 1988. L'uno e
l'altro volume si riporta all'et? eroica in cui Miralles costituiva la scuola di
Barcelona, in un rapporto continuo ed intenso con l'?cole des Hautes Etu
des (soprattutto con Nicole Loraux, troppo presto mancata ai nostri studi
e che non a caso ? stata ricordata in un convegno tenuto proprio a Barce
lona) e con ITstituto di Filologia classica di Urbino, e non meno con Enzo
a fondava haca, costituiva le basi sulle quali si regge ora
Degani Bologna,
del greco in tutta la e non solo. Tuttavia la ri
l'insegnamento Catalogna,
presa dei saggi in questo volume consente la loro lettura in prospettiva,
utile per ripercorrere la progressiva messa a punto del m?todo di lettura
di Miralles e 1'arricchimento che egli traeva dal dialogo con gli altri centri
di ricerca in cui era presente.
Ancora sul giambo: Eroda. Nel volume seguono 'Consideraciones acer
ca de la
cronologia y de la posible localization geogr?fica de algunos mi
miambos de Herodas' (1969: uno dei saggi pi? antichi del volume), Xa poe
sia d'Herodes'(introduce l'edizione dei Mimiambi del 1970),' Xa po?tica di
Eroda \1992) e infine la recensione all'edizione oxoniense di Cunningham
zu e
(1974), alle 'Sprachliche Untersuchingen Herondas' di Schmidt, poi fI
coliambi di Persio', del 1995. Ancora una volta, l'attenzione ? rivolta al nesso
tra i fenomeni di lingua e al contesto complesso della produzione dei testi,
in una sapiente fusione di consapevolezza ling?istica, nata dalla frequenta
zione dei testi pi? spesso che dei lessici, peraltro non ignorati, e di sapere
antropol?gico, attento al rapporto sottile tra la parola dell'emitiente e gli

ipotesti che la sua memoria evoca e le tradizioni, i riti, le istituzioni col


gli
lettive del pubblico cui il sing?lo poeta destinava i suoi testi.
L'intervento su Leonida segnala l'attenzione di Miralles per la poesia el
lenistica, altrettanto presente in studi: a proposito di essa valgono le
questi
osservazioni fatte in precedenza a proposito dello spessore della parola e
della storia dei generi poetici. Si intendono cosi in questo libro, accanto ai
numerosi su Eroda, anche le pagine dedicate a Catullo, Ovidio, Pro
saggi
su Orazio, nessuno
perzio e Persio: dopo il libro pasqualiano pu? dubitare
che la civilt? latina sia un momento e a noi latini
importante, particular
mente prossimo per ragioni storiche e linguistiche, della cultura ellenistica,
e fortunatamente il Nostro ? uno dei non molti antichisti che ancor oggi
si destreggiano sapientemente in utraque lingua. Non a caso nella messe di
"dicta Fraenkeliana" che si tramandano oralmente nelle sedi accademiche
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in cui quel maestro esercit? il suo peregrinante magistero viene sempre


ricordato che chiamarsi latinisti o ? solo un modo ?ulico
l'adagio grecisti
in imbarazzato, chi eventualmente ne
(e, qualche modo, aggiungerei, per
avesse coscienza) di confessare la propria ignoranza nell'altra delle due lin
gue classiche, a partir? da Livio Andronico assolutamente
gi? inseparabi
li, come ben sapeva Orazio, per fare solo un nome di qualche autorit? in
materia.

In questo momento sta riprendendo, almeno in parte, e in termini asso


lutamente diversi da quelli di un tempo, la contesa tra analogisti e anomali
sti: in realt? la domanda dalla quale ho preso le mosse per questa riflessione
mi veniva fatta da un campione dell'analogia, certo assai scaltrito e attento
ai problemi della parola po?tica, ma non per questo meno tendente ad una
visione spesso marcatamente della grammatica e della m?trica
analogista
greca. Miralles, dal suo punto di vista di un poeta lettore e critico di testi
poetici, ha di n?cessita una diversa esperienza e una diversa attenzione alia
parola, anche ai fini della constitutio textus: ricercando le ragioni della paro
la tramandata, spesso ne scopre l'autenticit? anche dove 1'anomal?a di essa
ha fatto sorgere dubbi. Se un giorno si arrivera a proporre una edizione
del testo di Eschilo, fondata sull'ermeneutica della tradizione a stampa, che
sani almeno alcune cruces sul fondamento della funzionalit? specifica delle
espressioni e sull'unilateralit? del punto di vista che le ha poste in dubbio,
Miralles avr? certo qualcosa da dire in quel progetto.

Universit? di Trento

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