Sei sulla pagina 1di 3

Superficie 0,5503 

km²

Abitanti 2 327 ab.[1] (2016)

Densità 4 228,6 ab./km²

Trevi è la corruzione di trivium (cioè un incrocio a tre


vie): una volta tre strade importanti convergevano nel
centro del locale abitato, in un punto che ora corrisponde a
piazza dei Crociferi, la cui forma ancora oggi vagamente
ricorda l'antico incrocio.
Secondo una diversa teoria, Trevi viene dal nome della
località da cui l'Aqua Virgo (vedi oltre) traeva l'acqua
durante il medioevo. Infatti le antiche sorgenti originali
erano state abbandonate a favore di altre situate in una
zona chiamata Trebium.
Il nome medioevale Regio Trivi et Vielate fa riferimento anche al nome
contratto di via Lata (ora via del Corso), il tratto urbano di via Flaminia di
cui il rione includeva la parte più a sud.

Tre spade parallele, disposte tanto in orizzontalmente che in diagonale,


verosimilmente riferite alle strade del trivio.

Santi Apostoli

In questo luogo, nel secolo IV papa Giulio I fece costruire una chiesa che venne
chiamata Basilica Iulia dal nome del fondatore. La basilica viene già citata in testi del
secolo V con la qualifica di "titulus apostolorum"[2]. In età bizantina, sui resti della chiesa
originaria venne ricostruita una nuova basilica con pianta a croce greca[3], la cui
edificazione fu poi proseguita da papa Pelagio I sotto il governo Narsete, nel VI secolo. La
basilica conserva le reliquie degli apostoli Filippo e Giacomo il Minore.
Quella dei Santi Apostoli è l'unica basilica di Roma che non sia stata edificata su edifici
romani preesistenti, anche se furono precocemente utilizzati materiali di spoglio (si pensa
provenienti dalle terme di Costantino, e non, come vuole una leggenda, dal vicino Foro di
Traiano). Come modello architettonico della chiesa originale spesso viene menzionato
quello a pianta centrale del bizantino Apostoleion di Costantinopoli[4]. Ma invece di una
pianta a croce la basilica romana molto probabilmente possedeva una pianta triconca privo
di cupole[5].
Papa Adriano I, in un trattato diretto a Carlo Magno, accenna alla meravigliosa ampiezza di
questa chiesa, che dice adorna di mosaici.
Nel 1348, fu distrutta da un terremoto. Si veda l'Armellini:

«Della chiesa medievale rimane fra le cose più notevoli uno dei leoni che sosteneva
una colonna, opera di uno dei più celebri maestri marmorari romani del secolo XIII,
cioè Vassalletto: sulla base dove è il leone adagiato si legge infatti il suo nome
preceduto da croce † Bassallectus; monumento che per mio suggerimento fu posto in
luogo d'onore nell'interno del portico attuale della chiesa.»
(Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX)
La chiesa venne restaurata solo nel XV secolo per iniziativa di Papa Martino V, che
apparteneva alla famiglia Colonna, da secoli insediata nelle vicinanze. Sempre nel XV
secolo fu eretto il portico antistante la facciata e l'abside della basilica fu ornata da un
affresco raffigurante l'Ascensione, opera di Melozzo da Forlì, i cui frammenti, dopo il
rifacimento settecentesco, sono oggi suddivisi tra i Musei Vaticani e il Palazzo del
Quirinale. Il lavoro di Melozzo, notevole soprattutto per il magistrale uso della prospettiva
da sotto in su, influenzò Michelangelo che ad esso si ispirò per gli affreschi della Cappella
Sistina, in particolare per il Cristo del Giudizio Universale.
Nel 1702 Clemente XI commissionò il totale rifacimento dell'edificio all'architetto Francesco
Fontana, che però morì prematuramente nel 1708. Gli succedette il padre Carlo Fontana,
ormai molto anziano, che perciò nel 1712 fu sostituito da Nicola Michetti. La nuova chiesa
fu consacrata da papa Benedetto XIII il 17 settembre 1724.
Adiacente a Palazzo Colonna, la basilica si presenta oggi con il portico quattrocentesco
che nasconde la facciata neoclassica di Giuseppe Valadier. All'interno del nartece si
notano la stele funeraria dell'incisore Giovanni Volpato, opera di Antonio Canova e altre
lapidi.
Neoclassico rimane il piano superiore della facciata con il grande finestrone, dove Giovanni
Torlonia, all'epoca ancora soltanto duca, volle incisa la fastosa memoria del proprio
intervento del 1827: "IOANNES DVX TORLONIA FRONTEM PERFECIT A D MDCCCXXVII".
All'interno, caratterizzato da un'architettura solenne e severa, si possono ammirare opere
di Antoniazzo Romano, Benedetto Luti, Giuseppe Cades (la Estasi di San Giuseppe da
Copertino) e alcuni rilievi tombali del XV secolo, di cui uno ad opera di Mino da Fiesole.
Pure ammirevole è la Tomba di Lorenzo Colonna, opera rinascimentale di Luigi Capponi,
seguace di Andrea Bregno. Impressionante per l'effetto illusionistico è la Caduta degli
Angeli ribelli sopra il presbiterio, di Giovanni Odazzi. Ma le due opere più note sono il
fastoso affresco della volta, decorata dal Trionfo dell'Ordine
Francescano del Baciccio (1707) e il monumentale sepolcro di papa Clemente
XIV di Antonio Canova (1787). La volta della sacrestia è decorata
dal veneziano Sebastiano Ricci. Nella basilica sono sepolti i cardinali Basilio
Bessarione, Lorenzo Brancati, Agostino Casaroli e il compositore Girolamo Frescobaldi.
La vasta cripta sotto l'altar maggiore fu realizzata da Luigi Carimini nel 1869-71 riunendovi,
oltre alle spoglie degli apostoli titolari Filippo e Giacomo, le reliquie di vari altri martiri
venute alla luce in occasione di tali scavi, e le tombe di due dei Riario, un tempo proprietari
del presbiterio[non  chiaro]. Le decorazioni a tempera dell'ambulacro si ispirano a quelle
delle catacombe di San Callisto e di Domitilla.

La Cappella di Bessarione[modifica | modifica wikitesto]


Dal 2008 in un'intercapedine fra la chiesa ed un palazzo confinante sono visibili alcuni
affreschi della Cappella Bessarione, attribuiti a Melozzo da Forlì, Antoniazzo Romano e
loro botteghe. Ne restano due scene di storie di san Michele Arcangelo e parte di un coro
di angeli. L'interstizio fu casualmente scoperto nel 1959 da Clemente Busiri Vici durante
lavori di manutenzione effettuati nel confinante palazzo Colonna. La cappella, con i dipinti
molto danneggiati dalle inondazioni del Tevere, e poi dal saccheggio dei lanzichenecchi,
era stata praticamente murata con la costruzione della cappella Odescalchi nel 1719-23[6].
Affreschi di Antoniazzo Romano:

Questa cappella funeraria fu costruita nella metà del quattrocento per il


Cardinale Bessarione con affreschi attribuiti ad Antoniazzo Romano e a Melozzo da Forlì.
Nella volta si può ammirare il coro degli angeli e a destra e sinistra della Cappella due
affreschi che sono la testimonianza importante della pittura rinascimentale. Il Coro degli
Angeli nella volta è quasi completamente sparito. I due affreschi nella parte superiore
dell'abside presentano scene alludenti all'arcangelo Michele come protettore contro il
male[7]. L'affresco di sinistra ci rappresenta la città di Siponto nel Gargano, cinta da mura e
l'apparizione dell'Arcangelo nelle sembianze di un toro che lotta contro il male. Nella scena
di destra, meglio conservata, si vede Mont Saint-Michel in alto a sinistra ed in primo piano il
vescovo di Avranches, Sant'Auberto, con i paramenti vescovili in una processione solenne,
accompagnato da due dignitari ecclesiastici. A destra sei monaci Francescani e cinque
Basiliani in nero. Il santo mostra i tratti del re di Francia Luigi XI. I due dignitari dietro il
santo sono Francesco della Rovere, il futuro papa Sisto IV (in veste purpurea) e suo
nipote Giuliano della Rovere, il futuro papa Giulio II (in viola)[8].
Visite: venerdì e sabato: ore 9-12.

Potrebbero piacerti anche