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02 Marzo 2019

IL VIAGGIO DELL’EROE : IL
CAMMINO SPIRITUALE
DELL’ESSERE UMANO
.media

Una prospettiva sul cammino attraverso l’opera di


Joseph Campbell “L’eroe dai mille volti”

Text: Grupo de autores Logon Image: CC0 Creative Commons

Se conoscete qualche storia contemporanea che può essere sintetizzata da questo


titolo, non è una semplice coincidenza. Saghe come Matrix, Star Wars e Harry Potter si
ispirano a una comune struttura narrativa, così come molte delle recenti produzioni
hollywoodiane, Il Re Leone per esempio.
Christopher Vogler, noto sceneggiatore americano che ha collaborato alla
realizzazione del film, è stato fortemente ispirato dal lavoro di Campbell, tanto da
adattarlo in un libro ad uso di registi e scrittori.
Il libro di Vogler, a fronte del successo dei film che seguono le orme di un mito, è
diventato  una specie di bibbia per gli scrittori di tutto il mondo.

Ma per quale ragione il pubblico è così sensibile al viaggio di un eroe? Il processo


creativo è forse parte dell’inconscio collettivo? A quale bisogno profondo risponde la
visione delle storie che lo raccontano? Al di là di ogni pretesa scientifica, la risposta
ovvia, finanche infantile, è che è affascinante vedere come gli eroi vincono tante sfide
e ritornano sempre sani e salvi dalle loro avventure. È piacevole mettersi nei panni di
una persona straordinaria e sentirsi in egual modo vincitore.

Questa posizione puerile non è priva di fondamento. Diventare un eroe è un compito


eminentemente umano nella ricerca della conoscenza di sé, è connaturato nell'essere
umano.
L'autore di "L'eroe dai mille volti" sostiene infatti che il singolo mito è un viaggio di
conoscenza di sé.
I simboli e i misteri del mito, che agli albori della storia dell'umanità offrivano agli
uomini il sentiero su cui ricercare la propria essenza, oggi non soddisfano più le
aspettative come in passato.
Il grande compito dell’umanità è oggi di trovare un altro percorso che lo conduca
all'essenza, un meccanismo che risvegli nell'essere umano i profondi archetipi della
conoscenza di se stesso.
Dopo aver divinizzato e conosciuto la natura e il cosmo, è divenuto necessario per
l’essere umano conoscere se stesso. Questa è la sua sfida.
La narrativa moderna può essere considerata parte di questo percorso verso il
risveglio? Dalla prospettiva dello schermo, Il Viaggio dell’Eroe appare come una
suggestione tenue, esteriore e superficiale: immagine di un percorso che deve essere
affrontato interiormente, un riesame del viaggio che l'intera umanità deve
intraprendere. I nemici da sconfiggere – i cattivi che vediamo nei film – sono, in effetti,
ciò che l'essere umano riconosce come parti di sé. Benché i film siano solo una
caricatura della missione dell'auto-conoscenza, che è anche il compito essenziale della
nostra vita, essi rappresentano comunque una modalità accattivante di parlare del
cammino.

Connettendosi con le proprie memorie archetipiche, lo spettatore assume in sé


l’obiettivo della lotta dell'eroe; come se fosse sollecitato a rispondere a una voce
interiore che gli domanda: «vuoi andare? Quanto sei disposto a rischiare?» All’eroe
che ha udito l’appello viene chiesto di abbandonare il “mondo conosciuto” per
raggiungere un mondo sconosciuto. Se la paura degli ostacoli che potrà incontrare
inizialmente lo scoraggia nell’accettazione della sfida, l’ardire derivante da una
dimensione preesistente in lui lo spinge a intravedere la segreta speranza di un
mondo sconosciuto nei territori inesplorati dell'anima.

Dove lo conduce l’impulso? Perché combattere? Per salvare il proprio opposto o ciò
che gli manca? Questo significherebbe risparmiare tutto ciò che viene proiettato sugli
altri, che invece è necessario affrontare, come l’ombra stessa, alla luce della spada. Il
guerriero, spesso raffigurato con scudo, armatura, elmo e bandiera – preziosi simboli
della realtà interiore – possiede, raffigurata da questi accessori, la forza che lo incita a
combattere.

La decisione, il guerriero, la battaglia... Queste istanze di sopravvivenza che si


presentano nella sua vita sono un modo per l'eroe di relazionarsi con se stesso. In
mezzo a così tante voci e conflitti, le posizioni che assume determinano il suo punto di
vista, diventano il problema che presto si trasforma nel campo di battaglia ed egli,
stanco di affrontare prove, vorrebbe evitarlo, fuggendo da se stesso.
Tuttavia, la lotta che segue trasforma gli inciampi in fari. Le esperienze di paura e
debolezza diventano il carburante per una rinnovata azione, che dà al suo viaggio una
nuova prospettiva. Si risveglia allora in lui la percezione che l'impegno puro e
semplice nella battaglia conduce invariabilmente, anche con la vittoria, a un
esaurimento delle forze e all'emergere di nuovi pericoli.
Una tale consapevolezza, basata sulle esperienze dell'eroe, diviene la luce che dà la
direzione, la sua autentica guida. Il riconoscimento di questo maestro indica che il
combattimento è finito e che egli stesso si è arreso, insieme al guerriero.

La vita diventa un'avventura quando l'anima inizia a fiorire e conoscere se stessa. Ciò
che un tempo si presentava come un mondo ostile ora è visto da una prospettiva
differente da quella che l'eroe stesso aveva costruito. Ritorna in questo mondo, ma è
trasformato dalle sue esperienze. Ha rimosso strati di sé, e sa che c'è ancora del
lavoro da fare. Dovete essere consapevoli. Sapere che non c'è tempo da perdere,
perché la difficile battaglia vinta è stata solo una delle tante.

Proprio come nelle saghe che ci affascinano sullo schermo, il viaggio è una spirale:
l'eroe riceverà sempre un nuovo appello, affronterà altre sfide, esaurirà le sue forze,
penserà di essere stato sconfitto, ma combatterà fino alla fine e vincerà. I bambini lo
capiscono bene quando, senza tante cerimonie, si vestono come eroi e le fiction fanno
il possibile per trasmetterci il messaggio.
E noi? Quando inizieremo il nostro fantastico viaggio?

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