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Unità 4 Scale, modi e alterazioni


Il modo maggiore e le alterazioni musicali

Una serie di suoni in successione disposti in ordine di altezza crescente o decrescente


forma una scala musicale ascendente o discendente. La scala fondamentale del nostro
sistema musicale è la scala di do maggiore, formata in sequenza da due toni e un
semitono, tre toni e un semitono. Tale sequenza è evidente sulla tastiera del pianoforte:
i tasti bianchi coincidono con i suoni della scala di do maggiore. Il tasto nero a metà tra
due tasti bianchi consecutivi (che formano un tono) coincide con una nota di altezza
intermedia tra i due suoni. Tale suono è detto alterato perché altera, cioè modifica
l’altezza di un suono della scala di do.

I segni che esprimono le alterazioni sono:

• il diesis, che provoca l’innalzamento della nota di un semitono e si indica con il segno
ch che precede la nota da innalzare;
• il bemolle, che provoca l’abbassamento della nota di un semitono e si indica con il segno
ch che precede la nota da abbassare;
• il bequadro, che annulla l’effetto delle precedenti alterazioni e si indica con il segno scr
scritto prima della nota alla quale si riferisce.

I tasti, neri e bianchi, presenti in una ottava (per esempio da un do al successivo) dal
pianoforte sono dodici: il nostro sistema musicale si fonda sulla divisione di ogni ottava
in dodici parti uguali (i semitoni), di modo che dicendo do diesis o re bemolle indichiamo
lo stesso suono, che sul pianoforte coincide con un unico tasto, equidistante da do e da re.
La scala formata da tutti e dodici i suoni è detta scala cromatica e comprende tutte le
alterazioni.

L’intera scala di do maggiore può essere trasportata partendo da tutti i suoni della scala
cromatica. Di conseguenza sul modello di questa scala possiamo avere dodici scale di
tonalità in modo maggiore, in ognuna delle quali la sequenza dei toni e dei semitoni è
la stessa che nella tonalità di do maggiore.

La prima nota di ogni scala è detta tonica e dà il nome alla tonalità. Con il titolo di una
composizione normalmente si indica anche la tonalità di impianto (ad esempio, Fuga in
sol maggiore), cioè la scala sulla quale si basa la composizione. Questo si vede anche
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dalle alterazioni in chiave o d’armatura, cioè gli accidenti (diesis o bemolli) scritti
subito dopo la chiave su righe o spazi ben precisi

Quando le alterazioni sono «in chiave«», sono dette costanti, perché alterano tutti i suoni
ai quali si riferiscono, ogni volta che appaiono nella composizione, senza che sia
necessario riscrivere ogni volta il simbolo di alterazione. Ad esempio, se un compositore
in un brano in sol maggiore vuole che si esegua un fa naturale (non diesis), deve farlo
precedere dal bequadro, che annula l’effetto di ogni alterazione.

Il bequadro e le alterazioni scritte nel corso di una composizione, invece di all’inizio


del rigo dopo la chiave, vengono dette alterazioni momentanee o provvisorie. Il loro
effetto vale per tutta la battuta nella quale sono inserite (ma solo per quella). Se vogliamo
alterare la stessa nota nelle battute seguenti, dobbiamo riscrivere l’alterazione.

Il modo minore

Derivate dalle scale maggiori sono le tonalità di modo minore: ad esempio, la minore è
la relativa di do maggiore. Precisamente perché la scala di la minore utilizza le stesse
note della scala di do maggiore le due tonalità vengono dette relative: la tonalità di la
minore è la relativa minore del do maggiore; il do maggiore è la tonalità relativa
maggiore del la minore.

A ogni tonalità maggiore corrisponde una relativa minore, che si costruisce sul sesto
grado della scala maggiore, mentre a ogni tonalità minore corrisponde una relativa
maggiore, costruita sul terzo grado della scala minore. Le tonalità relative presentano la
stessa armatura, pertanto le alterazioni in chiave di una composizione possono riferirsi
sia a una tonalità maggiore sia alla tonalità minore corrispondente.

La scala minore ha una struttura interna diversa da quella della scala maggiore perché i
toni e i semitoni si trovano in posizioni diverse sebbene utilizzando le stesse note. Ogni
scala minore può essere di tre tipi (naturale, melodica, armonica), ognuno dei quali è
caratterizzato da una diversa distribuzione degli intervalli. La distribuzione di toni e
semitoni nella scala minore naturale è 1 tono, 1 semitono, 2 toni, 1 semitono, 2 toni.
Le composizioni in modo minore sono solitamente più languide e tristi di quelle
maggiori.

Raramente le melodie sono costruite con le note di una sola scala; per rendere il discorso
musicale più vario e interessante e per rappresentare diversi sentimenti e stati d’animo, il
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compositore introduce alterazioni momentanee che portano ad altre tonalità. Il passaggio


di una tonalità all’altra nel corso della composizione viene detto modulazione e crea
nell’ascoltatore la sensazione di un cambio emotivo.

La scala pentatonica

Nel mondo esistono vari sistemi musicali, frutto di tradizioni diverse dalla nostra. In
Oriente, ad esempio, si fa uso di scale più complesse delle nostre, ma anche di altre più
semplici, come le scale pentatoniche, basate su cinque suoni. La loro capacità di evocare
ambientazioni orientali ha affascinato molti compositori occidentali. Nelle scale
pentatoniche i suoni sono distanti almeno un tono l’uno dall’altro: questo li dà una certa
autonomia e independenza, di modo che su queste scale si possono improvvisare melodie
con la massima libertà.

La scala e i suoi gradi

Le note di una scala sono anche definite come gradi della scala, nominati con un
soprannome che ci dice che ruolo ha una determinata nota all’interno di una scala e, più
specificamente, di una certa tonalità.

1° grado o tonica: è il centro di gravità, la nota dalla quale dipendono tutte le altre e verso
la quale la melodia tende sempre a tornare. Si dice che ha carattere di riposo.

2° grado o sopratonica: è considerato un grado di passaggio.

3° grado o modale o mediante: è il grado che stabilisce se la scala nella


quale stiamo suonando è maggiore o minore. Se dista 2 toni dalla tonica è maggiore e
pertanto tutta la scala appartiene al modo maggiore; se dista dalla tonica solo 1 tono e
mezzo è minore e pertanto tutta la scala si definisce minore (da qui il soprannome
modale). Si trova nel punto medio tra la tonica e la dominante (da qui il
soprannome mediante).

4° grado o sottodominante: ha carattere di moto e tende a risolvere sul 3° grado.

5° grado o dominante: è l’antitesi della tonica, il suo opposto complementare. La


dominante è il grado che crea la massima tensione, che incita al movimento tutta la
melodia.

6º grado o sopradominante: come la sopratonica, è considerato un grado di passaggio.


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7° grado o sensibile (chiamato così quando dista 1 semitono dalla tonica): tende
letteralmente a cadere sulla tonica, cioè a risolvere. All’interno della melodia serve a dare
il senso di massima instabilità. In alcune scale, il 7° grado dista dalla tonica 2 semitoni,
invece di 1 (per esempio nella scala minore naturale). In questo caso non si parla di
sensibile, ma di sottotonica.

Gli intervalli

L’intervallo è la distanza tra due note, in termini di altezza, e determina il percorso,


ascendente oppure discendente, per passare da un suono all’altro. Gli intervalli possono
essere melodici, quando fanno parte di una melodia e pertanto sono consecutivi, o
armonici, quando fanno parte di un'armonia e pertanto sono simultanei (2 o più intervalli
armonici collegati tra loro formano gli accordi).

Se misuriamo un intervallo in modo semplificato, basta contare le note su una scala di


riferimento, ad esempio do maggiore: tra Do e Do stesso c’è un unisono, tra Do e Re un
intervallo di seconda, tra Do e Mi una terza, tra Do e Fa una quarta, tra Do e Sol una
quinta, tra Do e La una sesta, tra Do e Si una settima, tra Do e il Do superiore un’ottava,
tra il Do e il Re superiore una nona, ecc… Se misuriamo invece in modo esatto, contando
in termini di toni/semitoni, dobbiamo aggiungere un aggettivo qualificativo agli intervalli,
e possiamo parlare di:

-Intervalli giusti di unisono, quarta (due toni e mezzo), quinta (tre toni e mezzo) e ottava
(6 toni). Se vengono alterati alzando di un semitono la nota superiore, si chiamano
eccedenti o aumentati; se alterati abbassando di un semitono la nota superiore, diminuiti.

-Intervalli maggiori di seconda (1 tono), terza (2 toni), sesta (4 toni e mezzo) e settima
(5 toni e mezzo). Quando vengono alterati alzando di un semitono la nota superiore si
chiamano eccedenti o aumentati, allo stesso modo degli intervalli precedenti. Quando
invece questi intervalli vengono alterati abbassando di un semitono la nota superiore si
denominano minori, a differenza dell'unisono, della quarta, della quinta e dell'ottava.
Solo quando la nota superiore degli intervalli minori si abbassa ulteriormente di
un’altro semitono si chiamano diminuiti.

Gli intervalli più ampi dell'ottava (nona, decima, undicesima, ecc.) seguono la stessa
classificazione dato che non sono altro che la ripetizione di intervalli già visti all'ottava
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superiore. Così, ad esempio, la tredicesima corrisponde alla sesta trasportata all'ottava


superiore e può pertanto essere maggiore, minore, eccedente o diminuita.

Unità 4. Facciamo il punto


Inserisci al posto giusto negli spazi vuoti i seguenti termini:

cromatica dodici esprimere momentanee minore abbassa impianto


armatura battuta tonica modale diesis tono

Le scale musicali maggiori e minori procedono per gradi congiunti, cioè per intervalli di
........................ (1), seconda maggiore, o semitono, seconda ..................(2).

La .......................... (3) è la prima nota di una scala e dà il nome alla scala stessa, mentre
la terza nota, detta ......................(4) o mediante, determina il modo maggiore o minore di
una tonalità.
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Il nostro sistema musicale si fonda sulla divisione dell’ottava in .................... (5) parti
uguali, dette semitoni: suonandoli tutti in successione ascendente e discendente si ottiene
la scala ............................. (6).

Le tonalità in modo minore è adatta a .......................(7) sentimenti di tristezza e languore.

Le alterazioni modificano l’altezza di un suono naturale:

-il ........................ (8) innalza la nota di un semitono.

-il bemolle ....................... (9) la nota di un semitono.

Le alterazioni costanti sono quelle in chiave o d’.......................... (10) e indicano in quale


tonalità è scritta una composizione: tonalità d’ ..........................(11). Le alterazioni
...........................(12) o provvisorie appaiono invece di tanto in tanto e alterano solo le
note nella ............................ (13) nella quale si trovano.

congiunti semitono eccedenti modulazione diminuito pentatoniche armonico


discendenti maggiore minori unisono

All’interno di una composizione, la .................................(14) muove la melodia da una


tonalità a un’altra, seguendo la variabilità dei sentimenti.

Nel mondo esistono numerosi sistemi musicali diversi dal nostro: ne sono un esempio le
scale ........................... (15), che evocano ambientazioni orientali.

L’intervallo .................................. (16) si forma tra due note suonate o cantate allo stesso
tempo. L’.............................(17) è formato da due note uguali. Le melodie possono
procedere per gradi ..........................(18), formando intervalli ascendenti o
................................ (19), oppure per intervalli più ampi (terza, quarta, quinta, ecc.).

L’intervallo di seconda è ....................... (20) quando la distanza tra le due note è di un


tono. È minore quando la distanza è di un .......................... (21).

Se diminuiamo di un semitono la distanza di un intervallo giusto, questo diventa


........................ (22). Se diminuiamo di un semitono la distanza di un intervallo maggiore,
questo diventa ..................... (23).

Tutti gli intervalli giusti e maggiori, se allargati di un semitono, sono ....................... (24).
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CHIAVI ESERCIZI

1.tono 2.minore 3.tonica 4.modale 5.dodici 6.cromatica 7.esprimere 8.diesis


9.abbassa 10.armatura 11.impianto 12.momentanee 13.battuta 14.modulazione
15.pentatoniche 16.armonico 17.unisono 18.congiunti 19.discendenti 20.maggiore
21.semitono 22.diminuito 23.minore 24.eccedenti

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