74
Ernesto Limiti
Elettronica
delle microonde
Adattamento, amplificatori
a piccolo segnale e oscillatori
Copyright © MMVII
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
info@aracneeditrice.it
ISBN 978-88–548–0853–9
Prefazione 11
Introduzione 15
1 Linee di trasmissione 21
1.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
1.2 Impedenza caratteristica e costante di propagazione . . . . . 25
1.3 Onde progressive e regressive . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
1.4 Impedenza di ingresso di una linea . . . . . . . . . . . . . . . 31
1.5 Casi notevoli per l’impedenza di ingresso di una linea . . . . . 33
1.6 Coefficiente di riflessione lungo una linea . . . . . . . . . . . 36
1.7 Carta di Smith . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
1.7.1 Carta di Smith delle impedenze . . . . . . . . . . . . 42
1.7.2 Carta di Smith delle ammettenze . . . . . . . . . . . . 43
1.7.3 Comportamento in frequenza di circuiti semplici . . . 47
1.7.4 Carta di Smith per carichi attivi . . . . . . . . . . . . 51
1.8 Carta di Carter . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52
1.9 Linee di trasmissione a microstriscia . . . . . . . . . . . . . . 57
1.9.1 Discontinuità a microstriscia . . . . . . . . . . . . . . 64
1.10 Linee di trasmissione coplanari . . . . . . . . . . . . . . . . . 67
1.11 Esercizi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72
5
6 INDICE
11
12 Prefazione
Ernesto Limiti
Introduzione
c c0 3 · 108 1
λ= =√ ≈√ 9
[m] = 0, 3 · √ [m]
f εr · f εr · 10 · fGHz εr · fGHz
15
16 Introduzione
A Gamma di Denom.
Frequenza NATO
frequenze RADAR
MF
500 MHz 60 cm B
750 MHz 40 cm C
1 GHz 30 cm UHF
2 GHz 15 cm D L
E 3 GHz
3 GHz 10 cm S
4 GHz 7.5 cm F
5 GHz 6 cm G
6 GHz 5 cm C
7 GHz 4.3 cm H
8 GHz 3.75 cm SHF 1 cm 30 GHz
10 GHz 3 cm 12 GHz
Q
J Ku 50 GHz
18 GHz
20 GHz 1.5 cm K
30 GHz V
26.5 GHz
K Ka
40 GHz 0.75 cm 75 GHz
L W
60 GHz 0.5 cm
110 GHz
80 GHz 0.375 cm M
EHF mm D
100 GHz 0.3 cm
1 mm 300 GHz
300 GHz
Nel caso dei circuiti monolitici invece, sia gli elementi attivi che pas-
sivi che quelli di interconnessione vengono tutti realizzati, con tecniche
fotolitografiche, sul medesimo substrato a semiconduttore (Figura 3).
Quale che sia la tecnologia prescelta, comuni sono, nel progetto di
un circuito, le metodologie di sintesi sia della parte passiva che di quel-
la attiva, della rete di adattamento per il trasferimento di potenza ad
un utilizzatore e delle condizioni ottime di lavoro di un transistore uti-
lizzato sia come amplificatore che come generatore di segnale, ossia
come oscillatore.
20 Introduzione
1.1 Introduzione
In questa sezione si affronteranno le proprietà di base e verranno in-
trodotti gli strumenti necessari allo studio delle strutture trasmissive
a microonde ed onde millimetriche.
21
22 1. Linee di trasmissione
er
Linea bifilare Stripline
er
er
Microstriscia
Guida ridged Microstriscia
Cavo coassiale sospesa
er er
Guida rettangolare Guida dielettrica Slotline
Fin-line
er er er
Guida coplanare Image line
Guida dielettrica
Guida circolare
circolare
sione tra diversi circuiti già disposti nei loro alloggiamenti o sempli-
cemente per il trasporto di energia e più raramente nella costruzione
diretta di circuiti per l’elaborazione complessa del segnale.
Tra tutte le strutture indicate, senza dubbio quelle maggiormente
diffuse per la realizzazione di circuiti integrati a microonde sono nel-
l’ordine la microstriscia (microstrip) e la guida d’onda coplanare (co-
planar waveguide), sulle cui caratteristiche propagative ci si soffer-
merà brevemente nel seguito. Per ora si anticipa che entrambe sup-
portano modi di tipo quasi-TEM ∗ (uno per la microstriscia e due per la
guida d’onda coplanare) e sono quindi analizzabili, in prima approssi-
mazione, utilizzando il formalismo mutuato dalle linee di trasmissione
ed evitando quindi il ricorso alla soluzione diretta delle equazioni di
Maxwell.
In questa sezione quindi si introdurrà il formalismo delle linee di
trasmissione, i parametri utilizzati per la loro caratterizzazione e le
caratteristiche peculiari delle stesse. Verrà poi derivata e descritta
la carta di Smith, in seguito utilizzata per la soluzione di problemi
di adattamento sia con elementi a costanti concentrate che distribuite,
∗
In entrambi i casi i modi supportati sono di tipo quasi-TEM poiché il dielettrico è
non omogeneo: sia per la microstriscia che per la guida coplanare esiste un dielettrico
vero e proprio che supporta meccanicamente i metalli, al di sopra del quale si ipotizza
essere l’aria (e quindi un secondo dielettrico).
Impedenza caratteristica e costante di propagazione 25
+ +
V(z) Gdz Cdz V(z+dz)
- -
R, L, G, C (1.2)
I (z + dz) ∼
= I (z) + dI (z)
(1.3)
V (z + dz) ∼
= V (z) + dV (z)
Applicando le leggi di Kirchhoff alla maglia e al nodo della rete in
Figura 1.2 e supponendo di essere in regime armonico, si ottiene:
(
V (z) + dV (z) = V (z) − (R + jωL) · dz · I (z)
(1.4)
I (z) + dI (z) = I (z) − (G + jωC) · dz · V (z)
ossia,
dV (z)
= − (R + jωL) · I (z) = −Z · I (z)
dz
(1.5)
dI (z) = − (G + jωC) · V (z) = −Y · V (z)
dz
ove ω = 2πf è la pulsazione angolare e si sono definite
∆
Z = (R + jωL)
impedenza (serie) per unità di lunghezza della linea e
∆
Y = (G + jωC)
ammettenza (parallelo) per unità di lunghezza della linea.
Il sistema di equazioni (1.5) può essere posto nella forma consueta
(detta Equazione dei Telegrafisti):
2
d V (z)
= Z · Y · V (z) = γ 2 · V (z)
dz 2
(1.6)
2
d I (z) = Z · Y · I (z) = γ 2 · I (z)
dz 2
avendo definito la costante di propagazione della linea, γ:
∆
γ 2 = Z · Y = (R + jωL) · (G + jωC) = (α + jβ)2 (1.7)
Come si nota dalla stessa definizione, la costante di propagazione
è una quantità in generale complessa, formata da una parte reale α,
detta fattore di attenuazione (misurato in Neper/m o in dB/m) e da una
parte immaginaria β, detta fattore di propagazione.
Impedenza caratteristica e costante di propagazione 27
α = αc + αd (1.8)
Dalla (1.6) si ottengono le due soluzioni per V (z) e I (z) nella forma:
1 dV (z) 1 ¡ ¢
I (z) = − · = − · −γ · V + · e−γz + γ · V − · eγz (1.10)
Z dz Z
da cui le soluzioni nella forma:
√
γ|ω basse ≈ R·G ∈ < (1.15)
e quindi la linea si comporta semplicemente come un sistema di condut-
tori con perdite, nel quale non c’è che una attenuazione al progredire
del segnale lungo lo stesso.
Al contrario, nel limite di alta frequenza, ossia per ω → ∞:
p
ZC |ω alte ≈ L/C ∈ < (1.16)
R G · ZC √
γ|ω alte ≈ + + jω · L · C (1.17)
2 · ZC 2
Quindi in questo caso la costante di propagazione è complessa ed è
possibile propagazione del segnale, come si vedrà nel seguito.
La parte reale della costante di propagazione, ossia l’attenuazio-
ne, è cosı̀ dovuta sia alla resistenza che alla conduttanza per unità di
lunghezza.
Si tenga però presente che entrambe tali quantità sono funzioni del-
la frequenza: in particolare, per l’effetto pelle, la prima aumenta con la
radice della frequenza, mentre la seconda è tipicamente una funzione
lineare della stessa.
Molto spesso, per quantificare le perdite nel dielettrico, si preferisce
utilizzare la tangente dell’angolo di perdita∗ tan δ, che per un dielettrico
caratterizzato da una conducibilità finita σd è fornita dalla
σd
tan δ = (1.18)
ω²
Se si considera il campo di frequenze intermedio tra i due estremi
di bassa ed alta frequenza accennati, si possono ottenere le seguenti
espressioni:
s
1−j R
ZC |ω intermedie ≈ √ · (1.19)
2 ωC
1+j √
γ|ω intermedie ≈ √ · ωRC (1.20)
2
nella derivazione delle quali si è assunta trascurabile la conduttanza
per unità di lunghezza (come in pratica avviene a tali frequenze).
∗
Formalmente tale quantità è il rapporto tra parte reale ed immaginaria della
permeabilità del mezzo con perdite.
Onde progressive e regressive 29
© ª ©£ ¤ ª
V (z, t) = Re V (z) · ejωt = Re V + · e−γz + V − · eγz · ejωt =
nh i o
= Re V + · e−(α+jβ)·z + V − · e(α+jβ)·z · ejωt =
n o n o
= Re V + · e−αz · ej(ωt−βz) + Re V − · eαz · ej(ωt+βz) =
¯ ¯
= ¯V + ¯ · e−αz · cos (ωt − βz + ϕV + ) +
¯ ¯
+ ¯V − ¯ · eαz · cos (ωt + βz + ϕV − )
(1.21)
t1 t1
t2 t2
t3 t3
z z
+ -
V V
β · (z2 − z1 ) = 2π = βλ
⇓
(1.22)
2π
λ=
β
La velocità di fase, vph , ovvero la velocità alla quale si muove una
superficie equifase, è data da:
dϕ dz
=ω−β· = ω − β · vph,progr = 0
dt dt
⇓ (1.23)
ω
vph,progr =
β
per l’onda progressiva e
dϕ dz
=ω+β· = ω + β · vph,regr = 0
dt dt
⇓ (1.24)
ω
vph,regr = −
β
per la parte regressiva.
In generale, la parte immaginaria della costante di propagazione,
β, è una funzione non lineare della frequenza (della pulsazione ω), e la
velocità di fase è cosı̀ funzione essa stessa della frequenza.
In questo caso la linea è detta dispersiva, in quanto, se si considera
un segnale con diverse componenti in frequenza, queste viaggeranno
con velocità di fase diversa, dando cosı̀ origine ad un segnale distorto.
Particolarizzando la soluzione ottenuta al caso senza perdite, si ot-
tiene:
R=G=0
⇓
s
L
(1.25)
ZC = ∈<
C
√ √
γ = jω · LC ∈ = ⇒ α = 0, β = ω · LC
ω 1 1
vph = =√ =√ = c = cost (1.27)
β µ² LC
È possibile definire poi una velocità di gruppo vg data da:
" #−1
∆∂β (ω)
vg = (1.28)
∂ω
A riguardo di tale parametro, si può dimostrare abbastanza facil-
mente che se si considera un segnale modulato in ampiezza, con in-
formazione quindi contenuta nell’inviluppo, quest’ultimo viaggia nella
linea proprio alla velocità di gruppo.
Nel caso appena accennato di assenza di perdite, le due velocità
di fase e di gruppo coincidono con quella di propagazione delle onde
(piane) elettromagnetiche nel mezzo in cui sono immersi i conduttori
della linea.
Nel caso di mezzi dispersivi si tenga presente che la velocità di fase
può risultare maggiore di quella della luce nel mezzo, ma si ricordi
che tale velocità non rappresenta una quantità fisica ma puramente
geometrica.
Se si vogliono variare le caratteristiche propagative di una linea,
non se ne può variare liberamente la geometria: infatti, ciò varierebbe
una delle due grandezze primarie (L o C) ma la rimanente varierebbe
in maniera inversa, mantenendo cosı̀ costante il prodotto.
Si deve quindi variare separatamente L o C, aggiungendo ad esem-
pio elementi concentrati induttivi opportunamente distanziati (pupi-
nizzazione) o capacitivi (krarupinizzazione).
Zin ZC , g ZL
-l 0
z
V (0) V + + V −
Z (0) = = + · ZC ≡ ZL (1.30)
I (0) V −V−
ZL
V − 1− ẐL − 1
∆ ZC
Γ (0) = + = − = (1.31)
V ZL ẐL + 1
1+
ZC
∆ ZL
ẐL =
ZC
¡ jβl ¢ ¡ ¢
e − e−jβl + ẐL · ejβl + e−jβl
Zin = Z (−l) = ZC · =
(ejβl + e−jβl ) + ẐL · (ejβl − e−jβl )
j · sin (βl) + ẐL · cos (βl)
= ZC · =
cos (βl) + j · ẐL · sin (βl)
ẐL + j · tan (βl)
= ZC ·
1 + j · ẐL · tan (βl)
ZL + j · ZC · tan (βl)
= ZC · (1.33)
ZC + j · ZL · tan (βl)
ovvero:
ZL + j · ZC · tan (βl)
Zin = ZC · (1.34)
ZC + j · ZL · tan (βl)
Si noti che se la (1.34) viene scritta in termini di ammettenza, si
ottiene la medesima dipendenza funzionale:
YL + j · YC · tan (βl)
Yin = YC · (1.35)
YC + j · YL · tan (βl)
λ λ
l = 0, , λ, . . . , k · k∈= (1.36)
2 2
si ottiene facilmente dalla (1.34):
Zin = ZL (1.37)
Quindi, aggiungendo un tratto di linea con lunghezza multipla di
λ/2, se la linea è senza perdite, non si cambia l’impedenza di ingresso.
Ovviamente, visto che la lunghezza d’onda è funzione della frequenza,
questo risultato è valido ad una frequenza singola (o a multipli interi
della stessa).
λ 3λ 5λ λ
l = 0, , , , . . . , (2k + 1) · k∈= (1.38)
4 4 4 4
allora
ZC2 1
Zin = ossia Ẑin = (1.39)
ZL ẐL
Tale proprietà è alla base della realizzazione del trasformatore a
quarto d’onda, elemento di base con il quale effettuare l’adattamento
di impedenza, come si vedrà meglio in seguito.
3l / 2 l
l/4 l/2 l
ZL = ZC (1.42)
si ha :
Zin ≡ ZC ∀l (1.43)
In tale caso la linea è detta adattata sulla sua impedenza caratteri-
stica. Non esiste in questo caso un’onda riflessa: infatti
V− 1−1
Γ (0) == − =0 ⇒ V− =0 (1.44)
V+ 1+1
Si deve notare che, a parte le relazioni (1.42) e (1.43), tutti i casi
notevoli ora presentati sono funzione della frequenza. In altri termini,
la condizione che si impone sulla lunghezza della linea è basata sulla
lunghezza della stessa in termini di frazioni di lunghezza d’onda (lun-
ghezza elettrica) e non sulla lunghezza fisica. Quindi, data una linea
con una determinata lunghezza fisica, le condizioni esposte sono valide
ad una sola frequenza (ed a multipli interi della stessa).
36 1. Linee di trasmissione
∆ V − · ejβz
Γ (z) = = Γ (0) · e2jβz (1.45)
V + · e−jβz
Si noti che nel caso senza perdite cui si riferisce l’espressione testé
indicata, il modulo del coefficiente di riflessione rimane costante lungo
la linea (dipende soltanto da quello del carico), mentre la fase varia.
In generale rimane valida la coppia di relazioni:
Z (z) − ZC
Γ (z) =
Z (z) + ZC
1 + Γ (z) (1.46)
Z (z) = ZC ·
1 − Γ (z)
1 ∗ 1 © ¡ ¢∗ ª
Pinc = · Re {Vinc · Iinc } = · Re V + · I + =
2 ( )2
∗ 2
1 (V + ) |V + |
= · Re V + · = (1.47)
2 ZC∗ 2ZC
1 © ∗
ª 1 © ¡ ¢∗ ª
Pref l = · Re Vref l · Iref l = · Re V − · I − =
2 2
2 2
|V − | |V + | · |ΓL |2
= = = |ΓL |2 · Pinc (1.48)
2ZC 2ZC
³ ´
Pabs = Pinc − Pref l = 1 − |ΓL |2 · Pinc (1.49)
La perdita di ritorno (return loss) è definita come il rapporto (di
solito espresso in decibel) tra potenza incidente e riflessa:
à !
∆ Pinc
RL|dB = 10 · log = −20 · log |ΓL | > 0 (1.50)
Pref l
Coefficiente di riflessione lungo una linea 37
Per una linea terminata con un carico ZL non adattato (cioè di va-
lore diverso da ZC ), esistono quindi onde riflesse che interferiscono con
quelle incidenti a formare una configurazione di onde stazionarie lungo
la linea. Infatti, se si considera la tensione lungo la linea, si ha:
³ ´
V (z) = V + · e−jβz + V − · ejβz = V + · e−jβz · 1 + ΓL · e2jβz (1.51)
Se poi si sostituisce
¯ ¯ ¯¯ ¯
¯
|V (z)| = ¯V + ¯ ¯1 + |ΓL | · ej(2βz+ϕ) ¯ =
¯ ¯
= ¯V + ¯ |1 + |ΓL | cos (2βz + ϕ) + j |ΓL | sin (2βz + ϕ)| =
¯ ¯n o1/2
= ¯V + ¯ [1 + |ΓL | cos (2βz + ϕ)]2 + |ΓL |2 sin2 (2βz + ϕ) =
¯ ¯n o1/2
= ¯V + ¯ 1 + |ΓL |2 + 2 |ΓL | cos (2βz + ϕ) =
( Ã !)1/2
¯ ¯ ϕ
= ¯V + ¯ (1 + |ΓL |)2 − 4 |ΓL | sin2 βz +
2
(1.53)
Quindi |V (z)| è una funzione periodica, che oscilla tra il valore mas-
simo (ossia quando β · z + ϕ/2 = n · π):
¯ ¯
|V |max = ¯V + ¯ · (1 + |ΓL |) (1.54)
ed il valore minimo (quando β · z + ϕ/2 = m · π + π/2):
¯ ¯
|V |min = ¯V + ¯ · (1 − |ΓL |) (1.55)
Tale funzione si ripete con periodicità data da:
λ
β·z =π ⇒ (1.56)
2
Il rapporto di onda stazionaria in tensione (ROS o voltage standing
wave ratio, V SW R), è definito come il rapporto tra tensione massima e
minima sulla linea (si veda la Figura 1.6):
∆ |V |max 1 + |ΓL |
V SW R = = (1.57)
|V |min 1 − |ΓL |
38 1. Linee di trasmissione
V SW R − 1
|ΓL | = (1.58)
V SW R + 1
V (z)
V max
V min
z
l l z=0
4 4 ZL
20
Prefl
15
Pinc
[%] 10
5
0
1.0 1.5 2.0 2.5 3.0
VSWR
R = R̄ = cost (1.60)
da cui
R̄ + jX − Z0
Γ = Γr + jΓi = (1.61)
R̄ + jX + Z0
Supponendo, senza perdita di generalità, l’impedenza di normaliz-
zazione Z0 puramente reale e normalizzando le impedenze a tale Z0 si
ottiene:
R̂ − 1 + j X̂ R̂2 − 1 + X̂ 2 2X̂
Γr + jΓi = =³ ´2 + j³ ´2 (1.62)
R̂ + 1 + j X̂ R̂ + 1 + X̂ 2 R̂ + 1 + X̂ 2
ossia:
R̂2 − 1 + X̂ 2 2X̂
Γr = ³ ´2 Γi = ³ ´2 (1.63)
R̂ + 1 + X̂ 2 R̂ + 1 + X̂ 2
40 1. Linee di trasmissione
2R̂ 1 − R̂
Γ2r + Γ2i − · Γr − =0 (1.64)
1 + R̂ 1 + R̂
aventi centro e raggio dati da:
à !
R̂
C|Ẑ=R̂ = ; 0
R̂ + 1
(1.65)
1
R|Ẑ=R̂ =
R̂ + 1
Gi ^
X ^
1 R = -1.0
R = 0.0
^
R = 0.5
^ ^
R = -1.0 R = -2
^ ^
R=2 R = -5
R Gr
-1 1
^ ^
Z G -1 R = -0.5 R = -1.5
Figura 1.8: Trasformazione del piano delle impedenze nel piano dei
coefficienti di riflessione, caso a resistenza costante.
X = X̄ = cost (1.66)
Carta di Smith 41
2 · Γi
Γ2r + Γ2i − 2 · Γr − +1=0 (1.67)
X̂
aventi centro e raggio dati da:
à !
1
C|Ẑ=j X̂ = 1;
X̂
(1.68)
1
R|Ẑ=j X̂ =
X̂
Tali circonferenze, con centro sulla retta Γr = 1 sono tra loro tangen-
ti nel punto (1, 0), e giacciono nel semipiano Γi > 0 per X̂ > 0 (impeden-
ze induttive), o nel semipiano Γi < 0 per X̂ < 0 (impedenze capacitive);
per X̂ = 0 la circonferenza degenera nell’asse Γi = 0:
Gi ^
X=1
X ^
X=2
1
^
X = 0.5 ^
X=5
R ^
X=0 Gr
1
^
^ X = -5
X = -0.5
-1 ^
Z G X = -2
^
X=1
Figura 1.9: Trasformazione del piano delle impedenze nel piano dei
coefficienti di riflessione, caso a reattanza costante.
Gi
j1
j0.5 j2
X>0
j0.2 j5
0 0.2 0.5 1 2 5
Gr
A B C
-j0.2 -j5
X<0
-j0.5 -j2
-j1
1 1
−
Z (z) − Z0 Y (z) Y0 Y0 − Y (z)
Γ (z) = = = (1.69)
Z (z) + Z0 1 1 Y0 + Y (z)
+
Y (z) Y0
per cui rimane valida anche la relazione inversa
1 − Γ (z)
Y (z) = Y0 · (1.70)
1 + Γ (z)
Si può facilmente notare che la dipendenza funzionale è pressoché
identica, ad eccezione del segno del numeratore. Per ottenere quindi
la carta di Smith relativa alle ammettenze, basterà effettuare una tra-
sformazione di simmetria rispetto all’origine della carta relativa alle
impedenze, ottenendo la carta mostrata in Figura 1.11.
In tale carta, le ammettenze di tipo capacitivo (con parte immagi-
naria, o suscettanza positiva) occupano il semipiano Γi < 0, mentre
quelle di tipo induttivo (con suscettanza negativa) occupano il semipia-
no Γi > 0. Seppur scontato, vale la pena di ribadire che, nel piano dei
coefficienti di riflessione, un determinato valore di ammettenza (corri-
spondente ad una certa impedenza) occupa sempre la medesima posi-
zione, indipendentemente dalla trasformazione effettuata (tra la (1.46)
e la (1.69)) per individuarla. Si noti come nella Figura 1.11 siano stati
indicati i valori corrispondenti alle curve a suscettanza e conduttanza
costanti. Nel seguito, per convenzione si indicheranno soltanto i valori
relativi alle curve a resistenza e reattanza costante.
44 1. Linee di trasmissione
Gi
-j1
-j2 -j0.5
B<0
-j5 -j0.2
5 2 1 0.5 0.2 0
Gr
A B C
j5 j0.5
B>0
j2 j0.2
j1
Gi
j1
j0.5 j2
X>0 B<0
j0.2 j5
0 0.2 0.5 1 2 5
Gr
-j0.2 -j5
X<0 B>0
-j0.5 -j2
-j1
V − · ejβz
Γ (z) = = Γ (0) · e2jβz = ΓL · e2jβz (1.71)
V + · e−jβz
se il sistema di riferimento viene cambiato invertendo il verso dell’asse
z, ossia considerando lunghezze positive se ci si allontana dal carico, si
ottiene:
Gi
j1
j0.5 j2
VSWR
j0.2 j5
0 0.2 0.5 1 2 5
Gr
-j0.2 -j5
-j0.5 -j2
-j1
f2
j0.2 j5 j0.2 j5
f1
0 0.2 0.5 1 2 5 0 0.2 0.5 1 2 5
f1
-j1 -j1
f2
j0.2 j5 j0.2 j5
-j1 -j1
j1 j1
Circuito RLC Circuito RLC
j0.5 j2 serie parallelo j0.5 j2
j0.2 j5 j0.2 j5
f2 f1
0 0.2 0.5 1 2 5 0 0.2 0.5 1 2 5
f1 f2
-j0.2 -j5 -j0.2 -j5
-j1 -j1
2πl 2πlf
βl = = (1.74)
λ c
sarà anch’essa molto piccola e quindi il coefficiente di riflessione in
ingresso alla linea coinciderà con ΓL . All’aumentare della frequenza,
in accordo con la (1.74), aumenterà la lunghezza elettrica della linea
e il coefficiente di riflessione in ingresso comincerà a ruotare, in senso
orario, su una circonferenza centrata nell’origine e di raggio pari al
modulo di ΓL , come mostrato in Figura 1.18. Un giro completo della
carta sarà percorso quando tale lunghezza elettrica avrà raggiunto π
(ossia mezza lunghezza d’onda), ossia alla frequenza data da:
c
f = f2 = (1.75)
2l
Si noti che il verso di percorrenza, all’aumentare della frequenza, di
tutti i circuiti presentati, che hanno in comune la caratteristica di pas-
sività, è di tipo orario, visto che la reattanza delle impedenze aumenta
Carta di Smith 51
j1
j0.5 j2
f2 GL
j0.2 f1 j5
0 0.2 0.5 1 2 5
-j0.2 -j5
-j0.5 -j2
-j1
Gi
^ ^ ^ ^
G < -1 G = -1 R = -1 R < -1
^ ^
G=0 R=0
^
R>0
^
G>0
Gr
^
R>0
^
G>0
^ ^
G = -1 R = -1
G
^ ^
-1 < G < 0 -1 < G < 0
^ ^
-1 < R < 0 -1 < R < 0
p
Ẑ − 1 k 2 − X̂ 2 + j X̂ − 1
Γr + jΓi = = p =
Ẑ + 1 k 2 − X̂ 2 + j X̂ + 1
p
k 2 − X̂ 2 − 1 + j X̂
= p =
k 2 − X̂ 2 + 1 + j X̂
k 2 − 1 + 2j X̂
= p (1.77)
k 2 + 1 + 2 k 2 − X̂ 2
Uguagliando le parti reali ed immaginaria ed eliminando il para-
metro X̂, si ottiene la famiglia di curve (circonferenze) :
k2 + 1
Γ2r + Γ2i − 2 · · Γr + 1 = 0 (1.78)
k2 − 1
caratterizzata da centro e raggio forniti rispettivamente dalle:
à !
k2 + 1
C||Ẑ |=k = ; 0
k2 − 1
(1.79)
2k
R||Ẑ |=k = 2
|k − 1|
∗
P.S.Carter, “Charts for Transmission Line Measurements and Computation,”
Radio Corporation of America Review, Vol. III, N.3, January 1939, pp. 355-368.
54 1. Linee di trasmissione
R Gr
^
R=0
Z G
1 (1.83)
R|arg(Ẑ )=ϕ =
|sin (ϕ)|
Come si può facilmente verificare nella Figura 1.21, le circonferenze
di tale famiglia passano tutte per i due punti (±1; 0), ossia cortocircuito
e circuito aperto.
Gi
^ = p/2
arg(Z)
^ >0 Gr
R ^ =0 arg(Z)
arg(Z)
^ =0 ^
arg(Z) < 0
arg(Z)
^
R=0 ^ = -p/2
arg(Z)
Z G
^ Gi ^
|Z| < 1 |Z| > 1
3.0
2.0
1.5
1.0
-0.5
-1.0
-1.5
-2.0
-3.0
XL BL
Qserie = , Qparallelo = (1.84)
RL GL
Quindi le curve a fase dell’impedenza costante sulla carta di Carter
rappresentano anche curve a fattore di qualità costante, e in base a tale
valore possono essere riportate sulla carta (anziché in radianti). Tale
considerazione risulta essere particolarmente utile nell’adattamento a
Linee di trasmissione a microstriscia 57
Metallizzazione
superiore
t Substrato
h W er dielettrico
Materiale er -4
x 10 [W/cm K] [kV/cm]
E E
er
Metallizzazione
superiore h
t
W
L ≡ L00 (1.87)
∗
Maggiori dettagli sull’analisi della struttura, assieme ad un’analoga analisi del-
la guida coplanare, possono trovarsi nel testo G.Ghione, M.Pirola, “Elettronica delle
Microonde,” Otto Editore, 2003.
60 1. Linee di trasmissione
1
ZC = √ (1.88)
c0 · C · C00
Quindi, per determinare l’impedenza caratteristica, si devono de-
terminare le capacità per unità di lunghezza nei due casi con o senza
dielettrico. Tale calcolo si può effettuare per mezzo di trasformazioni
conformi che trasformino la struttura lateralmente indefinita in una
struttura chiusa. Senza entrare nel dettaglio del procedimento, ven-
gono date di seguito delle espressioni di analisi (di natura empirica e
tra le tante presenti in letteratura) che permettono, fissato il rapporto
W /h e la costante dielettrica εr , di determinare ZC .
Per microstrisce strette (W /h < 3.3):
và !
u 4
2
ln
119.9 4h u
t 4h 1 εr − 1 π
ln + π
ZC = p ln + + 2 −
2 (εr + 1)
W W 2 εr + 1 2 εr
(1.89)
Per microstrisce larghe (W /h > 3.3):
119.9
√
2 εr
ZC = ( Ã ! " Ã !#)
W ln 4 eπ 2 εr − 1 εr + 1 eπ W
+ + ln + ln + ln + 0.94
2h π 16 2πε2r 2πεr 2 2h
(1.90)
Nella Figura 1.26 è mostrato l’andamento dell’impedenza caratteri-
stica al variare del rapporto W /h , per quattro materiali con differenti
costanti dielettriche relative.
Si può notare che microstrisce strette presentano un’impedenza ca-
ratteristica elevata, mentre microstrisce larghe sono caratterizzate da
una bassa impedenza caratteristica. Chiaramente questo è conseguen-
za della prevalenza, per queste ultime, della capacità per unità di lun-
ghezza, come si può notare già dalla (1.88). Dall’analisi della Figu-
ra 1.26 si può notare che, per linee realizzate su substrati con costanti
dielettriche elevate (ossia superiori a 10), un’impedenza caratteristica
vicina ai 50 Ω si ottiene per un rapporto W /h ≈ 1, ossia per linee larghe
quanto l’altezza del substrato.
Linee di trasmissione a microstriscia 61
3
10
5.10
2
2.102
2
10
ZC 5.101
[W]
2.10
1
er
1
10 2.5
5.10
0
5.0
7.0
2.100
9.9
100
2.10-1 5.10-1 2.100 5.100 2.10
1
10-1 100 101 5.10
1 2
10
W/h
εr,ef f ≈ εr (1.92)
Per linee strette (W /h << 1), invece il campo si distribuisce equa-
mente nel dielettrico e nell’aria soprastante:
1
εr,ef f ≈ · (εr + 1) (1.93)
2
Quindi in generale:
1
· (εr + 1) < εr,ef f < εr (1.94)
2
62 1. Linee di trasmissione
3.0
er, eff
2.5
e r
2.5
2.0 9.9
12.8
1.5
1.0
2.10 5.10 2.10 5.10
-1 -1 -1 0 0 0
10 10
W/h
λ0 c0
λ= √ = √ (1.96)
εr,ef f f · εr,ef f
L’espressione sopra riportata (1.96) deve tener poi conto del fat-
to che la costante dielettrica efficace è essa stessa dipendente dalla
frequenza, ossia la microstriscia è un mezzo dispersivo: nella Figu-
ra 1.28 viene mostrato l’andamento della εr,ef f al variare della fre-
quenza per due materiali differenti, caratterizzati da diversi spesso-
ri del dielettrico, costanti dielettriche e perdite (ossia spessori delle
metallizzazioni).
La lunghezza fisica l di una microstriscia di lunghezza elettrica Θ
sarà cosı̀:
2π Θ
Θ = βl = ·l ⇒ l = ·λ (1.97)
λ 2π
In un’analisi più accurata bisognerà poi tenere conto di ulteriori
effetti, finora non discussi, tra cui:
Linee di trasmissione a microstriscia 63
10
9
er = 9.8
8
h = 635 µm
er, eff 7 t = 35 µm
6
4
er = 2.2
h = 1565 µm
3
t = 35 µm
2
1 -1 0 1 2
10 10 10 10
f [GHz]
100
10-1
a er = 2.2
[dB/cm] h = 500 µm ac
t = 35 µm
10-2 s = 4.1.107 S/m
tan(d) = 10-3 ad
10-3 -2
10
-1
10 100 10
1
W/h
Bend
Giunzione a T
Salto di Gap
impedenza capacitivo
Bend
Piazzole di
taratura
Stub
aperto
Foro passante
verso la massa
(stub in corto)
Dl
jBA
jBC jBC
gnd gnd
t
S W S
2a h
2b
er
E H E E H E
er er
t t
S W S
S W S
2a
2a h 2b h
2b
er er 2c
A) B)
30π K (k 0 )
ZC = √ · (1.98)
εr,ef f K (k 0 )
dove K (k) è l’integrale ellittico completo del primo tipo, per il quale si
ha
Z1
dt
K (x) = p (1.99)
(1 − t2 ) · (1 − x2 · t2 )
0
ed inoltre
p
k0 = (1 − k 2 ) (1.100)
Per linee con k ∈ (0, 0.7) si può approssimare il rapporto tra gli
integrali con:
à √ !
K (k 0 ) 1 1 + k0
≈ ln 2 · √ (1.101)
K (k) π 1 − k0
mentre per linee con k ∈ (0.7, 1) si può approssimare l’inverso del
rapporto tra gli integrali con:
à √ !
K (k) 1 1+ k
≈ ln 2 · √ (1.102)
K (k 0 ) π 1− k
70 1. Linee di trasmissione
100
90
80
ZC 70
[W] 60
50
40
30
20
0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0
a/b
0.6 e = 9.8
r
W = 600 µm
t = 5 µm
0.4
s = 4.1.107 S/m
a tan(d) = 10-3
[dB/cm]
0.2
ac
ad
0.0
0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0
a/b
Air
Salto di
Giunzione a T bridge
impedenza
Bend
Gap
capacitivo
Bend
Piazzole di
taratura Air
bridge
Stub
aperto Connessione
verso la massa
(stub in corto)
∗
Si veda ad esempio il testo R. N. Simons, “Coplanar waveguide components,
circuits and systems,” John Wiley and Sons, 2001.
72 1. Linee di trasmissione
1.11 Esercizi
1. Si consideri una linea in aria senza perdite con un’impedenza ca-
ratteristica ZC = 25 Ω e di lunghezza l = 2 mm. Si calcoli il
valore dell’impedenza di ingresso se la si termina con un carico
ZL = 50 Ω ad una frequenza f = 10 GHz.
2.1 Introduzione
In questo capitolo, dopo aver richiamato le più comuni rappresenta-
zioni per reti due porte lineari e aver accennato alle relative proprietà,
si generalizzerà il concetto di coefficiente di riflessione introdotto per i
bipoli passivi, introducendo la rappresentazione in termini di matri-
ce di diffusione. Dopo aver accennato alle proprietà relative a tale
75
76 2. Reti a due porte lineari, rappresentazioni e proprietà
I1 I2
V1 1 2 V2
· ¸ · ¸ · ¸
I1 y11 y12 V1
I= = · =Y ·V (2.1)
I2 y21 y22 V2
∗
Tale ipotesi sarà rimossa più tardi, considerando cosı̀ rappresentazioni che con-
tengano generatori indipendenti, dando origine a reti autonome.
†
In questa sezione si ipotizza di operare nel dominio trasformato della frequenza
(o anche di Laplace) e non nel dominio del tempo. Questo consentirà la trasformazione
delle relazioni costitutive di tipo lineare integro-differenziale in equazioni algebriche
con la conseguente riduzione di complessità.
Rappresentazioni per reti lineari 77
· ¸ · ¸ · ¸
V1 z11 z12 I1
V = = · =Z ·I (2.3)
V2 z21 z22 I2
ove i parametri della rappresentazione sono ottenuti terminando su un
circuito aperto le porte corrispondenti per ciascun parametro:
¯ ¯
V ¯ V ¯
∆ 1¯ ∆ 1¯
z11 = ¯ , z12 = ¯
I1 ¯ I2 ¯
I2 =0 I1 =0
¯ ¯ (2.4)
V ¯ V ¯
∆ 2¯ ∆ 2¯
z21 = ¯ , z22 = ¯
I1 ¯ I2 ¯
I2 =0 I1 =0
· ¸ · ¸ · ¸
V1 A B V2
= · (2.5)
I1 C D −I2
ove i relativi parametri sono cosı̀ ottenuti aprendo o cortocircuitando la
porta di uscita:
¯ ¯
¯ ¯
∆ V1 ¯ ∆ V1 ¯
A= ¯ , B= ¯
V2 ¯ −I2 ¯
−I2 =0 V2 =0
¯ ¯ (2.6)
¯ ¯
∆ I1 ¯ ∆ I1 ¯
C= ¯ , D= ¯
V2 ¯ −I2 ¯
−I2 =0 V2 =0
78 2. Reti a due porte lineari, rappresentazioni e proprietà
I1 I2 I1 I2
I1 I2
Z
V1 V2 V1 Z Z V2 V1 Y V2
A B C
· ¸ · ¸ · ¸
1/Z −1/Z Z 0 1/Y 1/Y
YA = ZB = ZC =
−1/Z 1/Z 0 Z 1/Y 1/Y
(2.7)
Nel caso della rete B, è possibile sia una rappresentazione in termi-
ni di matrice ammettenza che di matrice impedenza, ma è facile veri-
ficare che, essendo nullo il termine di interazione tra le due porte, la
matrice di trasmissione risulta indefinita.
· ¸−1 · ¸ · ¸−1 · ¸ · ¸ · ¸
z11 z12 V1 z11 z12 z11 z12 I1 I1
· = · · =
z21 z22 V2 z21 z22 z21 z22 I2 I2
(2.9)
Dal confronto della precedente con la (2.1) si ottiene la relazione
cercata tra matrice delle impedenze e ammettenze:
· ¸ · ¸
y11 y12 1 z22 −z12
Y = = Z −1 = ·
y21 y22 det (Z) −z21 z11 (2.10)
det (Z) = z11 · z22 − z12 · z21
· ¸ · ¸
z11 z12 −1
1 y22 −y12
Z= =Y = ·
z21 z22 det (Y ) −y21 y11 (2.11)
det (Y ) = y11 · y22 − y12 · y21
Sia nella (2.10) che nella (2.11) è chiaro che, in presenza di un rango
non massimo per una delle rappresentazioni, l’altra non può essere
determinata, come verificato nel paragrafo precedente.
Applicando direttamente la definizione è possibile poi determina-
re le relazioni di conversione tra la rappresentazione ABCD e Z. Si
ottiene:
· ¸ · ¸
A B 1 z11 det (Z)
ABCD = = ·
C D z21 1 z22 (2.12)
det (Z) = z11 · z22 − z12 · z21
Zij = Zji i 6= j
(2.16)
Z = ZT
Yij = Yji i 6= j
(2.17)
Y =YT
La proprietà di reciprocità si riflette anche sulla rappresentazione
ABCD per la quale si ottiene:
A=D (2.21)
Rappresentazioni per reti lineari 81
A, D ∈ <
(2.24)
B, C ∈ =
Le rappresentazioni introdotte consentono di determinare immedia-
tamente la matrice risultante da connessioni semplici tra sottoreti.
Si considerino due reti A e B, connesse come in Figura 2.3, e descrit-
te dalle proprie rappresentazioni in termini di matrice delle impedenze
ZA e ZB .
I1=I1A I2=I2A
V1A 1 A 2 V2A
V1A+V1B V2A+V2B
I1=I1B I2=I2B
V1B 1 B 2 V2B
· ¸ · ¸ · ¸ · ¸ · ¸
V1 V1A V1B I1A I1B
V = = + = ZA · + ZB · =
V2 V2A V2B I2A I2B
· ¸
I1
= (ZA + ZB ) · = ZT · I
I2
(2.25)
82 2. Reti a due porte lineari, rappresentazioni e proprietà
ossia, per una connessione in serie tra due reti, la matrice delle impe-
denze risultante si ottiene come somma delle singole matrici:
ZT = ZA + ZB (2.26)
· ¸ · ¸ · ¸ · ¸ · ¸
I1 I1A I1B V1A V1B
I = = + = YA · + YB · =
I2 I2A I2B V2A V2B
· ¸
V1
= (YA + YB ) · = YT · V
V2
(2.27)
e quindi per una connessione in parallelo tra due reti, la matrice delle
ammettenze risultante si ottiene come somma delle singole matrici:
YT = YA + YB (2.28)
I1=I1B
1 A 2
I2=I2B
V1A=V1B V2A=V2B
1 B 2
si ottiene facilmente:
· ¸ · ¸ · ¸ · ¸
V1 V1A AA BA V2A
= = · =
I1 I1A CA DA −I2A
· ¸ · ¸
AA BA V1B
= · =
CA DA I1B
· ¸ · ¸ · ¸
AA BA AB BB V2B
= · · =
CA DA CB DB −I2B
· ¸ · ¸
AT BT V2
= ·
CT DT −I2
(2.29)
· ¸ · ¸ · ¸
AT BT AA BA AB BB
ABCDT = = · =
CT DT CA DA CB DB
= ABCDA · ABCDB
(2.30)
I1 I2
Z
V1 V2
⇓
· ¸ · ¸
A B 1 Z
=
C D 0 1
I1 I2
V1 Y V2
⇓
· ¸ · ¸
A B 1 0
=
C D Y 1
I1 I2
Z
V1 Y V2
Figura 2.8: Rete due porte costituita da una resistenza serie e una
ammettenza parallelo (cella a L).
· ¸ · ¸ · ¸ · ¸
A B 1 Z 1 0 1+Z ·Y Z
= · = (2.33)
C D 0 1 Y 1 Y 1
I1 I2
Z1 Z2
V1 Y V2
· ¸ · ¸ · ¸
A B 1 + Z1 · Y Z1 1 Z2
= · =
C D Y 1 0 1
· ¸
1 + Z1 · Y Z1 + Z2 + Z1 · Z2 · Y
= (2.34)
Y 1 + Z2 · Y
I1 I2
Z
V1 Y1 Y2 V2
· ¸ · ¸ · ¸
A B 1 0 1 + Z · Y2 Z
= · =
C D Y1 1 Y2 1
· ¸
1 + Z · Y2 Z
= (2.35)
Y1 + Y2 + Y1 · Y2 · Z 1 + Z · Y1
Rappresentazioni per reti lineari 87
Z2T · YT
Y1π =
Z1T + Z2T + Z1T · Z2T · YT
da T a π : Zπ = Z1T + Z2T + Z1T · Z2T · YT (2.37)
Z1T · YT
Y2π =
Z1T + Z2T + Z1T · Z2T · YT
I1 I2
V1 ZC , l V2
1 − cos (βl)
ZT = jZC · λ
sin (βl) l 6= + kπ (2.40)
j 4
YT = · sin (βl)
ZC
Se si mantiene moderata la lunghezza della linea (l < λ/4), si può
affermare che la linea diventa equivalente ad una rete a T con induttori
in serie e un condensatore in parallelo (Figura 2.12) con valori:
ZC 1 − cos (βl)
LsT = · λ
2πf sin (βl) l< (2.41)
1 4
CpT = · sin (βl)
2πf · ZC
Se si impone l’ulteriore restrizione di linea corta, ossia si approssi-
mano le funzioni trigonometriche al secondo ordine (lunghezza elettri-
ca βl piccola),
.
2
ZC (βl) 2 l/2
LsT → · = ZC ·
2πf βl vphase
(2.42)
1 1 l
CpT → · βl = ·
2πf · ZC ZC vphase
Rappresentazioni per reti lineari 89
LsT LsT
CpT
l
Ls = ZC · (2.43)
vphase
ZC
Lsπ = · sin (βl)
2πf λ
l< (2.45)
1 1 − cos (βl) 4
Cpπ = ·
2πf · ZC sin (βl)
Lsp
Cpp Cpp
ZC l
Lsπ → · βl = ZC ·
2πf vphase
. (2.46)
1 (βl)2 2 1 l/2
Cpπ → · = ·
2πf · ZC βl ZC vphase
In altri termini, gli elementi reattivi diventano indipendenti dalla
frequenza e di valore che dipende soltanto dall’impedenza caratteristi-
ca della linea e dalla sua lunghezza fisica. Ripetendo qui l’ulteriore
ipotesi di impedenza caratteristica elevata, il condensatore parallelo
tende a diventare sempre più piccolo e l’effetto complessivo della linea
è quello di un induttore in serie pari a Lsπ .
ZG=RG+jXG
+
VG IG YG=GG+jBG
I1= 0 I2= 0
Figura 2.15: Tensioni a vuoto per una rete a due porte autonoma.
V1 1 Z 2 V2
V1= 0 1 Y 2 V2= 0
Figura 2.17: Correnti di corto circuito per una rete a due porte
autonoma.
· ¸ · ¸ · ¸ · ¸
I1 y11 y12 V1 I1,short
I= = · + = Yof f · V + Ishort
I2 y21 y22 of f
V2 I2,short
(2.52)
I1 I2
V1 1 Y 2 V2
I1, short I2, short
V1 = A · V2 + B · (−I2 ) + V1,short
(2.54)
I1 = C · V2 + D · (−I2 ) + I1,open
94 2. Reti a due porte lineari, rappresentazioni e proprietà
I1 V1, short I2
+
V1 1 ABCD 2 V2
I1, open
V1,short = B · I2 (2.55)
e aprendo entrambe le porte dalla:
I1,open = C · V2 (2.56)
Quindi, anche nel caso della matrice di trasmissione, è possibile
una rappresentazione equivalente di reti a due porte con generatori
indipendenti∗ .
b V − Z0∗ · I
∆
Γ= = (2.57)
a V + Z0 · I
relativa ad un’onda incidente su un carico a e riflessa dallo stesso b,
entrambe espresse come combinazione lineare di V e I:
∆ V + Z0 · I
a= p
2 · Re (Z0 )
(2.58)
∆ V − Z0∗ · I
b= p
2 · Re (Z0 )
Si noti che, con questa definizione,
£ ¤ onda incidente e riflessa hanno
entrambi le dimensioni di W1/2 , in modo tale che il loro quadrato
abbia le dimensioni di una potenza. Si tenga poi presente che nella
definizione (2.58) di onda incidente e riflessa e nelle seguenti, V ed I
devono intendersi come valori efficaci di tensione e corrente e non come
96 2. Reti a due porte lineari, rappresentazioni e proprietà
b1 1 S 2 b2
V1 + Z01 · I1 V2 + Z02 · I2
a1 ≡ p a2 ≡ p
2 · Re (Z01 ) 2 · Re (Z02 )
(2.59)
∗ ·I
V1 − Z01 ∗ ·I
V2 − Z02
1 2
b1 ≡ p b2 ≡ p
2 · Re (Z01 ) 2 · Re (Z02 )
dove (V1 , I1 ) e (V2 , I2 ) sono le tensioni e correnti alle due porte e Z01 e
Z02 sono le impedenze di normalizzazione delle due porte. Supponendo
queste ultime reali, si ha:
V1 + Z01 · I1 V2 + Z02 · I2
a1 = √ a2 = √
2 · Z01 2 · Z02
(2.60)
V1 − Z01 · I1 V2 − Z02 · I2
b1 = √ b2 = √
2 · Z01 2 · Z02
∗
Tale apparente incongruenza è giustificata dalla volontà, come si vedrà meglio
nel seguito, di esprimere la potenza incidente e/o riflessa semplicemente come modulo
al quadrato delle onde incidenti e/o riflesse. In ogni caso la differenza risulta essere
nel solo fattore di normalizzazione tra i due casi (pari a 21 ).
Rappresentazione a parametri di diffusione 97
√ √
V1 = Z01 · (a1 + b1 ) V2 = Z02 · (a2 + b2 )
¡√ ¢−1 ¡√ ¢−1 (2.61)
I1 = Z01 · (a1 − b1 ) I2 = Z02 · (a2 − b2 )
Tensioni e correnti alle porte possono essere legati ad esempio da
una delle rappresentazioni già introdotte. Si consideri ad esempio la
rappresentazione in termini di matrice delle impedenze a vuoto (2.3),
qui riportata per comodità,
· ¸ · ¸ · ¸
V1 z11 z12 I1
V = = · =Z ·I (2.62)
V2 z21 z22 I2
e si calcoli l’espressione del vettore delle tensioni nel modo seguente:
· ¸ · √ ¸ · ¸
V1 Z01 √0 a1 + b1
= · =
V2 0 Z02 a2 + b2
· √ ¸ µ· ¸ · ¸¶
Z01 √ 0 a1 b1
= · + =
0 Z02 a2 b2
· √ ¸ · ¸ · √ ¸ · ¸
Z01 √0 a1 Z01 √ 0 b1
= · + · =
0 Z02 a2 0 Z02 b2
p · ¸ p · ¸
a1 b1
= Z0 · + Z0 ·
a2 b2
(2.63)
avendo indicato con
p · √ ¸
Z01 √ 0
Z0 = (2.64)
0 Z02
Se si calcolano poi le espressioni delle correnti alle porte:
· ¸ " ¡√ ¢−1 # · ¸
I1 Z01 0 a1 − b1
= ¡√ ¢−1 · =
I2 0 Z02 a2 − b2
" ¡√ ¢−1 # µ· ¸ · ¸¶
Z01 0 a1 b1
= ¡√ ¢−1 · − =
0 Z02 a2 b2
p −1 · a1 ¸ p −1 · b1 ¸
= Z0 · − Z0 ·
a2 b2
(2.65)
98 2. Reti a due porte lineari, rappresentazioni e proprietà
³p −1 p −1 ´−1 ³p −1 p −1 ´
S= Z0 · Z · Z0 + I · Z0 · Z · Z0 − I (2.67)
S = (Z + Z0 · I)−1 · (Z − Z0 · I) (2.69)
Si noti la congruità tra la matrice di scattering appena definita e la
definizione di coefficiente di riflessione introdotta nel primo Capitolo.
Nel caso di circuiti lineari con un numero di porte superiore a due, la
definizione è immediatamente estendibile.
Rappresentazione a parametri di diffusione 99
Z = Z0 · (I + S) · (I − S)−1 (2.70)
e la relazione che permette di effettuare la conversione dalla matrice
delle ammettenze di cortocircuito e la sua inversa:
Y = Y0 · (I + S)−1 · (I − S) (2.72)
Per la matrice di scattering, nel caso a due porte, valgono dunque
le trasformazioni esplicitamente indicate di seguito, immediatamente
ricavabili nell’ipotesi di impedenza di normalizzazione Z0 identica per
le due porte.
• Da Z a S e viceversa:
" #
det (Z) + (z11 − z22 ) Z0 − Z02 2z12 Z0
2z21 Z0 det (Z) + (z22 − z11 ) Z0 − Z02
S=
det (Z) + (z11 + z22 ) Z0 + Z02
(2.73)
" #
1 + S11 − S22 − det (S) 2S12
2S21 1 − S11 + S22 − det (S)
Z = Z0 (2.74)
1 − S11 − S22 + det (S)
• Da Y a S e viceversa:
" #
Y02 − det (Y ) + (y22 − y11 ) Y0 −2y12 Y0
−2y21 Y0 Y02 − det (Y ) + (y11 − y22 ) Y0
S=
Y02 + det (Y ) + (y11 + y22 ) Y0
(2.75)
" #
1 − S11 + S22 − det (S) −2S12
−2S21 1 + S11 − S22 − det (S)
Y = (2.76)
1 + S11 + S22 + det (Y )
100 2. Reti a due porte lineari, rappresentazioni e proprietà
• Da ABCD a S e viceversa:
" #
B + (A − D) Z0 − CZ02 2 det (ABCD) Z0
2Z0 B − (A − D) Z0 − CZ02
S= (2.77)
B + (A + D) Z0 + CZ02
" #
1 + S11 − S22 − det (S) Z0 [1 + S11 + S22 + det (S)]
Z0−1 [1 − S11 − S22 + det (S)] 1 − S11 + S22 − det (S)
ABCD =
2S21
(2.78)
Per la matrice di scattering valgono inoltre le seguenti proprietà:
Sij = Sji i 6= j
S = ST (2.79)
|Sij | ≤ 1 (2.80)
ST · S∗ = I
n
X
|Sij |2 = 1 ∀j = 1 . . . n (2.81)
i=1
Rappresentazione a parametri di diffusione 101
" #
1 Zs 2Z0
SZs = (2.82)
Zs + 2Z0 2Z0 Zs
" #
1 −Yp 2Y0
SYp = (2.83)
Yp + 2Y0 2Y0 −Yp
" £ ¡ ¢ ¤ #
jω Ls 2 − ω 2 Ls Cp − Cp Z02 2Z0
£ ¡ ¢ ¤
2Z0 jω Ls 2 − ω 2 Ls Cp − Cp Z02
ST = £ ¤
2 (1 − ω 2 Ls Cp ) Z0 + jω Ls (2 − ω 2 Ls Cp ) + Cp Z02
(2.84)
" £ ¡ ¢ ¤ #
jω Ls − Cp 2 − ω 2 Ls Cp Z02 2Z0
£ ¡ ¢ ¤
2Z0 jω Ls − Cp 2 − ω 2 Ls Cp Z02
Sπ = £ ¤
2 (1 − ω 2 Ls Cp ) Z0 + jω Ls + Cp (2 − ω 2 Ls Cp ) Z02
(2.85)
à !
ZC Z0
j sin (βl) − 2
Z0 ZC
à !
ZC Z0
2 j sin (βl) −
Z0 ZC
Slinea = Ã ! (2.86)
ZC Z0
2 cos (βl) + j sin (βl) +
Z0 ZC
È facile mostrare poi che, come nel caso della matrice ABCD, la
rappresentazione di trasmissione di scattering consente di ottenere la
Rappresentazione a parametri di diffusione 103
· ¸ · ¸· ¸
T11T T12T T11A T12A T11B T12B
TT = = · = TA ·TB (2.90)
T21T T22T T21A T22A T21B T22B
La proprietà di reciprocità (2.79) si traduce, per la matrice di tra-
smissione di scattering, nella:
GG
a1
PG, Z0 bG
GG .a1
b1 = bG + ΓG · a1 (2.96)
b1 = a2
(2.97)
b2 = bG + a1
PG, Z0
a1 a2
b1 b2
PG,Z0
a1
GG
b1=GG.a1+bG
· ¸ · ¸ · ¸ · ¸
b1 S11 S12 a1 bG1
b= = · + = Sof f · a + bG (2.98)
b2 S21 S22 of f
a2 bG2
a1 a2
b1 bG1
1 S 2
bG2
b2
comune alle porte di ingresso e di uscita. Dalla misura di tale rete può
essere necessario determinare una rappresentazione del dispositivo a
tre porte, in cui il terzo terminale possa essere cosı̀ svincolato. La si-
tuazione è rappresentata in Figura 2.25 per una trasformazione da due
a tre porte:
I1 I2
I1 I2 Z, Y, S
V1 1 2 V2
Z, Y, S
V1 1 2 V2 I3
V3
V̄1 − V̄3 = V1
(2.99)
V̄2 − V̄3 = V2
per le tensioni e
I¯1 = I1
I¯2 = I2 (2.100)
I¯1 + I¯2 = −I¯3
per le correnti. Utilizzando la rappresentazione della rete a due porte
e le relazioni che legano i parametri di scattering con i corrisponden-
Rappresentazione a parametri di diffusione 107
S̄13 · S̄31 · Γ3 S̄13 · S̄32 · Γ3
· ¸ S̄11 + S̄12 + · ¸
b1 1 − S̄33 · Γ3 1 − S̄33 · Γ3 a1
= ·
b2 S̄23 · S̄31 · Γ3 S̄23 · S̄32 · Γ3 a2
S̄21 + S̄22 +
1 − S̄33 · Γ3 1 − S̄33 · Γ3
(2.105)
108 2. Reti a due porte lineari, rappresentazioni e proprietà
2.5 Esercizi
1. Per una rete due porte, si scelgano come variabili indipendenti la
corrente alla prima porta e la tensione alla seconda, ottenendo co-
me variabili dipendenti la tensione alla prima porta e la corrente
della seconda. Tale rappresentazione prende il nome di matri-
ce ibrida. Si derivino le espressioni per la conversione (diretta
e inversa) di quest’ultima nella rappresentazione a matrice delle
impedenze e in quella a matrice delle ammettenze.
2. La matrice di trasmissione è talvolta definita individuando come
variabili indipendenti tensione e corrente alla prima porta e ot-
tenendo quelle alla seconda come variabili dipendenti. In questo
caso, quali sono le proprietà della rappresentazione risultante?
Come è legata alla matrice ABCD introdotta?
3. Si determini la rappresentazione in termini di matrice ibrida del-
le reti in Figura 2.2.
4. Si determini la rappresentazione in termini di matrice di trasmis-
sione inversa delle reti in Figura 2.2.
5. Come si riflettono le proprietà di reciprocità, assenza di perdite e
passività sulla rappresentazione ibrida?
6. Si calcoli la rappresentazione in termini di matrice delle ammet-
tenze della rete a T-derivato (Bridged-T) mostrata in Figura 2.26:
Z3
I1 I2
Z1 Z2
V1 Y V2
14. Data una rete a due porte descritta dai suoi parametri di scatte-
ring, si consideri la connessione in Figura 2.27:
I1=I1A I2=I2A
V1A 1 S 2 V2A
V1A+V1B V2A+V2B
I1=I1B I2=I2B
V1B Zp V2B
Figura 2.27: Connessione in serie tra una rete a due porte e una
impedenza in parallelo per l’esercizio 14.
110 2. Reti a due porte lineari, rappresentazioni e proprietà
16. Data una rete a due porte descritta dai suoi parametri di diffusio-
ne, si consideri la connessione in Figura 2.28.
V1A=V1B V2A=V2B
1 S 2
Figura 2.28: Connessione in parallelo tra una rete a due porte ed una
ammettenza in serie per l’esercizio 16.
111
112 3. Adattamento di un carico
3.1 Introduzione
Con il termine adattamento di un carico si intende il procedimento
di sintesi di una rete due porte che, chiusa sulla seconda porta con un
carico di impedenza ZL , presenti alla prima un valore di impedenza
Zin desiderato (Figura 3.1), tipicamente ma non necessariamente pari
all’impedenza di normalizzazione Z0 , e più in generale uguale al coniu-
gato di un valore di impedenza prefissato ZD (Zin = ZD ∗ , adattamento
coniugato).
Zin Rete di
ZL
adattamento
*
ZD=Zin* Rete di ZL
adattamento
ZL = RL + j · XL (3.1)
corrispondenti alla resistenza ed alla reattanza del carico. Se si aggiun-
ge un elemento in serie con impedenza Zs = Rs + j · Xs , l’impedenza
Zin (Figura 3.3) diventa:
Zs
Zin ZL
j0.5 j2
j0.2 j5
0.2 0.5 1 2 5
0
-j0.2 -j5
ZL -j2
-j0.5
-j1
Xs = Im (jωL) = ωL
à !
1 1 (3.5)
Xs = Im =−
jωC ωC
e quindi la reattanza della Zin sarà maggiore o minore di quella del ca-
rico a seconda del tipo di componente connesso in serie, come illustrato
nella Figura 3.5.
j1 j1
j0.5 j2 j0.5 j2
j0.2 j5 j0.2 j5
ZL -j2
ZL -j2
-j0.5 -j0.5
-j1 -j1
YL = GL + j · BL (3.6)
corrispondenti alla conduttanza ed alla suscettanza del carico. Se si
aggiunge un elemento in parallelo di ammettenza pari a Yp = Gp +j·Bp ,
l’ammettenza Yin diventa:
Yin Yp YL
j1
j0.5 j2
j0.2 j5
0.2 0.5 1 2 5
0
-j0.2 -j5
ZL -j2
-j0.5
-j1
Bp = Im (jωC) = ωC
à !
1 1 (3.10)
Bp = Im =−
jωL ωL
j1 j1
j0.5 j2 j0.5 j2
j0.2 j5 j0.2 j5
ZL -j2
ZL -j2
-j0.5 -j0.5
-j1 -j1
tanto meno effetto quanto più è piccola la sua capacità (e quanto più
è bassa la frequenza), mentre un induttore in parallelo ha tanto meno
effetto quanto più è grande la sua induttanza (e quanto più è alta la
frequenza).
ZL = 0.5 − j · 1
(3.11)
ZL = ZL · Z0 = (25 − j · 50) Ω
jXs
Zin=Z0 jBp ZL
jXs
Zin=Z0
jBp ZL
Yin=Y0
Y1
Figura 3.10: Definizione dell’ammettenza Y1 .
j1
j0.5 j2
j0.2 j5
0.2 0.5 1 2 5
0
ZL -j2
-j0.5
-j1
Z1 . Dai valori del carico (3.11) e dalla lettura della carta di Smith che
fornisce Z1 :
Z1 = 0.5 − j · 0.5
(3.12)
Z1 = Z1 · Z0 = (25 − j · 25) Ω
si avrà:
Y1 = G1 + j · B1 = 1 + j · 1
Y1 = Y1 · Y0 = G1 + j · B1 = (0.02 + j · 0.02) S = (20 + j · 20) mS
(3.14)
Si vuole ora, inserendo una suscettanza in parallelo, arrivare ad
avere Yin = Y0 = 20 mS ossia reale e pari alla ammettenza di normaliz-
zazione. Dalla carta di Smith, ciò corrisponde a percorrere la circonfe-
renza a parte reale costante (e pari a G0 ), fino a raggiungere il centro
della carta, come in Figura 3.12.
j1
j0.5 j2
j0.2 j5
0.2 0.5 1 2 5
0
-j0.2 Z1 , Y1 -j5
-j0.5 -j2
-j1
Bp = −B1 = −1
(3.15)
Bp = Bp · Y0 = −B1 = −20 mS
124 3. Adattamento di un carico
1
Bp = − = −20 mS
ωLp
⇓ (3.16)
1
Lp = = 0.796 nH
2π · 10 · 109 · 20 · 10−3
In questo modo si è ottenuta un’ammettenza Yin di valore:
Yin = Y1 + j · Bp = (G1 + j · B1 ) + j · Bp = 20 mS = Y0
m
(3.17)
1
Zin = = 50 Ω = Z0
Yin
Si è quindi realizzato l’adattamento del carico ZL tramite una cella
a L del tipo L serie / L parallelo, quale quella indicata nella Figura 3.13.
Ls = 0.398 nH
Z2 = R2 + j · X2 = 0.5 + j · 0.5
Z2 = Z2 · Z0 = R2 + j · X2 = (25 + j · 25) Ω
m (3.18)
Y2 = G2 + j · B2 = 1 − j · 1
Y2 = Y2 · Y0 = G2 + j · B2 = (20 − j · 20) mS
Adattamento ad elementi concentrati 125
j1
j0.5 j2
j0.2 j5
0.2 0.5 1 2 5
0
ZL -j2
-j0.5
-j1
Xs = ωL = ∆X = X2 − XL = (25 + 50) Ω = 75 Ω
⇓
(3.19)
∆X 75
Ls = = H = 1.19 nH
ω 2π · 10 · 109
j1
j0.5 j2
Z2 ,Y2
j0.2 j5
0.2 0.5 1 2 5
0
-j0.2 -j5
ZL -j2
-j0.5
-j1
Bp = ωCp = −B2 = 20 mS
⇓
(3.20)
20 ·10−3
Cp = F = 0.318 pF
2π · 10 · 109
In questo caso si è quindi realizzato l’adattamento del carico ZL tra-
mite una cella a L di tipo L serie / C parallelo, la cui topologia è indicata
nella Figura 3.16.
Ls= 1.19 nH
Esistono altre due possibilità, che conducono con il primo passo sul-
la circonferenza a parte reale della impedenza (resistenza) costante e
pari a Z0 , e con il secondo passo al centro della carta di Smith.
Ciò corrisponde ad accordare con il primo elemento, in parallelo,
la parte reale dell’impedenza (Z1 = Z0 − j · Xs , con Xs di valore non
intenzionale risultante da questa prima operazione), riservandosi cosı̀
con il secondo e ultimo passo di compensare la reattanza risultante
−Xs tramite una reattanza in serie di valore uguale ed opposto Xs
(Figura 3.17); il carico finale a questo punto sarà cosı̀ Z0 .
jXs
Yin=Y0
jBp ZL
Zin=Z0
Z1
Figura 3.17: Adattamento con reti parallelo/serie.
1
YL = = GL + j · BL = 0.4 + j · 0.8
ZL
(3.21)
1 1
YL = = YL · Y0 = = GL + j · BL = (8 + j · 16) mS
ZL ZL · Z0
si ottiene:
Y1 = G1 + j · B1 = 0.4 + j · 0.5
(3.22)
Y1 = Y1 · Y0 = G1 + j · B1 = (8 + j · 10) mS
128 3. Adattamento di un carico
j1
j0.5 j2
j0.2 j5
0.2 0.5 1 2 5
0
YL -j2
-j0.5
-j1
e quindi:
1
Bp = − = ∆B = B1 − BL = (10 − 16) mS = −6 mS
ωLp
⇓ (3.23)
1 1
Lp = = H = 2.65 nH
ω · ∆B 2π · 10 · 109 · 6 · 10−3
Il punto in cui siamo arrivati è situato per costruzione, come det-
to, sulla circonferenza che individua tutti i punti a parte reale della
impedenza pari a Z0 = 50 Ω. Il valore della sua impedenza si legge
sulle circonferenze a parte reale e parte immaginaria della impedenza
costanti, e vale:
Z1 = R1 + j · X1 = 1 − j · 1.2
(3.24)
Z1 = Z1 · Z0 = R1 + j · X1 = (50 − j · 60) Ω
Si vuole ora, inserendo una reattanza in serie, arrivare ad avere
Zin = Z0 = 50 Ω reale e pari alla impedenza di normalizzazione. Dalla
carta di Smith ciò corrisponde a percorrere la circonferenza a parte
Adattamento ad elementi concentrati 129
j0.5 j2
j0.2 j5
0.2 0.5 1 2 5
0
-j0.5 -j2
-j1
Xs = −X1 = 1.2
(3.25)
Xs = Xs · Z0 = −X1 = 60 Ω
Xs = ωLs = 60 Ω
⇓
(3.26)
60
Ls = H = 0.955 nH
2π · 10 · 109
In questo modo si è ottenuta una impedenza Zin di valore:
Ls= 0.955 nH
j0.5 j2
j0.2 j5
0.2 0.5 1 2 5
0
YL -j2
-j0.5
-j1
Z0 , e valore pari a:
Y2 = G2 + j · B2 = 0.4 − j · 0.5
(3.28)
Y2 = Y2 · Y0 = G2 + j · B2 = (8 − j · 10) mS
Z2 = R2 + j · X2 = 1 + j · 1.2
(3.29)
Z2 = Z2 · Z0 = R2 + j · X2 = (50 + j · 60) Ω
j1
j0.5 j2
Y2 ,Z2
j0.2 j5
0.2 0.5 1 2 5
0
-j0.2 -j5
YL -j2
-j0.5
-j1
1
Bp = − = ∆B = B2 − BL = (−10 − 16) mS = −26 mS
ωLp
⇓ (3.30)
1 1
Lp = = H = 0.612 nH
ω · ∆B 2π · 10 · 109 · 26 · 10−3
Si noti che l’induttore ha un valore inferiore a quello utilizzato pre-
cedentemente. Il passo successivo, necessario per trasformare Z2 in Z0 ,
132 3. Adattamento di un carico
1
Xs = − = −X2 = −60 Ω
ωCs
⇓ (3.31)
1
Cs = F = 0.265 pF
2π · 10 · 109 · 50
In questo caso si è quindi realizzato l’adattamento del carico ZL tra-
mite una cella a L di tipo L parallelo / C serie, indicata nella Figu-
ra 3.23.
Cs= 0.265 pF
j1
j0.5 j2
j0.2 j5
0.2 0.5 1 2 5
0
-j0.2 -j5
-j0.5 -j2
-j1
Ls= 0.398 nH
ZL*=(25+j50) W
Z0*= 50 W Lp= 0.796 nH
j1
j0.5 j2
ZL*
Z *,Y *
1 1
j0.2 j5
0.2 0.5 1 2 5
0
-j0.2 -j5
-j0.5 -j2
-j1
1
Yin = j · Bp + = Y0 (3.32)
RL + j · (XL + Xs )
o, se si considerano direttamente le grandezze normalizzate all’impe-
denza e ammettenza di normalizzazione:
1
Yin = j · Bp + ¡ ¢=1 (3.33)
RL + j · XL + Xs
136 3. Adattamento di un carico
q ¡ ¢ q ¡ ¢
X = RL 1 − RL − XL
X = − RL 1 − RL − XL
s,1
s,2
s e s
1 − RL
1 − RL
Bp,1 =
Bp,2 = −
RL RL
(3.35)
a patto che si abbia
RL < 1 (3.36)
p p
Xs,1 = RL (Z0 − RL ) − XL
Xs,2 = − RL (Z0 − RL ) − XL
s s
1 Z0 − RL e 1 Z0 − RL
Bp,1 =
Bp,2 = −
Z0 RL Z0 RL
(3.37)
L’elemento in parallelo è per Bp,1 un condensatore di valore
Bp,1
Cp,1 = (3.38)
2πf
mentre per Bp,2 è un induttore di valore
1
LP,2 = − (3.39)
2πf · BP,2
Adattamento ad elementi concentrati 137
Xs,1
Xs,1 > 0 ⇒ Ls,1 =
2πf
(3.40)
Xs,2
Xs,2 > 0 ⇒ Ls,2 =
2πf
o capacitiva se
1
Xs,1 < 0 ⇒ Cs,1 = −
2πf · Xs,1
(3.41)
1
Xs,2 < 0 ⇒ Cs,2 =−
2πf · Xs,2
1
Zin = j · Xs + = Z0 (3.42)
GL + j · (BL + Bp )
1
Zin = j · Xs + ¡ ¢=1 (3.43)
GL + j · BL + Bp
GL
¡ ¢2 = 1
2
GL + Bp + BL
¡ ¢ (3.44)
Bp + BL
Xs −
2 ¡ ¢2 = 0
GL + Bp + BL
138 3. Adattamento di un carico
s s
1 − GL
1 − GL
Xs,3 =
Xs,4 = −
GL e GL
q
q
Bp,3 = GL 1 − GL ¢ − BL
¡ Bp,4 = − GL 1 − GL ¢ − BL
¡
(3.45)
a patto che si abbia
GL < 1 (3.46)
s s
Y0 − GL
Y0 − GL
Xs,3 = Xs,4 = −
GL e GL
p
p
Bp,3 = GL (Y0 − GL ) − BL Bp,4 = − GL (Y0 − GL ) − BL
(3.47)
l’elemento in serie è per Xs,3 un induttore di valore
Xs,3
Ls,3 = (3.48)
2πf
1
Cs,4 = − (3.49)
2πf · Xs,4
Bp,3
Bp,3 > 0 ⇒ Cp,3 =
2πf
(3.50)
Bp,4
Bp,4 > 0 ⇒ Cp,4 =
2πf
Adattamento ad elementi concentrati 139
o induttiva se
1
Bp,3 < 0 ⇒ Lp,3 = −
2πf · Bp,3
(3.51)
1
Bp,4 < 0 ⇒ Lp,4 =−
2πf · Bp,4
(
2 parallelo/serie
se RL < 1 e GL < 1 ⇒ 4 soluzioni
2 serie/parallelo
se RL > 1 ⇒ 2 soluzioni parallelo/serie, con elementi diversi
se GL > 1 ⇒ 2 soluzioni serie/parallelo, con elementi diversi
Rete di
Zin adattamento ZL
[Z]
Figura 3.28: Rete due porte reciproca e senza perdite connessa per
l’adattamento del carico.
z12 = z21 = j · C
£ ¤ j·A j·C
z11 = j · A ⇒ Z = (3.53)
j·C j·B
z22 = j · B
C2
Zin = 1 = j · A + ¡ ¢ (3.54)
RL + j · B + XL
jXs1 jXs2
" ¡ ± ¢ ± #
£ ¤ j · Xs1 − 1 Bp −j Bp
Z = ± ¡ ± ¢ (3.58)
−j Bp j · Xs2 − 1 Bp
Se si impone
p
(
Xs1 = ∓ RL
B = −XL
.p
A=0 ⇒ p ⇒ Bp = ∓1 RL (3.59)
C = ± RL
p
Xs2 = ∓ RL − XL
142 3. Adattamento di un carico
s
XL
2
RL + XL
2
Xs1 = ∓
XL
RL RL
A=
s
RL RL
B=0 ⇒ s ⇒ Bp = ∓
2
RL + XL
2
2
RL + XL
2
C=±
s
RL
2 2
RL + XL
X s2 = ∓
RL
(3.60)
e quindi di nuovo due reti distinte. Ancora una volta la scelta della
topologia (a T) è arbitraria (altrettanto efficacemente si sarebbe potuto
scegliere una topologia a π). Si noti però che, a differenza di quanto
trovato nel caso di celle a L, le soluzioni determinate esistono sempre,
essendo il termine sotto radice sempre positivo sia per le (3.59) che
per le (3.60). Tale proprietà deriva dall’aver aumentato il numero di
gradi di libertà del problema, e la si ritroverà anche nell’adattamento
a costanti distribuite a doppio stub, nel quale l’esistenza di una zona
proibita viene rimossa con l’utilizzazione di un terzo stub.
-10
|Gin| -20
Ls / Lp
[dB] -30
Lp / Ls
Ls / Cp
-40
Lp / Cs
-50
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
f [GHz]
-10
|Gin| -20
T1
[dB] -30
T2
T3
-40
T4
-50
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
f [GHz]
Zin Z0
d ZL
bL = ΓL · aL (3.65)
mentre lungo la linea si ha:
2 · β · d = 2π
⇓
2π λ 2π (3.70)
d= = =
2·β2π 2
2·
λ
Una linea lunga mezza lunghezza d’onda farà quindi percorrere al
coefficiente di riflessione un giro completo sulla carta di Smith, fino a
tornare al punto (cioè al valore) di partenza. Lunghezze inferiori fa-
ranno compiere percorsi proporzionalmente più brevi; l’angolo da per-
correre è facilmente leggibile sul bordo esterno della carta di Smith,
che è graduata in frazioni di lunghezza d’onda. La graduazione va da
0 a λ/2, partendo dal corto circuito (Γ = −1 + j0) e percorrendo il bor-
do della carta; dopo un quarto di lunghezza d’onda (λ/4) avrà percorso
Adattamento ad elementi distribuiti 147
ZL + j · ZC · tan (βd)
Zin = ZS∗ = RS − j · XS = ZC · (3.71)
ZC + j · ZL · tan (βd)
ds
Z0
Zin Z0
dl ZL
ds
Z0
Zin Z0
dl ZL
ZL = 0.5 − j · 1
(3.73)
ZL = ZL · Z0 = (25 − j · 50) Ω
cercando di sintetizzare una cella con un tratto di linea in serie ed
uno in parallelo a 10 GHz, come in Figura 3.33 o Figura 3.34, cioè di
determinare le lunghezze dei due tratti di linea.
Iniziando con il tratto di linea in serie, lo si scelga di lunghezza tale
da portare la Zin sul cerchio a conduttanza (normalizzata) unitaria,
come illustrato in Figura 3.35.
La lunghezza di questo tratto di linea può leggersi sulla scala gra-
duata sul bordo della carta, e vale:
Z1 = 0.3 − j · 0.45
Z1 = Z1 · Z0 = R1 + j · X1 = (15 − j · 22) Ω
(3.75)
Y1 = 1 + j · 1.55
Y1 = Y1 · Y0 = G1 + j · B1 = (0.02 + j · 0.031) S
Analogamente al caso di rete ad elementi concentrati, si è cosı̀ ac-
cordata la parte reale dell’ammettenza (Y1 = G0 + j · B1 , con B1 di
valore non intenzionale risultante da questa prima operazione), riser-
vandosi cosı̀ con il secondo e ultimo passo di compensare la suscettanza
risultante B1 tramite una suscettanza in parallelo di valore uguale ed
opposto −B1 .
La suscettanza in parallelo in questo caso è realizzata tramite uno
stub, di lunghezza opportuna. La lunghezza dello stub deve essere tale
da presentare dunque in ingresso un valore reattivo pari a −j · B1 ; nel
caso in esame, essendo Y1 di tipo capacitivo, si dovrà utilizzare uno
150 3. Adattamento di un carico
j1
j0.5 j2
j0.2 j5
0.2 0.5 1 2 5
0
-j0.2 -j5
Z1 ,Y1
ZL
-j0.5 -j2
d1 -j1
dl
dL
Figura 3.35: Effetto di una linea in serie al carico fino al cerchio a
conduttanza costante.
Z1 Z0
dl ZL
Y1
d3
j1 -B1 j1
j0.5 j2 j0.5 j2
ds
j0.2 j5 j0.2 j5
B1 -j1
-j1
c0 λ0
λ= √ =√ (3.77)
f · εr εr
e, nel caso di linea in aria (εr = 1) si ha:
c0 3 · 108
λ = λ0 = = = 0.03 m = 3 cm (3.78)
f 10 · 109
j1
j0.5 j2
j0.2 j5
0.2 0.5 1 2 5
0
-j0.2 -j5
Z1 ,Y1
ZL
-j0.5 -j2
-j1
d3
-B1 j1
j0.5 j2
j0.2 j5
0 0.2 0.5 1 2 5
dCA
-j0.2 -j5
ds -j0.5 -j2
-j1
e viene letta come somma del tratto da ZL al corto circuito, dove la scala
si azzera (passa da 0.5, cioè mezza lunghezza d’onda, a zero), più il
tratto dal corto circuito a Z1 . Il valore dell’impedenza Z1 è il complesso
coniugato del valore ottenuto con il primo procedimento:
Z1 = 0.3 + j · 0.45
Z1 = (15 + j · 22) Ω
(3.81)
Y1 = 1 − j · 1.55
Y1 = (0.02 − j · 0.031) S
j1
d2 j0.5 j2
Z2 ,Y2
j0.2 j5
0.2 0.5 1 2 5
0
-j0.2 -j5
dl ZL
-j0.5 -j2
-j1
dL
d3
j1
j0.5 j2
Z2 ,Y2
j0.2 j5
0.2 0.5 1 2 5
0
-j0.2 -j5
ZL
-j0.5 -j2
-j1
1 − ΓL · exp (−j2βds )
Y1 = 1 + j · B1 = =
1 + ΓL · exp (−j2βds )
[1 − |ΓL | · cos (ϕL − 2βds )] − j · |ΓL | · sin (ϕL − 2βds )
=
[1 + |ΓL | · cos (ϕL − 2βds )] + j · |ΓL | · sin (ϕL − 2βds )
(3.84)
1 £ ¤ 1 £ ¤
ds = · ϕL − cos−1 (− |ΓL |) = · ϕL − π + cos−1 (|ΓL |) (3.85)
2β 2β
2 · |ΓL |
B1 = ∓ q (3.86)
1 − |ΓL |2
Si noti che esistono (come ci si aspettava) due lunghezze per la linea
risultante, corrispondenti alle due intersezioni con il cerchio a condut-
tanza unitaria. A questo punto si deve annullare con uno stub (in corto
o in aperto) di lunghezza ds la suscettanza residua B1 . Si deve cioè
imporre che si abbia:
Z1 = 0.25 + j · 0
(3.90)
Z1 = (12.5 + j · 0) Ω
j1
j0.5 j2
j0.2 j5
d1 0 Z1 0.2 0.5 1 2 5
-j0.2 -j5
dl ZL
-j0.5 -j2
-j1
dL
Figura 3.43: Adattamento linea / linea a quarto d’onda, linea in serie.
j0.5 j2
j0.2 j5
0 0.2 0.5 1 2 5
Z1
-j0.2 -j5
-j0.5 -j2
-j1
j0.5 j2
j0.2 j5
0
Z1 0.2 0.5 1 2 5
-j0.2 -j5
ZL
-j0.5 -j2
-j1
Zin Z0T Z1 Z0
l/4 dl ZL
Se però per motivi pratici non fosse disponibile una linea con impe-
denza caratteristica cosı̀ bassa, si potrebbero utilizzare due trasforma-
tori in quarto d’onda in cascata, aventi impedenze caratteristiche più
vicine alla Z0 , e di più facile realizzazione pratica. Per esempio, nel
caso in esame si può tentare una prima trasformazione di impedenza
con una linea di impedenza caratteristica Z0T 1 = 33 Ω, che fornisce
un’impedenza risultante pari a:
2
Z0T 1 332
Z2 = = Ω = 87 Ω (3.94)
ZL 12.5
160 3. Adattamento di un carico
√
Z0T 2 = 87 · 50 Ω = 66 Ω (3.95)
j1
j0.5 j2
j0.2 j5
0
Z1 0.2 0.5 1 2
Z2 5
-j0.2 -j5
ZL
-j0.5 -j2
-j1
1 − ΓL · exp (−j2βdl )
Y1 = G1 = =
1 + ΓL · exp (−j2βdl )
[1 − |ΓL | · cos (ϕL − 2βdl )] − j · |ΓL | · sin (ϕL − 2βdl )
=
[1 + |ΓL | · cos (ϕL − 2βdl )] + j · |ΓL | · sin (ϕL − 2βdl )
(3.96)
1
sin (ϕL − 2βdl ) = 0 ⇒ dl = · (ϕL − k · π) k = 0, ±1, ±2 . . .
2β
(3.97)
in cui il valore di k prescelto è quello che garantisce la lunghezza mi-
nima (o al più a cui viene sommato un quarto d’onda) e positiva della
linea. Al termine della linea il valore di conduttanza risultante sarà
cosı̀, a seconda del dl prescelto:
1 ∓ |ΓL |
G1 = (3.98)
1 ± |ΓL |
L’impedenza caratteristica della linea a quarto d’onda da inserire
sarà poi data dalla:
s
q
1 1 ± |ΓL |
Z0T = R1 = p = (3.99)
G1 1 ∓ |ΓL |
ossia denormalizzando:
s
1 ± |ΓL |
Z0T = Z0T · Z0 = Z0 · (3.100)
1 ∓ |ΓL |
caratteristica (nel caso linea / quarto d’onda). Nel caso in cui si debba
adattare un carico il cui valore è suscettibile di variazioni o non im-
mediatamente accessibile (ad esempio se il carico è posto a distanza
prefissata su una linea), nelle due tecniche precedenti si deve calcolare
il circuito di adattamento, agendo in particolare sulla lunghezza delle
linee connesse al carico.
In altri termini, una variazione del carico comporta una variazio-
ne della lunghezza della linea di adattamento. Questo può essere di
difficile realizzazione pratica.
Si può ricorrere quindi alla tecnica di adattamento a doppio stub,
che comporta una configurazione del tipo indicato nella Figura 3.48.
ds2 ds1
Z0 Z0
Zin Z0 Z0
dl2 dl1 ZL
Si noti che in figura si sono indicati due stub in corto soltanto per
semplicità di presentazione, potendosi in realtà, come si vedrà in se-
guito, scegliere tali stub anche in aperto in maniera indipendente.
Le lunghezze elettriche delle due linee di accesso dl1 e dl2 sono fissa-
te o da vincoli di tipo costruttivo o da necessità progettuali. In tale sche-
ma dunque le incognite da determinare sono le lunghezze elettriche dei
due stub, ds1 e ds2 .
Ricordando l’effetto degli elementi nell’adattamento linea/stub, l’ef-
fetto dell’ultimo stub S2 è quello di muovere l’ammettenza precedente-
mente ottenuta sul cerchio a conduttanza unitaria fino ad annullarne
la parte reattiva. Quindi tale ammettenza dovrà essere su tale cerchio.
Spostandosi verso il carico (ossia muovendosi in senso antiorario
sulla carta), l’effetto della linea L2 di lunghezza fissata dl2 è semplice-
mente quello di ruotare il cerchio a conduttanza unitaria di una quan-
tità pari alla propria lunghezza elettrica. Inoltre l’effetto della prima
linea L1 è semplicemente quello di far ruotare intorno al centro della
carta il carico ZL proporzionalmente alla propria lunghezza elettrica
(precedentemente fissata).
Adattamento ad elementi distribuiti 163
Unendo tali due considerazioni, si può dire che il primo stub S1 deve
aggiungere in parallelo al carico ruotato una suscettanza tale da inter-
cettare in qualche punto il cerchio a conduttanza unitaria ruotato dalla
seconda linea L2 .
Analiticamente si può affrontare il problema nel modo seguente.
Detta Y1 l’ammettenza dopo il primo tratto di linea, Y2 quella ottenuta
dopo il primo stub, Y3 l’ammettenza dopo il secondo tratto di linea e Y4
quella ottenuta dopo il secondo stub, con Bs1 e Bs2 le suscettanze dei
due stub:
Y1 = G1 + j · B1
¡ ¢
Y2 = G2 + j · B2 = G1 + j · Bs1 + B1
(3.101)
Y3 = G3 + j · B3 = 1 + j · B3
¡ ¢
Y4 = G4 + j · B4 = G3 + j · Bs2 + B3 = 1
G2 + j · B2 + j · tan (βdl2 )
Y3 = 1 + j · B3 = ¡ ¢ =
1 + j · G2 + j · B2 · tan (βdl2 )
G1 + j · B1 + j · Bs1 + j · w
= ¡ ¢ =
1 + j · G1 + j · B1 + j · Bs1 · w
¡ ¢
G1 + j · B1 + Bs1 + w
= ¡ ¢
1 − w · B1 + Bs1 + j · w · G1
(3.102)
à ! £ ¡ ¢ ¤2
2 1 + w2 1 − B1 + Bs1 · w
G1 − · G1 + =
w2 w2
(3.103)
2 G1 £ ¡ ¢¤2
G1 − + cot (βdl2 ) − B1 + Bs1 =0
sin2 (βdl2 )
164 3. Adattamento di un carico
q £ ¡ ¢ ¤2
1 ± 1 − 4 · sin2 (βdl2 ) · cos (βdl2 ) − B1 + Bs1 · sin (βdl2 )
G1 =
2 · sin2 (βdl2 )
(3.104)
Le due soluzioni trovate per la conduttanza dopo il primo stub de-
vono necessariamente essere reali. Questo impone che si abbia:
£ ¡ ¢ ¤
−1 < 2 · sin (βdl2 ) · cos (βdl2 ) − B1 + Bs1 · sin (βdl2 ) < +1 (3.105)
1
0 ≤ G1 ≤ 2 (3.106)
sin (βdl2 )
Questo vincolo, imposto dalla lunghezza della seconda linea, impone
che per avere possibilità di adattamento con questo metodo, l’ammet-
tenza Y1 , ottenuta dopo la prima linea, deve essere esterna al cerchio a
conduttanza costante (zona proibita) definito dalla:
1
G= 2 (3.107)
sin (βdl2 )
Chiaramente tale vincolo risulta tale se e soltanto se non si può sce-
gliere la lunghezza della seconda linea in maniera arbitraria. Se cosı̀
non è, basta scegliere dl2 = k · λ/2 per avere la possibilità di adattare
un carico arbitrario∗ .
Avendo derivato tale vincolo, possiamo derivare le espressioni ne-
cessarie per le due suscettanze incognite dei due stub, Bs1 e Bs2 . Infatti,
determinata Y1 dall’espressione:
GL + j · BL + j · tan (βdl1 )
Y1 = G1 + j · B1 = ¡ ¢ (3.108)
1 + j · GL + j · BL · tan (βdl1 )
∗
Se si vuole modificare tale tecnica di adattamento rimuovendo ogni eventuale
limitazione, è possibile utilizzare la tecnica di adattamento a triplo stub, che consiste
nell’inserzione di una terza linea (di lunghezza fissata, e di un terzo stub (ulteriore
variabile libera).
Adattamento ad elementi distribuiti 165
¡ ¢ ¡ ¢
¡ ¢2 2 ¡ ¢ 1 − G1 · w 2 · 1 − G1
Bs1 + B1 − · Bs1 + B1 + =0 (3.109)
w w2
con B1 , G1 , w noti, che ha soluzioni:
q
2
1 ± G1 · (1 + w2 ) − G1 · w2
Bs1 = −B1 + (3.110)
w
A questo punto, per determinare Bs2 basti notare che deve essere:
q
¡ ¢ 2
1 − Bs1 + B1 w − G1 G1 ± G1 (1 + w2 ) − G1 w2
Bs2 = −B3 = − =
G1 w G1 · w
(3.111)
dove la determinazione prescelta deve essere concorde con quella scelta
nel caso del primo stub. Chiaramente la determinazione della lunghez-
za fisica dei due stub implica, a partire dalle suscettanze determinate,
la scelta del tipo di stub (in corto o in aperto) da utilizzare.
Come esempio di applicazione, si consideri il valore di carico usato
negli esempi precedenti (3.73) e si cerchi di effettuare un adattamento a
10 GHz utilizzando due linee caratterizzate dalle lunghezze, specificate
in termini di frazioni di lunghezze d’onda:
dl1 = λ/6
dl2 = λ/12
Il vincolo espresso dalla (3.107) ci dice che il carico trasformato dalla
prima linea deve essere esterno al cerchio di conduttanza normalizzata:
1 1 1
G= Ã != Ã != Ã !=4 (3.112)
λ 2π λ π
sin2 β· sin2 · sin2
12 λ 12 6
j1
j0.5 j2
ZL
j0.2 j5
Y1
0 0.2 0.5 1 2 5
Y2
-j0.2 -j5 Y3
Y4
-j0.5 -j2
-j1
j1
j0.5 j2
ZL
j0.2 j5
Y1
0 0.2 0.5 1 2 5
Y2
-j0.2 -j5 Y3
Y4
-j0.5 -j2
-j1
-10
|Gin| -20
T1
[dB] -30
T2
T3
-40
T4
-50
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
f [GHz]
lunghezza elettrica delle linee utilizzate (siano esse linee o stub) è mi-
nima (nel caso della curva rossa, T4 , della Figura 3.51), mentre quelle
peggiori per lunghezze elettriche elevate (curva blu, T2 ).
Se si passa al caso dell’adattamento linea / quarto d’onda, nei due
casi trattati si può determinare il comportamento in frequenza illustra-
to nella Figura 3.52.
-10
|Gin| -20
T1
[dB] -30
T2
-40
-50
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
f [GHz]
-10
|Gin| -20
[dB] -30
-40
-50
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
f [GHz]
∗
Le possibilità sono otto poiché per la suscettanza del primo stub abbiamo due
soluzioni (le due intersezioni col cerchio a conduttanza unitaria ruotato) e per ciascuna
di esse i due stub possono essere in corto o in aperto.
170 3. Adattamento di un carico
+
-
+
-
3.5 Esercizi
1. Dato il carico ZL = 50 − j50 Ω lo si adatti a 50 Ω per f = 0.5, 3, 10
e 20 GHz utilizzando reti a costanti concentrate.
11. Determinare almeno una rete a tre elementi concentrati che adat-
ti il carico ZL = 70 + j10 Ω a f = 6 GHz.
12. Determinare almeno una rete a tre elementi concentrati che adat-
ti il carico YL = 0.1 + j0.04 S a f = 12 GHz.
174 3. Adattamento di un carico
4.1 Introduzione
Quanto presentato nel capitolo precedente si riferisce alla possibi-
lità di adattare un carico ad un livello di impedenza predeterminato,
ricercando tale adattamento per una data frequenza. Chiaramente l’a-
dattamento, nella maggior parte delle applicazioni, deve essere efficace
non soltanto a tale frequenza, ma in una gamma più o meno ampia in-
torno ad essa. Inoltre il carico da adattare non è di solito costante al va-
riare della frequenza, ma presenta tipicamente escursioni che possono
essere anche molto pronunciate.
I metodi fin qui accennati, differenziandosi per la tipologia (a co-
stanti concentrate o distribuite) e per i valori dei componenti utilizzati,
intrinsecamente non sono applicabili quando la gamma di frequenze al-
la quale si deve ricercare l’adattamento viene ad essere allargata. Non
177
178 4. Adattamento a banda larga
LL
Z*S=Zin Rete di RL Z*S=Zin Rete di CL RL
adattamento adattamento
Z∞ Ã !
1 π · ω0
ln · dω ≤ (4.1)
|Γin | QL
0
Limitazioni di Bode-Fano 179
ω0 · LL
QL = o QL = ω0 · RL CL (4.2)
RL
Tale relazione impone che, qualsiasi sia la rete utilizzata per l’a-
dattamento (sia essa o meno priva di perdite, ma comunque passiva),
l’area sottesa dalla curva ln (1/ |Γin |) deve essere necessariamente mi-
nore del valore π · ω0 /QL . In altri termini, supponiamo di voler effet-
tuare l’adattamento nella gamma di frequenze (f1 , f2 ), e supponiamo
di voler ottenere in tale gamma un valore minimo di adattamento cor-
rispondente a |Γin |min . Accontentandosi di ammettere un coefficiente di
riflessione unitario al di fuori della banda di adattamento, ed un valore
in banda passante pari a tale limite, allora la limitazione imposta dalla
(4.1) ci dice che
Z∞ Ã ! Z∞ Ã ! Zω2 Ã !
1 1 1
ln · dω = ln · dω = ln · dω =
|Γin | |Γin |min |Γin |min
0 0 ω1
à !
1 π · ω0
= (ω2 − ω1 ) · ln ≤
|Γin |min QL
(4.3)
√
Ossia, scelta la frequenza centrale ω0 = ω1 · ω2 , il coefficiente di
riflessione minimo sarà soggetto alla limitazione:
" # Ã ! Ã !
−πω0 −πf0 −π
|Γin |min ≥ exp = exp = exp (4.4)
QL (ω2 − ω1 ) QL B QL B%
27.3
RLmin |dB · B% ≤ (4.5)
QL
Analogamente, si consideri il carico rappresentato in Figura 4.2,
schematizzabile con una connessione R − L parallelo o R − C serie.
180 4. Adattamento a banda larga
CL
Z*S=Zin Rete di
LL RL Z*S=Zin Rete di RL
adattamento adattamento
RL 1
QL = o QL = (4.7)
ω0 · LL ω0 · RL CL
Di nuovo, se supponiamo di voler effettuare l’adattamento nella
gamma di frequenze (f1 , f2 ), e supponiamo di volere in tale gamma un
valore minimo di adattamento corrispondente a |Γin |min , ammettendo
di avere un coefficiente di riflessione unitario al di fuori della banda di
adattamento, ed un valore in banda passante pari a tale limite, allora
la limitazione imposta dalla (4.6) diventa
Z∞ Ã ! Z∞ Ã !
1 1 1 1
· ln · dω = · ln · dω =
ω2 |Γin | ω2 |Γin |min
0 0
à ! Zω2
1 1
= ln · · dω =
ω2
|Γin |min
ω1
à !
(ω2 − ω1 ) 1 QL
= · ln ≤
ω2 · ω1 |Γin |min π · ω0
(4.8)
ovvero
à !
−QL
|Γin |min ≥ exp (4.9)
πB%
Adattamento a Q costante concentrato 181
R0
χ= (4.11)
RL
Tale rapporto di trasformazione dovrà essere fornito tramite una o
più trasformazioni a Q costante, in cui cioè deve aversi:
R0 ¡ ¢n
χ= = 1 + Q2serie (4.12)
RL
nella quale n rappresenta il numero di trasformazioni che si è disposti
ad effettuare, ciascuna delle quali comporta l’inserzione di due elemen-
ti reattivi di tipo opposto, il primo in serie ed il secondo in parallelo.
Fissato tale numero di trasformazioni, il fattore di qualità del cir-
cuito serie risultante è cosı̀:
v
s u
u 1
1 uà !
u R0 n
Qserie = ± χ n − 1 = ±t −1 (4.13)
RL
v
u
uà ! 1
u
RL · Qserie RL u R0 n
Ls,1 = = ·t −1
ω0 2πf0 RL
1 1 (4.15)
Cs,1 = = v
ω0 · RL · Qserie u
uà ! 1
u
u R0 n
2πf0 · RL · t −1
RL
1
à !
R0 n
¡ ¢ RL ·
2
RL · 1 + Qserie RL
Xp,1 = = ±v (4.16)
Qserie u
uà ! 1
u
u R0 n
t −1
RL
¡ ¢
RL,1 = RL · 1 + Q2serie (4.17)
¡ 2
¢k−1
Xs,k = RL,k−1 · Qserie = RL · 1 + Qserie · Qserie =
v
u
k−1 u 1
à ! uà !
R0 n u R0 n
= ±RL · ·t −1
RL RL
184 4. Adattamento a banda larga
¡ ¢ ¡ ¢k
RL,k−1 · 1 + Q2serie 1 + Q2serie
Xp,k = = ±RL · =
Qserie Qserie
k
à !
R0 n
RL
= ±RL · v
u
uà ! 1
u
u R0 n
t −1
RL
(4.18)
(
¡ ¢ ¡ ¢k RL,0 = RL
RL,k = RL,k−1 · 1 + Q2serie = RL · 1 + Q2serie
RL,n = R0
(4.19)
In maniera assolutamente duale, se si è nella condizione RL > R0
dovremo utilizzare l’equivalente serie dell’ammettenza, che ci aiuterà a
trasformare la conduttanza GL = 1/RL nella conduttanza G0 = 1/R0 >
GL . A tale scopo, fissato il numero di celle che si è disposti a utilizzare
n, il fattore di qualità derivabile è dato da:
v
s u
u 1
1 uà !
u G0 n G0
Qparallelo = ± χ n − 1 = ±t −1 con χ= (4.20)
GL GL
¡ ¢k−1
Xp,k = GL,k−1 · Qparallelo = GL · 1 + Q2parallelo · Qparallelo =
v
u
k−1 u 1
à ! uà !
G0 n u G0 n
= ±GL · ·t −1
GL GL
Adattamento a Q costante concentrato 185
³ ´ ³ ´k
GL,k−1 · 1 + Q2parallelo 1 + Q2parallelo
Xs,1 = = ±GL · =
Qparallelo Qparallelo
k
à !
G0 n
GL
= ±GL · v
u
uà ! 1
u
u G0 n
t −1
GL
(4.21)
ed il carico trasformato al passo k sarà:
(
¡ ¢ ¡ ¢k GL,0 = GL
GL,k = GL,k−1 · 1 + Q2parallelo = GL · 1 + Q2parallelo
GL,n = G0
(4.22)
Si vuole far notare qui che le trasformazioni che vengono effettua-
te da ogni cella in entrambi i casi vanno a mantenere inalterato il Q
risultante intermedio.
Questo implica, sulla carta di Smith, che il coefficiente di riflessio-
ne risultante ad ogni passo viene ad essere completamente contenuto
entro le curve a Q costante che abbiamo definito a proposito della carta
di Carter, che risultano essere dei tratti di circonferenza passanti per
il cortocircuito ed il circuito aperto.
A titolo esemplificativo si riporta in Figura 4.3 il percorso, su carta
di Smith, effettuato per adattare un carico di RL = 5 Ω a R0 = 50 Ω
utilizzando 3 celle (il fattore di qualità risultante è pari a Qserie = 1.07).
Inoltre, per visualizzare graficamente l’effetto del numero di cel-
le sul comportamento in frequenza, nella Tabella 4.1 vengono ripor-
tati i valori dei componenti utilizzati per sintetizzare le reti di adat-
tamento fino a 5 celle per adattare a 10 GHz il carico precedente. Si
tenga presente che gli elementi sono numerati a partire dal carico da
adattare.
In Figura 4.4 vengono riportati gli andamenti in frequenza per i
cinque circuiti di adattamento.
Riferendosi ad un adattamento migliore di 20 dB, è chiaro come al-
l’aumentare del numero di celle la banda passante migliori sensibil-
mente.
186 4. Adattamento a banda larga
j1
j0.5 j2
Q=1.1
j0.2 j5
0.2 0.5 1 2 5
0
-j0.2 -j5
-j0.5 -j2
-j1
4 blu 0.0702 1.5792 0.1248 0.8880 0.2220 0.4994 0.3948 0.2808 0.88
5 verde 0.0609 1.5360 0.0965 0.9692 0.1529 0.6115 0.2423 0.3858 0.3840 0.2434 0.76
-10
|Gin| -20
[dB] -30
-40
-50
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
f [GHz]
1
à !
R0 n
χ= (4.25)
RL
Durante la trasformazione, l’impedenza ottenuta al passo k sarà
cosı̀:
1 k
à ! à !
R0 n R0 n
Rk = · Zk−1 = · RL (4.26)
RL RL
e l’impedenza caratteristica della linea a quarto d’onda utilizzata nella
trasformazione corrispondente sarà:
v
u
u 1
uà !
p u R0 n
Zc,k = Rk · Rk−1 =t · Zk−1 · Zk−1 =
RL
k−1 1 2k − 1
à ! à ! à !
R0 n R0 2n R0 2n
= RL · · = · RL
RL RL RL
(4.27)
Utilizzando la (4.24) e la (4.25), il fattore di qualità ottenuto vale
cosı̀, se si utilizzano n sezioni:
s s 1 1
à ! à !−
1 Rk Rk−1 1 R0 2n R0 2n
Q = · − = ·
−
=
2 Rk−1 Rk 2 RL RL
" #
ln (χ)
= sinh
2
(4.28)
Adattamento a Q costante distribuito 189
Nella Tabella 4.2 sono elencati i valori risultanti sia per le impe-
denze caratteristiche che per i fattori di qualità risultanti cercando di
adattare una impedenza reale di RL = 5 Ω a R0 = 50 Ω ed utilizzando
da 1 a 5 sezioni di linea a quarto d’onda.
j1
j0.5 j2
j0.2 j5
Q=0.39
0.2 0.5 1 2 5
0
-j0.2 -j5
-j0.5 -j2
-j1
-10
|Gin| -20
[dB] -30
-40
-50
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
f [GHz]
RL − R0
ΓL = (4.29)
RL + R0
e dovrà annullarsi dopo l’ultima sezione di linea a quarto d’onda. Tale
coefficiente di riflessione, comunque reale, sarà positivo o negativo a
seconda che il carico sia maggiore o minore dell’impedenza di norma-
lizzazione. Detto n il numero di sezioni che si è disposti ad accettare,
ad ogni passo vogliamo che il modulo del coefficiente di riflessione si
riduca di un fattore pari a
ΓL
χ= (4.30)
n
Inoltre, dovendo cercare impedenze caratteristiche realizzabili, cia-
scuna linea a quarto d’onda dovrà trasformare il suo carico iniziale
maggiore di R0 (minore di R0 ) in un valore di resistenza minore di R0
(maggiore di R0 ), alternando cosı̀ il segno del coefficiente di riflessione
risultante. Riguardo al modulo, avremo, per il coefficiente di riflessione
al passo k:
¯ ¯
n − k ¯¯ RL − R0 ¯¯ n − k
|Γk | = ·¯ ¯= · |ΓL | = (n − k) · |χ| (4.31)
n ¯ RL + R0 ¯ n
n − k RL − R0 n−k
Γk = (−1)k · · = (−1)k · ·ΓL = (−1)k ·(n − k)·χ (4.32)
n RL + R0 n
192 4. Adattamento a banda larga
n−k
1 + Γk 1 + (−1)k · · ΓL 1 + (−1)k · (n − k) · χ
Rk = R0 = R0 n = R0
1 − Γk n−k 1 − (−1)k · (n − k) · χ
1 − (−1)k · · ΓL
n
(4.33)
Ciascun tratto a quarto d’onda avrà un’impedenza caratteristica
data da:
p
Zck = Rk · Rk−1 =
v
u
u 1 + (−1)k · (n − k) · χ 1 + (−1)k−1 · (n − k + 1) · χ
= R0 t · =
1 − (−1)k · (n − k) · χ 1 − (−1)k−1 · (n − k + 1) · χ
v
u
u 1 − (−1)k · χ − (n − k) · (n − k + 1) · χ2
= R0 t
1 + (−1)k · χ − (n − k) · (n − k + 1) · χ2
(4.34)
Nella Tabella 4.3 sono elencati i valori risultanti sia per le impe-
denze caratteristiche che per i fattori di qualità massimi e minimi di
ciascuna rete cercando di adattare un’impedenza reale di RL = 5 Ω a
R0 = 50 Ω ed utilizzando da 1 a 5 sezioni di linea a quarto d’onda con
quest’ultimo approccio.
j0.5 j2
j0.2 j5
0.2 0.5 1 2 5
0
-j0.2 -j5
-j0.5 -j2
-j1
∗
È la cella più vicina al carico quella che presenta il fattore di qualità più alto,
mentre l’ultima ha un fattore di qualità molto ridotto.
194 4. Adattamento a banda larga
-10
|Gin| -20
[dB] -30
-40
-50
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
f [GHz]
(A)
(B)
Xs LRS Xs
CRS
CRP LRP Bp ZL Bp ZL
Tipo I Tipo II
Figura 4.10: Celle a quattro elementi di tipo I e tipo II.
j0.5 j2
j0.2
Tipo I Tipo II j5
C Parallelo C serie
C serie C Parallelo
0.2 0.5 1 2 5
0
Tipo I Tipo II
L Parallelo L serie
-j0.2 L serie L Parallelo -j5
-j0.5 -j2
-j1
Figura 4.11: Tipologia dei primi due elementi al variare della po-
sizione del carico, con evidenziato il cerchio a VSWR
massimo.
j1
j0.5 j2
j0.2 j5
0.2 0.5 1 2 5
0
-j0.2 -j5
-j0.5 -j2
-j1
-5
|Gin| -10
[dB]
-15
-20
8 9 10 11 12
f [GHz]
4.7 Esercizi
1. Dato il carico ZL = 20 − j50 Ω, determinare la rete a Q costante
concentrata che lo adatta utilizzando 2 sezioni per una frequenza
centrale f = 0.5 GHz. Determinare quindi la larghezza di banda
risultante se si assume un livello di adattamento utile di 20 dB.
2. Per l’esercizio precedente sintetizzare la rete duale e calcolarne
la larghezza di banda risultante.
3. Dato il carico ZL = 12 Ω, determinare il numero minimo di sezioni
a Q costante concentrato che consentono di effettuare un adatta-
mento intorno a f = 4 GHz di almeno 10 dB per una larghezza di
banda percentuale del 30 %.
4. Dato il carico ZL = 90 Ω, determinare il numero minimo di sezioni
a Q costante concentrato che consentono di effettuare un adatta-
mento intorno a f = 10 GHz di almeno 15 dB per una larghezza di
banda percentuale del 20 %.
5. Dato il carico ZL = 10 + j35 Ω, determinare la rete di adattamen-
to a Q costante concentrato che lo adatta a f = 15 GHz utiliz-
zando 3 sezioni. Determinare la banda risultante ipotizzando un
adattamento utile di 15 dB.
6. Determinare la rete duale per l’esercizio precedente e la banda
risultante.
7. Dato il carico ZL = 80 Ω determinare la rete a Q costante distri-
buito in aria che lo adatta a f = 30 GHz utilizzando tre sezioni.
Si calcoli poi la larghezza di banda risultante.
8. Dato il carico ZL = 20 Ω determinare la rete a Q costante di-
stribuito in aria che lo adatta a f = 50 GHz utilizzando quattro
sezioni. Si calcoli poi la larghezza di banda risultante.
9. Si determini il numero minimo di sezioni a Q costante distri-
buito in aria che consente di adattare il carico ZL = 22 Ω a
f = 45 GHz ottenendo un adattamento di almeno 10 dB ed una
banda percentuale del 25 %.
10. Si determini il numero minimo di sezioni a Q costante distri-
buito in aria che consente di adattare il carico ZL = 84 Ω a
f = 25 GHz ottenendo un adattamento di almeno 15 dB ed una
banda percentuale del 20 %.
200 4. Adattamento a banda larga
5.1 Introduzione
201
202 5. Dispositivi attivi per alta frequenza
Dielettrico
Substrato p+
5.2.1 MESFET
I MESFET realizzati su GaAs sono stati storicamente i primi di-
spositivi utilizzati nei circuiti attivi a microonde e per lungo tempo le
prestazioni di tali dispositivi hanno fornito un punto di riferimento per
la maturità della tecnologia realizzativa, prima di essere parzialmente
sostituiti dagli HEMT. In special modo se si considerano le applicazioni
a basso rumore e di guadagno, molti sistemi a microonde tuttora ope-
ranti contengono sezioni realizzate con MESFET al GaAs, sia utilizzati
come amplificatori che come mixer o moltiplicatori di frequenza.
La struttura in sezione di un tipico MESFET è mostrata nella Figu-
ra 5.2.
GaAs Ohmico n+
Epilayer GaAs n
Buffer GaAs SI
Substrato GaAs SI
Id
Vgs Vds
S G D
+++++++++
+++++++
(a) Vds
Id
Vgs Vds
S G D
++++++++
+++++
- - + ++
- - - --- - -
(b) Vds
Id
Vgs Vds
S G D
++++++++
++++++
--- -----+- -+ +++
++++
(c ) Vds
Figura 5.3: Funzionamento del MESFET: (a) per basse Vds , (b) per Vds
alla saturazione, (c) saturazione della corrente di drain.
tensione).
Se si aumenta ulteriormente la Vds , la corrente nel canale aumenta,
la regione di svuotamento si allarga ulteriormente e, dalla parte del
terminale di drain, il canale conduttivo si fa sempre più stretto. La
corrente deve chiaramente rimanere costante nel canale e quindi in
tale zona gli elettroni devono muoversi sempre più velocemente.
È chiaro che la velocità elettronica non può aumentare indefinita-
mente, visto che non può superare la velocità saturata di drift, che per
il GaAs vale circa 1.3·107 cm/s. Se la Vds è aumentata oltre il valore che
causa tale saturazione di velocità (che tipicamente è qualche decimo di
V), allora si deve aumentare la concentrazione di portatori anziché la
Dispositivi attivi a microonde 207
à !1−γ
Cj0 · φ Vg
Qg = − · 1− (5.1)
1−γ φ
Rs
Source
Figura 5.4: Modello a circuito equivalente non lineare di un MESFET
in GaAs.
5.2.2 HEMT
In un HEMT il canale attivo viene formato grazie ad una eterogiun-
zione anziché ad un semplice strato epitassiale come nei MESFET. Vi-
sto che il canale non è quindi drogato, lo scattering da impurità viene
cosı̀ minimizzato, con il risultato di avere una elevatissima mobilità
elettronica. La mobilità aumenta poi al diminuire della temperatura,
∗
I numerosi modelli a circuito equivalente esistenti nella letteratura specializza-
ta, non soltanto per MESFET ma anche per HEMT, differiscono in larga parte per
tale dipendenza funzionale che implica di volta in volta o una maggiore semplicità di
estrazione dei parametri o una migliore capacità di fitting.
Dispositivi attivi a microonde 209
GaAs Ohmico n+
AlGaAs n+
2-DEG InGaAs non drogato
Buffer GaAs SI
Substrato GaAs SI
5.2.3 HBT
Una tipica realizzazione di HBT è mostrata in sezione nella Figu-
ra 5.6.
Emettitore
AlxGa1-xAs
Base Base
GaAs p+
Collettore GaAs n- Collettore
GaAs n+
Cde Cdc
Rb
Base
a a
D D D
S G S G G
S S S
a’ Lineare a’
Lineare
D
Interdigitato
a a’
S D S
Lineare G
Interdigitato
Pout
30.0 70
G PAE
25.0 60
[dB]
PAE
20.0 50 [%]
Pout 18 GHz
14 GHz
[dBm] 15.0
G
40
10.0 30
5.0 20
0 50 100 150 200 250
Larghezza di gate [mm]
35.0 65
Pout
G
30.0 60
PAE
[dB]
25.0 55 PAE
Pout [%]
20.0 50
18 GHz
[dBm] 14 GHz
15.0 45
G
10.0 40
5.0 35
0 5 10 15 20 25 30 35
Numero di finger
Ground
Signal
Drain
Ground
Pad
coplanari Dispositivo
Source attivo
a massa interdigitato
5.5 Esercizi
1. Si consideri il modello a circuito equivalente a piccolo segnale
della parte intrinseca di un HEMT in GaAs, descritto in figura:
Gate Drain
intrinseco C + intrinseco
gs Vg
- Cds Rds
Ri -jwt
gmVg e
Source
intrinseco
Cgd
Gate Drain
+ Rgd
intrinseco C intrinseco
gs Vg
- Cds Rds
Ri -jwt
gmVg e
Source
intrinseco
Rg Cgd Rd
Rs
Source
221
222 6. Stabilità e guadagni di una rete a due porte
6.1 Introduzione
In questo capitolo, dopo aver investigato il trasferimento di poten-
za tra un generatore ed un carico, verranno studiate le condizioni di
stabilità di una rete a due porte. Verranno determinate le condizioni
necessarie e sufficienti per garantire la stabilità incondizionata di una
rete due porte e introdotti gli strumenti operativi per la determinazione
delle zone di stabilità (cerchi di stabilità dell’ingresso e dell’uscita).
Si procederà quindi alla definizione dei guadagni di trasduzione,
operativo e disponibile, nonché alla determinazione delle condizioni ne-
cessarie e sufficienti per l’adattamento simultaneo coniugato. Verran-
no infine introdotte le famiglie di cerchi a guadagno costante (operativo
e disponibile).
ZG = RG + j · XG
(6.1)
ZL = RL + j · XL
ZG IL
+
VG VL ZL
-
ZL RL + j · XL
VL = · VG = · VG
ZG + ZL (RG + RL ) + j · (XG + XL )
(6.2)
1 1
IL = · VG = · VG
ZG + ZL (RG + RL ) + j · (XG + XL )
à !
ZL · VG VG∗
PL = Re (VL · IL∗ ) = Re · =
ZG + ZL (ZG + ZL )∗
|VG |2
= · Re (ZL ) =
|ZG + ZL |2
RL · |VG |2
= (6.3)
(RG + RL )2 + (XG + XL )2
∂PL
=0
∂RL
(6.4)
∂PL
=0
∂XL
da cui si ottiene il valore del carico ottimo per massimizzare la potenza
attiva fornita:
RL = RG XL = −XG (6.5)
ossia
∗
ZL = ZG (6.6)
La condizione precedente prende il nome di adattamento coniugato
e realizza il massimo trasferimento di potenza attiva tra il generatore
∗
Si ricorda che si considerano i valori efficaci dei fasori di tensione e corrente, e
quindi il fattore 21 nell’espressione della potenza non viene inserito.
224 6. Stabilità e guadagni di una rete a due porte
∆ |VG |2
Pav,G = PL |ZL =Z ∗ = (6.7)
G 4 · RG
V L + Z0 · I L VL + Z0 · IL ZL + Z0 VG ZL + Z0
aL = p = √ = IL · √ = √ ·
2 · Re (Z0 ) 2 · Z0 2 · Z0 2 · Z0 ZG + ZL
VL − Z0∗ · IL V L − Z0 · I L ZL − Z0 VG ZL − Z0
bL = p = √ = IL · √ = √ ·
2 · Re (Z0 ) 2 · Z0 2 · Z0 2 · Z0 ZG + ZL
(6.8)
mentre per il coefficiente di riflessione del carico ΓL e del generatore
ΓG , supposti normalizzati sulla stessa impedenza (reale),
ZL − Z0
ΓL =
ZL + Z0
(6.9)
ZG − Z0
ΓG =
ZG + Z0
¯ ¯2 ¯ ¯2
¯ V ZL + Z0 ¯¯ |VG |2 ¯¯ ZL + Z0 ¯¯
¯2 G
Pinc = |aL | = ¯ √ · ¯ = ·¯ ¯ =
¯ 2 · Z0 ZG + ZL ¯ 4 · Z0 ¯ ZG + ZL ¯
|VG |2 (RL + Z0 )2 + XL2
= ·
4 · Z0 (RG + RL )2 + (XG + XL )2
¯ ¯2 ¯ ¯2
¯ V ZL − Z0 ¯¯ |VG |2 ¯¯ ZL − Z0 ¯¯
2 ¯ G
Pref = |bL | = ¯ √ · ¯ = ·¯ ¯ =
¯ 2 · Z0 ZG + ZL ¯ 4 · Z0 ¯ ZG + ZL ¯
|VG |2 (RL − Z0 )2 + XL2
= ·
4 · Z0 (RG + RL )2 + (XG + XL )2
(6.12)
¯ ¯2
¯ V 2 · Z0 ¯¯ |VG |2 · Z0
¯ G
Pinc |ZL =Z0 =¯ √ · ¯ =
¯ 2 · Z0 ZG + Z0 ¯ (RG + Z0 )2 + XG
2
(6.13)
Pref |ZL =Z0 = 0
GG
bG aL
PG,Z0 GL
b0 aG bL
Avremo cosı̀ che sul carico, nel caso generale indicato in Figura 6.2,
incide un’onda aL formata da due componenti: quella emessa dal gene-
ratore b0 e quella riflessa dalla sua impedenza interna bG :
aL = b0 + bG = b0 + aG · ΓG = b0 + bL · ΓG = b0 + aL · ΓG · ΓL (6.16)
ossia, esplicitando:
b0
aL = (6.17)
1 − ΓG · ΓL
La potenza fornita al carico sarà cosı̀, dalla (6.11):
1 − |ΓL |2
PL = |b0 |2 · (6.18)
|1 − ΓG · ΓL |2
Se si cerca ora il massimo della (6.18) al variare di ΓL , si deve
imporre, ancora una volta,
∂PL
=0
∂Re (ΓL )
(6.19)
∂PL
=0
∂Im (ΓL )
Trasferimento di potenza ad un carico 227
ΓL = Γ∗G (6.20)
che è completamente equivalente alla (6.6) nel caso in esame in cui Z0
è reale.
In condizione di adattamento coniugato, il generatore eroga la mas-
sima potenza, la sua potenza disponibile, che in termini di coefficiente
di riflessione diviene:
∆ |b0 |2
Pav,G = PL |ΓL =Γ∗ = (6.21)
G 1 − |ΓG |2
Dai risultati fin qui trovati possiamo trarre alcune importanti con-
siderazioni.
In primo luogo l’espressione della potenza disponibile nelle due rap-
presentazioni è coerente.
Infatti:
¯ ¯
¯ V · √Z ¯2
¯ G 0 ¯
¯ ¯ ¯ √ ¯
|b0 |2 ¯ ZG + Z0 ¯ ¯VG · Z0 ¯2
= ¯ ¯ = =
1 − |ΓG |2 ¯ Z − Z ¯2 |ZG + Z0 |2 − |ZG − Z0 |2
¯ G 0¯
1−¯ ¯
¯ ZG + Z0 ¯
|VG |2 · Z0 |VG |2
= = (6.22)
4 · RG · Z0 4 · RG
|b0 |2
Pav,G = 2 ≥ |b0 |2 = PZ0 ,L (6.23)
1 − |ΓG |
La potenza disponibile infatti assomma i contributi delle riflessio-
ni multiple dall’impedenza interna del generatore, che in questo caso
si combinano costruttivamente. Infatti, il problema della connessione
di un generatore al carico può anche essere affrontato nella maniera
seguente: il generatore emette un’onda b0 che, incidendo sul carico,
viene riflessa verso il generatore come ΓL · b0 e di nuovo verso il carico
228 6. Stabilità e guadagni di una rete a due porte
aL = b0 + (ΓG · ΓL ) · b0 + (ΓG · ΓL )2 · b0 + . . . =
∞
X 1 − (ΓG · ΓL )k+1
= (ΓG · ΓL )k · b0 = lim · b0 =
k→∞ 1 − ΓG · ΓL
k=0
1
= · b0 (6.24)
1 − ΓG · ΓL
bL = ΓL · b0 + ΓL · (ΓG · ΓL ) · b0 + ΓL · (ΓG · ΓL )2 · b0 . . . =
∞
X k 1 − (ΓG · ΓL )k+1
= (ΓG · ΓL ) · ΓL · b0 = lim · ΓL · b0 =
k→∞ 1 − ΓG · ΓL
k=0
ΓL
= · b0 (6.25)
1 − ΓG · ΓL
∆ Pav,G |1 − ΓG · ΓL |2
Mconj = = ³ ´ ³ ´ (6.26)
PL 1 − |ΓG |2 · 1 − |ΓL |2
∆ PG,Z0 |1 − ΓG · ΓL |2
MZ0 = = ³ ´ (6.27)
PL 1 − |ΓL |2
Stabilità di reti lineari a due porte 229
che può pensarsi come il rapporto tra la potenza erogata dal generatore
su Z0 e quella fornita al carico quando il generatore ha un’impedenza
pari a Z0 .
Si vuole concludere questa sezione con l’osservare che il formalismo
introdotto in termini di onde incidenti e riflesse, mentre nel caso del-
le linee di trasmissione assume un significato fisico e tali onde sono
direttamente misurabili, nel caso dei circuiti a costanti concentrate,
pur descrivendo in maniera esatta le relazioni tra le variabili in gio-
co, rimane appunto un formalismo. Basti pensare che l’impedenza di
normalizzazione viene scelta in maniera finora arbitraria, e la presen-
za o meno di un’onda riflessa dipende dal valore selezionato per tale
normalizzazione.
a1 a2
b1 1 2 b2
GG S GL
Gin Gout
Figura 6.3: Rete a due porte connessa per la determinazione delle
condizioni di stabilità.
Stabilità di reti lineari a due porte 231
S11 − Γin
ΓL = =
det (S) − S22 · Γin
" #
1 S12 · S21
= · det (S) +
S22 · det (S) 1 − det−1 (S) · S22 · Γin
(6.35)
S22 − Γout
ΓG = =
det (S) − S11 · Γout
" #
1 S12 · S21
= · det (S) +
S11 · det (S) 1 − det−1 (S) · S11 · Γout
(6.36)
luogo dei punti nel piano ΓL descritto dalla |Γin | = 1, ossia una circon-
ferenza con centro e raggio dati da:
Gin j0.5 j2
GL j0.5 j2
Rs,G L
j0.2 j5 j0.2 j5
Cs,G
L
-j1 -j1
j1 j1
Gout j0.5 j2
GG j0.5 j2
j0.2 j5 j0.2 j5
j1 j1
a) j0.5 j2
Rs,G L b) j0.5 j2
j0.2 j5
Cs,G
L
j0.2 j5
Rs,G L
GL
j1 j1
c) j0.5 j2
d) j0.5 j2
j0.2 Rs,G L
j5
Rs,G j0.2
Cs,G
j5
L L
0
Cs,G L 1 2 5
0 0.2 0.5 1 2 5
-j1 -j1
|S11 | < 1
(6.46)
|S22 | < 1
Re {A · D∗ } + Re {B · C ∗ }
k= (6.48)
|AD − BC|
Tale forma è valida per ogni tipo di rete. Se in particolare si con-
sidera una rete passiva, reciproca e senza perdite, si ha per la sua
rappresentazione ABCD:
A, D ∈ <
(6.50)
B, C ∈ =
Re {A · D∗ } + Re {B · C ∗ }
k= =1 (6.51)
|AD − BC|
Quindi in questo caso il fattore di stabilità risulta di modulo unita-
rio. Se si considera poi la rete passiva e reciproca (ed eventualmente
con perdite), rimane comunque valida la (6.49), utilizzando la quale si
ottiene:
k = Re {A · D∗ } + Re {B · C ∗ } (6.52)
(6.31) e (6.32) come tale cerchio viene trasformato nel piano del coeffi-
ciente di riflessione in ingresso ed in uscita, come rappresentato nella
Figura 6.6.
j1 j1
Gin j0.5 j2
Rs,G in
GL j0.5 j2
j0.2
Cs,G in j0.2 j5
-j1 -j1
j1 j1
Gout j0.5 j2
GG j0.5 j2
j0.2 j5 j0.2 j5
-j0.2 -j5
Rs,G out
-j0.2 -j5
-j0.5 -j2
Cs,G out
-j0.5 -j2
-j1 -j1
" #
S11 − det (S) · ΓL 1 S12 · S21
Γin = = · det (S) + (6.53)
1 − S22 · ΓL S22 1 − S22 · ΓL
Stabilità di reti lineari a due porte 239
" #
S22 − det (S) · ΓG 1 S12 · S21
Γout = = · det (S) + (6.54)
1 − S11 · ΓG S11 1 − S11 · ΓG
" # ¯ ¯
1 S12 · S21 ¯ S ·S ¯
¯ 12 21 ¯ jϕ
Γin,s = · det (S) + +¯ ¯·e ϕ ∈ [0, 2π]
S22 1 − |S22 |2 ¯ 1 − |S22 |2 ¯
(6.57)
e tutti i punti, per avere stabilità incondizionata, dovranno avere mo-
dulo minore dell’unità, per qualsiasi valore di ϕ. Dovrà cioè essere
verificata la
¯ " #¯ ¯ ¯
¯ 1 S12 · S21 ¯¯ ¯¯ S12 · S21 ¯¯
¯
¯ · det (S) + ¯+¯ ¯<1 (6.58)
¯ S22 1 − |S22 |2 ¯ ¯ 1 − |S22 |2 ¯
240 6. Stabilità e guadagni di una rete a due porte
ossia
¯ ¯ ¯ ¯
1 ¯¯ S12 · S21 ¯¯ ¯ S ·S ¯
¯ 12 21 ¯
0≤ · ¯det (S) + ¯<1−¯ ¯ (6.59)
|S22 | ¯ 1 − |S22 |2 ¯ ¯ 1 − |S22 |2 ¯
|S11 |2 + |S22 |2
L = |S12 · S21 | + (6.62)
2
si può dimostrare che se è verificata la condizione
¯ ¯
¯ 2 ¯
¯[det (S)] − L¯ + L < 1 (6.63)
∆ 1 − |S11 |2
µ1 = ∗ · det (S)| + |S · S | > 1 (6.64)
|S22 − S11 12 21
Stabilità di modo dispari 241
oppure
∆ 1 − |S22 |2
µ2 = ∗ · det (S)| + |S · S | > 1 (6.65)
|S11 − S22 12 21
I1=I1B
1 YA 2
I2=I2B
ZG
V2A=V2B=V2 ZL
V1=V1A=V1B
VG
1 YB 2
V1 = V1A = V1B
(6.66)
V2 = V2A = V2B
e per le correnti:
I1 = I1A + I1B
(6.67)
I2 = I2A + I2B
In realtà, la corrente in ciascuna delle sottoreti può pensarsi, per
ciascuna porta, costituita da due componenti, l’una di modo pari e
l’altra di modo dispari, ossia:
I1A,odd = −I1B,odd
(6.69)
I2A,odd = −I2B,odd
allora la corrente risultante della connessione sarà comunque, come
dovuto:
Stabilità di modo dispari 243
I1=I1A I2=I2A
V1A 1 ZA 2 V2A
ZG X Y ZL
V1=V1A+V1B I1=I1B I2=I2B V2A+V2B=V2
VG
V1B 1 ZB 2 V2B
Figura 6.8: Connessione di due reti due porte in serie per evidenziare
la modalità dispari.
I1 = I1A = I1B
(6.71)
I2 = I2A = I2B
244 6. Stabilità e guadagni di una rete a due porte
V1 = V1A + V1B
(6.72)
V2 = V2A + V2B
In questo caso, dualmente, la tensione in ciascuna delle sottoreti
può pensarsi, per ciascuna porta, costituita da due componenti, l’una
di modo pari e l’altra di modo dispari, ossia:
V1A,odd = −V1B,odd
(6.74)
V2A,odd = −V2B,odd
allora la tensione esterna risultante della connessione sarà comunque,
come dovuto:
GG a1 a2
b1 1 2 b2
b0 S GL
Pav , G
Gin Gout
Figura 6.9: Rete a due porte connessa ad un generatore ed un carico.
∆ |b0 |2
Pav,G = PL |ΓL =Γ∗ = (6.76)
G 1 − |ΓG |2
Tale potenza emessa dal generatore viene in parte riflessa alla pri-
ma porta della rete e la parte rimanente assorbita dalla stessa, che
la trasferisce alla seconda porta dopo averla aumentata o diminuita
246 6. Stabilità e guadagni di una rete a due porte
2 1 − |ΓL |2
PL,1 = |b0 | · (6.77)
|1 − ΓG · ΓL |2
Si calcoli ora la potenza fornita al carico in presenza della rete a due
porte. Si ha
³ ´
PL,2 = |b2 |2 · 1 − |ΓL |2 (6.78)
b1 = S11 · a1 + S12 · a2
b2 = S21 · a1 + S22 · a2 (6.79)
a2 = ΓL · b2
dalle quali si può ottenere semplicemente per b2 :
S21
b2 = · a1 (6.80)
1 − S22 · ΓL
A sua volta, l’onda incidente alla prima porta è legata a quella
emessa dal generatore tramite la:
b0
a1 = (6.81)
1 − ΓG · Γin
Il guadagno di una rete a due porte 247
³ ´
|S21 |2 · 1 − |ΓL |2
PL,2 = 2 · |b0 |2 =
2
|1 − S22 · ΓL | · |1 − ΓG · Γin |
³ ´
|S21 |2 · 1 − |ΓL |2
= 2 · |b0 |2
|1 − S11 · ΓG − S22 · ΓL + det (S) · ΓG · ΓL |
(6.82)
∆ PL,2 |S21 |2 · |1 − ΓG · ΓL |2
GI = = =
PL,1 |1 − S22 · ΓL |2 · |1 − ΓG · Γin |2
|S21 |2 · |1 − ΓG · ΓL |2
=
|1 − S11 · ΓG − S22 · ΓL + det (S) · ΓG · ΓL |2
(6.83)
6.5.2 Attenuazione
Come evidente, la perdita di inserzione dipende dalle caratteristiche
del carico e del generatore (ossia dai loro coefficienti di riflessione), oltre
che da quelle della rete a due porte. L’attenuazione è invece definita
come la perdita di inserzione nel caso in cui sia il generatore che il
carico siano adattati (su Z0 ):
∆ 1
A = LI |ΓG =ΓL =0 = (6.86)
|S21 |2
³ ´ ³ ´
Pin,2 = |a1 |2 − |b1 |2 = |a1 |2 · 1 − |Γin |2 = |a1 |2 · 1 − |S11 |2 =
³ ´
= |b0 |2 · 1 − |S11 |2
(6.88)
³ ´
PL,2 = |b2 |2 − |a2 |2 = |b2 |2 · 1 − |ΓL |2 = |b2 |2 = |S21 |2 · |a1 |2 =
= |S21 |2 · |b0 |2
(6.89)
Pref l,2 = |b1 |2 = |Γin |2 · |a1 |2 = |S11 |2 · |a1 |2 = |S11 |2 · |b0 |2 (6.90)
Il guadagno di una rete a due porte 249
à ! à !
1 1 1 − |S11 |2
A= = · = Ar · Ad (6.91)
|S21 |2 1 − |S11 |2 |S21 |2
³ ´
Pin = |a1 |2 − |b1 |2 = |a1 |2 · 1 − |Γin |2 =
¯ ¯2
¯ S12 · S21 · ΓL ¯¯
¯
= |a1 |2 · 1 − ¯S11 + ¯ =
¯ 1 − S22 · ΓL ¯
¯ ¯
¯ S − det (S) · Γ ¯2
¯ 11 L¯
= |a1 |2 · 1 − ¯ ¯
¯ 1 − S22 · ΓL ¯
(6.93)
³ ´
PL = |b2 |2 − |a2 |2 = |b2 |2 · 1 − |ΓL |2 =
|S21 |2 ³ ´
= |a1 |2 · · 1 − |Γ L |2
|1 − S22 · ΓL |2
(6.94)
³ ´
∆ PL 1 1 − |ΓL |2
GP = = ³ ´ · |S21 |2 · =
Pin 1 − |Γin |2 |1 − S22 · ΓL |2
³ ´
|S21 |2 · 1 − |ΓL |2
=
|1 − S22 · ΓL |2 − |S11 − det (S) · ΓL |2
(6.95)
Dalla prima espressione nella (6.95) si può notare che tale guadagno
è fattorizzabile in tre termini, il primo legato alla sezione di ingresso,
il secondo legato al trasferimento di potenza all’interno della rete e il
terzo legato alla sezione di uscita.
Si noti poi che il guadagno in potenza è una funzione della rete (cioè
dei suoi parametri di scattering) e del carico, ma non della chiusura
dell’ingresso:
GP = GP (S, ΓL ) (6.96)
coniugata con l’uscita della rete stessa, ovvero nel caso il carico venga
scelto come:
à !∗ à !∗
S12 · S21 · ΓG S22 − det (S) · ΓG
ΓL = Γ∗out = S22 + = (6.97)
1 − S11 · ΓG 1 − S11 · ΓG
Il coefficiente di riflessione in ingresso alla rete cosı̀ caricata diventa
quindi:
|S21 |2
Pav,out = PL |ΓL =Γ∗ = |b0 |2 · (6.99)
out
|1 − S11 · ΓG |2 − |S22 − det (S) · ΓG |2
mentre quella disponibile in ingresso dal generatore è comunque:
1
Pav,G = |b0 |2 · (6.100)
1 − |ΓG |2
Si definisce guadagno disponibile della rete a due porte il rapporto
tra la potenza disponibile in uscita dalla rete e la potenza disponibile
dal generatore:
³ ´
∆ Pav,out PL |ΓL =Γ∗ 1 − |ΓG |2 1
Gav = = out
= 2 · |S21 |2 · =
Pav,G Pav,G |1 − S11 · ΓG | 1 − |Γout |2
³ ´
|S21 | · 1 − |ΓG |2
2
=
|1 − S11 · ΓG |2 − |S22 − det (S) · ΓG |2
(6.101)
252 6. Stabilità e guadagni di una rete a due porte
Dalla prima espressione nella (6.101) si può notare che tale gua-
dagno è ancora una volta fattorizzabile in tre termini, il primo legato
alla sezione di ingresso, il secondo legato al trasferimento di potenza
all’interno della rete e il terzo legato alla sezione di uscita.
Si noti poi che il guadagno disponibile è una funzione della rete
(cioè dei suoi parametri di scattering) e del generatore, ma non della
chiusura dell’uscita, che è stata imposta in condizioni di adattamento
coniugato:
|S21 |2 ³ ´
2 2
PL = |a1 | · · 1 − |Γ L | =
|1 − S22 · ΓL |2
³ ´
2 2
1 |S 21 | · 1 − |Γ L |
= |b0 |2 · · =
|1 − ΓG · Γin |2 |1 − S22 · ΓL |2
³ ´
1 1 − |ΓL |2
= |b0 |2 · 2
2 · |S21 | ·
|1 − ΓG · Γin | |1 − S22 · ΓL |2
(6.103)
³ ´ ³ ´
∆ PL 1 − |ΓG |2 1 − |ΓL |2
GT = = · |S21 |2 ·
2 =
Pav,G |1 − ΓG · Γin | |1 − S22 · ΓL |2
³ ´ ³ ´
1 − |ΓG |2 · |S21 |2 · 1 − |ΓL |2
= =
|(1 − S11 · ΓG ) · (1 − S22 · ΓL ) − S12 · S21 · ΓG · ΓL |2
³ ´ ³ ´
1 − |ΓG |2 · |S21 |2 · 1 − |ΓL |2
=
|1 − S11 · ΓG − S22 · ΓL + det (S) · ΓG · ΓL |2
(6.104)
Il guadagno di una rete a due porte 253
GT = GT (S, ΓG , ΓL ) (6.105)
S12 = 0 (6.110)
¯ ³ ´
∆ PL ¯
¯ 1 1 − |ΓL |2
GP,U = ¯ =³ ´ · |S21 |2 · (6.111)
Pin ¯
S12 =0 1 − |S11 |2 |1 − S22 · ΓL |2
¯ ³ ´
¯
∆ Pav,out ¯
1 − |ΓG |2 1
Gav,U = ¯ = 2 · |S21 |2 · (6.112)
Pav,G ¯
S12 =0
|1 − S11 · ΓG | 1 − |ΓL |2
¯ ³ ´ ³ ´
∆ PL ¯¯ 1 − |ΓG |2 1 − |ΓL |2
GT,U = ¯ = 2 · |S21 |2 · (6.113)
Pav,G ¯
S12 =0
|1 − ΓG · S11 | |1 − S22 · ΓL |2
∗
ΓL = S22 (6.115)
∗
ΓG = S11 (6.116)
Si ha cosı̀:
Il guadagno di una rete a due porte 255
∆
M AGU = max [GT,U (S, ΓG , ΓL )] =
ΓG ,ΓL
= max [Gav,U (S, ΓG )] =
ΓG
= max [GP,U (S, ΓL )] =
ΓL
1 1
= ³ ´ · |S21 |2 · ³ ´
2
1 − |S11 | 1 − |S22 |2
(6.117)
S12 · S21 · ΓL S11 − det (S) · ΓL
Γin = S11 + 1 − S · Γ = = Γ∗G
22 L 1 − S22 · ΓL
(6.118)
S12 · S21 · ΓG S22 − det (S) · ΓG
Γout = S22 + = = Γ∗L
1 − S11 · ΓG 1 − S11 · ΓG
256 6. Stabilità e guadagni di una rete a due porte
o, in maniera equivalente
à !∗ à !∗
S 12 · S 21 · Γ L S 11 − det (S) · Γ L
ΓG = S11 + = = Γ∗in
1 − S22 · ΓL 1 − S22 · ΓL
à !∗ à !∗
S · S · Γ S − det (S) · Γ
Γ = S +
12 21 G
=
22 G
= Γ∗out
L 22
1 − S11 · ΓG 1 − S11 · ΓG
(6.119)
con incognite ΓG e ΓL . Il sistema è, come detto, di tipo non lineare nelle
variabili suddette e quindi la presenza e l’unicità delle soluzioni deve
essere verificata. In particolare, sostituendo la prima nella seconda e
la seconda nella prima delle (6.119) e sviluppando, si ottengono le due
equazioni di secondo grado a coefficienti complessi:
B C∗
2 − 1·Γ + 1 =0
Γ G
G C1 C1
(6.120)
∗
Γ2 − B2 · ΓL + C2 = 0
L
C2 C2
∆
B1 = 1 + |S11 |2 − |S22 |2 − |det (S)|2
∆
B2 = 1 − |S11 |2 + |S22 |2 − |det (S)|2
(6.121)
∆ ∗ · det (S)
C1 = S11 − S22
∆ ∗ · det (S)
C2 = S22 − S11
j1 B2 A2
j0.5
B1
j0.2
A1 j5
0.2 0.5 1 2 5
0
-j0.2 -j5
-j0.5 -j2
GG , GL
-j1
h i
C1∗ √
2−1
ΓG,conj = · B1 ± 2 |S12 · S21 | · k
2 · |C1 |2
h i (6.124)
C2∗ √
Γ = · B ± 2 |S · S | · k 2−1
L,conj 2 12 21
2 · |C2 |2
258 6. Stabilità e guadagni di una rete a due porte
k>1 (6.125)
∆ |S21 | ³ p ´
M AG = GT | = · k ± k2 − 1 (6.126)
ΓG = ΓG,conj |S12 |
ΓL = ΓL,conj
∆ |S21 |
M SG = (6.127)
|S12 |
|S21 | ³ p ´
GP,max = M AG = · k ± k2 − 1 (6.130)
|S12 |
in corrispondenza al carico:
C2∗ h p i
ΓL,conj = · B ± 2 |S · S | · k 2−1 (6.131)
2 12 21
2 · |C2 |2
Se si diagramma in uno spazio tridimensionale l’andamento della
superficie definita dalla (6.129) al variare di ΓL , si ottiene un parabo-
loide con concavità rivolta verso il basso, del tipo diagrammato nella
Figura 6.11.
¡ ¢ C2∗
C GP =
|S21 |2
|S22 |2 − |det (S)|2 −
GP
|S12 | |S12 |2 (6.133)
|S12 |2 − 2 · k · |S12 | · + 2
¡ ¢ GP GP
R2 GP = |S21 |2 · Ã !
2 2
|S21 |
|S22 |2 − |det (S)|2 −
GP
*
j1 C2
GL j0.5
j0.2
GL,conj
j5
0.2 0.5 1 2 5
0
-j0.2 -j5
-j0.5 -j2
-j1
¡ ¢ C2∗
lim C GP =
GP →∞ |S22 |2 − |det (S)|2
(6.135)
¡ ¢ |S12 |2 · |S21 |2
lim R2 GP = ³ ´2
GP →∞ 2 2
|S22 | − |det (S)|
*
j1
C2
GL j0.5
j0.2 j5
0.2 0.5 1 2 5
0
-j0.2 -j5
-j0.5 -j2
-j1
|S21 | ³ p ´
Gav,max = M AG = · k ± k2 − 1 (6.137)
|S12 |
in corrispondenza a:
C1∗ h p i
ΓG,conj = · B ± 2 |S · S | · k 2−1 (6.138)
1 12 21
2 · |C1 |2
264 6. Stabilità e guadagni di una rete a due porte
¡ ¢ C1∗
C Gav =
|S21 |2
|S11 |2 − |det (S)|2 −
Gav
2 |S12 | |S12 |2 (6.139)
|S12 | − 2 · k · |S12 | · + 2
¡ ¢ Gav Gav
R2 Gav = |S21 |2 · Ã !
2 2
|S21 |
|S11 |2 − |det (S)|2 −
Gav
j1
GG j0.5 j0.5
j0.2 j5
0.2 0.5 1 2 5
0
-j0.2 -j5
GG,conj
*
C1 -j2
-j1
Anche in questo caso si sottolinea che le curve sul piano del carico di
ingresso forniscono quel dato guadagno (disponibile) a patto di termi-
nare in uscita la rete con il carico che fornisce l’adattamento coniugato
per quel dato carico in ingresso. È cosı̀ sottinteso che si abbia, per ogni
carico:
à !∗
∗ S22 − det (S) · ΓG
ΓL = Γout = (6.140)
1 − S22 · ΓG
266 6. Stabilità e guadagni di una rete a due porte
¡ ¢ C1∗
lim C Gav =
Gav →∞ |S11 |2 − |det (S)|2
(6.141)
¡ ¢ |S12 |2 · |S21 |2
lim R2 Gav = ³ ´2
Gav →∞
|S11 |2 − |det (S)|2
coincidendo con il cerchio di stabilità dell’ingresso (6.39).
S12 · S21 · ΓG ¡ ¢∗
ΓG ⇒ Γout = S22 + ⇒ ΓL = Γout (6.142)
1 − S11 · ΓG
Si cerchi ora di aumentare il guadagno (disponibile) scegliendo ΓG
verso regioni a guadagno disponibile crescente (Figura 6.16 in alto a
sinistra).
In corrispondenza Γout si sposterà verso il bordo della carta di Smi-
th, ed il carico ΓL che adatta in maniera coniugata l’uscita, si muoverà
verso il cerchio di stabilità dell’uscita.
Quindi in questo caso si ammette un disadattamento dell’ingresso
(non si adatta in maniera coniugata ma si sceglie il carico indipenden-
temente) mantenendo l’adattamento coniugato dell’uscita.
Il guadagno di una rete a due porte 267
j1 j1
Regione
GG j0.5
instabile Gout j0.5 j2
j0.2 j5 j0.2 j5
Regione
stabile -j2 -j2
-j0.5 -j0.5
-j1 -j1
j1 j1
GL j0.5
Regione
j2
Gin j0.5 j2
stabile
j0.2 j5 j0.2 j5
-j1 -j1
Regione
instabile
|S21 |
CSG = 2 · k · (6.143)
|S12 |
La procedura illustrata rappresenta soltanto un esempio. Si sa-
268 6. Stabilità e guadagni di una rete a due porte
|S21 |
M SG = (6.144)
|S12 |
che matematicamente rappresenta il valore del massimo guadagno di-
sponibile in condizioni di limite di stabilità (ossia per k = 1). In realtà
questa quantità riveste il ruolo di un vero e proprio indicatore delle
proprietà di guadagno di una rete, essendo infatti invariante rispetto
a trasformazioni in serie o in parallelo con elementi passivi. In altri
termini, se alla rete descritta da un insieme di parametri di scatte-
ring si aggiungono in serie o in parallelo elementi passivi alla prima
e/o alla seconda porta (ma non tra le due, quindi si esclude il caso del-
la reazione), il massimo guadagno stabile della rete risultante rimane
invariato.
Per dimostrare tale assunto, si consideri la trasformazione dalla
rappresentazione in termini di matrice di trasmissione a quella di ma-
trice di scattering. In particolare, per gli elementi sulla diagonale se-
condaria, come si è visto, si ha:
2 · det (ABCD) · Z0
S12 =
B + (A + D) · Z0 + C · Z02
(6.145)
2 · Z0
S21 =
B + (A + D) · Z0 + C · Z02
e quindi
S21 2 · Z0 1 1
= = = (6.146)
S12 2 · det (ABCD) · Z0 det (ABCD) A · D − B · C
Il guadagno di una rete a due porte 269
¯ ¯
¯S ¯ 1 1
¯ 21 ¯
M SG = ¯ ¯= = (6.147)
¯ S12 ¯ |det (ABCD)| |A · D − B · C|
Ã" # " #!
1 Z A B
det · = AD + CDZ − BC − CDZ = AD − BC
0 1 C D
Ã" # " #!
1 0 A B
det · = AD + ABY − ABY − BC = AD − BC
Y 1 C D
(6.150)
e quindi non cambia il massimo guadagno stabile della rete. Quindi,
di conseguenza, se si adatta in maniera reattiva o anche con elementi
con perdite (concentrati o distribuiti), la rete complessiva risultante
mantiene il medesimo guadagno stabile della rete di partenza.
Tale proprietà risulta di fondamentale importanza nel progetto di
amplificatori di guadagno, nel caso la rete da adattare risulti condizio-
natamente stabile, come si vedrà meglio in seguito.
La proprietà del rapporto tra i parametri di trasmissione diretto
e inverso consente poi di derivare altre caratteristiche interessanti.
Il massimo guadagno disponibile di una rete è espresso infatti dalla
relazione
|S21 | ³ p ´
M AG = · k − k2 − 1 (6.151)
|S12 |
270 6. Stabilità e guadagni di una rete a due porte
1
Pav,G = |b0 |2 · (6.152)
1 − |ΓG |2
³ ´
³ ´ 1 − |Γin |2
Pin = |a1 |2 − |b1 |2 = |a1 |2 · 1 − |Γin |2 = |b0 |2 · (6.153)
|1 − ΓG · Γin |2
e sono cosı̀ legate dalla
³ ´ ³ ´
1 − |ΓG |2 · 1 − |Γin |2 1
Pin = 2 · Pav,G = · Pav,G (6.154)
|1 − ΓG · Γin | Mconj,in
Il guadagno di una rete a due porte 271
|1 − ΓG · Γin |2
Mconj,in = ³ ´ ³ ´ (6.155)
1 − |ΓG |2 · 1 − |Γin |2
∗
¡ ¢ Γin
C M conj,in = ³ ¯ ¯2 ´ ¯ ¯2
M conj,in · 1 − ¯Γin ¯ + ¯Γin ¯
³ ¯ ¯2 ´ q ¡ ¢ (6.157)
¡ ¢ 1 − ¯Γin ¯ · M conj,in · M conj,in − 1
R M conj,in = ³ ¯ ¯2 ´ ¯ ¯2
M conj,in · 1 − ¯Γin ¯ + ¯Γin ¯
1
Pav,out = |b1 |2 · (6.158)
1 − |Γout |2
³ ´
1 − |ΓL |2
PL = |b2 |2 − |a2 |2 = |b2 |2 · (6.159)
|1 − Γout · ΓL |2
272 6. Stabilità e guadagni di una rete a due porte
³ ´ ³ ´
1 − |Γout |2 · 1 − |ΓL |2 1
PL = 2 · Pav,out = · Pav,out (6.160)
|1 − Γout · ΓL | Mconj,out
|1 − Γout · ΓL |2
Mconj,out =³ ´ ³ ´ (6.161)
1 − |Γout |2 · 1 − |ΓL |2
∗
¡ ¢ Γout
C M conj,out = ³ ¯ ¯2 ´ ¯ ¯2
M conj,out · 1 − ¯Γout ¯ + ¯Γout ¯
³ ¯ ¯2 ´ q ¡ ¢ (6.163)
¡ ¢ 1 − ¯Γ out
¯ · M conj,out · M conj,out − 1
R M conj,out = ³ ¯ ¯2 ´ ¯ ¯2
M conj,out · 1 − ¯Γout ¯ + ¯Γout ¯
1 + |Γin |
V SW Rin = (6.164)
1 − |Γin |
Il guadagno di una rete a due porte 273
1 + |Γout |
V SW Rout = (6.165)
1 − |Γout |
se il coefficiente di riflessione è normalizzato rispettivamente sul carico
in ingresso ΓG o su quello in uscita ΓL . È facile mostrare che i rapporti
di onda stazionaria sono legati al disadattamento Mconj dalle:
q
V SW Rin = 2 · Mconj,in + 2 · Mconj,in · (Mconj,in − 1) − 1 (6.166)
q
V SW Rout = 2 · Mconj,out + 2 · Mconj,out · (Mconj,out − 1) − 1 (6.167)
6.6 Esercizi
1. Dimostrare l’equivalenza tra la condizione |det (S)| < 1 necessaria
per la stabilità incondizionata ed una delle seguenti:
2. Sia data una rete a due porte descritta dai seguenti parametri di
scattering
\# GHZ S MA R 50
2.0 0.95 -34 3.22 147 0.040 66 0.60 -24
3. Sia data una rete a due porte descritta dai seguenti parametri di
scattering
\# GHZ S MA R 50
17.0 0.77 86 1.19 -52 0.130 -12 0.44 122
4. Sia data una rete a due porte descritta dai seguenti parametri di
scattering
\# GHZ S MA R 50
7.0 0.64 -126 2.66 69 0.110 21 0.41 -81
\# GHZ S MA R 50
4.0 0.84 -68 3.07 115 0.080 47 0.54 -46
\# GHZ S MA R 50
4.0 0.84 -68 3.07 115 0.080 47 0.54 -46
\# GHZ S MA R 50
7.1 Introduzione
Il termine amplificatore indica genericamente un dispositivo (o sot-
tosistema) il cui compito è aumentare il livello di potenza del segnale
al suo ingresso fino al livello desiderato in uscita.
Essendo molteplici i requisiti (o specifiche) di funzionamento che
possono essere richiesti ad un amplificatore, le metodologie di progetto
e la pratica implementazione varieranno con essi.
In una catena amplificatrice, schematicamente rappresentata in Fi-
gura 7.1, si possono in genere distinguere:
277
278 7. Amplificatori lineari, definizioni e caratteristiche
LNA Gain PA
Oscillatore
locale
Downconverter
Switch di
ridondanza (tipicamente N=24 - 44)
(tipicamente M=4 - 8)
Gavg
1 dB
G
[dB]
B = f2 - f1
f1 f2 f [GHz]
∆
B = f2 − f1 [Hz] (7.2)
∆ f2 − f1
B% = (7.3)
f1
∗
Si tenga presente che il parametro sulla base del quale viene definita la banda
passante non è necessariamente il guadagno in potenza. Ad esempio, se l’amplificatore
in esame deve amplificare una corrente in ingresso trasformandola in una tensione di
uscita, qual è il caso degli amplificatori di transimpedenza per applicazioni di comuni-
cazioni ottiche, il parametro da considerare è appunto il guadagno di transimpedenza,
ossia il rapporto tra tensione di uscita e corrente in ingresso.
Classificazione e parametri degli amplificatori 281
malizzando la banda passante al valore centrale (f2 +f1 )/2 della stessa,
ossia:
∆ f2 − f1 f2 − f1
B% = =2· (7.4)
f2 + f1 f2 + f1
2
Sulla scorta di tali definizioni, gli amplificatori possono quindi esse-
re classificati in:
visto che i livelli di guadagno richiesti alle frequenze elevate sono ben
difficili da ottenere utilizzando un singolo stadio di amplificazione.
In ogni stadio che compone un amplificatore lineare sono individua-
bili due blocchi funzionali: la parte in cui avviene l’amplificazione, com-
posta dal dispositivo attivo eventualmente reazionato ed alimentato, e
le sezioni di adattamento in ingresso e in uscita, tipicamente passive
e prevalentemente reattive. Queste ultime hanno lo scopo di annul-
lare le riflessioni alle due porte di ingresso e uscita e/o di introdur-
re dei disadattamenti per l’equalizzazione del guadagno nella banda
operativa.
In generale la realizzazione di amplificatori ad anello aperto è abba-
stanza critica e può presentare notevoli problemi di stabilità (in banda
passante e fuori banda). Laddove possibile vengono cosı̀ utilizzati am-
plificatori reazionati che, grazie appunto alla intrinseca stabilizzazione
introdotta dalla retroazione, sono in grado di garantire la stabilità del
dispositivo e mantenere costante il guadagno nella banda d’interesse.
Ad un amplificatore, al momento della sua progettazione o comun-
que in caso lo si debba scegliere in funzione della sua utilizzazione, è
richiesto di soddisfare un insieme di specifiche.
Tra le caratteristiche fondamentali di un amplificatore lineare si
possono annoverare, oltre alla già citata banda operativa, il valore del
guadagno a piccolo segnale (o guadagno lineare) ed una serie di para-
metri secondari, ma non per questo di minor importanza, che ne carat-
terizzano le prestazioni e come l’amplificatore possa essere integrato
all’interno di un sistema complesso: tra questi l’andamento del guada-
gno nella banda di lavoro, gli adattamenti in ingresso e in uscita e le
variazioni delle prestazioni stesse rispetto alla temperatura, assieme
alle caratteristiche di alimentazione.
Oltre a tali parametri comuni a tutte le tipologie di amplificato-
ri, vanno aggiunte poi le prestazioni caratterizzanti dell’amplificatore
stesso (quali la cifra di rumore nel caso di un LNA, la potenza ad 1 dB
di compressione nel caso di un PA e simili).
Nella Tabella 7.1 viene riportato a titolo di esempio un insieme
tipico di specifiche per un amplificatore di media potenza.
Con riferimento alla Figura 7.4, si definisce pendenza del guadagno
(o gain slope) la velocità di variazione del guadagno all’interno della
banda passante:
" #
∆∂G (f ) dB
Gain Slope = (7.5)
∂f GHz
Classificazione e parametri degli amplificatori 283
Gmax
Gavg Gain Flatness
[dBpp]
Gain Slope Gmin
G [dBpp]
[dB]
B = f2 - f1
f1 f2 f [GHz]
∆
Gain F latness = Gmax |dB − Gmin |dB [dB] (7.6)
∗
Si tenga presente che il segnale che un dato amplificatore deve elaborare può esse-
re composto da numerosi segnali distinti (ad esempio affiancati in frequenza), ciascuno
dei quali deve essere sottoposto ad una amplificazione il più possibile uniforme.
284 7. Amplificatori lineari, definizioni e caratteristiche
∆
Gain Stability = max [ G (f, T1 )|dB − G (f, T2 )|dB ] [dBpp] (7.7)
f,T1 ,T2
∂ arg [G (ω1 )]
∆
τg = − [s] (7.8)
∂ω
Tale ritardo di gruppo può interpretarsi come il ritardo tempora-
le associato all’inviluppo del segnale (supposto a banda stretta) che
transita nell’amplificatore.
7.2.2 Adattamento
I vari componenti di un sistema a rf o a microonde sono progettati
utilizzando un livello di impedenza comune e convenzionale per consen-
tire una facile integrabilità (o più semplicemente una interconnessione
∗
Tale escursione è di solito determinata dalla tipologia di applicazione, civile,
militare o spaziale, nella quale si intende utilizzare l’amplificatore.
†
Di norma il guadagno in potenza è una funzione monotona decrescente con la
temperatura. Quindi di solito nella (7.7), T1 = Tmin e T2 = Tmax .
Classificazione e parametri degli amplificatori 285
∆
Output M atch = 20 · log10 (|ρout |)|Zs =50 Ω (7.10)
Alternativamente è in uso la perdita di ritorno (return loss, RL),
definita come il rapporto, in dB, tra potenza incidente e riflessa alla
porta in esame, ossia:
à !¯
Pinc,1 ¯
∆ ¯
RLin = 10 · log10 ¯ =
Pref l,1 ¯
ZL =50 Ω
= − 20 · log10 (|ρin |)|ZL =50 Ω =
= −Input M atch (7.11)
à !¯
Pinc,2 ¯
∆ ¯
RLout = 10 · log10 ¯ =
Pref l,2 ¯
ZL =50 Ω
= − 20 · log10 (|ρout |)|Zs =50 Ω =
= −Output M atch (7.12)
286 7. Amplificatori lineari, definizioni e caratteristiche
¯
1 + |ρout |¯¯
V SW Rout = ¯ (7.14)
1 − |ρout |¯
Zs =50 Ω
∗
Essendo un rapporto di potenze, l’espressione in dB è del tipo 10 log10(.).
Classificazione e parametri degli amplificatori 287
¯
Sin/ ¯
∆ Nin ¯
F = ¯ =
Sout/ ¯
Nout T0
¯
Sin Nout ¯¯
= · ¯ =
Sout Nin ¯
T0
1 Nadd + k · T0 · B · Gav
= · (7.15)
Gav k · T0 · B
" #
2 · (k · T0 · B · Gav + Nadd )
M DSout |dBm = 10 log10 =
1 mW
" #
2 · F · k · T0 · B · Gav
= 10 log10 =
1 mW
" #
2 · F · k · T0 · B · Gav 1 Hz
= 10 log10 · =
1 mW 1 Hz
288 7. Amplificatori lineari, definizioni e caratteristiche
à !
k · T0 · 1 Hz
= 10 log10 + 10 log10 (F ) +
1 mW
à !
B
+10 log10 + 10 log10 (Gav ) + 10 log10 (2) =
1 Hz
= (kT0 · 1Hz)|dBm + N F + B|dBHz + Gav |dB + 3dB =
= −171 dBm + N F + B|dBHz + Gav |dB
(7.16)
£ ¤
y = G · x + k2 · x2 + k3 · x3 (7.19)
∗
In questo caso supponiamo che x e y siano segnali di tensione o corrente norma-
lizzati su un resistore unitario e quindi con le dimensioni di W1/2 . Corrispondente-
mente il guadagno sarà in questo caso un guadagno di tensione o di corrente (e non di
potenza).
290 7. Amplificatori lineari, definizioni e caratteristiche
"
k2 A2
y (t) = G· +
2
à !
3k3 A2
+A · 1+ · cos (ωt) +
4
k2 A2
+ · cos (2ωt) +
2 #
k3 A3
+ · cos (3ωt) (7.22)
4
∆ Pout,f,lin
Glin = = G2 (7.25)
Pin
Effetti delle non linearità 291
Nel caso generale (k2 , k3 6= 0), dalla (7.22) è facile notare che il ter-
mine a frequenza fondamentale (ossia quella del segnale di ingresso)
contiene un contributo dal termine di terzo grado dello sviluppo (7.19).
Tale termine tende a far diminuire la potenza in uscita a frequenza
fondamentale all’aumentare dell’eccitazione (di solito k3 < 0). Nel caso
generale quindi le (7.24) e (7.25) diventano:
à !2 à !2
A2
2 3k3 3k3
Pout,f =G · · 1+ · A2 =G · 2
1+ · Pin · Pin (7.26)
2 4 2
à !2
Pout,f
∆ 3k3
Gf = = Glin · 1+ · Pin (7.27)
Pin 2
Z " #2
1 G · k2 · A2 k22 · G2 · A4
Pout,2f = · · cos (2ωt) dt = =
T 2 8
T
k22 · Glin 2
= · Pin (7.28)
2
292 7. Amplificatori lineari, definizioni e caratteristiche
Pout, f
Py, lin [dBm]
Pout, f 1 dB
[W] Pout, 1 dB
a) c)
Pin
Pin [W] Pin, 1 dB [dBm]
G G
[dB]
Glin Glin
1 dB
b) d)
Pin
Pin [W] Pin, 1 dB [dBm]
Z " #2
1 1 k 2 · G2 · A6
Pout,3f = · · G · k3 · A3 · cos (3ωt) dt = 3 =
T 4 32
T
k32 · Glin 3
= · Pin (7.29)
4
Pout
[dBm]
2 3
Pin
[dBm]
Pout, f
Pout, 2f Pout, 3f
Figura 7.6: Generazione di armoniche.
∆ Pout,nf
HDnf = (7.30)
Pout,f
che, utilizzando il modello cubico introdotto, fornisce per il secondo e
terzo ordine:
Glin · k22
HD2f = · Pin
2
(7.31)
Glin · k32 2
HD3f = · Pin
4
Per quantificare nel complesso la distorsione si introduce poi la di-
storsione armonica totale (total harmonic distortion, THD):
∆
X Pout,nf
T HD = (7.32)
Pout,f
n≥2
∆ Pout,f
η= (7.33)
Pdc
dc power
Pdc
output power
input power
Pout, f
Pin
PA
∆ Pout,f
P AE = (7.35)
Pin + Pdc
Un tipico andamento della PAE al variare della potenza di ingresso
è riportato nella Figura 7.8. Si tenga presente che il valore massimo
della PAE si ottiene di solito a livelli di pilotaggio di 2 ÷ 4 dB superiori
rispetto al punto di compressione ad 1 dB in ingresso, ossia per livelli
di compressione elevati.
PAE
[%]
2-4
dB
Pin , 1 dB Pin , PAE max
Pin [dBm]
f1 f2
Pout
f1+f2
f2-f1 3f2
2f1-f2 2f2-f1 3f1
f
dc 2f1 2f2 2f1+f2 2f2+f1
2
2f1 A1
2 II armonica
2f2 A2
2
f1-f1 A1
x2 dc da
f2-f2 A2
2 dc
f2-f1
A1 A2 Intermodulazione del II ordine
f2+f2
3
3f1 A1
3 III armonica
3f2 A2
f1 da f1+f1-f1 A 13
Compressione
f2 da f2+f2-f2 A 23
3 f1 da f1+f2-f2 A1 A22
x f2 da f2+f1-f1 A 12 A 2
Soppressione
2
2f1-f2 A1 A 2
2 Intermodulazione del III ordine
2f2-f1 A1 A 2
2
2f1+f2 A1 A 2
2 Intermodulazione del III ordine
2f2+f1 A1 A 2
tivo (k3 è di solito negativo) e ampiezza (vedi Tabella 7.2) che varia con il quadrato
dell’ampiezza dell’altro tono.
∗
Si tenga presente che il modello cubico ha un intervallo di validità limitato dal-
l’ordine dell’espansione. Nel caso del punto di intercetta, tale intervallo di validità è
298 7. Amplificatori lineari, definizioni e caratteristiche
che si ottiene:
IP3,out
Pout
[dBm]
1
3
Pin
IP3,in [dBm]
Pout, f PIMD
¡ ¢
PIM D |dBm = IP3,out |dBm − 3 · IP3,out |dBm − Pout,f |dBm (7.40)
possibile che sia stato ampiamente superato.
∗
Si tenga presente che nel caso del test a due toni, se si suppone di aumentare in-
sieme la potenza dei due toni in ingresso, la potenza di uscita ad 1 dB di compressione
relativa ad uno dei due risulterà inferiore a quella che si misurerebbe nel caso di test
a singolo tono.
Effetti delle non linearità 299
∆ Pout,f
C/I = (7.41)
PIM D
in cui PIM D è la potenza di uscita ad una delle due frequenze di inter-
modulazione in banda (2f1 − f2 o 2f2 − f1 ). È facile verificare che, per
livelli di pilotaggio moderati, il C/I decresce di 2 dB per ogni aumento
di 1 dB della potenza di ingresso. Si ha cosı̀:
¡ ¢
C/I|dBc = 2 · IP3,out |dBm − Pout,f |dBm (7.42)
2¡ ¢
SF DR|dB ≡ IP3,in |dBm − M DS|dBm (7.44)
3
300 7. Amplificatori lineari, definizioni e caratteristiche
Pout
PIMD
[dBm]
IP3,out
Pout, f
Pout, 1 dB
1 3
MDS IP3,in
Pin, 1 dB Pin [dBm]
3 dB
Nout
SFDR
DR
Nel segnale di uscita è possibile quindi notare l’effetto delle non li-
nearità non soltanto sull’ampiezza che risulta in generale funzione non
lineare dell’ampiezza dell’ingresso, ma anche sulla fase, influenzata dal
valore del modulo del segnale in ingresso (e quindi dal pilotaggio). A
differenza di quanto avviene nell’ipotesi di funzionamento lineare si
avrà quindi:
G [X (t)] 6= A · X (t)
(7.47)
Φ [X (t)] 6= cost
Le due caratteristiche descritte consentono di schematizzare il com-
portamento di un amplificatore con comportamento non lineare in base
all’andamento delle ampiezze e delle fasi del segnale di uscita in fun-
zione del livello del segnale di ingresso, denominate rispettivamente
compressione AM/AM e conversione AM/PM, un esempio per le quali
è mostrato nella Figura 7.12
AM/AM
[dBm]
AM/PM
[deg]
Pin [dBm]
8.1 Introduzione
Gli amplificatori di guadagno hanno lo scopo di aumentare il rap-
porto tra la potenza associata al segnale di uscita e quella del segnale
all’ingresso dell’amplificatore stesso, preservandone al contempo le ca-
ratteristiche. Esistono diversi approcci al progetto di un amplificatore
di guadagno, ognuno dei quali caratterizzato dalle sue peculiarità.
Il più semplice di questi approcci viene definito ad anello aperto,
intendendo con tale terminologia un amplificatore composto dal so-
303
304 8. Amplificatori di guadagno
Interstage Matching
GG
Network
IMN OMN GL
Sintesi ad Layouting
elementi reali
Figura 8.3: Esempio di circuito ibrido nel suo package (Alenia Spazio).
40 5
30 4
MSG,
MAG 20 3
[dB] MSG k
10 MAG 2
0 1
k
-10 0
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
f [GHz]
Id Vgs
Guadagno
Potenza
(classe A)
Basso Potenza
rumore e PAE
(classe AB/B/C)
Vds
Figura 8.6: Punto di lavoro ottimale del dispositivo attivo a seconda
dell’applicazione.
Vdd
Vgg Vdd Cb
Cb Cb
Lrfc
Lrfc Lrfc rf out
rf out rf in
Cdis
rf in Cdis
Cdis
Cdis Lg Rs
Cs
a) b)
Figura 8.7: Reti a doppia a) o a singola alimentazione b).
Rs1
Rs2
Cs
Rs3
Rs4
Id Vgs
Percorso del
punto di lavoro
all’accensione
Vdd Vds
Figura 8.9: Applicazione delle tensioni di alimentazione.
Vgg Vdd
Cb Cb
Rgg Rdd
rf out
rf in
Cdis
Cdis
Vgg Vdd
Cb Cb
l / 4 @f0 l / 4 @f0
X
l / 4 @f0 l / 4 @f0
rf in rf out
Cdis
Cdis
Vgg Vdd
Lb2 Lb1 Lb1 Lb2
Cb2 Cb2
Cb1 Cb1
l / 4 @f0 l / 4 @f0
X
l / 4 @f0 l / 4 @f0
rf in rf out
Cdis
Cdis
1 nF
100 pF
l/4
l/4
rf out
rf in
FET
k
MSG MSG
MAG k=1
k
MAG
f
fx fmin fmax
{
banda di progetto
Gi
GG , GL j1
zona
X j0.5
instabile
j2
ZG , ZL +X j0.2 j5
R 0 0.2 0.5 1 2 5
Gr
-j0.2 -j5
zona
-X
instabile -j0.5 -j2
-j1
parte reale positiva (Figura 8.15), non variando quindi il carico presen-
tato all’ingresso o all’uscita del dispositivo. Stesso risultato si ottiene
se si considera il piano delle ammettenze e l’effetto dell’inserimento
in parallelo di suscettanze capacitive o induttive. Il fattore di stabi-
lità (o meglio la stabilità in generale) non viene quindi influenzato da
trasformazioni reattive.
Per contro, l’inserimento di elementi resistivi in serie, provoca la
traslazione orizzontale verso destra del semipiano delle impedenze a
parte reale positiva (Figura 8.16). In definitiva l’inserzione di un ele-
mento resistivo in serie aumenta il valore minimo della parte rea-
le del carico. Considerazione duale nel caso dell’inserimento di una
conduttanza in parallelo.
Da tale rappresentazione grafica risulta anche calcolabile, operati-
vamente, il valore minimo di resistenza che rende incondizionatamente
stabile il dispositivo.
L’effetto di stabilizzazione si ottiene quindi connettendo una resi-
stenza in parallelo o in serie al terminale di ingresso (gate) oppure in
parallelo o in serie al terminale di uscita (drain). Poiché l’inserimento
delle sole resistenze provocherebbe una diminuzione del guadagno del-
l’amplificatore anche nella banda d’interesse, per garantire il massimo
guadagno ottenibile, ai resistori in serie si può connettere in parallelo
un condensatore mentre ai resistori in parallelo può affiancare in se-
rie un induttore. Tali elementi reattivi devono essere opportunamente
dimensionati in modo tale che, nella banda di interesse, l’intero grup-
320 8. Amplificatori di guadagno
Gi
GG , GL j1 zona
X j0.5
instabile
j2
ZG , ZL j0.2 j5
Gr
+Rserie -j0.2 -j5
zona
instabile -j0.5 -j2
-j1
SD
SG
PD
PG
SD
SG
PD
PG
Rp
Rs
Rp
gate drain
gm Vgs
source
Rs
Figura 8.20: Modello a bassa frequenza del FET con reazione serie e
parallelo.
gm · Z02 2 · Z0
1 −
1 Rp (1 + gm · Rs ) Rp
Sbf = · (8.2)
∆ −2 · gm · Z0 2 · Z0 gm · Z02
+ 1−
1 + gm · Rs Rp Rp (1 + gm · Rs )
con:
2 · Z0 gm · Z02
∆=1+ + (8.3)
Rp Rp (1 + gm · Rs )
Come accennato, alle porte di ingresso e di uscita l’utilizzo della
reazione aiuta a portare il coefficiente di riflessione verso l’impedenza
di normalizzazione. Imponendo quindi la condizione di adattamento:
si ottiene la relazione
Z02 1
Rs = − (8.5)
Rp gm
Sostituendo la (8.5) nella (8.2) si ricavano le espressioni di S12 e S21
della rete reazionata in bassa frequenza:
Z0
S12,bf = (8.6)
Z0 + Rp
Z0 − Rp Rp
S21,bf = =1− (8.7)
Z0 Z0
Assumendo che il dispositivo attivo sia unidirezionale ed annullan-
do quindi il termine S12 nelle espressioni del guadagno, poiché si sta
stabilizzando il dispositivo (fattore di stabilità almeno unitario), allo-
ra il massimo guadagno ottenibile sarà il massimo guadagno stabile
(M SG):
M SG = |S21,bf |2 (8.8)
324 8. Amplificatori di guadagno
Rp
gm ≥ (8.10)
Z02
S21,bf,nf = −2 · gm · Z0 (8.11)
|S21,bf,nf | Rp 1 + |S21,bf |
gm = ≥ 2= (8.12)
2 · Z0 Z0 Z0
ossia il guadagno del FET reazionato sarà circa la metà del guadagno
del FET in assenza di reazione.
Per limitare il numero dei componenti è comunque preferibile non
utilizzare il resistore Rs . Di conseguenza si dovrà scegliere un disposi-
tivo a gm minima, tale che sia rispettato il segno di uguaglianza nella
(8.10).
Amplificatori di guadagno ad anello aperto 325
GG,ext GG GL GL,ext
Sorgente Carico
IMN OMN
1 + |Γin,ext |
RLin = −20 · log10 (|Γin,ext |) ⇐⇒ V SW Rin =
1 − |Γin,ext |
1 + |Γout,ext |
RLout = −20 · log10 (|Γout,ext |) ⇐⇒ V SW Rout =
1 − |Γout,ext |
(8.16)
ossia come modulo del coefficiente di riflessione espresso in dB.
La soluzione del problema di adattamento assume forme diverse a
seconda che il dispositivo (comprensivo della rete di stabilizzazione e
polarizzazione) sia o meno incondizionatamente stabile nella banda di
interesse.
Nel primo caso infatti (dispositivo incondizionatamente stabile), al-
lora k > 1 ed è quindi possibile effettuare un adattamento simultaneo
coniugato alle porte di uscita e di ingresso.
Esistono quindi, come si è visto, due terminazioni ottime che for-
Amplificatori di guadagno ad anello aperto 327
C1∗ h √ i
Γ = · B − 2 |S · S | · k 2−1
G,conj 1 12 21
2 · |C1 |2
(8.17)
C2∗ h √ i
2
ΓL,conj = · B2 − 2 |S12 · S21 | · k − 1
2 · |C2 |2
con
IMN OMN
Gin,ext = 0 *
Gin = GG,conj *
Gout = GL,conj Gout,ext = 0
|S21 | ³ p ´
M AG = · k − k2 − 1 (8.19)
|S12 |
Si noti che per l’amplificatore completo, se le reti di adattamento
sintetizzate sono reciproche e senza perdite, il guadagno risultante,
fornito numericamente dalla (8.19), può ottenersi dai parametri di dif-
fusione dell’amplificatore e considerando ZG,ext = ZL,ext = 50 Ω da
una qualsiasi delle espressioni tra quelle del guadagno di inserzione o
di trasduzione o disponibile o di potenza, sempre che le condizioni di
adattamento siano state soddisfatte.
adattamento a banda stretta, del tipo discusso nel capitolo relativo al-
l’adattamento, tipicamente si effettua invece un adattamento ad una
singola frequenza, e le caratteristiche in banda della rete risultante
saranno dipendenti dalla tipologia, dal numero di elementi utilizzati e
dalla complessità della rete stessa.
Di solito, nel caso di amplificatori a banda stretta, l’adattamento
alle sezioni d’ingresso e d’uscita dell’amplificatore viene effettuato al-
l’estremo superiore della banda operativa di frequenze. Viene eseguita
quindi un’ottimizzazione numerica per rispettare le specifiche di return
loss su tutta la banda specificata.
Tale situazione viene riassunta in Figura 8.23, ipotizzando di im-
porre un return loss di ingresso e di uscita superiore a 20 dB.
0
Adattamento
-10 a fmax
-20
|S11|
|S22| -30 Adattamento
a centro banda
[dB]
-40
-50
fmin fmax
f [GHz]
IMN
+ OMN
equal.
FET + bias
+ stabilizzazione
|S21 |
CSG = 2 · k · (8.21)
|S12 |
332 8. Amplificatori di guadagno
GG , GL j1
j0.5
CSG
j0.2 j5
0.2 0.5 1 2 5
0
-j0.2 -j5
-j0.5 -j2
-j1
GG
Network
IMN OMN GL
*
Gin1 = GG1,conj *
Gin2 = GG2,conj
*
Gout1 = GL1,conj *
Gout2 = GL2,conj
∗
C1,1 h p i
Γ = · B − 2 |S · S | · k 2−1
G1,conj 1,1 12,1 21,1 1
2 · |C1,1 |2
(8.22)
∗
C2,1 h p i
2−1
ΓL1,conj = · B 2,1 − 2 |S12,1 · S21,1 | · k 1
2 · |C2,1 |2
334 8. Amplificatori di guadagno
∗
C1,2 h p i
Γ = · B − 2 |S · S | · k 2−1
G2,conj 1,2 12,2 21,2 2
2 · |C1,2 |2
(8.23)
∗
C2,2 h p i
Γ = · B − 2 |S · S | · k 2−1
L2,conj 2,2 12,2 21,2 2
2 · |C2,2 |2
Generatore Carico
Interstage Matching
GG
Network
IMN OMN GL
Cdcb Rf Lf
rf in 1 4 1 4
A Z0
Ampl. X
rf out
Z0 2 3 A 2 3
Ein Ein
E3,1 = j · √ E4,1 = √ (8.24)
2 2
Questi due segnali andranno rispettivamente in ingresso ai due am-
plificatori X e Y . I segnali riflessi da questi ultimi, tramite il coefficien-
te di riflessione dell’amplificatore, ρin,amp , uguali in quanto anche i due
amplificatori lo sono, verranno riportati sia alla porta 1 che alla porta
2 dell’ibrida di ingresso, alle quali si avrà:
à !
E3,1 E4,1 Ein Ein
E1,1 = j · √ · ρin,amp + √ · ρin,amp = − + · ρin,amp =
2 2 2 2
= 0 (8.25)
à !
E3,1 E4,1 Ein Ein
E2,1 = √ · ρin,amp + j · √ · ρin,amp = j · + · ρin,amp =
2 2 2 2
= j · Ein · ρin,amp (8.26)
S21,amp
E1,2 = S21,amp · E4,1 = √ · Ein (8.27)
2
∗
In realtà in tale approssimazione non si considera il coefficiente di riflessione non
ideale dell’ibrida: infatti, anche in condizioni di perfetto bilanciamento, l’adattamento
dell’amplificatore bilanciato non può essere migliore di quello dell’ibrida stessa alla
porta di ingresso (o di uscita rispettivamente).
Amplificatori bilanciati 339
S21,amp
E2,2 = S21,amp · E3,1 = j · √ · Ein (8.28)
2
Verranno cosı̀ a combinarsi infine sulle porte 3 e 4 della seconda
ibrida fornendo:
1 j
E3,2 = √ · ρout,amp · E1,2 + √ · ρout,amp · E2,2 = j · ρout,amp · Ein (8.31)
2 2
j 1
E4,2 = √ · ρout,amp · E1,2 + √ · ρout,amp · E2,2 = 0 (8.32)
2 2
340 8. Amplificatori di guadagno
Ein 1 4 1 4
Z0 0° A 0°
Z0
90° 90° rin, amp S 90° 90°
21, amp
0° 0°
Z0 A Z0
2 3 2 3
rin, amp S
21, amp
1 4 1 4
Z0 0° A 0°
Z0
90° 90° rout, amp 90° 90°
S12, amp
0° 0°
Ein
Z0 A
2 3 2 3
rout, amp
S12, amp
∗
È possibile infatti realizzare l’ibrida sia in forma concentrata (preferibile nella
gamma delle basse microonde) che in forma distribuita. In quest’ultimo caso all’au-
mentare della frequenza operativa le dimensioni dell’ibrida, spesso legate a sezioni a
quarto d’onda, vengono a ridursi sensibilmente.
342 8. Amplificatori di guadagno
Gate Drain
+
Cgs Vgs
- gmVgs Cds Rds
Ri
Source
Igm gm
|h21 | = = (8.35)
Iin ωCgs
Definendo la frequenza di cut-off fT del dispositivo come quella alla
quale il guadagno in corrente dello stesso diventa unitario, ossia:
gm
fT = f ||h21 |=1 = (8.36)
2πgs
è possibile ottenere, per il massimo guadagno in potenza del dispositi-
vo, l’espressione:
à !2 à !2
I gm Rds ft Rds
Gav,max = · = · (8.37)
Iin 4 · Ri f 4 · Ri
344 8. Amplificatori di guadagno
Z0,d
C C C
p
Z0 = Zoc · Zsc (8.41)
dite, se si assume per le celle unitarie delle linee di gate e drain una
tipica configurazione a T desumibile dalla Figura 8.36, si ottiene:
à !
1 ω 2 Lg Cgs
Zoc,g = · 1−
jωCgs 2
ω 2 Lg Cgs (8.42)
jωL 2−
g 2
Zsc,g = · 2L C
2 ω g gs
1−
2
à !
1 2
ω Ld Cds
Zoc,d =
· 1−
jωCds 2
ω 2 Ld Cds (8.43)
jωLd 2 −
2
Zsc,d = ·
2 ω 2 Ld Cds
1−
2
da cui
v à ! s s
u
u Lg L C
g gs L g ω2
Z0,g =t · 1 − ω2 · = · 1− 2 (8.44)
Cgs 4 Cgs ωc,g
v à ! s s
u
u Ld L C
d ds L d ω2
Z0,d =t · 1 − ω2 · = · 1− 2 (8.45)
Cds 4 Cds ωc,d
2
ωc,g = p (8.46)
Lg Cgs
2
ωc,d = √ (8.47)
Ld Cds
Quindi, fintanto che la frequenza operativa rimane distante da ωc,g
e ωc,d , l’impedenza caratteristica delle due linee è reale e praticamente
costante, pari a:
s s
Lg Ld
Z0,g ≈ Z0,d ≈ (8.48)
Cgs Cds
348 8. Amplificatori di guadagno
Lg Lg Lg Lg
Eg Cgs Cgs Cgs Cgs Z0,g
Ld Ld Ld Ld
I1 = gm · V1
I2 = gm · V2
..
.
In = gm · Vn (8.51)
Dall’assunzione di linee senza perdite si ha chiaramente:
n
1 X
Itot = · Ii · exp [−j · (n − i + 1) · ϑd ] =
2
i=1
n
1 X
= · gm · Vi · exp [−j · (n − i + 1) · ϑd ] =
2
i=1
n
X
1
= · gm · Vin · exp [−j · (n − i + 1) · ϑd − j · i · ϑg ] =
2
i=1
n
X
1
= · gm · Vin · exp (−j · (n + 1) · ϑd ) · exp [j · i · (ϑd − ϑg )] =
2
i=1
n−1
X
1
= · gm · Vin · exp [−j · (n · ϑd + ϑg )] · exp [j · k · (ϑd − ϑg )] =
2
k=0
1 1 − exp [j · n · (ϑd − ϑg )]
= · gm · Vin · exp [−j · (n · ϑd + ϑg )] ·
2 1 − exp [j · (ϑd − ϑg )]
(8.53)
Il modulo di tale corrente vale poi:
¯ " Ã !#¯
¯ ¯
¯ sin n · ϑd − ϑg ¯
¯ 2 ¯
1 ¯ ¯
¯
|Itot | = · gm · Eg · ¯ à ! ¯¯ (8.54)
4 ¯ ϑd − ϑg ¯
¯ sin ¯
¯ 2 ¯
350 8. Amplificatori di guadagno
1
PL = · |Itot |2 · Re (Zd ) =
2
¯ " Ã !#¯2
¯ ϑ − ϑ ¯
¯ sin n · d g ¯
¯ 2 ¯
1 2 2 ¯
¯ ¯
= · gm · |Eg | · ¯ à ! ¯¯ · Re (Z0,d )
32 ¯ ϑd − ϑg ¯
¯ sin ¯
¯ 2 ¯
(8.55)
1 |Eg |2 |Eg |2
Pav,g = · = (8.56)
2 4 · Re (Z0,g ) 8 · Re (Z0,g )
fornisce il guadagno disponibile della struttura Gav,twa :
PL
Gav,twa = =
Pav,g
¯ " Ã !#¯2
¯ ϑ − ϑ ¯
¯ sin n · d g ¯
¯ 2 ¯
1 2 ¯ ¯
= · gm · Re (Z0,g ) · Re (Z0,d ) · ¯¯ à ! ¯¯
4 ¯ ϑd − ϑg ¯
¯ sin ¯
¯ 2 ¯
(8.57)
βg = βd −→ ϑg = ϑd (8.58)
allora
1 2
Gav,twa = · g · Re (Z0,g ) · Re (Z0,d ) · n2 (8.59)
4 m
Quindi in definitiva il guadagno della struttura distribuita può es-
sere considerato, in prima approssimazione, costante in frequenza (fin-
tanto che tali rimangono le due impedenze di terminazione) e può es-
sere accresciuto aumentando il numero di stadi.
Amplificatori distribuiti 351
¯ ¯
1 2 ¯ exp (−n · A ) − exp (−n · A )¯2
¯ d g ¯
Gav,twa = · gm · Re (Z0,g ) · Re (Z0,d ) · ¯ ¯
4 ¯ Ad − Ag ¯
(8.60)
Quindi l’effetto dell’introduzione delle perdite è duplice: da un lato
il segnale di ingresso nel progredire lungo la linea di gate verrà at-
tenuato e piloterà ciascun dispositivo con una ampiezza decrescente.
Dall’altro le correnti uscenti da ciascun terminale di drain dovranno
attraversare, per raggiungere l’uscita, un numero più alto di celle e
quindi verranno ulteriormente attenuate.
Il risultato è che esiste un numero ottimale di celle per la massimiz-
zazione del guadagno, oltre il quale quest’ultimo ritorna a diminuire,
dato da:
à !
Ad
ln
Ag
nopt = (8.61)
Ad − Ag
à !2 ! Ã
ωωc
·
ωg
ωc
Ag = v (8.62)
u à !2 à !2
u ωc ω
u
t 1− 1− ·
ωg ωc
à !
ωd
ωc
Ad = v (8.63)
u à !2
u ω
u
t 1−
ωc
352 8. Amplificatori di guadagno
in cui si è posto:
1 1
ω = 2πf ωg = ωd = (8.64)
Ri · Cgs Rds · Cds
essendo ωg e ωd legate alle costanti di tempo dei circuiti di ingresso
ed uscita del dispositivo e, nell’ipotesi di rispetto della condizione di
sincronismo, ωc è la frequenza di cut-off (identica) delle due linee:
2 2
ωc = p =√ (8.65)
Lg Cgs Ld Cds
Dai tipici valori estraibili per un dispositivo attivo si può ottenere
una attenuazione per la linea di gate di solito maggiore della corrispon-
dente per la linea di drain.
Le prestazioni in frequenza dell’amplificatore distribuito ed il nu-
mero ottimo di stadi sono cosı̀ determinati dall’attenuazione della li-
nea di gate, mentre quella di drain andrà ad influenzare il valore del
guadagno massimo ottenibile. Nella Figura 8.38 sono riportati gli an-
damenti tipici della risposta in frequenza di un amplificatore distri-
buito al variare del numero di stadi. I valori degli elementi del circuito
equivalente del dispositivo attivo utilizzato e degli elementi addizionali
inseriti sono indicati all’interno della stessa figura.
15
n = 2, 3, 4, 5
10
G
[dB]
5
Cgs= 0.25 pF Ri = 5 W
Cds= 0.1 pF Rds= 240 W
0 Lg = 0.3 nH gm = 60 mS
Z0 = 50 W
-5
0 5 10 15 20 25 30 35
f [GHz]
¯ " Ã !#¯2
¯ ϑ + ϑ ¯
¯ sin n · d g ¯
¯ 2 ¯
PZd 1 2 ¯ ¯
Gav,twa,rev = = · gm · Re (Z0,g ) · Re (Z0,d ) · ¯¯ à ! ¯¯
Pav,g 4 ¯ ϑd + ϑg ¯
¯ sin ¯
¯ 2 ¯
(8.66)
Se si suppone di operare nella condizione di sincronismo, che mas-
simizza il guadagno verso il carico esterno, possiamo porre:
βg = βd = β −→ ϑg = ϑd = ϑ (8.67)
da cui
¯ ¯
PZd 1 2 ¯ sin (n · ϑ)¯2
¯ ¯
Gav,twa,rev = = · gm · Re (Z0,g ) · Re (Z0,d ) · ¯ ¯ (8.68)
Pav,g 4 ¯ sin (ϑ) ¯
Dal punto di vista progettuale, i tre vincoli non possono essere sod-
disfatti simultaneamente con le sole variabili libere a disposizione, os-
sia i valori degli induttori esterni Lg e Ld . Si può ricorrere allora ad
una modifica dello schema topologico di base inserendo delle capacità
esterne al dispositivo attivo in serie al gate (Cgs,ext ) ed in parallelo al
drain (Cds,ext ).
Chiaramente, insieme al benefico effetto dal punto di vista proget-
tuale, ne risulterà una diminuzione del guadagno∗ e difficoltà nella
polarizzazione.
Per concludere la trattazione dell’amplificatore distribuito, di segui-
to sono riportate alcune tra le caratteristiche di maggior rilievo della
topologia analizzata.
Z0,d
linea di
gate/drain
Z0,gd
Z0,gd
8.6 Esercizi
1. Sia dato il transistore caratterizzato dai seguenti parametri di
scattering:
# GHZ S MA R 50
# GHZ S MA R 50
359
360 9. Rumore ed amplificatori a basso rumore
9.1 Introduzione
Zf2
£ ¤
e2n =4·k·T · R (f ) · p (f ) · df V2 (9.1)
f1
h·f 1
p (f ) = · Ã ! (9.2)
k·T h·f
exp −1
k·T
e f1 ed f2 sono gli estremi della banda alla quale en è osservata; h è la
costante di Planck (6.62 · 10−34 J · s).
Normalmente, a temperatura ambiente (T0 = 290 K) e per frequenze
inferiori a 100 GHz, si ha
e2n
Pav = =k·T ·B (9.4)
4·R
ritrovando cosı̀ quanto precedentemente assunto.
Tale potenza disponibile rappresenta cosı̀ la potenza ceduta dal re-
sistore R rumoroso ad un resistore di pari valore ma non rumoroso,
come illustrato nella Figura 9.1.
Se il resistore di carico è di valore diverso da R, ad esempio con
coefficiente di riflessione Γ, si ha, per la potenza di rumore ceduta a Γ,
Pabs :
³ ´
Pabs = 1 − |Γ|2 · Pav (9.5)
R
T>0
+ R
en Pav T=0
1 l , Z0 2
Z0 N21 Z0
T N12 T
c
fn = n · f1 = n · (9.6)
2·l
ove c è la velocità della luce nel mezzo. Per ogni frequenza esistono
due gradi di libertà (legati al campo elettrico e magnetico nella linea) e
quindi, in base alla teoria classica della termodinamica, ad ogni grado
di libertà è associata un’energia k · T /2.
Il numero di frequenze comprese nella banda B = fn − fm è pari a:
2·l
n − m = (fn − fm ) · (9.7)
c
L’energia in tale banda vale cosı̀:
1 2·l
[En ]ffnm = 2 · · k · T · (n − m) = k · T · (fn − fm ) · (9.8)
2 c
Tale energia è pari all’energia di rumore fornita dalle due resisten-
ze nel tempo τ = l/c impiegato dalla potenza per viaggiare da un’estre-
mità all’altra della linea:
l
[En ]ffnm = 2 · [N ]ffnm · τ = 2 · [N ]ffnm · (9.9)
c
La potenza di rumore da un resistore nella banda da fn a fm vale
cosı̀:
Zfn
h·f
[N ]ffnm = Ã ! · df (9.11)
h·f
fm exp −1
k·T
364 9. Rumore ed amplificatori a basso rumore
Sia il rumore termico che quello di tipo shot hanno cosı̀ distribuzioni
di tipo gaussiano.
Dal punto di vista della distribuzione spettrale delle componenti, il
rumore si dice bianco (white noise in analogia al caso cromatico) se il
suo spettro di densità di potenza è uniforme (costante). Il rumore ter-
mico è quindi, al di sotto del centinaio di GHz, di tipo bianco. Nel caso
contrario, il rumore si dice rosa (pink noise): è questo il caso del rumore
in uscita da un filtro selettivo al di fuori della sua banda passante, o
del rumore 1/f .
Z+jX
+ 2
en2 in G+jB
e2n i2n
Pav = kT B = = [W] (9.13)
4R 4G
da cui si ottiene:
e2n = 4 · k · T · R · B
(9.14)
i2n = 4 · k · T · G · B
ove T è la temperatura fisica del bipolo in K.
Visto che il rumore può avere cause fisiche diverse da quelle termi-
che per le quali non sono applicabili direttamente le espressioni (9.14),
queste ultime andranno opportunamente modificate per essere poi ap-
plicate ai diversi tipi di rumore.
∆ e2n
Rn = [Ω] (9.15)
4 · k · T0 · B
∆ i2n
Gn = [S] (9.16)
4 · k · T0 · B
Si noti che in entrambe le definizioni non compare la temperatura
fisica della rete ma quella standard T0 : l’eventuale dipendenza dalla
temperatura fisica determina cambiamenti nei valori quadratici medi
di tensione e corrente di rumore e quindi nei corrispondenti Rn e Gn .
Si noti inoltre che Rn e Gn non danno alcuna informazione diretta sui
valori di impedenza (ammettenza) del bipolo.
Il circuito equivalente di rumore di un bipolo descritto da Rn o Gn è
lo stesso equivalente di Thevenin o Norton già mostrati in Figura 9.3,
ove però i valori quadratici medi della tensione o corrente di rumore
sono ora dati da:
∆ pav
Te = [K] (9.19)
k
perfettamente equivalente, se R (o G) è la resistenza (conduttanza)
fisica, alle:
∆ e2n
Te = (9.20)
4·k·R·B
368 9. Rumore ed amplificatori a basso rumore
∆ i2n
Te = (9.21)
4·k·G·B
Il circuito equivalente di rumore di un bipolo descritto da Te è l’equi-
valente di Thevenin o Norton già mostrato in Figura 9.3, ove i valori
quadratici medi della tensione o corrente di rumore sono dati da:
e2n = 4 · k · Te · R · B (9.22)
i2n = 4 · k · Te · G · B (9.23)
Si noti ancora che la temperatura equivalente di rumore non for-
nisce alcuna informazione sulla temperatura fisica del bipolo, a meno
che non si consideri il solo rumore di tipo termico, caso nel quale la
temperatura equivalente coincide con quella fisica.
È facile poi dimostrare le seguenti identità:
Te Rn Gn
= = (9.24)
T0 R G
N X
X N N
X
e2n = eni · enj = e2ni (9.25)
i=1 j=1 i=1
N X
X N N
X
i2n = ini · inj = i2ni (9.26)
i=1 j=1 i=1
Grandezze caratterizzanti il rumore nei bipoli 369
P
N
4 · k · T0 · Rn,tot · B = 4 · k · T0 · Rn,i · B
i=1
⇓ (9.27)
P
N
Rn,tot = Rn,i
i=1
P
N
4 · k · T0 · Gn,tot · B = 4 · k · T0 · Gn,i · B
i=1
⇓ (9.28)
P
N
Gn,tot = Gn,i
i=1
P
N P
N
e2n = 4 · k · Te,tot · B · Ri = 4 · k · Te,i · Ri · B
i=1 i=1
⇓
(9.29)
P
N
Te,i · Ri
i=1
Te,tot =
P
N
Ri
i=1
P
N P
N
i2n = 4 · k · Te,tot · B · Gi = 4 · k · Te,i · Gi · B
i=1 i=1
⇓
(9.30)
P
N
Te,i · Gi
i=1
Te,tot =
P
N
Gi
i=1
∆ pav,out
Te = P [K] (9.31)
k · Gav,i
i
rete rete
Z a due porte pav, out Z a due porte pav, out
T=0K rumorosa T = Te K non rumorosa
Sav,in
kT0 B
= =
Sav,out
(kT0 Gav + kTe Gav ) · B
Sav,in kT0 Gav + kTe Gav
= · =
Sav,out kT0
Te
= 1+ (9.33)
T0
∗
Questa è la definizione che si è utilizzata finora in questo testo nel calcolo delle
proprietà esterne di un amplificatore, nella definizione di minimo segnale rivelabile e
di range dinamico. Tale definizione, per i nostri scopi, è completamente equivalente
alle precedenti.
Grandezze caratterizzanti il rumore nelle reti multiporta 373
attenuatore
Z rumoroso Z
T = Tamb K L T = Tamb K
T = Tamb
k · Tamb · B
k · Tamb · B · Gav + Pav,att = + Pav,att ≡ k · Tamb · B (9.35)
L
374 9. Rumore ed amplificatori a basso rumore
Pav,att à !
B 1
Te,att = = Tamb · L · 1 − = Tamb · (L − 1) (9.37)
k · Gav L
Te,att Tamb
Fatt = 1 + =1+ · (L − 1) (9.38)
T0 T0
Dalla relazione precedente, il fattore di rumore di un attenuatore,
se la temperatura fisica dello stesso è pari alla temperatura standard
T0 , coincide numericamente con l’attenuazione (disponibile).
∆ pL,tot
Top = (9.39)
PI
k· GT,i
i=1
Grandezze caratterizzanti il rumore nelle reti multiporta 375
rete a N porte
T = Te,N
kTe,L
T = Te,G K kTe,GGT T = Te,L K
kTe,NGT
Si noti che in questo caso esiste una sola porta ed una sola frequenza
di uscita. Inoltre, il rumore generato nel carico e riflesso indietro dalla
porta di uscita verso l’equivalente non rumoroso del carico è incluso nel
numeratore della definizione. Infine, tutte le porte diverse da quella di
uscita sono considerate ingressi ed il denominatore della definizione
include soltanto i guadagni di trasduzione da quelle porte di ingresso
cui è applicato un segnale.
Dalla definizione è possibile poi dedurre:
P
I P
I+J P
I+J
pL,tot = k · Top · GT,i = k · Te,G,i · GT,i + k · Te,N · GT,i + pΓ
i=1 i=1 i=1
pΓ = |Γ|2 · k · Te,L
(9.40)
ove pΓ è la densità di potenza di rumore generata dal carico e riflessa
indietro su di esso dalla porta di uscita. Si ha cosı̀:
P
I+J
Te,G,i · GT,i
i=1 pΓ
Top = < · Te,N + +
P
I P
I
GT,i GT,i
i=1 i=1
(9.41)
P
I+J
Gav,i
i=1
<=
PI
Gav,i
i=1
ove < è detto fattore di risposta. L’ultimo termine dell’espressione
è solitamente trascurabile rispetto agli altri due. Se poi si considerano
soltanto reti a singola risposta (due porte), l’espressione precedente si
semplifica ulteriormente ottenendo (< = 1):
I1 = Y11 · V1 + Y12 · V2
(9.43)
I2 = Y21 · V1 + Y22 · V2
allora i contributi di rumore possono essere posti nella forma di due
generatori di corrente di rumore aggiuntivi del tipo:
I1 = Y11 · V1 + Y12 · V2 + ia
(9.44)
I2 = Y21 · V1 + Y22 · V2 + ib
analogamente per la rappresentazione a parametri Z (Figura 9.8):
V1 = Z11 · I1 + Z12 · I2 + ea
(9.45)
V2 = Z21 · I1 + Z22 · I2 + eb
o tramite matrice di trasmissione ABCD (Figura 9.9):
V1 = A · V2 − B · I2 + en
(9.46)
I1 = C · V2 − D · I2 + in
Rappresentazioni per reti a due porte rumorose 377
I1 I2
rete non
V1 rumorosa V2
ia ib
Y
I1 + ea eb
+ I2
rete non
rumorosa
V1 V2
Z
I1 + en I2
rete non
V1 rumorosa V2
in
ABCD
∆ hX · Y ∗ i
r
γ= D E D E (9.47)
|X|2 · |Y |2
con
en
+
YG in1 in2
in2 = Yγ · en (9.50)
Rappresentazioni per reti a due porte rumorose 379
vD E
u 2
hen · i∗n i hen · i∗n2 i u |en |
∗ u
γ = rD E D E = rD E D E = Yγ · t D 2 E (9.51)
|en |2 · |in |2 |en |2 · |in |2 |in |
ed inoltre
vD E vD E
u u
u |in |2 u |in |2
u u
Yγ = Gγ + j · Bγ = Re (γ) · t D E − j · Im (γ) · t D E (9.53)
2
|en | |en |2
en
+
YG Yg in1 -Yg
Rn
+
YG Yg -Yg
T=0 Gn T=0
D E
|en |2
Rn =
4kT0 B
D E (9.55)
|in1 |2
Gn =
4kT0 B
dando origine ad una nuova rappresentazione in termini di Rn , Gn e
Yγ .
La scelta di suddividere il generatore di corrente in una componente
correlata ed una indipendente è peraltro arbitraria: si potrebbe simil-
mente partizionare il generatore di tensione en = en1 + en2 , ottenen-
do infine una rappresentazione in termini di altri quattro parametri:
rn (associato a en1 ), gn (associato a in ) e Zγ (impedenza di correlazio-
ne), che corrisponde ad un circuito equivalente di rumore del tipo in
Figura 9.13.
È possibile, in base alle rappresentazioni di rumore derivate, otte-
nere l’espressione del fattore di rumore della rete due porte.
L’amplificatore che segue la rete due porte di rumore è ora non ru-
moroso e quindi non altera i rapporti tra potenze di rumore in ingresso
e in uscita.
Rappresentazioni per reti a due porte rumorose 381
Zg -Zg
T=0 rn T=0
+
YG
gn
YOU T = YG + Yγ − Yγ = YG (9.60)
D E
|isc |2
pav = =
4 · B · Re (YOU T )
h i
4 · k · T0 · B · Rn · |YG + Yγ |2 + Gn + GG
= =
4 · B · GG
" #
Gn Rn
= k · T0 · 1 + + · |YG + Yγ |2
GG GG
(9.61)
" #
Gn Rn
k · T0 · 1 + + · |YG + Yγ |2
GG GG
F = =
k · T0
Gn Rn
= 1+ + · |YG + Yγ |2
GG GG
(9.62)
Rn
F = Fmin + · |YG − YG,opt |2 (9.65)
GG
gn
F = Fmin + · |ZG − ZG,opt |2 (9.66)
RG
384 9. Rumore ed amplificatori a basso rumore
Rn |ΓG − ΓG,opt |2
F = Fmin + 4 · · ³ ´=
Z0 |1 + Γ |2
· 1 − |Γ |2
G,opt G
|ΓG − ΓG,opt |2
= Fmin + Qn · ³ ´ (9.67)
1 − |ΓG |2
ΓG,opt
CF =F̄ =
F̄ − Fmin
1+
Qn
và !
u
u F̄ − F min F̄ − Fmin (9.68)
t 1+ − |ΓG,opt |2 ·
Qn Qn
RF =F̄ =
F̄ − Fmin
1+
Qn
Si noti che i centri dei cerchi giacciono sul vettore ΓG,opt e si avvi-
cinano al centro della Carta di Smith al crescere di F̄ , mentre il loro
raggio aumenta al crescere di F̄ fino a tendere all’unità. Si può dimo-
strare inoltre che cerchi a F̄ minore sono contenuti interamente entro
cerchi a F̄ maggiore.
Quanto determinato per il fattore di rumore delle reti due porte
può essere facilmente esteso alla temperatura equivalente di rumore
utilizzando la relazione:
Te = (F − 1) · T0 (9.69)
ed ottenendo quindi le rappresentazioni equivalenti seguenti:
à !
Rn
Te = Fmin + · |YG − YG,opt |2 − 1 · T0 =
GG
Rn T0
= Te,min + · |YG − YG,opt |2 (9.70)
GG
à !
gn 2
Te = Fmin + · |ZG − ZG,opt | − 1 · T0 =
RG
gn T0
= Te,min + · |ZG − ZG,opt |2 (9.71)
RG
386 9. Rumore ed amplificatori a basso rumore
2
|ΓG − ΓG,opt |
Te = Fmin + Qn · ³ ´ − 1 · T0 =
2
1 − |ΓG |
|ΓG − ΓG,opt |2
= Te,min + Qn T0 · ³ ´ (9.72)
1 − |ΓG |2
N
Y
pav = k · Te,tot · Gav,tot = k · Te,tot · Gav,i (9.73)
i=1
∗
Soltanto nel caso del guadagno disponibile infatti il guadagno della cascata è pari
al prodotto dei guadagni delle reti a due porte. Nel caso più generale bisognerebbe
considerare le condizioni di terminazione di ciascuna rete sia all’ingresso che all’uscita.
Rappresentazioni per reti a due porte rumorose 387
N
à N
!
Y Y
Te,tot Gav,i = Te,N Gav,N + Te,N −1 Gav,N −1 Gav,N + · · +Te,,1 Gav,i
i=1 i=1
(9.74)
ottenendo cosı̀, per la temperatura equivalente di rumore della cascata
Te,tot
F2 − 1 F3 − 1 FN − 1
Ftot = F1 + + + · · · + N −1 =
Gav,1 Gav,1 · Gav,2 Q
Gav,i
i=1
XN
Fi − 1
= F1 + (9.76)
Q
i−1
i=2 Gav,k
k=1
F2 − 1 F1 − 1
F1 + > F2 + (9.77)
Gav,1 Gav,2
F1 − 1 F2 − 1
> (9.78)
1 1
1− 1−
Gav,1 Gav,2
∆ F −1
M= (9.79)
1
1−
Gav
F −1 F −1 F −1
Ftot = lim F + + + · · · + N −1 =
N →∞ Gav Gav · Gav Q
Gav
i=1
N
X F −1
= 1 + lim =
N →∞
i=1
Gi−1
av
1
1−
GN
av
= 1 + lim (F − 1) · =
N →∞ 1
1−
Gav
= 1+M (9.80)
Si noti inoltre che, essendo definita in base al fattore di rumore ed
al guadagno disponibile, anche la misura di rumore è una funzione
dell’impedenza di sorgente (e non del carico in uscita), oltre ad incor-
porare la dipendenza dai parametri di rumore e dai parametri lineari
della rete a due porte.
⇓ (9.81)
³ ´ 1 ³ ´
Sav/ · Sav/Nav
Nav out = F in
LN A
³ ´ ¯ ³ ´ ¯
Sav/ ¯ Sav/ ¯
Nav out ¯dB = Nav in ¯dB − N F
390 9. Rumore ed amplificatori a basso rumore
Rn |ΓG − ΓG,opt |2
F = Fmin + 4 · · ³ ´=
Z0 |1 + Γ 2 2
G,opt | · 1 − |ΓG |
|ΓG − ΓG,opt |2
= Fmin + Qn · ³ ´ (9.83)
1 − |ΓG |2
• Frequenza di lavoro
• Temperatura di esercizio
NF
G
[dB]
G
NF
NFopt Id / Idss [%]
0 pol. ottima 100
per il rumore
rumore
1/f
Densità di
Potenza di
rumore
[W/Hz] rumore
Johnson
e shot
corner
frequency f [GHz]
2 100
NFmin Rn
[dB] [W]
1 85
0 70
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
f [GHz]
1.00 30
|GG,opt| arg(GG,opt)
[gradi]
0.85 15
0.70 0
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
f [GHz]
2.50
NF
[dB] T = 90 - 290 K
1.00
0.00
6 12 18
f [GHz]
20
Rn
[W]
10
T = 90 - 290 K
0
6 12 18
f [GHz]
le molto deboli che sarebbero, in ogni altro caso, immersi nel rumore
termico generato dagli apparati di ricezione convenzionali.
³ ´
1 − |ΓG |2 1
Gav (ΓG ) = 2 · |S21 |2 · (9.84)
|1 − S11 · ΓG | 1 − |Γout |2
Amplificatori a basso rumore 399
¡ ¢ C1∗
C Gav =
2 2 |S21 |2
|S11 | − |det (S)| −
Gav
|S12 | |S12 |2 (9.85)
|S12 |2 − 2 · k · |S12 | · + 2
¡ ¢ Gav Gav
R 2 Gav = |S21 |2 · Ã !
2 2
|S21 |
|S11 |2 − |det (S)|2 −
Gav
C1∗ h p i
ΓG,conj = · B − 2 |S · S | · k 2−1 (9.86)
1 12 21
2 · |C1 |2
Dal punto di vista del rumore, si è derivato che il fattore di rumore
è funzione, oltre che dei parametri della rete a due porte, dei quattro
parametri di rumore e della terminazione in ingresso secondo la
Rn |ΓG − ΓG,opt |2
F (