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DI D IRITTO
P RIVATO
M ANUALE
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Capitolo 1 – L’ORDINAMENTO GIURIDICO
1. L’Ordinamento Giuridico
Ogni società ha bisogno di regole per disciplinare i rapporti tra persone e di apparati che le
facciano rispettare.
L’ORDINAMENTO GIURIDICO è il complesso di norme ed istituzioni che regolano lo
svolgimento della vita sociale ed i rapporti tra i singoli.
Perché si realizzi una società (gruppo organizzato) sono necessarie tre condizioni:
1. gli apporti individuali devono essere disciplinati da regole di condotta che indicano il
comportamento da osservare (regole di condotta);
2. le regole devono essere decise da appositi organi a cui questo compito è affidato in
base a regole di struttura (o di competenze o organizzative);
3. le regole di condotta e le regole di struttura devono essere effettivamente rispettate
(principio di effettività) anche se è normale che una collettività nel tempo ne
dimentichi qualcuna o la modifichi.
Il sistema di regole, modelli e schemi con cui si organizza la collettività è l’ordinamento a
cui si contrappone il disordine in cui la società piomberebbe se non ci fossero regole.
L’ordinamento è in continua evoluzione sotto la spinta del comportamento dei suoi membri.
L’ordinamento di una collettività è il suo diritto.
Tra le diverse collettività è molto importante quella politica, che deve assicurare i
presupposti necessari perché le varie attività promosse dai bisogni dei consociati si
svolgano in modo ordinato e pacifico si impediscono le aggressioni fra i componenti del
gruppo; si potenzia la difesa della collettività contro pericoli esterni; si promuove lo
sviluppo ed il benessere.
In epoca moderna c’è stata una grande espansione dei compiti pubblici. Oggi è importante
soprattutto l’aspirazione di vasti ceti a partecipare ai processi decisionali.
L’ordinamento giuridico originario è tale quando la sua organizzazione non è soggetta ad un
controllo di validità da parte di un’altra organizzazione STATI, UNIONE EUROPEA,
CHIESA CATTOLICA. Un individuo può essere soggetto alle regole di più ordinamenti
cittadino di uno stato straniero in Italia.
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2. La norma giuridica
L’ordinamento è costituito da un insieme di regole; ogni regola è una norma giuridica.
La giuridicità di una norma dipende dal fatto che essa è dotata di autorità (secondo criteri
fissati da ciascun ordinamento) in quanto inserita in un sistema giuridico che essa stessa
contribuisce a formare.
La norma giuridica è diversa dalla norma morale. La norma morale fonda la sua validità sul
suo contenuto ed obbliga solo chi ne riconosce il valore e decide di adeguarvisi (è assoluta
ed autonoma). La norma giuridica è vincolante perché prevista da un atto di autorità ed è
eteronoma perché anche quando disciplina l’azione del singolo è imposta da altri
(l’ordinamento).
I fatti che producono norme giuridiche si chiamano fonti.
La norma nasce dalla volontà di un organo che ha il potere di elaborare regole che
entreranno a far parte dell’ordinamento giuridico e viene inserita in un documento
normativo.
Bisogna distinguere fra:
- testo disposizione normativa scritta
- precetto significato del testo, che deriva dall’interpretazione del testo.
Se ci fosse una sola interpretazione le due nozioni sarebbero uguali. Ma di ogni testo si
possono dare più letture e quindi per ogni documento normativo si possono leggere diversi
precetti, tra cui si dovrà scegliere quando si dovrà applicare la norma.
Si deve anche distinguere tra:
- legge atto normativo che contiene norme giuridiche (contenente)
- norma giuridica è il contenuto della legge.
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4. La sanzione
La sanzione è una pena stabilita in caso di trasgressione di una norma giuridica. La
minaccia di sanzione favorisce l’osservanza della norma, ma la misura repressiva non è
l’unico modo per difendere l’ordinamento giuridico: esistono anche misure preventive, di
vigilanza, di dissuasione e di incentivazione.
Ogni società politica però ha sempre un sistema coercitivo per salvaguardare l’ordine
costituito e l’applicazione delle sanzioni.
La sanzione può operare in due modi:
- in modo diretto realizzando il risultato che la legge prevede;
- in modo indiretto per far osservare la norma o reagire alla sua inosservanza
l’ordinamento utilizza altri mezzi (es.: risarcimento).
Nel diritto privato la sanzione, di solito, non opera direttamente.
6. L’equità
Può accadere che l’applicazione della norma provochi conseguenze contrarie al sentimento
di giustizia (per esempio, perché alcune situazioni possono non essere state previste dal
legislatore). In casi eccezionali il giudice può ricorrere all’equità, ma solo se questo è
previsto dalla legge (cause di minor valore) o se le parti della controversia attribuiscono
concordemente al giudice il potere di decidere secondo equità. Anche quando il giudice
decide secondo equità, deve ispirarsi alle concezioni dell’ordinamento e non alle sue
concezioni personali.
Le restrizioni nell’uso dell’equità sono dovute al fatto che si è preferito tutelare il principio
della certezza del diritto.
L’equità integrativa si riferisce invece ai casi in cui la legge prevede che sia il giudice ad
integrare o determinare secondo equità gli elementi di una fattispecie (es.: determinazione
dell’entità di un danno) o di un regolamento contrattuale predisposto dalle parti.
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Capitolo 2 – IL DIRITTO PRIVATO
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9. Fonti delle norme giuridiche
• Fonti di produzione delle norme giuridiche: atti e fatti che producono o sono idonei a
produrre diritto.
• Fonti di cognizione: documenti o pubblicazioni ufficiali da cui si può prendere
conoscenza del testo di un atto normativo.
Le fonti possono essere:
• materiali: atti/fatti che producono norme generali ed astratte
• formali: atti/fatti idonei a produrre diritto
In qualsiasi atto (materiale o formale) è possibile distinguere:
• l’Autorità che ha il potere di emanarlo
• il procedimento formativo dell’atto
• il documento normativo (testo)
• i precetti ricavabili dal documento
Ogni ordinamento può prevedere più fonti generatrici di norme giuridiche e deve quindi
stabilirne la gerarchia.
La gerarchia delle fonti fornisce una regola sulla produzione giuridica, identificando la
norma applicabile in caso di contrasto fra norme provenienti da fonti diverse.
La Costituzione stabilisce questa gerarchia:
1. principi supremi o fondamentali da cui discendono diritti inviolabili – queste norme
non possono essere modificate
2. disposizioni della Costituzione
3. leggi statali ordinarie
4. regolamenti
5. usi
Le leggi statali ordinarie vengono approvate dal Parlamento con una specifica procedura
(approvazione del testo da parte delle due Camere, promulgazione da parte del Presidente
della Repubblica, pubblicazione sulla G.U.) e non possono modificare la Costituzione o
leggi di rango costituzionale, né contenere disposizioni contrarie alla Costituzione. Il
controllo spetta alla Corte Costituzionale.
La legge ordinaria può modificare/abrogare qualsiasi norma che non ha il valore di legge e
può a sua volta essere modificata/abrogata solo da una norma successiva.
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Alla legge sono equiparati i decreti legislativi delegati (che devono rispettare la legge di
delega) e i decreti legislativi d’urgenza (che devono essere convertiti in legge dal
Parlamento entro 60 giorni).
Ma rispetto alle leggi ordinarie statali ha valore prevalente tutta la normativa
comunitaria.
Le fonti normative comunitarie possono essere:
• regolamenti: norme applicabili dai giudici come se fossero leggi dello Stato. Se un
regolamento contrasta con una legge interna, prevale il regolamento comunitario;
• direttive: si rivolgono agli organi legislativi degli stati membri con lo scopo di
armonizzare le legislazioni interne dei singoli Paesi. Non sono immediatamente
efficaci ma devono essere attuate tramite leggi.
Le leggi regionali (secondo il nuovo testo dell’art. 117 Costituzione) sono regolate secondo
un principio di competenza: per alcune materie lo Stato ha competenza legislativa esclusiva
(es.: giustizia amministrativa); esistono poi materie di legislazione concorrente in cui il
potere legislativo spetta alle Regioni ma lo Stato determina i principi fondamentali; in tutte
le materie in cui il potere legislativo non è espressamente riservato allo Stato, tale potere
spetta alle Regioni.
I regolamenti sono fonti secondarie di diritto che hanno contenuto normativo ma
provengono da autorità amministrative.
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11. La consuetudine
Si ha consuetudine quando ricorrono:
• la ripetizione generale e costante in un certo ambiente per un tempo adeguatamente
protratto di un certo comportamento osservabile come regola di condotta tra privati;
• l’osservanza di quel comportamento in quanto ritenuto doveroso.
Esistono tre tipi di consuetudine:
• secundum legem: la consuetudine opera in accordo con la legge;
• praeter legem: la consuetudine opera in materie non disciplinate da fonti normative
scritte;
• contra legem: le consuetudini operano in modo contrario alla legge.
La consuetudine è subordinata alla legge e quindi le consuetudini contra legem non
possono essere ammesse.
La consuetudine può produrre effetti giuridici solo se ad essa si fa riferimento espresso in
leggi o regolamenti (si tratta in questo casi di consuetudini secundum legem).
Per le materie non disciplinate da fonti scritte (evento raro) secondo alcuni sarebbero
applicabili le consuetudini praeter legem per colmare le lacune del diritto; altri ritengono
che le lacune debbano essere colmate tramite analogia o ricorso ai principi generali del
diritto (così come previsto dall’art. 12 comma 2 delle disposizioni preliminari cod.civ.) e
solo se non esistono analogie o principi generali applicabili allora è possibile utilizzare la
consuetudine praeter legem.
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Capitolo 3 – EFFICACIA TEMPORALE DELLE LEGGI
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Capitolo 4 – L’APPLICAZIONE E
L’INTERPRETAZIONE DELLA LEGGE
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17. L’interpretazione della legge
Ogni disposizione normativa può avere diverse letture e l’interprete deve scegliere la
soluzione più opportuna.
L’interpretazione non può limitarsi all’esame dei dati testuali, per almeno quattro motivi:
1. i vocaboli contenuti nella legge non vengono definiti dalle leggi stesse. Il significato
va ricavato da elementi extra-testuali;
2. le leggi si applicano a classi di rapporti e l’interprete dovrà decidere se un rapporto
concreto rientra o meno nella classe regolata dalla legge;
3. le leggi sono spesso in conflitto tra loro ed il conflitto dovrà essere risolto secondo
criteri di gerarchia, cronologici, di specialità;
4. per un caso concreto solitamente si applicano più norme.
Esistono due forme di interpretazione:
1. interpretazione dichiarativa: l’interprete attribuisce al documento legislativo il senso
più immediato ed intuitivo;
2. interpretazione correttiva: alla disposizione viene attribuito un significato diverso da
quello che il tenore letterale potrebbe suggerire. Può essere estensiva o restrittiva.
L’integrazione della legge consiste nell’individuazione di una nuova norma dopo un
accurato esame del documento normativo, norma che non risulterebbe con una
interpretazione superficiale. L’integrazione è comunque una forma di interpretazione e non
è ad essa contrapposta.
L’interpretazione può essere svolta da tre diversi soggetti:
1. interpretazione giudiziale da parte del giudice dello Stato. È l’unica con carattere
vincolante anche se solo per il giudizio per cui è stata svolta. Può comunque
costituire un precedente per casi simili, fermo restando che i precedenti
giurisprudenziali non hanno efficacia vincolante;
2. interpretazione dottrinale: studi effettuati da parte di cultori delle materie giuridiche
che raccolgono diverso materiale utile all’interpretazione delle disposizioni;
3. interpretazione autentica da parte dello stesso legislatore che emana disposizioni per
chiarire il significato delle disposizioni precedenti. Emana norme che hanno
carattere vincolante ed efficacia retroattiva (non è una vera e propria attività
interpretativa).
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18. Le regole dell’interpretazione
L’art. 12 comma 1 delle disp.prelim. cod.civ. impone di valutare non solo il significato delle
parole ma anche l’intenzione del legislatore.
Si possono valutare le discussioni delle assemblee legislative e i lavori preparatori, si può
indagare lo scopo della legge, ma soprattutto si dovranno considerare alcuni criteri:
a. Criterio logico
argumentum a contrario: si esclude dalla norma quanto non espressamente
compreso
argumentum a simili: si estende la norma per comprendervi fenomeni simili a quelli
considerati
argumentum a fortiori: si estende la norma per comprendervi fenomeni che a
maggior ragione meritano il trattamento previsto dalla norma
argumentum ad absurdum: per escludere interpretazioni che portino ad una norma
assurda
b. Criterio storico
analisi delle motivazioni che hanno portato all’introduzione di un istituto
c. Criterio sistematico
la norma deve essere inserita nel quadro complessivo dell’ordinamento
d. Criterio sociologico
conoscenza degli aspetti economici e sociali
e. Criterio equitativo
L’interpretazione non deve contrastare con il senso di giustizia
19. L’analogia
Il legislatore non può prevedere e disciplinare tutto, quindi spesso il giudice si trova di
fronte a problemi che non sono previsti da nessuna norma (lacune dell’ordinamento).
L’art. 12 comma 2 delle preleggi dice che il giudice, quando non riesce a risolvere un caso
perché non esiste una norma che lo contempla o che possa essere interpretata
estensivamente in modo da ricomprendere il caso in questione, deve applicare per analogia
le disposizioni che regolano casi simili o materie analoghe. Se il caso rimane ancora dubbio,
il giudice deve applicare i principi generali dell’ordinamento dello Stato.
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Ricorrere all’analogia significa applicare ad un caso non regolato una norma dettata per un
caso diverso ma simile.
Due entità si possono dire simili se hanno in comune l’elemento che giustifica la disciplina
accordata al caso.
Il ricorso all’analogia ha dei limiti, perché non è consentita:
per le leggi penali
per le leggi eccezionali, cioè che fanno eccezione a regole generali o ad altre leggi
Questo divieto di analogia non vale per l’interpretazione estensiva con cui la portata
letterale della norma viene adeguata alla effettiva volontà del legislatore. La distinzione fra
questi due casi è molto sottile.
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Capitolo 5 - IL DIRITTO INTERNAZIONALE PRIVATO
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collegamento è il luogo di celebrazione del matrimonio; per rapporti tra genitori è
figli è la legge nazionale del figlio).
Nel caso in cui si configuri un rinvio ad un diritto straniero, può accadere che questo a sua
volta rinvii ad un altro ordinamento. L’art. 13 comma 1 della Legge 218 stabilisce che “si
tiene conto del rinvio operato dal diritto internazionale privato straniero alla legge di un
altro stato:
se il diritto di tale stato accetta il rinvio
se si tratta di rinvio alla legge italiana”.
Se una controversia è già stata posta davanti ad un giudice straniero, il giudice italiano deve
sospendere il giudizio se il provvedimento straniero che sarà emanato è idoneo a produrre
effetti nell’ordinamento italiano.
Cittadini ExtraComunitari
Si applica il “Testo Unico della Disposizione concernenti la disciplina dell’immigrazione e
norme sulla condizioni dello straniero”.
I cittadini extracomunitari hanno diritto d’asilo quando nel loro Paese non possono
esercitare le libertà democratiche previste dalla Costituzione Italiana.
L’estradizione per reati politici è inammissibile.
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Allo straniero sono sempre riconosciuti i diritti fondamentali della persona umana previsti
dal diritto interno, dalle Convenzioni Internazionali e dal diritto internazionale.
Ai cittadini extracomunitari sono garantiti i diritti in materia civile attribuiti al cittadino
italiano a meno che non sia diversamente stabilito.
Se è prevista la condizione di reciprocità (concessione di un diritto al cittadino straniero a
patto che al cittadino italiano nel paese straniero venga riconosciuto quello stesso diritto se
ricorrono le medesime condizioni) questa deve essere accertata.
A tutti i lavoratori stranieri è garantita parità di trattamento e uguaglianza di diritti rispetto
ai lavoratori italiani.
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Capitolo 6 - IL RAPPORTO GIURIDICO
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Lo status è una qualità giuridica collegata alla posizione di un individuo nella società e da
cui possono derivare diritti e doveri. Può essere di diritto pubblico (cittadino che ha il
diritto di voto) o do diritto privato (figlio-coniuge).
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Diritto reale dovere negativo: astensione da un comportamento, non devo
limitare il godimento del bene da parte del proprietario
Diritto di credito dovere/obbligo di eseguire una prestazione o tenere un
comportamento
Diritti potestativi soggezione
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Capitolo 59
434 – L’impresa
L’articolo 41 della Costituzione dice che l’iniziativa economica privata è libera, nel senso
che le attività economiche non possono essere avocate dai poteri pubblici, sancendo così
l’appartenenza de nostro sistema alle “economie di mercato”.
L’art. 2082 c.c. definisce l’imprenditore: imprenditore è chi esercita professionalmente
un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni e servizi.
Perché un imprenditore sia considerato tale occorrono quindi 4 condizioni:
• un’attività produttiva di beni o servizi;
• l’attività non deve essere svolta occasionalmente ma in modo professionale, cioè
abituale;
• l’attività deve essere svolta tramite una organizzazione che compete allo stesso
imprenditore ( decisione su dove, come, cosa, quando produrre)
• l’attività esercitata deve essere economica, cioè deve perseguire uno scopo di lucro.
Non possono diventare imprenditori coloro che esercitano professioni intellettuali.
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• la successione nei rapporti di lavoro subordinato è regolata da apposite norme e
prevede che il rapporto di lavoro continui con il cessionario ed il lavoratore
conservi tutti i diritti che ne derivano
• chi cede l’azienda ha un obbligo di non concorrenza per 5 anni.
Per le imprese soggette a registrazione, i contratti di cessione/affitto devono essere provati
per iscritto ed essere depositati per l’iscrizione nel registro delle imprese entro 30 giorni.
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3 – INSEGNA: contraddistingue i locali in cui si svolge l’attività dell’impresa a contatto con
il pubblico. C’è l’obbligo di non utilizzare per attività identiche o similari insegne uguali o
tali da creare confusione.
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• il diritto morale: ha carattere personale ed inalienabile e consente di rivendicare la
paternità dell’opera, di opporsi alle sue deformazioni, di non pubblicarla, e anche di
ritirarla dal commercio.
• Il diritto patrimoniale: diritto esclusivo di trarre dall’opera ogni possibile utilità
economica. Questo diritto può essere trasferito totalmente o parzialmente.
Le opere dell’ingegno suscettibili di protezione sono definite dagli artt. 1 e 2 della Legge
633/1941 sulla protezione del diritto di autore:
• opere letterarie, scientifiche, musicali, delle arti figurative, opere cinematografiche
e fotografiche
• software
• banche dati
• opere del disegno industriale.
Le opere devono essere registrate in un pubblico registro con l’indicazione dell’autore, che
viene considerato come tale fino a prova contraria.
I diritti di utilizzazione economica dell’opera durano fino a 70 anni dopo la morte
dell’autore.
443 – I consorzi
La collaborazione fra imprese era prevista dall’art. 2602 c.c. solo fra imprese che esercitano
la medesima attività economica o attività economiche connesse. La L. 377/1976 ha
modificato questo articolo consentendo la collaborazione anche ad imprese che operano in
settori diversi, ferma restando la loro autonomia economica e giuridica.
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Il contratto consortile deve essere stipulato per iscritto a pena di nullità; se non
diversamente previsto ha durata di 10 anni.
Questo tipo di accordo limita la concorrenza fra le imprese che vi partecipano e rientra
quindi tra gli accordi vietati dalle norme antimonopolistiche comunitarie (art. 81 Trattato
CEE) quando l’accordo pregiudichi il commercio fra Stati membri.
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Capitolo 62 – L’Impresa Commerciale
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PROCURATORE può compiere i soli atti per i quali è stato specificamente abilitato.
COMMESSI viaggiatori o di negozio.
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Lo scopo di un’impresa pubblica non è solo quello di fare profitto ma è soprattutto quello di
assicurare la gestione di un pubblico servizio a prezzi politici o uguali per tutti gli utenti o
per eliminare un monopolio dannoso per la collettività o per garantire la continuazione di
imprese dissestate.
Oggi la tendenza è quella della privatizzazione.
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