Modalità mediante le quali lo stato contrae obblighi di diritto internazionale. Questi obblighi
possono avere origine consuetudinaria, ovvero origine pattizia. Gli obblighi di origine pattizia
possono derivare da trattati o da accordi di natura diversa, meno solenni (accordi in forma
semplificata).
I trattati richiedono, successivamente alla firma, la ratifica, processo per il quale lo stato esprime il
proprio consenso a essere obbligato da un trattato.
Ratifica: In diritto internazionale di chiama ratifica l’istituto giuridico mediante il quale un soggetto fa
propri gli effetti di un negozio concluso con terzi dal proprio rappresentante; nel nostro caso i
trattati sono negoziati dal governo attraverso la rappresentanza del ministro degli affari esteri, il
quale agisce sulla base di indiritti fissati dal Consiglio dei ministri. (nel nostro ordinamento è atto
del Presidente della Repubblica art. 87.8 Cost.)
Dopo la ratifica segue lo scambio o dal deposito degli strumenti di ratifica presso una delle parti.
Legge di autorizzazione: Perviene nel caso in cui il PDR ha bisogno dell’autorizzazione con
legge del Parlamento per la ratifica dei trattati internazionali. In particolare, è necessaria per la
ratifica di trattati che comportano:
1. Una variazione nel territorio;
2. Oneri finanziari a carico dello Stato;
3. Modificazioni di legge;
oppure ancora quando ci sono trattati che:
4.1 Hanno natura politica, la loro identificazione è diversa dagli altri, devono essere pubblicati nel
testo integrale della Gazzetta Ufficiale insieme a tutti gli altri atti internazionali ai quali la
Repubblica si obbliga.
4.2 Prevedono arbitrati o regolamenti giudiziari internazionali. (ovvero una limitazione della
sovranità dello Stato).
2° Modalità, Ricorso ad un procedimento speciale: In questo modo viene approvata una legge
che dispone l’adattamento dell’ordinamento interno ai vincoli internazionali attraverso l’ordine di
esecuzione. << Piena e intera esecuzione è data al trattato…>>. Il testo del trattato viene allegato
alla legge e l’adattamento è così completo e integrale. Per prassi l’ordine di esecuzione è
contenuto nella stessa legge di autorizzazione alla ratifica, il Parlamento ne ordina il
consequenziale adattamento.
Si fa particolare riferimento al grande campo della tutela dei diritti umani, patrimonio che viene
conferito ad ogni essere umano alla nascita.
Sotto il profilo sostanziale, un crescente numero di strumenti internazionali si sono indirizzati alla
tutela di posizioni soggettive di singoli individui, di gruppi di individui e di intere collettività.
Numerose sono anche le dichiarazioni e convenzioni internazionali sui diritti umani, fra quelle
adottate dall’ONU troviamo tra le più importanti: Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo
(1948) e i Patti internazionali relativi ai diritti civili, politici ed economici, sociali e culturali (1966).
Sotto il profilo processuale, si sono previste procedure destinate ad assicurare l’osservanza da
parte degli stati delle convenzioni sui diritti umani e a reprimere le violazioni del diritto umanitario.
Sono stati istituiti infatti tribunali penali internazionali. Successivamente si passò anche
all’istituzione della corte penale internazionale, essa è un tribunale permanente ed esercita la
sua giurisdizione sulle persone fisiche che si siano macchiate dei più gravi crimini di portata
internazionale. La sua giurisdizione è inoltre complementare alle competenti giurisdizioni nazionali:
essa agisce solamente quando si è accertato che quest’ultime non vogliono o non possono
procedere.
La CEDU: Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo. È stata firmata a Roma
nel 1950 dai paesi aderenti al consiglio d’Europa ed oggi è il caso più cospicuo di accesso diretto
dei singoli a istanze internazionali, attraverso i ricorsi alla Corte europea dei diritti dell’uomo
Alla base dell’Organizzazione delle Nazioni Unite c’è l’idea che l’uso della forza sia centralizzato,
cioè solamente affidato al solo consiglio di sicurezza. I singoli stati non hanno mai messo a diretta
disposizione delle nazioni unite le loro forze armate; ciò significa che di volta in volta è necessario,
perché le truppe siano fornite dagli stati, attendere che sia stato specificamente deliberato
l’intervento, il che equivale a dire che ci sia il consenso o il non dissenso di tutti e cinque i membri
permanenti.
Per decenni ciò è stato quasi sempre impossibile per la divisione del mondo in due blocchi
contrapposti. Dopo la fine della guerra fredda è risultato possibile, a partire dai casi della guerra
del golfo persico nel 1990 e della guerra civile in Somalia. In questi casi il consiglio di sicurezza
autorizzò gli stati membri a <<usare tutti i mezzi necessari>>.
Più frequentemente il CDS ha deliberato interventi non coercitivi e di interposizione. Si tratta delle
missioni dei ‘Caschi Blu’. Altre missioni dell’ONU hanno carattere politico, con finalità di
prevenzione dei conflitti, pacificazione e ricostruzione.
L’Italia fu ammessa all’ONU il 14 dicembre 1955 dopo un’anticamera durata circa otto anni a causa
del veto sovietico. L’adesione era coerente con l’art. 11 Cost in base al quale:
1. L’Italia ripudia la guerra sia come strumento di offesa contro altri popoli sia come mezzo per la
risoluzione di problemi fra altri stati.
2. L’Italia promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte allo scopo di assicurare la
pace e la giustizia fra le nazioni.
Invece con la legge 21. Luglio 2016, n* 145 è stata introdotta una disciplina organica sulla
partecipazione italiana alle missioni internazionali. E’ il consiglio dei ministri che delibera l’invio di
una missione, previo eventuale esame del consiglio supremo di difesa e successiva discussione
parlamentare. Le camere a quel punto se dovessero approvare l’invio di una missione
l’approverebbero per la durata massima di un anno. Esse approvano inoltre la relazione analitica
presentata con cadenza annuale dal governo il cui contenuto riporta tutti i risultati di tutte le
missioni in corso autorizzandone la prosecuzione.
La NATO: il modello principale è quello dell’Organizzazione del trattato del Nord Atlantico (NATO)
cui sin dal 1949 l’Italia partecipa. Oggi essa raccoglie 29 stati ed il suo principio cardine risiede
nell’art. 5 del Trattato stesso, ossia l’obbligo per ciascun paese alleato di prestare assistenza in
caso di attacco contro uno stato membro. La NATO deve principalmente la sua credibilità alla
forza militare degli stati uniti, i quali ricoprono un ruolo guida difficilmente discutibile.
Il Consiglio d’Europa: non è da confondere con l’organo dell’unione europea, è stato istituito del
1949 ed ha sede a Strasburgo, comprende 47 stati. Ha come finalità la promozione e la difesa dei
principi democratici, dello stato di diritto e del rispetto dei diritti dell’uomo.